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RASSEGNA STAMPA 26-05-2017

1. SOLE24ORE.COM L’allarme degli oncologi: un sardo su due ignora gli esami di screening

2. L'UNIONE SARDA lo screening che ti salva la vita

3. REPUBBLICA.IT 'Io combatto il cancro', una campagna per gli screening

4. ANSA Screening tumore seno fino a 74 anni

5. GAZZZETTINO Spot all’asilo per i vaccini: 30 bambini e la Pennetta 6. ANSA Le piastrine alte sono un forte indice di rischio cancro

7. LASTAMPA.IT Tumori: migliorano l’accesso alle cure e la sopravvivenza dei pazienti

8. ILFATTOQUOTIDIANO.IT Testamento biologico, si va verso un

accordo Pd-M5s al Senato per approvare legge senza modifiche ma in tempi brevi

9. QUOTIDIANO SANITA' Le Regioni

sparigliano’ i conti di Ministero della Salute

10. DOCTOR 33 Le Regioni vogliono troppi medici laureati 11. QUOTIDIANO SANITA' Manovrina. Gli emendamenti della

commissione salute

12. QUOTIDIANO SANITA' Cure palliative. Indagine Fimmg. “Dolore” un problema rilevante per 80% medici medicina generale

13. CORRIERE.IT Spese sanitarie, le detrazioni Irpef premiano i più ricchi 14. ANSA Obbligo vaccini, circolare Fedeli per 'evitare disagi'

15. LIBERO QUOTIDIANO Viva i vaccini, abbasso la caccia alle streghe 16. LA VERITA’ I medici negano l’allarme profilassi

17. ITALIA OGGI Agenzia del farmaco, la Puglia tenta lo sgambetto

18. GIORNO - CARLINO - NAZIONE Un'otite curata con l'omeopatia

19. VENERDI REPUBBLICA Mangiare meno fa diventare più intelligenti

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25-05-2017 LETTORI

72.072

http://www.sanita24.ilsole24ore.com/ 

L’allarme degli oncologi: un sardo su due ignora gli esami di screening. Via alla campagna “Io combatto il

cancro”

Sardegna fanalino di coda per l'adesione a mammografia, pap test e ricerca del sangue occulto nelle feci:

non si arriva al 60%. Con una serie di iniziative gli specialisti dell'Aiom vogliono incentivare, tra tutta la popolazione, la prevenzione secondaria di neoplasie importanti come quella al seno, alla cervice uterina e al colon-retto. Per questo oggi è stata presentata l’iniziativa pro-screening “Io Combatto il cancro” , realizzata e promosso dall'Associazione italiana di oncologia medica con il patrocinio dell' assessorato dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale Ras, della azienda per la tutela della salute Ras (ATS), degli Ordini provinciali dei Medici e degli Odontoiatri, di Federfarma Sardegna, dei Comuni di Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari.

Il progetto verrà diffuso capillarmente su tutto il territorio sardo attraverso una campagna di

informazione e sensibilizzazione che si avvarrà di una componente cartacea e di una componente audio- visiva. «Come altre Regioni del Sud anche la Sardegna non raggiunge l'obiettivo di adesione agli

screening - afferma Maria Teresa Ionta, coordinatrice nazionale del progetto screening Aiom -

Sull'isola, infatti, l'adesione a mammografia, Pap Test e ricerca del sangue occulto nelle feci è inferiore al

60%, ritenuta la soglia minima per uno screening di efficacia. Con una serie di iniziative gli specialisti

dell'Aiom vogliono incentivare, tra tutta la popolazione, la prevenzione secondaria di neoplasie

importanti come quella al seno, alla cervice uterina e al colon-retto: si tratta di un progetto pilota da

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estendere poi in tutta Italia».

Ancora troppi sardi non sono informati su esami salvavita in grado di diagnosticare precocemente alcune pericolose forme di cancro come quello del seno, colon-retto e cervice uterina. Da una recente indagine, è emerso che meno del 50% della popolazione dell'isola dichiara di conoscere i programmi di screening istituzionali regionali. E infatti solo il 41% delle donne d'età dai 50-69 anni esegue regolarmente la mammografia e appena il 38%, di quelle dai 25 ai 64 anni, si sottopone al Pap-test. Per la ricerca del sangue occulto nelle feci, previsto per tutte le persone dai 50-69 anni, l'adesione è ancora più bassa: 36%.

Per contrastare questo preoccupante fenomeno parte oggi in tutta la Sardegna la campagna educazionale e di sensibilizzazione “Io Combatto il Cancro”.

«L'obiettivo è aumentare il livello di informazione e consapevolezza della popolazione sull'importanza di questi esami – continua Ionta -. Il progetto durerà due anni e si articolerà attraverso la diffusione di poster e altro materiale divulgativo negli spazi pubblici, la realizzazione di spot audio-visivi trasmessi dalle radio, TV e cinema locali e trasporti pubblici, attività nelle scuole e sui social media».

