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Il 2015 ha segnato un momento di moderata crescita

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Academic year: 2022

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Dopo un triennio di recessione, nel 2015 il PIL italiano è tornato a crescere, anche se in misura inferiore alle aspettative.

0,1

1,0

0,3

0,8

1,3 1,0

5,4

0,9

1,6

2,6

Prodotto interno lordo Importazioni di beni e servizi

Consumi Investimenti fissi lordi Esportazioni di beni e servizi

Fonte: Istat Tassi di crescita reale, su base congiunturale e tendenziale, del PIL e delle sue voci nel quarto trimestre 2015

(variazioni percentuali) congiunturale tendenziale

I

L QUADRO AGGREGATO

I

l 2015 ha segnato un momento di moderata crescita per l’Italia, per la quale la Commissione Europea, nelle sue previsioni pubblicate a febbraio, stimava che il PIL si sarebbe attestato sullo 0,8%. Gli ultimi dati pubblicati da ISTAT - a valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati - rivelano tuttavia che la crescita del PIL italiano per il 2015 è dello 0,6% (tavola 1/A).

Le previsioni dei principali istituti di ricerca nazionali ed internazionali per il 2016 sono per una crescita più sostenuta - ma comunque al di sotto della media europea – pari ad oltre l’1% nel 2016 e a circa l’1,3% nel 2017 (tavola 2).

L’ultimo trimestre del 2015 si è caratterizzato per una crescita – sia su base tendenziale che congiunturale – di tutte le componenti del PIL.

Ad un aumento delle esportazioni di beni e servizi (+1,3% rispetto al terzo trimestre 2015 e +2,6% rispetto a ottobre - dicembre

2014) si è associato un lieve incremento della domanda interna (+0,4% congiunturale e +1%

tendenziale). Quest’ultima è stata soprattutto trainata dagli investimenti fissi lordi, anche se i consumi hanno fornito il loro contributo favorevole.

Con riferimento a tutto l’anno si evidenzia che i consumi sono aumentati dello 0,5%, comunque più dell’anno precedente, e si prevede un analogo trend per il 2016 con un incremento medio superiore ad un punto percentuale, per poi subire un nuovo calo nel 2017 a seguito di un probabile aumento dell’IVA.

Dai dati del 2015, inoltre emerge che le importazioni di beni e servizi sono cresciute del 5,8%

mentre le esportazioni in misura meno consistente (+4,1%). Anche gli investimenti fissi lordi hanno fatto registrare un seppur modesto segnale di ripresa (+0,6%), invertendo finalmente il trend negativo degli ultimi anni, sebbene in maniera insufficiente a compensare il deterioramento dello

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stock di capitale esistente, dovuto all’obsolescenza fisica e tecnologica. Conseguenza prima di ciò è la perdita di competitività dei nostri prodotti rispetto ai principali partner mondiali. A questo punto diventa opportuno considerare che, dopo la chiusura di molte imprese, quelle ancora attive stanno portando il grado di utilizzo degli impianti al suo livello massimo, grazie alla ripresa della domanda interna. Ciò sta ingenerando nuovi profitti e l’opportunità che gli stessi vengano reinvestiti nel rinnovamento degli impianti produttivi, del resto incoraggiato dalle agevolazioni al credito.

Il saldo della bilancia commerciale italiana nel 2015 resta positivo (45,2 miliardi di euro) nonostante l’andamento un po’ altalenante dell’export nella seconda metà dell’anno e l’incremento delle importazioni che hanno subito la spinta favorevole dell’aumento della domanda interna e dell’abbassamento dei prezzi delle materie prime. Quest’ultimo fattore ha, tra l’altro, inciso favorevolmente sulla bilancia commerciale, facendo sì che il peso delle importazioni non attaccasse eccessivamente il saldo, ma d’altro canto è andato ad intaccare la competitività dei nostri prodotti all’estero a favore delle economie emergenti, incidendo negativamente sul volume delle nostre esportazioni. Le esportazioni nette hanno, infatti, fornito per il 2015 un contributo negativo alla crescita (pari al -0,3% del PIL) e similmente potrebbe accadere anche nel 2016.

