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Itinerario ai cippi e lapidi dei caduti partigiani del Coneglianese Sabato pomeriggio 23 Aprile 2022

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Itinerario ai cippi e lapidi dei caduti partigiani del Coneglianese Sabato pomeriggio 23 Aprile 2022

Percorso dei cippi e lapidi dei partigiani con deposizione di corone da parte della Sezione Mandamentale ANPI di Conegliano, del circolo ANPI di San Vendemiano unitamente all’Associazione Volontari della Libertà :

1. 14,00 Nel cimitero di Conegliano: a destra poco oltre l’ingresso, sulla tomba di Pino LAZZARIN, del 1915 primo Partigiano di Conegliano caduto, della Brigata Piave, fucilato sulla riva destra del Piave a Ponte della Priula dopo lunghe e dure sevizie;

2. 14,05 All’esterno cimitero di Conegliano: sulla destra dell’ingresso fra le due parti della lapide ivi posta a ricordo dei partigiani uccisi dai nazifascisti,

la prima parte è a ricordo dei quattro partigiani fucilati all’esterno delle mura del camposanto di Conegliano il 13 ottobre 1944:

Liberale PRAVATO del 1926, di Paese partigiano della Brigata garibaldina Zancanaro;

Giovanni POZZA del 1923 di San Pietro di Feletto;

Giovanni CAMPARDO del 1920 di S. Lucia di Piave - Brigata Cacciatori delle Alpi Claudio CESCHIN classe 1923 - di San Pietro di Feletto - Brigata Piave,

la seconda parte in memoria dei quattro partigiani trucidati a Ponte della Priula sulla riva destra del Piave la sera del 4 agosto 1944:

Pino LAZZARIN del 1915 di Conegliano, partigiano della Brigata Piave, medaglia d’argento al Valor Militare;

Beniamino PETROVICH del 1922 di Codognè partigiano della Brigata Cacciatori della Pianura, croce di guerra, che venne catturato, per delazione, mentre liberava un compagno all’ospedale De Gironcoli;

Leopoldo CAMILLO del 1922 di Susegana, partigiano della Brigata Mazzini, catturato dagli Alpini repubblichini del C.R.A. di Conegliano

Ivo POZZI giovane antifascista del 1925 di Falzè di Piave, partigiano della Brigata Mazzini.

3. 14,15 ex caserma San Marco, ora Guardia di Finanza: in ricordo del sacrificio del finanziere Pietro DALL’ACQUA – medaglia di bronzo, morto per la libertà, la corona di alloro viene collocata in memoria anche dell’estremo sacrificio dei colonnelli Mario ROMAGNOLI e Eugenio PASSERELLI, il primo caduto assieme al suo generale Antonio GANDIN tra l’11 e il 25 settembre 1943 a Cefalonia e il secondo internato in Germania.

4. 14,30 Susegana (Municipio vecchio) – targa esterna in ricordo di Giovanni MORANDIN partigiano Barba del 1924, patriota della Brigata Piave, caduto il 6 febbraio 1945 in località Piai di Vittorio Veneto assieme al suo comandante Gheorgh VORAZOSCVILY partigiano MONTI, col quale abbracciati si tolsero la vita con una bomba a mano per non cadere nelle mani dei nazifascisti che li avevano raggiunti ed accerchiati.

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14,50 S. Lucia di Piave targa posta all’esterno degli Impianti Sportivi Comunali, in ricordo dei tre partigiani caduti di S. Lucia di Piave:

Ado CUZZIOL di Santa Lucia di Piave, partigiano ucciso il 1° Settembre 1944 da una raffica di mitragliatrice dei nazisti, repubblichini, alpini del C.R.A. e Decima Mas in rastrellamento a Vanie borgo tra i monti di Villa di Villa di Mel (BL)

Aldo DONADON di Santa Lucia di Piave, partigiano giustiziato da nazisti, repubblichini, alpini del C.R.A. e Decima Mas il 10 Marzo del 1945 a Sant’Antonio di Tortal (BL), nello stesso eccidio di civili (i fratelli Schiocchet) e di altri partigiani nella valle bellunese del Piave

Alfredo CENEDESE di Santa Lucia di Piave, partigiano catturato da nazisti, repubblichini, alpini del C.R.A. e della Decima Mas durante un rastrellamento, che in seguito perse la vita, per le sevizie e i maltrattamenti.

6. 14,50 a Ponte della Priula sulla riva destra Piave, oltre la ferrovia, sul posto ove vennero assassinati quattro patrioti la sera del 4 agosto 1944:

Pino LAZZARIN – classe 1915 Conegliano Camillo LEOPOLDO del 1922, di Susegana Beniamino PETROVICH del 1922 Codognè Ivo POZZI del 1925 di Falzè di Piave.

