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EPILOGO

«

CITTADINI DI QUESTA NOSTRA ARGENTINA»

Pequeño inmigrante1

Partiste un día, en brazos de tu madre; tus ojitos asombrados tal vez no comprendían el porqué de los llantos y el flamear

de los pañuelos;

te habías convertido en inmigrante por cosas de la vida. El agua del mar salpicaba tu carita

Impulsada por los vientos en interminables jornadas. Llegaste a estas tierras y tal vez ni siquiera sabías en qué lugar del mundo te encontrabas.

Aquí diste tus primeros pasos, Aquí dijiste tus primeras palabras, eran tierras axtrañas con idioma distinto. Cuando niño, te decían «Gringo»,

tal vez para ofenderte,

cuando grande, te dijieron «Gringo», con cariños tus amigos ...

Fuiste «Gringo», eres «Gringo» Porque allá lejos naciste ... Tines dos patrias «Gringo», la Italia que te vió nacer

y la Argentina «Gaucha» que te hizo crecer, «Gringo»

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i. Crisi, identità e cittadinanza italiana

Il 4 novembre del 2009, Buenos Aires ha ospitato la IV edizione delle Giornate dell‟Emigrazione, organizzate dall‟«Associazione Mezzogiorno Futuro», col patrocinio delle regioni Campania, Basilicata e del Ministero degli Affari Esteri. Nel corso dell‟iniziativa le autorità diplomatiche intervenute hanno più volte sottolineato – dati alla mano – come l‟Argentina fosse «un paese pieno d‟italiani e italianità»2

e che, proprio per rendere merito ad un simile attaccamento alla «madrepatria», la diplomazia italiana sul territorio si fosse impegnata negli ultimi anni, per concludere le numerose pratiche per la cittadinanza, inoltrate dagli italo – discendenti e rimaste inevase nel tempo3.

In questo clima d‟esaltazione generale di un non meglio precisato senso d‟«italianità» in Argentina, si è inserito anche l‟intervento del vescovo di Avellaneda e Lanus - monsignore Rubén Oscar Frassia – che, avventurandosi nel complicato tema delle identità multiple, ha chiuso il suo intervento, sottolineando come gli italo-argentini non abbiano mai dimenticato la loro identità italiana, proprio perché consapevoli che se si

tagliano le radici, gli alberi cadono.4

I toni con cui si è svolta la manifestazione, nostalgicamente aperta e chiusa al ritmo di «Partono „e bastimente pè terre assaje luntane», in realtà sembrerebbero riflette tutti i limiti dell‟improvviso e improvvisato interesse che, da qualche anno a questa parte, le istituzioni italiane hanno riscoperto per i connazionali residenti all‟estero. Un‟attenzione che appare legata più a considerazioni di ordine politico, che al vero o presunto senso di appartenenza all‟identità italiana, da parte degli stranieri in possesso di cittadinanza italiana per «ius sanguinis».

2

«Argentina, paese lontano e contraddittorio, pieno d‟italiani e italianità» era peraltro il titolo della manifestazione svoltasi il 4 novembre 2009, presso il salone «Benetto Croce» dell‟Istituto di Cultura italiano di Buenos Aires.

3 Intervento del Console generale d‟Italia a Buenos Aires - Giancarlo Maria Curcio -

registrato il 4 novembre 2009, presso il salone «Benetto Croce» dell‟Istituto di Cultura italiano di Buenos Aires.

4 Intervento del vescovo di Avellaneda e Lanus - monsignore Rubén Oscar Frassia –

registrato il 4 novembre 2009, presso il salone Benetto Croce dell‟Istituto di Cultura italiano di Buenos Aires.

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Quanto poco si conoscano le comunità italiane residenti all‟estero è stato

dimostrato, peraltro, dal voto politico del 2006, quando i risultati dell‟America Latina sono stati vissuti, dalle autorità politiche italiane, come una vera e propria «sorpresa», dato l‟allineamento di questo voto all‟orientamento generale italiano verso il centro – sinistra5

. In realtà una lettura serena dei risultati di questo voto potrebbe servire a sfatare i tanti pregiudizi che si hanno, in Italia, nei confronti dell‟emigrazione e dei concittadini platensi e magari generare riflessioni che - partendo dalla conoscenza storica del fenomeno - risultassero meno schematiche, prendendo in considerazione ad esempio: il forte grado d‟integrazione nel Paese di residenza; le congiunture economiche e politiche dello stesso contesto e l‟effettivo rapporto che questi «connazionali» hanno con l‟Italia.

Come emerge dallo studio della Bernadotti sul voto politico del 2006 degli italo-argentini, è assai significativo che il 63,4% degli elettori risulti nato in Argentina e che il 38% degli stessi non superi i 45 anni. Si tratterebbe per lo più di giovani discendenti, in possesso della cittadinanza italiana, orientati verso il progressismo, più per la difficile congiuntura che il Paese platense attraversa da due decenni a questa parte, che per un diretto rapporto con la politica italiana6.

