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delle famiglie

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Academic year: 2021

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40 60 80 100 Barometro Cisl120

Attività economica

Quantità Lavoro

Qualità Lavoro Istruzione

Redditi Coesione Sociale

I 2007 IV 2016 IV 2017

In Italia l’attività economica è in ripresa rallentata, ma ancora fatica a tradursi in un aumento del benessere delle famiglie, che mostra al IV trimestre 2017 (linea rossa) un miglioramento limitato rispetto allo stesso periodo del 2016 (linea verde chiaro). I livel- li pre-crisi sono segnati dalla linea in verde scuro. Gli andamenti sono migliori nel do- minio Istruzione, dove abbiamo però livelli in ritardo rispetto a quelli europei. Nell’area della Coesione sociale i risultati sono posi- tivi per un restringimento dei differenziali territoriali, di genere e età nel mercato del lavoro; le disuguaglianze reddituali, però, crescono. Sono più deludenti i domini dei Redditi e del Lavoro. In quest’ultimo caso il peggioramento interessa soprattutto la

Qualità del lavoro, per la crescita dalle forme di lavoro non standard. Sui Redditi hanno in-

luito negativamente le retribuzioni, sia pub- bliche che private, e l’aumento della pressio- ne iscale.

Il Barometro CISL è stato progettato ed implementato da Gabriele Olini della Fon- dazione Tarantelli - Studi e Ricerche in col- laborazione con REF Ricerche, che cura l’e- laborazione delle statistiche e l’aggregazione degli indicatori sintetici. Hanno collaborato a questo numero per la Fondazione Tarantelli Giuseppe Gallo (Presidente), Maurizio Be- netti, Gabriele Olini, Vilma Rinol i. Per REF Ricerche Fedele De Novellis, Marina Barbini.

Il fi lo di Arianna Cisl del Benessere/Disagio

delle famiglie

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Indice

Pag 2

Editoriale

Pag 4

Lavoro

Pag 18

Attività economica

Pag 16

Il quadro congiunturale

Pag 7

Gli indicatori e il Barometro CISL del Benessere

Pag 14

Il fi lo di Arianna Cisl del Benessere/Disagio delle famiglie

Istruzione

Pag 24

Redditi

Pag 26

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Il Barometro del Benessere/Disagio al quarto trimestre 2017

Pag 32

La ripresa non migliora la qualità del lavoro

Pag 39

Reddito di cittadinanza e reddito di inclusione

Pag 44

La pressione fi scale sui redditi da lavoro dipendente

Pag 42

Nota metodologica

Pag 49

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le imprese hanno mantenuto una preferenza elevata per le forme più lessibili dei rapporti di lavo- ro, scontando, da un lato, le incer- tezze della ripresa e, dall’altro, le opportunità di una normativa che gioca a favore dell’utilizzo del con- tratto a termine. Sul tema, al quale è dedicata una scheda del Baro- metro, la Cisl rivendica da tempo la necessità di ripensare la norma- tiva, modi icando gli incentivi, an- che monetari, così da spostare le preferenze delle imprese a favore dei rapporti di lavoro stabili e del- la qualità dell’occupazione.

Le sfi de della politica

I temi di un’agenda politica parti- colarmente complessa convivono con il vuoto politico di una Legi- slatura che non riesce a partorire un Governo.

Anche il Documento di economia e inanza (DEF), appena licenzia- to, non è stato in grado di fornire risposte adeguate. In mancanza di un nuovo Governo, non è stato ela- borato il quadro programmatico di

inanza pubblica, che incorpora gli effetti delle politiche economiche annunciate. Il Governo si è, quin- di, limitato ad elaborare il quadro cosiddetto “tendenziale”, ovvero a legislazione vigente. Lo scenario proposto assume, pertanto, tutte le misure di politica economica I punti focali del Barometro

Questo numero del Barometro propone spunti di ri lessione im- portanti per il dibattito e l’elabo- razione strategica della Cisl.

In particolare, segnala una signi- ϐicativa asimmetria fra ripresa e benessere: nel corso della fase più recente, in cui gli indicatori di attività economica hanno accele- rato, la dinamica di miglioramen- to del benessere delle famiglie, misurata dall’indice ponderato Cisl, si è, infatti, quasi arrestata.

L’accelerazione della crescita os- servata lo scorso anno è stata, cer- tamente, di entità nel complesso contenuta: la variazione del Pil, all’1.5 per cento nel 2017, è anco- ra un risultato insoddisfacente se valutato in prospettiva storica e nel confronto con gli andamenti degli altri paesi dell’area euro. E’

comunque un risultato migliore rispetto agli anni precedenti, che avrebbe legittimato l’attesa di un consolidamento della fase di raf- forzamento degli indici di benes- sere.

All’origine della frenata del Be- nessere c’è il gioco combinato di alcuni fattori di carattere ma- croeconomico ed altri apparte- nenti alle politiche economiche ed alle innovazioni normative. In particolare, la graduale ripresa

dell’inϐlazione, osservata lo scor- so anno, si è sovrapposta ad una situazione di stagnazione sala- riale con effetti di compressione della crescita del potere d’acqui- sto dei salari e di freno alla cresci- ta del reddito disponibile delle famiglie in termini reali.

