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CAPITOLO PRIMO IL RENDICONTO FINANZIARIO

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Academic year: 2021

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CAPITOLO PRIMO

IL RENDICONTO FINANZIARIO

1.1 Cosa è il rendiconto finanziario

Il rendiconto finanziario è il principale prospetto di natura contabile in grado di evidenziare la dinamica finanziaria dell’azienda.

Esso cerca di fornire le informazioni che mancano dopo aver compilato i prospetti base del bilancio civilistico: lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico.

Il primo fornisce valori stock di determinate voci patrimoniali e finanziarie. Con il termine stock si indica la consistenza di una grandezza in un determinato momento. Il secondo, invece, consente di valutare la dinamica reddituale del periodo. Esso esprime dei valori flusso ma questi sono riferiti alla dinamica economica. In conclusione nessuno dei due prospetti è in grado di evidenziare quella che è la dinamica finanziaria dell’impresa.

Per poter capire appieno lo strumento del rendiconto è necessario introdurre un concetto fondamentale: quello del flusso finanziario.

Innanzitutto il flusso indica la variazione intervenuta in una determinata risorsa di riferimento. Il flusso finanziario è quindi la variazione intervenuta negli elementi di due stati patrimoniali successivi.

I flussi finanziari presentano delle caratteristiche peculiari.

Per prima cosa essi tengono conto non solo di entrate e uscite della gestione corrente, come avviene invece nel Conto Economico, ma anche i movimenti finanziari connessi a investimenti, disinvestimenti, aumenti e rimborsi di capitale, insomma ad operazioni che trovano un riflesso nello Stato Patrimoniale.

Il flusso finanziario è espressione dell’equilibrio finanziario cioè della

capacità dell’azienda di produrre delle entrate superiori alle uscite1.

1Potito,1980; Farneti, 1993; Caramiello, 1993; Marchi,Paolini e Quagli, 1995; Coda, 1996; Matacena e

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Alcuni autori ( ad esempio Sostero e Ferrarese2) ritengono che lo studio

del flusso finanziario possa far cogliere la capacità dell’azienda di autofinanziarsi. In sostanza con questo concetto si vuole indicare la capacità dell’azienda di produrre, tramite la gestione, risorse liquide da destinare poi a investimenti e rimborsi di passività. Tornerò su questo concetto più avanti.

Un'altra caratteristica dei flussi finanziari è che essi, rispetto ai flussi economici, presentano un maggior grado di oggettività. Si può pensare per esempio alla discrezionalità presente nelle voci come ammortamenti, svalutazioni che sono presenti nel conto economico. Nella prassi è molto enfatizzato questo aspetto, tanto che si arriva a dire che “il flusso di

cassa non mente”3. Bisogna però fare attenzione a questa affermazione.

Infatti le cosiddette pratiche di real earnings management e la rappresentazione di operazioni fittizie o l’occultamento di operazioni avvenute, che per lo più hanno riflessi su valori economici e patrimoniali, possono talvolta andare a creare delle alterazioni anche

nel rendiconto finanziario4.

Un altro aspetto dei flussi finanziari è che essi presentano segno negativo per le aziende in crescita. Infatti un’azienda che sta investendo si troverà ad avere flussi finanziari molto bassi o addirittura negativi. Infine i flussi finanziari sono soggetti, rispetto ai valori economici, a minori distorsioni dovute all’ inflazione. Possiamo pensare a tal proposito all’ ammortamento di un cespite. Esso viene effettuato sul valore storico del bene, ma passati alcuni anni esso può discostarsi molto dal valore corrente del cespite stesso.

I flussi finanziari che sono rappresentati nel rendiconto costituiscono fabbisogni e fonti di risorse finanziarie.

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Più specificamente Sostero e Ferrarese parlano di dinamica dell’equilibrio finanziario, “intesa come capacità dell’azienda di far fronte alle necessità di investimento, in attività - correnti e immobilizzate - e di rimborso di passività - per scadenze a breve e impegni correnti e di medio e lungo periodo - con convenienti mezzi finanziari messi a disposizione dalla gestione”(Sostero e Ferrarese, 2000, p.151).