La politica economica attuata sotto la presidenza del peronista Carlos Menem, infatti, produsse una crescita fittizia che si ripercosse negativamente soprattutto nella classe media urbana – alla quale appartengono la maggioranza dei discendenti italiani residenti nel Paese – costretta a fare i conti con una disoccupazione crescente e con una situazione di forte incertezza che si concretizzò, in tutta la sua violenza, nella crisi finanziaria del 2001. Dopo quattro anni di recessione, il nuovo millennio si aprì per l‟Argentina con rivolte di piazza, l‟alternarsi di cinque presidenti in poche settimane, un tasso di disoccupazione del 20% e un indice delle entrate medie pro capite crollato dagli ottomila dollari,

5 Per un‟analisi approfondita del voto italiano all‟estero cfr.: M. Colucci, Il voto italiano

all’estero: dossier, in “ASEI”, anno 3, n.1, 2007, pp. 163-166; per il Sud America cfr. in Ivi, M.A. Bernadotti, La “sorpresa” del Sud America e il voto in Argentina, pp. 193-204.

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178 del 1992, a duemila dollari nel 20017. Il Paese rimase privo di un progetto politico reale – dovuto anche al crollo dei tradizionali partiti politici maggioritari - e impiegati pubblici, professionisti, giovani laureati furono costretti a percepire salari al di sotto della sussistenza. Si aprì una vera e propria fase di emergenza sociale che produsse, nei discendenti italiani, una sorta di corsa all‟ottenimento della cittadinanza italiana8. L‟impatto di questa situazione sulla popolazione dovrebbe, quindi, essere tenuto in considerazione in tutte quelle valutazioni che in modo semplicistico mettono in relazione diretta le domande per la cittadinanza italiana, con l‟esistenza di un forte senso d‟appartenenza all‟Italia stessa. A questo proposito, uno studio pubblicato nel 20029, ha contribuito a svelare l‟identità dei nuovi «italiani d‟Argentina» o quantomeno di coloro che ambirebbero all‟ottenimento della cittadinanza italiana; si tratta generalmente delle terze e delle quarte generazioni - appartenenti ad una classe media fortemente penalizzata dalla crisi finanziaria - che vedono nel passaporto italiano un mezzo per trasferirsi più facilmente in alcuni Paesi europei o negli Stati Uniti d‟America. Nella stessa direzione vanno le considerazioni di E. Franzina10 che - analizzando le cifre sui cittadini italiani residenti all‟estero, per il 200811 - sottolinea come, ad esempio, in Spagna – dove storicamente i flussi migratori dall‟Italia non sono mai stati massicci – in realtà la comunità italiana rappresenta la quarta per consistenza; salvo poi scoprire che il 58% del totale dei membri di questa comunità risulta nato in Argentina. Si tratterebbe,

7 I dati sono riportati in www.ciaworldfactbook.gov.

8 Su questo tema passim: A. Bernasconi, “Luego de 35 días de mar llega a una nueva

tierra..” L’emigrazione sammarinese in Argentina 1882-1956, Serravalle, AIEP editore, 2009; G. Bramuglia, M. Santillo, Un ritorno rinviato: i discendenti di italiani in Argentina cercano la via del ritorno, in “Altreitalie”, n.24, gennaio-giugno 2002; L. Favero, C. Cocopardo, M. Santillo, Quelli che verranno ancora, in J. L. Sausi, M.A.Garcia, Gli Argentini in Italia: una comunità d’immigrati nel paese degli avi, Ricerca dell‟ARCS-Arci cultura e sviluppo, sezione III, 1992, pp. 179-219; A. Schneider, Futures lost nostalgia and identity among italian immigrants in Argentina, Bern, Peter Lang AG. European Academic Publishers, 2000; G. Tintori, Nuovi italiani e italiani nel mondo. I nodi della cittadinanza, in P. Corti, M. Sanfilippo (a cura di), Storia d’Italia …, op. cit., pp. 743-764. M. Tirabassi, I motori della memoria …, op. cit.

9 G. Bramuglia, M. Santillo, Un ritorno rinviato…, op. cit.

10 E. Franzina, Il duro mestier dell’andar pel mondo, in “Limes. Rivista italiana di

geopolitica”, n. 2, 2009, p.105.

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Fondazione Migrantes, I giovani italiani e l’emigrazione, in Rapporto italiani nel mondo 2008, Roma, Edizioni Idos, 2008, pp. 133-149.

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179 insomma, d‟italiani in possesso di una cittadinanza per «ius sangunis» e che hanno utilizzato il passaporto italiano per stabilirsi più facilmente in Spagna, preferita all‟Italia per ragioni culturali e linguistiche.

Interrogarsi in modo propositivo sull‟identità dei discendenti italiani in Argentina significherebbe, quindi, affrontare anzitutto il tema della promozione della cultura nazionale all‟estero da parte dello Stato italiano e, secondariamente, avvicinarsi al problema delle identità individuali, partendo dalla conoscenza delle stesse.