Il potere d’acquisto delle famiglie stenta a invertire la rotta per ra- gioni aggiuntive che chiamano in causa la politica di bilancio. Que- sta, dopo la fase del 2015-16 in cui è riuscita a mobilitare risorse a sostegno dei redditi delle famiglie (si pensi in particolare a misure come il bonus degli 80 euro) non è intervenuta ulteriormente. Si è, inoltre, arrestata la fase di espan- sione dell’occupazione con con- tratti a tempo indeterminato associata agli sgravi contributivi che hanno inciso sulle assunzioni delle imprese nel corso del 2015, con ri lessi sui livelli del 2016- 2017. La crescita degli occupati è rimasta complessivamente positi- va anche nella fase più recente, ma le forme contrattuali di gran lunga prevalenti sono i rapporti di la- voro a termine. A tale andamento hanno contribuito anche i caratte- ri speci ici contingenti della ripre- sa, come la crescita signi icativa dei settori legati al turismo, dove è elevata la presenza di lavorato- ri stagionali. Opera, tuttavia, una tendenza di fondo non episodica:

di Giuseppe Gallo

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Iva di ammontare signi icativo.

L’aliquota dell’Iva ridotta del 10 per cento passerebbe all’11.5 per cento nel 2019 e al 13 per cento nel 2020; l’aliquota ordinaria pas- serebbe dal 22 per cento al 24.2 per cento e poi al 24.9 per cento.

Il gettito corrispondente sarebbe pari a 12.5 miliardi nel 2019 per poi aumentare sino a 19.2 miliar- di l’anno successivo. L’aumento delle aliquote Iva determinereb- be un miglioramento del saldo, in due anni, superiore all’1 per cento del Pil. Si tratterebbe di una politica restrittiva con effetti di aumento dei prezzi, riduzione del potere d’acquisto e dei consumi delle famiglie, che allontanerebbe il paese dal percorso di ripresa re- centemente avviato. Eliminare le clausole, come è successo in que- sti ultimi anni e come affermano di voler fare tutti i partiti, ha ov- viamente conseguenze sull’intero quadro economico, ma gli effetti concreti dipenderanno dal modo in cui le clausole saranno elimi- nate, in de icit o no, e, se non in de icit, da quali entrate sostitutive e/o tagli di spesa equivalenti e da quali altre misure saranno accom- pagnate.

In Europa, rispetto alla fase che ha preceduto la crisi, si è registrato un incremento eccezionale della povertà. L’aumento generalizzato è, però, l’esito di profonde diffe- renze fra i Paesi che vedono l’Ita- lia, seguita a breve distanza dalla Spagna, con l’incremento assoluto del numero di poveri più elevato.

In termini relativi solo la Grecia

diseguaglianze, sulla disgregazio- ne sociale e, in ultima istanza, su- gli equilibri della democrazia.

Un approfondimento del Barome- tro è dedicato al tema del reddito di cittadinanza. L’Accordo, quan- to mai innovativo, fra il Governo Gentiloni e Cgil, Cisl, Uil nell’ambi- to dell’Alleanza contro la povertà, ha introdotto il REI, il Reddito di Inclusione.

Lo stesso DEF rileva che la crisi ha intaccato il benessere dei cit- tadini, in particolare accentuando le disuguaglianze e aggravando il fenomeno della povertà assoluta, soprattutto fra i giovani. Secondo gli indicatori di benessere, forniti nel documento, l’indice di dise- guaglianza tra i redditi più bassi e quelli più alti è cresciuto anco- ra dal 2015 a oggi, anche con la ripresa economica. Il tasso di po- vertà assoluta è passato dal 3.1 per cento del 2007 all’8.3 per cen- to nel 2017, incidendo soprattutto sulle classi di età più giovani.

L’idea di base del REI consiste nel mettere a punto una strumenta- zione di contrasto alla povertà di carattere universale. Con la svol- ta del REI ed il rafforzamento, da quest’anno, delle risorse stanzia- te, l’ef icacia di questo strumento nella lotta alla povertà nel nostro Paese dovrebbe migliorare ridu- cendo il divario con i principali Paesi europei che già hanno adot- tato modelli con la medesima ispi- razione.

Nel complesso, il Rei rientra fra le prestazioni che possono esse- re de inite come “reddito minimo

familiare nel suo complesso, at- traverso l’attivazione dei servizi sociali sul territorio.

La diversa impostazione del Red- dito di cittadinanza del M5S im- plica il rischio di trasformare questo intervento di sostegno al reddito, nelle situazioni di mag- gior disagio, a tempo determi- nato sino all’inclusione, in una forma di contributo permanente scoraggiando la ricerca di lavo- ro, generando disoccupazione di lungo periodo e aumentando a dismisura il costo dell’intervento con effetti negativi sulla crescita dell’economia.

Il Patto Sociale per il Bene Co- mune

Il Barometro ha il merito analitico di ricondurre l’asimmetria fra ri- presa economica e benessere del- le famiglie e del lavoro al modello export led dell’economia italiana ed alla persistente debolezza della domanda interna.

La Cisl ritiene, da tempo, che al superamento di questa debolezza strutturale debbano essere orien- tate le priorità della politica eco- nomica e sociale del Paese.

Maggiori investimenti pubblici;

politiche redistributive a favore delle aree sociali medie e basse attraverso la riforma dell’Irpef;

sostegno non episodico alle si- tuazioni di povertà destinando in ogni Legge di stabilità risorse aggiuntive al REI; rinnovi contrat- tuali nazionali e distribuzione dei guadagni di produttività sul se- condo livello di contrattazione che

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gode dei vantaggi iscali sui premi aziendali; superamento dei CCNL pirata e dei dumping contrattuali nazionali; avvio di percorsi di ar- monizzazione contrattuale euro- pea per neutralizzare i dumping contrattuali europei; sono gli stru- menti per irrobustire la domanda interna e dare stabilità strutturale alla crescita italiana.

