Omaggio de IV Autore
LUIGI MANGIAGALLI
SenatoredelRegno,direttore dell* IstitutoOstetrico- Ginecologico di perfezionamentodiM
ilano O OL'APPENDICITE NEL CAMPO
GINECOLOGICO ED OSTETRICO ^
Estratto dagli Atti della Società Italianadi Ostetricia eGinecologia. Voi. XVII, 1913.
LUIGI MANGIAGALLI
Ginecologico di perfezionamentodiMilano O O
jt L'APPENDICITE NEL CAMPO
GINECOLOGICO ED OSTETRICO
Estratto dagli Atti dellaSocietà Italiana di Ostetricia e Ginecologia. Voi.XVII, 1913.
L’APPENDICITE
NEL CAMPO GINECOLOGICO ED OSTETRICO
LUIGI MANGI AGALLI
SENATORE DEL REGNO
DIRETTORE DELL* ISTITUTO OSTETRICO-GINECOLOGICO DI PERFEZIONAMENTO DI MILANO
Egregi
Colleglli,L’argomento
del qualemi
avete affidato lo svolgimento èsterminatamente
vasto,ma
voi certonon mi
avete chiesto la trat- tazione monografica sua,ma
soltanto l’esposizione critica dei punti più discutibilied
intorno ai quali e il relatore edognuno
di voi possa portare utilmente il contributo della propria osser- vazione ed esperienza.
La
frequenza colla quale l’appendicepuò
essere coinvolta nei processi annessiali, le difficoltà talvolta
non
lievi delladiagnosi differenziale diquesti coiprocessi appendicolari e periappendicolari, la questione, solubile specialmente
da
parte dei ginecologi, se negli interventi laparotomie! l’appendicedebba
essere sistematicamente rimossa, la eventuale
complicanza
del- l’appendicite colla gravidanza, col parto e col puerperio e gli aspetti affatto speciali che in queste condizioni talecomplicanza può
presentare, e dalpunto
di vista genetico eda
quello diagno-stico e pronostico e operatorio, spiegano l’intei’esse
sempre
cre- scente destato dall’argomento fra i cultori della nostra specialità.Non
è per altro laprima
volta che l’argomento viene dinanzi avoi, poiché nelCongressointernazionale tenutosi a
Roma
nel1902
il prof.
Campione
presentava su di essoima
interessanteme-
moria,ma
questanon
diede luogo a discussione.La prima
questionedegna
di studio che a noi si presenta è se nel sesso femminile l’appendicite sia più frequente e sead
essa4 LUIGI MANGIAGALLI
eventualmente
predisponga la gravidanza,ma come non
dirado avviene, le più opposte tesi trovano sostenitori a base di cifre e di argomentazioni.Se
ionon
posso accettare ilconcettotroppovago
diimmunità
esposto daTreu
b, il quale lavorrebbespiegata conuna maggiore
resistenza della parete appendicolare intesa nel senso di essere più in grado di combattere vittoriosamente l’agentepatogeno
dell’appendiciteconuna
più attiva circolazione e conun maggiore
potere fagocitano,panni
però, secondo lemie
osservazioni fatte inun
grande centro e per cinque lustri,che essosia
un
po’meno
frequente nelladonna
dienon
nell’uomo,quantunque
siaima
questione di difficile soluzione perchè ilma-
teriale delle Cliniche e degli Ospedali consta specialmente dei casi operatorii,
ma
l’appendiciteformando come im
dominio di conline in cui i ginecologhi e chirurghi dispiegano la loro attività, le statistiche dei chirurghi, che più sono in caso di fare confrontioperando
neidue
sessi,vengono
modificate dal fatto che in essenon
figurano i casi che il ginecologo opera nel sesso femminile.Nella
donna
paiono ad ognimodo
agire conminor
frequenza quelle cause, ad es., i disordini dietetici, che possono esaltare lavirulenza del coli bacillo, e se d’altra parte è più frequente la stitichezza nella donna,
sembrano
in essameno
frequenti quelle infezioni streptococciche o stafilococciche, che possono dare ori-gine
come forma
episodica all’appendicite, ove questa si dimo- strasse definitivamente dovuta a germi piogeni,come da
alcunericerche
moderne
si vorrebbe.Nella
donna
infinemi sembra
più accentuato chenon
nel-l’uomo il fatto d’osservazione
comune
che l’appendicite nelle sueforme
gravivada
facendosi più rara col progredire dell età,probabilmente per una
maggior
frequenza di quei processi di obliterazione patologici e fisiologici che sonoun
fattocomune
aidue
sessi.Mentre
infatti ioho
operatoun
discretonumero
riiappendiciti in giovinette al disotto dei 25 anni, operai eccezio-
nalmente
indonne
oltre i 35 anni enon
ne operai alcunaoltrei40.Più interessante è la questione ove si consideri dal
punto
divista della influenza che la gravidanza esercita sullo svolgersi dell’appendicite. Egli è certo che per
un
certo periodo ditempo
l’appendicite dovette sfuggire alla diagnosi dell’ostetrico.Non
si potrebbe spiegare che con tale ipotesi il fatto che dallestati-
l’appendicite
nel campo
ginecologicostiche di
Fraenkel
di 5:40000, diRostliorn
di 2:27000, diS eh anta
di 4:34000 si salga a quella diBaldwin
che conta 6gravide sopra 1800 casi, diTreves
chene
conta 6 sopra 1000, diVinneberg
9 sopra 731, diEiselsberg,
infine, che conta 13 gravide sopra 510donne
operate nella sua Clinica. Tali stati- stiche a dir veronon
ci indicano che il rapporto fra gravide edonne
fuori dello stato di gravidanza operate di appendicite,ma
lasciano però intravedere che l’appendicite possa complicare la
gravidanza più di frequente che
non
si affermasse prima.Ce
ne darebbe ad ognimodo
la certezza la statistica diEngstròm,
che conta
un
caso di appendicite sopra cento gravidanze.Isella
mia
pratica osservai però l’appendicite in gravidanzamolto
più di rado, all’mcircauna
volta sopra cinquecentogravide,tenendo
calcolo peròanche
dellapratica privata, il che snatura la statistica essendo l’opera nostra richiesta nella pratica privata specialmente nei casi gravi.Tenendo
calcolo solo della Clinica, il procento è moltomeno
alto, 1%
0 circa, e ciò potrebbeanche
av-valorare l’osservazione di molti che nelle classi agiate l’appendicite sia più frequente che
non
nelle classi povere.La
frequenza accennata, chepuò
considerarsianche come me-
dia di molti osservatori, diffìcilmente
può
far crederead una
azione peculiare della gravidanza sulla genesi dell’appendicite; parrebbe anzi escluderla.Ed
inveronon hanno grande
valore i fattori ge- netici invocati perammettere una
presunta azione della gravi-danza
sulla produzione deH'appendicite,non
glispostamenti, cioè, dell’appendice,non
lo stiramento eventuale dellegamento
ap- pendicolo-ovarico, la congestione degli organi pelvici, la facilità dell’intossicazione.Solo forse la stitichezza,
maggiore
in gravidanza, potrebbe avere qualcheimportanza
;
ma,
lo ripeto, l’intìuenza complessiva deve essereben
lieve, se così di rado si riscontra l’appendicite in gravidanza.Ma
esercitano invece la gravidanza ed il partoima
azione sfavorevole sul [decorso dell’appendicite? Se tale azione sfavorevoledeve
essere intesa nel sensochela gravidanza per sè, coi suoi fattori biologici, intensifichi il processo morboso, io ne dubito:non mi sembrano almeno
probativi gli argomenti,come
mi sembrano
troppo scarsi i fatti portatiincampo
a sostegno di tale tesi dai suoi fautori, in Francia,ad
es., daHergott, da
LUIGI MANGIAGALLI
<>
Pinard,
daLepage;
in Italia daRoncaglia
e daPesta-
lozza.
