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GLI EFFETTI DEI BIOCARBURANTI SUI MERCATI ALIMENTARI

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CAPITOLO VII

GLI EFFETTI DEI BIOCARBURANTI SUI

MERCATI ALIMENTARI

Capire come il settore del Bioetanolo, e dei biocarburanti più in generale, in funzione delle variazioni del prezzo del petrolio, influisca sui prezzi delle granaglie e sulla loro disponibilità è lo scopo di questo capitolo conclusivo.

I forti dibattiti che sono nati sull’eticità di utilizzare della terra destinata alla produzione di cibo per coltivare piante da impiegare successivamente nel settore della biocarburazione, hanno reso necessario porre una maggiore attenzione alle dinamiche che regolano questo contesto.

L’approccio utilizzato in questa analisi è puramente qualitativo, teso ad individuare i fattori che modellano il sistema e come sono connessi tra di loro, così da poter comprendere come al variare di un fattore l’intero sistema si modifichi verso un nuovo equilibrio.

Un’analisi quantitativa esula dagli obiettivi, già esposti nella parte introduttiva, di questo lavoro, ovvero di offrire il più ampio quadro possibile sul settore dei biocarburanti, e sul Bioetanolo più in dettaglio. L’ampiezza dell’argomento studiato ha reso necessario individuare delle priorità, come i bilanci energetici, e dare meno attenzioni ad altri spetti, sicuramente non meno importanti. Ciò non vieta, però, che un approccio quantitativo alle tematiche che andremo ad analizzare, permetta di ottenere un quadro maggiormente dettagliato ed esauriente.

L’analisi che verrà compiuta metterà a disposizione uno strumento decisionale, che in funzione degli obbiettivi da raggiungere, permette di pianificare la giusta strategia e le azioni concrete da mettere in atto per realizzarli.

Da un punto di vista pratico possiamo dividere l’intero sistema in una serie di sottosistemi, caratterizzati ciascuno da caratteristiche specifiche, ma che sono,

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allo stesso tempo, strettamente uniti tra di loro:  Terra;  Petrolio;  Bioetanolo;  Granaglie.

7.1 – Il Sottosistema “Terra”

In questo settore vengono descritte le dinamiche che regolano la diversione della terra da un utilizzo ad un altro.

La porzione complessiva di terra che viene destinata alla coltivazione, ovvero la terra coltivabile, viene ripartita in due frazioni:

 terra a etanolo;

 terra per alimenti.

La porzione di terra che a causa delle sue caratteristiche, come una bassa produttività o un clima non adatto, non permette la crescita delle specie vegetali che hanno un impiego importante nel settore alimentare (mais, canna da zucchero) viene chiamata terra marginale.

In questa porzione di terra crescono bene, al contrario, alcuni tipi di colture, non commestibili (panico verga, jathropa) che possono essere utilizzate, anche, per produrre biocarburanti.

L’aspetto più importante da evidenziare, è che la somma delle terra coltivabile e della terra marginale non può superare il valore della terra totale, quindi, quando fattori esterni modificano l’equilibrio tra le varie porzioni, magari aumentando la porzione di terra destinata alla produzione di etanolo, come conseguenza l’intero sistema si modifica verso una situazione di nuovo equilibrio, in cui ci sarà una diminuzione o della terra coltivabile, o della terra marginale, o di entrambe.

Il grafico seguente riassume schematicamente la situazione nel suo complesso, evidenziando bene come le varie voci siano strettamente collegate tra di loro.

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Come si può ben vedere dalla figura la varie porzioni che costituiscono la terra totale sono ben legate tra di loro e variandone solamente una anche le altre, direttamente o indirettamente, vengono modificate. Per poter, ad esempio, produrre più etanolo dobbiamo aumentare necessariamente l’estensione della terra a etanolo, o prendendo una parte della terra per alimenti o impiegando la terra marginale. In questo modo la terra per alimenti, o la terra marginale, vengono ridotte, la terra a etanolo aumenta, ma il valore della terra totale resta comunque fisso.

Il grafico evidenzia anche le terra marginale può essere utilizzata esclusivamente per la produzione di etanolo (la freccia va verso la terra a EtOH e non, anche, verso la terra per alimenti), dato che le sue caratteristiche non la rendono adatta alla crescita di piante edibili.

I fattori che regolano la diversificazione nell’utilizzo della terra sono molteplici, e dipendono sia dalle caratteristiche geografiche della terra presa in esame, sia, come vedremo poi in seguito, da meccanismi di mercato legati all’andamento dei prezzi delle granaglie e dei carburanti.

Il Sottosistema “Terra” Terra Totale Terra Coltivabile Terra Marginale Terra a EtOH Terra per Alimenti

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Dobbiamo partire da una considerazione non secondaria, ovvero che quando una data superficie viene “pulita” per la coltivazione di piante da biocarburanti, si possono verificare una serie di effetti nocivi per l’ambiente, dato che l’espansione di queste colture minaccia l’integrità dell’habitat delle altre colture, vicine a queste.

La tendenza di passare da un sistema agricolo ben integrato ad un sistema industriale a monocoltura, è in forte ascesa, spinta principalmente dai profitti futuri che questo settore offre.

