LO SPACCIO
DEL
BESTIONE TRIONFANTE
Stroncatura
diGiovanni Gentile
Un libro per filosofi e non-filosofi
Nel’etàche moltee Unte Cipassar su ’lgroppone VedestUmai, frateimiopaziente,
Ut}talfardicialtrone? G.Carducci(Intermezzo).
PIERO GOBETTI EDITORE
TORINO
1925
9 05 87
ta’ letteraria4-1 588 )f|l
Torino - Tipografia Carlo Accame, Via B. Calliari, 4.
MEMORIA
DI
ARTURO SCHOPENHAUER
DELLA FILOSOFIA
DELLE UNIVERSITÀ FUSTIGATORE ACERRIMO QUESTE
PAGINEIN CUI SI
FLAGELLA
L’IDEALISMOATTUALE
DI
QUELLA
FILOSOFIAL’ULTIMA, LA PIÙ RIDICOLA E
SPREGEVOLE INCARNAZIONE DEVOTAMENTE OFFRE
ECONSACRA
l’autore
NEL
324°ANNO
DELLASUA MORTE
Si
compiono
oggi trecentoventiquattro anni dal giorno in cui lefiamme
del rogo accesoda Papa Aldobrandino
arsero ilTuo
corpo.E
ancor oggi, nella piazzache
ilT uo
martirio rese sacra in eterno, si erige (ma
fino a t/uando?) ilTuo
simulacro austero.Ma non
più esso èmèta
di cortei e pellegrinaggi, che,come un tempo, vengano
a deporvi fiori ead
elevarvi voti. 1tempi sono
rivòlti, o Martire, e la piazza è deserta e vuota.
Ma
diTe ancor
dura, oggi più tenace e vivache
mai, lame- moria
venerata in alcuni liberi spiriti, e questiTu —
che, forse,
non
senza fastidio e disdegno vedevi acco- starsi alTuo
simulacro turbe idoleggiamiun fantasma
vano, nel quale nulla era diTe
tranne ilnome —
questi,
Tu,
penso,con
gioia vedraiad
esso convenire in questo giorno in eternomemorando
a trarne auspici c vigore alle battaglie dello spirito.Rivòlti
sono
i tempi, o Martire, e ancor oggi, oggi piùche
mai, sulTItalia laCompagnia
diGesù
stende l’om- bra sinistra del suodominio. E
nella soggezione dellaCultura ufficiale, il Libero Pensiero, di cui
Tu
fosti ilTitano, è beffato e deriso.
E
v’è di peggio, o Martire sacro!Un uomo,
usurpatore miserabile dellafama
difilosofo,
emerso
sulla folla solo perchè, nano, si eraarrampicato
sul rogoche
Ti arse le carni, nutritosi delle' briciole delTuo
spirito,ha
riconsegnato, egli, l’Ateo, egli, il rinnegatore di quelDio
cuiTu
credevi, la scuola agli eredi deiTuoi
torturatori,ha imposto
ai
bambini
ilcatechismo
delTuo
carneficeBellarmino
e, lo crederesti?, in
nome
di Te, diTe che
avevi scrittoche
se la filosofia è pei dotti, la religione è pelpopolo!
L
questa frase,con
la quale ti eri illuso di sopire le diffidenze della Chiesa e diguadagnare
respiro alTuo
libero filosofare, è divenuta
argomento
perchè, in pa-gamento
del puntelloonde
la Chiesa sorreggeun
do-minio
vacillante, le tenerementi
dei fanciulli siano costrette nell’implacabile carcere diun dogma
invec- chiato.Che
di Te, delTuo nome,
delleTue
parole sipotesse fare
argomento
per ribadire quei ceppiche
ti eri sforzatocon impeto
di Titano dirompere,
questo.Martire santo, tu
non
lo avevi certo previsto, e se ciò avessi potuto leggere nel futuro piùamara
assai ti sa-rebbe
parsa lamorte
spaventosa.Pur non temere! La fiamma che Tu
e iTuoi
fratelli nello spirito avete accesa è alta abbastanzaperchè
soffio di venti nemici, segiunge
a piegarla,non
valga a spe- gnerla mai.E
noi l’alimenteremo, quellafiamma,
colsangue
del nostro cuore, col soffio delle nostrebocche!
Giorno
verrà, e presto, in cui essadivamperà
di nuovo, ruggente e fiera,colonna
di luce alle genti smarrite.Quel
giorno, redenta la religione dalla umiliante tutela dei potenti della terra e restituita alla sua dignità di libero slancio di spiritiche
inDio
cercano la vita e la guida, noiverremo
alla statuache
ci ricorda ilTuo
sacrificio, e là
dove
il rogo arseun nuovo
rogo accen-libri ignobili, a causa dei quali rischiò di divenire
sinonimo
di obbiezione intellettuale e morale, di vi- gliaccheria e bassezza quella Filosofia di cui grazie aTe nessuno
spiritobennato
potevapronunciare
ilnome
senza percepir quasi
immenso
battito d’ali,onde l’uomo
spregiando ilmondo fende
i cieli e all’infinito s’erge.Roma, 17 febbraio 1925.
1)
Per V
idealismo attuale diGiovanni
Gentile unica realtà, in cui ogni altra si estingue e siconsuma,
è ilPensiero. Il Pensiero è atto
puro
di posizione di Sè e dell’Altro insieme, del Soggetto e dell’Oggetto, è attocon
cuil’Io estinguelasua astratta identità inun Non-Io,
inun
Oggetto, nel quale, poi, ravvisandosi e riconoscen- dosi, ritorna aquell’immediata
identità,donde nuovo
atto di posizione di Oggetto, di Non-Io, e così via al- l’infinito.
Tutto
ciò sarà veroo
falso,ma
l'idealismo attualenon
lo spiega,non
lo deduce,non
lomedia
in nessunmodo. Lo
Spirito èperchè
è,ed
è quelche
è (cioè atto puro)perchè
è quelche
è. Il suo incessante divenire èun
fatto bruto,che s’impone con
la stessa necessità este- riorecon
cui nelle filosofie dell’Esseres’imponeva
il fatto bruto della Sostanzao
della Causa.Nessun
di- ritto illumina della sua luce la bruta opacità del fattoche
lo Spirito èed
è in queldeterminato modo
(cioèatto puro).
