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Interrogativi riguardanti il virus Covid-19 e possibili vie da intraprendere per affrontarlo in modo adeguato 1

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28/08/2021

Interrogativi riguardanti il virus Covid-19 e possibili vie da intraprendere per affrontarlo in modo

adeguato

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INTRODUZIONE

In questo periodo la nostra attenzione è stata, e continua ad essere, particolarmente rivolta alla vicenda sanitaria eccezionale che da circa un anno stiamo vivendo in tutto il mondo, a motivo della pandemia in corso.

Quest’anno sono state numerose le opportunità per ascoltare, informarsi e maturare scelte in vista di preservare la salute propria e altrui, evitando il più possibile il rischio di essere contagiati e di contagiare tramite il virus chiamato dall’Organizzazione mondiale della sanità2: Covid-19.

Tuttavia, queste possibilità di informazione personale e pubblica non sono state prive di aspetti problematici. La dott.ssa Gismondo3, in uno dei suoi testi, rifacendosi all’O.M.S., afferma che questa istituzione ha valutato la modalità comunicativa assunta da diversi Paesi definendola tramite il termine

«infodemia»4, ossia, «pandemia delle informazioni». Come si è anticipato, questa situazione non è stata solo italiana ma anche altri paesi hanno seguito lo stesso schema adottato dall’Italia. È infatti possibile vedere come «le reti britanniche, americane, sudcoreane e australiane» hanno dedicato ogni spazio disponibile a diffondere il panico per la pandemia e criticare le istituzioni»5. Questo non ha portato solo «un’indigestione da troppo informazioni» ma «ad una vera intossicazione da notizie avariate»6. Anche Papa Francesco ha evidenziato come l’attuale contesto comunicativo porta con sé una vastità di sfide7. Egli infatti sottolinea come la rete sia oggi una risorsa ed una fonte di conoscenze e relazioni ma che comporta anche rischi per la ricerca e la condivisione di una informazione autentica8. Internet rappresenta di fatto sia una possibilità straordinaria per accedere al sapere ma nello stesso tempo anche

«uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali»9.

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Per questo motivo ho ritenuto importante cercare di approfondire alcuni aspetti riguardanti il fenomeno del virus Covid-19 e della gestione di questa pandemia.

Le riflessioni che seguiranno hanno l’intento principale di cercare di conoscere meglio questo fenomeno, che coinvolge da tempo la vita sociale del nostro Paese e del mondo intero. Intento mosso anche dall’esigenza evangelica che l’apostolo Paolo ricorda nella sua prima lettera ai Corinzi quando afferma:

«l’uomo spirituale giudica ogni cosa»10. Tramite queste parole l’apostolo invita a fare un buon uso dei carismi che lo Spirito Santo dona per il bene della comunità. In tal modo le seguenti riflessioni desiderano essere un aiuto per interpretare la situazione attuale ponendosi a servizio del vero bene di chiunque voglia approfondire i numerosi aspetti che tramite questo nuovo fenomeno ci interpellano.

Riguardo l’analisi delle principali tematiche esse seguiranno la seguente scansione:

In primo luogo verrà considerata la disinformazione ricevuta dai media e gli effetti che questi hanno sulla società (n° 1- 2); si vedrà poi il contributo che la Comunità cristiana può dare affinché vi sia una comunicazione connatata eticamente, evangelizzando tramite gli strumenti multimediali (n° 3). Si passerà poi alla considerazione del virus Covid-19, della sua contagiosità, pericolosità e letalità (n° 4-15); delle possibili terapie e della loro efficacia (n° 16-21).

Successivamente si rifletterà sulla sperimentazione tramite la vaccinazione di massa e sull’immunità di gregge, sulla sicurezza, sull’efficacia e sulle reazioni avverse al vaccino (n° 22-51). Questo porterà a considerare la legislazione italiana ed europea relativa al rapporto tra vaccinazioni e obblighi morali a cui è tenuto il cittadino e il credente (n° 52-61); rifacendoci ai valori proposti dalla bioetica personalista (n° 62). Essa facilita il risconoscimento dell’adeguatezza e dell’opportunità delle possibili alternative alla vaccinazione di massa (n° 63- 64), più sicure ed efficaci di quest’ultima. Questo conduce alla necessaria riflessione relativa al rapporto tra Stato e Chiesa ed alla sana collaborazione alla quali sono entrambi chiamati in vista del bene comune, rifacendoci alle riflessioni della Dottrina sociale della Chiesa (n° 65-74). Le presenti considerazioni cercheranno di tenere presente anche il contesto globalizzato in cui siamo inseriti (n° 75-81) e la forte pressione esercitata dall’industria farmaceutica sui molti ambiti della società contemporanea. Tutto ciò potrà aiutare la formazione di un giudizio morale critico e costruttivo verso quella sana e giusta democrazia che il capitalismo (connotato da una mentalità tecnico-materialista) cerca svuotare dall’interno (n° 82-95). Ciò favorirà il riconoscimento e l’attuazione di quei diritti umani che una società, nella sua dimensione laica ed ecclesiale, esige tramite la tutela e la promozione della dignità di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali (n° 96-97). In tal modo pensiamo che potrà essere favorita quella civiltà dell’amore a cui tutti

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di fatto aneliamo. Come affermò Paolo VI, potremo fare l’esperienza della politica come forma più alta della carità. Quella carità necessaria per far esistere e vivere l’uomo in modo autenticamente umano, insieme agli altri uomini e al loro Dio.

INFORMAZIONE O DISINFORMAZIONE?

La crisi sanitaria che da più di un anno stiamo vivendo in tutto il mondo è il segno di altre crisi di cui la nostra società da tempo è ammalata. Da decenni si può intravedere che vi sono poteri e forze non sempre al servizio del bene integrale e comune dell’uomo.

1. In primo luogo ci sembra importante chiederci: chi sono i possibili destinatari degli interrogativi e delle riflessioni che li seguiranno?

Penso che i possibili destinatari siano tutti coloro che desiderano maturare un giudizio fondato sui fatti, su dati il più possibili aderenti alla realtà per lasciarsi istruire da essa. Riteniamo infatti importante offrire delle chiavi di lettura al fine di far maturare il più possibile ed in ogni persona il senso critico11. Educare questo aspetto può essere un grande aiuto per evitare l’incertezza e la confusione, che possono essere a loro volta utilizzate, ancora oggi come un tempo, per un possibile controllo e manipolazione sociale. È necessario divenire consapevoli che anche nel nostro tempo spesso vi è un sistema di condizionamento e di strumentalizzazione denunciato sia dai più grandi pensatori del nostra tempo sia dai più autorevoli organi della Chiesa Cattolica.

Ciò fa emergere la prospettiva che desideriamo far nostra, che possiamo definire interdisciplinare, al fine di tendere al dialogo tra fede e cultura.

Dialogo che nasce dalla considerazione della comune legittimità delle varie discipline e scienze: fisiche, umane-filosofiche e teologiche ed al loro intreccio necessario e fecondo12. Questo porta con sé il pregio dell’apertura a tutto ciò che di vero, buono, scientifico, autenticamente umano e cristiano vi sia, facendo interagire le diverse prospettive che vari saperi offrono ma che esigono quell’integrazione necessaria per interpretare adeguatamente il fenomeno che da più di un anno accompagna il nostro vivere personale e sociale. Esso interpella ciascuno affinchè ognuno, mediante un’informazione approfondita e scelte responsabili intraprenda quel cammino che da tempo attende tutti verso una vita personale e sociale all’altezza che ogni persona umana merita, a motivo della sua dignità, nello stesso tempo, umana e trascendente .