Secondo delle stime dell’Unione Europea, un cambiamento nell’utilizzo della terra che preveda il taglio di foreste ed altre aree boschive per poter ricavare la superficie necessaria per soddisfare la crescente domanda, vanificherebbe le riduzioni di GHG “per decenni”.

A questo proposito la stessa Unione Europea sta incentivando la diffusione di politiche atte a proibire, o almeno a contenere, le importazioni di biocarburanti derivati da colture che crescono su aree boschive o dedicate al pascolo del bestiame.

Un altro fattore che costituisce una forte discriminante sulla scelta di impiego di un territorio è la disponibilità di acqua necessaria per la crescita delle piante.

Il fabbisogno idrico di una pianta è una caratteristica intrinseca di quella specie. Ci saranno quindi delle colture che richiedono una maggiore quantità di acqua rispetto ad altre che sono molto meno esigenti sotto questo aspetto. In generale le colture che vengono anche utilizzate per la produzione di generi alimentari, come la canna da zucchero e il mais, hanno delle esigenze idriche maggiori rispetto a quelle specie vegetali, non commestibili, coltivate nella porzione di terra marginale.

Questa caratteristica diventa un elemento di importanza strategica nella decisione per l’utilizzo di un’area.

Ottimizzare lo sfruttamento della terra totale, scegliendo quali colture (da etanolo o da alimenti), in funzione del clima presente e delle esigenze ambientali, far crescere è la soluzione migliore per attenuare la forte competizione tra risorse

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7.2 – Il Sottosistema “Petrolio”

In questa parte si analizzerà come le variazioni del prezzo del petrolio, al barile, determinino degli effetti importanti sia sul sottosistema del Bioetanolo che su quello delle granaglie.

L’aumento del prezzo del petrolio è indice di una crisi che ha investito questo settore negli ultimi tempi. Basti pensare che nel 1980 il prezzo (adeguato in base al valore dell’inflazione) di un barile di petrolio era al di sotto dei 25 $, e che questo prezzo si è mantenuto pressoché costante, a parte delle lievi fluttuazioni, fino al 2003. Una serie di eventi portò il prezzo di un barile sopra i 60 $ nell’Agosto del 2005, che poi raggiunse i 75 $ nell’estate del 2006, scendendo sotto i 60 $ nella prima parte del 2007 per poi crescere vertiginosamente fino a raggiungere i 92 $ al barile nell’Ottobre del 2007. Attualmente il prezzo del petrolio ha superato il prezzo dei 100 $ al barile, attestandosi a circa 120 $ (a fine Aprile del 2008).

Possiamo dire che dall’Ottobre 2007 ad oggi, assumendo come attuale prezzo di riferimento quello dei 120 $ al barile, si è avuto un aumento del prezzo nell’ordine del 77 %.

Ora secondo gli analisti del settore bisogna vedere se questo trend raggiungerà un plateau oppure se continuerà a crescere con questo ritmo creando delle preoccupazioni sulla disponibilità attuale e sull’entità delle riserve da sfruttare in futuro.

Prezzi così elevati, secondo molti economisti mondiali, contribuirebbero ad alimentare la paura di una recessione economica simile a quella del 1980. La criticità di questa situazione, legata al caro petrolio, ha avuto già un effetto diretto, non sottovalutabile, sui mercati petroliferi statunitensi, tanto che il consumo di benzina è diminuito del 5 % nei primi due mesi del 2008 come risposta all’aumento dei prezzi.

Esperti del settore hanno attribuito gli aumenti di prezzo di questo periodo ad una confluenza di fattori, tra cui un calo delle riserve petrolifere, timori sul picco del petrolio, la tensione in Medio Oriente e le speculazioni sul prezzo del petrolio.

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I più importanti fattori che contribuiscono all’attuale aumento del prezzo del petrolio, in tutto il mondo, sono da ritrovare in una crescente domanda da parte dei paesi in espansione, principalmente Cina e India, ma anche altrove, mentre l’offerta è stata opportunamente ridotta attraverso il cartello dell’OPEC. 42

Mentre sono tuttora in corso sforzi per aumentare l’offerta, ad esempio, attraverso una serie di nuove miniere nelle sabbie petrolifere canadesi (che sembrerebbero contenere il tipo di olio più pesante tra tutti quelli convenzionali

42 Organization of the Petroleum Exporting Countries.

Prezzi del Petrolio dal 1994 al 2008

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presenti nelle riserve mondiali), restano comunque indietro alla crescente domanda di questi ultimi anni.

Un importante contributo all’aumento dei prezzi è dovuto anche al rallentamento della crescita nell’approviggionamento di petrolio, che ha continuato dal momento che la produzione ha superato le nuove scoperte nel 1980.

Il fatto che al produzione mondiale di petrolio diminuirà ad un certo punto, dopo aver raggiunto un picco massimo di produzione, con conseguente calo della fornitura è la principale causa a lungo termine dell’aumento dei prezzi. Questo perché vi è una quantità limitata di combustibili fossili, e la restante fornitura accessibile è consumata ogni anno più rapidamente.

Figura 26 – Picco di Hubbert nella produzione di petrolio. La produzione è espressa come miliardi

di barili di petrolio all’anno. La porzione verde rappresenta l’ammontare delle riserve comprovate.