Elementi positivi restano la politica fiscale espansiva e le favorevoli condizioni di credito per imprese e famiglie, che sosterranno la ripresa negli investimenti, soprattutto in macchine e attrezzature, nonché nelle costruzioni non residenziali.

Resteranno benefici ancora per qualche anno gli effetti della riforma del mercato del lavoro e gli sgravi contributivi, che consentiranno di mantenere i livelli occupazionali e potenzialmente di vederli incrementare nel prossimo biennio; a tal proposito si rileva che il tasso di disoccupazione nel 2015 è stato dell’11,9%, in diminuzione rispetto al 12,7% del 2014.

Quanto all’inflazione, i bassi prezzi dei prodotti energetici e i bassi livelli salariali hanno fatto sì che nel 2015 si sia registrato un debolissimo 0,1%; anche nel 2016 resterà altrettanto debole (0,3%

secondo le previsione della Commissione Europea), per il persistere delle medesime condizioni congiunturali.

Come già precedentemente accennato, la tendenza positiva delle esportazioni italiane – in volume - di beni e servizi è proseguita anche lo scorso anno (+4,1%), anche se la nostra perfomance non è stata all’altezza di alcuni dei nostri competitors europei che hanno registrato risultati più brillanti.

Di converso va sottolineato come l’incremento relativo dell’export di beni e servizi dell’Italia sia stato migliore di importanti economie avanzate: gli Stati Uniti su tutti, ma anche Canada e Giappone (tavola 7).

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Lo scorso anno l’avanzo di parte corrente è ulteriormente progredito.

-20.000 -10.000 0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000

Merci Servizi Redditi primari Redditi secondari Conto

corrente Saldo di conto corrente - e delle diverse voci che lo compongono - dell'Italia (valori in milioni di euro)

2014 2015

Un altro risultato del 2015 da evidenziare è che, per la prima volta, il contributo delle nostre vendite di beni e servizi all’estero alla formazione del PIL ha superato la soglia del 30% e si prevede in ulteriore incremento – di circa un punto percentuale - per il prossimo biennio.

D

urante il 2015, il surplus di conto corrente, se confrontato con il 2014, ha conosciuto un’evoluzione di oltre 4,3 miliardi, attestandosi a +35,1 miliardi di euro. Elaborando i dati, diffusi dalla Banca d’Italia tramite la "Base Dati Statistica" (BDS), si evince che per la prima volta dal 1995 (anno da cui partono le serie storiche), il saldo ha superato la soglia dei 35 miliardi. Il precedente primato spettava al 1996 quando l’avanzo toccò i 34,4 miliardi di euro.

Le merci (espresse in termini fob – fob) hanno apportato il maggior

contributo al

raggiungimento di tale record: grazie ad un incremento dei crediti (+3,8%) di otto decimi di punto percentuale superiore a quella dei debiti, i conti con l’estero del comparto sono migliorati, infatti, di 4,4 miliardi.

Una perfomance positiva è stata realizzata anche dai servizi che hanno chiuso – anche se per poco - il 2015 in attivo dopo che il 2014 si era caratterizzato per un disavanzo di circa 1,3 miliardi di euro.

Il risultato positivo di questi ultimi è imputabile ad una crescita dei crediti (+4,4%) più marcata di quella dei debiti (+2,6%).

A fronte di ciò va rilevato l’ulteriore peggioramento – pari a circa 1,8 miliardi di euro - del passivo dei redditi primari1, attribuibile ad una contrazione dei crediti (-6,3%) più consistente rispetto di quella dei debiti (-3,4%).

1 I redditi primari rappresentano il compenso che spetta alle unità istituzionali per il loro contributo al processo di produzione o per la fornitura di attività finanziarie o per la locazione di risorse naturali.