Sul primo punto, vale la pena di sottolineare che sin dai tempi del governo De Gasperi, l‟emigrazione venne vista come un utile strumento di drenaggio della forza lavoro in eccedenza e come mezzo per l‟approvvigionamento di valuta estera, attraverso le rimesse. Questa linea si sposò col progetto di crescita economica di Perón che necessitava di manodopera specializzata12. L‟incontro delle due esigenze si concretizzò nella firma dei due «Trattati d‟immigrazione assistita», rispettivamente del 1947 e del 1948, che contribuirono alla rinascita del mito dell‟Argentina e che facilitarono la via dell‟espatrio anche a molti fascisti e collaborazionisti13. In realtà anche quest‟ultima ondata migratoria si avvalse maggiormente delle catene e delle reti sociali più che dei benefici e delle sovvenzioni previste dai Trattati. A trarne vantaggio furono, soprattutto, le grandi imprese italiane del calibro di Fiat, Olivetti, Benetton, Parmalat che entrarono a pieno titolo nel mercato argentino, in cambio del finanziamento delle opere pubbliche promosse da Perón. Poco, o nulla, venne fatto concretamente nel campo della difesa della cultura e della lingua italiana, dato che anche i finanziamenti agli enti di cultura nostrani andarono diminuendo nel tempo. Un limite, questo, che non venne ovviato né dal successivo accordo commerciale del 1952 e né dal trattato di «Relazione Associativa Privilegiata» del 1987, volto allo

12 Sull‟emigrazione italiana nel secondo dopoguerra un valido punto di riferimento per

ulteriori approfondimenti è: L. Capuzzi, La frontiera immaginata. Profilo politico e sociale dell’immigrazione italiana in Argentina nel secondo dopoguerra, Milano, Franco Angeli, 2006.

13 Su questo argomento passim: F. Bertagna, La patria di riserva. L’emigrazione

fascista in Argentina, Roma, Donzelli, 2006; P. Audentino, A. Bechelloni, L’esilio politico fra Otto e Novecento, in P. Corti, M. Sanfilippo (a cura di), Storia d’Italia…, op. cit., pp. 343-370; in Ivi: M. Pretelli, Fascismo e postfascismo tra gli italiani all’estero, pp. 371-386.

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180 sviluppo di piccole e medie imprese che riuscissero a modernizzare l‟industria platense. A questo interesse commerciale - che peraltro non ha dato i risultati sperati a causa della crisi finanziaria del 2001 - i governi italiani non hanno mai accompagnato un‟attenzione per i discendenti o anche per gli stessi italiani che avevano deciso di lavorare e stabilirsi all‟estero. Questa mancanza non solo attualmente si riflette nella difficoltà di attirare le nuove generazioni d‟italo - discendenti verso l‟Italia, ma rende davvero difficile affrontare in modo concreto il tema del loro scarso attaccamento alla «madrepatria»14. Le giovani generazioni non sono affascinate dal vecchio associazionismo di stampo locale e - pur essendo legate alle loro radici italiane - svolgono un ruolo attivo nel Paese di nascita e di residenza, al quale si sentono di appartenere per cultura, lingua e tradizioni. Sarebbe auspicabile che le istituzioni italiane s‟impegnassero nella costruzioni di reti di contatto concrete con queste generazioni, capaci di affiancare alla rappresentazione nostalgica dell‟Italia, un dialogo politico ed economico, basato su una comune base culturale e linguistica. L‟incontro tra i «connazionali», nati e vissuti in Argentina, e quelli residenti in Italia potrebbe risultare propositivo solamente se chi dialoga possiede una conoscenza reale delle motivazioni e delle aspettative del proprio interlocutore.

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Su questo tema è possibile trovare alcuni spunti interessanti in: E. Franzina, Una patria espatriata … op. cit.; Id, L’America gringa … op. cit., pp. 222-253.

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ii. «Cittadini di questa nostra Argentina»15

L‟attuale solida presenza di leonfortesi in Argentina è confermata dai dati Aire del Comune di Leonforte, che conferiscono al Paese platense il primo posto su scala extraeuropea per numero di residenti leonfortesi e il secondo – dopo la Germania – in ambito generale16. (Tabelle 28 e 29)

15 Intervista ad Alfredo Maccarone, discendente di seconda generazione, registrata a

Buenos Aires il 4 novembre 2009. La traduzione dallo spagnolo è nostra

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Comune di Leonforte, Affari Generali e Personale, Ufficio anagrafe, Registro AIRE, aggiornato al 10 aprile 2009.

TABELLA 28: leonfortesi residenti all‟estero: Paesi Extracomunitari Argentina 1373 Arabia Saudita 3 Australia 22 Brasile 195 Canada 4 Cile 1 Costarica 5 El Salvador 2 Giappone 2 Marocco 1 Messico 1 Myanmar 1 Paraguay 19 USA 45 Venezuela 3

Fonte: Comune di Leonforte, Affari Generali e Personale, Ufficio anagrafe, Registro AIRE, aggiornato al 10 aprile 2009.

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182 TABELLA 29: leonfortesi residenti all‟estero: Paesi

Comunitari Belgio 554 Danimarca 5 Francia 287 Germania 1388 Grecia 11 Malta 1 Paesi Bassi 74 Portogallo 2 Regno Unito 54 Spagna 87

Svizzera (equiparata ai Paesi europei con Decr. Leg.vo n. 30/2007)

558

Fonte: Comune di Leonforte, Affari Generali e Personale, Ufficio anagrafe, Registro AIRE, aggiornato al 10 aprile 2009.

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183 I dati Aire confermerebbero, quindi, l‟Argentina sia come una delle destinazioni storiche dei flussi migratori da Leonforte e sia come Paese in cui – dato l‟elevato numero di concittadini – l‟attaccamento al luogo d‟origine sarebbe particolarmente marcato.