Debbo
aggiungere però cheMunde,
che iniziò lo studio dei rapporti fra infiammazioni appendicolari e stato gravidico, e molti ginecologi americani sono affermativi sulla predisposi- zione delledonne
gravide all’appendicite e sulla gravità speciale che in queste presenta.Io
non
potreiad
ognimodo
affermarla sulla base dellamia
esperienza.
Vinay
scrive pure che nessuna condizione patoge- nica dell’appendicite trovasi realizzata nella gravidanza.Boije
va più oltre e sostiene, con una teoria ripresa daLabliardt,
chela gravidanza eserciti
una
influenza benefica sull’appendicite.Pénard,
intine, inuno
deipiùrecentidocumenti
sulla questione, inuna
tesi pubblicata nel 1912,sostiene dauna
parte, e tale idea èda me
condivisa, che il più delle volte le appendiciti osservate nel corso della gravidanza sono recidivediattacchi antecedenti,ma
dall'altra parte afferma che la gravidanza sia
un
fattore ag- gravante dell’appendicite. Mi pare invece assolutamente di-mostrato che fattori meccanici insiti nella gravidanza e nel parto possano, nei casi di appendicite acuta,subacuta e cronica, essere causa di gravi accidenti per gli stiramenti, lacerazioni, sia dell’appendice, sia delle aderenze, che possono essere causate
sia dairaccrescimento dell'utero in gravidanza,
come
dalla ridu- zione suadopo
il parto,come
parecchi casicomprovano,
quelli,ad
es., diF
in d
1ey
e diM
arx .La
questionenon
è indifferente dalpunto
di vista delle indi- cazioni terapeutiche, poiché le possibilità accennate costituisconoun
argomento,quantunque non
perentorio, afavoredegli interven- zionisti in ogni caso di appendicite che complichila gravidanza,ma
talepunto
richiederàin seguito piùampia
discussione.Ma
quale è l'influenza che l’appendicite esercita sulla gravidanza? Con- fessocome
lamia
esperienza in propositonon mi
conceda di essere pessimista. Ilpessimismo
più assoluto è rappresentato dalle parole diFowler:
« L’appendicite durante la gravidanza determinaim
aborto con esito mortale».Ora
tale pessimismonon
è giustificato.
Che
l’interruzione della gravidanzaavvenga
di spesso e di spesso siaaccompagnata da morte
nei casi] di perito-nite settica diffusa
da
perforazione dell’appendice, questo sicomprende:
l’interruzione èdovuta
aH’influenza perniciosa dellal’appendicite
nel campo
ginecologicoed
ostetrico 7 peritonite settica sulla gravidanza,ma
lamorte
èdovuta non
al- l’abortoma
alla peritonite settica.Deve dunque
assolutamente tenersi calcolo della natura del processo.Ad
esempio, innove
casi di appendiciteda me
osservati, complicanti lagravidanza (forme endoappendicolari,forme
iperplasticlie o adesive, ascessi saccati localizzati) la gravidanza continuò, nei casi operati enon
ope- rati : inun decimo
caso di appendicite perforativa operata in gravida al 4° mese, ladonna
morì, eprima
dellamorte
siebbe
l’aborto,
ma
ladonna non moriva
perchè abortiva,ma
abortivaperchè moriva.
Prendendo
per altro le statistiche compilate coi casiqua
e là raccolti nel loro insieme,dobbiamo
riconoscere che l'interruzione della gravidanza è frequente, in quella diBoije
nel 50.25
%,
in quella diPenar
nel 42.1%. Ma
ioho un
forte dubbio che tale alto procento sia dato dal fatto che molti casi di appendicite a decorso favorevole, senza interruzione della gravidanza,non vengano
pubblicati.Prima
di passare ai problemi terapeutici è necessario che noiesaminiamo
quelli diagnostici.Malgrado
la ricchezza dei sintomi dell’appendicite acuta o cronica, il clinicopuò
cadere in errore enumerose
possono esserne le fonti.Speli ssy
già 10 anni or sono facevaim quadro
impressionante delle alterazioni che erano state disconosciute e prese per appendicite. Oltre allema-
lattie delle ossa e delle articolazioni e dei muscoli della regione ileosacrale o delle regioni finitime, oltre a nevralgie di diversa natura, si
può
dire chenon
ci sia organoaddominale
chenon
ab- bia fornito occasionead
errore, dalle ghiandole linfatiche al pe- ritoneo, dallostomaco
alle diverse sezioni delTintestino tenue, al crasso, dalla milza al pancreas, ai reni, all’uretere, alla cisti-fellea ed alle vie biliari.
Per non
uscire dall’argomento, iodevo
limitarmi alle affe- zioni fdelcampo
ginecologico che possono essere confuse col-l’appendicite.