Sempre di più le riserve diventano difficili da sfruttare, in quanto si complica la fase d’estrazione, che richiede degli sforzi economici crescenti, ma che verrebbero ampiamente giustificati se il prezzo continuasse ad aumentare con tale ritmo. Il grafico seguente riporta la ripartizione delle riserve mondiali di petrolio tra tre gruppi principali: Stati Uniti; stati dell’OPEC e resto del mondo.

Oltre all’entità delle riserve sono riportati anche i valori della produzione e del consumo di petrolio sempre nei tre blocchi già citati.

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Si nota che la maggior parte delle riserve fa parte degli stato dell’OPEC, mentre la maggior quantità di petrolio, sia consumato che prodotto, rientra nel blocco resto del mondo.

Figura 27 – Riserve mondiali, produzione e consumo di petrolio (Fonte: USDA, 2002).

Con i prezzi che ormai superano i 120 $/bbl, diventa ora, economicamente sostenibile sfruttare risorse prima proibitive. Oltre agli approvvigionamenti, molte altre questioni hanno avuto qualche effetto sui prezzi del petrolio. Scioperi dei lavoratori, gli uragani che minacciano le piattaforme petrolifere, incendi e minacce terroristiche alle raffinerie, e altri. Fattori politici hanno contribuito ad appesantire la situazione, come nel caso della cronica turbolenza in Medio Oriente, la più grande regione del mondo produttrice di petrolio, che ha portato ad un calo delle esportazioni, ma soprattutto a disordini civili, in Iraq, dopo l'invasione degli Stati Uniti del 2003.

Analizzate le cause che hanno portato il prezzo del petrolio ha raggiungere dei valori così alti, dobbiamo vedere come questi prezzi alti hanno modificato l’equilibrio del sistema studiato.

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

USA OPEC Resto del Mondo

%

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Tutti i processi agricoli, dalla produzione e distribuzione di fertilizzanti, all’irrigazione, dal trasporto delle materie prime ai prodotti finiti, richiedono degli input energetici di natura fossile.

L’aumento del prezzo del greggio ha contribuito a rafforzare i costi di fertilizzanti (in alcuni casi il prezzo è pressoché raddoppiato sei mesi prima dell’Aprile, 2008), anche se il principale combustibile fossile d’ingresso per la produzione dei fertilizzanti è il gas naturale (per la generazione di idrogeno per il processo Haber-Bosch), infatti anch’esso ha dei problemi simili a quelli del petrolio per quanto riguarda gli approvvigionamenti.

Benché il gas naturale possa sostituire il petrolio in alcuni usi, l'aumento dei prezzi del petrolio ha portato ad un aumento dei prezzi del gas naturale e, quindi, indirettamente anche dei principali fertilizzanti.

Il petrolio fornisce inoltre anche la maggior parte di energia meccanizzata per la produzione alimentare e dei trasporti.

In linea generale abbiamo che un aumento del prezzo del petrolio porta ad un aumento, per i motivi che abbiamo appena spiegato, del costo sia delle granaglie che dell’etanolo in quanto si verifica un aumento generale del costo delle materie prime da cui vengono ricavate.

Un aumento dei costi di produzione delle materie prime si traduce poi, direttamente, in un aumento, proporzionale all’aumento del prezzo di un barile di greggio, del prezzo del prodotto finale che viene ottenuto a partire da queste materie.

Da un punto di vista pratico si avrà che per acquistare, ad esempio, mais sia per essere usato come alimento o come input nella produzione di Bioetanolo si dovrà spendere una somma sempre maggiore, che fa lievitare, di conseguenza, il prezzo del prodotto finito.

Allo stesso tempo però diventa economico impiegare Bioetanolo nelle proprie autovetture, dato che il prezzo di vendita al litro rimane comunque più basso, anche se c’è un rincaro delle materie prime e della fase di produzione, di quello sia della benzina che del diesel.

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Se andiamo in una qualsiasi pompa di benzina, ad esempio in Italia, possiamo notare che il prezzo del diesel ha pareggiato quello della benzina, attestandosi ad un valore di circa 1.4 €/L.

Considerando che il diesel era una valida alternativa alla benzina, sia perché le macchine a diesel in genere consumano meno di quelle a benzina, ma anche perché lo stesso carburante era molto meno costoso, attualmente le due miscele sono quasi identiche agli occhi di un consumatore.

Quindi i prezzi più alti dei combustibili liquidi da petrolio portano ad un aumento della domanda di biocarburanti, con degli effetti diretti sul prezzo del Bioetanolo, che ad una maggiore richiesta tenderà a diminuire, ma anche con degli effetti indiretti sugli altri settori, come quello della terra e della granaglie, in quanto si modificherà l’intero equilibrio di sistema, variando le porzioni di terra destinate alle colture alimentari e alla produzione di etanolo.

7.3 – Il Sottosistema “Bioetanolo”

I fattori che modellano questa parte del sistema sono riassunti graficamente nella figura seguente.

Il Sottosistema “Bioetanolo” Prezzo Petrolio Costi Produzione e Trasporto EtOH Prezzo EtOH Saggio Profitto EtOH Terra a EtOH Incentivi

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Il prezzo finale a cui l’etanolo viene venduto dipende da due parametri:

 prezzo del petrolio;

 costi di produzione e trasporto.