7. 15,15 Cimitero di Collalto (appena all’interno sulla destra):lapide in ricordo di Sergio BERTAZZON del 1921, parà della Nembo, cadde a Filottrano in provincia di Ancona il 12 luglio 1944, combattendo nel C.I.L., a fianco agli alleati, contro i tedeschi.

8. 16.00 Refrontolo: casa con lapide ove, vennero assassinati dai repubblichini di Conegliano su delazione di una donna, il 14 ottobre 1944:

Giuseppe AGOSTI del 1914 di Mareno di P. partigiano Claudio della Brigata Piave Luigi AGOSTI cl. 1917 di Mareno di P., partigiano Gino Tiberio della Brigata Piave Claudio DAL BO’ del 1926 partigiano Bianco della Brigata Piave

Gianni DE POLO del 1925 partigiano Nino della Brigata Piave.

9. 16,20 San Pietro di Feletto (località. Tripolitania) – targa a Erminio COLLODEL – classe 1918 della Brigata Piave – medaglia di bronzo trucidato il 27 aprile 1945

10. 16,35 Scuola elementare intitolata a Pietro MASET (Maso) – classe 1911 partigiano della Brigata Osoppo in Valcellina e Pian Cavallo (PN), caduto a Malga Ciamp nel territorio di Budoia (PN) il giorno 12 aprile 1945. Era nato a Conegliano il 12 marzo 1911, aveva da poco vissuto il suo 34° compleanno in Piancavallo con i suoi uomini - Medaglia d’Oro al Valore Militare.

11. 16,50 Cimitero di Scomigo - deposizione corona presso la tomba di Pietro MASET Comandante Partigiano Maso comandante della locale Quinta Brigata Osoppo, allora operante nella Pedemontana Occidentale pordenonese tra il Pian Cavallo e la Valcellina.

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12. 17,00 Ogliano lungo la strada Conegliano – Vittorio Veneto, dei Colesei sottostante alla chiesa, monumento ai partigiani prelevati dal castello di Conegliano, picchiati e fucilati:

Guido BOSCARATTO del 1908 di Susegana, partigiano della Brigata Mazzini caduto il 7 febbraio 1945 assieme ad altri 4 compagni:

Bruno CENTAZZO – classe 1922;

Giovanni DA RE – classe 1926;

Felice DE MARTIN – classe 1922;

Domenico SALVADOR – classe 1910;

13. 17,30 Località Piai di Vittorio Veneto:

cippo a Giovanni MORANDIN partigiano Barba

e al suo comandante Gheorgh VORAZOSCVILY partigiano MONTI, morti assieme 14. 18.00 Gaiarine targa in ricordo di:

Onelio DARDENGO del 1924 partigiano della Brigata Fratelli d’Italia

Antonio MINUTO del 1898 partigiano della Brigata Cacciatori della Pianura Angelo PERIN del 1920 partigiano della Brigata Fratelli d’Italia

Placido ROSOLEN del 1925 partigiano della Brigata Fratelli d’Italia;

Rosario TONON del 1920 partigiano della Brigata Fratelli d’Italia;

Davide CASARETTO del 1916 partigiano della Brigata Cacciatori della Pianura.

Catturati a Codognè e fucilati per rappresaglia il 6 aprile 1945 a Gaiarine.

Conegliano Giovedì 10 Marzo 2022

La Presidente di Sezione Mand. ANPI di Conegliano Loretta Carobolante Bellussi

Il Presidente di Circolo ANPI di S. Vendemiano Sergio DE CONTI

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Cenni storici recepiti su testi in Internet di Federico Maistrello dell’Istresco di Treviso, di Pierpaolo Brescacin dell’Isrev di Vittorio Veneto e dal libro dell’ISTRESCO di Treviso voluto da Nino DE MARCHI Comandante “Rolando” e da altri fondatori dell’ANPI di Conegliano e Treviso sui partigiani caduti che prima dell’Armistizio erano arruolati negli Alpini dell’ex- esercito regio.

Prima parte della lapide per i partigiani fucilati al Cimitero di Conegliano che ricorda:

1. 2. Campardo Giovanni, classe 1920, di Santa Lucia di Piave, venditore ambulante, partigiano della Brigata Cacciatori delle Alpi;

3. Ceschin Claudio (‘Caio’), classe 1923, di San Pietro di Feletto, manovale, Partigiano della Brigata ‘Piave’;

4. Pozza Giovanni, classe 1923, partigiano originario di San Pietro di Feletto;

5. Pravato Liberale, classe 1926, partigiano originario di Paese, contadino.

Seconda parte della Lapide che ricorda i partigiani fucilati al di là del Ponte della Priula di Susegana, sulla riva destra del Piave, oltre il terrapieno della massicciata della Ferrovia Venezia Udine:

1. Camillo Leopoldo, classe 1922, di Susegana, contadino, della Brigata ‘Mazzini’;

2. Lazzarin Giuseppe, classe 1915, di Conegliano, impiegato, partigiano della Brigata ‘Mazzini’;

3. Petrovich Beniamino, classe 1922, Codognè, studente del 3° del liceo classico, partigiano della Brigata Cacciatori

4. Pozzi Ivo, classe 1925, di Falzè di Piave, impiegato, partigiano

Brigata ‘Mazzini’, catturato a Falzè di Piave nell’osteria paterna.