Landau
leaggruppa
in quattro categorie :,4) Torsione di
tumescenze
tubarie o di tumori ovarici.B) Processi infiammatorii e suppurativi degli annessi.
C)
Gravidanza
extrauterina.B)
Ovaralgia e retroversoflessione, rene mobile.È
necessario premettere che se esisteun
corteo sintomatico prezioso dell’appendicite, per cui riesce molte volte di fareun
8 LUIGI MANGIAGALLI
diagnostico preciso, pure
non
esistono segniveramente
patogno- nomici.Non
è taleneppure
ilpunto
doloroso diMac B urney.
Esso è facile a determinarsi poiché si trova all'intersezione di
una
linea tratta dalla spina iliaca anteriore superiore destra al-l’ombelico con
una
linea verticale lungo ilmargine
esterno delm.
retto di destra.La
topografia dell’appendice è però così in-costante,
almeno
nel suo riferimento alla parete addominale, che difficilmente possiamo tenerciad ima
localizzazione costante diun punto
doloroso. Ciò è così vero cheilLanz, ad
es.. indicaun
altropunto
doloroso meglio rispondente alla topografia del- l’appendice e più costante nell’appendicite, e troverebbesi al-l’unione del terzo (‘sterno di destra col terzo
medio
diuna
linea tesa fra ledue
spine iliache anteriori superiori di destra e di sinistra.Secondo
poi le ricercheanatomiche
diObrasztow,
mentre
negliuomini
il cieco rimaneun
era. al disopra della linea interspinosa, nelladonna
il più delle volte la raggiunge e quindiil
punto
diMac B urney non
potrebbe coincidere colla inser- zione dell’appendice. Il dolore alla pressione è dato dalla reazione peritoneale così varia per estensione e per grado; è quindi piut- tosto il dolore diuna
regione che diun punto
che noiabbiamo
nell’appendicite, ed allora esso perde d’importanza
potendo
es- seredovuto
a molteplici cause.Così il sintomo di
Kowsing.
iltimpanismo
della regione epa- tica, il decubito supino col tronco leggermente ruotato a destra con antifiessionead
angolo ottuso della coscia sul bacino, il re- stringimento della pupilla sinistra, la stranguria così detta ap- pendicolare, la leucocitosi polinucleare, raggravarsi dei sintomi coll'uso dell’olio di ricino, o sono incostanti o possono osservarsi in altre malattie.Anche
la sensazione di corda tesa fra la fossa iliaca elaregione inguinalepuò mancare
nell’appendicite, esserepre- sente in altreforme morbose
edaccompagnare anche
lecosì dette pseudo-appendiciti.La
radiografiapuò
venire in nostro aiuto? In certi casi, scarsi a dir vero, sipuò
ottenerel’immagine radiografica dell’appendice ripienadi bismuto,oppure
essapuò
renderevisibile corpi estranei e concrezioni nell’appendice stessa,ma
tali reperti,per altro,
non
ci dicono ancorase l'appendicesiaammalata
o sana.In
un
caso recente in cui allamia
diagnosi di reliquati di appendicite ripetutamente recidiva si poteva opporre la diagnosil’appendicite
nel campo
ginecologicodi tubercolosi ileocecale, ovvero di
neoplasma
ileocecale, la ra- dioscopianon
valsead
illuminarci.Nè
importanza soverchiapuò
concedersi alla palpazione del- l’appendice inspessita piùdura
e resistente.Molte
illusioni si pos- sono avereanche ad un
tatto esercitato, nèpossono
stabilirsi analogie collatromba
poiché, per le alterazioni di questa, noi ab-biamo
il prezioso ausilio dell’esamecombinato
che cipermette
di determinarne le alterazioni,la forma, la continuazione col corno uterino. Se noi richiamiamo in ogni laparotomia la nostra atten- zione sulla sede dell'appendice, ci
persuadiamo
tostocome debba
essere molte volte illusoria la persuasione di avvertire un’ap- pendice inspessita.
La
palpazione avverte invece facilmente,quando
esistano, essudati della regione ileocecale diversi per sede, estensione e consistenza,ma
è richiestaanche
in tali casiima
diagnosi differenziale con altre affezioni.Lo
stesso dicasiquando
noi citroviamo
di frontead ima
pei’itonite acutissima, tanto più inammalate
che civengono
trasportate in Clinica e rispetto alle qualiabbiamo
notizieanamnestiche monche, incom-
plete, contraddittorie.