Nel 1990 l’incidenza dell’Irpef pa- gata dai lavoratori dipendenti e dai pensionati sull’Irpef totale era pari al 74.3 per cento. La quota già molto elevata è cresciuta co- stantemente sino al 78.4 per cen- to del 2017. Nel 1990 l’incidenza dell’Irpef pagata dai lavoratori di- pendenti sul totale delle imposte dirette era pari al 42.7 per cento.

Da allora è aumentata costante- mente sino al 57.8 per cento del 2017. Le ragioni di un incremen- to di tali dimensioni dell’aggravio

iscale sui lavoratori dipendenti e sui pensionati emergono con chiarezza dalla sperequata distri- buzione dell’onere iscale.

Dal 2008 al 2017 il gettito IRPEF aumenta dello 0.9 per cento; l’ad- dizionale regionale IRPEF aumen- ta del 31.7 per cento; l’addizionale comunale Irpef aumenta del 48.5 per cento; Imu e Tasi crescono del 91.6 per cento; l’Iva si riduce del 3.3 per cento; l’IRAP si riduce del 44.3 per cento; l’Ires cala del 35.2 per cento. L’iniqua distribuzione del peso iscale è uno dei fattori strutturali della crescita delle di- seguaglianze nel nostro Paese e della strutturale debolezza della

domanda interna. Per queste ra- gioni il Disegno di legge di riforma

iscale di iniziativa popolare, pre- sentato dalla CISL in Parlamento nel settembre 2015, mantiene in- tatta la sua attualità, socialmente giusta, economicamente ef icace e vincente per l’Italia.

Se considerassimo il contribu- to al bilancio pubblico alla stre- gua delle quote di partecipazione azionaria in una SPA, lavoratori dipendenti e pensionati sareb- bero di gran lunga l’azionista di maggioranza, a dispetto di quelle forze politiche che intendono de- legittimare le Rappresentanze del lavoro palesando una concezione regressiva della democrazia che si commenta da sola.

La svolta di politica economica, in breve delineata, dev’essere ac- compagnata da un disegno di politica industriale, nell’ambito di un “progetto Paese”, in grado di rafforzare nel medio e lungo periodo il posizionamento della manifattura e dell’economia ita- liana nella divisione internaziona- le del lavoro e nella competizione globale. La breccia positiva aperta da Industria 4.0 deve diventare un Progetto sistemico di politica industriale che chiama in causa ricerca ed innovazione, livelli di- mensionali delle imprese, proces- si di ricapitalizzazione, accesso al credito bancario e inanziario, venture capital, quotazione in borsa. Come in tutti i cambiamen- ti sistemici le innovazioni dei mo- delli organizzativi, dell’organizza-

zione del lavoro, della qualità, la formazione continua, il coinvolgi- mento creativo dei lavoratori, non meno che la natura partecipativa delle relazioni sindacali saranno decisivi per il successo del Proget- to nel suo insieme.

A tal ϐine non c’è alternativa ad un grande patto fra Governo e Parti sociali che, nella condivi- sione di un progetto concreto di bene comune per il lavoro, per l’impresa, per il Paese, sappia interpretare il disagio sociale diffuso, alla base dei risultati elettorali del 4 marzo 2018, e gestire la domanda di un mo- dello di crescita socialmente re- sponsabile ed ambientalmente sostenibile nel lungo periodo, rafforzando, per ciò stesso, la democrazia.

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to al passato, molte imprese ope- rano oggi su scala internazionale occupando posizioni di nicchia all’interno di catene del valore frammentate e dislocate in più pa- esi. L’introduzione di barriere può modi icare le convenienze a loca- lizzare determinate parti di tali catene in determinati paesi, il che comporterebbe la completa rior- ganizzazione dell’intera catena produttiva. Per queste ragioni, la minaccia dell’introduzione di pos- sibili barriere agli scambi di merci potrebbe in luenzare le imprese, inducendole a posticipare i propri piani di investimento; questo po- trebbe provocare un rallentamen- to della domanda internazionale.

In generale, nonostante gli ele- menti di incertezza riepilogati, non sembrano esservi al momen- to ragioni per temere una vera e propria inversione del ciclo eco- nomico internazionale. E’ però possibile che il 2018 si caratteriz- zi per un contesto esterno meno favorevole rispetto al 2017. Non a caso, nella maggior parte dei paesi gli indicatori congiunturali a ini- zio anno hanno mostrato segnali di decelerazione.

In generale l’insieme di variabili internazionali si sta quindi muo- vendo da alcuni mesi in una dire- negli Stati Uniti è stata avviata una

fase di rialzi dei tassi d’interesse;

in altre economie, e in particolare nell’area euro, gli effetti sono le- gati al rafforzamento del tasso di cambio. In ine, le borse si stanno dimostrando particolarmente vul- nerabili rispetto all’eventualità di un cambiamento di regime delle politiche monetarie internazio- nali; a inizio anno la crescita del- le quotazioni si è interrotta, e ha avuto inizio una nuova fase di au- mento delle volatilità.

Al peggioramento del quadro i- nanziario si è poi aggiunta l’in- certezza derivante dall’annun- cio da parte del Presidente degli Stati Uniti di misure di aumento delle tariffe sull’import di pro- dotti dall’economia cinese. Ne è derivata la minaccia reciproca di ritorsioni. Non va escluso che ne possano derivare effetti sul ciclo economico internazionale. Rispet- Molte incertezze sulla con-

giuntura del 2018

Il quadro economico internazio- nale, in base all’andamento dei principali indicatori congiuntura- li, avrebbe raggiunto a ine 2017 il punto di maggiore vivacità. I dati relativi ai primi mesi del 2018 hanno difatti evidenziato una fase di decelerazione. Per ora tale an- damento non con igura una inver- sione della ripresa, ma l’indeboli- mento è condiviso da un numero elevato di paesi, e per questo po- trebbe anticipare un periodo di decelerazione dell’economia glo- bale.