Il prezzo del petrolio ha un duplice effetto, in entrambi i casi positivo, sul prezzo finale dell’etanolo: uno diretto, ed un altro, invece, indiretto tramite l’aumento dei costi totali.

I costi totali, tengono conto di tutte le spese dei singoli processi del ciclo produttivo necessari per produrre il carburante finale, quindi all’aumentare del costo aumenta proporzionalmente il prezzo dell’etanolo.

Gli incentivi costituiscono lo strumento di supporto che i vari governi destinano al settore dei biocarburanti per renderlo competitivo nei confronti del settore dei combustibili fossili.

Il costo di produzione, trasporto e raffinazione del Bioetanolo, ad esempio, è più alto, per la stessa unità di volume, di quello necessari a produrre la benzina. Sotto queste condizioni nessun consumatore utilizzerebbe il Bioetanolo, dato che dovrebbe spendere una somma maggiore per poter compiere la stessa strada che coprirebbe utilizzando la benzina. Ciò poi si somma al fatto che l’etanolo ha un minor poter calorifico della benzina, quindi, impiegando gli stessi volumi di carburante, la macchina a benzina permette di coprire una distanza maggiore.

Tramite il sistema degli incentivi, cha varia da stato a stato, questi carburanti diventano economicamente accessibili, favorendo quindi in tal modo la loro diffusione ed il loro inserimento nel mercato nazionale.

La produzione nazionale di biocarburanti è sostenuta dai governi attraverso due strumenti principali: la protezione delle frontiere (tramite imposte sulle quantità importate) e con incentivi alle quantità (in volume) dei biocarburanti che vengono miscelati alla benzina o gasolio. Regolamenti sull’obbligatorietà nell’utilizzo o nella percentuale di miscelazione (diventa obbligatorio miscelare una certa percentuale di biocarburanti nella benzina/gasolio) stimolano, indirettamente, la produzione nazionale di biocombustibili, anche se il livello di produzione di un paese è molto legato al livello delle importazioni. Se un paese importa gran parte del suo fabbisogno di biocombustibili, avrà una minor necessità nell’incentivare la propria produzione, azionando un meccanismo che

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vedrà, grazie alla bassa richiesta di biocarburanti nazionali, aumentare i costi di produzione e di conseguenza anche i prezzi con cui i carburanti vengono venduti.

Gran parte dei paesi produttori di etanolo applicano una tariffa, per la protezione delle frontiere, chiamata Most Favoured Nation (MFN), che aggiunge almeno il 25 %, o 0.13 US $/litro, al costo dell’etanolo importato. Le tariffe, previste dall’Unione Europea, aggiungono addirittura il 50 % al costo dell’alcool etilico denaturato importato, favorendo maggiormente la produzione locale.

Gli incentivi sulle quantità di biocarburante miscelata, come, ad esempio, il Volumetric Ethanol Excise Tax (VEET), garantiscono un credito d’imposta ai miscelatori, ovvero a coloro che mescolano la benzina con quantità variabili di etanolo. In questo caso sono previsti 0.51 US $ per ogni gallone di etanolo puro che viene miscelato.

Sono previste anche delle agevolazioni per gli agricoltori che ridurranno, in maniera sensibile, l’utilizzo di acqua, carburanti fossili, etc.

L’International Institute for Sustainable Development (IISD) stima che sommando insieme tutti i vari incentivi previsti, sia a livello statale che nazionale, si ottiene un valore dell’incentivo totale di 1.05 – 1.38 US $/gallone di etanolo.

Lo strumento dell’incentivo viene considerato, da molti esperti del settore, come uno strumento che distorce gli equilibri di mercato, dato che contribuisce ad uno spostamento di colture food verso i biocombustibili con degli effetti pericolosi ed influenti sia nel breve che nel medio-lungo termine.

Le attuali politiche hanno di fatto portato ad una stravolgimento del mercato e del delicato meccanismo esistente tra domanda e offerta, secondo il quale, minore è la produzione di alimenti, minore sarà, di conseguenza, l’offerta di cibo e più alti saranno i loro prezzi di mercato (a parità di domanda).

Il sistema di incentivazione del settore dei biocarburanti ha agito da spinta soprattutto nei confronti degli agricoltori, i quali traevano comunque un profitto nella produzione di etanolo, anche se per produrne un litro di era necessario più di un litro di benzina. In questo modo ciascun agricoltore gestisce la terra in funzione del massimo profitto che potrà ricavarne. Se le coltivazioni destinate ai biocarburanti diventano più favorevoli, in quanto fanno fruttare di più ciascun

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ettaro di terreno, rispetto alle coltivazioni food, sarà “giustificato” il cambiamento da parte dell’agricoltore nella destinazione finale dei suoi terreni.

Riassumendo quanto appena descritto, possiamo dire che l’aumento del prezzo del petrolio ha un duplice effetto sul settore del Bioetanolo, poiché da una parte ne fa aumentare il costo di produzione e di conseguenza il prezzo finale, ma dall’altra parte, dati gli alti costi di benzina e gasolio e del sistema di incentivazione fiscale di cui gode il settore dei biocarburanti, ne facilita la diffusione e l’utilizzo sull’intero territorio.

