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5.2 C 4.1 P 11 L

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Academic year: 2021

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(1)

11 L

E

FRASI

COMPARATIVE

4.1 P

REMESSA

La frase comparativa è una subordinata che «esprime una comparazione rispetto ad un costituente della frase principale»1. Si è già visto nel paragrafo dedicato alla

subordinazione relativa, che questo non è l'unico mezzo di cui i parlanti dispongono per effettuare dei paragoni: sono infatti assai frequenti nel corpus sia i costrutti relativi, appositivi o restrittivi, del tipo come x che, sia le relative indipendenti introdotte dal pronome modale-comparativo come, parafrasabile con 'nel modo in cui'.2 Le

considerazioni che si effettueranno in questo paragrafo, sono dunque da integrare con quelle già svolte a proposito delle relative con valore di comparative.

La comparazione istituita tramite la frase comparativa, come afferma Agostini, può essere di tipo qualitativo o modale (ed è quella che Schwarze denomina comparazione

di analogia) oppure di tipo quantitativo, o di grado.3 Nel primo caso si danno due

sottotipi (l'analogia può essere affermata o negata), mentre nel secondo il rapporto quantitativo può essere di maggioranza, minoranza o uguaglianza.

5.2 C

OMPARAZIONE DI ANALOGIA

Le frasi comparative che istituiscono un'analogia con il contenuto della reggente hanno un andamento ascendente all'interno dell'opera.

Nel corpus ho individuato tre funzioni principali con cui questo tipo ricorre: un primo uso è quello per cui la comparativa crea una struttura simmetrica che è immagine della perfetta coerenza dell'operare divino; nei discorsi dei dannati e dei penitenti tale struttura mette in evidenza la perfetta corrispondenza tra l'atteggiamento avuto in terra dal parlante e la pena oltremondana:

(1)

gridò: «Qual io fui vivo, tal son morto. (If XIV 51)

1 Belletti, Adriana. Comparative. In: GGIC, vol. 2, P. 832. 2 Cfr. §§ 5.2.1.1., 5.2.1.2.5 e 5.2.2.

3 Cfr. Agostini, Francesco. Proposizioni subordinate, P. 395-396. Per la classificazione dei tipi di subordinata comparativa, Agostini si rifà allo studio di Christoph Schwarze Untersuchungen zum

(2)

(2)

Sì come l'occhio nostro non s'aderse in alto, fisso a le cose terrene, così giustizia qui a terra il merse. (Pg XIX 118-120)

Un secondo tipo di comparazione è quella che lega il contenuto proposizionale della principale e un'immagine tratta da un ambito diverso: in questi casi la comparativa apre una parentesi nel discorso che proietta l'ascoltatore in una nuova dimensione fantastica. Anche nei discorsi diretti può succedere, come accade frequentemente nelle parti diegetiche, che tali paragoni siano piuttosto ampi e che il limite tra protasi e apodosi del costrutto coincida con lo stacco della terzina. Si osservino alcuni esempi:

(3)

E come l'aere, quand' è ben pïorno, per l'altrui raggio che 'n sé si reflette, di diversi color diventa addorno; così l'aere vicin quivi si mette e in quella forma ch'è in lui suggella virtüalmente l'alma che ristette; (Pg XXV 91-96)

(4)

Qual si partio Ipolito d'Atene per la spietata e perfida noverca, tal di Fiorenza partir ti convene. (Pd XVII 46-48)

Come si può notare dai passi riportati, questi paragoni non sono mai esornativi, ma assolvono una fondamentale funzione chiarificatrice rispetto al primo termine di paragone.4

La similitudine tratta dal discorso di Stazio è essenziale per comprendere l'origine e le fattezze del corpo aereo: l'anima, che una volta scissa dal corpo mantiene tuttavia la

virtù di dar forma alle membra corporee, sprigiona nell'aria, come il sole, la sua potenza

generatrice, imprimendovi un'immagine che ha colori vividi come quelli dell'arcobaleno, tanto da generare l'illusione di avere una consistenza, essendo invece, proprio come l'arcobaleno, impalpabile ed evanescente.

Anche nelle parole di Cacciaguida, il paragone mitico non è dato semplicemente dal gusto della citazione dotta, ma ha invece una straordinaria valenza espressiva,

4 Le similitudini di Dante non sono parallele, ma concordanti; non devono adornare, ma chiarire; sono tratte dal concreto e devono condurre al concreto. (Auerbach, Eric. Studi su Dante. Milano, Feltrinelli, 1963, P. 139).