Non vi sono ancora interpretazio- ni condivise degli attuali segnali di decelerazione. I tratti meno favo- revoli dello scenario degli ultimi mesi sono la ripresa delle quota- zioni del petrolio dai minimi e un parziale peggioramento delle con- dizioni inanziarie internazionali:

IL QUADRO CONGIUNTURALE

di Fedele De Novellis

Negli ultimi mesi in Italia, così come nel resto dell’area Euro, sono emersi segnali di rallenta- mento dell’economia. La decelerazione è legata all’evoluzione del quadro economico internazio- nale.

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zione meno favorevole alla nostra economia.

La decelerazione degli indicatori di attività economica appena ri- cordata si accompagna al raffor- zamento del cambio dell’euro av- venuto nel corso dell’ultimo anno determinando uno scenario meno favorevole alle esportazioni. Cam- bio più forte dell’euro e tensioni sui mercati azionari peggiorano le condizioni inanziarie per le imprese. In ine, i recenti aumenti delle quotazioni del petrolio, so- prattutto dopo l’attacco militare alla Siria, toglieranno qualche de- cimo di crescita ai redditi di fami- glie e imprese.

Un deterioramento della con- giuntura internazionale avrebbe conseguenze anche sulla nostra economia, tanto più che proprio le esportazioni sono state la com- ponente della domanda più dina- mica nel corso dell’ultima fase.

Fra l’altro l’economia italiana è fra quelle in maggior ritardo nei tempi della ripresa. La crescita del Pil italiano ha difatti mante- nuto un divario di segno negativo rispetto alle maggiori economie dell’area euro. Se anche nelle fasi di ripresa manteniamo un gap di crescita rispetto agli altri paesi, ne deriva che continuiamo a perdere costantemente posizioni rispetto alle altre maggiori economie. Su questo aspetto particolare risalto ha ricevuto il recente “sorpasso”

dell’economia italiana da parte dell’economia spagnola.

Al quadro economico internazio- nale meno favorevole si aggiun- gono inoltre altri elementi di in- certezza sulle sorti dell’economia italiana legati a ragioni interne. Le elezioni di inizio marzo, come era nelle attese, non hanno prodotto un esito tale da consentire di co- struire agevolmente una maggio-

ranza di Governo. Il processo di formazione di un nuovo Governo appare complesso, e questo non consente di anticipare le politiche economiche che prevarranno nei prossimi mesi. Fra l’altro, la pos- sibilità che il nuovo Governo sia sostenuto da forze che non hanno avuto esperienze analoghe, o che si sono rinnovate molto negli ul- timi anni, impedisce di individua- re agevolmente le nuove linee di politica economica basandosi su esperienze passate.

Il vuoto informativo sulla politica economica italiana non ha avu- to per il momento conseguen- ze sull’andamento dello spread.

Abbiamo bene iciato del quadro complessivamente positivo che ha caratterizzato i mercati obbli- gazionari europei, dove gli spread di Spagna e Portogallo sono ri- sultati in discesa. Più in generale, l’Italia sembra avere attualmente una posizione relativamente soli- da, testimoniata dal basso livello del de icit pubblico e dall’avanzo delle partite correnti, anche se probabilmente dipendiamo anco- ra molto dall’ombrello protettivo offertoci dalla Bce.

Nel contempo, anche in Italia, così come osservato nel resto dell’a- rea euro, sono emersi segnali di rallentamento dell’economia. La decelerazione è, come ricordato, legata all’evoluzione del quadro economico internazionale. Nei primi mesi dell’anno le esporta- zioni hanno difatti registrato una frenata, al pari dei dati di produ-

-2.0 -1.5 -1.0 -0.5 0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0

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var % a/a

• Prodotto interno lordo

ger fra ita

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zione industriale. Inoltre, le inda- gini presso le imprese industriali hanno evidenziato un leggero peggioramento delle aspettative di produzione.

Anche gli indicatori della spesa delle famiglie hanno mostrato segnali di frenata a inizio anno, quando le immatricolazioni di auto hanno iniziato a ripiegare.

L’evoluzione dei consumi costitu- isce uno degli snodi critici dello scenario del 2018. Va ricordato che lo scorso anno la crescita dei consumi aveva superato quella dei redditi delle famiglie, la spesa è stata cioè inanziata attraverso una riduzione del tasso di rispar- mio. La tendenza ha bene iciato anche dei tassi d’interesse bassi e della ripresa del credito al consu- mo, che ha inanziato prevalente- mente gli acquisti di beni di con- sumo, soprattutto l’auto.

Nei prossimi mesi la crescita del potere d’acquisto delle famiglie dovrebbe risultare moderata. La dinamica salariale è attesa man- tenersi su ritmi contenuti, vicini a quelli dell’in lazione, per cui l’ipo- tesi più probabile è che i salari re- ali presentino una dinamica pros- sima a zero, dopo la contrazione che ha caratterizzato il 2017.

I consuntivi Istat hanno difatti evidenziato una brusca decelera- zione delle retribuzioni di fatto da contabilità nazionale lo scor- so anno. La frenata si è del resto prodotta dopo un periodo già ca- ratterizzato da una sostanziale debolezza delle retribuzioni, ed è stata trasversale a tutti i settori.

In presenza di una dinamica sala- riale pressoché nulla, è bastato un leggero aumento dell’in lazione per portare la crescita dei salari reali in territorio negativo.