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La vicenda storica e il primo eccidio:

Il mattino del 13 ottobre 1944 uno sconosciuto attentò alla vita del Commissario Prefettizio di Conegliano professor Mario Venezia, ferendolo gravemente alla mascella e alla spalla sinistra.

Quello stesso mattino in Federazione si svolse una concitata riunione tra i caporioni fascisti locali, al cui termine furono scelti a caso da una lista di prigionieri i nomi di quattro partigiani destinati a essere fucilati.

L’operazione fu interamente gestita dalle Brigate Nere: alcuni militi andarono a prendere Ceschin e Pozza dalle celle della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana della Rsi) e li caricarono su un camion; altri squadristi prelevarono Campardo e Pravato dall’ospedale - dov’erano ricoverati per le ferite riportate il 27 settembre precedente in uno scontro con i tedeschi a Colfosco - e nonostante l’opposizione del primario di chirurgia dottor Giovanni Baroni li portarono via a bordo di un’autoambulanza.

La piccola autocolonna raggiunse il cimitero cittadino di San Giuseppe: Ceschin e Pozza furono fatti scendere a pugni e calci; Campardo e Pravato, incapaci di muoversi, furono legati a due barelle e appoggiati su di esse agli alberi del camposanto.

Verso le ore 13 i quattro partigiani furono fucilati uno alla volta, a un quarto d’ora di distanza l’uno dall’altro, per prolungarne le sofferenze. Al ritorno, i militi sostarono alla trattoria “Alla Bella Venezia” per ordinare del vino e giocare a carte sghignazzando

ANPI Conegliano e S. Vendemiano con l’A.V.L. Conegliano commemorano i

partigiani caduti del Coneglianese.

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La vicenda storica ed il secondo eccidio:

Dopo l’attentato del 3 agosto 1944 compiuto a Susegana contro il colonnello Giorgio Milazzo comandante del 29° CMP (Comando Militare Provinciale repubblichino) di Treviso (ferito leggermente al dito di una mano), tutti i Corpi repubblicani della zona uscirono in rastrellamento per rintracciare i responsabili catturando quattro giovani che però nulla avevano avuto a che fare con la vicenda: Camillo, Lazzarin, Petrovich e Pozzi.

Milazzo convocò immediatamente un Tribunale Militare Straordinario per il 4 agosto, così da giustificare con un atto ufficiale quella che era una sua vendetta personale; il processo fu celebrato presso il Teatro ‘Accademia’ di Conegliano mentre la piazza antistante il Teatro era presidiata da ingenti forze fasciste.

Il procedimento fu rapido e si concluse con la condanna a morte dei quattro giovani (un quinto, Francesco TONON, portiere all’ospedale di Conegliano coinvolto in qualche modo nell’evasione del partigiano Elio TOMASELLO dove era ricoverato – egli fu assolto e rilasciato).

I condannati rischiarono di essere linciati dalla folla dei fascisti che li attendevano all’uscita del teatro e volevano impiccarli a tutti i costi, tuttavia furono sottratti ai fascisti scalmanati, caricati su un camion e portati a Susegana, lungo le rive del Piave, dove furono passati per le armi da un plotone di membri delle Brigate Nere della Rsi.

Note sui presunti responsabili: L’alpino repubblichino neofascista Michele ZANIN di Orsago catturò Leopoldo CAMILLO; il tenente Rossi e l’alpino repubblichino neofascista Tessaro arrestarono Giuseppe LAZZARIN, Beniamino PETROVICH, anche egli fermato a sua volta dagli alpini repubblichini neofascisti, quando giunse nella caserma del CRA (Centro Reclutamento Alpini della R.S.I.) di Conegliano si imbatté nell’alpino repubblichino neofascista Michele ZANIN, suo compagno di scuola durante l’infanzia, il quale non esitò a denunciarlo come partigiano.

Terza Lapide alla caserma S. Marco di Conegliano a ricordo di tre militari delle

Fiamme Gialle caduti per la Libertà:

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Pietro DALL'ACQUA finanziere della Guardia di Finanza della legione di Venezia, cadde per la Libertà impedendo col sacrificio la distruzione di un ponte militare. Gli è intitolata l'attuale caserma della Guardia di Finanza Conegliano.

Mario ROMAGNOLI Colonnello delle Fiamme Gialle: che cadde nell’estremo sacrificio a Cefalonia tra 11 e 15 Settembre 1945 col generale Antonio GANDIN.

Eugenio PASSERELLI, Colonnello delle Fiamme Gialle che rifiutò di aderire alla R.S.I., fu deportato in Germania e morì nel lager.