L
'idealismo attuale, che pretende di essereun
criticismo quintessenziato, è, nel suo fondo, radical-mente
dogmatico.2)
E come
tutti idogmatismi,
limitandosi alla con- statazione diun
fatto,che
èperchè
èed
è quelche
è senza che si possadarne un qualunque
principio di spiegazione, esso, sottoapparenze
razionalistiche, è inti-mamente
e irrimediabilmente empirico.come
sintesi di Pensiero e Pensato, di Soggetto eOg-
getto, di Io eNon-Io,
diSè
e di Altro-da-sè, di Spirito e di Natura.L’Oggetto che dovrebbe
rivelare a sè ilSoggetto, in realtà
ne
è l’assoluta negazione, è il suo altro assoluto, è allo Spirito ciòche
lamorta
scoria è alla lava ardente,ciòche
lo scheletro è al vivente corpo.In sè, nella sua essenza ultima, lo Spirito sfugge in eternoall’atto dioggettivazione;
non può
essere definito,perchè
è esso il definiente;non può
essere conosciuto,perchè
è esso il conoscente;non può
essere oggettivato,perchè
è esso l’oggettivante. Esso insegue sè nell’Oggettocome
ilcane insegue la suaombra, ma come
il canenon
afferreràmai
l’ombra, in eterno, così mai, in eterno, lo Spirito afferrerà sè stesso. In questo sistema che tutto riduce al Pensiero, il Pensiero è l’assoluto impensabile;inquestafilosofia
che
tuttoriduce alloSpirito, lo Spirito è l’assoluta Cosa-in-sè; in questa teoria che tutto riduceal Conoscere, la realtà vera è in eterno preclusa al Co- noscere; in questa metafisica
che
sul trono delmondo pone
la sovranaRagione,
la dominatrice vera è la cieca oscura inconoscibile incoercibilepotenza
della Vita,che
èperchè
è, è cosìperchè
è così, e passa di oggettiva- zione in oggettivazione,come una
pianta dà foglie su foglie, per cieca necessità della sua natura. In nulla nel-Yidealismo
attuale lo Spirito si distingue dallaNatura
del vecchio naturalismo,che ha
in sè, sì, enon
fuori di sè il principio del suo essere e del suo produrre,ma
di questo principio è schiava, e
non
sene può
liberare, e perciò incessantemente produce,ma non mai
si di- stacca dalle sue produzioni, nelle quali siperde
e sioblia,
non mai
sipone
di controad
essecome
principio—
13e legge delle sue produzioni: spontaneità, quindi,
non
libertà.
Nel
suofondo
intimo l'idealismo attuale è agno- stico, irrazionalistico, naturalistico, istintivistico.Per
la intima forza del suo principioesso trapassa proprio nel- l’oppostodi ciòche pretende
diessere.Meglio che
teoria dello Spiritocome
attopuro dovrebbe
chiamarsi teoria dellaNatura come
spontaneità bruta.4)
Per
l'idealismo attuale lo Spirito sipone ponendo,
insieme e inun
atto solo, l’Oggettocome
altroda
sè, poi riconoscendovisi e ritornando così all’immediatezza sua,donde nuova
posizione di Soggetto e Oggetto,.e così all’infinito.Questo
processo all’infinito è celebrato dall’idea/tsmo attualecome
Storia sacra,come
vivo pro- cesso dello Spirito, grazie al quale questo va attuando progressivamente la sua divina natura, va trionfando inanmano
dell’opposto suo.Ma
soprauna
viache non
ha principionè
fine,non
si èmai
più vicini o più lon- tani dallamèta;
in ognipunto
sene
èegualmente
vicini o lontaniche
in ogni altro.Per
lo Spirito così concepitomuoversi
vaiquanto
stare fermi.Se
simuove,
èperchè non ne può
fare ameno,
per ciecoimpulso
della sua natura, dal qualenon può
liberarsi,non perchè
ilmo- vimento
loconduca
a qualcosa; èuna
ruotache
più gira vertiginosamente, e più sta fissa al suo asse,^idea-
lismo attualenega
ilmovimento, nega
la Storia,nega
ilProgresso. Il divenire di cui esso parla è
un
susseguirsi incessante di folgorazioni di sogno inun immobile
so- gnante; è tantopoco un
divenirequanto poco un
tiz-zone
roteantecon
rapidità èun
circolo luminoso, qualeappare
a chi lo vede.Questa
filosofia,che
in ognimo-
mento ha
inbocca
la Storia, è nel suo fondo,come
ogni dottrina naturalistica, radicalmente antistorica.5) Nell’atto dello Spirito iu quel
modo
concepito, im- possibile introdurre differenze. L'idealismo attuale parla di logo concreto e di logo astratto, di pensiero concreto e di pensiero astratto, di arte e religionecome
astrattimomenti deH’unico
concreto atto dello Spirito,che
è concetto, cioè filosofia.Ma
in quell’atto è impossibile fare queste distinzioni.Perchè
arte e religione o sono I>ensieri in atto, e allora sono pensiero concreto enon
pensiero astratto, attopuro
enon
astrattimomenti
del-1 atto puro, sono quindi filosofìa anch’esse; o
non sono
pensieri concreti, pensieri in atto, e alloranon sono
niente addirittura.Se
tutto è attopuro
dello spirito, tutto quelche non
è attopuro
è zero, è nulla,non
esiste. Ciò
che
èo
è filosofiao non
è nulla.Ma dove
tutto è filosofia, niente è filosofìa,perchè
caratterizzare è distinguere, edove
nulla sipuò
distinguere, nulla sipuò
caratterizzare. Tutto è filosofia, sì,ma con
lo stesso dirittosipuò
direche
tutto è politica, tutto è religione, tutto è arte, tutto è brivido, tutto è sternuto, tutto è sba- diglio. L'idealismo attuale,che
tutto riduce a filosofia,pone
la filosofia sullo stessissimo livello delpiù
basso e cieco atto di vita irriflessa.Nessun
sistemaha mai
ab- bassato tanto la filosofiaquanto
questoche pretende
di farne la sola realtà dell’Universo.6)
Ogni
atto in cui lo Spirito si attua è, nell’atto in cui si attua eper
sèche
si attua, verità e bene; per chi lo guardi dal di fuori,o per
colui stesso che,dopo
es- sersi in esso attuato, lo guardi dal di fuori, èmale ed
errore.Per
il santo, l’insipienteche
nel suo cuorenega Dio
erra, e il violentoche
uccide il suo simile fa male.Per
l’omicida e per il violento, invece, nelmale
e nel- l’errore sarebbe il santo.Dal punto
di vista dell’idea-lismo attuale le
due
posizioni siequivalgono
inmodo
assoluto.
