Capitolo III Metodi di studio
Il materiale ceramico oggetto del presente studio comprende il totale dei frammenti fittili rinvenuti nelle campagne di scavo 2003-2006; al fine di avere un quadro completo dei dati relativi al sito di Cala Giovanna Piano, è stata inoltre riesaminata e aggiunta al corpus ceramico una parte dei materiali provenienti dalla campagna di scavo del 1998, più precisamente quelli che verranno qui di seguito descritti come “elementi diagnostici”, i quali erano stati precedentemente oggetto di un altro lavoro (BONATO et al. 2000).
L’analisi ha previsto per ogni reperto lo studio, la catalogazione e il successivo inserimento in un database realizzato con il programma Access dalla Dott.ssa M. Colombo e riadattato alle esigenze del caso specifico dalla scrivente.
Ad ogni reperto è associata una scheda (record) in cui il frammento è descritto nelle sue caratteristiche attraverso la compilazione dei seguenti campi (Fig. 21):
Fig. 21. Visualizzazione della scheda di reperto (record) compilata in Access.
- numero di studio → si riferisce al numero con il quale è stato catalogato e inserito nel database;
- sito di rinvenimento → nel caso specifico Cala Giovanna Piano;
- attribuzione culturale → l’ambito culturale di appartenenza dedotto attraverso l’osservazione degli elementi diagnostici (vedi Capitolo V). - Provenienza e collocazione → questa parte comprende la struttura, il
quadrato, il taglio da cui proviene il frammento; l’anno di scavo; il numero di reperto con il quale è stato identificato e disegnato nelle piante durante la
fase di scavo; le coordinate X-Y-Z dei frammenti numerati riportati nelle piante; la collocazione attuale del materiale studiato, il quale è conservato presso il Dipartimento di Scienze Archeologiche, sezione di Etnologia, Paletnologia e Paleontologia Umana, in apposite casse numerate e divise per anno di scavo dalla scrivente; il numero di inventario della Soprintendenza,
che in questo caso è stato attribuito soltanto ad alcuni frammenti rinvenuti nella campagna di scavo del 1998 ed esposti temporaneamente nella città di Piombino1.
- Descrizione frammento → il frammento è stato classificato come:
• “elemento diagnostico”: frammenti che conservano elementi delle parti più significative del recipiente, cioè orli, carene, elementi di presa, basi e decorazioni ;
• “parete”: frammenti che non conservano elementi diagnostici;
• “oggetto fittile”: nel presente studio corrisponde a tre reperti riconosciuti come resti di argilla cotta, uno dei quali sembra essere presumibilmente un frammento di intonaco;
- Quantità → corrisponde al numero dei frammenti nella scheda; in questa voce è stato inserito sempre il numero “1”, che indica sia il singolo reperto, sia più reperti pertinenti allo stesso recipiente; si può agevolmente verificare il numero dei frammenti nel campo “attacchi” in cui vengono riportate anche le coordinate;
- Descrizione tipologica → oltre agli aspetti tipologici e morfologici vengono riportati anche i seguenti campi:
• “trattamento della superficie esterna” e “trattamento della superficie interna”: questo campo coincide con il campo “trattamento delle superfici” inserito nella sezione “analisi dell’impasto” e riempito da M. Gabriele (2008). A causa del forte degrado della ceramica e della frequente presenza di incrostazioni in rarissimi casi si riconoscono le caratteristiche elencate.
• “classe ceramica”: in base all’analisi macroscopica del materiale è stato possibile riconoscere tre gruppi ceramici: grossolana, semifine, fine. Il criterio di distinzione utilizzato si basa sulla quantità degli inclusi presenti in ogni frammento e sulle dimensioni degli inclusi stessi, caratteristiche che sono state comunque distinte sulla base dell’osservazione macroscopica.
1
La mostra “I rapporti tra l’Italia centrale tirrenica e la Corsica in età antica: il Neolitico a ceramica impressa cardiale” è stata allestita a Palazzo Appiani- Piombino (23 Dicembre 1999- 30 Gennaio 2000).
La ceramica “grossolana” presenta in generale un elevato numero di inclusi, ma è presente un tipo di grossolana che contiene una densità inferiore di inclusi, i quali hanno però dimensioni superiori ai 3/4 mm.
La ceramica “semifine” presenta un numero inferiore di inclusi, che hanno in questo caso anche minori dimensioni.
La ceramica “fine” è caratterizzata da una maggiore omogeneità dell’impasto e principalmente dalle dimensioni molto minute degli inclusi, poco riconoscibili ad occhio nudo, tanto che le loro ridotte dimensioni farebbero supporre una minore presenza.