Il percorso e le analisi storiche, presentate fino a questo punto del lavoro, consentono di pronunciarsi a favore dell‟attendibilità della prima delle due conclusioni, mentre dicono molto poco sull‟affidabilità della seconda deduzione. Questa necessiterebbe, infatti, di riflessioni che – a partire dalla storia stessa di questa comunità emigrata17 – si sforzassero di conoscere le situazioni reali che si celano dietro ai numeri. A questo proposito, è apparso vantaggioso utilizzare il metodo dell‟intervista diretta e provare anche a interpretare le motivazioni insite nelle tante lettere che ogni anno arrivano, al Comune di Leonforte, dall‟Argentina. Da entrambe le fonti emerge l‟esistenza di un legame quantomeno ambiguo tra gli emigrati - e i loro discendenti - e l‟Italia, dato che questo attaccamento convive con altre appartenenza sviluppate nel tempo, in stretta relazione al processo d‟integrazione nel Paese di residenza. Una prima differenza, in questo senso deve essere fatta, quindi, tra coloro che sono nati in Italia e i discendenti, nati e cresciuti in Argentina.

Come spiega efficacemente la professoressa Laura Moro18, negli emigrati di prima generazione:

C’è un sentimento comune che unisce inconsapevolmente tutti noi, che per diverse ragioni, siamo emigrati, formato da infinite paure e dall’assoluta esigenza di superarle che ci accompagna di giorno in

17 Contrariamente a quanti sostengono di poter affrontare il tema dell‟emigrazione di

ritorno sganciandolo da un’ottica prevalentemente storica per aprirsi all’attualità di questo fenomeno sempre più interessante dal punto di vista sociale e storico, cit. in: D.Licata, Gli italiani all’estero nel mondo globalizzato di oggi e di domani, in Presentazione IV Rapporto Migrantes Italiani nel Mondo 2009, Roma, 19 novembre 2009, p. 2.

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Laura Moro emigrò dal Piemonte a Paraná nel immediato secondo dopoguerra. Qui, compì gli studi secondari e intraprese la carriera dell‟insegnamento. Attualmente cura le relazioni tra l‟Italia e l‟Argentina per la «Universidad Autonoma de Entre Ríos», UADER, con sede a Paraná e presiede, dal 2003, il FORO delle donne piemontesi in Argentina. Il suo impegno per la difesa e la diffusione della cultura e della lingua italiana si è posto, nel tempo, al di là degli esclusivi interessi del mondo associazionistico su scala locale, portandola a ricoprire ruoli di responsabilità all‟interno della Società Italiana di Paraná e avvicinandola anche alla grossa comunità di origine leonfortese residente nella città; da qui il riconoscimento della cittadinanza onoraria leonfortese avvenuto nel 1999.

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giorno: paura di perdere le strutture sociali, familiari e personali che costituiscono la nostra sicurezza, di perdere le nostre radici, la patria, gli affetti … il pericolo di cadere vittime della nostalgia … Un altro sentimento che ci unisce è il bisogno di inserirci nel migliore dei modi nel nuovo contesto, per agevolare quel duro e difficile processo di «trapianto» che è stato comune a tutti noi, migranti italiani […] Abbiamo dovuto essere capaci di trasformarci, e di seguire la nostra strada in un contesto nuovo, difficile, diverso, guidati da sogni e da speranze ricavate dal più profondo del nostro essere. Il bisogno di ricostruire il nostro proprio mondo interno, frazionato e disgregato si sente imperiosamente, e così siamo diventati soggetti della nostra storia, superando tutte le penurie, vincendo gli ostacoli, rompendo esternamente tutti quei vincoli affettivi che potevano costituire una debolezza ed ergendoci ad artefici del nostro destino, di quello della nostra famiglia e marcando inoltre in modo definitivo anche il destino della patria di accoglienza. L’idea e l’immagine della cara patria perduta non svanisce mai; essa vive nel nostro mondo interno, e le nostre fantasie coscienti o incoscienti, ci riavvicinano sempre a un ideale incontro con l’Italia amata, in modo tale che essa diventa l’oggetto di tutti i nostri desideri19. Il rapporto degli emigrati con l‟Italia è intriso di nostalgia e, spesso, legato ad un‟immagine distorta del paese natale, rimasta fedele alla realtà che esisteva all‟epoca dell‟emigrazione. L‟idea di un paese arretrato e fuori dal tempo è così radicata che la scoperta dei progressi vissuti, nel tempo, dallo stesso luogo è vissuta dai più come un‟autentica sorpresa:

Le scrivo queste poche righe di lettera, per ringraziare a Lei e al Signore Sindaco per i due giornali che me avete mandato prima […] Non potete immaginare l’allegria che tengo a vedere come il nuestro paese a progresato […] Signore vorrei sapere quanta abbienti tiene Leonforte, in questo momento, si la stazione di treno sta sempre, e del campo sportivo, si hanno fatto case, perché quando io stava lì non aveva niente20.

19 L. Moro, Postfazione, in M. Tirabassi, I motori … op. cit., pp. 197-198. 20

Lettera di Angelo Scasserra, emigrato in Argentina nel secondo dopoguerra, in Lettere degli emigrati, in “Il Giornale di Leonforte”, anno 1, n. 2, luglio 2005.