L
'idealismo attualeconduce
al totale indiffe- rentismo etico e relativismo teoretico.Per
esso pensare èsempre
pensare il vero: errore è ciòche
sipensò una
voltae oranon
sipensa
più; agire èsempre
agire bene:male
èun
agireda
cui si è fuori.Ma poiché
lo Spirito passa per ciecoimpulso
vitaleda una
oggettivazione al- l’altra,da un
pensiero all’altro,da un
agire all’altro,il
superamento
dell’errore e delmale
avviene per forzameccanica
e automatica,non
è risultato di sforzo, tra- vaglio ecombattimento
morale.L
'idealismo attuale con-duce
così al totale passivismo etico e teoretico.Per
1‘‘idealismo attuale pensare è verità nell’atto in cui si
pensa
e per l’attoche
pensa.Agire
è agire ilbene
nel- l’atto in cui si agisce eper
l’atto che agisce.Ma
basta guardare dal di fuori ciòche
si è pensato e agito,non
più agirlo e pensarlo,ma
pensarlocome
pensato ecome
agito
perchè
la verità si converta in errore e ilbene
in male. Tutta la verità e tutto ilbene
sono nel presente, qual ch’esso sia.Tutto
ilmale
e tutto l’errore nel pas- sato, qual ch’esso sia. Il presente è l’atto di pensiero, qual ch’esso sia, e il passato, quindi ilmale
e l’errore, è ciò che in quell’atto sipensa come
tale, qual ch’esso sia. L’assoluto relativismo, l’assoluto scetticismo, l’asso- luto solipsismo, l’assoluto individualismo sono le con- seguenze ineluttabili della dottrina.Lo
stesso autore di essanon
esita ad affermare la verità tutta provvisoriaed
effimera dello stesso idealismo attuale— L
'idealismo attualeha
potuto dal suo autore essere volto a giustifi- careima
politica autoritaria e conservatriceche
pre- tende riallacciarsi alla tradizionee alla storia nazionale:esso giustificherebbe
egualmente una
politica rivoluzio-naria e anarchica,
che
fa tavola rasa della storia e della tradizione.La
dottrina èuna forma
vuotache
assunte in sècon
uguale indifferenza tutti i contenuti.7) Il
mondo
è per l'idealismo attuale oggetto dell’Io,come
taleopposto ad
esso, inadeguatoad
esso,sempre
e necessariamente.Ma
poichéqualunque
sia laforma
sotto la qualeappare
all’Io, esso èsempre ugualmente
inadeguato all’Io,ugualmente ad
essoopposto
e, in- sieme,ugualmente da
esso postoKegualmente
creazione sua,non
c’è ragioneper
l’Io di rifiutare questa piùche
quellaforma
delmondo.
L'idealismo attuale stronca alla radice ogni senso del dovere di agire, ogni im- pulso almiglioramento
delmondo, abbandona
l’agire all’arbitrio d’indifferenzao
alla cieca spontaneità na- turale dell’individuo, è dottrinaprofondamente
disedu- catrice eimmorale.
8)
Per
l'idealismo attuale la verità è nient’altroche
il contenuto dell’atto del pensiero, e tutto ciò
che
questopensa
è vero. Allora delledue
l’una:— o
tutte le filosofie sono vere,ed
è vero l'idealismo attualema
anche, allo stesso titolo, ogni altra filosofia da esso diversa e
ad
essoopposta — o
è vero solo l'idealismo attuale,
ma
allora questo (cioè il^pensieroche
il pen- siero è realtà) è veronon perchè
pensiero,ma perchè
pensiero vero, cioè corrispondentead una
realtà (iden- tità di essere e’ pensiero) che è veraanche
se nessuno la pensi, e così si torna al realismo. Inentrambi
i casi l'idealismo attualenega
sè stesso e svela la sua totale e radicale assurdità.9)
Concludiamo.
Spogliatobrutalmente
degli orpelli dei quali si copre l'idealismo attuale si riduce alla cieca esaltazione dell’atto vitale, dello slancio vitale,dellu Vita.
L
atto,qualunque
atto, di vita èper
la vitache
lo vive tutta la verità, tutta la bellezza, tutta la santità, tutta la giustizia.Per
chinon
lo vive, per chi 10guarda
dal di fuori, esso è non-vita, errore e male.1
due
punti di vista sonougualmente
legittimi, ugual-mente
giustificati e si equivalgono.Nè
v’è altra verità, altra bellezza, altra giustizia, altrabontà che
quellache
si attua nell’atto, nell’atto in cui si attua,
per
l’atto che si attua.E
in ogni atto di vita essendosempre
tutta la Vita, gli atti sono tutti assolutamente equivalenti.L
idealismo attuale è, in fondo,un
energetismo brutale,un
vitalismo assoluto,un
irrazionalismo radicale: la naturale filosofia diun’epoca
in cui il calcio e la boxe,11
cinematografo
e il tabarin, il cocainismo e la violenza settaria sono le manifestazioni predilette della psiche collettiva, la naturale filosofia di un’età impulsiva e brutale, tutta straripamento di passioni cieche e irri- flesse.10)
La
definizione piùperfettache
siasi data dell’idea- lismo attuale èquella diMario
Vinciguerra inUn
quarto di secolo,quando ne
definì l’autore: il teologo delFuturismo.
2- Lo spacciodelbestione trionfante.
GIOVANNI GENTILE
I.
Non
èimprobabile cbe
neimanuali
di storia della letteratura ad uso dellepersone
definite cólteBene-
dettoCroce
eGiovanni
Gentile passino ai postericome
l’Achille e Patroclo, l’Oreste e Pilade, il
Dèmone
e Pizia della cultura italiana delprimo
quarto dell’irate/- ligentissimo secoloXX. Per
conto suo, Gentileha
giàprovveduto
alla codificazione della leggenda celebrando nella dedica diuno
dei suoi libri la sua amicizia con Croce,esempio
emonimento
alle giovani generazioni.Ma
poiché dietro la leggenda c’èsempre una
istoria verache qualche
indiscreto si diverte a scoprire, così, per questa volta, alle legittime curiosità degli eruditi dell’avvenire voglioprovvedere
io, nato, sì, a portarela croce,
ma anche
arompere
leuova
nel paniere degli altri.Siamo, dunque,
avvertitiuna
volta persempre che
quinon
si parlada
agiografo,ma da
storico, che,per
giunta, fu testimone direttissimo dei fatti narrati.Dunque, Croce
e Gentile rischiano di passarecome
l'Achille e Patroclo, il
Goethe
e Schiller della cultura italiana ecc. ecc. ecc. In realtà, sarebbe difficile im-maginare due uomini
più di questi radicalmente opposti pertemperamento,
abitomentale
e cultura.Croce
è venuto alla filosofia sui trent’anni, per bisogno di ren- dersi conto cosa fossero quella storia, quella critica«Parlo, quell’economia politica «-he
andava
coltivando.Cos’è l’Arte? Cos’è la Storia? Cos’è
l’Economia?
eccolo
domande
di cuiCroce
chiese risposta alla filosofia.Questa
fu per lui essenzialmente Dottrina della scienza, o, per lomeno,
di alcune discipline umanistiche.Gen-
tile, invece,
cominciò
senz’altro dalla metafìsica, eme-
tafisici sono
sempre
stati i suoi studi.Per
lui la filosofianon
fu,come
per Croce, soluzione aproblemi
scop-piami da
altre discipline: fudomanda
e risposta a sè stessa, soluzione di queimassimi
esommi problemi
(l’essere, il conoscere, il
rapporto
tra essere econoscere) di cuiCroce ha sempre negato
l’esistenza eehe ha sempre
preso in giro, se a torto o a ragione quinon importa
indagare.I veri maestri di
Croce furono non Kant, non
Fichte,non Hegel
(che egliconobbe
tardi e superficialmente)ma
Vico,De
Sanctis,Labrio
la: tre spiriti pei quali la filosofìanon
fu, per l’appunto,scopo
a sè stessa,ma
mezzo
di rispondere adomande
formulate rispettiva-mente
in sededi Storia, di Critica estetica, diEconomia.