3 Allegrini e Garzella,2000

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I fabbisogni rappresentano una diminuzione di risorse finanziarie che può derivare da:

- aumenti di attività (nuovi impieghi/investimenti)

- diminuzioni di passività (rimborsi di finanziamenti o debiti)

- diminuzione di patrimonio netto (distribuzione di utili/rimborsi capitale sociale, sostenimento dei costi).

Le fonti, invece, rappresentano un incremento di risorse finanziarie. Esso può derivare da:

- diminuzione di attività (smobilizzo di impieghi/disinvestimenti) - incremento di passività (nuovi finanziamenti)

- incremento del patrimonio netto (aumento capitale sociale, conseguimento di ricavi).

Dopo aver chiarito il concetto di flusso finanziario è necessario approfondire l’aspetto riguardante la risorsa di riferimento.

La risorsa di riferimento del rendiconto è l’aggregato in base al quale vengono rilevate le variazioni tra inizio e fine del periodo e indagate le cause di esse.

E’ bene precisare che l’aspetto più rilevante del rendiconto non è quello di individuare la differenza tra la risorsa stock di inizio e fine periodo (aspetto per altro desumibile con facilità dallo stato patrimoniale) bensì quella di illustrare le varie tipologie di variazione e le loro cause.

Le risorse finanziarie di riferimento possono essere: - disponibilità liquide (cassa e banche attive)

- disponibilità liquide nette (saldo di cassa e banche attive e passive) - capitale circolante netto

- capitale circolante netto operativo - posizione finanziaria netta a breve - posizione finanziaria netta

- margine di tesoreria

- liquidità totali (liquidità immediate e differite)

Gli aggregati più studiati in letteratura sono il capitale circolante netto e la liquidità.

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Per quanto riguarda il primo però negli ultimi anni si è ridotto il suo utilizzo poiché presenta due caratteristiche che ne limitano la capacità informativa in sede di valutazione delle performance aziendali.

Per prima cosa presenta al suo interno alcune voci che sono derivanti da processi di valutazione soggettivi. Ricordiamo infatti che il capitale circolante netto si ottiene quale differenza tra attivo e passivo corrente, quindi al suo interno contiene voci come crediti e rimanenze tutt’altro che oggettive.

Inoltre in sede di valutazione della solvibilità a brevissimo termine dell’impresa, l’utilizzo di questo aggregato ha una valenza informativa inferiore a quella della liquidità perché risente dei movimenti di grandezze finanziarie che non sono immediatamente utilizzabili come mezzi di pagamento. Per fare un esempio si pensi ad un incremento di capitale circolante nel periodo. Questo non significa necessariamente che l’azienda ha maggiore capacità di far fronte alle sue scadenze, poiché questo aumento può essere determinato da un aumento dei crediti e rimanenze mentre la liquidità, mezzo immediato disponibile per effettuare i pagamenti, può essere diminuita.

Per queste motivazioni, l’aggregato più utilizzato è la liquidità.

E’ opportuno precisare fin da ora che esso presenta diverse accezioni. Innanzitutto possiamo parlare di liquidità in senso ampio o stretto. Nel primo caso ci si riferisce al denaro e valori in cassa, depositi bancari e postali e titoli a brevissima scadenza.

Nel secondo caso invece si fa riferimento solamente al denaro e valori in cassa e depositi bancari e postali.

Inoltre l’altra differenza da evidenziare è tra liquidità lorda o netta. La prima considera solo le poste liquide attive mentre nel secondo caso si utilizzano anche le poste passive dei debiti verso banche per anticipazioni o scoperti di c/c.

Ultima precisazione da effettuare prima di proseguire con la trattazione riguarda la distinzione tra le diverse tipologie di variazioni finanziarie.