Ho
già lasciato intravederecome non
con-venga
fare la diagnosi direttailiappendiciteunicamente
sulla base dei sintomi che fanno parte consueta del suo corteo sintomatico,ma come
sia necessario il fare in ogni caso l’analisi critica dei sintomi osservati in relazione coll’anamnesi e colleforme morbose
che, diverse dall’appendicite, possono presentare gli stessi sin- tomi. Tale diagnosi differenziale,
come
del resto nelcampo
iliogni affezione,
può
essere circondatada
difficoltà quasi insupe- rabiliod
essere facile.Volendo pure
restare nelcampo
chemi sono
prefisso, rievocando la
mia
piuttosto estesa esperienza,anche
in riguardo alleforme
ginecologiche che possono esserescambiate
coll’appendicite, credo
opportuno
dividere i casi di appendicitein tre categorie, le
forme
acute o croniche endoappendicolari,nelle quali il processo resta circoscritto all’appendice, le
forme
subacute o croniche con essudatiod
ascessi periappendicolari sac- eati, leforme
infine di peritonite settica acuta più omeno
estesa da perforazione dell’appendice.Per il
primo
gruppo,ha importanza
decisiva, per la diagnosi differenziale con affezioni ginecologiche,quando
esiste, ladimo-
strazione della integrità degli organi genitali dimostrata col
-
—
MangiAO.U.M.10 LUIGI
MAN
GlAGALLIriscontro a
ddomino-
vaginale o addomino-rettale.Kon
solo in casi (lame
operati,ma
in casi operati da parecchi chirurghi ed in cui era stato richiesto dame
l’esame ginecologico, questo diede gli elementi diuna
diagnosi per esclusione. Eliminata l’af-fezione ginecologica,
non
ne segue, naturalmente, che pur essen- doviun determinato
corteo sintomatico che faccia pensare al-l’appendicite, questa esista realmente,
ma, sgombrato
il terreno dalla possibilità diuna
affezione ginecologica, viene allora op-portuna
l’analisi critica dei sintomi presentati. E’ certo che, tra questi, il dolore ileo-cecaleè quello che d’ordinario prevale e più richiama la nostra attenzione;ma
che questo possa essere datonon
solo dalle più diverse affezioni,ma
riscontrarsianche come
espressione sintomatica dell’isteria è dimostrato dall’accetta- zione
comune
dell'espressione di pseudoappendicite a indicare casi in cui esiste il dolore per molti riguardi proprio dell'appen- dicite senza che appendicite vi sia.La
storia dell’appendicectomia dimostraappunto come
troppe volte l’appendice sia stata ritenuta responsabile dellamaggior
parte delle affezioni addominali edanche
di sofferenzepuramente
isteriche. 11 ginecologo
non
può,non deve
sottrarsi a quel dia- gnostico ragionato chesembra
più nelle consuetudini del clinico medico,ma
chedeve
essere famigliare conognuno
che voglianotevolmente
ridurre le cause di errore. Gli elementi di tale dia- gnostico ragionato sononumerosi
e svariati e dati dall’esame anamnestico. daun esame
obbiettivo accurato dell’intiero orga- nismo.non
escluso il sistema nervoso.È
impossibile raffigurarli inuna
sintesi,ma non
èneppure
difficile il raccoglierliquando
si
abbiano
presenti lenumerose
cause d’errore indicate nelquadro
sopraccennato delloSpeli
ssy.lìitornando alle affezioni ginecologiche, se la esclusione asso- luta di lesioni
anatomiche
o di disordini funzionali degli organi genitali facilita il nostrocompito
diagnostico, questo è circon- dato danon poche
difficoltàquando
in questaprima
categoria di casinon
si possa affermare l’integrità degli organi genitali.Prescindendo dalle
forme
infiammatorie annessiali che trove-ranno campo
più opjiortuno di confronti nei casi della seconda categoria, meritano specialmente di essere qui ricordate l’ova- ralgia. la dismenorrea,la retroversofiessione mobile.l’appendicite
nel campo
L’ovaralgia si vorrebbe distinta dal dolore appendicolare, per essere diversa la sua topografia. Così
Landau
colloca ilpunto
doloroso alla pressione nell’ovaralgia all' incrocio della lineamammillare
destra colla linea che unisce ledue
spine an-teriori superiori dell’ileo.
È da
osservarsi intanto che talepunto
si avvicina e si con- fonde quasicon
quello indicatoda Lanz
proprio dell’appendicite.Il
punto
ovarico corrisponderebbe piuttosto,secondo
lemie
osser- vazioni,al centro di quello spazio triangolare delimitato dall’ar- cata crurale, dalla lineapubo-ombelicale
e dalla linea che unisce airombelico la spina ant. sup. dell’ileo.Devo
per altro ricono- scerecome anche
ilpunto
ovariconon
abbia,come
ipunti dolorosi per l’appendicite, quel valore per l’ovaralgia, chead
essoda
al- cuni si vorrebbe attribuire.È
piuttostoda
osservarsi che l’ova-ralgia è di spesso
una
stigmata isterica edebbono
quindi cercarsigli altri sintomi che all’isteria sono
compagni,
lezone
di aneste-sia
cutanea
e faringea, la limitazione delcampo
visivo, ece.Anche
la retroversoflessionemobile
(a fortiori la fissa)può
presentareun
corteo sintomatico, dolori sacrali, dolore ileoce- cale, disturbi urinarii, disturbi riflessi, dismenorrea, diminuita capacità dicamminare, dimagramento,
gastralgia, chepossono
essere propri
anche
dell’appendicite.Qui
l’ex iuvantibus et ìedcn- tibus, la cura proteticaed
operatoria,metterà
in evidenza l’im- portanza eventuale dellospostamento
nellaproduzione
di sin- tomi.È
intanto evidente che, sospettandosi un’appendicite in unionead una
retroversione, imetodi
operativi endoperitoneali chepermettono
facilmente di allontanareeventualmente
l’ap- pendicedevono
avere la preferenza.Una
parola merita pure la dismenorrea, perquanto
siaun
disturbo funzionaledovuto
a molteplici cause enon una forma
morbosa,non
essendovidubbio
per osservazioni antiche e re- centi che vi possa essereuna dismenorrea
riflessa a baseappen-
dicolare,
come, ad
es.,anche
nelle ernie inguinali. Sarà lecito pensare a tale possibilitàquando,
inmancanza
di fatti d’ordinemeccanico od
infiammatorio chepossono
far pensaread una
dismenorreameccanica od
organica, esistano d’altra parte, spe- cialmente nell’anamnesi, dei fatti chepossono
far crederead
una
appendicite.12 LUIGI
MAX
GlAGAULÌAppartengono
a tale categorianon
di radoanche
i casi di do- lore ileocecale nelledonne attempate
con atrofia dell’utero e nelledonne
chehanno
subito l’annessiectomia, nelle quali l’esamecombinato non
rileva fatti di peripeduncolite.Che
invece la gravidanza ectopica possa essere cause d’appen-dicite, e che la causa della infezione degli ematoceli
debba
ri-cercarsi
sempre
inuna
coesistente appendicite, devesi dubitare in base allamia
esperienza.Non
sipuò
mettere invece indubbio
che l’appendicite,provocando
fatti infiammatorii peritoneali a distanza, possa invece essere causa, oltrechédi gravidanza extrau- terina, dinumerose