La domanda di lavoro, che aveva mantenuto sino alla metà dello

scorso anno ritmi di crescita viva- ci, almeno in relazione alla dina- mica del prodotto, ha iniziato co- munque a perdere vivacità da ine 2017. E’ probabile che, dopo una fase di aumenti dell’occupazione, trainati soprattutto dall’aumento dei contratti a termine, sia inizia-

-1.5 -1.0 -0.5 0.0 0.5 1.0 1.5

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(1) di fatto, intera economia; (2) deflatore dei consumi; var % a/a

• Andamento del potere d'acquisto dei salari

salari reali salari (1) prezzi (2)

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var % a/a

• Reddito disponibile e consumi

consumi reddito disp reale

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to un periodo in cui la crescita è caratterizzata da una graduale ri- presa della produttività del lavo- ro.

La bassa dinamica del costo del la- voro, cumulandosi alla debole cre- scita della produttività, comporta di fatto un azzeramento della cre- scita del costo del lavoro per uni- tà di prodotto, coerente con una dinamica contenuta dei prezzi anche quest’anno. L’in lazione do- vrebbe mantenersi su ritmi pros- simi all’1 per cento.

Alla caduta dei salari reali è cor- risposta una decelerazione del reddito disponibile delle famiglie in termini reali. I consumi d’altra parte hanno tenuto, crescendo, per il terzo anno consecutivo, più del reddito disponibile. Di fatto, quindi, il tasso di risparmio delle famiglie italiane ha continuato a contrarsi. Questo comportamen- to è riconducibile in parte alla ri- presa del ciclo dell’auto, inanzia- to anche attraverso un aumento del credito al consumo.

La frenata salariale e la bassa in- lazione sono segnali del fatto che l’economia sta ancora operando su livelli produttivi inferiori al potenziale. Su questo punto va segnalato come nel corso degli ultimi anni si siano osservati di- vari signi icativi nelle dinamiche salariali dei diversi paesi dell’eu- rozona (si veda il numero mono- gra ico del Barometro dedicato alle Retribuzioni di marzo 2018).

I divari nei tassi di crescita delle retribuzioni sono coerenti con le

differenze nelle posizioni cicliche delle diverse economie, in parti- colare alla luce delle differenze signi icative registrate nei livelli della disoccupazione.

L’ampiezza dei differenziali nelle dinamiche salariali appare de- stinata a protrarsi nel corso di quest’anno e del prossimo, so-

prattutto alla luce dei risultati dei recenti rinnovi contrattuali in Germania, che anticipano una cre- scita superiore al 3.5 per cento in media d’anno, oltre due punti l’an- no più che in Italia.

Tali differenziali in luenzano le caratteristiche della fase ciclica dell’economia italiana: da una

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• Esportazioni

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• Consumi delle famiglie

ger fra ita

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Il nostro Paese si ritrova all’interno di un modello di tipo export led che però da solo non riesce a fungere da traino agli altri settori.

parte tendono a spostare a nostro favore la posizione competitiva, (e di questo vi è effettivamente riscontro nel fatto che le esporta- zioni italiane negli ultimi trimestri hanno colmato il divario di cre- scita rispetto ai maggiori partner europei); dall’altra, a tali differen- ziali corrisponde anche una pres- sione al ribasso sui nostri redditi e quindi sull’evoluzione della no- stra domanda interna.

Di fatto, ci si ritrova all’interno di un modello di tipo export led nel quale la ripresa di alcune parti dell’economia, a maggiore pro- pensione all’export, non riesce da sola a fungere da traino agli altri settori. Questo mantiene relati- vamente deboli le condizioni del mercato del lavoro e frena reddi- ti e consumi, acuendo quindi le distanze fra settori esportatori e comparti maggiormente legati all’andamento della domanda in- terna.

Nei tre gra ici allegati si confronta ad esempio il tasso di crescita del- le principali componenti della do- manda in Italia, Germania e Fran- cia. Come si osserva, la dinamica dell’export negli ultimi due anni è risultata in linea con quella dei nostri partner, mentre abbiamo mantenuto un differenziale ne- gativo nella crescita dei consumi.

Gli investimenti hanno mostrato un andamento in linea con quello degli altri paesi, anche se va ri- cordato che questo risultato si è prodotto in parte grazie ai vantag- gi iscali varati dal Governo. Non sono quindi esclusi contraccolpi negativi in futuro.

Naturalmente, il fatto che vi sia- no alcune parti dell’economia che sono in grado di competere sui mercati globali è un dato positi- vo. Inoltre, i fattori di debolezza strutturale che pesano sulla no- stra domanda interna (limiti all’e-

spansione del credito bancario, invecchiamento della popolazio- ne, debito pubblico elevato) ren- dono quasi scontato che si debba af idare la crescita delle nostre imprese al traino, certamente più dinamico, della domanda globale.

Tuttavia, non vanno trascurate le implicazioni meno favorevoli di un modello di crescita di questo tipo.

Innanzitutto, si tratta di uno svi- luppo instabile, in quanto forte- mente orientato dall’andamento per sua natura variabile del com- mercio internazionale. In altri termini, una ripresa con queste caratteristiche è necessariamente esposta alle oscillazioni della do- manda globale. In una fase stori- ca come quella attuale in cui vi è il concreto timore che si apra un fronte di guerre tariffarie a livel- lo globale, la crescita dell’export resta soggetta ad ampi margini di incertezza.

In secondo luogo, non va trascura- to il fatto che in Italia la distribu- zione geogra ica dell’industria, e in particolare quella delle impre-

-8.0 -6.0 -4.0 -2.0 0.0 2.0 4.0 6.0

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var % a/a

• Investimenti

ger fra ita

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se industriali esportatrici, è for- temente squilibrata, a tutto van- taggio delle regioni settentrionali, soprattutto quelle del Nord-est.