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10 Abbiamo infatti due alternative:

- variazioni di elementi che non sono compresi nella risorsa di riferimento e ne modificano però il valore: queste vengono definite cause esogene di variazione.

- variazioni di elementi compresi all’interno dell’aggregato che ne modificano la composizione: queste possono essere definite cause endogene di variazione.

Facciamo degli esempi per capire meglio il concetto.

Se la risorsa di riferimento adottata è la liquidità lorda in senso stretto (denaro e valori in cassa, assegni e depositi bancari e postali) il rimborso di un mutuo è una causa esogena di variazione perché ne modifica il valore complessivo mentre il versamento nel c/c di contanti e assegni costituisce una causa endogena che modifica la composizione dell’aggregato ma non il suo valore complessivo.

1.2 Classificazione dei flussi finanziari

Dopo aver illustrato la risorsa di riferimento da prendere in

considerazione per la costruzione del rendiconto5, le altre variabili da

considerare sono la forma contabile e la classificazione dei flussi finanziari.

La forma contabile che può essere utilizzata è a sezioni sovrapposte, contrapposte o in forma scalare.

I flussi finanziari invece possono essere classificati in base alle aree

gestionali dell’azienda.6

L’area caratteristica del rendiconto, accoglie i flussi di cassa che rappresentano l’equivalente monetario di costi e ricavi dell’area tipica dell’azienda, cioè l’area che rappresenta il suo core business. Possiamo ricordare per esempio le entrate da clienti, i pagamenti a fornitori, i pagamenti dei lavoratori e cosi’ via.

L’area extra-caratteristica o accessoria raccoglie i flussi finanziari legati a operazioni che hanno un carattere integrativo o accessorio rispetto

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Nel presente capitolo faremo riferimento alle disponibilità liquide nette (saldo di cassa e banche attive e passive).

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alla gestione tipica. Classici esempi sono gli affitti di beni non strumentali all’attività di impresa .

Nell’ area degli investimenti sono raccolti i flussi inerenti gli impieghi per nuovi investimenti in immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie e le fonti relative alla loro dismissione.

Nell’ area dei finanziamenti vi rientrano i flussi inerenti gli interessi attivi su conti correnti o quelli passivi su finanziamenti, quindi ciò che è inerente all’accensione/rimborso di finanziamenti a breve e a lungo termine.

Nell’ area soci sono riportati i flussi che portano a un aumento/diminuzione del patrimonio netto.

Infine nell’area straordinaria e tributaria rientrano le entrate e uscite legate a fatti estranei alla gestione non ricorrenti e i pagamenti per le imposte sul reddito.

Quindi è possibile costruire il rendiconto come sommatoria dei flussi generati dalle diverse aree.

A) cash flow caratteristico corrente

B) cash flow investimenti/disinvestimenti caratteristici C) cash flow da pagamento tfr e utilizzo fondi del passivo D) cash flow extra caratteristico

E) cash flow finanziamenti F) cash flow soci

G) cash flow gestione straordinaria H) cash flow imposte sui redditi I) cash flow globale

Entriamo adesso più nello specifico contenuto delle singole aree. Disponibilità liquide nette iniziali

+/- Cash flow globale (variazione complessiva delle disponibilità liquide nette)

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CASH FLOW CARATTERISTICO CORRENTE

Per determinare questo flusso bisogna fare alcune considerazioni:

A) La gestione corrente ( o ordinaria) comprende la gestione caratteristica, la gestione accessoria e la gestione finanziaria.

B) Nel conto economico civilistico i componenti di reddito della gestione accessoria non sono evidenziati separatamente rispetto a quelli della gestione caratteristica.

C) Vi sono alcuni componenti di reddito della gestione caratteristica che non hanno esito monetario.

