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Il diabete mellito

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Anno 31, n° 2, Aprile 2017

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Federico Fracassi, Med Vet, PhD, Dipl. ECVIM-CA Dipartimento di Scienze

Mediche Veterinarie Alma Mater Studiorum

Università di Bologna

di FEDERICO FRACASSI

EDITORIALE

Il diabete mellito

in medicina veterinaria, quale futuro?

N e è passato di tempo da quando, nel 1921, Nicolae Constantin Paulescu (Bu- carest, 30 Ottobre 1869-Bucarest, 17 luglio 1931) scoprì e poi brevettò la pancreina. L’anno successivo, due ricercatori canadesi, il dottor Frederick Grant Banting ed il biochimico John James Richard Macleod, applicando le ricerche di Pau- lescu, pubblicano sul Journal of Laboratory and Clinical Medicine un articolo sulla nor- malizzazione della glicemia in un cane diabetico con l’uso di un estratto pancreati- co acqueo. Nel 1923, il comitato per il Nobel di Stoccolma assegna il Premio per la Fisiologia e la Medicina a Banting e Macleod, ignorando del tutto il lavoro e le ricerche di Paulescu.

Da allora sono stati fatti passi da gigante nella gestione terapeutica del diabete mel- lito, patologia che rimane fra le più diffuse e purtroppo lontana da essere debellata.

Anche nel cane e nel gatto il diabete mellito è una disendocrinia estremamente co- mune e molti gruppi di ricerca veterinaria lavorano per ottenere i migliori risultati te- rapeutici. Sul fronte della terapia insulinica si è recentemente valutato se gli analo- ghi insulinici, ossia insuline con sequenza amminoacidica modificata per migliorar- ne la farmacocinetica, possano avere un ruolo nella gestione di tale patologia anche in veterinaria.

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Senza dubbio il primo analogo insulinico, introdotto sul mercato più di 10 anni fa, ossia l’insulina glargine, ha dato ottimi risultati nel gatto

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e discreti nel cane.

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Nel cane non è ancora chiaro quale sia la migliore opzione insulinica in ter- mini di efficacia e sicurezza; l’insulina mista di origine suina è attualmente l’unica re- gistrata in Italia per la medicina veterinaria e rappresenta senza dubbio un buon far- maco per il cane. Nell’uomo affetto da diabete di tipo 1, la gestione terapeutica si basa solitamente sulla somministrazione mono-giornaliera di una insulina ultralenta alla quale si associano piccoli “boli” di insulina rapida in corrispondenza dei pasti; tale approccio permette di minimizzare il picco iperglicemico postprandiale ottimizzan- do il controllo glicemico nell’arco della giornata. Un analogo approccio è attualmente di difficile applicazione nel cane e nel gatto nei quali comporterebbe un elevato ri- schio di ipoglicemia. L’introduzione di nuovi metodi di monitoraggio, e soprattutto di strumentazioni in grado di monitorare costantemente il glucosio interstiziale, po- trebbe favorire, nei prossimi anni, un approccio terapeutico più intensivo ed effica- ce al pari di quanto avviene nell’uomo.

Lo sviluppo di nuove tecnologie ha notevolmente migliorato la qualità del monito-

raggio del paziente diabetico. Una delle più importanti innovazioni nella gestione del

diabete mellito umano è stata l’introduzione, negli anni ’80 e ’90, di glucometri por-

tatili per l’auto monitoraggio glicemico. Di pari importanza è stata in veterinaria l’in-

troduzione del così detto “home monitoring”, ossia il monitoraggio a casa, da parte del

proprietario, dei valori glicemici del proprio animale.

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Nell’uomo sono recentemen-

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te stati prodotti dei microinfusori capaci di leggere istan- taneamente il glucosio interstiziale e di modificare la som- ministrazione di insulina istante per istante, autonoma- mente, sulla base di questa rilevazione. Non appena que- ste tecnologie raggiungeranno costi meno elevati rispetto agli attuali, verranno senza dubbio considerate anche per la gestione terapeutica in medicina veterinaria.

Nel mondo anglosassone stanno prendendo piede del- le App per cellulare/tablet in grado di registrare i dati del cane o gatto diabetico (attività fisica, acqua assun- ta, alimentazione, dosi di insulina, misurazioni glicemi- che) per un ottimale monitoraggio dei parametri clini- ci e per una più rapida e semplice comunicazione fra pro- prietario e medico veterinario. Anche queste tecnologie, con il tempo, molto probabilmente si affineranno per ga- rantire una migliore qualità di vita agli animali diabeti- ci e di riflesso ai loro proprietari.

Recentemente sono state sintetizzate nuove molecole chiamate in modo generico “incretine” in grado di mi- gliorare la secrezione di insulina e contrastare l’ipergli- cemia nell’uomo, in particolare nei soggetti con diabe- te di secondo tipo. I primi studi nel gatto sull’uso di tali molecole sono promettenti.

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È auspicabile che la diabetologia del futuro si basi sul con- cetto di prevenzione, con terapie atte a bloccare il pro- cesso patologico già in stati pre-diabetici. Per arrivare a tanto bisognerà probabilmente attendere a lungo dal mo- mento che la fisiopatologia di questa malattia, soprattutto nel cane e nel gatto, è ancora lontana da essere compresa a fondo. Nel frattempo continuiamo a lavorare per ga- rantire un’ottimale qualità di vita ai nostri cani e gatti dia- betici auspicando che perlomeno il trapianto di beta cel- lule superi al più presto i grossi problemi di rigetto che ne compromettono un utilizzo su larga scala.

BIBLIOGRAFIA

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