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185 Per coloro che sono emigrati molto giovani, o per i nati in Argentina che riescono a «rientrare»21 a Leonforte, solo il contatto diretto con questa realtà completamente diversa riesce ad infrangere, d‟improvviso, quel mondo immaginario creato dai racconti dei genitori e alimentato, nel tempo, dalle fantasie:

En mis documentos siempre leía «nacido en Leonforte, Provincia di Catania (hoy provincia de Enna), Sicilia - Italia». Esto siempre fue una incognita, no tenía la menor idea de donde quedaba ni como sería aquella ciudad. Cuando fui grande que empecé a razonar traté de averiguarlo pero mi padre lamentablemente ya no estaba, y cuando encontraba un mapa la buscaba pero todo fue inútil. En las oportunidades que tuve de ver en algunas revistas o películas esos pueblito de montaña con casas esparcidas entre las rocas y callejuelas serpenteantes y pastores arreando sus ovejas y cabras, yo los asociaba a Leonforte y asi imaginaba que sería igual. Realmente fue una incógnita. Habían pasado 70 años de aquel día de nuestra partida del pueblo que nos vió nacer, cuando como en un cuento, apareció en mi casa un vecino que había estado a Leonforte al tiempo que me entregó una pequeña fotografía algo ilegible: «Soy tu tío Gaspare Rindone, escribime» y la dirección algo ilegible. La alegría que nos produjo fue increible. Era un hermano de mi madre. No lo podía creer.

A los pocos días le escribí pero no tuve respuesta (tal vez no llegó la correspondencia). Luego de unos meses insistí y esta vez recibí la contestación esperada. Fue maravilloso. A partir de allí cada carta llevaba o traía postales, fotografías de familiares y hasta recibí un folleto de turismo de la comuna de Leonforte con una vista panorámica de la “ciudad vieja” ubicada en la pendiente de una montaña. Allí puede tener la respuesta aproximada que en tantos años habia buscado, pero ¿y la ciudad nueva? Me pasaba largas horas mirando el folleto de turismo tratando de adivinar cuál de esas casas sería la mía pero no

21 Dal momento che la cittadinanza per« ius sanguinis» rende italiani anche coloro che

non sono mai stati in Italia, si utilizza il termine «ritorno» sia per gli emigrati di prima generazione e sia per i discendenti. Su questo tema cfr.: A. Bernasconi , “..luego de 35 días …op. cit. p. 121.

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encontraba respuesta. Poco tiempo después recibí una nueva sorpresa: otro hermano de mi madre me escribió y se vino a conoscernos. Luego hizo otro viaje, esta vez en compañía de su esposa. Ellos si bien me trajeron nuevos conocimientos, dejaron algunos puntos abscuros pero me dieron la posibilidad de conocer personalmente mi tierra gracias a su generosidad que se concretó en mayo de 1989 cuando conjuntamente con mi esposa viajamos. Me sentía como el príncipe de un cuento. Pude conocer mi patria, el norte de Italia y ciudades como Milán, Génova, Pisa, Venecia, Como y sus meravillosos lagos además de lugares com el mar de la Liguria, mar Tirreno, cordillera de los Apeninos y la de los Alpes ... ¡Al fin Leonforte!

Había vuelto a la tierra que me vió nacer. Todo fue como un sueño hecho realidad. Todo era distinto a lo que tantos años había imaginado. Leonforte es una ciudad pequeña pero moderna, no estaban los imaginados pastores arreando sus rebaños y en lugar de mulas cargadas econcontré automóviles modernos y una población culta, amable y cálida.

Estuve 12 dias allí, lo recorrí todo, lo averigué y estudié todo, traje libros de historia y todo tipo de material cultural. Mi intención era hacer algo para contar y mostrar a los Leonforteses de Paraná22.

Se, per un verso, il ritorno in Italia è sempre emozionante, dato che il legame è quasi esclusivamente di tipo affettivo e nostalgico, per un altro verso, i viaggi verso il paese natale sono spesso vissuti come parentesi nella vita dell‟emigrato, che si svolge - e continuerà a svolgersi - nel luogo di residenza, al quale questi si sente profondamente e orgogliosamente legato, tanto da far coincidere la sua dignità personale con quello che è riuscito a costruire in Argentina:

Se comincio a ricordare che sono partito da Leonforte all’età di sette anni e che ho vissuto di quei pochi ricordi e di quelli dei miei genitori, ammetto che quasi mi manca la parola, poiché vengo colto da un’emozione indescrivibile. Debbo dire senza presunzione che mi sono ritagliato uno spazio davvero soddisfacente, non solo per quanto

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F. Maccarone, Leonforte tierra de nuestros abuelos, Assoro, Edizioni Novagraf, 2000, cit. pp. 43-44.

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riguarda il lavoro, ma anche e soprattutto nella società de La Plata, una città di circa un milione di abitanti, dove risiedo da circa 58 anni e che è la mia città23.

In alcune occasioni è proprio il ritorno a Leonforte a sviluppare la consapevolezza del forte attaccamento che gli emigrati hanno con il Paese che li accolti e, nel quale hanno costruito la loro vita professionale e affettiva, tanto da sentirsi, in Italia, «stranieri nella propria terra»:

Quando io sono ritornato a Leonforte mi sentivo estraneo nella mia terra perché quando sono emigrato conoscevo tutti; ritornato invece non conoscevo più nessuno, li guardavo per la strada e non li riconoscevo e non ero a mio agio nemmeno tra quei posti! Si, proprio un estraneo nella mia terra, perché poi uno qui si abitua, io la mia vita me la sono ricostruita qua a forza di sacrifici. In fin dei conti e nonostante tutti i sacrifici che ho fatto sono contento di essere venuto in Argentina, questa è la mia terra; in Argentina non mi sento un estraneo. Mi sono anche nazionalizzato non solo per motivi di lavoro, ma perché ho sempre pensato che se non fossi stato cittadino non avrei avuto il diritto di parlare di politica, di partecipare alla vita di questo paese. Amo l’Italia, ma sono argentino24!