alterazioni ilei genitali interni, spostamenti dell’utero, retrazione di legamenti, aderenze elle imbriglianogliannessi, reliquati di ilouglassite che
non
trovano altrespiegazioni genetiche sufficienti. Così pure la chiusura così detta sierosa del- l’orificioaddominale
dellatromba
con conseguente sterilità e colla formazione eventuale di idrosalpingi ènon poche
volte do- vuta a peritonitid’origine appendicolare anzichésessuale.Avendo avuto
occasione di operareun
certonumero
di appendiciti gravi in nubiliho
potuto constatare de risu l’azione perniciosa degli essudati peritonealida
appendicite sugli organi genitali.Esaminiamo
ora i casi della seconda categoria, i casi cioè diappendicite
con
essudati od ascessi periappendicolari.Nel campo
ginecologico sono specialmente le affezioni infiammatorie degli annessi di destra che
possono
esserescambiate
colleforme
ap- pendicolari.Questo, a dir vero,è il
campo
nel (piale la diagnosi differen-ziale
mi parve
offriremeno
difficoltà. Prescindendo dalla sinto-matologia iniziale che
può
essere allineimi eguale neidue
gruppidi affezioni, prescindendo
anche
dalla facilità della recidiva che si osserva in entrambi, l’esame anamnestico e l’esame obiet- tivoconducono
quasisempre ad una
diagnosi esatta ; la pre-cedenza di
una
infezione streptococeica o gonococcica, la bila- teralità frequente delle affezioni annessiali, i rapporti dellatumescenza
annessiale colla vòlta vaginale, i rapportidellatume-
scenza, permezzo
della porzione istmica della tromba, col corno uterino corrispondente, il pili delle volteconducono
alla diagnosidifferenziale,
ad una
condizione però che l’esamevenga
fattosulla narcosi e che
non
siometta
l’esame per via rettale. 1 casil’appendicite
nel campo
invece associati di periappendicite e d’annessite sono di diagnosi difficilissima, e questa è quasi
sempre
fatta a titolo di ipotesi probabile.Ricordo mi
casomolto
interessanteda me
operatosulla base di tale ipotesi, nel quale attacchi di appendicite e di annessite
parevano
essersi alternati numerosi, diagnosticati con- traddittoriamente ora inun modo
ora nell’altro.La
diffusione in alto dell’essudato nella regione appendicolare inunione
ai fatti di annessite constatati coll’esamecombinato possono
fare sospettare l’associazione.E
qui tornaappunto
interessante ilchiederci se in tali processi
combinati
si tratti di associazioni, talvolta di successionimorbose
indipendentiovvero
di processi che si diffondanoda un organo
all’altro nelledue
direzioni.Come dobbiamo
interpretare i casi in cuiappendice
e an- nessi di destra sieno coinvolti nello stesso processo? Siammette una
diffusione possibile del processo dagli annessi all’appendice eviceversa.Ma
in qualmodo dobbiamo
intenderetale diffusione ?Se
noi solleviamo l’appendice ed il cieco, è di spesso,non sem-
pre. dimostrabile
una
sottile piega peritoneale che dalmeso
dell’appendicee dalla sierosa adiacenteceealeod
iliacava
al lega-mento
infundibolo pelvico.È
a tale piega che vienedato
ilnome
di
legamento
diClado,
o dilegamento
ovaroappendicolare. Glianatomici
sonomolto
in disaccordonon
solo sulla sua struttura,ma anche
sulla sua reale esistenza. IlMacnaughton Jones,
che fece
una
inchiestafra gli anatomici delRegno
Unito,ne ebbe
risposte sconcordanti. Dagliesami da me
praticati in vivo,
mi
pare che la sua possibile esistenza
non
possa negarsi, esso è però incostante.Quando
esiste, moltianatomici consentono contenga
vasi linfatici.
Per
tale via è possibile la trasmissione diun
pro- cesso nelledue
direzioni? Il fatto è possibile,ma non
credo av-venga
di frequente. Il più delle volte io credo che i processi che involgono annessi didestra edappendice
sidiffondano perviadella sierosa.È
facilecomprendere come un
processo diffuso al pe- ritoneo,provenga
essodaH’appendice
o dagli annessi, possa in- volgere e quella e questi. Tali fatti, amio
avviso, si spieganocon
una
diffusione per via sierosaenon
per via linfatica.Io
ho
osservato però altricasi in cuil’appendice pescava, percosì dire, in
una
cavità ascessuale tubaricaod
ovarica, inuna
cistiovarica suppurata,
una
voltapersino inun tumore
sottosieroso14 LUIGI MANGIAGALLI
uterino
con
vasta necrosi, cosicché il suo contenuto era rappre- sentatoda una
poltiglia purulenta e sanguinolenta fetida.Ma
anche
tali casinon mi sembrano
di difficile spiegazione. In quellialmeno
dame
osservati trattavasi di processi di origine sessuale, per cui la parete ascessuale,dapprima
aderente alla appendice,si è poi usurata, includendola,
non
altrimenti diquanto
av- viene per l'apertura di sacche marciosenell’intestino, nella ve- scica, ecc. Più semplice è ancora la spiegazione dei casi in cui un’appendice lunga trovasicome
circondata dal sangue diun
ematocele da gravidanza extrauterina.Anche
quando, intali cir-costanze,
rematocele
sia infetta,non
credo,come
si vuoleda
taluni, che l’infezione si
deva ad una concomitante
appendicite.Io credo
dunque
chequando
si trovino associati processi di periappendicite e periannessite sottoforma
di aderenze, possa invocarsiuna
diffusione inentrambe
le direzioni,mentre
invecesi tratti di vere associazioni o successioni
morbose autonome quando abbiamo
fatti estesi e gravi di appendicite e periappen- dicite, di annessite e periannessite.Ma veniamo
ai casi di appendice perforativa con peritonite diffusa.Anche
qui la diagnosi differenzialenon mi
parecircon- data da grav. difficoltà. Quali sono le affezioni d’indole ginecolo- gica che possonoeventualmente
andare con essa confusef Siannoverano
fra esse specialmente la rottura della tuba gravidica,la torsione acuta di cisti ovariche o di
tumescenze
tubariche, larottura di
un
piosalpinge, diun
ascesso ovarico. diun
piocele retrouterino.Certo se noi restiamo al
quadro
sintomaticoculminante
della rottura dellatromba
gravidica (destra), noipossiamo
trovareuna
certa analogia con quello dato dauna
perforazione dell’ap- pendice. Nell’uno o nell’altro caso noipossiamo
avereun
dolore acutonella fossa iliacadestra, irradiazioni doloroseal sacro edalle coscie, malessere, vomito, stitichezza, sintomi di pseudo-ileo, dolorabilità del ventre, meteorismo, polso piccolo, sudori freddi, perfrigerazione delle estremità.Ma
nella rottura della sacca gra- vida,abbiamo
i sintomi gravidici, la perdita di sangue dai ge- nitali l’eventuale espulsione diuna
decidua, il pallore estremo della pelle e dellemucose,
la dimostrazione eventuale di versa-mento
nelcavo
peritoneale, la modificazione diforma
della vòltal’appendicite
nel campo