(3)

concentrando in tre versi un evento denso di significati per la vicenda individuale dell'uomo Dante. Attraverso il paragone con Ippolito, Dante proietta la propria storia individuale e quella della propria città, in una dimensione epica: Firenze, al pari della perfida matrigna Fedra, tradirà uno dei suoi cittadini più illustri e onesti, che, colpito da squallide calunnie, sarà costretto all'esilio. Tramite questa lapidaria terzina, Cacciaguida descrive un evento di grandissima drammaticità, la cui rappresentazione è affidata al potenziale evocativo della similitudine.

Un terzo tipo di comparazione per analogia è rappresentato da quelle frasi comparative che hanno una funzione metadiscorsiva: una subordinata introdotta da (sì) come o da secondo che «è però utilizzabile anche per una funzione di tipo testuale come l’introduzione di un commento incidentale del mittente, che può limitarsi a ‘mostrare’ se stesso con l’io, oppure rivolgersi al destinatario con la 2a persona sg. o pl., o ancora coinvolgerlo indirettamente col noi inclusivo»5. Un'altra funzione testuale, aggiungo

con Agostini, è quella di «commento al discorso, quando la comparativa indica la 'conformità' di quello che si sta dicendo a quanto è, è stato o sarà detto, scritto, visto, creduto, voluto, saputo (…) da chi parla o da altri, o a quanto avviene, o suole, o deve avvenire»6. Questo tipo di comparazione, ponendo in primo piano il parlante e

l'ascoltatore e il contesto extralinguistico che fa da sfondo ai dialoghi, è un espediente sintattico tipico dell'oralità. Si osservino alcuni esempi:

(5)

«Sì come tu da questa parte vedi lo bulicame che sempre si scema», disse 'l centauro, «voglio che tu credi che da quest' altra a più a più giù prema lo fondo suo, infin ch'el si raggiunge ove la tirannia convien che gema. (If XII 127-132)

(6)

Giù per li gradi de la scala santa discesi tanto sol per farti festa

col dire e con la luce che mi ammanta; né più amor mi fece esser più presta, ché più e tanto amor quinci sù ferve, sì come il fiammeggiar ti manifesta. (Pd XXI 64-69)

5 Mazzoleni, Marco. “Le congiunzioni subordinanti (sì) come e secondo che in italiano antico”. Cuadernos de Filología Italiana, 13, 2006, P. 20.

(4)

A livello formale, nel tipo di costrutto comparativo più diffuso (28 occorrenze) il legame tra i due membri è istituito tramite la correlazione di come e così o sì. Tale tipo si realizza con due modalità che, utilizzando una terminologia mutuata dalla descrizione dei rapporti consecutivi, si potrebbero definire debole e forte e che comportano anche una distinzione sul piano stilistico. Nel costrutto forte la subordinata, introdotta da

come, è prolettica rispetto alla reggente, la quale è introdotta dal correlativo (co)sì o lo

contiene:

(7)

E come 'l volger del ciel de la luna cuopre e discuopre i liti sanza posa,

così fa di Fiorenza la Fortuna:

(Pd XVII 82-84)

La presenza dell'elemento prolettico come, che rimane in sospeso, fa sì che si crei un legame logico più stretto tra i due membri del costrutto ed è spia di una maggiore pianificazione del discorso. La posizione obbligatoriamente prolettica della subordinata, inoltre, determina un effetto di enfasi espressiva sul secondo termine di paragone.

Nel modulo debole, invece, la subordinata, sempre catalettica, è collegata alla sovraordinata tramite un'unica locuzione congiuntiva (co)sì come, che rende meno stretto il legame di subordinazione ed è dunque un tratto sintattico più vicino ai modi del parlato:

(8)

Ma l'alta provedenza, che con Scipio difese a Roma la gloria del mondo, soccorrà tosto, sì com' io concipio; (Pd XXVII 61-63)

La locuzione congiuntiva sì come, inoltre, può comportare una sfumatura causale della comparativa, data l'ambivalenza dell'introduttore.7

In 7 occorrenze il costrutto comparativo si realizza tramite la correlazione

tale...quale, attestata sempre nella forma forte. In questi casi l'ordine dei due membri è

libero.