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2. Proseguendo nelle nostre riflessioni, è importante chiederci ora: Quali sono i possibili effetti che i media possono verso la società quando vengono gestiti in modo inadeguato ed interessato?

1) Il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, in uno dei suoi documenti, evidenzia il fatto che: «i mezzi di comunicazione possono infatti essere utilizzati per bloccare la comunità e danneggiare il bene integrale delle persone, alienandole, emarginandole, e isolandole oppure attraendole in comunità negative e incentrare su valori falsi e distruttivi. Possono fomentare l’ostilità e il conflitto, demonizzare gli altri e creare una mentalità del noi contro loro […].

Possono diffondere la disinformazione e l’informazione fuorviante…Spesso, inoltre le comunicazioni sociali trascurano quanto è autenticamente nuovo e importante, inclusa la Buona Novella del Vangelo»13 […]. 1.1) Il testo che stiamo considerando mette maggiormente in luce, con affermazioni molto forti, il fatto che «a livello internazionale anche il dominio culturale imposto dai mezzi di comunicazione sociale è un problema grave e in rapida ascesa. In alcuni luoghi le espressioni culturali tradizionali sono virtualmente escluse dall’accesso ai mezzi di comunicazione popolari e stanno scomparendo. Nel frattempo i valori di società secolarizzate e opulente soppiantano i valori tradizionali di società meno ricche e influenti»14.

2) Accanto a questo aspetto culturale vi è quello educativo. Invece di promuovere l’istruzione, i mezzi di comunicazione sociale possono rivolgere altrove l’attenazione delle persone […]. Fra le cause di questo abuso vi è l’avidità che antepone il profitto alle persone. A volte i mezzi di comunicazione sociale vengono utilizzati anche come strumenti di indottrinamento per disciplinare ciò che le persone debbono sapere, negando loro l’accesso a quelle informazioni che le autorità non vogliono divulgare. Ciò significa «stravolgere l’educazione autentica, che invece cerca di ampliare le conoscenze delle persone, di potenziare le loro abilità, di aiutarle a perseguire scopi validi, senza limitare i loro orizzonti e senza porre le loro energie al servizio dell’ideologia»15. 2.1) Tutto ciò può «ridurre gli esseri umani a unità di consumo o a gruppi di interesse in competizione fra loro, o manipolare16 telespettatori, lettori, ascoltatori come mere cifre dalle quali si attendono vantaggi, siano essi leagti a un sostengo di tipo politico o alla vendita di prodotti; sono queste cose a distruggere la comunità»17.

3) La nostra visione, riconoscendo la ragionevolezza di queste affermazioni e l’autorevolezza di questo Organismo al servizio delle persone e della loro vita

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sociale, ritiene necessario un’etica delle comunicazioni sociali. Da questo potranno scaturire sempre più grandi vantaggi. La comunicazione infatti «ha il compito di unire le persone e di arricchire la loro vita, non di isolarle e di sfruttarle. I mezzi di comunicazione utilizzati in maniera corretta possono contribuire a creare e a mantenere una comunità umana basata sulla giustizia e sulla carità e nella misura in cui lo fano divengono segni di speranza»18.

CONTRIBUTO DALLA COMUNITA’ ECCLESIALE

3. Ciò che riguarda l’ambito sociale e politico è competenza esclusiva dei Governi oppure anche la Chiesa è portatrice di un contributo legittimo da offrire alla società mediatica?

1) Un documento recente, riguardante la missione della Chiesa in rapporto alla società contemporanea ed ai suoi media, propone delle riflessioni interessanti alle quali ci rifacciamo. La Conferenza Episcopale italiana, nel Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, afferma che: «la Comunità ecclesiale è chiamata ad educare ed a fare cultura tramite i media e nella societa’

mediatica, è questo è compito di ogni agenzia educativa, famiglia, parrocchia, scuola , associazioni, ispirandosi ai principi della morale cristiana»19.

1.1) La Chiesa Italiana, mediante la sua Conferenza Episcopale afferma che

«l’etica è la via per l’umanizzazione dei processi altrimenti destinati a provocare conseguenze fortemente negative, sul piano personale, relazionale e sociale»20. E questo perché: «comunicare in modo onesto significa servire la verità dell’uomo e del suo destino personale e sociale, giungendo a dire: «non è esagerato affermare che nei processi della comunicazione sociale si gioca oggi il futuro dell’umanità»21.

2) Questo fa emergere come «la comunicazione sociale è componente essenziale della nuova evangelizzazione. È perciò un diritto-dovere della Chiesa adoperarsi affinché la comunicazione sociale sia più autentica, rispettosa della verità , attenta alla dignità della persona, nella consapevolezza che la comunicazione della fede passa in larga misura anche attraverso di essa»22.

2.1) Ciò implica «il coinvolgimento di tutta la comunità ecclesiale e la responsabilità dei suoi pastori»23 al fine di ridefinire il profilo di tutta l’azione pastorale, compito che «non può essere affidato esclusivamente ad alcuni esperti o ai soli addetti al settore»24. L’orizzonte tracciato dal binomio comunicazione e cultura è così vasto e complesso da esigere da tutti i membri della comunità cristiana, ma in modo particolare dagli animatori pastorali, nuove attitudini e originali capacità di discernimento.

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3) La Conferenza Episcopale italiana afferma che: «l’intera comunità ecclesiale è responsabile dello sviluppo di una compiuta pastorale delle comunicazioni sociali, pur nella diversità dei ruoli e delle competenze»25. Proseguendo afferma in modo ancora più esplicito: «i presbiteri, i religiosi, gli operatori pastorali, gli educatori, ciascuno per la sua parte, sono chiamati a rileggere il proprio mandato per un annuncio del Vangelo adeguato al nuovo contesto culturale determinato dai media»26. Naturalmente, la legittima libertà nelle comunicazioni sociali non potrà mai dissociarsi dal riferimento alla verità. La libertà infatti è per la verità e solo la verità rende liberi. (Gv 8,32).

DEFINIZIONE e SINTOMI del virus

4. In primo luogo, ritengo importante chiederci: vi è una definizione di questo virus e in cosa consiste attualmente il reale pericolo per la salute e la vita delle persone?

Una sintetica definizione del virus Coronavirus 2 (SARS-CoV-2) data da un’autorevole istituzione internazionale è questa: «infezione respiratoria acuta potenzialmente grave»27. La presentazione clinica relativa al reale pericolo per la salute della persona umana è generalmente quella di un'infezione respiratoria con una gravità dei sintomi che «variano sulla base della gravità della malattia, dall'assenza di sintomi (essere asintomatici) a presentare febbre, tosse, mal di gola, mal di testa, naso che cola, debolezza, affaticamento e dolore muscolare e nei casi più gravi, polmonite, insufficienza respiratoria, sepsi e shock settico, che potenzialmente portano alla morte»28. I sintomi possono essere persistenti e continuare per più di 12 settimane in alcuni pazienti.

PATOGENO O OPPORTUNISTA?

5. Il fenomeno covid-19 è un patogeno primario oppure un patogeno opportunista?

Qual è la differenza29?

Proseguendo nella lettura del testo a cui ci stiamo riferendo, la dott.ssa Gismondo afferma che: «un patogeno primario è un microrganismo capace di invadere un individuo sano e causare malattie. Un patogeno opportunista è un microrganismo che generalmente non riesce a superare le difese di un soggetto sano; ma se – per vari motivi, in particolare situazioni di debolezza – ha l’opportunità di invadere l’ospite, allora può causare patologie anche gravi o mortali»30. È importante perciò «non commettere l’errore di considerare un opportunista [qual è il covid-19] come un microrganismo che non può provocare effetti anche mortali. Anzi, proprio questi sono i più temibili, perché colpiscono i pazienti “deboli”»31.