Quarta lapide presso il Municipio vecchio di Susegana

Con altri tre partigiani uccisi in combattimento contestualmente all’episodio che si descrive più sotto, a Susegana si commemorano:

Giovanni MORANDIN (Barba), classe 1924 di Susegana, Partigiano della Brigata “Piave” studente e Gheorgh VORAZOSCVILY (Monti)”, classe 1916, sovietico di origine georgiana, soldato dell’Armata Rossa dell’URSS, poi prigioniero dei tedeschi e a forza reclutato in un corpo militare tedesco in funzione antipartigiana, infine disertore da tale arruolamento coatto e aggregatosi alla Brigata “Piave” come partigiano combattente.

La vicenda

Il 31 gennaio 1945, avendo appreso che il Distaccamento del CRA (Centro Raccolta Alpini della R.S.I.) di Colmaggiore di Tarzo era momentaneamente sguarnito, Giuseppe CASTELLI

“Deciso” e Il suo gruppo partigiano appartenente alla Brigata "Piave" decise di impadronirsi, con un colpo di mano, della guarnigione di Colmaggiore (Tarzo).

Travestiti da fascisti, catturarono quattro alpini in libera uscita in località Fratta; poi, facendosi scudo dei prigionieri, disarmarono la sentinella e tutto il corpo di guardia, conquistando praticamente l’intera caserma stessa. Infine si misero vicino alla porta di entrata e man mano che gli alpini rientravano in caserma, li disarmarono e li imprigionarono senza colpo ferire.

Scattò subito l'azione di rappresaglia condotta dal CRA di Conegliano, da cui dipendeva il distaccamento di Colmaggiore, da squadre della XX Brigata Nera di Conegliano e da due reparti della Decima Mas, e cioè il Battaglione “Nuotatori Paracadutisti” del Capitano Nino Buttazzoni dislocato a Valdobbiadene e il Battaglione “Valanga” del capitano Manlio Morelli di Vittorio Veneto.

Venne creato una specie di cordone sanitario intorno all’ampia zona collinare di Refrontolo, Tarzo, Corbanese e Formeniga, mediante l’istituzione di posti di blocco lungo tutte le strade e i sentieri di transito.

Poi il 6 Febbraio 1945 le truppe fasciste passarono al rastrellamento vero e proprio. Di fronte a un nemico così numeroso e bene armato Castelli e compagni inizialmente cercarono di resistere, ma vennero sopraffatti.

Alcuni però riuscirono a sganciarsi.

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Tra questi Giuseppe CASTELLI Comandante partigiano “Deciso”, Giovanni MORANDIN partigiano “Barba” e il suo Comandante di Battaglione Gheorgh VORAZOSCVILY partigiano “Monti” (era un sovietico georgiano sfuggito dalla prigionia di guerra dei nazisti), che si diressero verso Vittorio Veneto.

Ma in località Piai di Vittorio Veneto furono intercettati da una squadra del Battaglione

“Valanga”, che stava appunto cercando di contenere i possibili sconfinamenti del gruppo di partigiani verso est. “Barba” e “Monti” si tolsero la vita facendosi saltare in aria con una bomba a mano per evitare di cadere nelle mani del nemico oppressore.

Giuseppe CASTELLI partigiano “Deciso” invece venne catturato e tradotto in caserma a Vittorio Veneto; quindi nel tardo pomeriggio dello stesso giorno venne condotto nella piazza di San Michele di Salsa, piazza che allora i fascisti repubblichini avevano intitolata a Ettore Muti, ove il comandante partigiano venne eliminato per fucilazione, dopo massacranti ed orrende torture.

Sorte analoga a Giuseppe Castelli e ai suoi compagni patirono anche altri componenti di quel gruppo di partigiani.

Leonardo Messore “Leo” e Antonio della Pietà “Leo”, nativo di Tarzo, furono sorpresi e uccisi durante una sparatoria dalla Decima Mas; Domenico Salvador, classe 1910 di Tarzo, che fu catturato nella sua abitazione a Tarzo e tradotto alle carceri di Conegliano e successivamente fucilato. Anche le due staffette della brigata, due donne di Tarzo, Maria e Diomira Mattiuz, furono catturate e seviziate.

Con quest’ultima cattura gli alpini repubblichini del CRA di Conegliano praticamente smantellarono in modo definitivo questa formazione partigiana e di questo gruppo di partigiani della Brigata Piave, guidati fino alla fine dal loro eroico Comandante l’Ingegner Giuseppe Castelli, non si sentì più parlare.