In 4 casi il costrutto comparativo ha anche valore ipotetico, quando la subordinata è

7 Cfr. Mazzoleni, Marco. “Le congiunzioni subordinanti (sì) come e secondo che in italiano antico”, P. 18-20.

(5)

introdotta da (pur) come (se). Dal punto di vista semantico queste subordinate sono utilizzate per ‘agganciare’ in modo analogico la proposizione espressa dalla sovraordinata ad una condizione che viene presentata come irreale, e risultano quindi sempre controfattuali, sia nel presente-futuro sia nel passato; dal punto di vista morfo-sintattico hanno il verbo al congiuntivo imperfetto o piuccheperfetto, e si trovano sempre e solo posposte alla loro sovraordinata:8

(9)

Dinne com' è che fai di te parete al sol, pur come tu non fossi ancora di morte intrato dentro da la rete».

(Pg XXVI 22-24)

5.4 C

OMPARAZIONE DI GRADO

In 43 occorrenze il costrutto comparativo esprime una comparazione di grado: 7 sono collocate nei discorsi dei dannati, 25 in quelli dei penitenti e 11 quelli dei beati. Rispetto alla comparazione qualitativa, quella quantitativa è meno rilevante dal punto di vista

stilistico e in generale nell'opera è meno diffusa di quella per analogia;9 tuttavia nel

corpus in esame i due tipi hanno hanno all'incirca lo stesso numero di occorrenze.

La maggior parte dei costrutti comparativi di grado (23 occorrenze) si realizza tramite i correlativi tanto...quanto, ed istituisce dunque una comparazione di uguaglianza. Anche in questo caso si possono individuare una forma forte e una debole, di cui riporto, nell'ordine, un esempio ciascuna:

(10)

ma esce di fontana salda e certa, che tanto dal voler di Dio riprende, quant' ella versa da due parti aperta. (Pg XXVIII 124-126)

(11)

quando n'apparve una montagna, bruna per la distanza, e parvemi alta tanto quanto veduta non avëa alcuna. (If XXVI 133-135)

8 Ivi, P. 16.

(6)

L'ordine dei due membri è libero e la prolessi pone in evidenza il contenuto della comparativa:

(12)

risponder: «Quanto fia lunga la festa di paradiso, tanto il nostro amore si raggerà dintorno cotal vesta. (Pd XIV 37-39)

Un effetto di enfasi espressiva si ha anche quando i due elementi correlativi sono rafforzati da più:

(13)

Vassi caggendo; e quant' ella più 'ngrossa,

tanto più trova di can farsi lupi

la maladetta e sventurata fossa. (Pg XIV 49-51)

In 3 casi una comparazione di grado è istituita tramite la correlazione come...così. Infatti «quando il costituente comparato è semanticamente graduabile, è possibile interpretare la frase subordinata come comparativa di uguaglianza quantitativa (…) anche se vengono impiegati i connettori tipici delle comparative di analogia (…)» (Mazzoleni 2003: 17). Propongo un esempio tra i casi che ho individuato:

(14)

Rispuosemi: «Così com' io t'amai nel mortal corpo, così t'amo sciolta: però m'arresto; ma tu perché vai?». (Pg II 88-90)

Se la maggioranza degli introduttori esprime una relazione quantitativa di uguaglianza, la disuguaglianza si dà solo in termini di relazione di maggioranza, mai di minoranza. Nel corpus si riscontrano 4 occorrenze in cui si ha una correlazione tra

meglio o maggiore nella sovraordinata e che nella subordinata, e 13 occorrenze della

correlazione più (aggettivo o avverbio) che, sia in costrutto forte che debole:

(15)

Ma più è 'l tempo già che i piè mi cossi e ch'i' son stato così sottosopra, ch'el non starà piantato coi piè rossi: (If XIX 79-81)

(16)

E per esser vivuto di là quando visse Virgilio, assentirei un sole

(7)

(Pg XXI 100-102)

Sfumature circostanziali sono assunte dalle relative appositive anche quando il predicato è all'indicativo: si riscontrano in particolare il valore causale, di cui si è già detto sopra, e quello comparativo:

(16)

e El si chiamò poi: e ciò convene, ché l'uso d'i mortali è come fronda in ramo, che sen va e altra vene. (Pd XXVI 136-138)

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