L‟Italia rappresenta per la maggioranza degli emigrati di prima generazione il legame con il passato, coi ricordi d‟infanzia e con i genitori che parlavano una lingua diversa e raccontavano di posti e luoghi sconosciuti:

Sabés mamá, sabés papá, he estado en nuestra querida Leonforte; no se imaginan cuánta alegría. Conocí aquella tierra que nos vió nacer y que un día, por cosas de la vida, tumivos que dejar ... ¡Cómo me hubiera gustado compartir con ustedes tanta emoción! Aunque sé que desde el cielo me estarían mirando.

Vi tu casa mamá, aquella de la «Via Roma» ¿la recuerdas? Acaricié sus paredes y me parecía que te acariciaba a vos mamá, si hasta me paracía verte asomada al balcón. También conocí la tuya papá, la conocí por

23 Lettera di Gianni Ferro, emigrato a La Plata nel 1950, in Lettere degli emigrati, in “Il

Giornale di Leonforte”, anno 4, n. 1, marzo 2008.

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dentro, la recorrí toda ... el comedor, la cocina ¿vos sabés papá? El horno todavía está allí adentro; si habrás comido pan amasado por la abuela.

Parecía que el tiempo non había pasado. En la «Via Nicoletti» encontré la casa en que me trajeron al mundo, no lo podía creer, todo esaba allí. Caminé unos pasos y de pronto me encontré con el precipizio que rodea la ciudad; allá abajo podía ver la «Campagna», los olivares, los viñedos, los trigales ... Trataba de advinar cúales serían tus tierras, si hasta me imaginaba verte trabajando papá ...

Lo conocí todo: la «Chiesa Madre», el palacio Branciforti, la «Granfonte», todo, todo ... Lo más hermoso fue conocer a tus «fratelli» mamá, de recordarlo se me llenan los ojos de lágrimas.

Fueron días increíbles; quisiera continuar pero no puedo, aunque no importa, tal vez cuando estemos juntos se los pueda seguir contando25.

Ma dall‟Italia si rivendica la propria autonomia linguistica, culturale, politica e raramente questo amore nostalgico è accompagnato da un interesse attivo per le vicende della «madrepatria» o dal dinamismo e dalla vivacità con cui si partecipa agli avvenimenti del Paese d‟accoglienza.

Il senso di appartenenza alla patria argentina è molto più profondo tra i discendenti che, a differenza delle prime generazioni, non hanno vissuto le difficoltà legate all‟espatrio e all‟integrazione nella nuova società. Il loro rapporto con l‟Italia è mediato dai racconti, dai canti e dalle tradizioni – alimentari in testa – trasmessesi in ambito familiare e che generano differenti legami con le origini dei propri avi.

Per i discendenti, l‟essere emigrato non è più una condizione vissuta in prima persona, ma rappresenta una contingenza, alla quale prima o poi bisogna rapportarsi, se non altro per cercare di comprendere la storia, la lingua e le abitudini dei propri genitori. La scoperta delle radici avviene secondo modalità, percorsi e motivazioni differenti, a seconda della generazione d‟appartenenza e del rapporto che si ha, o si è avuto, con l‟emigrante di prima generazione.

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189 A volte lo sforzo di conoscenza nasce solamente in età adulta, per rimediare allo scarso interesse dimostrato nel passato per la propria storia familiare:

Crecí en el seno de una familia numerosa, en la que se incluían tíos solteros y los abuelos paternos. Estos últimos eran italianos, sicilianos, de Leonforte. Como hecho repetido y obligado, se escuchaban los relatos repetidos y nostalgiosos de la lejana tierra italiana de parte de mis abuelos, como también de su largo periplo en busca de horizontes en holgura económica. Yo los escuchaba o mejor dicho los oía sin precisar detalles y sin ninguna clase de interés para almacenarlos en mi memoria. Sólo retuve la idea de que eran inmigrantes italianos [...] Pienso que esto último produjo en mi un rechazo, un bloqueo psicológico hacia todo aquello que tuviera relación con lo «gringo». Yo quería acriollarme [...] No obstante lo dicho, yo siempre creí que sabía un sinnúmero de cosas y en realidad no era así. Me di cuenta de esa falencia cuando empecé a adquirir interés por aquello, en mi adultez. Cuando comencé a examinarme , a hacerme las preguntas: ¿Dónde está Leonforte? ¿En qué fecha y cómo vinieron mis abuelos?etc, etc, etc. ¡Qué tremendo vacío había en mi! Para colmo de males busqué a mi alrededor y los que tenían las respuesta, los seres queridos, ya no estaban. La vida me los había arrebatado. ¡Qué tremenda pena! Una gigante mano me oprimía el corazón26.