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7 PERICOLOSITA’ e GRAVITA’ DEL VIRUS 6. Il Virus Covid-19 è pericoloso?

Si, quando non viene curato in tempo, ossia alla sua insorgenza. Se esso viene trascurato al suo nascere…

7. Qual è la gravita del virus?

Il prof. Giorgio Palù32, il virologo più riconosciuto in Europa per le sue competenze, afferma che33:

a) Il Covid-19 non è la spagnola (che ha fatto 50-100 milioni di morti); non è il Vaiolo, non è neppure la Sars (che aveva il 10% di mortalità). La mortalità del Covid 19 oscilla tra lo 0,3-0.6%.

b) Inoltre, l’età media delle persone che muoiono è di 81 anni per gli uomnini e 86 anni per le donne

c) Per di più, muoiono quasi sempre persone che hanno già gravi patologie (almeno una o due gravi).

LETALITA’ e GRAVITA’ DEL VIRUS

8. Quanti sono i casi italiani di Covid-19 in età pediatrica?

Il sito dell’Istituto superiore di Sanità afferma che in Italia i casi di Covid-19 in età pediatrica è l’1,8%, le patologie preesistenti raddoppiano il rischio di

maggiore gravità della malattia.

ISS, 15 luglio 2020 - I casi pediatrici di Covid-19 in Italia «sono l’1,8% del totale, con un’età media di 11 anni, e nel 13,3% dei casi sono stati ricoverati in ospedale […]. I casi pediatrici rappresentano l'1,8% delle diagnosi totali (3.836/216.305), l'età mediana è di 11 anni, il 51,4% sono maschi, il 13,3% sono stati ricoverati in ospedale e il 5,4% presentava patologie pregresse. La malattia da COVID-19 è stata lieve nel 32,4% dei casi e grave nel 4,3%, in particolare nei bambini di età

≤6 anni (10,8%); tra i 511 pazienti ospedalizzati, il 3,5% è stato ricoverato in terapia intensiva e si sono verificati quattro decessi (due <1 anno e due tra 5 e 6 anni). Tutti e quattro i bambini sono deceduti per un deterioramento di condizioni di base già molto compromesse, per cui l'impatto dell'infezione da SARS-CoV-2 potrebbe aver aggravato la situazione, ma non sembra possa essere considerata la causa principale della morte. Un minor rischio di gravità della malattia è associato all'aumentare dell'età, mentre un rischio maggiore (più del doppio) risulta associato a patologie preesistenti. Il tasso di ospedalizzazione, il ricovero in terapia intensiva, la gravità della malattia e i giorni dall'esordio dei sintomi alla guarigione aumentano significativamente con l'età tra i bambini, gli adulti e gli anziani.

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I dati suggeriscono che i casi pediatrici di COVID-19 siano meno gravi rispetto alle altre classi di età, tuttavia l'età ≤1 anno e la presenza di condizioni patologiche preesistenti rappresentano fattori di rischio di gravità della malattia, pertanto le misure di controllo andrebbero mantenute ed eventualmente implementate per proteggere i bambini più vulnerabili. Anche se ad oggi l’epidemia di COVID-19 ha colpito in maniera piuttosto limitata i neonati, i bambini e gli adolescenti, non sì è ancora potuto valutare un reale impatto della malattia a causa del distanziamento sociale e della chiusura delle scuole. Inoltre la popolazione pediatrica nella trasmissione del virus potrebbe giocare un ruolo attivo.

9. Quanti sono i decessi in Italia di Covid-1934?

Attualmente in Italia i decessi totali per il virus sono circa 127.00035 (in data 11 giugno 2021). Di fronte a questo enorme numero di persone decedute sorgono spontanee alcune domande: 1) Qual è la gravità e la percentuale di letalità del covid- 19? 2) Questi dati si riferiscono tutti alle persone decedute solo e principalmente per il virus oppure il virus ha peggiorato in poco tempo la situazione clinica di moltissime persone con conseguenze decisive per la loro cura?

1) Il dottor. Giorgio Palù, attuale presidente dell’AIFA, ha comunicato che questo virus ha una «bassa letalità» che si aggira tra lo 0,025 e lo 0,05%»36. Riguardo alla letalità del virus il prof. Palù afferma che «l’80% o più delle infezioni è lieve, il 15-20% è grave» e secondo studi scientifici «la letalità a Wuhan (in Cina) va dal 3% allo 0,9%»37. Il prof. Palù prosegue affermando che questo virus «colpisce prevalentemente le persone anziane»38.

Inoltre, egli il ottobre 2020 ha affermato in un’intervista al Corriere della sera che «il 95% dei nuovi contagiati sia asintomatico e non possa quindi essere considerato un malato39; non solo, non vi è neppure la certezza che tali positivi siano contagiosi, perché per esserlo dovrebbero avere una carica virale alta».

Proseguendo ha detto: «quello che veramente conta è sapere quante persone arrivano in terapia intensiva, è questo il numero che dà la reale dimensione della gravità della situazione».

2) Per motivare il numero molto significativo dei decessi avuti quest’anno anche a causa della pandemia sono significative le parole del dottor. Palù40. Egli ha più volte sottolineato che la gestione del virus non è stata adeguata per il fatto che facendo convogliare molte persone contemporaneamente negli ospedali ha contribuito a far contagiare in modo ancora più serio le persone che si sono recate in quei luoghi e dall’altra parte ciò ha contribuito a creare una situazione assistenziale impossibile. Questo ha obbligato molti medici ed infermieri a

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dover scegliere tra chi garantire l’assistenza tramite il respiratore artificiale e chi invece non garantirla non avendo respiratori a sufficienza rispetto al numero elevato di pazienti da curare contemporaneamente. In altre parole è stata utilizzata verso chi era positivo la ospedalizzazione quando invece andava utilizzato come primo approccio la visita, diagnosi e la terapia da parte del medico di base del proprio territorio.

2.1) Se dovessimo approfondire ulteriormente questa interpretazione dei fatti mi sembra importante riferirci alle parole autorevoli della prof.ssa Gismondo.

Ella in merito ha afferma: «togliamo dal conteggio di tutti i pazienti che hanno in media, tre-quattro malattie intercorrenti e cerchiamo di capire cosa può fare da solo questo virus»41. Un lavoro, «pubblicato dall’Istituto superiore di sanità, fondato sullo studio non dei referti istologici ma delle cartelle cliniche pervenute al 17 marzo 2020, esaminandone 355 su 2003, a quella data risultavano essere 3 su 355 i pazienti con zero patologie. Tutti gli altri, vittime dell’epidemia, avevano altre malattie gravi: quasi il 50 per cento dei deceduti aveva ben 3 patologie pregresse e la media tra i 352 morti per cause secondarie – era di 2,7 patologie a persona»42.

2.2) Per specificare ulteriormente le constatazioni documentate dal punto di vista scientifico, la dott.ssa Gismondo, rifacendosi ad un altro studio dell’istituto superiore di sanità su 105 dei 148 morti al 4 marzo 2020, afferma che questo studio mostra che: «l’età mediana per le donne era 83,4 anni, quella degli uomini 79,9. Mi viene da dire che questi decessi sono quasi in linea con la speranza di vita calcolata dall’ISTAT in base alle stime 2018: 80,8 anni per gli uomini e 85, 2 per le donne»43.