Evidentemente, la ripresa delle esportazioni interessa meno, e per lo più in maniera indiretta, quelle aree del paese che sono in maggiore dif icoltà, e che quindi avrebbero maggiori necessità di crescere.

L’unico comparto in cui la do- manda estera sembra interessare nel corso degli ultimi due anni le regioni meridionali in misura si- gni icativa è quello dei turismo.

I settori di questa iliera stanno registrando tassi di crescita si- gni icativi, grazie all’incremento della spesa delle famiglie italiane e al forte aumento degli arrivi di stranieri in Italia. Tale fenomeno è legato da una parte al fatto che il costo dei viaggi è diminuito so- prattutto per effetto della caduta prima delle tariffe dei voli aerei (a seguito della progressiva afferma- zione delle compagnie low cost) e dei servizi di alloggio (a segui- to dell’esplosione del fenomeno dei b&b e case vacanze attraverso siti come Booking, Airbnb etc). A questo trend si è aggiunto il crollo dei lussi diretti nelle destinazioni del Medio Oriente e Nord Africa (soprattutto Siria, Egitto, Tunisia) che si sono invece spostati verso i paesi del Mediterraneo, soprattut- to Grecia, Spagna e Italia.

In ine, un aspetto importante ri- guarda il tema della relazione fra il cambio di legislatura e la de ini-

zione delle linee guida della politi- ca di bilancio italiana.

Utilizzando le ultime indicazioni del Documento Programmatico di Bilancio dello scorso mese di otto- bre, gli obiettivi sui saldi di inan- za pubblica per l’Italia sono indi- cati in una discesa del de icit, che dovrebbe passare all’1.6 per cento quest’anno e allo 0.9 per cento nel 2019.

Il 2017 ha chiuso con un de icit del 2.3 per cento del Pil. Questo risultato è stato però condiziona- to sfavorevolmente dal fatto che l’Istat ha dovuto incorporare nel saldo l’onere una tantum delle operazioni relative a Monte dei Paschi di Siena e alle banche ve- nete. Al netto di questo effetto il de icit del 2017 si sarebbe posi- zionato all’1.9 per cento del Pil.

Di fatto, quindi, l’obiettivo di un de icit all’1.6 per cento del Pil nel 2018 sembrerebbe essere abba-

stanza alla portata, mentre ben più impegnativa si annuncia la discesa sotto l’1 per cento pro- grammata per il 2019. Al momen- to tale obiettivo è garantito perché lo scenario tendenziale di inanza pubblica incorpora le cosiddette

“clausole di salvaguardia”, ovvero misure di incremento signi icati- vo delle aliquote dell’Iva. Si tratta evidentemente di una misura che garantirebbe il rispetto dei target di inanza pubblica, ma con effetti signi icativi sul quadro congiuntu- rale. La maggiore Iva si traslereb- be gradualmente sui prezzi inali, ridimensionando quindi il pote- re d’acquisto delle famiglie. Una eventualità di questo genere apri- rebbe anche nuovi interrogativi sulla contrattazione nazionale: in una fase in cui tutti i rinnovi con- trattuali sono stati orientati a una estrema moderazione, come ci si dovrebbe comportare se la poli- tica economica intervenisse con

0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5

2017 obiettivo 2017 consuntivo 2018 2019 2020

in % del Pil

• Deficit pubblico: gli obiettivi per l'Italia

Risorse per interventi sulle banche

(13)

una misura a effetto rilevante sul potere d’acquisto dei salari?

La questione sinora non è entrata pienamente nel dibattito sui temi della contrattazione, che è rima- sta guidata dall’attese di dinami- che dei prezzi bassissime, proprio perché in realtà negli ultimi anni l’introduzione delle “clausole” era stata interpretata principalmente come una sorta di garanzia offerta dal Governo italiano alle autorità europee, riguardo al rispetto degli obiettivi sui saldi. Nel contempo, l’impegno del Governo andava nella direzione di smantellare di anno in anno le clausole trovando risorse alternative. Il punto non è solo quello di sostituire le risorse garantite dalla clausola (ben 12 miliardi nel 2019) con altre mi- sure il cui impatto sulla crescita potrebbe risultare in ogni caso signi icativo; l’obiettivo della poli- tica economica italiana dovrebbe essere anche quello di permette- re una parziale copertura in de i- cit dell’abolizione della clausole.

Dovremmo cioè essere in grado a ottobre di contrattare con le auto- rità europee almeno una leggera revisione al rialzo del saldo obiet- tivo, in modo da alleggerire il peso della manovra per il 2019, che in ogni caso risulterebbe comunque almeno di alcuni decimi di Pil.

Come si vede, il percorso della po- litica economica italiana è molto impegnativo. In mancanza della de inizione di un chiaro orien- tamento - legata evidentemente all’evoluzione dello scenario po- litico nazionale - si potrebbe ri-

cadere verso scenari complessi.

Nell’ipotesi estrema, ad esempio di ritorno alle urne, potremmo ri- trovarci nella condizione per cui non vi è un Governo nella condi- zione di contrattare la revisione degli obiettivi. L’aumento dell’Iva, già incorporato nella legislazione italiana, non verrebbe quindi eli- minato, e questo provocherebbe un aumento dell’in lazione, una frenata del potere d’acquisto delle famiglie e una decelerazione dei consumi. Il trend di crescita dell’I- talia ne risulterebbe quindi nuo- vamente frenato.