In termini pratici è il valore del saggio di profitto per l’etanolo che spinge il sistema verso un livello di produzione, più o meno intensivo. Se il settore del Bioetanolo, in funzione del prezzo del petrolio, dei costi totali di produzione e del sistema di incentivazione, diventa favorevole da un punto di vista economico, ci sarà un maggiore interesse nell’investire in questo campo, aumentando necessariamente la produzione.

Per poter soddisfare la domanda crescente (si è passati, ad esempio dai 2,800 milioni di galloni del 2003 ai quasi 5,000 milioni di galloni dei nostri giorni) è necessario aumentare la terra per l’etanolo, ricavandola dalle altre porzioni di terra disponibili.

Il saggio di profitto, unito al fatto la terra totale è un valore fisso, si colloca come l’elemento decisionale nello passaggio delle porzioni di terra utilizzate per le colture food verso la produzione di etanolo.

7.4 – Il Sottosistema “Granaglie”

Analogamente al settore del Bioetanolo, il prezzo del greggio ha un effetto identico sull’aumento del prezzo delle granaglie, in quanto aumentano i costi per produrle e per trasportale.

In questo caso non sono previsti sistemi di incentivazione che possano mitigare questo rialzo economico, quindi l’intero settore risente in maniera più decisa delle fluttuazione del prezzo del greggio.

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Oltre all’aumento del prezzo del petrolio il settore risente della forte affermazione dei biocarburanti, delle condizioni climatiche e della maggiore richiesta di carne da parte delle nazioni in via di sviluppo, tanto che il prezzo di beni primari, quali mais, frumento, riso, etc., è aumentato vertiginosamente, mettendo in ginocchio gli strati più poveri e bisognosi della popolazione mondiale.

Gli anni 2007 – 2008 sono stati contraddistinti da una drammatica crescita dei prezzi del cibo, che ha necessariamente portato ad un’instabilità sia economica che politica, ed ha rafforzato il malcontento popolare dei paesi poveri ed in via di sviluppo.

Oltre alle cause appena individuate, alla grave crisi mondiale dei prezzi, ha anche contribuito l’esaurimento delle riserve alimentari in gran parte del mondo. In passato, le nazioni tendevano a mantenere ad un livello di sicurezza le scorte alimentari, ma più di recente, a causa del ritmo con cui gli alimenti potrebbero essere coltivati e della facilità con cui potrebbero essere importati, meno enfasi è stata posta sulla necessità di mantenere scorte di stock. Pertanto, ad esempio, nel Febbraio del 2008 le scorte di frumento statunitensi hanno subito una riduzione drastica del 60 %.

Da un punto di vista pratico tutte questa cause hanno fatto aumentare, sin dall’inizio del 2006, in maniera spropositata il prezzo di una serie di beni di primo

Il Sottosistema “Granaglie” Prezzo Granaglie Costo Produzione e Trasporto Granaglie Prezzo Petrolio Saggio Profitto Granaglie Terra per Alimenti

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consumi, fondamentali nelle abitudini alimentari di molti paesi, che possono essere così riassunti:

 riso: + 217 %;

 frumento + 136 %;

 mais + 125 %;

 soia + 107 %.

La figura che segue riassume il trend dei prezzi, espressi come dollari per bushel, dal 1990 ad oggi. Vengono anche riportate delle proiezioni sull’andamento futuro dei prezzi.

Figura 28 – Prezzi di soia, frumento e mais negli Stati Uniti (Fonte: USDA, Agricultural

Projection to 2017, Febbraio 2008).

Le variazioni delle condizioni climatiche, ed in particolare il riscaldamento del globo terrestre, sono tra i fattori sicuramente meno controllabili, da un punto di vista strettamente pratico, ma sono imputabili, come l’IPCC attesta ad ogni pubblicazione, all’indiscriminata crescita dell’attività antropica e al conseguente aumento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica. Le sensibili variazioni delle temperature, l’aumento dei periodi di siccità, hanno fortemente stressato gran parte delle coltivazioni mondiali, che non abituate a tali escursione termiche, hanno “reagito” crescendo in maniera minore e quindi, da un punto di vista pratico, con una diminuzione, localizzata a delle regioni determinate, nella quantità dei raccolti.

Soia

Frumento

Mais

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In Cina le alluvioni, durante l’ultimo anno, hanno devastato il raccolto del riso e di molte altre coltivazioni, con il raccolto totale di granaglie in Cina è crollato del 10 % negl’ultimi sette anni.

L’Australia ha, invece, sperimentato lo scorso anno la peggiore siccità dell’ultimo secolo che ha portato ad un crollo del raccolto del frumento del 60 %.

In generale la produzione globale di cibo procapite non è diminuita, come mostra il grafico seguente, e questo ha in qualche modo ha attenuato la forte diminuzione nei raccolti di regioni pesantemente colpite dalle variazioni climatiche.

Ogni anno è stato stimato che in tutto il mondo un’area fertile pari a quella dell’Ucraina viene persa a causa dell’erosione, della siccità, delle alluvioni e della deforestazione.