Son
essi i veri educatori del suo pensiero. I maestri di Gentilefurono
filosofi teologali, strologanti sui mi- steri dell’Uno e del Molto, delMondo
e di Dio, enem-
meno
teologi puri e semplici,ma
teologiche
nel loro teologareobbedivano, consciamente
o inconsciamente, a preoccupazioni politiche: Gioberti,Rosmini,
Spa- venta, pensatori potentima
confusionari, in cui lo slanciomoderno
del pensiero è oppresso dal grave peso diuna
teologia putrefatta, di cuinon
riuscivano a libe- rarsi.Grande
è la loroimportanza
nella storia della cultura italiana,ma
sul corso della filosofiaeuropea
non ebbero
la più piccola influenza.—
21—
Da
questa diversaformazione mentale
viene il piglio affattoopposto
del discorso dei due. Teologale e sacer- dotale in Gentile,non
già— come
credequalche
in-genuo — per
sincera ispirazione religiosa, totalmente assente dall’opera di lui,ma per
piega ineliminabile del pensiero, contratta allo studio di quei filosofi teolo- gizzanti, anacronistici già al lorotempo,
e figuriamoci poi al nostro—
umanistico,temperato
dibuon
senso,con
leggeravena
di scetticismo e d’ironia in Croce. In Gentile si sente il settario, che, sottouna maschera
profetica d’invasato, cela il fremito incontenibile del suo desiderio di vita e di potenza, avidotroppo
della vitaper
guardarlacon
l’occhio di superiore distacco di chi l’ha gustataveramente un
po’—
inCroce
sisente il signore
bene
educato,che non ha mai mancato
di nulla, che, a tratti
almeno,
saguardare
alla vitacon
occhio di superiorità e d’indifferenza.Croce ha
in fastidio la religione enon nomina mai
Dio, e Gentileha sempre
in bocca l’una e l’altra parola.Ma Croce
ha, per lomeno
inqualche momento,
quel sereno di- stacco dalmondo che
è degli spiritiveramente
reli- giosi, e l’altro ècome
quel predicatore che,dopo
averecon
voce tonanteed infiammata eloquenza
predicatola rinuncia ai beni della terra,
con
vocenon meno
to-,nante e
non meno infiammata eloquenza
inveiva controil superiore, che gli
dava un
po’meno
del pattuitocompenso.
In
Benedetto Croce
sisente ilsignoreche ha
viaggiato, è stato in società,ha
praticatouomini
politici e signore dell’aristocrazia,ha
penetrato, in partealmeno,
il gioco delle passioni e degl’interessimondani,
enon
si lasciatroppo
facilmente turlupinare dalle apparenze. InGen-
tile si sente il professore vissuto nell’ambiente
meschino
del travet, privo di finezza e di gusto, grossolano e ca- fone, plie inferocisce sugli alunni indifesi,ma
dinanzial Preside, nel quale è abituato a venerare la sacra autorità del superiore Ministero, vive nel
perpetuo
ti-more
diuna
solenneramanzina. Croce non
sopportache
losi contraddica,ma ha
in uggia la genteche
ripeteil suo pensiero. Gentile tutto si
bea quando
sente le sue parole ripetute in coro dalla pappagalliera nella qualeha
trasformato l’infelice scuola italiana, e guai a chi sgarrauna
sillaba!Nelle
opere
diCroce
si sente la presenza diuno
spirito ricco di cultura
profonda
e varia e, in piùd’un dominio
(storia e cultura napoletana. Seicento, storia dell’Estetica,De
Sanctis e Vico, letteratura italiana dell’Ottocento), diprimissima mano. La
vasta coltura letteraria glidà
agilità allo stile, glipermette
d’infio- rareopportunamente
le suepagine
di aneddoti, di ci- tazioni, di richiamiquanto mai
piacevoli e graziosi.Gentile al confronto è di
un’innocenza che commuove.
Tolto dalla filosofia italiana del
Rinascimento
e delRisorgimento —
eanche
quinon ha
fattoche ricamare
sulla
trama
delle idee storiche diRertrando Spaventa
(che, a sua volta, le aveva prese dai filosofi tedeschi delprimo Romanticismo),
enon ha
creatonessuno
di quegli
schemi veramente
originaliche
rivelano nel- l’autore lo storico di razza—
la sua incultura è diun candore che ha da
invidiare solo quello del suoLom-
bardo-Radice.
La
sua conoscenza della filosofia greca e della filosofia tedesca è di terza o quartamano.
Nelle citazioni in greco
che
gli è capitatoqualche
volta di fare sarebbe statobene
adottasse l’uso diSchopen-
liauer di
sopprimere
accenti e spiriti. Inuna polemica con Emilio Bodrero
fece ridere tutta l’Italiaun
po’saputa di greco ostinandosi a sostenere
gravemente che
inun
certo periodo allos andava
tradotto,non
già invano,come
esattamente aveva tradottoBodrero, ma
altrimenti,
come avrebbe
tradottouno
studentello di ginnasio alleprime armi
col greco.Quanto
al tedesco, è noto che inpoche
pagine della sua traduzione della Critica della ragionpura
il professorLudovico Limen-
tani in
una
celebre recensione della Cultura filosofica rilevò spropositi a centinaia, e sìche
di quel libronon mancano molte
ed eccellenti traduzioni francesi.Fi
avendo promesso
vent’anni fauna
traduzione dellaFenomenologia
dello Spirito di Hegel,mai
tradottanè
in italiano (la traduzione di Novellinon
conta),nè
in francese, siguardò sempre bene
dalmantenere
la promessa.Economia
politica, storia, storia delle reli- gioni, storia dell’arte, storia letteraria: in tutto questo Gentile è tabula rasa. Eglinon ha mai
lettonè una
tragedia diShakespeare, nè una
lirica di Shelley,nè un romanzo
di Balzac o di Dostojewski,nè una
novella diMaupassant: — Non può
leggere di quellaroba —
mi
dicevaCroce —
gli famale
al cuore! Puveriello!Siappassiona ai casi dei protagonisti
come una
sartolella a quelli di Margherita!—
c rideva,ammiccando
mali- ziosamente.Non
v’èmai una
citazione,nè un
aneddoto,nè un richiamo
nei suoi libri. Sedeve
citareun
poeta,non incomoda mai
altriche
Ariosto.È
l’unicoche abbia
letto.