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La dinamica registrata dall’export, durante lo scorso anno, evidenzia – ancora una volta – il contributo decisivo che il Made in Italy fornisce alla ricchezza nazionale.

-50 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

mld €

Fonte: Istat Andamento dell'interscambio commerciale italiano nel corso dell'ultimo decennio (valori in miliardi di euro)

export import saldi

Viceversa i redditi secondari2, nel corso del 2015, hanno – seppur lievemente – migliorato il pesante deficit che realizzano nei confronti dell’estero. Anche in questo caso sono stati i crediti (+3,5%), con una crescita superiore ai debiti (+1,2%), a giocare un ruolo fondamentale nel raggiungimento di tale risultato.

Nel suo più recente outlook di gennaio scorso, la Commissione Europea prevede che l’avanzo di parte corrente dell’Italia continuerà ad attestarsi ad oltre 35 miliardi di euro nel prossimo biennio 2016 – 2017, con un’incidenza sul PIL pari al 2,1% (tavola 4).

A

dicembre le vendite all’estero di prodotti italiani hanno conosciuto, rispetto all’analogo mese del 2014, un incremento del 3,4% al quale si è accompagnato un aumento, seppur di minore entità, degli acquisti (+3,1%). La bilancia commerciale italiana – a livello internazionale - ha chiuso lo scorso dicembre con un avanzo di 6 miliardi di euro, in aumento – se paragonata al corrispondente mese del 2014 – di 279 milioni.

Con riferimento all’intero anno, il 2015 si è caratterizzato per aver apportato ai nostri scambi con l’estero due ottimi risultati.

Il primo è che l’export italiano nel mondo, cresciuto del 3,8%, ha superato per la prima volta in assoluto la soglia dei 400 miliardi di euro, attestandosi a quota 413,9 miliardi.

Il secondo – conseguenza anche del primo – è che il saldo commerciale ha registrato un attivo di 45,2 miliardi di euro. Mai negli anni precedenti si era conseguito un avanzo così elevato. La performance migliore spettava infatti al 2014, quando l’anno si chiuse con una bilancia in surplus per 41,9 miliardi (tavola 5).

Come avviene ormai da febbraio 2015, anche a dicembre scorso le relazioni commerciali dell’Italia con l’Unione Europea hanno mostrato segnali di forte dinamicità: rispetto al corrispondente mese

2 Essi comprendono i trasferimenti correnti tra residenti e non residenti, cioè l’offerta di risorse reali o di attività finanziarie da parte di un’unità istituzionale residente a una non residente (e viceversa) senza una corrispondente contropartita economica.

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del 2014, infatti, sia l’export (+2,7%) che, ancor di più, l’import (+5,1%) hanno registrato tassi di crescita positivi.

Una dinamica simile si è riscontrata andando ad analizzare i dati concernenti l’intero anno. Nel corso del 2015, infatti, se da un lato le vendite di nostri prodotti nei paesi comunitari sono aumentate del 3,9%, dall’altro gli acquisti sono incrementati in misura più consistente (+5,8%). A fronte di ciò, quindi, si è registrato un ridimensionamento dei nostri conti con l’area UE.

Complessivamente, durante lo scorso anno, la nostra bilancia commerciale con l’Unione Europea ha segnato un avanzo di oltre 11,5 miliardi di euro, con una contrazione rispetto al 2014 di 3,4 miliardi.

Nel 2015, l’interscambio commerciale italiano con i Paesi extra UE, si è chiuso con delle note positive. A dicembre, infatti, sia le vendite che gli acquisti con l’area hanno registrato degli incrementi su base annua (cioè rispetto allo stesso mese dell’anno precedente) rispettivamente del 4,1% e dello 0,2%.

Il risultato più interessante è stato il consolidamento, come ormai avviene da febbraio dello scorso anno, dell’attivo della bilancia commerciale italiana. Nel mese di dicembre il saldo con i Paesi extra UE ha toccato il suo picco più positivo di sempre, superando per la prima volta la soglia dei 5,9 miliardi di euro.