Produzione di Cibo Procapite (1961 – 2005)

N.B. I valori riportati sull’asse delle ordinate rappresentano le

percentuali nella produzione media procapite di cibo, assumendo come valore massimo (100%) la produzione nel periodo 1999 – 2001.

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Un’altra causa sistemica per l'aumento dei prezzi dovesse essere ritenuta la diversione di colture alimentari (mais in particolare) per la produzione dei

biocarburanti di prima generazione. Si stima che 100 milioni di tonnellate di

grano per anno siano state trasferite dal settore alimentare a quello dei combustibili (considerando che la produzione totale di grano in tutto il mondo per il 2007 è stata di poco superiore ai 2 miliardi di tonnellate).

Come gli agricoltori dedicano una porzione sempre più grande delle loro colture alla produzione di combustibile, rispetto agli anni precedenti, la terra e le risorse disponibili per la produzione di alimenti verranno ridotti di conseguenza. Ciò si è tradotto in meno cibo a disposizione per il consumo umano, in particolare nei paesi in via di sviluppo e in maniera minore in quelli sviluppati, dove la disponibilità economica giornaliera di una famiglia di indennità per l’acquisto di prodotti alimentari acquisti è estremamente limitata.

Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha stimato che, nel 2006 – 2007, il 23 % del totale della superficie coltivata a mais (un valore superiore del 6 % a quello dell’anno precedente) è stato destinato alla produzione di Bioetanolo, con delle previsioni che, in accordo alle politiche nazionali, quantificano nel 37 % la porzione di terra da destinarsi ai biocarburanti nell’anno 2007 – 2008.

La crisi può essere vista, in un certo senso, come una dicotomia tra paesi ricchi e paesi poveri, dato che, ad esempio, il riempimento del serbatoio di una media auto con biocarburanti, richiede una quantità di mais maggiore a quella che un persona africana consuma in un anno.

Dalla fine del 2007, l’agflation,43 determinata dalla maggiore diversione di mais raccolto nei biocarburanti, la vendita di mais abbinata ad un rialzo dei prezzi del petrolio, ha portato ad un mercato di sostituzione, con aumenti dei prezzi che hanno investito tramite un meccanismo “a cascata” gli altri beni: prima di frumento e soia, quindi il riso e l’olio di soia, e per finire una varietà di oli da cucina.

Il forte conflitto nell’utilizzo della terra agricola tra i prodotti food e

no-food, può essere alleggerito adottando una serie di contromisure sia a livello

43 Aumento nel prezzo del cibo che si verifica come risultato di un aumento della domanda a

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nazionale che mondiale, che consistono: nella rimozione del sistema di defiscalizzazione, utilizzo di terre agricole a riposo, sviluppo e diffusione dei biocombustibili di seconda e terza generazione.

L’eliminazione di un sistema di detassazione renderà possibile lo sviluppo sostenibile di un mercato globale di biocarburanti. Nell’immediato i vari stati dovrebbero procedere tassando le importazioni dei biocombustibili e lasciando invariate le attuali imposte su benzina e gasolio. La stessa Comunità Europea sta rivalutando la direttiva che regola il settore dei biocarburanti a causa delle frequenti e continue preoccupazioni sociali. Nel Regno Unito, nel Gennaio del 2008, è stata sollevata la pericolosità di questa classe di carburanti sull’economia globale dei paesi in via di sviluppo, arrivando a proporre una moratoria per gli obiettivi prefissati.

Lo sviluppo e la diffusione dei biocarburanti di seconda e terza generazione (come ad esempio il Bioetanolo da biomasse cellulosiche ed il Biodiesel dalla colture algali), è un’altra valida alternativa per moderare la forte concorrenza con le colture da biocarburanti e quelle alimentari, poiché colture energetiche non-alimentari possono crescere su terreni marginali inadeguati per le altre. Questa classe di biocarburanti necessita di un ulteriore sviluppo e raffinazione della tecnologia base; al contrario, dell’etanolo ricavato dal mais che utilizza una tecnologia matura, che fa sì che il mais raccolto possa essere spostato tra il settore cibo e quello carburante più rapidamente.

Il fatto che l’aumento della popolazione mondiale abbia accelerato ed amplificato la crisi dei prezzi dei beni di primo consumo è oggigiorno oggetto di controversia tra i principali studiosi ed esperti del settore.

Un’analisi dell’Aprile del 2008 della FAO sostiene che mentre il consumo di alimenti di granaglie è salito di un per cento dal 2006, la maggior parte di tale aumento è andato ai paesi sviluppati.

La crescita delle granaglie totali utilizzate nel 2006 (superiore al 3 % nel periodo 2000-2006) è dovuta principalmente al settore no food, ovvero al campo dei mangimi e dei biocarburanti. Questa relazione, pertanto, conclude che l’aumento dei prezzi è dovuto non all’utilizzo delle granaglie da parte della

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popolazione per l’alimentazione, ma bensì dai massicci impieghi nel campo industriale, nella produzione di mangimi e di biocarburanti.

Figura 29 – Proiezioni delle Nazioni Unite sull’aumento della popolazione mondiale. I dati

sull’asse delle ordinate sono riportati in milioni di unità.