Quinta lapide a Santa Lucia di Piave posta all’esterno degli Impianti Sportivi Comunali, al cancello d’entrata allo Stadio, in onore e memoria di tre partigiani appartenenti alla Brigata Piave:

Ado Cuzziol di Santa Lucia di Piave, partigiano ucciso il 1°

Settembre 1944 da una raffica di mitragliatrice dei nazisti, nazisti, repubblichini, alpini del C.R.A. e Decima Mas in rastrellamento a Vanie borgo tra i monti di Villa di Villa di Mel (BL);

Aldo Donadon di Santa Lucia di Piave, partigiano giustiziato da nazisti, repubblichini, alpini del C.R.A. e Decima Mas il 10 Marzo

del 1945 a Sant’Antonio di Tortal (BL), nello stesso eccidio di civili (i fratelli Schiocchet) Schiocchet) e di altri partigiani nella valle bellunese del Piave

Alfredo Cenedese di Santa Lucia di Piave, partigiano catturato da nazisti, repubblichini, alpini del C.R.A. e Decima Mas durante un rastrellamento contro i combattenti della Libertà, che in seguito perse la vita per le sevizie e le violenze subite.

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L’A.N.P.I. Mandamentale Conegliano e S. Vendemiano e l’A.V.L. di Conegliano, hanno commemorato questi tre partigiani caduti originari di S. Lucia di Piave, presso la lapide fuori degli Impianti Sportivi Comunali, presso il cancello d’ingresso allo Stadio.

Sesta lapide sulla riva destra dell’argine del fiume Piave a Ponte della Priula sul luogo dell’eccidio fascista.

Ricorda nel luogo in cui vennero trucidati, gli stessi quattro partigiani già ricordati per primi sulla lapide all’esterno del Cimitero a Conegliano:

Leopoldo CAMILLO, del 1922, di Susegana, contadino, partigiano della Brigata ‘Mazzini’;

Giuseppe LAZZARIN, del 1915, di Conegliano, impiegato, partigiano della Brigata ‘Mazzini’;

Beniamino PETROVICH, del 1922, di Codognè, studente del Terzo anno di liceo classico, partigiano della Brigata “‘Cacciatori della Pianura”;

Ivo POZZI, del 1925, di Falzè di Piave, impiegato, partigiano della Brigata ‘Mazzini’.

Settima lapide al Cimitero di Collalto di Susegana:

Ricorda il paracadutista Sergio BERTAZZONI, Caporal Maggiore, nato a Collalto nel 1921, parà della “Nembo”. Egli aderì con tutto il suo reparto alla guerra di Liberazione incorporandosi nel C.I.L. il Corpo Italiano di Liberazione a fianco degli alleati anglo- americani che risalivano dal Centro Italia verso il Nord cacciando gli invasori tedeschi e i loro servi repubblichini.

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Cadde in combattimento per liberare FILOTTRANO in provincia di Ancona nelle Marche, alla vigilia di un bombardamento americano, mentre assieme agli alleati americani ed inglesi combatteva sul terreno contro i nazifascisti in ritirata. L’altro “Martire della Libertà” che si aggiunge quindi ai patrioti Suseganesi già ufficialmente commemorati: Leo CAMILLO, Guido BOSCARATTO, Armando FORNASIER e Giovanni (Barba) MORANDIN.

C.I.L. soldati Reg. Nembo a Filottrano C.I.L. Il diploma d’onore della Nembo Il Cap. Magg. Sergio Bertazzoni

Militari del C.I.L. difendono Filottrano La lapide alla memoria nel cimitero di Collalto La sua tessera Militare

Qui sopra, alcune foto legate alla memoria del Caporal Maggiore Sergio BERTAZZONI, parà della “Nembo”, nato a Collalto nel 1921, caduto per la libertà d’Italia.

La lapide nel cimitero di Collalto, ricorda Sergio BERTAZZONI, caduto per la libertà. A porre in luce la storia di Sergio Bertazzoni e ad avviarne l’iter affinché il parà di Collalto venga commemorato nelle cerimonie del 25 Aprile, ci ha pensato Emilio Boscaratto.In passato aveva ricoperto l’incarico di Sindaco a Susegana, ed è rimasto nel tempo anche referente dell’A.V.L. per il suo Comune.

La foto quì a fianco ritrae la commemorazione svolta dalle sezioni dell’ ANPI e dell’A.V.L. nel camposanto a Collalto di Susegana in onore del paracadutista del C.I.L. Caporal Maggiore Sergio BERTAZZONI della Nembo. Emilio Boscheratto all’epoca in cui rivestiva la sua carica di Sindaco ebbe notizia della presenza di quest’altro patriota di Susegana caduto in combattimento per la libertà d’Italia con il C.I.L.

(11)

Fu padre Lunari, cappellano militare nazionale dei parà della Folgore, che aveva raccolto personalmente le piastrine di riconoscimento dei 32 caduti italiani a Filottrano a darne notizia a Boscaratto.

Ottava lapide sulle vestigia del casale che fu il rifugio a Refrontolo per diverso tempo per i conti Agosti e i loro compagni d’arme della Brigata Piave partigiani.

A.N.P.I. e A.V.L. commemorano, a Refrontolo sul luogo dell’eccidio, i Conti Agosti e i loro compagni partigiani della Brigata Piave vittime dei fascisti.