Quindi effettuate queste considerazioni dobbiamo procedere per prima cosa a “depurare” i componenti della gestione caratteristica da quelli della gestione accessoria. Questi sono contenuti nelle voci A5 e B14 del conto economico civilistico. Nella prima, facente parte del valore della produzione, troviamo per esempio i fitti attivi da immobili non strumentali all’attività tipica d’impresa o le plusvalenze ordinarie da alienazione. Nella seconda, gli oneri per la gestione degli stessi immobili di cui sopra e le minusvalenze ordinarie da alienazione. Neutralizzati questi componenti giungiamo a determinare il reddito operativo della gestione caratteristica.

Successivamente dobbiamo andare ad individuare quei componenti che non hanno avuto esito monetario.

Essi possono essere suddivisi in tre macro categorie:

1) Componenti nati dagli assestamenti finali in base al principio di competenza economica. Possiamo ad esempio ricordare ammortamenti, svalutazione crediti, accantonamenti a fondi rischi e oneri etc.. Questi componenti sono accomunati dal fatto che al momento della loro rilevazione non hanno avuto come contropartita nessuna variazione di liquidità.

2) Le variazioni di rimanenze poiché rappresentano la compensazione fra le esistenze iniziali e le rimanenze finali nate come contropartite di costi sospesi dell’esercizio precedente e di costi sospesi dell’esercizio in chiusura.

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3) I componenti di reddito che hanno avuto come contropartita una voce diversa dalla liquidità. Per esempio le rivalutazioni di immobilizzazioni che nel bilancio hanno come contropartita il costo del bene rivalutato. Al termine di tutte queste operazioni possiamo determinare il cash flow caratteristico corrente. Per far questo possiamo seguire due metodi: il metodo diretto e quello indiretto.

Con il metodo diretto si vanno a considerare quelle voci che influiscono sul risultato economico a partire dai ricavi di vendita scartando quelle che, anche se hanno un impatto sul reddito dell’esercizio, non hanno rilevanza finanziaria (ammortamenti, accantonamenti etc..).

Il limite di questo metodo è che i costi e ricavi monetari sono la maggior parte dei componenti di reddito e quindi di conseguenza i calcoli che ne deriverebbero sarebbero molto lunghi e laboriosi.

Come alternativa può essere adottato il metodo indiretto. In questo caso il flusso di liquidità generato dalla gestione d’esercizio viene ottenuto rettificando l’utile netto o la perdita di quelle voci che non hanno generato o non hanno richiesto l’esborso di liquidità.

Potremmo per esempio partire dal risultato intermedio che troviamo nel conto economico A-B ( valore della produzione – costi della produzione) e rettificarlo con i componenti atipici e non monetari.

Per capire meglio forniamo di seguito uno schema di calcolo:

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Questo risultato non rappresenta ancora il cash flow caratteristico corrente, infatti esso deve essere rettificato con le variazioni intervenute nel capitale circolante netto operativo ( composto da rimanenze, crediti e debiti operativi), nel TFR e nei fondi rischi e oneri.

La variazione di capitale circolante netto della gestione reddituale caratteristica riveste un’importanza particolare. Infatti essa viene definita “cash flow potenziale della gestione caratteristica” e indica la ricchezza creata dalla gestione caratteristica che potrebbe essere convertita in utile spendibile per altre attività, ma che risulta temporaneamente impiegata in elementi che compongono il capitale circolante netto operativo dell’azienda.

In questo modo dal confronto tra queste due grandezze è possibile determinare la ricchezza che la gestione è in grado di generare e quanta parte di questa viene assorbita dal capitale circolante netto operativo. Per trovare il valore delle rimanenze, dei crediti e dei debiti possono essere utilizzati questi schemi:

RIMANENZE

(fonte: Allegrini, Giorgetti, Greco-2014 ) CREDITI

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DEBITI

(fonte: Allegrini, Giorgetti, Greco-2014 )

CASH FLOW EXTRA-CARATTERISTICO

I componenti di reddito dell’area extra-caratteristica non sono facili da reperire, poiché la loro indicazione non è richiesta in nota integrativa. Per questo motivo questa parte del rendiconto è definibile con sufficiente precisione solo da un analista interno.