Un altro fattore che ha avuto un’importanza non secondaria, nella crisi mondiale dei prezzi delle granaglie è legato al crescente benessere che investe alcuni paesi in via di sviluppo, in particolare due stati altamente popolati come la Cina e l’India.

In questi paesi le classi medie sono state contraddistinte da una forte crescita negl’ultimi venti anni. Sebbene la stragrande maggioranza della popolazione in Asia rimanga nelle zone rurali e povere, la crescita della classe media è stata considerevole e si prevede che continui a crescere con questo ritmo.

Se facciamo un confronto, nel 1990 la classe media era cresciuta del 9.7 % in India e del 8.6 % in Cina, mentre nel 2008 i tassi di crescita sono molto più alti, e valgono il 30 % e il 70 % rispettivamente, che dimostra come il continente cinese abbia una marcia rispetto a tutto il resto del mondo.

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Il corrispondente aumento del benessere ha portato con sé un cambiamento nello stile di vita e nelle abitudini alimentari, in particolare una richiesta di una dieta più che praticamente si è tradotta in una maggiore domanda di carne.

La relazione esistente tra la domanda di carne e lo sviluppo economico di un paese è riassunta nella figura seguente dove sono confrontate le curva che descrivono queste il consumo di carne, con la curva che sintetizza la crescita economica di un paese, tramite questo indice detto GDP,44 che per il suo quinto anno consecutivo è in espansione e si è attestato ad un valore superiore al 4%.

Figura 30 – Consumo mondiale di carne e crescita del GDP. La crescita del GDP è espressa come

percentuale rispetto all’anno precedente (Fonte: Goldman Sachs).

Basti pensare che in Cina nel 1985 c’era un consumo medio per abitante annuo di 20 kg, mentre oggigiorno se ne consuma più del doppio, ovvero all’incirca 50 kg. Questa maggiore richiesta di carne ha degli effetti immediati e diretti sull’intero settore agricolo, poiché cresce in maniera proporzionale la domanda di cerali per il nutrimento degli animali, per i quali mediamente sono necessari:



3 kg di grano per ogni kg di carne di maiale;



8 kg di grano per ogni kg di carne bovina.

44 Il GDP, Gross Domestic Product, è uno dei molteplici strumenti utilizzati per misurare la

dimensioni economiche di un paese. E’ definito come il valore di mercato totale di tutti i beni e servizi prodotti all’interno del paese in un dato periodo di tempo (solitamente un anno).

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Figura 31 – Produzione mondiale di carne (Fonte: USDA, Agricultural Baseline Projections to

2014, Febbraio 2005).

Riassumendo quanto appena esposto si nota che l’aumento del prezzo del petrolio ha avuto un duplice effetto negativo sul sottosistema delle granaglie, poiché ha portato ad un aumento dei costi di produzione delle stesse e quindi di conseguenza del prezzo finale, ma anche rafforzato il settore dei biocombustibili, cosicché l’aumento di produzione ha sottratto terra destinata alle colture food, abbassando la disponibilità, e con una richiesta costante o crescente, i prezzi sono lievitati ulteriormente.

Anche in questo caso, come per il Bioetanolo, il fattore che discrimina su una produzione più o mena intensiva di colture per alimenti è il saggio di profitto delle granaglie, che viene determinato dal prezzo e dai costi di produzione delle granaglie. Se in accordo con prezzi e costi la produzione di granaglie per produrre cibo è economicamente favorevole, cioè assicura un certo ritorno economico, allora si investirà sul settore aumentando la terra per alimenti.

Il netto sviluppo di Bioetanolo è andato ad intaccare, in maniera proporzionale, la disponibilità alimentare soprattutto dei paesi poveri, dove le persone vivono già a un livello di sussistenza quando il petrolio era relativamente a buon mercato, e diventano estremamente vulnerabili quando i prezzi del petrolio

Pollame Maiale Manzo e Vitello

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aumentano, perché semplicemente non hanno più i mezzi per garantirsi un apporto calorico giornaliero sufficiente alla sopravvivenza.

7.5 – Il Sistema Totale

Dopo aver analizzato le porzioni che costituiscono il sistema, vediamo come si presenta nel suo complesso.

Per evidenziare meglio l’effetto che la diffusione del settore dei biocarburanti, e del Bioetanolo in special modo, nell’analisi finale non considereremo la terra marginale, assumendo che l’eventuale parte da terra da destinare alle coltivazioni da biocarburanti derivi solamente dalla terra impiegata per produrre generi alimentari.

Incentivi Saggio Profitto EtOH Terra a EtOH Terra per Alimenti Prezzo EtOH Prezzo Petrolio Costi Produzione e Trasporto Alimenti Saggio Profitto Alimenti Prezzi Alimenti Domanda Alimenti + Costi Produzione e Trasporto EtOH + + + + -+ + -+ -+ + +

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Il sottosistema “Terra”, precedentemente discusso, è ancora valido, è ancora corretto considerare di ottenere terra, per ridurre la pressione sul settore food, dai territori marginale, e questo deve essere l’impegno per il settore dei biocarburanti dei prossimi anni.

Gli effetti tra i vari parametri, che costituiscono il sistema complessivo, sono evidenziati tramite dei segni, positivi o negativi, posti al termine di ogni freccia.