Il progetto Io Combatto il Cancro gode, inoltre, della collaborazione della Federazione Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO), dell'Associazione Sarda di Prevenzione, Assistenza Oncologica (A.S.P.A.O. ONLUS) e di numerose istituzioni quali Banco di Sardegna, Fondazione di Sardegna, Poste Italiane e Aziende Regionali Trasporti. Per la coordinatrice «Gli screening sono una componente fondamentale della sanità pubblica in Italia e sono inseriti nei Livelli Essenziali di Assistenza. Sono efficaci contro il cancro della mammella, della cervice uterina e del colon-retto. Si tratta di tre neoplasie particolarmente diffuse che ogni anno fanno registrare oltre 3.250 nuovi casi solo sulla nostra isola».

Pinto: prevenzione è diritto

«Promuovere a 360° la prevenzione dei tumori è uno dei principali obiettivi della nostra Società Scientifica - riferisce il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale dell'Aiom -. Per questo da molti anni siamo attivi su tutto il territorio nazionale con progetti rivolti a tutte le fasce d'età della popolazione. Gli esami di screening sono, come i vaccini, dei presidi sanitari salvavita che rispecchiano il principio universalista del nostro sistema sanitario nazionale. Vanno quindi difesi da accuse strampalate senza nessuna base scientifica e incentivati il più possibile. Quando la malattia viene diagnosticata in fase precoce la mortalità da cancro si riduce del 40% e un'alta percentuale di persone guarisce. Questo può avvenire anche grazie ad una regolare e costante partecipazione a test come la mammografia».

‘Io Combatto il Cancro' è un progetto che Aiom vorrebbe replicare nelle altre Regioni di Italia che hanno lo stesso problema della Sardegna. «Abbiamo deciso di coinvolgere nella campagna anche i giovani - conclude il prof. Pinto -. Sono loro infatti la popolazione target per gli screening di domani ed è fondamentale metterli in guardia il prima possibile contro le patologie tumorali. Questa regola deve valere anche per la prevenzione primaria. Proprio in Sardegna il 25% degli under 15 fuma già

regolarmente. Si tratta di un dato superiore alla media nazionale che si attesta al 19%. Non è mai troppo

presto per insegnare gli stili di vita sani».

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26-05-2016 Pagina

19

 

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Al via la campagna degli oncologi “Io combatto il cancro”. Con una serie di iniziative gli specialisti dell’Aiom vogliono incentivare la prevenzione secondaria di neoplasie importanti come quella al seno, alla cervice uterina e al colon-retto



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25-05-2017

LETTORI 137.040

http://www.ansa.it  

Screening tumore seno fino a 74 anni

Centri regionali per 5 ani tenuti a presa in carico paziente

(ANSA) - ROMA, 25 MAG - Estesa fino ai 74 anni, su richiesta delle stesse

donne, la campagna di screening senologico regionale. In questo modo la platea

si allarga in modo significativo poiché fino ad oggi il focus della prevenzione era

centrato sulla corte di donne dai 50 a i 69 anni, come da indicazioni nazionali. La

norma è contenuta nel decreto che contiene il nuovo piano di prevenzione per la

gestione dell'alto rischio del tumore della mammella, e che nel Lazio, interessa

ogni anno circa 50 mila persone. La seconda novità contenuta nell'atto regionale

firmato dal Presidente Nicola Zingaretti, è costituita dalla determinazione che i

centri regionali di senologia per i primi cinque anni sono tenuti alla presa in carico

e questo vuol dire che alla paziente devono essere garantiti tutti i controlli previsti

ed i relativi accertamenti.

(9)
(10)

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ANSA.it Salute&Benessere Medicina Le piastrine alte sono un forte indice di rischio cancro

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Redazione ANSA ROMA 24 maggio 2017 11:07

Le piastrine alte sono un forte indice di rischio cancro

Studio su 400mila pazienti. Se si presenta, valutarla in fretta

Stampa Scrivi alla redazione

Avere le piastrine alte può essere indice di cancro e chi le presenta dovrebbe approfondire le analisi per riuscire a individuare prima il tumore. Sono le conclusioni del primo studio che indaga a fondo l'associazione tra trombocitosi e il cancro non diagnosticato. La conta piastrinica alta, nota come trombocitosi, è una patologia, caratterizzata da un'eccessiva produzione di piastrine. Ora, uno studio di 40.000 cartelle cliniche di pazienti condotto dall'Università di Exeter Medical School ha trovato che in oltre l'11% degli uomini e il 6%

delle donne con trombocitosi viene diagnosticato un cancro entro un anno. Nella

popolazione generale, circa l'1% delle persone invece sviluppa il cancro in un anno. Quella al polmone e al colon-retto sono state le neoplasie più diagnosticate e un terzo dei pazienti non aveva altri sintomi che indicavano la presenza del tumore. I ricercatori hanno

confrontato i record dei pazienti di età compresa tra 40 anni e più e analizzato 30.000 persone con trombocitosi e 8.000 con normale conta piastrinica. Hanno così stimato che se circa il 5% dei pazienti con cancro manifestano trombocitosi prima della diagnosi di tumore, un terzo di loro potenzialmente potrebbero riuscire a veder diagnosticata la neoplasia con un anticipo di almeno tre mesi, pari a 5.500 diagnosi anticipate ogni anno solo nel Regno Unito. Pubblicato sul British Journal of General Practice, lo studio suggerisce quindi ai medici che una trombocitosi inattesa è un fattore predittivo, o un marker, che va subito approfondito, perché può salvare la vita. 