Purtroppo, attualmente non è possibile distinguere coloro che sono morti con il Covid-19 da coloro che sono deceduti per il virus. Tuttavia è molto importante distinguere tra coloro dei quali il decesso ha avuto come causa principale e diretta il virus da coloro che la morte non è stata causata principalmente dal virus ma da altre cause principali, ossia uno stato di salute precario a motivo di altre malattie o problemi di salute.

I CASI POSITIVI

10. I numeri dei «casi» sono in aumento. Come interpretarli correttamente44?

Il Prof. Palù, ex-presidente della Società italiana ed europea di Virologia, in un’intervista sul Corriere della sera risponde con queste parole: 1) «Ecco, parliamo di “casi”, intendendo le persone positive al tampone. Fra questi, il 95 per cento non ha sintomi» e quindi «non si può definire malato», punto primo. 2) Punto secondo: è certo che queste persone sono state “contagiate”, cioè sono venuti a contatto con il virus, ma non è detto che siano “contagiose”, cioè

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che possano trasmettere il virus ad altri. Potrebbero farlo se avessero una carica virale alta, ma al momento, con i test a disposizione, non è possibile stabilirlo in tempi utili per evitare i contagi».

TERAPIA INTENSIVA

11. Quindi, conoscere i dati giornalieri, come da bollettini, sui contagi o casi/positivi non è, in definitiva, utile?

Il Prof. nella stessa intervista prosegue rispondendo: «Quello che veramente conta è sapere quante persone arrivano in terapia intensiva: è questo numero che dà la reale dimensione della gravità della situazione. In ogni caso questo virus ha una letalità relativamente bassa, può uccidere, ma non è la peste»45. 12. Quante sono le persone in terapia intensiva in Italia per Covid?

L’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, riferendosi al 6 agosto 2021, afferma che le persone ricoverate in terapia intensiva sono il 3% dei letti disponibili46.

I TAMPONI

13. I tamponi utilizzati in Italia per verificare se una persona è positiva al virus sono efficaci?

Il dottor. Palù ha evidenziato più volte che questi tamponi «non sono pienamente affidabili» e che essi «non sono mai stati validati dalla Comunità scientifica»47. Egli approfondendo il discorso, in un’intervista al quotidiano La Verità ha spiegato che «se si usa un kit di tamponi che amplifica UN solo gene come si fa oggi per velocizzare, si amplifica la sensibilità con il rischio di falsi positivi»48.

14. Ma perché tanti si riversano negli ospedali?

Così risponde il dott. Giulio Tarro: «Alcuni (soprattutto anziani) perché, in assenza di qualsiasi diagnosi medica, hanno visto peggiorare il loro stato clinico. Moltissimi altri perché sono risultati “positivi” a qualcuno delle centinaia di migliaia di tamponi che, da dopo l’estate, ogni giorno vengono effettuati in Italia. Inaffidabili tamponi che, oggi attestano la

“positività”, non su tre sequenze geniche, come si richiedeva a marzo, ma su una sola. Pertanto è probabile che decine di migliaia di oggi positivi al tampone non sono contagiati dal virus Sars-Cov-2»49.

15. Per quali motivi certe persone «positive» non sono «contagiose»?

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Continuando la stessa intervista egli afferma: «Perché potrebbero avere una carica virale bassa, perché potrebbero essere portatrici di un ceppo di virus meno virulento oppure perché presentano solo frammenti genetici del virus, rilevabili con il test, ma incapaci di infettare altre persone»50. Inoltre, per favorire una maggiore chiarezza, relativa a questi strumenti, la dott.ssa Gismondo afferma di «aver chiesto», e che «sta continuando a chiedere», che i tamponi siano «suddivisi per data di prelievo», in modo che questo possa dare

«un quadro epistemologico reale, che al momento non abbiamo»51. TERAPIE E CURE

16. Esiste una cura?

Si, centinaia di medici di base hanno curato centinaia di pazienti ottenendo risultati strepitosi, ossia: a) Il 97 per cento di pazienti curati a casa; b) Il tre per cento sono stati ospedalizzati e poi sono guariti; c) Nessuno è morto

16.1 In cosa consiste questa cura?

Essa consiste in una terapia domiciliare tempestiva52, grazie alla vigilanza della medicina territoriale53.

16.2 Con questa cura quante persone sono guarite complessivamente?

Migliaia di persone sono guarite perché curate in modo corretto. Viceversa, in mancanza di cure adeguata esse rischiavano l’aggravamento, l’ospedalizzazione e la morte.

16.3 Quando questa cura è stata scoperta e chi l’ha messo a punto?

Da febbraio/marzo 2020 da un gruppo di medici di base che dialogando tra loro, condividendo le loro esperienze tramite una chat che si è allargata fino a coinvolgere centinaia di medici.

Tra i molti, indichiamo: il prof. Luigi Cavanna di Piacenza, il prof. Luigi Garavelli di Novara, il prof. Claudio Puoti di Roma, nonché con il dott. Andrea Mangiagalli di Milano, in rappresentanza dei 150 “Medici in prima linea” della Lombardia, nonché con il dott. Riccardo Szumski di Santa Lucia di Piave (Treviso), il dott. Fabrizio Salvucci di Pavia, il dott. Serafino Fazio, il dott. Sergio Grimaldi e la dott.ssa Tiziana Vitagliano di Napoli. Insieme a tanti altri medici di altre regioni, come Campania, Marche, Toscana, Sicilia, Puglia, ecc.

Essi hanno costituito un Comitato nominato: Comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nell’epidemia di Covid-19 (in breve “Comitato Cura

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Domiciliare Covid”) Per varie informazioni si veda il sito:

https://www.terapiadomiciliarecovid19.org/

16.4 Perché questa cura non si è diffusa per tutto il territorio nazionale e promossa dalle autorità competenti?

Questa cura non solo non è stata promossa ma è stata addirittura ostacolata dalle autorità competenti! Si veda ad esempio come l’Idrossiclorochina, parte essenziale della cura, è stata screditata e presentata come pericolosa fino a ritirarla dal commercio.

16.5 Com’è avvenuta questo?

Tramite pubblicazioni false apparse su riviste prestigiose, tra queste, The Lancet e su un’altra rivista. Queste pubblicazioni sono apparse a fine maggio 2020 e poi ritirate dalle stesse riviste, ingannando i cittadini.

16.6 Accanto a questo fatto ci si chiede: Quali indicazioni hanno dato le autorità competenti ai medici di base?

Dando un protocollo che poteva solo danneggiare la salute dei cittadini: a) proponendo la Tachipirina, nota per la sua capacità di riduzione delle difese immunitarie; b) Non consigliando nessuna vitamina per rinforzare le difese immunitarie

16.7 Questo protocollo che conseguenze ha avuto?

In questa situazione sono morte decine di migliaia di persone che potevano essere salvate. Ci si auspica che presto tutto ciò divenga oggetto che verrà portato nei tribunali italiani.

16.8 Perciò il virus può essere curato da casa?

Si, il Covid-19 se curato al suo sorgere può essere curato da casa. Centinaia di medici di base, in tutta Italia, da un anno hanno curato centinaia di pazienti ottenendo risultati sorprendenti.

RISPETTO DELL’AUTONOMIA DECISIONALE DELLA PERSONA

17. Quali sono le principali deformazioni, ed i rispettivi correttivi, nel rapporto medico- paziente54?

Queste deformazioni sono riferibili sia al paternalismo, che non rispetta il diritto dell’adulto ad autodeterminarsi, sia a quello autonomismo soggettivista che ponendo l’accento sull’autonomia assoluta del paziente che

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desponsabilizza il medico, spersonalizza il rapporto medico-malato e svuota il senso del principio di beneficienza.