ginecologicovaginale posteriore, la rapida alterazione delle qualità del polso
con
alternativa dimaggiore
ominore
frequenza, dimaggiore
ominore
pressione,la sete viva, l’acetonuria, l’evidente contrasto della frequenza del polso colla [temperatura di frequente abbas- sata all’ascellaed
al retto,mentre
nell’appendicite perforativa colla perfrigerazione periferica contrastal’aumento
dellatem-
peratura nel retto.Anche
nella torsione acuta ditumescenze
ovariche o tubariepossiamo avere una
sintomatologia generale che arieggia quella della peritoniteda
perforazione,ma
ifenomeni
di questa nell’ap- pendicite simostrano da
24 a 48-72 ore dall’inizio delmale dopo un
periodo di sofferenze acute alla fossa iliaca destra,accompagnate da
alta febbre, invece nella torsione il dolore insorgeacutamente
senzaprecedenza
di febbre o di sofferenze, è dolorosa la pressione alla vòlta vaginale, emalgrado
ilmeteorismo
e la dolorabilità ad-dominale
è quasisempre
dimostrabile latumescenza anche con un esame
superficiale.Più
diffìcile e talvolta impossibile è la diagnosi differenziale nei casi di rottura di piosalpinge, di ascesso ovarico, di piocele retrouterino.Essa
sarà possibilequando
si conosca la storia esatta dell’ammalata, e meglio se si è seguita la malattiain tutte le sue fasi, poiché la perforazione nei casi di appendiciteavviene
di solito nei primi giorni dall’insorgenza della malattia,
mentre
negli altri casi accennati la perforazione avviene
dopo un
lungo periodo di sofferenze, nel quale ènettamente
delineata la fisio-nomia
clinica dell’affezione ginecologica.Ciò nella pratica privata,
ma
la cosa è differente nelleamma-
late portate inClinica in condizionigravissime,
con fenomeni
evi- denti diuna
peritoniteda
perforazione.La mancanza
di notizie accurate,l’imminenza
del pericolo stesso tolgonoanche
la possibilità diuna
analisi critica di tutti gli elementi diagnostici,s’impone come
extrema ratio il rapido intervento,e nei casi discretamentenumerosi
nei quali io o imiei aiutiabbiamo dovuto
intervenire, in simili circostanze riscon-trammo
le più svariate condizionimorbose,
dalla perforazione di un’ulcera tifosa alla perforazione dell’appendice, alla rottura diun
piosalpinge, alla rottura diuna
cistisuppurata
o alla rotturadi ascessi parametrali o paracistici.
Se
la cisti rotta era volumi-LUIGI MANGIAGALLI
nosa, il liquido espanso darà segni evidenti della sua presenza
alla percussione,
ma
è però a ricordarsi cheanche
in casi di ap- pendicite perforativa, se la perforazionenon
è recentissima el’ammalata
sopravvive allaperforazione,sipossono avere notevoli raccolte saccate.Ad
esempio, inuna
operata recente inprimo tempo
colla colpoceliotomia posteriore estrassi 800 gr. di marcia,mentre
colla laparotomiaaddominale
in secondotempo
allonta- nai l’appendice gangrenata,contenuta
a sua volta inuna
piccola raccolta saccata pericecale.Il
problema
che ora si affaccia è se la gravidanzaaumenti
le difficoltà del nostro diagnostico.Anche
qui seguiremo la stessa di- visione clinica. Nei casi di endoappendicite nei quali il sintonia prevalente è il dolorepermanente
o sottoforma
di coliche inter- mittenti. la diagnosi è in genere più facile,non
fosse altro perchè restano forzatamente escluse alcune affezioni che allo stato divacuità dell’utero possono simulare o
mascherare
l’appendicite, quali alcuneforme
dismenorroiche. la retroversione uterina; l’ova- ralgia stessa è rara secondo lamia
esperienza nella gravidanza;essa è di solito
una
stigmata isterica ed associataad
altre stig-mate
di eguale natura.Anche
nelleforme
essudativeperiappendicolari la diagnosimi
pareanzi, contro l’avviso quasicomune,
piùfacilitata dallagravi- danza. Affezioni annessiali unilaterali complicanti la gravidanza certo possono esistere,ma
senon
possoandare
lino all'afferma- zione che le affezioni unilaterali di destra, presunte annessiali.sieno tutte appendicolari, certo lo sono di frequente.
La
gravi-danza
invece, secondoquanto
ioho
osservato,panni renda
piùdifficile la diagnosi differenziale colla pionefrosi chiusa e colla colelitiasi
con
eventualeempiema
della cistifellea. Se la gravi-danza
è alquanto avanzata, semancano
i reperti delle urine nelprimo
caso, l'ittero nel secondo, la distensione dell’ utero o ladolorabilità del ventre
rendono
singolarmente difficile l’esame;È
noto d’altra partecome
gli epatici, oltre chehanno un
fegato grosso euna
intossicazione cronica d’origine epatica, sono di frequente degli appendicolari; è notoanche come
la cosi dettaforma
sottoepatica dell’appendicite,dovuta
alla topografia di questa oad
ascessi sottoepatici di origine appendicolare, possanoanche
in condizioni ordinarie, e nelladonna
fuori dello stato dil’appendicite
nel campo
ginecologicogravidanza e nell’uomo,
andar
confusicon
la colelitiasi.L’anno
passatoho
operato,ad
esempio,una donna
gravida di settemesi
circa,con vasta raccolta che
occupava
l’ipocondrio destro e scen-deva
fino alla fossa iliaca destra; ebbi qualchedubbio
diagnostico coll’esame obbiettivo e solo la storia accurata della paziente, laprecedenza
di coliche epaticheben
descrittedaH’ammalata,
la presenza dell’ittero
mi
permisero la diagnosi differenziale.Operata, estrassi più di
mezzo
litro dimarcia con
molti calcoli biliari.In
questo caso era curioso il fattoche
la vescicola biliareaveva
contratto aderenze colfondo
uterino, scivolando poi a de- stra col resto dellasacca.L’ammalata
guarì e lagravidanza andò
a
termine con
parto felice.Anche
la pionefrosi chiusa destrapuò
talvolta farpensare ad una
appendicite, tanto sono vive le irradiazioni dolorose alla fossa iliaca e la dolorabilità e tensione della regioneaddominale
corrispondente, per cui e per questa e per l’ingombro deH’utero gravido,una
palpazione esatta riesce quasi impossibile. Il do- lore alla pressione, la tensione alla regionelombare sono ad
ognimodo
sintomi digrande
valore per la diagnosi differenziale.Quanto
alla peritonite diffusada
perforazione dell’appendice,il cerchio dellepossibilità
va
restringendosi ingravidanza
; la rot- tura diun
piovario, diun
piosalpinge, diun
piocele retrouterino sono fra le eventualità più improbabili.Invece
èresapiù
facile dalla gravidanza la torsione ditumori
ovarici, enon
ò esclusa la possibilità diuna
perforazione d’ulcera tifosa, e siaumenta
la probabilità della rottura diuna
cisti suppurata.Tutte
queste eventualità ebbiad
osservare operatoriamente, e perforazione diappendice
e rottura di cistisuppurata
e perforazionedi ulcere ti- fose, poiché in alcuni casi l’esame cliniconon
era riuscitoad un
diagnostico preciso.