   

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

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RASSEGNA WEB ANSA.IT Data pubblicazione: 24/05/2017

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TORINO

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ALESSANDRO MONDO Pubblicato il 25/05/2017

Ultima modifica il 25/05/2017 alle ore 16:35 La presentazione della «Tomo Therapy» al Centro Tumori di Candiolo

TORINO

Oncologia: migliora l’accesso alle cure e aumentano le possibilità di

sopravvivenza dei malati oncologici; il Piemonte si conferma come riferimento fra le regioni italiane per la cura dei tumori.

EFFETTO RETE

Lo annuncia la Regione, riprendendo i dati forniti nei giorni scorsi da Periplo, l’associazione che riunisce i più importanti oncologi italiani: il Piemonte è ai primi posti per tasso di sopravvivenza dei pazienti a cinque anni, con il 53% fra gli uomini e il 63% fra le donne. Un buon traguardo, secondo l’assessore alla Sanità Antonio Saitta, che sottolinea il ruolo della Rete oncologica del Piemonte

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e della Valle d’Aosta diretta da Oscar Bertetto, premiato durante la XII Giornata nazionale del malato oncologico dalla Favo, la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia: la Rete è stata individuata come modello nazionale per l’accoglienza e la presa in carico dei malati, circa 10 mila ogni anno.

I TRAGUARDI

Grazie alla decisione della Regione di inserire l’appropriatezza dei percorsi di cura fra i nuovi obiettivi dei direttori generali delle aziende sanitarie,

contestualmente all’istituzione dei centri di riferimento per le singole patologie tumorali, nell’ultimo anno è aumentata del 30% la quota dei pazienti che si rivolgono in modo corretto ai Centri accoglienza e servizi (Cas) della rete oncologica. Un dato che si aggiunge a un altro fattore positivo: dal 2011 ad oggi la sopravvivenza dei malati oncologici a cinque anni in Piemonte è salita del 6%. In pratica, ci si cura meglio e si vive di più. I Cas, nello specifico, sono le strutture presenti in ogni presidio ospedaliero con il compito di accogliere e prendere in carico il malato. Con la delibera approvata dalla giunta regionale nel novembre 2015, indirizzano i pazienti solo presso i centri di riferimento, pur rimanendo garantita la libertà di scelta. In questo modo il malato viene accompagnato nel percorso di cura verso la struttura ospedaliera appropriata per la sua patologia, garantendo così una risposta terapeutica corretta ed efficace.

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Testamento biologico, si va verso un accordo Pd-M5s al Senato per

approvare legge senza modifiche ma in tempi brevi

di F. Q. | 25 maggio 2017 POLITICA

Nel convegno organizzato dall'Associazione Luca Coscioni, il deputato grillino Fico ha annunciato una sorta di patto per far passare la norme quanto prima. La senatrice democratica De Biasi ha confermato: "Il nostro passo indietro può consentire un passo in avanti del Paese"

Mentre la legge sul Testamento Biologico occupa l’ennesima settimana di audizioni nella Commissione Sanità, è fuori dal Parlamento che viene deciso il suo futuro. Nella fattispecie, il luogo in cui è stata annunciata la possibile svolta è stato un convegno organizzato dall’Associazione Luca Coscioni. La notizia è semplice: Partito democratico e Movimento 5 Stelle stanno per stringere un accordo che punta all’approvazione della norma in Senato in tempi brevi. A spiegare la situazione è stato il deputato M5s Roberto Fico. “Abbiamo spinto per far sì che ci sia l’approvazione nel più breve tempo possibile al Senato della legge sul testamento biologico – ha raccontato – Ho parlato da capogruppo personalmente con il presidente del Pd alla Camera Rosato e anche lui si è detto favorevole a questo percorso. Così con Zanda, così con i nostri capigruppo al Senato”. Secondo Fico, quindi, il patto è a un passo dall’essere siglato.