Il paternalismo ha due principali forme: 1) paternalismo debole (paternalismo fiduciario) e 2) paternalismo forte (paternalismo del miglior interesse

1) Nel primo caso, relativamente al paternalismo fiduciario, è il malato stesso che demanda al medico ogni decisione, preferendo affidarsi alla sua competenza.

2) Nel secondo caso invece, nella fattispecie del paternalismo del miglior interesse, il medico convinto di essere l’unico capace di conoscere il bene del malato non lo coinvolge nelle decisioni cliniche e in genere non tiene conto di una sua eventuale volontà difforme, ricorrendo anche a ricatti morali.

Il principale correttivo a queste deformazioni del rapporto medico-paziente è la necessità di non contrapporre beneficienza ed autonomia ma al contrario cercare di sintetizzare i valori di cui entrami sono portatori. Con questo si intende dire che, da una parte, il medico deve agire virtuosamente e non solo correttamente, dall’altra parte il malato non è né un soggetto passivo, né semplice cliente, né un geloso difensore delle proprie prerogative ma una persona che si rapporta con fiducia al medico senza però abidacre alla propria individualità e capacità decisionale.

18. Nel rapporto medico-paziente cosa significa rispettare l’autonomia del paziente?

Significa che «la persona deve restare al centro di ogni intervento di assistenza sanitaria come principale responsabile della propria vita e della propria integrità psicofisica»55. Nella Nuova Carta degli Operatori sanitari si legge che «il rapporto tra operatore sanitario e paziente è una relazione umana dialogica, non oggettuale. Il paziente non è un individuo anonimo su cui vengono applicate delle conoscenze mediche, ma una persona responsabile, che deve essere chiamata a farsi compartecipe del miglioramento della propria salute e del raggiungimento della guarigione. Egli deve essere messo nella condizione di poter scegliere personalmente e non di dover subire decisioni e scelte di altri»56.

In altri termini, «il medico deve dimostrarsi capace di rispettare l’autonomia decisionale e la dignità personale del paziente».

IL RISPETTO DELL’AUTONOMIA IMPLICA IL CONSENSO INFORMATO 19. Quando sono possibili gli atti sanitari?

Essi sono possibili solo quando il paziente autorizza il medico esplicitamente o implicitamente (direttamente o indirettamente)57. Questa autorizzazione

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avviene mediante il consenso informato. Il medico infatti non è arbitro del bene del malato ma è a servizio del bene integrale della persona tramite la sua competenza professionale. Il diritto all’autonomia esige che il paziente sia consapevole e corresponsabile degli interventi compiuti su di lui.

20. Come deve essere il consenso informato in medicina e particolarmente in ordine alla sperimentazione?

Questo consenso «deve essere veramente informato, cioè basato su notizie complete comprensibili e sicuramente recepite, perché sia veramente libero e cioè richiesto a persone che non abbiano forme di dipendenza morale o costrizione fisica»58.

21. Quali sono le tipologie di sperimentazione e cosa le contraddistingue59?

1) sul malato; 2) su persone volontarie e sane; 4) su se stessi; 5) sui detenuti; 6) sui bambini e sui minori; 7) sperimentazione mediante trials clinici randomizzati.

SPERIMENTAZIONE CON “VACCINI” di ULTIMA GENERAZIONE 22. Cosa significa il termine sperimentazione farmacologica60?

L’Istruzione Donum Vitae, per evitare ambiguità, ha precisato il diverso significato relativo al termine di «ricerca» rispetto a quello di

«sperimentazione»61.

- Per ricerca si intende «qualsiasi procedimento induttivo-deduttivo, inteso a promuovere l’osservanza sistematica di un dato fenomeno in campo umano o a verificare un’ipotesi emersa da precedenti osservazioni».

- Per sperimentazione s’intende «qualsiasi ricerca, in cui l’essere umano (nei diversi stadi della sua esistenza: embrione, feto, bambino o adulto) rappresenta l’oggetto mediante il quale o sul quale s’intende verificare l’effetto, al momento sconosciuto o ancora non ben conosciuto, di un dato trattamento (ad es. farmacologico, teratogeno, chirurgico, ecc.)».

RICERCA E SPERIMENTAZIONE BIOMEDICA-SCIENTIFICA

23. Come deve svolgersi la partecipazione dei malati alle sperimentazioni cliniche?

Deve svolgersi nel rispetto del diritto all’autonomia, all’informazione e a ricevere le cure disponibili, e prevede pertanto la sottoscrizione di una formula di consenso dalla quale dovrebbero risultare chiaramente62:

- La libertà e la volontarietà

- La possibilità di ritirarsi in ogni momento

- Una informazione adeguata sugli scopi, i possibili benefici personali e i rischi della sperimentazione

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- Una informazione sui trattamenti esistenti e sulla loro efficacia, con la garanzia di poter rifiutare o interrompere la sperimentazione e avvalersi di questi

- Una informazione sulle modalità di svolgimento, incluso l’uso del placebo 24. Come si giustifica la sperimentazione?

Giovanni Paolo II ha affermato che la sperimentazione si giustifica in primis con l’interesse del singolo non con quello della collettività63. Va tuttavia ricordato che, fatta salva la propria integrità sostanziale, il paziente può legittimamente assumersi una quota parte di rischio per contribuire per sua iniziativa al progresso della medica e al bene della comunità ma entro i limiti tracciati dalla norma morale64.

25. Quali sono i principi etici e le direttive internazionali relativi alla sperimentazione?

Un documento di considerevole valore è quello prodotto dal Consiglio delle Organizzazioni Internazionali delle Scienze Mediche (CIOMS), che è un organismo scientifico internazionale creato nel 1949 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’UNESCO con lo scopo di facilitare e incoraggiare le attività internazionali nell’ambito delle scienze biomediche65. Questo documento porta il titolo Direttive etiche internazionali per la ricerca biomedica condotta su soggetti umani. Esso «è la migliore sintesi dei documenti internazionali in materia»66 […]. In questo documento emergono nella sua prima parte i tre principi etici fondamentali, ossia: 1) Il rispetto delle persone (che implica la loro intangibilità e indisponibilità); 2) il principio di beneficialità; 3) il principio di giustizia. Questi tre principi aventi in astratto uguale forza morale guidano un’accurata preparazione delle proposte di ricerca scientifica67.

1) Il principio del rispetto delle persone implica: a) il rispetto della capacità di autodeterminazione di coloro che sono in grado di deliberare le loro scelte personali; b) la tutela delle persone con autonomia diminuita o menomata…

2) Il principio di beneficialità riguarda il dovere etico di massimizzare i benefici e minimizzare i danni e gli errori. Tale principio è all’origine delle norme che esigono che i rischi siano proporzionati ai benefici attesi […] o in altri termini: il non arrecare danno.

3) Il principio di giustizia fa riferimento invece al dovere etico di trattare ogni persona in conformità con quanto è moralmente giusto e conveniente, dando ad ogni persona ciò che le spetta.

26. Quando le ricerche o le sperimentazioni sono illegittime?

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Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che: «le ricerche o sperimentazioni sull’essere umano non possono legittimare atti in se stessi contrari alla dignità delle persone e alla legge morale. L’eventuale consenso dei soggetti non giustifica simili atti. La sperimentazione sull’essere umano non è moralmente legittima se fa correre rischi sproporzionati o evitabili per la vita o l’integrità fisica e psichica dei soggetti. La sperimentazione sugli esseri umani non è conforme alla dignità della persona se, oltre tutto, viene fatta senza il consenso esplicito del soggetto o dei suoi aventi diritto»68.