L’atmosfera che
si respira nei suoi libri è l’atmo- sfera graveolente delle aule scolastiche, delle biblioteche di liceo, chiuse inun armadio
di cuinon
si trovamai
la chiave,
dove
il vecchio autore di cinquant’anni fa—
è
ammesso con
diffidenzaperchè troppo
avanguardista, l’atmosfera della cittaduzza, sede di liceo-ginnasio, lon- tana dalle grandi vie dicomunicazione
della cultura europea, in ritardo di trenta acinquantanni
sulpen-
siero deltempo.
E
lo sivede
dalla suaopera maggiore: La
filosofia italiana dal1850
al 1900. Soloun uomo
dalla cultura e dallam
entalità inguaribilmente scolasticacome Gen-
tile poteva perdere i quindici anni migliori della vita in simile lavoro.
Dal
1850 al 1900, tranneSpaventa
e Labriola, l’Italianon ha
avuto filosofi,ma
solo profes- sori di filosofia, ignotissimi alpubblico anche
colto, destituiti di ogni influenza fuori dellem
ura dell’Uni-versità, autori di libri o di dispense di cui gli studenti
si affrettavano a disfarsi a vii prezzo
appena
superatigli esami.
Di
tutto questociarpame da
bidelli, di questa letteratura indigesta e papaverica, Gentileha
fatto ilsuo spiritual
nutrimento durante
gli anni migliori della maturità. IIpovero
IginoPetrone
lochiamava
« lo sto- rico dei filosofi delle bancarelle»,dove
quei libri si trascinavano _per_anni,ba
ttuti-dal solere--dalla pioggia, aspettandoqualche
vecchio professore ritardatario n__magistrato in pensione
che
li comprasse.Basterebbe
questo per negargli in eterno ogni vocazione filosofica.Ve
l’immaginate,non
dicoun
Hegel,ma un
Bergson,un James, un Boutroux, un
Bradley,un
Croce,che
dai trenta aiquarantacinque
anni,quando
lo spirito sicostruisce i lineamenti della sua visione del
mondo
e della vita,perdono
iltempo
a leggere e a criticare in lunghivolumi
di centinaia di pagine la filosofia bancarellacea dell’Italia dal 1850 al1900?
Pure
queste indiceste e soporiferepappa
rdelle, che nessunoha mai
letto (nelle raccolte della Critica con- servate nelle biblioteche del regno le pagine di quegli articoli sono regolarmente
intonse).Croce
stesso le an-dava pubblicando
nella Critica, e in quegli anni più chemai
il suonome
appariva saldato a fuoco a quello di Gentile.Poiché?
IL
Nessuno
scrittoreha mai
superatoBenedetto Croce
intattica e strategia letteraria.
La
suacampagna
di con-quista dell’Italia culturale alla sua filosofia e alla sua critica letteraria è
un
capolavoro di sapienza militare.Con
un’intuizione geniale eglicomprese
che, per inte- ressare l’Italia alla filosofia, bisognava far forzanon
già sui
problemi
logici (riservati all’interessamento e all’intendimento di pochi^,nè
suiproblemi
morali oreligiosi (ai quali
un
paese indifferente e scetticocome
l’Italia è stato
sempre,
in fondo,poco
sensibile),ma
esclusivamente sui
problemi
estetici.Non
per nulla l’Italia è tutta, dalle Alpi aCapo
Passaro,un grande museo.
L’Estetica fu perciò la chiave di volta del si-stema
crociano.A un
sistema così concepitonessuna
persona colta potevarimanere
insensibile.Nel
1903—
anno
della fondazione della Critica—
l’Italia era perciòmatura
per l’accettazione della dittatura culturale cro- ciana.Come
Carlo Vili,Benedetto Croce
l’avrebbe con- quistata col gesso.Ma
c’eraun ma. Prima
di lanciarsi colle suetruppe
leggere allagrande campagna
di conquista,Croce
aveva bisogno di sentirsi le spalle sicure. Ora, alle spalle c’erail vecchio
mondo
filosofico-professorale delle Univer-—
sita e delle
Accademie, che guardava con
disdegno e dispetto a quel guastamestieri, a quelparvenu,
a quel dilettante,che
dalla storia di Pulcinella e dalloCunto
eie li cunti era passato
ad
occuparsi di filosofia. Fuori delle Università e delleAccademie
quel vecchiomondo non
aveva lamenoma
influenzaed
era ignotissimo algran pubblico.
Ma
nelle sfere ufficiali della cultura era un’altra faccenda: c’era ancora chi loprendeva
sul serio.Poteva
dar fastidio e, in caso di sconfitta nella vastacampagna che Croce
meditava, divenireun
ne-mico
pericoloso e minacciare la ritirata.Era prudente
perciò tenerlo insoggezione.Giovanni
Gentile ful’uomo
incaricato della bisogna.Contro
quelmondo
di vecchipachidermi Croce
collocò invedettaun pachiderma come
loro, dalla mentalità e dalla cultura ritardatala e tra- dizionalista
come
la loro,con
l’incarico di farbuona
guardia, poi partì incampagna. La campagna
lo portò lontano assai, in terre d’infedeli e di pagani, che egli sterminòo
convertì alla... croce a viva forza.Di due mesi
indue mesi
ilguardiano
lasciato alla vedettadava
alla luceun
saggio suun
filosofo italiano dal 1850 al 1900. Ilpachiderma
alzava la pesantissimazampa,
ferrata di filosofia hegeliana, accettata pari pari, e schiacciavauno
di quei poveri vecchi innocenti:come
chi dicesse schiacciare
ima
pulcecon
ilmaglio
delle acciaierie di Terni. Gli altri, tremanti di paura, si ap- piattavano nei loro covi, e sollevando lebarbe
canute al Signore gliraccomandavano
l’anima loro. Così laMacedonia rimaneva
sicura e le spalle guardate,mentre
la lontana Persia veniva percorsa e ridotta in servitù.
In
Giovanni
GentileBenedetto Croce
aveva trovato ilsuo professore dello
schermo.