In tal senso, una conferma importante è arrivata dalla senatrice del Pd Emilia De Biasi: “La situazione al Senato è molto delicata per i numeri. C’è una trasversalità dei favorevoli, ma anche dei contrari – ha detto – Sono state presentate più di 70 richieste di audizioni, il triplo della Camera e il doppio del provvedimento sulla

 

Più informazioni su: Luca Coscioni, M5S, PD, Roberto Fico, Testamento Biologico

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di F. Q. | 25 maggio 2017

responsabilità professionale e la sicurezza delle cure. Nell’ufficio di presidenza ho chiesto un’automoderazione ai gruppi – ha aggiunto – La mia opinione è che bisogna stare molto attenti ai tempi. Ritengo che è bene che questo testo non sia modificato”. La spiegazione di De Biasi è tutta orientata alla logica: “O ci infiliamo in un percorso di modifiche che non sappiamo come andrà a finire – ha sottolineato – o altrimenti scegliamo una strada che può essere di non totale soddisfazione, ma che ci permette di fare un primo passo importantissimo sul tema. Il nostro passo indietro può consentire un passo in avanti del Paese – ha concluso – Dobbiamo portare a casa rapidamente una buona legge. Il resto lo possiamo lasciare a degli ordini del giorno”.

“Se vogliamo andare nuovamente al voto rimanderemo di fatto il dibattito alla prossima legislatura. Non possiamo abbandonare il lavoro fatto dalla Camera negli ultimi 15 mesi. Siamo comunque di fronte a una buona legge sul testamento biologico” ha commentato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni.

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Cnel, voleva abolirlo e ora lo presiede. La coerenza di Tiziano Treu davanti alle nostre domande

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evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. Tutti i commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. La Redazione

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RASSEGNA WEB ILFATTOQUOTIDIANO.IT Data pubblicazione: 25/05/2017

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26/5/2017 Fabbisogni delle professioni. Le Regioni ‘sparigliano’ i conti di Ministero della Salute e professioni. La proposta finale in Stato-Regioni

http://www.quotidianosanita.it/stampa_articolo.php?articolo_id=51098 1/2

quotidianosanità.it  

Giovedì 25 MAGGIO 2017 

Fabbisogni delle professioni. Le Regioni

‘sparigliano’ i conti di Ministero della Salute e professioni. La proposta finale in Stato­Regioni

Altri 910 infermieri in meno, e 2mila medici in più rispetto alle richieste di

Ministero e Fnomceo. E ancora, quasi il doppio di farmacisti e psicologi nonostante le richieste di iscrizioni zero da parte delle due professioni. La proposta delle

Regioni sul fabbisogno 2017­2018 di posti per le lauree di area sanitaria non va nella direzione della Joint Action europea “Health Workforce Planning and Forecasting” come richiesto dal ministero della Salute. IL DOCUMENTO DELLE REGIONI. 

Altri 910 infermieri in meno rispetto a quelli indicati dal ministero della Salute (che già erano oltre 4mila in meno del fabbisogno indicato dalla Federazione Ipasvi). In compenso quasi 2mila medici in più (1.860) sempre rispetto al ministero della Salute e oltre 2mila in confronto alla richiesta della Fnomceo che aveva chiaramente detto di puntare non al numero di iscrizioni all’Università, ma alla selezione delle specializzazioni.

Poi, quasi il doppio di farmacisti rispetto alla richiesta della Salute, mentre la Fofi aveva chiesto iscrizioni zero. E ancora 784 psicologi contro l’ulteriore richiesta zero di professione e ministero e via via numeri che nei totali difficilmente ricalcano i fabbisogni indicati dopo mesi di lavoro da ministero della Salute e Professioni, ma si avvicinano ancora una volta a uno storico che si sta cercando di abbandonare per una programmazione che abbia un respiro più a lungo termine.

È la proposta delle Regioni, su cui c’è l’assenso della Commissione salute e che i Governatori presenteranno ufficialmente oggi, anche se poi sarà il Miur come sempre a dire l’ultima parola e se le cose andranno come ogni anno ormai da tempo, tutti quelli dati finora saranno veramente solo “numeri”.

Tutto questo con buona pace del lavoro di oltre un anno svolto nell’ambito della Joint Action europea

“ Health Workforce Planning and Forecasting” su cui i fabbisogni si sarebbero dovuti basare per avere un quadro a lungo termine e non creare alla distanza nuovi disoccupati.

Al di là dei totali richiesti poi, è singolare il numero di professionisti chiesti in alcune Regioni rispetto ad altre (si veda il documento ufficiale). Ad esempio rispetto a una richiesta zero, appunto, di psicologi sia da parte della professione che della Salute, le Regioni sono a quota 784 e tra loro Sardegna ne chiede da sola 450.

Per quanto riguarda le lauree magistrali delle professioni col "3+2" invece i numeri sostanzialmente non cambiano molto in nessuna delle proposte.

Un lavoro quindi estremamente frammentato quello condotto finora che lascia sicuramente spazio libero a una

programmazione che più che basarsi sulla reale necessità della forza lavoro – anche a lungo termine – del

Ssn, alla fine si tarerà come accade da molti anni sulla disponibilità didattica dell’Università.  

