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Gli studi e le prospettive dopo la laurea dei laureati in Scienze della Comunicazione

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Academic year: 2022

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Gli studi e le prospettive dopo la laurea dei laureati in Scienze della Comunicazione

I laureati in Scienze della Comunicazione si laureano in tempi brevi, con ottimi voti, conoscono bene l’inglese e hanno buona padronanza degli strumenti informatici. E dopo la laurea si inseriscono facilmente nel mercato del lavoro. E’ questo, in sintesi, il ritratto dei laureati in Scienze della Comunicazione che emerge dalle nuove indagini di AlmaLaurea. Una fotografia che riguarda i laureati dal ’99 al 2003 e che quindi richiede una riflessione cauta e non priva di interrogativi sul futuro. Bisognerà infatti verificare se, e in che misura, il mercato del lavoro italiano sarà in grado di rispondere positivamente in futuro ai nuovi iscritti che negli ultimi anni si sono moltiplicati.

La nuova ricerca è stata presentata al Com-Pa di Bologna il 4 novembre 2005 in occasione del terzo incontro nazionale degli studenti e dei docenti di Scienze della comunicazione.

L’indagine del Consorzio interuniversitario, a cui aderiscono 43 Atenei italiani, presenta la nuova ricerca che ha coinvolto quasi cinquemila laureati in Scienze della comunicazione di cui 2.921 di primo livello. Sono i dottori del 2004 di 24 Atenei e rappresentano i due terzi di tutti i laureati di Scienze della Comunicazione. Per la prima volta in modo approfondito l’indagine presenterà il profilo dei dottori triennali che sono più numerosi di quelli pre-riforma. Ecco in sintesi i risultati.

Il profilo dei laureati in Scienze della Comunicazione.

Rispetto al complesso dei laureati, i dottori in Scienze della Comunicazione provengono da famiglie culturalmente più elevate: il 38% dei laureati pre-riforma e il 30% dei triennali ha almeno un genitore laureato. Oltre alla Maturità scientifica e classica, che prevalgono anche rispetto alla media nazionale, i dottori in Scienze della comunicazione si presentano al primo anno di Università con un background scolastico migliore del complesso dei laureati. Il voto di maturità (espresso per tutti in sessantesimi) è 50,9 per i laureati pre-riforma, 50,5 per i post-riforma.

Migliori sono poi le performance negli studi universitari: la laurea arriva a 25,5 anni per i laureati pre-riforma (contro una media di 27,8) e a 23,6 per i laureati di primo livello (contro una media di 26,2). Ed elevata è la percentuale di chi frequenta almeno i tre quarti dei corsi.

Nei laureati di primo livello aumenta la quota di chi svolge tirocini e stage durante gli studi: è il 60% contro il 34% dei laureati pre-riforma.

Per gli studi all’estero, a Scienze della Comunicazione le esperienze sono molto più diffuse tra i laureati del vecchio ordinamento (25%) piuttosto che del nuovo (10%), una tendenza riscontrata anche nelle generalità delle lauree di primo livello. In questo quadro, comunque, è da rilevare che per i laureati pre-riforma la percentuale di chi studia all’estero è quasi doppia rispetto ai laureati degli altri gruppi disciplinari.

Rispetto al complesso dei laureati, i dottori in Scienze della Comunicazione, sia pre che post riforma, hanno in misura maggiore esperienze di lavoro durante gli studi e si dichiarano complessivamente soddisfatti del corso di studi (oltre l’80%).

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Il lavoro dopo la laurea

La ricerca sulla condizione occupazionale prende in esame i laureati pre-riforma. Ed utilizza il tasso di occupazione secondo la definizione Istat delle Forze lavoro, che considera occupato anche chi svolge attività di formazione retribuita. A un anno dalla laurea lavorano 72 laureati su cento. A tre anni la percentuale sale al 91% e a cinque al 95%: si può dunque parlare di piena occupazione. Il lavoro c’è, ma di che tipo? La transizione verso la stabilità è un processo che si realizza nel medio termine. Nella fase iniziale il lavoro è prevalentemente atipico: a un anno il 67% dei laureati occupati ha un lavoro atipico contro il 24% di chi ha invece un lavoro stabile. A cinque anni dalla laurea il lavoro stabile cresce (72%) raggiungendo un valore analogo alla media nazionale.

Mentre per altri percorsi di laurea gli sbocchi professionali sono più definiti, non è così per i laureati di Scienze della Comunicazione. L’80% dei laureati, a cinque anni dal conseguimento del titolo, sono occupati in nove rami di attività economica: tra questi – sebbene i numeri presi in esame siano esigui - prevalgono i rami Pubblicità, Commercio, Istruzione e Pubblica amministrazione.

Il guadagno mensile netto è in linea con la media nazionale dei laureati: a un anno è di 922 euro.

A tre anni il guadagno sale a 1.133 euro. A cinque anni si arriva a 1.331 euro, un valore decisamente superiore a quello del complesso dei laureati.

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