Per prima cosa in questa area indichiamo i proventi e gli oneri derivanti dalla gestione extra-caratteristica.

Successivamente verranno indicati i componenti patrimoniali, quindi investimenti e disinvestimenti sempre attinenti questa gestione.

Gli investimenti extra-caratteristici possono essere individuati all’interno delle immobilizzazioni materiali e nelle attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni. Nel primo gruppo possiamo trovare immobili civili acquistati per uso speculativo o comunque non

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strumentali all’attività tipica d’impresa. Nel secondo troviamo invece partecipazioni o titoli di debito di altre società acquistati per un investimento temporaneo di liquidità e destinati alla vendita. Da discutere è invece l’inclusione in questa area delle immobilizzazioni finanziarie, come le partecipazioni in società controllate o prestiti a società collegate visto la natura strategica che rivestono all’ interno del patrimonio di funzionamento. Si può però dire che il loro contributo alla gestione caratteristica è alquanto indiretto quindi non è così scontata l’assegnazione a questa area.

Per quanto riguarda i disinvestimenti invece bisogna tenere in considerazione l’importo di minusvalenze e plusvalenze e di svalutazioni e rivalutazioni intervenute nell’anno. Sostanzialmente per rilevare i movimenti più significativi si può utilizzare questa relazione:

investimenti - disinvestimenti = valori di bilancio finali – valori di bilancio iniziali + ammortamenti + svalutazioni - rivalutazioni.

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(fonte: Allegrini, Giorgetti, Greco-2014 )

CASH FLOW DEGLI INVESTIMENTI

In questa sezione del rendiconto vengono inseriti i flussi monetari che derivano da acquisizioni o disinvestimenti di immobilizzazioni. Solitamente i movimenti intervenuti nelle immobilizzazioni devono essere dettagliati in nota integrativa. Qualora questo non fosse presente possiamo ricostruire i movimenti intervenuti con questa relazione:

investimenti - disinvestimenti = valori di bilancio finali - valori di bilancio iniziali + ammortamenti + svalutazioni - rivalutazioni di ripristino.

Da ricordare che dai disinvestimenti iscritti al loro valore contabile bisogna aggiungere e togliere le plusvalenze e minusvalenze per poter ricostruire in modo corretto i movimenti della liquidità.

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CASH FLOW DA PAGAMENTO TFR E UTILIZZO FONDI DEL PASSIVO

Anche per questa area le variazioni intervenute nel TFR e nei fondi del passivo dovrebbero essere chiaramente espresse in nota integrativa. Qualora non avessimo a disposizione queste informazioni questi valori possono essere ottenuti dalla seguente uguaglianza:

pagamento debito per TFR = debito per TFR finale - debito per TFR iniziale - quota TFR dell’esercizio.

Una relazione analoga può essere costruita per i fondi rischi e oneri: utilizzo fondi = fondi finali - fondi iniziali - accantonamenti dell’esercizio.

(fonte: Allegrini, Giorgetti, Greco-2014 )

CASH FLOW FINANZIAMENTI

In questa area sono riepilogati i movimenti di liquidità legati ai finanziamenti ottenuti e rimborsati. Per esempio vi troviamo le variazioni dei prestiti obbligazionari, dei debiti verso le banche, dei debiti verso altri finanziatori etc..

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(fonte: Allegrini, Giorgetti, Greco-2014 )

CASH FLOW SOCI

Questo flusso può essere ricostruito indagando i movimenti delle voci che compongono il patrimonio netto. Essi possono essere individuati nei seguenti:

- Conferimenti dei soci misurati da aumenti di capitale sociale e di riserva sovrapprezzo azioni.

- Versamenti dei soci in c/aumento capitale o a fondo perduto che come contropartita hanno la voce altre riserve.

- Rimborso di capitale ai soci che comporta una diminuzione di capitale sociale.