Ad esempio se prendiamo il prezzo del petrolio ed il costo del Bioetanolo, la freccia è contraddistinta da un segno positivo, cioè vuol dire che se aumentano i costi per produrre l’etanolo aumenta, di conseguenza, anche il prezzo del petrolio.

Analogamente tra le terra a etanolo e quella per alimenti c’è un segno negativo, che mi dice che se aumenta la terra da destinare alla produzione di Bioetanolo, in seguito alla crescente domanda, deve diminuire la porzione di terra per produrre cibo.

Dal grafico precedente possiamo notare come il sistema di incentivazione adottato costituisca il fattore che maggiormente influisce sugli equilibri dell’intero sistema.

Il prezzo del petrolio ha anch’esso un effetto sicuramente non secondario, ma, come mostrano bene le due frecce positive, influisce sia sul settore dell’etanolo che delle granaglie aumentandone i relativi costi totali di produzione.

Il modello qualitativo che è stato sviluppato permette, a questo punto, di fare degli esempi pratici, analizzando alcune catene cause-effetto.

Un esempio di una catena causa-effetto è quello che parte dal valore degli incentivi, destinati al sostegno del settore dell’etanolo, che sono legati positivamente con il saggio di profitto per l’etanolo.

Lo avevamo già visto in precedenza, dei buoni incentivi, rendono economicamente favorevole produrre Bioetanolo, il che giustifica un incremento della terra destinata alla coltivazione di granaglie da etanolo.

Per realizzare ciò si deve procedere sottraendo un uguale porzione di terra utilizzata per la produzione di alimenti, con un effetto negativo sui prezzi degli alimenti, che si riflette su un valore più basso del saggio di profitto per gli alimenti, e la minore disponibilità di terra per il cibo chiude questa catena

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causa-effetto. Il grafico seguente, con le frecce rosse, evidenzia la catena appena descritta.

Un’altra situazione catena interessante da analizzare è quella che viene innescata dall’aumento del prezzo del petrolio, che crea due catene di causa-effetto differenti, una nel settore del Bioetanolo, mentre l’altra in quello delle granaglie per alimenti.

La figura seguente riassume quanto appena descritto, separando le due porzioni di sistema analizzate. Le frecce verde rappresentano la catena causa-effetto nel sottosistema granaglie, mentre le frecce arancioni nel sottosistema Bioetanolo. Incentivi Saggio Profitto EtOH Terra a EtOH Terra per Alimenti Prezzo EtOH Prezzo Petrolio Costi Produzione e Trasporto Alimenti Saggio Profitto Alimenti Prezzi Alimenti Domanda Alimenti + Costi Produzione e Trasporto EtOH + + + + -+ + -+ -+ + +

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Vediamo per primo il sottosistema delle granaglie. Come già accennato in precedenza un incremento del prezzo del petrolio porta ad un aumento dei costi totali di produzione delle granaglie e di conseguenza a dei prezzi più alti per gli alimenti. Questo rialzo dei prezzi porta ad un valore maggiore del saggio di profitto per gli alimenti, giustificando uno spostamento della terra nel settore food. Avendo assunto che non ci sia terra marginale, e che il valore della terra totale è fisso, l’eventuale terra da destinare alla maggiore produzione di cibo dovrebbe essere ottenuta dalla terra destinata alla coltivazione di colture da biocarburanti. Nel sottosistema Bioetanolo, l’aumento del prezzo del petrolio, tramite un aumento dei prezzi di vendita dell’etanolo e dei costi totali di produzione, porta ad un valore del saggio di profitto per l’etanolo più alto, e quindi ad una maggiore terra per etanolo ed ad una minore disponibilità per la produzione di alimenti. La minor terra per alimenti, ne alza i prezzi ed il saggio di profitto richiedendo più terra per il cibo.

Incentivi Saggio Profitto EtOH Terra a EtOH Terra per Alimenti Prezzo EtOH Prezzo Petrolio Costi Produzione e Trasporto Alimenti Saggio Profitto Alimenti Prezzi Alimenti Domanda Alimenti + Costi Produzione e Trasporto EtOH + + + + -+ + -+ -+ + + + +

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-Si crea a questo punto una situazione di conflitto in quanto l’aumento del prezzo del greggio porterebbe ad una maggiore richiesta di terra per entrambi i settori.

Il settore caratterizzato da un saggio di profitto più alto, quindi quello che assicura un ritorno economico maggiore, sarà il settore che, necessariamente, sposterà l’equilibrio del sistema assicurandosi una maggiore quantità di terra.

Per delle maggiori informazioni sull’uso della terra, sui criteri di ripartizione, sui consumi idrici per la produzione di Bioetanolo si rimanda alle Appendici VI e VII.

Figura

Figura 26 – Picco di Hubbert nella produzione di petrolio. La produzione è espressa come miliardi
Figura 27 – Riserve mondiali, produzione e consumo di petrolio (Fonte: USDA, 2002).
Figura  28  –  Prezzi  di  soia,  frumento  e  mais  negli  Stati  Uniti  (Fonte:  USDA,  Agricultural
Figura  29  –  Proiezioni  delle  Nazioni  Unite  sull’aumento  della  popolazione  mondiale
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