(14)

INDICATORI Situazione Tendenza

Barometro CISL del benessere Lavoro

Attività economica Istruzione

GLI INDICATORI

Coesione sociale

= =

Redditi

(15)

90 95 100 105 110 115 120 125 130

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Indice base 2007 = 100

• Dominio Istruzione Indicatore sintetico (Gr.3)

60.0 65.0 70.0 75.0 80.0 85.0 90.0 95.0 100.0 105.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Indice base 2007 = 100

• Dominio Lavoro

Indicatore sintetico (Gr.2)

56.0 61.0 66.0 71.0 76.0 81.0 86.0 91.0 96.0 101.0 106.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Indice base 2007 = 100

• Dominio Attività economica Indicatore sintetico (Gr.1)

65.0 70.0 75.0 80.0 85.0 90.0 95.0 100.0 105.0 110.0 115.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Indice base 2007 = 100

• Dominio Redditi

Indicatore sintetico (Gr.4)

GLI INDICATORI DEL BENESSERE

80.0 85.0 90.0 95.0 100.0 105.0 110.0 115.0 120.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Indice base 2007 = 100

• Dominio Coesione Sociale Indicatore sintetico (Gr.5)

70 75 80 85 90 95 100 105

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Indice base 2007=100 (media ponderata degli indici

di dominio)

• Barometro CISL del Benessere (Gr.6)

(16)

0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 4.5

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

• Tassi di interesse bancari sui prestiti in euro alle famiglie: nuove operazioni (Gr.11)

-2.0 -1.0 0.0 1.0 2.0 3.0 4.0 5.0 6.0 7.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

*Flussi, valori in % del reddito disponibile reale (media mobile a 4 termini)

• Prestiti alle famiglie consumatrici*

(Gr.10)

ATTIVITÀ ECONOMICA

-80 -70 -60 -50 -40 -30 -20

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Saldi destagionalizzati

• Giudizi sulla situazione economica delle famiglie (Gr.9)

4.0 4.2 4.4 4.6 4.8 5.0 5.2

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Dati trimestrali (per abitante) in termini reali,

migliaia di euro

• Reddito disponibile procapite (Gr.8)

6.1 6.3 6.5 6.7 6.9 7.1 7.3 7.5

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Dati trimestrali (per abitante) in termini reali,

migliaia di euro

• Pil procapite (Gr.7)

(17)

Variabile IV trim 2017 Var. ass. a/a

Tassi di interesse bancari sui prestiti in euro alle famiglie: nuove operazioni, in

termini reali

1.0 -0.9

Giudizi sulla situazione economica

delle famiglie (saldo) -24.8 4.6

Prestiti alle famiglie consumatrici (in %

del reddito disponibile) 1.2 0.4

PIL reale procapite (dati trimestrali in

migliaia di euro) 6.6 1,7*

Reddito disponibile procapite (dati

trimestrali in migliaia di euro) 4.4 0.1

* Var % a/a

VARIABILI DI DOMINIO

ATTIVITÀ ECONOMICA

(18)

LAVORO

60.0 65.0 70.0 75.0 80.0 85.0 90.0 95.0 100.0 105.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Indice base 2007 = 100

• Dominio Lavoro - Indicatore sintetico (Gr.12)

46 56 66 76 86 96 106

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Indice base 2007=100 (Indice composito di 3 variabiili, v.nota metodologica)

• Squilibrio tra domanda e offerta di lavoro (Gr.13)

58.0 63.0 68.0 73.0 78.0 83.0 88.0 93.0 98.0 103.0 108.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Indice base 2007=100 (Indice composito di 4 variabili, v. nota metodologica)

• Qualità del lavoro (Gr.14)

(19)

55.0 55.5 56.0 56.5 57.0 57.5 58.0 58.5 59.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Occupati 15-64 anni in % della pop.corrispondente (valori dest)

• Tasso di occupazione (Gr.15)

LAVORO

12.0 14.0 16.0 18.0 20.0 22.0 24.0 26.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Classe di età 15-74 anni

• Tasso di mancata partecipazione (Gr.16)

0 50 100 150 200 250 300 350 400

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Equivalenti occupati a tempo pieno calcolati su n.ore utilizzate di Cig; media mobile;

migliaia

• Equivalenti occupati in Cig (Gr.17)

9.0 9.5 10.0 10.5 11.0 11.5 12.0 12.5 13.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Dipendenti temporanei, collaboratori e prestatori d'opera in % dell'occupazione complessiva (15 anni e +); dati destag.

• Incidenza del lavoro precario (Gr.18)

(20)

LAVORO

5.0 10.0 15.0 20.0 25.0 30.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Valori %

• Trasformazioni nel corso di un anno dall'occupazione a termine verso il t.indeterminato (Gr.22)

15.0 17.0 19.0 21.0 23.0 25.0 27.0 29.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Occupati che esercitano un lavoro a bassa specializzazione pur disponendo di un livello di istruzione medio-elevato in % degli occupati tot.

• Occupati sovraistruiti (Gr.19)

-20 0 20 40 60 80 100 120

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Saldo ponderato delle risposte circa le attese di aumento della disoccupazione

• Attese delle famiglie sulla disoccupazione (Gr.20)

8.00 8.50 9.00 9.50 10.00 10.50

09 10 11 12 13 14 15 16 17

Dipendenti con una retribuzione oraria inferiore a 2/3 di quella mediana sul totale dei di d ti d ti d t

• Lavoratori dipendenti con bassa paga (Gr.21)

(21)

Variabile IV trim 2017 Var.ass. a/a

Tasso di occupazione 20-64 58.1 0.6

Tasso di mancata partecipazione*

(15-74 anni) 20.1 -1.4

Quota % di lavoratori in Cig su tot.