La lapide posta sui ruderi del casale di Refrontolo ricorda i quattro partigiani uccisi in combattimento contestualmente all’episodio:

Giuseppe AGOSTI partigiano “Claudio”, del 1914, di Mareno di Piave, agricoltore e diplomato, partigiano della Brigata “Piave”’;

Luigi AGOSTI partigiano ”Tiberio”, del 1917, di Mareno di Piave, fratello di Giuseppe, agricoltore e diplomato, partigiano della Brigata “Piave”;

Claudio DAL BO’ partigiano “Bianco”, del 1926, di Vittorio Veneto, operaio, partigiano della Brigata “Piave”;

Giovanni DE POLO partigiano “Nino”, del 1915, di Farra di Soligo, studente di liceo classico, partigiano della Brigata “Piave”.

La vicenda:

Poiché per vendicare l’attentato in cui era stato ferito il Commissario Prefettizio di Conegliano professor Mario Venezia, non si riteneva bastevole la rappresaglia compiuta il mattino del 13 ottobre 1944 uccidendo quattro partigiani.

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I fascisti repubblichini e della Decima Mas e numerosi alpini del C.R.A. di Conegliano, organizzarono una spedizione punitiva per colpire il gruppo di ”ribelli” che era da diverso tempo si era acquartierato in un casale a Mire di Refrontolo, di cui avevano avuto notizia da una delatrice, spia prezzolata.

Il 14 ottobre 1944 all’alba una ventina di squadristi coneglianesi e di fanti di marina della X^, unitamente a 130 alpini del C.R.A. di Conegliano, arrivarono con le loro biciclette, in quella valletta dove era ubicato il casale, tesero il loro agguato circondando l’edificio casupola e attaccando d’improvviso, con moschetto, pistole e mitra.

I partigiani che in quel casale avevano il loro rifugio erano sette.

Tre di loro (Attilio e Bianco MILANESE, e l’ex carabiniere Giovanni SCHIRRU, classe 1907, di Settimo San Pietro di Cagliari) riuscirono ad allontanarsi indenni.

Gli altri partigiani respinsero l’attacco finché i soverchianti e numerosi avversari appiccarono il fuoco all’edificio, costringendoli a uscire per non soccombere tra il fumo e le fiamme e così furono falciati a raffiche di mitra mentre cercando la via di fuga attraversavano il prato antistante il loro rifugio.

Gli squadristi, a combattimento ultimato, infierirono con estrema barbarie sui corpi dei caduti.

Nona lapide a San Pietro di Feletto, in località Tripolitania

San Pietro di Feletto (località. Tripolitania) – targa in onore a: Erminio COLLODEL del 1918 della Brigata Piave – Medaglia di Bronzo.

Il 27 aprile 1945 egli venne ferito, catturato e barbaramente seviziato, nulla rivelava ai nazifascisti, che potesse compromettere la salvezza dei compagni di lotta.

Trucidato dal nemico cadeva da forte per la libertà della patria.

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Decima lapide posta sulla facciata della Scuola elementare di Scomigo, ed

altra lapide in Cimitero sulla tomba mausoleo del Comandante Pietro Maset.

E’ intitolata alla memoria del Comandante della quinta Brigata partigiana Osoppo Friuli Pietro MASET (Maso) medaglia d’oro al Valor Militare, partigiano, fu il Comandante della V^

Brigata Osoppo Friuli in Valcellina e in Pian Cavallo (PN), caduto a Malga Ciamp nel territorio di Budoia (PN) il giorno 12 aprile 1945, era nato a Conegliano il 12 marzo 1911, egli aveva da poco vissuto il suo 34° compleanno in Piancavallo con i suoi uomini – fu decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare, alla memoria.

Undicesima lapide a Ogliano di Conegliano, le vittime:

Guido BOSCARATTO, del 1908, di Susegana, contadino, partigiano della Brigata ‘Mazzini’;

Bruno CENTAZZO del 1922, di Conegliano, operaio, Partigiano della Brigata ‘Piave’;

Giovanni DA RE del 1926, di Vittorio Veneto, contadino, Partigiano della Brigata ‘Piave’;

Felice DE MARTIN del 1922, di Conegliano, contadino, Partigiano della Brigata ‘Piave’;

Domenico SALVADOR del 1910, di Tarzo, contadino, Partigiano della Brigata ‘Piave’.

la vicenda

La sera del 31.12.1944 un’auto con quattro membri delle Brigate Nere repubblichine sotto il fuoco incrociato dei partigiani che li attendevano presso la chiesa di Ogliano: tre squadristi furono uccisi (Armellin Orlando, Liessi Alfonso e Urdich Luciano). Il quarto, Mariani Bruno, se la cavò perché era in borghese e fu trascurato dagli assalitori riuscendo ad allontanarsi nell’oscurità. I tre ammazzati avevano partecipato alla fucilazione di 4 partigiani avvenuta il 13 ottobre precedente al cimitero di Conegliano e al massacro di altri 4 partigiani a Mire di Refrontolo il 14 ottobre 1944 (cfr. schede relative).