—
Fino
ache
il custode dellaMacedonia
rimase con- tento dell’ufficio affidatogli, Alessandro il conquistatorenon ebbe che
parole di lode per lui. Clieacume! che
profondità!che
possanza distruttrice di critiche!Ogni
anno, Alessandro ritornava in patria, a ritemprar le forze nei quartieri di estate, e trovava ilpachiderma
sulla soglia
che
gli mostrava,con
gesto dinobile fierezza,una montagna
di calpesti cadaveri di pagani delle Uni- versità e delleAccademie:
vistache
sarebbe stata pie-tosa, se quei cadaveri
non
fossero stati cosìanemici che
dalle infrantevene nemmeno una
goccia disangue
era fluita.E
Alessandro, presa inmano
la proboscidedel
pachiderma,
la carezzavacon
effusione.Che
ami-cizia impareggiabile!
Che
fedeltà esemplare!Par
nobilejratrum!
Così passò
una
diecina d’anni (1903-1913). Partito dalle balze rocciose dellaMacedonia,
Alessandro era divenutopadrone
della fertile Persia, e viregnava
da despota ricevendone opulenti tributi.E
alloraun
pruritocominciò
a solleticarepiano piano
le più intime fibre delpachiderma
fedele.— Guarda un po
!E perchè
lui sì, e io
no?
Io faccio ancora la guardia alle rocce dellaMacedonia,
emi
pareuna
gran vittoriaquando prendo
a proboscidatequalche
vecchiocapobanda
di queste parti,armato
diun
fucile a pietra, più perico- loso per luiche
lo sparache
per chi gli sipunta
addosso! Bella soddisfazione!E che
cosaha
luiche
ionon abbia? Ha
lettoun
po’ di poeti e di romanzieriche
ionon ho
letto!E con
questo? Cultura filosofica?Ne ho
più di lui! Ioho
lettoRosmini,
Gioberti e Spaventa, e lui no. Ioho
lettoBruno
eCampanella,
e lui no. In fondo, chi è lui?Un
letterato,un
critico.un
erudito improvvisatosi filosofo.Ha
vinto! Bella vit- toria! C’è proprio da gloriarsene! Letterati, critici, giornalisti: ecco inemici
di cuiha
trionfato!Gente ehe non ha mai
lettonemmeno
il frontespizio della Teorica del sovrannaturale di Gioberti e delNuovo
sag- gio sulle origini delle idee diRosmini! Con me,
se .si rpisurassecon me,
eh, eh,non
socome
gliandrebbe!
Glielo liscierei io il pelo!
E
allora,perchè me ne
sto qui tra le rocce dellaMacedonia,
amorire
di noia,per
quelpoco
di pagliache
gli piace passarmi, emi
toccapure
ringraziarlo inappresso? Non
sarebbetempo
che combattessiim
po’ per contomio? —
Così ragionò tra sè e sè ilpachiderma
lasciato a guardia dellezone
di confine, e, levato alto il barrito di guerra, si lanciò a valle.E
alla dittatura diBenedetto Croce
successe quella diGiovanni
Gentile.Per quanto
bestia, ilpachiderma
aveva ragionato giusto.Erano
ornai dodici anniche
la filosofia diBene-
dettoCroce
regnava allo zenith del nostrofirmamento
culturale: eraben tempo che
gliene succedesse un’altra.Gli
animi erano
avidi di novità. Gentileebbe un
colpo di genio, il solo della sua vita.Benedetto Croce aveva
vinto facendo dell’Estetica il centro del suo sistema,cd
interessando così alla sua filosofia tutto il ceto let- terario e critico d’Italia:una
moltitudine infinita.Giovanni
Gentile fece centro del suo sistema laPeda-
gogia, fece,non
più dell’Artistacome
Croce,ma
delMaestro
l’incarnazione perfetta dello Spirito delmondo,
e l’Italia fu sua.
Ai
maestri elementari—
ottantacin-quemila — non
parve vero sentirsi direche
in essi siattuava nella sua
forma
più squisita il processo delmondo: che
in essi pulsava il ritmo dell’Universo, bat-29
—
leva il polso del
Cosmo.
Cospetti! direbbeMusco. Na-
turalmente,divennero
tutti gentiliani, equando uno
che era stato dei loro acciuffò la Presidenza delCon-
siglio
chiamò
al Ministero dell’Istruzione l’autore di così belle teorie. Siaggiunga che
la filosofia di Gentile eraquanto mai
adatta alla mentalità dei maestri ele- mentari.Benedetto Croce
aveva distinto nello Spirito quattro attività: estetica, logica,economica,
etica.Rapporti
d distinzione, di opposizione, d’implicazione stringevano fra loro queste quattro attività,che erano
poi un’attività sola, lo Spirito, in quattroforme: Dio uno
in quattro persone,una
di più della SS. Trinità.Roba troppo
complicata per la testa dei maestri elementari. Gentile semplificò tutto questo imbroglio.Lo
Spirito è attoche
si fa.Tutto
è atto dello spirito, tutto è filosofia:l’arte, la filosofia, la scienza, la
matematica,
la religione, la morale, la logica, ilmondo,
la natura, la società, lo Stato, io, tu, questo cappello, questo bastone, laNona
Sinfonia di
Beethoven,
la Critica dellaRagion
Pura, gli stornelli del sorCapanna,
la nota della lavandaia,un
brivido di freddo e laDivina Commedia
(sono parole testuali diGiovanni
Gentile): tutto è allo stessogrado
attopuro
e filosofia. L’atto dello spirito è Iddio in terra.Ma
fino ache
si fa.Quando
si è fatto, allora diventaSatana
incarnato: è errore, è male, è brutto, è falso, è il diavolo in carne e ossa.'dito, fatto.Tutto
ilbene
è atto.Tutto
ilmale
è fatto.In
queste dodici parole è tutta la filosofia di Gentile.Quale maestro elementare avrebbe
rinunziato a stringere l’universo inpugno
acosì
poco
prezzo?Furono
perciò tutti gentiliani fana-tici. Salvo a divenire accaniti
nemici
dell’AttoPuro
—
quando
il suo autore, divenuto ministro della pubblica istruzione,prolungò
l’orario delle scuole elementari enon aumentò
lo stipendio dei maestri.A Bertrando Spaventa
piaceva narrareche
ai suoitempi
i giobertiani solevano dire: « L’ente crea l’esi- stente,dunque
piove. L’esistente torna all’ente,dunque apriamo
l’ombrello ». I loro nipotini attualisti dicono:«
Lo
spirito è atto puro,dunque
sento freddo. Il fatto è ilmomento
negativo dello spirito,dunque mettiamoci
il cappotto ». «
L’uomo non
èche una
canna,ma una
canna
pensante! », dicevaPascal.Aggiungo
io: «ma che
farebbemolto
volentieri ameno
di pensare ». h'>idea- lismo attuale viene incontro a questo onesto e legittimo desiderio dellacanna
pensante. Atto, fatto: tutto è li.Nei due
sacchi dell’atto e del fatto simette
dentro tutto quelche
si vuole. LTna volta. Gentileebbe un
incarico di filosofia del diritto all’Università di Pisa.Immedia- tamente
scoprìche
il diritto èun momento
falso e astratto dello spirito: fatto aneli ’esso (1).Prima
del- l’incarico,non
sene
era accorto ancora. Se gli avessero datoun
incarico di odontoiatria, famelicocom’era
loavrebbe
senz’altro accettato,avrebbe
scoperto ilmo- mento
odontoiatrico dello spirito.(1) Scoprì anche qualche altra cosa: un mio saggio. Deduzione della legge e del diritto, pubblicato la prima volta ne La Nuova Cultura dell’ottobre 1913 e ristampato poi nella Teoria del Pra- gmatismo trascendentale (Torino, Bocca, 1915), in cui si soste- neva, per la prima volta nella storia della filosofia del diritto, la tesi che il diritto è volizione del voluto. Gentile si appropriò pari pari quella tesi e la fece sua, naturalmente senza citarne mai il primo e vero e legittimo genitore, che quando potè, da
| ministro, prese ferocemente a perseguitare. Mi aveva plagiato,
dunque mi odiava.