• “dimensioni”: per ogni frammento è stato misurato lo spessore in mm; laddove è stato possibile individuare o ricostruire, seppur in maniera parziale, una forma vascolare, sono state indicate le misure del diametro dell’orlo, del diametro massimo e dell’altezza del vaso.
• “elementi diagnostici”, “forme vascolari” e “motivo decorativo” che verranno qui di seguito descritti singolarmente.
Per l’analisi morfologica del materiale e l’analisi tipologica delle varie parti che compongono i recipienti ceramici, cioè orli, anse,prese, basi, bugne, cordoni, è stato fatto riferimento alla tipologia presentata da GRIFONI CREMONESI R.,
PERAZZI P.,UCELLI GNESUTTA P. negli Atti del Congresso di Lido di Camaiore
(1998). Sono state inoltre apportate dalla scrivente delle modifiche nella terminologia usata per riadattarla al caso specifico.
1.Gli elementi diagnostici Orli
Gli orli sono di tipo:
• distinto: orli individuati da un punto di inflessione o da una discontinuità rispetto all’andamento della parete.
Per ogni elemento è stato descritto il labbro, il quale può essere: - appiattito; - arrotondato; - assottigliato; - ingrossato all’esterno; - ingrossato all’interno; - leggermente estroflesso; - svasato all’esterno; - svasato all’interno. Elementi di presa
Gli elementi di presa sono stati suddivisi in “anse” e “prese”.
• anse → per ogni elemento è stato specificato la “sezione” del nastro e, quando riconosciuto, l’ “orientamento” sulla parete del recipiente. Si riconoscono anse del tipo:
- a nastro: a sezione “ellittica” o “piano-convessa” e orientamento “verticale”, “orizzontale”, “non determinabile”;
- a largo nastro: a sezione “ellittica” o “piano-convessa” e orientamento “non determinabile”;
- a nastro con superficie superiore appiattita: a sezione “ellittica” o “piano-convessa” e orientamento “verticale”;
- a nastro-non determinabile: indica i frammenti di piccole dimensioni riconducibili presumibilmente ad anse a nastro;
- a bastoncello: si differenziano dalle anse a nastro per la sezione “sub-circolare”; l’ orientamento è “verticale” o “non determinabile”;
- anse a bastoncello-non determinabile: indica i frammenti di piccole dimensioni riconducibili presumibilmente ad anse a bastoncello;
- ansa a maniglia: elemento di presa definito da R. GRIFONI CREMONESI,P.
PERAZZI,P.UCELLI GNESUTTA (1999).Nel presente studio questo tipo di
ansa è stato indicato con il termine di presa forata in quanto la forma di questi elementi diagnostici è riconducibile piuttosto a quella di una presa e il foro è generalmente piccolo e regolare. Le prese forate hanno contorno “semicircolare”,“sub-rettangolare”,”sub-triangolare”,“non-determinabile”; sezione “semicircolare”, triangolare”, rettangolare”, “sub-circolare”; orientamento “orizzontale”. La superficie superiore è appiattita e quella inferiore convessa.
- anse non determinabili: rappresentano gli elementi di presa, generalmente di dimensioni molto piccole, per i quali non è possibile identificare la tipologia.
• prese → per ogni elemento è stato specificato il “contorno”, in questo caso semicircolare, e l’ “orientamento”, in questo caso orizzontale.
Basi
Le basi sono di tipo non distinto: si definiscono in questo modo le basi in continuità con il corpo del recipiente. Sono state individuate:
- Basi piatte: presentano superficie di appoggio piana;
- Basi convesse: presentano superficie di appoggio convessa;
2. Le forme vascolari
Le forme vascolari sono state descritte attraverso la compilazione dei seguenti campi: “tipologia della forma”, “descrizione della forma vascolare”.
Le forme possono essere semplici, quando non presentano punti di discontinuità nel profilo della parete e possono essere riferibili a un’unica figura geometrica, e composte, quando presentano punti di discontinuità che modificano l’andamento della parete, in modo che il vaso risulta essere formato da più figure.
• tipologia forma → in questo caso la forma è stata descritta come:
- aperta: forme nelle quali il diametro massimo coincide con l’imboccatura; - chiusa: forme nelle quali è presente al di sopra del diametro massimo un
diametro più piccolo che può corrispondere, o meno, all’imboccatura; • descrizione forma vascolare → tra le forme aperte sono state individuate:
- vasi troncoconici; - vasi emisferici; - vasi globulari;
Tra le forme chiuse sono state individuate: - vasi a collo;
- vasi carenati; - vasi ovoidali - tazze carenate; - vasi a fiasco.