27. Nella fase di sperimentazione, quali sono le condizioni previe che il bene della persona esige?

La Nuova Carta degli Operatori Sanitari, che è una sintesi di etica ippocratica e di morale cristiana, afferma che il bene della persona è connesso essenzialmente a due condizioni previe, ossia al «consenso» e al «rischio»69.

28. Quali sono le indicazioni etiche operative in tema di sperimentazione umana?

La fase clinica della sperimentazione, «sia terapeutica sia non terapeutica, dovrà presentare un quoziente di rischio proporzionato allo scopo e tale da garantire la integrità del soggetto su cui si compie la sperimentazione. Le prove dovranno essere sospese non appena risulti che non esiste più tale proporzione e tale garanzia70.

VACCINI: BENE COMUNE O BENE PERSONALE?

29. Questi “vaccini” di nuova generazione proteggono se stessi o gli altri?

Così risponde il sito dell’AIFA: «I vaccini proteggono la persona vaccinata, ma se siamo in tanti a vaccinarci, potremmo ridurre la circolazione del virus e quindi proteggere anche le persone che non si vaccinano: la vaccinazione protegge chi si vaccina, ma contribuisce a proteggere anche la comunità in cui si vive»71.

PREMESSA INDISPENSABILE PRIMA DELLA VACCINAZIONE 30. Qual è la premessa indispensabile per l’accettazione della vaccinazione?

Il Comitato Nazionale di bioetica afferma che la premessa indispensabile per l’accettazione della vaccinazione consiste in: un’informazione ed una comunicazione trasparente, chiara, comprensibile, consistente e coerente, basata su dati scientifici sempre aggiornati72.

FARMACOVIGILANZA, EFFICACIA e SICUREZZA DEI VACCINI a «mRna73»

(17)

17 31. Cos’è la farmacovigilanza74?

Essa si può definire come «il monitoraggio di possibili reazioni avverse da farmaci e la comunicazione di essi all’autorità sanitaria»75.

32. Quanto dovremo attendere per avere dei dati sulle reazioni avverse a medio e lungo termine?

La dott.ssa Bolgan afferma che il vaccino è stato messo in commercio dopo

«circa un mese di farmacovigilanza»76, perciò non possiamo avere per ora dati relativi alle reazioni a medio e lungo termine. Per questi sarà necessario attendere almeno un anno77. Ci si chiede perciò: su quali dati o fatti si può dichiarare che questi vaccini siano sicuri ed efficaci?

VALUTAZIONE DELLA VACCINAZIONE

33. Cosa aiuta a valutare se fare o meno un vaccino?

Per valutare è necessario vedere l’andamento completo dell’epandemia per fare poi un calcolo di rischio/beneficio78. Perciò, secondo la dott.ssa Bolgan, non è adeguato mettere in commercio un vaccino non testato, ossia non sperimentato con le procedure classiche di 5 anni o più perché è necessario sapere prima di tutto se il vaccino non è pericoloso, e con gli studi attuali questo non si può verificare. Il Comitato Nazionale di Bioetica ha affermato da tempo che «la riduzione dei tempi della sperimentazione va attuata non omettendo le fasi della sperimentazione ma solo semplificando le procedure amministrative»79 […].

EFFICACIA DEI VACCINI VERSO LE VARIANTI

34. Gli attuali vaccini (Pfizer-biontech, Moderna, Astrazeneca, Sputnik) sono efficaci verso le varianti attuali del virus Covid-19?

Il prof. Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’Ospedale Sacco di Milano, ha affermato in un’intervista80: «i vaccini che abbiamo ora non sono in grado di dare una completa copertura verso le varianti sudafricana e brasiliana, e probabilmente verso altre che emergeranno». Poi ha aggiunto:

«anche se nella maggior parte dei casi [i vaccini] svolgono bene il loro lavoro». Per questo motivo egli sostiene che sia importante «vaccinare il più possibile perché al peggio, se si contrasse il virus, non si finisce in ospedale, in rianimazione».

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Tuttavia, riguardo a questo aspetto, l’attuale presidente dell’AIFA, il prof. G.

Palù ha affermato che il 95% di coloro che contraggono il virus, lo contraggono in forma «lieve» ossia «senza sintomi», e solo il 5% delle persone contagiate lo contraggono in forma grave (avendo bisogno della rianimazione ospedalierà) sono il 5%.

Per questo motivo sorgono due domande: 1) E’ la soluzione migliore compiere una vaccinazione di massa con vaccini dei quali le principali autorità scientifiche riconoscono la loro non copertura verso le varianti attuali e future (più aggressive e pericolose)?; 2) Perché si sta spingendo verso l’utilizzo di vaccini che sono stati prodotti un anno fa trami il virus di Wuhan ma che è evidente che essi non saranno efficaci verso le continue mutazioni/varianti del virus?; 3) Perché, nonostante le moltissime persone gravi e guarite tramite la terapia del plasma iperimmune, in Italia si è atteso quasi un anno prima del suo utilizzo81? IMMUNITÀ DI GREGGE

35. L’obiettivo della vaccinazione di massa su quale presupposto si fonda?

Sul presupposto di non far circolare il virus, ossia favorire l’effetto gregge.

Tuttavia questo presupposto non è corretto, anzi, diversi specialisti affermano che accade il contrario!

36. La vaccinazione di massa porta all’immunità di gregge82?

Diversi medici affermano di No! Se dovessimo esprimerci per punti:

1) Questo tipo di vaccino non protegge ne dall’infezione e ne dalla malattia perché è stato prodotto sulla base del virus individuato a Whuan (Cina) un anno e mezzo fa, ma ora esso è cambiato mediante varianti (che sono di fatto altri virus).

2) Perciò, il vaccino non solo non è in grado di proteggere, ma tramite83 la vaccinazione di massa si induce il virus a formare nuove varianti più aggressive che mettono maggiormente in pericolo chi si è vaccinato tramite una reinfezione più pericolosa.

3) Perciò «più noi vacciniamo, più è probabile che si formino varianti sempre più aggressive e che rendono sempre meno efficace il vaccino»

(chiamata vaccino-resistenza).

4) Il virus invece si attenuerà naturalmente come è avvenuto per la SARS 1.

37. Quali sono i rischi derivanti dalla vaccinazione di massa84?

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Sono tre le categorie di rischi di questi, come di altri vaccini: 1) Aggravamento/potenziamento della malattia in caso di reinfezione; 2) L’autoimmunità; 3) La vaccino-resistenza ossia favorisce la creazione di varianti che sono di fatto altri virus;

38. La vaccinazione con questi tipi di vaccini a RNA può procurare dei danni85? VACCINAZIONE DI MASSA E VARIANTI

39. Ci chiediamo: vi sono studi scientifici che dimostrano la necessità (o la pericolosità) della vaccinazione di massa quando la pandemia è in corso?

Il dott. Luigi Garavelli, primario della Divisione di malattie infettive all’Ospedale maggiore di Novara ed uno dei maggiori infettivologi italiani in merito al vaccino ha condiviso alcune notizie scientifiche importanti. Egli ha affermato86 che «vaccinare durante la pandemia è pericoloso». Ecco perché: «È dimostrato che ormai Sars Cov 2 è presente nella popolazione tutto l’anno. I portatori sani sono milioni di italiani. Per cui assistiamo a brevi ondate epidemiche a scadenza di mesi le une dalle altre, come è normale che avvenga».

