Esercitazione su una traccia di ambito estetico
Non il bello ma il vero o sia l’imitazione della natura qualunque, si è l’oggetto delle belle arti. Se fosse il bello, piacerebbe piú quello che fosse piú bello e cosí si andrebbe alla perfezion metafisica, la quale in vece di piacere fa stomaco nelle arti. Non vale il dire che è il solo bello dentro i limiti della natura, perché questo stesso mostra che è l’imitazione della natura dunque che fa il diletto delle belle arti; imperocché, se fosse il bello per sé, vedesi che dovrebbe, come ho detto, piú piacere il maggior bello, e cosí piú piacere la descrizione di un bel mondo ideale che del nostro. (Giacomo Leopardi, Zibaldone).
Osservazioni:
obiettivo primario: cogliere l’intenzione argomentativa dell’autore
l’autore assume una non-identità fra bello e vero. Si allontana dunque dalla tesi tradizionale (propria della filosofia platonica, e di buona parte della filosofia medievale) della coincidenza necessaria dei trascendentali: ente – vero – buono – bello. Per l’autore invece, l’uno potrebbe esserci senza l’altro (non si nega la coincidenza contingente).
l’autore assume una concezione rappersentativa del bello: oggetto delle belle arti sarebbe il vero piuttosto che il bello. Orientamenti estetici in questa direzione sono stati, nelle loro varie forme, il realismo e il verismo.
ciò che pare più originale è l’argomentazione adottata: il bello in sé, esprimendo una tensione verso la perfezione, comporterebbe una preferenza a favore dell’ideale sul reale, e dunque a una considerazione metafisica, non più ancorata al reale fattuale con il suo carico di imperfezione: è transitorio, presenta aspetti contrastanti e comunque eterogenei, è carico di casualità.
ma propria da questi umori di imperfezione l’arte trarrebbe la propria linfa vitale, la propria capacità di destare emozioni. L’astrattezza ideale, invece, con la sua compiutezza pacificata, le farebbe appassire, e l’arte che se ne alimentasse si farebbe stucchevolmente monotona.
la prospettata contrargomentazione, del rinvenimenti di un limite all’ambito naturale per la ricerca del bello non farebbe che confermare che l’unico fattore vitale per l’arte sarebbe per l’appunto il vero piuttosto che il bello.
secondo obiettivo: passare in rassegna possibili obbiezioni o alternative
l’alternativa fra bello e vero potrebbe essere fuorviante, e non solo per coloro che fossero nostalgici della tesi tradizionale della coincidenza dei transcendentali. In effetti, l’arte potrebbe essere regolata da un diverso criterio (ciò che è interessante, ciò che è emozionante, ciò che mostra virtualità non realizzate, ecc.) rispetto a cui bello (nel senso oggettivista proprio di un ideale metafisico) e vero potrebbero presentarsi come fattori componenti, in grado variabile.
l’estetica di un prodotto artistico a servizio di una visione del mondo, metafisica o religiosa che sia, non sarebbe una novità: vedi l’uso della pittura a scopi educativi e persuasivi nel medioevo.
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