3. La decorazione e i motivi decorativi
Per l’analisi dei motivi decorativi è stato fatto riferimento allo studio precedentemente effettuato sulle ceramiche di Cala Giovanna Piano (BONATO et al. 2000) e al recente lavoro di C. Manen “Structure et identité des styles
céramiques du Néolithique ancien entre Rhône et Ebre” (2002).
Sono state distinte le seguenti tipologie decorative: “impressione”, “incisione”, “impressione e incisione” in associazione; “decorazione plastica”. Quest’ultima verrà trattata nel paragrafo successivo.
Per esaminare e descrivere i frammenti decorati sono stati presi in considerazione:
- la tecnologia della decorazione: “strumentale”, “a conchiglia”, “non determinabile”, “mista”;
- le forme decorative: gli elementi impressi, incisi, impressi e incisi, plastici caratterizzanti la decorazione; queste caratteristiche sono indicate per esteso nel campo “Descrizione del reperto e motivo decorativo” e in sintesi nel campo “Elementi della decorazione (1-6)”;
- i motivi decorativi: specifica l’organizzazione spaziale del motivo decorativo (fila, fascio, banda, geometrico ecc.); queste caratteristiche sono indicate per esteso nel campo “Descrizione del reperto e motivo decorativo” e in sintesi nel campo “Elementi della decorazione (1-6)”;
Soltanto in pochi casi è stato possibile rilevare la posizione del decoro sul recipiente, riferimento che rimane comunque parziale e non univoco (CAPONI,
RADI 2007)e che verrà descritto nel Capitolo V.
• impressione:
→ la tecnologia decorativa può essere:
- “a conchiglia”, in questo caso si è cercato di individuare la classe (bivalve, gasteropode), il genere e la specie, quale parte della stessa è stata utilizzata (margine interno, margine esterno, umbone/apice) (vedi Capitolo IV) “strumentale”, che può essere rappresentato da punzoni di vario tipo e di diverso materiale, non indicato; è stato specificato, quando riconosciuta, la tecnica a sillons d’impression (MANEN,2002);
- “non determinabile”.
→ Le forme decorative si suddividono in: “linee dentellate”, “segmenti”, “impressioni circolari”, “impressioni circolari”, “impressioni sub-rettangolari”, “impressioni sub-triangolari”, “impressioni a trattini”, “punti impressi”. Per le “impressioni circolari” e i “punti impressi” è stato adottato il termine di poinçon (MANEN 2002);
→ I motivi decorativi possono essere distinti in: “fila di impressioni”; “file parallele di impressioni”; “impressioni a motivo angolare”; “fascio”, nel caso specifico indicante linee dentellate parallele; “banda”, nel caso specifico è campita sia di un fascio di linee dentellate parallele delimitato da una linea dentellata, in cui le linee dentellate parallele sono perpendicolari od oblique alla linea di
marginatura, sia di file di punti impressi. Le bande possono essere singole, alternate a bande non campite o parallele ad un’altra banda; “motivo geometrico a triangoli”.
• incisione:
- La tecnologia decorativa è “strumentale”. La sezione semicircolare del taglio indica l’uso di uno strumento a punta stondata.
- Le forme decorative sono costituite da “linee incise” che possono essere poco marcate e sottili, più marcate e larghe, molto profonde, solcature. Queste caratteristiche sono descritte per esteso nel campo “Descrizione del
reperto e motivo decorativo”.
- I motivi decorativi si suddividono in: “linea incisa”; “linee incise parallele”, “linee incise divergenti”.
• impressione e incisione:
- la tecnologia decorativa è “strumentale”, “non determinabile”, raramente “mista” quando è riconosciuto l’utilizzo sia di uno strumento che di una conchiglia. Le incisioni sono ottenute con strumenti che possono avere margine tagliente o estremità stondata.
- Le forme decorative sono costituite, per quanto riguarda l’impressione, da “punti impressi”, “impressioni circolari”, “impressioni di forma ovale”, “impressioni sub-rettangolari”; le incisioni sono “linee” di solito sottili e poco marcate.
- I motivi decorativi sono molto diversificati e descritti per esteso nel campo “Descrizione del reperto e del motivo decorativo”. Si possono distinguere “file di impressioni parallele a linee incise”, “bande delimitate da linee incise campite di impressioni di vario tipo”, “linee incise e file di impressioni (o impressioni sparse) che formano motivi geometrici”, “linee incise e file di impressioni (o impressioni sparse) che formano motivi angolari”.
3.1 La decorazione plastica
La decorazione plastica è rappresentata da “cordoni” e da “bugne”. • cordoni → per ogni elemento è stato indicato:
- la sezione, che può essere “semicircolare” o “sub-triangolare”;
- l’orientamento sulla superficie del vaso, che può essere “orizzontale”, “verticale”, “non determinabile”.
• bugne → viene descritta la forma che può essere “emisferica”, “conica”, “a profilo triangolare”.