- Pagamento di utili ai soci.

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(fonte: Allegrini, Giorgetti, Greco-2014 )

CASH FLOW GESTIONE STRAORDINARIA

Per ricavare questo flusso bisogna effettuare la somma algebrica tra i componenti di reddito positivi e negativi iscritti nelle voci E20 (proventi straordinari) ed E21 (oneri straordinari) del conto economico.

E’ opportuno altresì ricordare che le minusvalenze e plusvalenze da alienazione sono già state considerate nel cash flow degli investimenti quindi non devono essere inserite in questa sezione onde evitare ripetizioni. Tralasciando questa unica eccezione tutte le altre voci straordinarie devono essere inserite anche se non hanno generato variazioni nella risorsa di riferimento perché rettificano movimenti non monetari inclusi in altre sezioni del rendiconto.

Per capire meglio possiamo pensare, ad esempio, al danno riportato da un immobile per un evento naturale. Questa, registrata come insussistenza passiva, pur non avendo generato variazione nella risorsa di riferimento, deve essere iscritta nel rendiconto con segno negativo per rettificare la diminuzione di valore dell’immobile iscritta nel cash flow degli investimenti con segno positivo.

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CASH FLOW IMPOSTE SUL REDDITO

In questa sezione non devono essere considerati tributi come IMU, tasse sui rifiuti etc… che sono già incluse nella voce oneri diversi di gestione e quindi già prese in considerazione nella parte del cash flow caratteristico o extra caratteristico.

E’ opportuno inoltre fare attenzione alle imposte anticipate e differite che nascono a causa di divergenze temporanee tra reddito civilistico e fiscale.

Le prime si hanno quando un costo di competenza dell’esercizio non concorre per intero alla formazione del reddito fiscale di quel periodo d’imposta. In questi casi la parte non deducibile immediatamente viene recuperata per quote negli esercizi successivi. Quando si presenta questa situazione l’azienda si trova a dover pagare imposte per un importo superiore a quello che avrebbe dovuto pagare rispettando il principio di competenza economica. Quindi abbiamo un aumento dei debiti tributari, sia per le imposte di competenza che per quelle anticipate e le imposte anticipate vanno a formare un credito tributario che sarà recuperato negli esercizi successivi.

Per trovare la parte di liquidità movimentata, per altro rappresentata dagli acconti, possiamo operare in questo modo:

acconti pagati = imposte di competenza + aumento debiti tributari - aumento crediti tributari.

Le imposte differite invece si formano quando un componente positivo di reddito, di competenza dell’esercizio, non concorre per intero alla formazione del reddito imponibile. In queste situazioni l’azienda deve pagare imposte per un importo inferiore rispetto a quello che avrebbe dovuto sostenere se si fosse rispettato il principio di competenza economica. Quindi avremmo che le imposte dovute al fisco aumentano i debiti tributari e quelle differite aumentano il fondo imposte. Anche in questo caso la componente monetaria può essere ricavata come segue:

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acconti pagati = imposte di competenza - aumento debiti tributari - aumento fondo per imposte.

(fonte: Allegrini, Giorgetti, Greco-2014)

Terminata l’analisi di tutte le aree, il prospetto di rendiconto che ne deriva avrà la forma seguente:

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1.3 Finalità e destinatari del rendiconto

Dopo avere illustrato lo strumento del rendiconto e le varie aree in cui si articola, risulta opportuno precisare quali sono le finalità di questo documento. Innanzitutto è bene ricordare che il rendiconto può presentare contenuti diversi a seconda dei destinatari. Sostanzialmente sono le esigenze informative dei destinatari che dettano i contenuti del documento stesso. Ponendoci in un ottica esterna possiamo qui riportare alcune finalità del documento illustrate dal principio contabile statunitense SFAS 95 che riprenderemo nel capitolo successivo:

- Valutare la capacità dell’ impresa di generare flussi di cassa positivi futuri

- Valutare la capacità dell’impresa di pagare debiti, erogare dividendi e soddisfare le esigenze legate al finanziamento esterno

- Valutare le ragioni delle differenze tra utile e flussi di cassa operativi - Valutare gli effetti sullo Stato Patrimoniale delle transazioni finanziarie

legate a investimenti e ai finanziamenti durante il periodo considerato. A queste può essere aggiunta un’altra finalità, cioè quella di consentire al lettore esterno di valutare i rischi finanziari dell’azienda da leggere insieme alle informazioni sul controllo e gestione di tali rischi.