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Dopo lunghe indagini i Servizi Informativi repubblichini scoprirono che gli autori dell’agguato facevano parte (come loro la chiamavano) della “Banda Castelli” che era un Battaglione collegato alla Brigata partigiana “Piave” guidata dall’Ingegner Castelli Giuseppe ‘Deciso’, classe 1920, di Vittorio Veneto e che, frattanto, il 31.01.1945, con un’azione audace si era impadronito del Distaccamento alpino di Tarzo (TV), asportandone le armi e catturando 26 alpini della Rsi.

Quando le Brigate Nere, gli alpini repubblichini fascisti del CRA di Conegliano e fanti di marina della X^ MAS vennero a sapere,che iI Battaglione di “Castelli” aveva la base sul colle del Mondragon, circondarono l’area e il 6.2.45 attaccarono il loro acquartieramento catturando i componenti della formazione partigiana per poi metterli a morte in varie località.

Quattro di loro – Centazzo, Da Re, De Martin e Salvador - furono fucilati dalle Brigate Nere nei pressi della chiesa di Ogliano. Il quinto, Boscaratto, che non apparteneva alla Banda fu passato per le armi perché gli alpini repubblichini neofascisti del C.R.A. di Conegliano che lo avevano arrestato, avevano rinvenuto in casa sua del materiale di propaganda antifascista.

I condannati, con il viso segnato dalle sevizie ricevute nel corso della detenzione (erano stati torturati presso gli UPI (Uffici di Polizia Investigativa) dei Corpi fascisti impegnati nell’azione).

Essi furono tradotti in paese a Ogliano, accompagnati da numerosi autocarri carichi di militi fascisti delle Brigate Nere, di alpini repubblichini e di fanti di marina della Decima Mas.

Tutti questi si schierarono a quadrato in prossimità della chiesa, costrinsero la popolazione di Ogliano con minacce e violenza ad assistere all’esecuzione mediante fucilazione dei quattro partigiani ed antifascisti, che fu eseguita dagli squadristi i quali, prima di sparare, picchiarono ancora selvaggiamente i condannati.

Ogliano, commemorazione dell’ANPI e dell’A.V.L. dei cinque partigiani assassinati nell’eccidio compiuto dai nazifascisti.

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Dodicesima Lapide a Piai di Vittorio Veneto,

Stele lapidea eretta alla memoria, sul luogo dell’estremo

sacrificio di due partigiani della Brigata Piave, membri del Battaglione guidato dal Comandante partigiano l’Ingegner Giuseppe CASTELLI “Deciso”:

Giovanni MORANDIN “Barba” giovane partigiano originario di Susegana.

Gheorgh VORAZOSCVILY “Monti” già prigioniero di guerra, sovietico originario della Georgia, sfuggito dalla prigionia dei nazisti.

Dopo la sua cattura avvenuta in Ucraina ad opera delle truppe italiane inviate da Mussolini con l’A.R.M.I.R. e aggregate all’invasione nazifascista dell’U.R.S.S., che poi da prigioniero di guerra sovietico fu tradotto quì in Italia, dove riuscì a sottrarsi al nemico e dopo molte peripezie si unì al Battaglione dell’Ingegner Giuseppe CASTELLI Comandante partigiano “ Deciso”.

Quest’ultimo prima di cadere eroicamente, ebbe anche il merito storico di aver saputo salvaguardare intatte le Centrali Idroelettriche del Fadalto, preservandole dalla furia distruttrice delle Armate tedesche che ormai arretravano ritirandosi a Nord.

Tredicesima lapide nel luogo dell’eccidio fascista di Gaiarine con la fucilazione di sei uomini antifascisti e partigiani:

Davide CASARETTO, del 1916, di Genova, impiegato come vice-Commissario Prefettizio di Gaiarine, riconosciuto partigiano della Brigata “Cacciatori della Pianura”.

Onelio DARDENGO del 1924, di Gaiarine, falegname, ispettore della Brigata “Fratelli d’Italia”;

Antonino MINUTO del 1905, di Reggio Calabria, Commissario Prefettizio di Gaiarine, riconosciuto partigiano della Brigata “Cacciatori della Pianura”;

Angelo PERIN del 1920, falegname, collaboratore della Brigata

“Fratelli d’Italia”;

Placido ROSOLEN del 1925, di Gaiarine, agricoltore, partigiano della Brigata “Fratelli d’Italia”.

Rosario TONON del 1920, barbiere, patriota della Brigata

“Fratelli d’Italia”

A Gaiarine anche se nessuna lapide ne ricorda il nome, noi ugualmente facciamo memoria dell’innocente vittima deceduta in conseguenza dell’eccidio nazifascista, la disperata sposa del Commissario Prefettizio Antonino MINUTO mandato a morte, che appena seppe dell’esecuzione di suo marito per rappresaglia, morì di crepacuore lo stesso giorno.