occupazione dipendente 0.4 -0.2

*Disoccupati tot. + inattivi che cercano lavoro non attivamente / Forze lavoro tot. + inattivi che cercano lavoro non attivamente (*100)

VARIABILI DI DOMINIO (Quantità del lavoro)

LAVORO

(22)

Variabile IV trim 2017 Var.ass. a/a

Incidenza % del lavoro precario sull'occupazione complessiva (15 e

+)

13.2 1.4

Incidenza % di occupati sovraistruiti

(overeducation) 26.7 0.3

Attese delle famiglie sulla

disoccupazione 14.7 -13.2

Incidenza % di lavoratori dipendenti

con bassa paga 10.1 1.2

Trasformazioni nel corso di un anno dall'occupazione a termine verso il

tempo indeterminato (valori %)

16.5 -4.6

VARIABILI DI DOMINIO (Qualità del lavoro)

LAVORO

(23)

ISTRUZIONE

10.0 12.0 14.0 16.0 18.0 20.0 22.0 24.0 26.0 28.0 30.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Dati in % della popolazione corrispondente

• Quota di persone tra i 30 e i 34 anni in possesso di una laurea (Gr.26)

10.0 12.0 14.0 16.0 18.0 20.0 22.0 24.0 26.0 28.0 30.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Persone (15-29 anni) non occupate, e non inserite in corsi di istruzione, o formazione in

% della popolazione corrispondente

• Neet fino alla licenza media (Gr.23)

10.0 12.0 14.0 16.0 18.0 20.0 22.0 24.0 26.0 28.0 30.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Persone (15-29 anni) non occupate, e non inserite in corsi di istruzione, o formazione in

% della popolazione corrispondente

• Neet con almeno il diploma di scuola superiore (Gr.24)

73.0 74.0 75.0 76.0 77.0 78.0 79.0 80.0 81.0 82.0 83.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

% della pop. in età 20-24 anni che ha conseguito almeno il diploma di scuola superiore

• Tasso di scolarizzazione superiore (Gr.25)

(24)

ISTRUZIONE

0.0 5.0 10.0 15.0 20.0 25.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

% della pop in età 18-24 anni che hanno conseguito solo la licenza media e non sono inseriti in un programma formazione;

• Tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (Gr.27)

2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 4.5 5.0 5.5 6.0 6.5 7.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Persone (25-64 anni) che hanno partecipato ad attività di istruzione e formazione continua in % della pop.corrispondente (dati destag)

• Tasso di partecipazione alla formazione continua (Gr.28)

5.8 6.0 6.2 6.4 6.6 6.8 7.0 7.2 7.4

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Adulti inoccupati (25-64 anni) che partecipano ad attività formative e di istruzione in % della pop.corrispondente;

dati destag.

• Quota % di non occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione (Gr.29)

(25)

Variabile IV trim 2017 Var.ass. a/a

Quota % di NEET fino alla licenza media 22.9 -1.6

Quota % di NEET con almeno il titolo di

scuola superiore 24.6 -0.8

Quota % di persone tra i 30-34 anni che

hanno conseguito un titolo universitario 26.9 1.0

Tassi di scolarizzazione superiore 82.0 0.5

Tasso di partecipazione alla formazione

continua 5.8 -0.8

Tasso di uscita precoce dal sistema di

istruzione e formazione 13.7 -0.1

Quota % di non occupati che partecipano

ad attività formative e di istruzione 7.3 0.0

VARIABILI DI DOMINIO

ISTRUZIONE

(26)

REDDITI

80.0 85.0 90.0 95.0 100.0 105.0 110.0 115.0 120.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Indici (saldi destagionalizzati)

• Indice di fiducia dei consumatori (Gr.35)

28.0 30.0 32.0 34.0 36.0 38.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, e contributi sociali in % del reddito (dati destag.)

• Pressione fiscale per le famiglie (Gr.34)

22.0 23.0 24.0 25.0 26.0 27.0 28.0 29.0 30.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Valori % sulla retribuzione lorda

• Pressione fiscale e contributiva sulle retribuzioni (Gr. 33)

92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Numero indice del potere d'acquisto delle pensioni liquidate nel triennio 2004-2006 (2007=100)

• Potere d'acquisto delle pensioni 2004-2006 (Gr.32)

Effetti del D.L.65/2015

20.0 30.0 40.0 50.0 60.0 70.0 80.0 90.0 100.0

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Dipendenti coperti da contratto sul totale (quota %)

• Copertura contrattuale dei CCNL (Gr.31)

6.6 6.7 6.8 6.9 7.0 7.1

07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 Retrib.di fatto delle unità di lav. dip. (dati trim.in migliaia di euro), deflazionate con il deflatore dei

consumi delle famiglie.

• Retribuzioni reali (Gr.30)

(27)

Variabile IV trim 2017 Var.ass. a/a

Copertura contrattuale dei CCNL (Dipendenti coperti da contratto sul tot.dei

dipendenti; quota %) 58.7 20.8

Andamento del potere d'acquisto del valore medio delle pensioni liquidate tra il 2004 e il

2006 (Indici)

95,0* -1,6**

Pressione fiscale e contributiva sulle retribuzioni (valori % sulla retribuzione

lorda)

28.1* 0,2**

Pressione fiscale per le famiglie (Imposte correnti sul reddito, sul patrimonio,

e contributi sociali in % del reddito)

42.1 -0.3

Clima di fiducia dei consumatori

(Indici, saldi destagionalizzati) 115.7 7.0

Retribuzioni reali per ULA

(dati trimestrali in migliaia di euro) 6.8 -0,7 ***

*Valore annuale (2017); **Var.ass. rispetto al 2016; *** Var % a/a

VARIABILI DI DOMINIO

REDDITI

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