Anche
qui la diagnosi sarà più omeno
facilesecondochè
siconosca o
meno
la storia esatta della malattia nel suo decorso.Per la rottura di cisti
suppurata
o no, se questaèvoluminosa,
la dimostrazione diuna
ottusità riferentesi al liquido espanso, parla a favore diuna
rottura di cisti se il caso è recente, poiché se ilcaso
non
è di recente data el’ammalata ha
sopravvissuto alla perforazione dell’appenIme possono
aversi raccolte saccateragguardevoli.
3
—
Mangiagalli.18 LUIGI
MAN
CIACVI.LIIn puerperio, la diagnosi è
sempre
circondata da difficoltànon
lievi, superiori di certo aquanto
si verificanon
solo fuori digravidanza,
ma anche
nello stato di gravidanza. Dolori o coliche appendicolari possono facilmente sviare lanostra attenzione e la- sciarci credere a sofferenze annessiali.La
sede alta degli annessi toglie valore alla topografia dei dolori, edanche
il reperto vagi- nalenon
ha quell’importanza cheha
fuori dello stato gravidico, per cuianche
essudati ed ascessi appendicolari possono andare confusi con essudati ed ascessi periannessiali.La
possibilità diima
infezione puerperaledomina
il clinico e rende difficile ildiagnostico.
T
re u b descrive casi di parametrite puerperale che presentanoun
corteo sintomaticoper cui,amio
avviso,sipuò
af-fermarne
l’origine appendicolare.Secondo Treub
il legamento largoavrebbe
quasi l'ufficio di scaricare i prodotti infìammatorii e bacterici dell’appendicitedando
originead una
infiltrazione,ad un edema
infiammatorio dellegamento
largo, ed egli asse-gnerebbe
a tali parametritiun
decorso speciale; inizio a destra, consistenza durissima dell’essudato,avvolgimento
del collo ute- rino a guisa di ferro di cavalloda
parte deiressudato per la sua rapida diffusione a sinistra,mancanza
di suppurazione, assor-bimento
rapido con resistenza più a lungo delnodo
essudativo primitivo a destra. In base allamia
esperienza clinica, operatoria ed anatomica, io dovrei schierarmi contro tale seducente descri- zione. Il così dettoflemmone
a ferro di cavallo l’osservai più volte,indipendentemente
affatto dall’appendicite.Anche
nei casi di peritonite settica diffusa, la sua dimostra- zione dauna
appendicite perforativa è pureaccompagnata
dadifficoltà grandissime. Il subito insorgere, l’anamnesi, la loca- lizzazione primitiva delle sofferenze a destra, l’unilateralità del- l’affezione. tanto nei casi della seconda chedella terzacategoria, sono sintomi di valore,
ma non
assoluti.Gli esami bacterioscopici dei lochie l’eventuale dimostrazione della
mancante
virulenza degli streptococchi tolti dalla cavità uterinapotrebbero
darciun
segno negativo importante. Più volte nelcampo
puerperale si osservano ascessi localizzati nella fossa iliaca destra superficiali e profondi, senza che sia dato di-mostramela
continuità,permezzo
di focolai scaglionati dalla fossa iliaca al piccolo bacino, coll’utero, la cui infezione ne sarebbel’appendicite
nel campo
ginecologicostato il
punto
eli partenza.Ma
poiché ascessi aventi tali carat- teri si osservanocon
eguale frequenzaanche
a sinistra, ciò toglie valore all’ipotesi che essipossano
essere di origine appendico-lare. D’altra parte l’esame clinico, l’intervento chirurgico, gli esami fatti
dopo
di questo, talvolta l’esameanatomico mettono
in evidenza che tali ascessi della fossa iliaca sono il più delle volte secondarii
ad
annessiti, per aderenza degli annessi al pe- ritoneo parietalee passaggio attraverso di questodella infezione.Dal punto
di vista diagnostico, èda
osservarsi infinecome
nel corso della operazione l’appendice
potrebbe
essere eventual-mente
confusa col diverticolo diMeckel
residuo del dotto on-falo-mesenterico, e che
può
pure, per penetrazione di corpi stra-nieri, infiammarsi
ed
ulcerarsi,con
sintomi simili a quelli del- l’appendicite.Esso
si trova nell’adulto circaad un metro
della valvola ileocecale, nelneonato
a circa 30cm.
;ma può
trovarsimolto
vicino al cieco.Ad
ognimodo
esso provienesempre
dal- l’ileo e più di frequente dal suomargine
libero.Questi sono i punti principali sui quali intesi di richiamare
la vostra attenzione rispetto al diagnostico.
Riassumiamo
ora i problemi terapeutici.Essi sonovariied
importanti e solouna
pra-tica estesa potrebberaffigurarli e tentarne
una
soluzione.A
quale incisionedobbiamo
noi dare innanzi tutto la preferenza?Quale
èil
procedimento da
seguireneH’appendicectomia
? In quali cir-costanze
dobbiamo
aggiungere l’appendicectomia alla laparo-tomia
fatta per altre indicazioni?Quale
è infine lacondotta
che noidobbiamo
tenere nei casi in cui l’appendicite complica lagravidanza
?Quasi tutti
consentono
che nell’appendicectomia di propo-sito deliberato l’ incisione
cada
nelquadrante
inferiore destro,quantunque
poicambi notevolmente
la sua direzioneaseconda
de-glioperatori.