In generale, considerando tutto il 2015, si evidenzia che i buoni risultati conseguiti durante gli ultimi due mesi dell’anno, uniti alle performance positive segnate tra febbraio e luglio, sono riusciti a più che controbilanciare i cali realizzati nel corso dei restanti mesi dell’anno: le vendite di nostri prodotti nei Paesi extra UE, pari a 186,6 miliardi di euro, hanno conosciuto infatti, rispetto al 2014, una crescita pari al 3,6%. Inoltre, la simultanea contrazione – seppur lieve - dell’import (-0,1%) ha portato il nostro saldo commerciale a chiudere il 2015 con un avanzo record di 33,7 miliardi di euro.

Dall’analisi dei dati di commercio estero – diffusi dall’Eurostat – emerge che, lo scorso anno, sia l’export che l’import dell’Unione Europea hanno realizzato tassi di crescita positivi. Se da un lato le esportazioni sono aumentate del 4,9%, dall’altro, tuttavia, le importazioni hanno registrato un’accelerazione un po’ meno consistente (+3,5%). L’attivo della bilancia commerciale, quindi, ha registrato un ampliamento, passando dagli 89,4 miliardi di euro del 2014 ai 154,3 miliardi dello scorso anno (tavola 3).

Ben 23 mercati comunitari - sui 28 totali - hanno chiuso il 2015 con incrementi dei propri flussi esportativi. Le performance migliori – in termini relativi - sono state realizzate da Irlanda, Cipro e Croazia, con tassi di crescita a doppia cifra, e da Regno Unito e Repubblica Ceca, con aumenti superiori all’8%. Invece, in termini assoluti, gli incrementi maggiori sono stati conseguiti dalla

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Germania, cresciuta in un anno di 73,3 miliardi di euro, dal Regno Unito, con un afflusso aggiuntivo di denaro dall’estero pari a oltre 34 miliardi, e dall’Irlanda e dalla Francia, con incrementi per entrambe nell’ordine dei 19 miliardi. In questa speciale classifica l’Italia, passata dai 398,9 miliardi di euro del 2014 ai 413,9 dello scorso anno, si posiziona al quinto posto.

-200 -150 -100 -50 0 50 100 150 200 250 300

Belgio Bulgaria Repubblica Ceca Danimarca Germania Estonia Irlanda Grecia Spagna Francia Croazia Italia Cipro Lettonia Lituania Lussemburgo Ungheria Malta Paesi Bassi Austria Polonia Portogallo Romania Slovenia Slovacchia Finlandia Svezia Regno Unito

Saldi commerciali dei Paesi dell'Unione Europea (valori in miliardi di euro)

2014 2015

Fonte: Eurostat

Anche, con riferimento all’import, nel 2015, una buona parte dei paesi aderenti all’U.E. (21 sui 28) ha conseguito incrementi dei propri acquisti dai mercati internazionali. Se in termini relativi Irlanda (+9,6%) e Repubblica Ceca (+9,1%) sono risultati i paesi con le accelerazioni più consistenti, in termini assoluti sono Regno Unito e Germania ad aver accresciuto in maggior misura le proprie importazioni, con aumenti pari rispettivamente, a 44,5 e 37,9 miliardi euro rispetto al 2014. Da porre in particolare risalto, inoltre, la ripresa della domanda estera italiana, che dopo un triennio caratterizzato da contrazioni dell’import, ha visto il 2015 chiudersi con un +3,3%.

Infine indicazioni confortanti arrivano anche dallo studio dei saldi commerciali dei 28 paesi U.E.

Innanzitutto va evidenziato che 22 mercati comunitari hanno – lo scorso anno – registrato avanzi della propria bilancia commerciale. Tra questi c’è l’Italia che, con il suo attivo record (+45,2 miliardi di euro), è risultata essere il terzo paese, dietro la Germania e i Paesi Bassi, con il surplus più ampio.

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