Insieme alle finalità del rendiconto è opportuno inserire anche alcune considerazioni in merito ai motivi per cui ogni azienda dovrebbe calcolare il cash flow.

Nella letteratura essi sono stati riassunti nei seguenti punti:

- “cash is king!” Si sente spesso parlare, specialmente nel mondo anglosassone, di questo aspetto. Analizzando il mondo reale specialmente quello delle PMI possiamo notare che l’aspetto della liquidità, della moneta viene considerato di rilevante importanza. Ad esempio si sente spesso dire che un aumento di rimanenze, che dal punto di vista economico è un qualcosa di positivo, viene invece considerato dagli imprenditori una “passività” poiché è un entrata mancata, un immobilizzo di risorse finanziarie che non genera cassa. - “Il flusso di cassa non mente!” Questo assioma è già stato ricordato nel

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economico sono presenti valori soggetti a valutazioni discrezionali come svalutazioni, ammortamenti, accantonamenti, rimanenze…Queste sono grandezze che più facilmente si prestano a manovre per fare “politiche di bilancio” cosa che è più complessa da effettuare invece su valori come cassa o conto corrente. Da ricordare però che la cassa è un valore tendenzialmente oggettivo, cioè non è del tutto esente da “manovre” discrezionali.

- Il cash flow è uno strumento per il controllo finanziario della gestione in particolare della tesoreria.

- Il cash flow serve anche come strumento di comunicazione verso l’esterno.

- Infine il rendiconto consente di rispondere ad alcune domande per le quali la risposta non è sempre di facile individuazione. Alcune di esse possono essere quelle di seguito riportate:

- Perché nonostante la crescita del fatturato sta aumentando lo scoperto di conto corrente?

- Ho abbastanza soldi per rimborsare i prestiti bancari secondo le scadenze predeterminate senza compromettere l’equilibrio finanziario? - Posso prelevare soldi per esigenze personali e familiari?

- Ho abbastanza risorse da dedicare agli investimenti e allo sviluppo quantitativo e qualitativo dell’azienda?

A conclusione del presente capitolo è opportuno compiere brevemente alcune riflessioni sulla comunicazione economico-finanziaria e i destinatari di questa informazione visto che il rendiconto occupa un ruolo centrale all’interno di essa.

Secondo lo IASB l’informazione economico-finanziaria ha due compiti: a) consentire di valutare la capacità dell’impresa di generare flussi di cassa, i tempi di manifestazione e il livello di incertezza connesso.

b) rendicontare l’operato del management per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi, l’uso efficiente delle risorse e la salvaguardia del patrimonio aziendale.

Per lo IASB l’investitore è il modello su cui plasmare la comunicazione economico-finanziaria. Vengono poi individuate la varie categorie di

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utenti: conferenti capitale di rischio attuali e potenziali, conferenti

capitale di credito, fornitori, clienti, dipendenti, pubblica

amministrazione, collettività.

Il rendiconto finanziario inoltre riveste particolare importanza per le aziende quotate poiché la valutazione che compiono i mercati finanziari è molto influenzata dalla capacità dell’azienda di produrre flussi di cassa positivi.

Inoltre quest’ultima influenza anche il costo del capitale, ovvero il rendimento atteso dagli azionisti. Maggiore capacità di produrre flussi di cassa positivi è associata a un più basso costo del capitale.

Riferimenti

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