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26/5/2017 Fabbisogni delle professioni. Le Regioni ‘sparigliano’ i conti di Ministero della Salute e professioni. La proposta finale in Stato-Regioni

http://www.quotidianosanita.it/stampa_articolo.php?articolo_id=51098 2/2

 

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25-05-2017

LETTORI 15000

 

http://www.doctor33.it/ 

Le Regioni vogliono troppi medici

laureati. Fnomceo: servono più posti per specialità e tirocinio

 

« A noi non interessano più laureati ma più specializzandi e tirocinanti». Ezio  Casale, delegato del comitato centrale della Federazione degli ordini di medici e  odontoiatri per i fabbisogni, lo rimarca in queste ore mentre la Conferenza Stato‐

Regioni decide quanti futuri medici immatricolare nei corsi di laurea per l'anno  accademico 2017‐18. La Fnomceo per i medici ha chiesto numeri molto inferiori  rispetto alle regioni: 8400 contro 10326, quasi 2 mila in meno, malgrado i tanti  esodi per vecchiaia e anzianità che caratterizzano la professione. Avvertenza: si  tratta di un fabbisogno di futuri laureati che comprende sia chi avrà sbocchi nel  servizio sanitario pubblico sia chi opererà nella sanità privata.  

 

«Siamo consapevoli che in 5 anni andranno in pensione 55 mila medici  ospedalieri e 25 mila medici di famiglia ‐ ricorda Casale ‐ ma per sostituirli 

servirebbero, e in tempi contenuti, medici provvisti di specializzazione o diploma 

di tirocinio di medicina generale. La somma dei contratti per specializzandi e 

delle borse per futuri medici di famiglia previsti in questi anni è attestata a 7500, 

di cui 6500 specialisti e un migliaio di mmg. Gli attuali 10 mila neolaureati usciti 

dall'università trovano dunque ancor meno sbocchi rispetto alle 8400 unità 

proposte da noi in Fnomceo, e alle 8700 proposte dal ministero della Salute, 

calcolate a seguito dello studio "Joint action" fatto con altri paesi Ue sulla base di 

proiezioni ultraventennali. Noi chiediamo che aumenti il numero dei posti per 

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specialità e tirocinio, che non ci sia un "collo di bottiglia" dopo la laurea. E' un  dato quasi certo ‐ aggiunge Casale ‐ che al prossimo test per l'ingresso alle scuole  di specializzazione, procrastinato all'autunno, ci saranno 17 mila concorrenti per  7 mila contratti, ed altri 10 mila laureati in medicina resteranno fuori dal 

percorso universitario».  

 

Malgrado gli allarmi sul lavoro effettivamente disponibile, però, le Regioni 

continuano a chiedere più unità. «Probabilmente hanno criteri di calcolo diversi  da quelli di Fnomceo e Ministero della Salute. Per inciso, le 10 mila unità, per i  medici, non si distanziano molto da quelle che l'offerta universitaria consente di  formare. E probabilmente si arriverà a un compromesso, al quale la Professione  cioè la Fnomceo non partecipa; ci sarà invece, a valle della decisione delle 

Regioni, una terza fase in cui interverrà il Ministero dell'Istruzione a dare il parere 

definitivo». C'è da dire che per le lauree magistrali, a parte i medici e i farmacisti 

(il cui Ordine, la Fofi, aveva proposto provocatoriamente un fabbisogno "zero") i 

numeri delle Regioni per i sanitari con laurea magistrale ‐ odontoiatri, chimici, 

biologi ‐ sono in pratica quelli delle Federazioni e del Ministero della Salute. Per 

le altre professioni sanitarie e per gli infermieri avviene il contrario: a fronte di 

una proposta complessiva delle Federazioni e delle Associazioni professionali di 

poco meno di 30 mila unità da immettere nel sistema sanitario, ne sono state 

accolte 21‐22 mila. In particolare, gli infermieri chiedevano 18 mila unità, 4 mila 

in più di quelle proposte dalle Regioni e anche dal ministero della Salute, ma il 

divario pare essere rimasto intatto.

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Manovrina. Gli emendamenti della commissione salute. “Si usino i fondi dell'intramoenia d'azienda per le assunzioni urgenti”

Arrivano, dopo quelli porposti dalla commissione affari finanziari, gli ememdnamenti alla manovrina della commissione salute delle Regioni che chiede maggior conivogimento dei goverantori nei decreti sulla fattura elettronica e indica meccansimi e risorse (dall'intramoenia d'azienda) per assumere personale dirigente e far fronte agli obblighi Ue. GLI EMENDAMENTI. 

25 MAG - Arrivano dopo quelle della commissione affari finanziari, anche dei richieste di emendamento alla manovrina della commissione salute delle Regioni.

Il primo è semplicemente che si condivida in Stato-Regioni il meccanismo di accesso dell’Aifa ai dati della piattaforma SDI (Sistema di Interscambio) della fattura elettronic, che devono essere definite dal ministero della Salute e dell’Economia.