L‟interesse per l‟Italia, specialmente da parte delle seconde generazioni, nasce anche dalla necessità di colmare quei vuoti nella storia di famiglia – createsi ad esempio per la reticenza delle prime generazioni a parlare della loro esperienza migratoria – e proprio perché spesso rappresentano l‟unico modo per avvicinarsi al mondo dei genitori, mai realmente compreso e conosciuto:

Mio papà non parlava mai di Leonforte e l’unica volta che io l’ho sentito parlare della sua vita fu quando, già in agonia, iniziò a ricordare solamente le cose molto vecchie, dimenticando quelle più recenti. Fu ascoltandolo in quei momenti che compresi davvero che non avevo mai

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conosciuto veramente mio papà e la sua storia. Fu dopo aver ascoltato questa storia che mi avvicinai alle associazioni di discendenti siciliani e leonfortesi, alla ricerca di tutto quello che mi ero persa di mio padre27

Per coloro che, invece, hanno vissuto in maniera serena la loro condizione di discendenti e il rapporto con le prime generazioni, la ricerca delle proprie radici risponde principalmente a motivazioni di natura intima, dato che l‟Italia rappresenta un modo per mantenere in vita un legame forte con le prime generazioni, ormai scomparse:

Vorrei tanto saperne di più sulle mie origini, le radici della mia famiglia e, soprattutto, dei miei nonni Antonio e Serafina. Giacché vorrei fare un viaggio a Leonforte, il paese natale di mia madre e approfittare così per conoscere qualche familiare diretto che potrebbe raccontarmi tutto per soddisfare questa mia esigenza che è tutta di natura affettiva28.

Nelle generazioni più giovani spesso, tuttavia, la ricerca delle proprie origini rimane esclusivamente di natura sentimentale, anche quando essa è certificata dall‟ottenimento della cittadinanza. L‟Italia rimane solamente la patria degli antenati - a cui pensare con affetto – ma il suo passaporto è per i più un modo per entrare con maggiore facilità in un qualsiasi altro Paese del mondo – come gli Stati Uniti d‟America – o dell‟Unione Europea come la Spagna, preferita all‟Italia per questioni di affinità culturali e linguistiche con l‟Argentina:

Grazie per inviare il Giornale di Leonforte. Io voglio pure informazione sopra lavoro, industria, popolazione etc.. Sono nipote di un leonfortese che emigrare in Argentina (Serafino Pagano). Io vivo in il nord di Espagna. Sempre tengo la speranza di conoscere la terra di il mio nonno. Poco a poco studio italiano, si è possibilità di parlare con altro argentino y che me conta come se vive lì29.

Vi è poi la particolarità - tutta siciliana - di essere al contempo terra di emigrazione, specie giovanile, e porta d‟ingresso provvisoria

27 Intervista a Nora Catì, cit.

28 Lettera di Enrique José Munafo, discendente di terza generazione, in Lettere degli

emigrati, in “Il Giornale di Leonforte”, anno 4, n.1, marzo 2008.

29

Lettera di Lucio Martin Pagano, discendente di terza generazione in Lettere degli emigrati, in “Il Giornale di Leonforte”, anno 3, n. 2, giugno 2007.

(17)

191 dell‟immigrazione in Europa dal sud del mondo. Questo fenomeno30

– che meriterebbe attenzione e studi più approfonditi – coinvolge anche quei discendenti di leonfortesi in Argentina che, pur decidendo di «ritornare» in Italia, preferiscono stabilirsi nelle regioni del nord per avere maggiori opportunità di lavoro e di realizzazione, relegando il paese natale degli antenati, ancora una volta, esclusivamente nel mondo affettivo e nostalgico dei ricordi:

Cari Staff e Sindaco leonfortese, sono Paola Salamone, la ragazza che vi ha domandato il cambio d’indirizzo. Ho trenta anni e doppia cittadinanza, anche mia mamma e mia sorella (italo – argentina dovuto ai miei bisnonni). Ho studiato in Argentina canto (Opera), ma ho avuto perfezioni qua. Mi sono trovata bene. Sono venuta per imparare in un conservatorio italiano, porto nel sangue la musica creata per voi italiani. Ho ricevuto con gioia il giornale che mi avete inviato a Castelfranco … come avevo chiesto. Che velocità! Soprattutto al leggere il articolo del Signor Salamone! Non posso credere… leggere il nostro cognome insieme nello stesso quotidiano!!! Mi fate pensare più in mio origine, mia famiglia. Avrei io adesso famiglia che non conosco? Grazie dal mio cuore per farmi ricevere al mio nuovo indirizzo veneto. Però veramente vorrei che arrivassi il giorno per conoscere Leonforte, la città dei miei “bisnonni”. Piangerò al essere in quella Leonforte che ancora non conosco. Dicono che tutta Italia è bella … quindi devo visitarvi la giù31.

Per le generazioni più giovani la cittadinanza italiana sembra avere, quindi, un valore quasi esclusivamente sentimentale - sotto il profilo intimo e dei legami familiari - ed è una sorta di capitale da potere investire per un futuro lontano dall‟Argentina e dalla sua negativa congiuntura politica, sociale ed economica. Probabilmente, sulla decisione dei giovani discendenti di guardare a Paesi diversi dall‟Italia

30 Per un approfondimento delle tematiche relative all‟attuale emigrazione italiana

all‟estero, a quella interna e all‟immigrazione in Italia, si possono trovare degli utili spunti di partenza in: P.Bevilacqua, A. De Clementi, E.Franzina (a cura di), Storia dell'emigrazione italiana, Vol. 1, Partenze, e Vol. 2, Arrivi, op. cit.; P. Corti, M.Sanfilippo, (a cura di), Migrazioni, Storia d’Italia, Annale 24, op. cit.; M. Tirabassi (a cura di), Atti del convegno internazionale «con gli occhi della globalizzazione. I nuovi studiosi e la ricerca sulle migrazioni italiane», Torino, Centro Altreitalie, 2007.