E ancora: «In questa situazione, a non essere normale è una cosa che si impara al primo anno di specializzazione. Ovvero, non si vaccina mai durante una epidemia. Perché il virus reagirà mutando, producendo varianti e sarà sempre più veloce di noi. Con un virus RNA o si trova un denominatore comune su cui montare il vaccino o, facendo vaccini contro le spike che mutano, non hai speranza di arrivare prima di lui. Lo ricorreremo sempre, ripeto, tende a mutare velocemente». Garavelli, però, non è contario al vaccino: «Se servisse a debellare il virus sarei pronto anche ad accettare una percentuale di eventi avversi. Il punto è che come lo si sta facendo non ha speranza di essere risolutivo».

40. Perché in India sono crollati i contagi ed i morti senza la vaccinazione di massa?

Gli articoli riportati sui principali quotidiani italiani87 (ed esteri), afferma che probabilmente il motivo è dovuto al fatto che si può raggiungere un’immunità di massa «naturalmente». Questo, come affermano vari medici specializzati in virologia88, potrebbe voler dire che nelle città più grandi, dove il contagio si è sparso in maniera più significativa, si sia costituita una certa immunità di gregge. Nell’articolo sul Corriere della sera si afferma che: «secondo un sondaggio sulla base dei test sierologici, «più del 50% degli abitanti di Delhi sarebbero già stati contagiati, e quindi in qualche modo immunizzati. La quota di Mumbay (Bombay) sarebbe vicina al 60%, quella di Pune sopra l’80%.

A Kolkata (Calcutta) si era già a oltre il 25% lo scorso settembre».

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EFFICACIA E SICUREZZA DELLA VACCINAZIONE DI MASSA

41. Ci si chiede: su quali dati o fatti si fonda la garanzia e la conseguente dichiarazione dell’efficacia e della sicurezza di questi vaccini?

- Riguardo all’efficacia il dubbio che emerge è il seguente: i vaccini attualmente proposti e somministrati come possono essere efficaci contro l’attuale virus se sono stati prodotti rifacendosi al virus di un anno fa, quello di Wuan, che continua a mutare tramite sue varianti?

- Relativamente alla sicurezza: come possono essere sicuri gli attuali vaccini proposti essendo stati sperimentati su un gruppo ristretto di persone e avendo solo 30/45 giorni di farmacovigilanza verso questi?

42. Vi sono effetti pericolosi che i vaccini a «mRna» possono procurare alle persone?

La dott.ssa risponde affermativamente e specifica il motivo nel seguente modo:

«questi tipi di vaccini producono la tossina spike che è molto pericolosa» […] e che può portare al Parkinson. Vi sono casi di Parkinson da vaccino, molto ravvicinato alla vaccinazione. Questo perché «la spike quando si lega ai recettori presenti nei tessuti del cervello, o del cuore o di altri tessuti, causa un’intossicazione con l’avvelenamento della cellula, con effetti particolarmente pericolosi». Perciò somministrare un vaccino che porta alla formazione della spike per portare alla formazione di anticorpi, questo «potrebbe portare ad una situazione di grave intossicazione per l’organismo»89.

43. Dovendo scegliere tra i vaccini «adenovirus» e quelli a «mRna» quale scegliere per avere il male minore90?

Tra queste due tipologie non vi è un male minore da poter scegliere perché entrambe portano con sé le tre categorie dei danni da vaccino che sono: 1) Nel potenziamento/aggravamento della malattia; 2) Nell’autoimmunità; 3) Nella vaccino-resistenza (ossia, che la persona vaccinata potrebbe infettarsi con varianti più pericolose).

FARMACOVIGILANZA E REAZIONI AVVERSE AL VACCINO

44. Perché è stata utilizzata la modalità di farmacovigilanza passiva invece di quella attiva?

Questo interrogativo sorge dal fatto che la farmacovigilanza passiva, rispetto a quella attiva, ha un fattore di sottostima del numero di reazioni avverse

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molto elevato. Questo argomento verrà approfondito prossimamente rifacendoci a Luisa Maria Borgia.

45. Cos’è una reazione avversa e come possono essere classificate?

Una reazione avversa, invece, «è una risposta nociva e non intenzionale a un farmaco o a una vaccinazione per la quale è possibile stabilire una relazione causale con il farmaco o la vaccinazione stessa»91. In altre parole la reazione avversa permette di risalire alla causa legata al prodotto».

46. Cosa significa che la reazione avversa è correlabile?

Significa che «l’associazione causale fra evento e vaccinazione è considerata plausibile»92.

47. Quante sono le sospette reazioni avverse gravi al vaccino segnalate?

Il sito dell’AIFA riporta le seguenti affermazioni: «Vi sono state 76.206 segnalazioni per sospette reazioni avverse. Tra queste l’ 87,9% delle segnalazioni inserite al 26/06/2021 sono riferite ad eventi non gravi, con un tasso di segnalazione pari a 135/100.000 dosi somministrate e l’11,9% ad eventi avversi gravi, con un tasso di 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose somministrata (1a o 2a dose) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione (la gravità non è riportata nello 0,2% delle segnalazioni)»[…].

«Complessivamente il 46% di tutte le segnalazioni gravi valutate è correlabile alla vaccinazione»93

48. Perché molti casi non sono considerati correlabili alla vaccinazione?

Il motivo sta nel fatto che la classificazione degli eventi avversi sembra essere non corretta. Il dottor Trinca ha chiesto spiegazioni all’Istituto Superiore di Sanità in merito alla modalità utilizzata da esso per classificare gli eventi avversi. Egli ha fatto presente all’istituzione medica chiedendo perché l’evento avverso subito da tutti soggetti vaccinati con una sola dose non è stato classificato correlabile alla vaccinazione.

Ugualmente, per i soggetti vaccinati con due dosi che hanno avuto l’evento avverso prima del 14° giorno dalla seconda dose, l’evento non è stato classificato come correlabile alla vaccinazione.

49. Quante sono state complessivamente fino ad ora le segnalazioni dei casi fatali?

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Al 26/06/2021 sono stati segnalati 423 decessi. Al momento della stesura di questo documento, «il 63,4% delle segnalazioni ad esito fatale presenta una valutazione di causalità con l͛ algoritmo utilizzato nell’ambito della vaccino- vigilanza (Algoritmo OMS), in base al quale il 59,6% dei casi è non correlabile, il 33,6% indeterminato e il 4,2% inclassificabile. In sette casi (2,6% del totale), la causalità risulta correlabile»94.

50. Riguardo al vaccino Pfizer-biontech, bisogna valutare attentamente i possibili effetti collaterali?

Il già presidente del virologi europei, e attuale presidente dell’AIFA, Giorgio Palù il 10/11/2020 si esprime con queste parole: Bisogna essere cauti e valutare attentamente quelli che saranno gli effetti collaterali perché è la prima volta che viene proposto un “vaccino” di questo tipo, che contiene una molecola di RNA…

4) Rimandiamo inoltre per questo aspetto all’intervista con la dott.ssa Loretta Bolgan, reperibile al sito indico in nota95.

https://www.youtube.com/watch?v=Njn_Mv0czXU . Per rispondere a questa domanda si veda particolarmente dal 00:00 min al 00:00 min.

all’intervista alla dott.ssa Bolgan

ALTRE INFORMAZIONE SUI VACCINI

51. Da quale fonte è possibile recuperare la scheda tecnica del vaccino Pfizer Comirnaty?

Essa è rilevabile dalla seguente

fonte: https://www.ema.europa.eu/en/documents/product- information/comirnaty-epar-product-information_it.pdf LEGISLAZIONE CIVILE E VALORI-OBBLIGHI MORALI96

52. Qual è l’attuale legislazione europea ed internazionale relativa alla sperimentazione?

Si veda la sintesi di tutta la legislazione internazionale proposta da L. M. Borgia nel suo testo Manuale di Bioetica per la sperimentazione clinica e i Comitati Etici97. 53. Qual è l’attuale legislazione europea relativa alla vaccinazione?