Il secondo riguarda sempre le fatture elettroniche e chiede anche i n questo caso il coinvolgimento delle Regioni nelle scelte per l’adeguamento dei sistemi informativi dopo la previsione di obbligatorietà dell’indicazione del codice AIC da gennaio 2018. Le Regioni sottolineano che i tempi sono stretti, il decreto Mef-Salute urgente e altrettanto urgente, quindi è il coinvolgimento delle Regioni.

Un terzo emendamento chiede che i farmaci ai quali è stato riconosciuto il requisito dell’innovatività terapeutica condizionata, sono inseriti di diritto nei prontuari regionali/aziendali ma non accedono ai fondi per i farmaci innovativi e oncologici innovativi istituiti con la legge Finanziaria 2017 in linea con la determina Aifa n.519 dd. 31/03/2017.

Poi le Regioni propongono un nuovo articolo 32 che riguarda il riparto del fabbisogno per l’assistenza agli stranieri. La richiesta stabilisce che il riparto delle risorse tra le Regioni deve avvenire con intesa in Stato-Regioni e si deve consentire alle Regioni di avere a disposizione più tempo per effettuare la ricognizione prevista dall’articolo. L’emendamento richiede espressamente che il Fabbisogno sanitario standard, già ad un livello percentuale del Pil più basso rispetto ad altri Paesi anche europei,  sia salvaguardato relativamente agli oneri previsti per l’assistenza agli stranieri.

 

“In considerazione del costante e continuo incremento del fenomeno dell’immigrazione legato agli sbarchi sulle coste delle regioni con affaccio sul mar Mediterraneo  che ha ormai assunto un carattere strutturale – commemnatno le Regioni -  si chiede al Governo di aprire immediatamente un confronto tra lo Stato e le Regioni per analizzare compiutamente gli impatti sui servizi sanitari sia delle operazioni di soccorso sanitario ai migranti sia delle tutele garantite alle persone richiedenti asilo” .  

Un ulteriore emendamento riguarda l’edilizia sanitaria e segnala che la proroga contabile abbinata al nuovo codice dei Contratti non permetterà di affidare incarichi di progettazione (mancata entrata) e quindi nel 2018 le Regioni non potranno rispettare i termini di approvazione progetti e appalto delle oper) che quindi saranno a rischio di revoca in presenza di fasi nel frattempo avviate dei procedimenti (progettazione e/o appalto), vanificando anni di lavoro e creando “oneri impropri” derivanti dai contratti (come quello di progettazione) nel frattempo stipulati proprio in funzione dell’Accordo di Programma previsto dal succitato comma. La proposta prevede di inserire anche nella manovrina l’ emendamento già approvato in occasione del parere al decreto legge milleproroghe che raddoppia e quasi triplica i tempi per l’ammissione degli interventi al finanziamento.

L’ultimo emendamento è sul personale ed è un vero e proprio articolo aggiuntivo in cui per quanto riguarda l’orario di lavoro secondo le norme Ue prevedendo la possibilità di utilizzare nel limite del  50% della spesa 2016 le risorse che finanziano l’intramoenia aziendale, quelle che da contratto sono richieste “via eccezionale e temporanea, ad integrazione dell’attività istituzionale, dalle aziende ai propri dirigenti allo scopo di ridurre le liste di attesa o di acquisire prestazioni aggiuntive, soprattutto in presenza di carenza di organico ed impossibilità anche momentanea di coprire i relativi posti con personale in possesso dei requisiti di legge, in accordo con le equipes interessate e nel rispetto delle direttive regionali in materia”.

Troppa euforia sul decreto vaccini Riforma Pubblico Impiego. Proroga fino al 2019 per i concorsi straordinari nel Ssn. Confermato il ‘congelamento’

dei fondi accessori. Ma si apre a salvaguardia ‘Ria’. Il testo in anteprima

Vaccinazioni. Obblighi già presenti in 14 Paesi europei, negli Usa e in Canada. Il dossier

Ddl Lorenzin. Trovato accordo in maggioranza. Sì al riconoscimento per osteopati e chiropratici, ma con criteri più stringenti. No a ‘sanatorie’

Medicina Generale. Tar ammette al corso i medici non ancora abilitati. Cgil Medici: “Tempi più brevi per accedere al mondo del lavoro”

Vaccini. Via libera dal Governo al ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER

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Quotidiano on line di informazione sanitaria Giovedì 25 MAGGIO 2017

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RASSEGNA WEB QUOTIDIANOSANITA.IT Data pubblicazione: 25/05/2017

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Fabbisogni delle professioni. Le Regioni ‘sparigliano’ i conti di Ministero della Salute e professioni. La proposta finale in Stato-Regioni

Aifa. Parere favorevole delle Regioni al programma di attività 2017

Vaccinazione antinfluenzale. In Liguria allo studio iniziative per operatori sanitari e nuove strategie comunicative. L'inchiesta di Quotidiano Sanità Rete oncologica. Piemonte

modello nazionale, migliora del 30% l’appropriatezza delle cure

Tumore al seno. Nel Lazio screening esteso fino a 74 anni

Collegio tecnici sanitari di Radiologia medica: ecco tutti i nuovi eletti

Per incentivazione la facoltà assunzionale le Regioni prevedono anche il mancato computo nella spesa del personale dei costi derivanti da tali assunzioni.