—
III.
Chi ha
conoscenza siapure
superficiale di storia della filosofia sada un pezzo
cosa pensare de\V idealismo attuale diGiovanni
Gentile.Bisogna
essere, infatti, in assolutamalafede
o asinocome un
idealista attuale pernegare che
in ciòche ha
di serio e dibuono
l'idealismoattuale
non
èche una
rifrittura della filosofiagerma-
nica postkantiana.Che
l’Io crei ilMondo, che
il Sog- gettoponga
sè stesso e l’Oggetto insieme e inun
atto solo, questo era notoalmeno
dall’anno di grazia 1781, data di pubblicazione della Critica dellaRagion Pura
di
Kant,
o dal 1794, data di pubblicazione della Dot- trina della scienza di Fichte,da me
tradotta (avvisoa chi tocca che io parlo di cose che
bene
conosco).E
se gli scritti di Fichte
sembrano, come
sono in effetti,un
po’ duri a masticare, si leggano gli scritti delperiodo
fichtiano di Schelling: e in quelle pagine, di cristal- lina chiarezza, miracolosaquando
si pensiche
1 autore di esse eraappena
ventenne, si troverà dettocon
cento-trent’anni di anticipo ciò
che
idealismo attuale ci evenuto
a ripetere oggi, in pesanti volumi, scritticon un
gergo taleche
quelli, enon
i libri dei professori univer- sitari deitempi
suoi,Schopenhauer
oggi consiglierebbe aun
tutoreche
avesse interesse a rimbecillire il pupillo.Che
inmi
paesecome
l’Italia,dove
oggi ancora Fichte eKant, Hegel
e Schelling sono terreda
scoprire,V
idea- lismo attuale potesse fare impressione, si spiega senon
si scusa: e dimostra solo l’infimo livello dei nostri studi
di filosofia.
Ma
si spiegaanche come
in altri paesiun
po’meno
arretrati—
Francia eGermania — dove
quelle posizioni di pensieroerano da
lungotempo
note e studiate,V
idealismo attualenon
sia stato preso sul serio e siaapparso
qual è:un
vecchio sfiancato cavallo, di ritorno.E non
soltanto le tesifondamentali delY
idealismo at- tuale sono quelle stesse della filosofìaromantica
tedesca,con
inmeno
la freschezza delprimo
getto e la vibra- zione possente dello slancio originalee creatore del pen- sieroche
lepone
in vita,con
in più il traviamento di quellagrande
filosofìa alla giustificazione diuna me-
diocre realtà politica alla quale tutto lo spirito di essaripugna
e si ribella,ma
tutte le difficoltà cuidà
luogo quella posizione speculativa e di cuifurono ben
consci i suoi primi scopritori sonodestramente
svico- late dall’idealismo attualecon una nube
asfissiante di parole vuote dietro le qualinon
sinasconde nemmeno
l’ombra
diun
pensiero.Pecc
ato davvero che Giovanni
Gentile siauno
dei pezzi grossi del partito fasci sta:se no, a noialtri,
povera
gente dell’Opposizione, perse- guitata dalla censura e dai sequestri, farebbecomodo
servirci deT"suo frasario
— oh quanto
facilead
ado- perarsi!— per
nasconderci i nostri pensieri,come
quei cospiratori napoletani sotto ilBorbone
di cui raccontaMarc Monnier
che, per sfuggire alla occhiuta polizia, sierano
abituati a parlare fra loro in linguaggio hege- liano, alle orecchie di quei segugi più incomprensibile assai del basco.I discepoli di
Giovanni
Gentile sono oggi legione:credo di poter affermare
che Yidealismo
attualevenga
subitodopo
la Snia-Viscosa nelrango
delle industrieitaliane, sostituendo
vantaggiosamente
ladecaduta
cine- matografia.È
vero,purtroppo, che non
èmerce
d’espor- tazione.Raggiunto con un
inaudito colpo di fortunail Ministero della
Pubblica
Istruzione, ilMaestro ha
jfatto ai suoi discepoli così
ampia
distribuzione di cat-)|tedre dalle
somme
alle infime,che
dalle Alpi a Lilibeonon
v è scuoladove non
si parli il gergo dell'idealismo attuale.Come
su tutto il territorio dell’Islamnon
v’è ora del giorno in cui la voce delmuezzin non
si levi a lodare Allah e il suo profeta, cosìnon
v’è in Italiapalmo
di terra su cui in ogni ora del giornonon
sicelebrino
da una
cattedra i misteri dell’Attopuro
e dei suoi derivati.La
letteratura attualista si èspaventosamente
molti- plicata e ogni giorno più si va moltiplicando:ma, ahimè,
plus gachange
et plus c’est lamime
chose.Quei
/"libri si rassomigliano
come
gocce d’acqua: sene
po- trebbeproporre
la fabbricazione in serie. Se simet-
tessero inun
sacco tutti i libri degli attualisti e inun
altro tutti i
nomi
dei loro autori, poi, estraendo a casoun nome per
ogni libro, si appiccicasse quelnome
sulla copertina,come
viene viene, giuro sulleombre
dei miei antenatiche
nessuno, assolutamente nessuno, so- spetterebbeche un
libro è stato attribuitoad
altriche
al suo autore,
nemmeno
l’autore di esso.Tutto
alpiù
questi,come
ilfamoso gemello
diMark Twain che andava
chiedendosisgomento: —
quegliche
si è anne-gato sono ioo è il
mio gemello
?—
sichiederebbe
smar- rito:— sono
ioo non sono
io l’autore di questo libro?— ma
nessuno,nè
lui,nè Giovanni
Gentile,potrebbe
rispondere in eterno alladomanda
desolata.Ecco
ina bell’argomento dicommedia che
iocedo
gratuitanygjftir^Hs-v^3
—
Lospacciodelbestione trionfante.VI il
—
all’amico Pirandello
che Giovanni
Gentileha
la gloria di avere scacciato dalla scuola italiana,condannandolo freddamente — ove non
lo avesse soccorso la fortunadelle scene
—
auna
vecchiaia di stenti e di fame.Nè Giovanni
Gentileha
datemere mai
che i suoi discepoli possano fare a lui iltirobirbone da
lui giuncato aBene-
detto Croce.La
loro fedeltà gli è garantita per la stessa ragione per la quale era garantita al vecchio oti. Billi, deputato di Napoli, la fedeltà dei suoi elettori analfa- beti: a quei poveretti a furia di esercizi grafici era stato insegnato a tracciare ilnome
Billi, eanche
vo-lendo essi
non avrebbero
potuto scriverneun
altronè
quindi votare per altri.Quale
risultato crede di aver raggiuntoGiovanni Gen-
tile
trasformando
le.Università delRegno
inuna
suc- cursale della gabbia dei pappagalli delGiardino
Zoo- logico?Di
avere inpugno
la cultura italiana?Ma
quando mai ^Università
italianaha
contato qualcosa nella vita culturale del paese? Essa si èsempre
limitataa seguire a venticinque anni di distanza i destini del vincitore.