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La vicenda:

La sera del 5 aprile 1945 due legionari fascisti della G.N.R. in libera uscita mentre uscivano da Gaiarine in bicicletta per rientrare nella caserma di Codognè, s’imbatterono in un gruppo di partigiani della nostra Resistenza.

Uno dei due repubblichini si diede alla fuga, ma l’altro Francesco Salghini, classe 1907, compaesano del duce, di Predappio, fece per imbracciare il moschetto e sparare ma fu preceduto dai partigiani che in quel frangente lo colpirono a morte.

Il mattino del 6 aprile 1945, alle ore 6, i legionari del Battaglione “Mussolini Romagna”, di stanza a Codognè (TV), irruppero nel territorio e rastrellarono il paese di Gaiarine per far vendetta della morte del loro camerata.

I militi repubblichini arrestarono gli uomini che stavano lavorando nei campi o che erano in casa o che si apprestavano ad aprire bottega.

Fra gli arrestati ci furono anche il Commissario Prefettizio Antonino Minuto e il suo vice Davide Casaretto, accusati di collaborare con i partigiani.

I fermati, una dozzina, furono raggruppati nella piazza del paese e un ex partigiano che aveva tradito la causa della resistenza ed era passato al nemico nelle loro fila, indicò quelli tra loro quanti lui sapeva essere in contatto con i “ribelli”.

Costoro furono allineati in un angolo della piazza e di lì a poco furono passati per le armi. Invano il parroco don Ferruccio Gerlin chiese pietà, ottenendo solo di poter impartire i conforti religiosi ai predestinati alla fucilazione.

Terminata l’esecuzione, i superstiti, prima di essere rimessi in libertà, furono condotti davanti ai corpi delle vittime e il comandante del reparto glieli indicò dicendo loro terroristicamente “Vedete la fine che fanno i delinquenti e i banditi, Voi, se volete conquistare l’onore, indossate la divisa grigio verde!”

Quelle parole erano farneticazioni tardive, vuote di ogni valore e significato, improntate solo a incutere paura, terrore, brutalità e morte, dopo l’autoscioglimento che già era avvenuto il 25 Luglio 1943 del Partito Nazionale Fascista, con la restituzione delle deleghe del potere da parte di Mussolini al monarca dei Savoia, e con le sue dimissioni dal Gabinetto di governo e il suo consecutivo arresto.

Poi il duce venne imprigionato all’isola della Maddalena, quindi al Gran Sasso, da dove i nazisti guidati dal nazista criminale e assassino Otto Skorzeny, per così dire lo

“liberarono”, per portarlo prima a Vienna e poi a Monaco di Baviera da dove nella più assoluta e totale soggezione al nazismo, proclamò attraverso la radio del Terzo Reich, la sua repubblichina complice e satellite asservita all’hitlerismo.

Poi i neofascisti di Salò insanguinarono con i nazisti invasori anche l’intero Nord Italia con queste stesse stragi avvenute anche qui nel nostro territorio e come già avevano fatto prima dell’Armistizio assieme ai tedeschi, in tutto il resto della penisola al Centro e al Sud d’Italia.

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Intanto dopo l’Armistizio di Cassibile sottoscritto l’8 Settembre del 1943 con gli alleati anglo-americani, da parte della compromessa e pavida monarchia dei Savoia*, il governo di Badoglio, tentò maldestramente e ambiguamente il passaggio del nostro paese nell’alleanza internazionale dei paesi che vinsero e abbatterono il nazifascismo nel secondo conflitto mondiale, ciò avvenne però quando ormai tutto era perduto per l’Italia.

Infatti quel tentativo strumentale mirava chiaramente a un solo e unico scopo, la salvaguardia dei privilegi delle classi dominanti dell’aristocrazia savoiarda ormai al tramonto, mentre per l’esercito sbandato e deportato in Germania e per il popolo, quello stesso generale Badoglio proclamò il suo tristo editto “La guerra continua”.

* vogliamo esplicitamente ricordare quì che fu quello stesso Re Vittorio Emanuele III di Savoia che vent’anni prima nel 1921 ebbe a rendersi responsabile e colpevole, grazie ai consigli del Generale Armando Diaz*, di aver dato mano libera a Mussolini e alla violenza dei suoi squadristi col regime fascista che portò l’Italia alla totale rovina con la seconda guerra mondiale, dopo un ventennio di tirannia, di autarchica miseria e fame, di violenza, di sopraffazioni, di morte e di soppressione totale delle libertà.

* proprio quel Generale Armando Diaz noto come il duca della Vittoria per il proclama con lapidi appese in ogni dove, alla fine del primo Conflitto Mondiale e divenuto in seguito il poco menzionato ministro della guerra del regime.

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