Il costo in materia di personale verrebbe poi calcolato a livello regioale e non di singola azienda e le Regioni in equilibrio economico avrebbero maggiore flessibilità per quanto riguarda l’obiettivo relativo alla spesa di personale. Poi tornano in house servizi sanitari in precedenza affidati all’esterno se è attestato che in questo modo si determinano economie di gestione rispetto all’assegnazione in appalto.

Le Regioni spiegano che “per incentivare o anche per consentire tali operazioni che possono comportare significative economie di bilancio, si ritiene opportuno prevedere una ‘neutralizzazione’ della spesa del personale conseguente alla riassunzione del servizio, qualora la stessa comporti incremento delle unità”. E per evitare che le eventuali economie possano venire, in tutto o in parte, vanificate, si  stabilisce le relative assunzioni possano avere luogo nel limite delle dotazioni organiche e dell’importo dei relativi fondi contrattuali.

La reinternalizzazione deve avvenire dopo almeno 5 anni da precedenti operazioni di esternalizzazione e il tutto, spiegano le Regioni, si inserisce nell’ambito di applicazione delle previsioni dell’art.22 del Patto per la Salute.

L’emendamento prevede poi per la dichiarazione di inidoneità e inabilità del personale dipendente del Ssn alla propria funzione per motivi di salute  di integrare la commissione medica di verifica con un

rappresentante della Regione per  fornire ai componenti della commissione ulteriori elementi di conoscenza e orientare meglio i giudizi e la loro applicazione nella realtà articolata e multidisciplinare del mondo della sanità pubblica. Infine l’ultima parte dell’emendamento consente alle regioni di affrontare con nuove assunzioni le emergenze relative all’assistenza dopo gli eventi sismici.

25 maggio 2017

© Riproduzione riservata Approfondimenti:

 Terapie intesive aperte. Per le Regioni serviranno tre anni (e più risorse) per adeguarsi Allegati:

 Gli emendamenti della commissione salute delle Regioni

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Cure palliative. Indagine Fimmg. “Dolore” un problema rilevante per 80% medici medicina generale. Ma solo 1 su 3 conosce bene la legge

Nonostante il 96% dei medici di famiglia conosca l'esistenza della legge 38/2010, oltre la metà, il 54,1%,  riferisce di conoscerla in modo approssimativo. Questi alcuni dei risultati di un questionario della Fimmg che ha coinvolto 600 medici di famiglia presentati al ministero della Salute.

25 MAG - Per 8 medici di medicina generale su 10 il problema del “dolore” è decisamente rilevante nella pratica quotidiana. Oltre il 70% lo considera molto o estremamente rilevante. Ma se il 96% è informato sull’esistenza della Legge 38/2010, oltre la metà (il 54,1%) la conosce in modo approssimativo ed è conosciuta bene solo da circa 1/3 dei medici.

 

È quanto emerge da un breve questionario sulla gestione del paziente affetto da

“dolore” realizzato dal Centro studi della Fimmg a cui hanno partecipato quasi 600 Mmg e i cui risultati sono stati presentati oggi durante un convegno al ministero della Salute.

 

Dall’indagine è emerso che al paziente viene normalmente prescritta la terapia alla prima visita (il 90% dei professionisti riferisce che questo accade spesso/sempre); molto meno costante è l’uso delle scale di valutazione. I pazienti con dolore sono normalmente presi in carico dal medico di famiglia e vengono inviati raramente a visita specialistica algologica (il 76% dei medici riferisce di farlo “poche/alcune volte”).

 

Differenze sul territorio nazionale emergono sulla diffusione della rete delle cure palliative. Risponde che questa rete è presente il 92% dei Mmg del Nord, il 79% del Centro e il 72% del Sud. Tra i medici che operano dove la rete delle cure palliative è presente, la maggioranza (51%) afferma di seguire i propri pazienti anche come componente di équipe, con una certa discordanza sul territorio nazionale (di più al Nord, meno al Centro e al Sud).

 

“In linea con i dati – ha spiegato Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi della Fimmg – la soddisfazione dei medici rispetto al livello di integrazione con la rete delle cure palliative dei malati sul territorio, è più elevata al Nord e al Centro (molto/abbastanza soddisfatti l’81% e il 70% rispettivamente) che al Sud, dove risulta soddisfatto solo il 43% dei medici”.