Sono
infatti pochiipartigianidell’incisionemediana,
e fra questiil
V
éron, che inuna
sua tesi recente pare inspirarsi all’opera diPozzi. Se
è vero che l’apertura del ventre sulla lineamediana
è la più semplice,non
è esatto checon
essa si trovi l’ap- pendice così facilmentecome
per la via laterale. Nelle nullipare, nelledonne
a pareti adipose, a muscoli retti rigidi,quando
l’ap- pendice è aderente o sepolta in essudati,quando
l’appendice è re- troperitoneale, la ricerca è ceritimeno
facile. Colla incisione nel•20 LUIGI MANGIAGALLI
quadrante
destro è reso poiincomparabilmente
più facile ed ef- ficace il drenaggio tubolare o con stoppini, e si rende possibile ed agevole l’applicazione eventuale delfazzoletto diMikulicz;
si cade il più delle volte direttamente sull’organo da asportarsi,
si proteggono meglio le anse intestinali dal loro eventuale inqui-
namento
perversamento
di liquidi. L’obbiezione inapparenza
più formidabile è che colla incisionemediana
sidominano
megliogli organi genitali interni in tutta la loro estensione e si rende più facile la loro eventuale demolizione totaleoparziale. L’esperienza
mi
dimostra cheanche
colla incisione nelquadrante
inferiore de- stro sipuò
ottemperare a tutte leindicazioni accennate.Ma
quale incisione merita la nostra preferenza?Due
criteridebbono
gui- darci,uno
anatomico, l’altro clinico. Quelloanatomico
deve pre- figgerei di turbare ilmeno
possibile i rapporti normali; quello cli-nico di avere
un campo
operatorio sufficiente perfaraistradanon
solo all’appendice,
ma
allesuecomplicanze ed allesueassociazioni morbose, specialmente da parte dei genitali interni. Sicomprende
che io faccio astrazione dai casi in cuiuna
raccolta marciosa notevole, evidente, indica la stradada
percorrere. In questi casi è l’evacuazione della raccolta che determinalascelta della dire- zione della incisione.Mentre
nei casi di semplice appendicec-tomia
per endoappendicite, senza complicanza, è preferibile l’incisione diMac. Burney, una
serie recente di casimi
fecepiù
propendere
per l’incisione all’esterno delm.
retto di destra ed a questo parallela ogni qualvolta vi siano e si sospettino estese alterazioni periappendicolari e s’intendadominare anche
per ogni eventualità i genitali interni. Noiabbiamo
con essa tutti i vantaggi dell’incisionemediana
e tutti i vantaggi delle incisioni parallele all’arcata crurale.La
incisione laterale con piccole dif-ferenze fu specialmente consigliata, e pare indipendentemente l’uno dall’altro,
da Battle,da Kammerer, da Jalaguier
eda
Lenander.
Il vantaggio di tale incisione sta, lo ripeto, nella facilità di accesso ai genitali interni;pur
conservando i vantaggidi facile ricerca dell’appendice, propri dell’ incisione parallela all’arcata crurale,
ha
infine quella notevole di evitare quasi certamente ernie post-operatorie.Con
tale incisione io sono riuscitonon
soload
asportare gli annessi dello stesso lato,ma anche
gliannessi dell’altro lato,una
l’appendicite
nel campo
cisti ovarica
pure
del lato opposto ead
eseguireuna amputazione
sopravaginale diun
utero fibromiomatoso.Non havvi dunque
dubbio
che essa possa dare il più largo accesso agli organi geni-tali. L'incisione,pure
avendo
la stessa direzione,deve
avere natu- ralmente estensione diversa, a seconda dei casi. Alcuni particolari anatomicidevono
essere ricordati perchè la nostra tecnica sia precisa. L’incisionedeve
incidere laguaina
delm.
retto nel suomargine
esterno, affinchè ilmuscolo
possacon un
retrattore essereeventualmente
spostato verso la lineamediana
evenga
scoperta alpunto
d’ingresso nellaguaina
delretto l’arteria epiga- strica inferiore, la qualedi solitoè rispettata e solo spostata all’in- terno, ovvero recisa fradue
legature.È
necessario quindi ricordareil
modo
col quale le aponeurosi delm. grande
obliquo, del ni. pic- colo obliquo, delm.
trasverso sicomportano
rispetto alm.
retto.L’aponeurosi del
grande
obliquo passa tutta al davanti delm.
retto, l’aponeurosi del piccolo obliquo si sdoppia in corrispon-denza
delmargine
esterno delm.
retto,ma
solo nei quattro quinti superiori, indue
foglietti, dei quali, l’anteriore passa al davanti delm.
retto, fondendosi coll’aponeurosi delgrande
obliquo, il po- steriore al di dietro di esso,mentre
nel quinto inferiore,non
sdoppiata, passaintieramente al davanti del
m.
retto: l’aponeurosi delm.
trasverso nei suoi quattro quinti superiori passa al di die- tro delm.
retto fondendosi col foglietto posteriore dell’aponeurosi del piccolo obliquo,mentre
col suo quinto inferiore passa al da- vanti,delm.
retto e sifonde
colle aponeurosi delgrande
e del piccolo obliquo.Ne
seguedunque
che la guaina delm.
retto è di-versamente
costituita; anzi nel suo 5° inferiore essa èincompleta
poiché sulla sua faccia posteriorenon
presenta aponeurosi,men-
tre la sua parte anteriore è costituita dall’aponeurosi del
grande
obliquo, dall’aponeurosinon
sdoppiata del piccolo obliquo, dal- l’aponeurosi del trasverso.Nei
suoi quattro quinti superiori invece la guaina è completa.Essa
èformata
aH’avanti dal-l’aponeurosi del
grande
obliquo, dal foglietto anteriore del- l’aponeurosi del piccolo obliquo, aH’indietro dal foglietto poste- riore del piccolo obliquo e dall’aponeurosidelm.
trasverso. Tale disposizioneha
importanza,prima
dalpunto
di vista della sutura, poi dalpunto
di vista diuna
disposizione vascolareimportante
a conoscersi rispetto all’a. epigastrica inferiore.