Venticinque
anni faper
leiCroce
eraun
guastamestieri: oggi, èun
classico introdotto nelle scuolemedie.
Quindici anni fa, i professori universitari si facevano le croci al solonome
di F. T. Marinetti: oggi Marinetti è citato perfino neimanuali
dei licei.Fra
venticinque anni,un
gentiliano di oggi—
l’ipotesiche
ve
ne
siano ancora in vita fra venticinque anni èquanto
mai
ammissibile,perchè
l’assenza di pensieroprolunga
l’esistenza—
accetteràda qualche alunno una
tesi (oper
lomeno una
tesina orale) sultema: Lo
spaccio del bestione trionfante,pamphlet
diAdriano
Tilgher contro—
35l’idealismo attuale.
Quel
giurilo, chi passerà presso lamia tomba
sentirà dime
«F-
„
.le
commosse
reliquiesotto la terra argute sibilar.
all’indirizzo di
Giovanni
Gentile, naturalmente. Il qualese,
come
gliauguro
ecome —
perla ragione su indicata—
è anzi certo sarà ancora in vita, avrà agio dimedi-
tare sugl’inconvenienti della scuola filosofica eletta col sistema del listone, sistemache non può
farebuona prova nè
in politicanè
in filosofia.E
lo sivede
fin d’ora: dei tanti suoi discepoli, chiha
osatoprendere
lapenna
e scendere incampo
a difendere ilMaestro
contro gli assalti diGiuseppe Rensi o
contro imiei? Chi ha
osato rispondere aBene-
detto Croce,quando
questi, fuori dei gangheriche
il professore delloschermo,
tradendo
laconsegna
di guar- dargli le spalle, si fossemesso
a filosofareper
conto suo,ha
cominciato a picchiare ilcane non volendo
ancora picchiare ilpadrone, ha
cominciato a rivederele
bucce
ai gentilianinon volendo
rivederleancora
al loromaestro (ma
ci arriverà,oh
se ci arriverà!...)?*)Alla
prova
dei fatti, l’ampiamassoneria
filosofica, la vasta satrapia universitaria, costituita esaldamente
organizzata inannurata
suggità idealistica sotto il ca- pintestaGiovanni
Gentile, si sarà rivelata assaipiù
utile ai discepoli, di cui
ha
risolto ilproblema
della disoccupazione,che
almaestro.Fra
venti anni dell idea- lismo attualenon rimarrà
nella cultura italiana altramemoria che
ilmio pamphlet, qualche
vignetta obon mot
di giornale umoristico equalche
personaggio dicommedia
(che peccatoche
Pailleron, l’autore di quella—
deliziosa
commedia Le Monde où
Ion
sennuie,non
abbia conosciutoGiovanni
Gentile!).Forse —
chi sa?—
in
qualche
villaggio delle Puglieo
del Molise dureràil ricordo di
qualche
giovane allucinato,che
i suoi ter- razzanisoprannominarono
Attopuro
a furia di sen- tirgli inbocca
questedue
parole di strano sapore,come
intorno al cinquanta nei villaggi calabri si
chiamavano
begrijfi gli studenti di filosofia dell’Università di
Napoli
a causa del gran parlareche
facevanod’un
certoBe-
griff (in tedesco: concetto)
che
crea ilmondo
eche
quellabuona
gentenon
sapevache
diavolo fosse.E
forse, chi sa?, Atto
puro
entrerà a far parte, accanto alleAngelarosa
e aiPeppantouio,
alla vaccarella pa- ziente e alla scrofa possente, della lista dei personaggi delle novellemolisane
diLyna
Pietravalle.Mi
sidomanderà
allora:perchè mi
sonoincomodato
a scriver tanto
sulTwZeaZwmo
attuale, se esso è desti- nato a cadereda
sèed
a lasciare di sèmemoria
labile e fuggente?Per ima
ragionemolto
semplice. L’idealismo attuale dauna
diecina d’anni inqua
èuna
dellepiaghe
della nostra cultura, eda un
paio d’anni specialmenteha
raggiunto le proporzioni diun
vero flagello di Dio.Con
la rovina cheha seminato
nella scuola italiana,con
lo spettacolo indecenteche ha
dato di sè, giustifi-cando con
gran lusso di concetti puri e di deduzioni a prioriqualunque
porcheriola del presentemomento ove da
questa potesse trarnegiovamento,
col ridicolo d^l suo gergo liturgico sotto il quale s’intravede vi- brare la più bassa e ingorda volontà di vivere e di go- dere, essoha
diffusoun
discredito spaventoso sulnome
di filosofia e
d
'idealismo. Basta dire oggi filosofia eidealismo
per vedere la gente ridereo
storcere il volto—
37—
dal disgusto. Ora, la filosofia, sopratutto la
grande
filo- sofia dell’idealismoromantico
tedesco, è stata la con- solazione dellamia
vita,l’amore
dellamia
giovinezza, e per essa io obliai le vergini danzanti al sol dimaggio
—
e illampo
dei bianchiomeri
sotto lechiome
d’or.Feci
male
a obliarle, lo so, e ogginon
lo farei più,ma
capireteperchè non
possa assistere senza indigna- zione alloscempio che
a causa di quegli svergognati cialtroni oggi si fa del suo santonome. Ecco perchè ho
scritto contro l’idealismo attuale, ecco
perchè reputo quanto mai
urgente lafondazione
diuna
Società filo- sofica antiattualista:perchè
nella pubblicaopinione
filosofia