25 maggio 2017

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Spese sanitarie, le detrazioni Irpef premiano i più ricchi

I risultati, dati alla mano, di uno studio di economisti dell’università Ca’ Foscari di Venezia e dell’ateneo di Pavia. «Le spese detraibili sono più elevate per le classi più alte di reddito individuale, mentre chi ha un basso reddito rischia di non recuperare nulla di quelle spese»

di Giovanni Stringa

«La detrazione Irpef per le spese sanitarie premia i contribuenti più ricchi e aumenta la disuguaglianza di salute tra le famiglie italiane». Lo scrive in una nota l’università veneziana Ca’ Foscari: economisti dell’ateneo veneto e dell’università di Pavia hanno simulato gli effetti di vari scenari e hanno concluso — dati alla mano — che le categorie più deboli della popolazione sono penalizzate dall’attuale sistema della detrazione d’imposta. Il motivo?

«Le spese detraibili — continua la nota — sono più elevate per le classi più alte di reddito individuale, mentre chi ha un basso reddito rischia di non recuperare nulla di quelle spese».

In Italia le spese mediche sostenute direttamente dai cittadini possono essere detratte al 19% dall’imposta lorda per la parte che supera la franchigia di 129,11 euro. Nel 2015 più di 17 milioni di contribuenti hanno usufruito delle detrazioni per un totale di quasi 17 miliardi di euro. E dal 2003 al 2015 la quota di contribuenti interessati è cresciuta dal 28% al 43%.

«L’eliminazione della detrazione non è auspicabile, ma è importante studiare i modi per far sì che questo importante strumento non provochi degli effetti indesiderati», spiega Anna Marenzi, professoressa al Dipartimento di economia di Ca’ Foscari e coautrice con Cinzia Di Novi (Dipartimento di scienze economiche e aziendali, università di Pavia) e Dino Rizzi (Dipartimento di economia, Ca’ Foscari) dello studio pubblicato sullo European journal of health economics.

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ANSA.it Salute&Benessere Focus vaccini Obbligo vaccini, circolare Fedeli per 'evitare disagi'

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Redazione ANSA MILANO  24 maggio 2017 10:59

Obbligo vaccini, circolare Fedeli per 'evitare disagi'

Basta avere fatto richiesta ad Asl. Radiato altro medico No Vax

Potranno essere iscritti lo stesso a scuola, se i genitori potranno certificare di avere già fatto richiesta di vaccinazioni, con una documentazione che dovrà essere consegnata tra la fine di luglio e la prima metà di settembre alle segreterie degli istituti.

    Una circolare del ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli sta per essere inviata alle scuole con una norma transitoria per evitare disagi. I tempi per arrivare in regola alla prima campanella del prossimo anno scolastico comunque ci sono. Entro metà settembre dovrà essere consegnata alle segreterie scolastiche la documentazione aggiuntiva.

    Ed in attesa che il decreto che reintroduce in Italia l'obbligo alle vaccinazioni per iscriversi a scuola entri in vigore (è ormai questione di giorni la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale), non si spengono le polemiche. Ma dall'ordine dei medici di Milano di Milano arriva un altro chiaro segnale di fermezza contro le posizioni No Vax, con la radiazione del dottor Dario Miedico, che diventa così il secondo sanitario a subire la più pesante delle sanzioni disciplinari, dopo il medico di Treviso un mese fa.

    Tutto inizia nell'ottobre 2015, quando 153 medici di tutta Italia firmano una lettera aperta rivolta a Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, per rispondere in merito alle sue "prese di posizione pubbliche sul tema delle vaccinazioni pediatriche".

Primo firmatario della lettera è Roberto Gava, cardiologo poi radiato dall'Ordine dei Medici di Treviso per le sue posizioni sui vaccini, che ha già fatto ricorso contro la decisione.

    Tra i firmatari della lettera ci sono 17 medici appartenenti all'Ordine di Milano, e tra questi c'è proprio Dario Miedico: 76 anni, medico legale, è attivo da tempo nel

Coordinamento del movimento per la libertà di vaccinazione (Comilva) e ha già annunciato un ricorso.

    Secondo il Codacons, la radiazione di Miedico è "un provvedimento abnorme, che riporta l'Italia ai tempi bui dell'Inquisizione".

    "Contestano alle case farmaceutiche e ai medici di consigliare i vaccini per soldi, ma la verità è che intorno ai bambini non vaccinati girano interessi economici molto forti, e questo spiega anche l'aggressività del mondo no vax. Chi segue quei bambini? Chi valuta il loro stato di salute, come vengono curati?", sostiene invece Alberto Villani, presidente della Società italiana di Pediatria e responsabile dell'Unità Operativa di Pediatria dell'Ospedale

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Bambino Gesù di Roma.

    Un'altra precisazione sulle nuove norme è arrivata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Saranno le procure minorili a verificare se esistono le condizioni per intervenire nei confronti di genitori che non vaccinano i figli, e poi successivamente i tribunali minorili.

Lorenzin in particolare ha fatto riferimento alla misura estrema della sospensione della patria potestà, spiegando appunto che non si tratta affatto di un provvedimento automatico. 

   

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