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Giovanni Vian (Università Ca’ Foscari Venezia), Chiesa, politica, nazione in Giovanni XXIII, in D.Menozzi (ed.), Cattolicesimo, Nazione e Nazionalismo. Catholicism, Nation and Nationalism, Edizioni della Normale, Pisa 2015

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Giovanni Vian (Università Ca’ Foscari Venezia), Chiesa, politica, nazione in Giovanni XXIII, in

D.Menozzi (ed.), Cattolicesimo, Nazione e Nazionalismo. Catholicism, Nation and Nationalism,

Edizioni della Normale, Pisa 2015

Premesse / 1. La Chiesa cattolica come società “politica” transnazionale / 2. Chiesa cattolica, governo della società civile e rapporto con gli Stati, gli organismi sovranazionali e internazionali / Cenni conclusivi

Il pontificato di Giovanni XXIII (1958-1963) comportò un allargamento dei criteri di partecipazione dei cattolici all’organizzazione delle istituzioni ecclesiastiche e un maggiore coinvolgimento dei vescovi nel governo della Chiesa. Inoltre, dal punto di vista della comparazione con le dinamiche politico-istituzionali in atto a livello internazionale, il graduale spostamento verso un modello di Chiesa più rappresentativo e partecipativo, che chiamava tutti i suoi membri, sebbene in forme diverse, alla corresponsabilità, ebbe – sia pure all’interno delle categorie proprie dell’ecclesiologia – qualche analogia con il processo di diffusione delle democrazie liberali negli Stati nord-occidentali e, sia pure attraverso un processo meno lineare, nei Paesi sorti per effetto della decolonizzazione, anche se ben evidenti rimangono le differenze con quelle forme di governo.

Sul piano dei rapporti con gli Stati e le grandi dinamiche politico-economiche in corso nel pianeta Giovanni XXIII orientò la Chiesa cattolica a favore dell’affermazione delle democrazie liberali e del riequilibrio delle risorse tra Paesi ricchi e paesi sottosviluppati secondo una prospettiva di solidarietà tra i popoli a livello mondiale che egli propose come nuovo contenuto del concetto di amore di patria, oltre gli stretti limiti dei nazionalismi: un’opzione fondamentale per la realizzazione della pace, al cui concorso, a compimento dei disegni divini, erano chiamati a collaborare non solamente i cattolici, ma tutti gli uomini di buona volontà. Fu questa apertura che lo spinse a instaurare contatti e rapporti anche con Paesi, come quelli del blocco sovietico, chiaramente percepiti come lontani dalla visione promossa attraverso l’insegnamento sociale della Chiesa e anzi ostili ai cattolici e alla loro attività.

Anche per quel che riguarda i rapporti socio-economici e politici interni al consorzio civile, Roncalli sottolineò la necessità di estendere a tutte le sue componenti e a ogni individuo gli spazi di partecipazione e corresponsabilizzazione, secondo una prospettiva democratica e di tipo chiaramente inclusivo dei diversi soggetti.

Fu un processo che, nelle sue diverse articolazioni, si compì con gradualità e tra oscillazioni. Sembra chiaro che questi sviluppi furono dovuti in una misura significativa a una progressiva maturazione e approfondimento di riflessioni da parte di Roncalli, intervenuta nel corso del suo non lungo papato e non sempre approdata a enunciazioni prive di incertezze.

Nel complesso l’adesione al modello delle democrazie liberali e il ripensamento delle appartenenze nazionali all’interno di una prospettiva di solidarietà su scala planetaria sono state specifiche concretizzazioni di quell’attenzione ai segni dei tempi, volta a favorire una più profonda comprensione del vangelo, che fu l’elemento centrale del pontificato di Roncalli.

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