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Il rifermento è attualmente la risoluzione 2361/ 2021 del Consiglio d’Europa dove si afferma che nessuno deve essere obbligato alla vaccinazione e nessuno deve essere discriminato se non vuole essere vaccinato.

54. L’intervento dell’autorità politica a quali criteri devi ispirarsi?

L'intervento dell'autorità politica si deve ispirare ai principi razionali che regolano i rapporti tra legge civile e legge morale. Compito della legge civile è assicurare il bene comune delle persone attraverso il riconoscimento e la difesa dei diritti fondamentali, la promozione della pace e della pubblica moralità98.

55. Qual’è il dovere dei fedeli cattolici in rapporto al potere civile?

«Animati dall'amore di patria e nel fedele adempimento dei doveri civici, i cattolici si sentano obbligati a promuovere il vero bene comune e facciano valere il peso della propria opinione in maniera tale che il potere civile venga esercitato secondo giustizia e le leggi corrispondano ai precetti morali e al bene comune»99. Il testo conciliare prosegue affermando: «Si sforzino i cattolici di collaborare con tutti gli uomini di buona volontà nel promuovere tutto ciò che è vero, tutto ciò che è giusto, tutto ciò che è santo, tutto ciò che è amabile (cfr. Fil 4,8). Entrino in dialogo con essi, andando loro incontro con prudenza e gentilezza e promuovano indagini circa le istituzioni sociali e pubbliche per portarle a perfezione secondo lo spirito del Vangelo»100.

56. Cosa prevede la legislazione Europea in merito alla vaccinazione obbligatoria ed al Green pass?

Da quando ci troviamo nella situazione di pandemia prevede che nessuno deve essere obbligato e nessuno deve essere discriminato101

57. Possono esistere leggi ingiuste? Se si, vanno osservate?

Si, la legge contrari al bene umano102 o, a fortiori, al bene divino è «ingiusta»103.

«Essa non obbliga e, scriveva S.Tommaso d’Aquino, assomiglia più a un atto di violenza che a una legge».

58. Quali sono le forme di ingiustizia della legge?

1. forma di ’ingiustizia EVIDENTE. Ossia, quando il dettato della legge manifesta la sua contrarietà ai diritti fondamentali dell’uomo nella loro pienezza. Queste leggi sono «strumenti oggettivamenti illegittimi» messe nelle mani dal legislatori ai suoi sudditi e «presentati ad essi come modelli equivalenti ai mezzi legittimi»104. La neutralità del legislatore è, come quella dello scienziato, un illusione.

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2. In secondo luogo, si pratica una forma PIÙ DISCRETA di ingiustizia della legge che può sommarsi alla precedente quando: la legislazione civile di numerosi Stati conferisce oggi agli occhi di molti una legittimazione indebita di certe pratiche105… E’ la perversione del valore pedagogico della legge.

2.1 ingiusta in modo DISCRETO è anche la legge che incita con la promessa di vantaggi (fisici o sociali) […], arrivando ad adattare il diritto al fatto106. Questo diritto a richiesta è allora solo un alibi; disobbedirgli proclamandolo a voce alta è fare opera di legislatore preveggente107!

59. Come comportarsi verso leggi ingiuste?

Due potrebbero essere gli atteggiamenti108: 1) Ricorso all’obiezione di coscienza nei confronti di tali leggi; 2)in secondo luogo è possibile la resistenza passiva alla legittimazione di pratiche contrarie alla vita e alla dignità dell’uomo.

60. Qual è l’insegnamento costante che emerge dall’Istruzione «Libertà cristiana e la Liberazione»?

Che «una legge non è legge se non in quanto deriva dal Diritto naturale, e quella che se ne allontana è una corruzione della legge»109. La Congregazione per la dottrina della fede prosegue affermando che: «la lotta contro la legge ingiusta è anche un dovere»110.

61. La legislazione civile dell’obbligo vaccinale (relativo a questi farmaci di nuova generazione) può essere contraria al diritto naturale, al bene integrale della persona, al bene comune?

Si, quando essa mette in pericolo l’integrità del soggetto, la sua salute, la sua vita facendo correre rischi sproporzionati rispetto ai benefici prevedibili.

VALORI MORALI e BIOETICA PERSONALISTA111

62. In primo luogo è importante chiederci: quale prospettiva si vuol assumere per valutare la proposta del vaccino in relazione alla persona umana?

1) È importante chiederci questo perché oggi, in ambito bioetico come nel panorama filosofico internazionale, esistono prospettive diverse fino a divenire frequentemente incompatibili fra loro. Infatti, «le impostazioni bioetiche sono ispirate talora all’etica liberale, all’etica utilitaristica, al contrattualismo etico e spesso si sostiene, in nome del cosiddetto “non cognitivismo” che è impossibile e utopico fondare su valori universali le scelte etiche e individuare dei criteri accettabili della società pluralistica che siano

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validi per dirimere le questioni cruciali […] sulla corporeità dell’uomo, sul mondo animale e sull’ambiente di vita»112.

2) Divergendo da questa visione interpretativa della realtà ci sembra a questo punto importante esplicitare la prospettiva che verrà assunta, ritenuta adeguata per fondare il giudizio e le scelte etiche in modo oggettivo. Questa prospettiva che possiamo chiamare «Bioetica personalista» riconosce l’essere umano, al riparo dal relativismo etico, come irriducibile a cifra, a numero, ad atomo, a cellule, ecc. ma come un tutto e non una parte di un tutto. Essa, la persona umana, va assunta come punto di riferimento, fine e sorgente della stessa società, diviene criterio e misura tra il lecito e il non lecito113. 3) Essa si inserisce nel solco di quello che fu definito «il personalismo ontologicamente fondato, per cui la persona umana è riconosciuta come valore centrale e primario nell’ambito degli interventi biomedici e nella biosfera, ed è assunto nella sua struttura essenziale, secondo cioè la sua statura propria, a criteri di discernimento per ricercare, con rigore scientifico e filosofico, le soluzioni ai problemi bioetici. La persona umana, nella sua trascendente dignità, tutelata alla luce della ragione e della fede, può essere proposta come pietra angolare della costruzione dell’edificio della civiltà tecnologica, bisognosa sempre più di valori umanistici»114.

4) Questo modello personalista, distinguendosi da quello relazionale (che sottolinea soprattutto il valore della soggettività e della relazione intersoggettiva) e da quello ermeneutico (che evidenzia il ruolo della coscienza soggettiva nell’interpretare la realtà secondo la propria precomprensione), sottolinea che a fondamento della stessa soggettività sta un’esistenza ed un’essenza costituta nell’unità corpo-spirito115. Questo personalismo classico di tipo realista e tomista, senza negare la componente esistenziale, o capacità di scelta, intende affermare prioritariamente uno statuto oggettivo ed esistenziale (ontologico) della persona116. Sempre il prof. Sgreccia afferma che la persona è un corpo spiritualizzato, uno spirito incarnato, che vale per quello che è e non soltanto per le scelte che fa. Anzi, in ogni scelta la persona impegna ciò che è, la sua esistenza e la sua essenza, il suo corpo e il suo spirito117. La prospettiva del personalismo realista vede la persona come unità o unitotalità di corpo e spirito che rappresenta il suo valore oggettivo, di cui la soggettività si fa carico, e non può non farsi carico, sia rispetto alla

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