31

Lettera di Paola Salamone, discendente di terza generazione, in Lettere degli emigrati, in “Il Giornale di Leonforte”, anno 2, n. 1, Marzo 2006.

(18)

192 pesa la scarsa incisività della politica estera italiana, che non è riuscita produrre sforzi innovativi e capaci di creare un incontro reale tra queste generazioni e l‟economia, la politica e la cultura italiana. In questo campo molto si potrebbe fare a partire, ad esempio, dal coinvolgimento delle Università, guardate con ammirazione e prese a riferimento da molti giovani leonfortesi d‟Argentina:

Mi piacerebbe poter continuare i miei studi in Italia. Il mio campo è quello dell’ingegneria e gli italiani sono tra i migliori al mondo! Sarei curiosa di vedere come s’insegna nelle vostre università, capire che differenza c’è con il nostro mondo universitario e visitare Roma, Napoli, Firenze e ovviamente Leonforte32!

Lontani dal tradizionale mondo associazionistico di stampo locale, le nuove generazioni – come in qualsiasi altra parte del mondo – non si ritrovano più nei parametri dei loro antenati e cercano nuovi modi di affermazione sociale e professionale. Pochi sono, ad esempio, i giovani discendenti di leonfortesi iscritti all‟ «Asociación Cultural y Recreativa Familias Sicilianas de Paraná», composta in prevalenza da leonfortesi di prima e seconda generazione e che – in modo apprezzabile, ma poco coinvolgente – è impegnata da decenni nella diffusione della storia e della cultura siciliana33. L‟associazionismo etnico - rifugio di molti emigrati leonfortesi nel passato - non coinvolge più i giovani discendenti che, non a caso, pochi anni fa avevano cercato di promuovere un‟associazione di «profesionales». Il tentativo, fallito per mancanza di fondi, è tuttavia indicativo dello iato che esiste tra il modo con cui l‟Italia guarda ai «connazionali all‟estero»34

e le attenzioni che invece gli italiani d‟Argentina vorrebbero dalla «madrepatria»:

32 Intervista a Lina Leiva, discendente di quarta generazione, registrata a Paraná il 21

settembre 2009. La Traduzione dallo spagnolo è nostra.

33

L‟Associazione è stata fondata 15 Marzo del 1988 e come si legge nello statuto: realiza diversas actividades institucionales, desde ayuda a los necesitados de la comunidad, tramitando la recolección y entrega bienes y útiles, como ropa al Hospital San Martín de la ciudad de Paraná, hasta el desarrollo de vínculos fraternales con comunidades como Leonforte en Sicilia y con diversas entidades, como la Federación Regional Siciliana del Litoral, haciendo acto de presencia cuando las circunstancia convocan a una institución solidaria, cultural y recreativa,

in: www.oocities.org/ar/familiassicilianasdeparana/asociaciondatos.htm

34

Su questi argomenti passim: E. Franzina, Una patria espatriata … op. cit.; Id, L’America gringa … op. cit.

(19)

193 Signori di Leonforte, sono molto contento del periodico che ricevo da

voi. Sono un uomo di 36 anni e mi considero italo argentino. Non conosco però adoro l’Italia e le sue usanze. Amo la sua lingua che studio fin da bambino. Gradirei mettermi in contatto con giovani leonfortesi della mia età per scambiare opinioni e informazioni sulle vostre attività di formazione e lavorative. Mi piacerebbe realizzare degli scambi perché anche noi possiamo continuare a tenere in piedi quel legame tra le nostre due terre creato tanti anni fa dai nostri nonni e che ha prodotto così tanti benefici sia per l’Italia che per l’Argentina. Tante grazie e spero di ricevere una sua risposta35.

Gli emigrati e i loro discendenti in Argentina sono cittadini del Paese che li ha accolti e al contempo sono accomunati da radici che, storicamente, riconducono all‟Italia. Questo passato comune si manifesta ad esempio: nelle abitudini alimentari; nell‟attaccamento a certe tradizioni; spesso nel possesso della doppia cittadinanza e raramente nella conoscenza della nostra storia e lingua.

I segni dell‟influenza italiana esistono e potrebbero costituire una base solida sulla quale costruire occasioni d‟incontro e di collaborazione attiva che riescano a far uscire la memoria dalle pieghe del ricordo intimo e nostalgico - in cui troppo spesso essa rimane relegata – per trasformarla in conoscenza, cultura, industria, consapevolezza sociale e civile dei cittadini residenti al di qua e al di là dell‟oceano:

Mio padre era siciliano, di Leonforte. Sono molto felice che lei sia venuta a parlare con me; dovremmo incrementare la conoscenza tra i nostri due popoli, questo ci aiuterebbe a non tagliare con le nostre radici e a diventare cittadini migliori di questa nostra Argentina36.

35 Lettera di Ferdinando Martin Priolo, discendente di terza generazione, in Lettere degli

emigrati, in “Il Giornale di Leonforte”, anno 2, n. 1, Marzo 2006.

Figura

TABELLA 28: leonfortesi residenti all‟estero:

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