4. Gli impasti
La scheda di reperto in cui ogni singolo frammento è catalogato e descritto comprende anche la sezione “analisi dell’ impasto”. La determinazione dell’impasto per le ceramiche di Cala Giovanna Piano è stata oggetto di un articolo (BOSCHIAN, GABRIELE 2007) e di un recente lavoro di tesi condotto da M.
Gabriele (2008).
Le analisi sono state effettuate con metodo mineralogico-petrografico sui granuli del degrassante dell’impasto, mediante osservazione in sezione sottile al fine di poterne determinare l’origine e permettere un ampliamento della classificazione tipologica per mezzo della caratterizzazione della composizione dell’impasto dei frammenti ceramici.
Lo studio ha previsto inizialmente l’esame macroscopico dell’intero complesso ceramico che ha portato all’identificazione di 7 gruppi d’impasto. Da ciascuno dei gruppi identificati sono stati scelti dei campioni da destinare all’analisi microscopica su sezione sottile allo scopo di ridefinire i gruppi sulla base dell’esatta composizione mineralogico-petrografica. Nel campionamento è stato fatto riferimento alla composizione mineralogica della frazione scheletrica dell’impasto, in base ai risultati di uno studio preliminare condotto su 20
campioni ceramici (BOSCHIAN 2000).Sono stati complessivamente selezionati 53
campioni ceramici rappresentativi di tutti i gruppi mineralogici definiti all’indagine autoptica.
Attraverso l’analisi su sezione sottile la frazione scheletrica non argillosa è stata caratterizzata sia nella composizione, con i metodi propri dell’analisi petrografica, sia nella struttura facendo riferimento a parametri della micromorfologia del suolo, come l’arrotondamento, la sfericità, la granulometria, il classamento e la quantità dei granuli; per quest’ultima è stata definita la percentuale sia del degrassante rispetto alla matrice argillosa, sia dei singoli tipi minerali o litici.
Sono stati individuati 7 gruppi d’impasto con i rispettivi sottogruppi che sono caratterizzati da una diversa componente degrassante delle paste ceramiche:
1) Impasti vulcanici:
- componente degrassante “dacitica”
- componente degrassante a “sanidino e biotite” 2) Impasti granitici
3) Impasti gabbroidi:
- componente degrassante “gabbroide s.s.”; - componente degrassante “gabbroide s.l.”;
Questi due sottogruppi hanno una composizione non omogenea e tendono a sfumare l’uno nell’altro. Si distinguono per l’abbondante presenza di diallagio nel sottogruppo “gabbroide s.s.”; questo minerale si trova invece in scarsa quantità nel sottogruppo “gabbroide s.l.”.
- “gabbroide s.s./s.l.”: gruppo d’impasto di tipo gabbroide che corrisponde agli impasti non attribuibili con certezza ai precedenti sottogruppi;
4) Impasto misto “gabbroide-granitico”; 5) Impasto a “micascisti”;
6) Impasto a “scisti blu”;
8) Nd: indica che l’identificazione del gruppo minero-petrografico non è stata possibile; ciò può essere dovuto sia alle incrostazioni calcaree ricoprenti la superficie, sia alla non appartenenza della composizione dell’impasto a nessuno dei gruppi mineralogici individuati.
Lo studio della composizione degli impasti ha portato a suggerire alcune aree di provenienza per il vasellame neolitico (BOSCHIAN, GABRIELE 2007;
GABRIELE 2008).
Nel caso di Cala Giovanna Piano sembra che nessuno dei depositi argillosi presenti a Pianosa sia stato utilizzato nella fabbricazione delle ceramiche; l’analisi in chiave petrografica ha evidenziato infatti provenienze dei degrassanti esterne all’Isola. «(…) soltanto il gruppo degli impasti granitici potrebbe essere stato realizzato con materie prime locali tratte da depositi decalcificati che però alla luce delle evidenze attuali non sono stati rinvenuti» (BOSCHIAN,GABRIELE 2007:
107;GABRIELE 2008).
Gli impasti vulcanici sono stati divisi in due sottogruppi: la composizione del sottogruppo “dacitico” sembra possa essere attribuita al centro eruttivo dell’Isola di Capraia, nonostante la sporadicità della frequentazione di quest’isola (RICCARDI 1992, in BOSCHIAN, GABRIELE 2007; GABRIELE 2008) renda
problematica questa attribuzione;rocce di questo tipo sono presenti anche presso il Monte Amiata, nei settori centro-settentrionale e meridionale della Sardegna occidentale (CARMIGNANI et al. 1996; PECCERILLO 2005, in GABRIELE 2008) e
nella Corsica settentrionale (ROSSI, COCHERIE 1991, in GABRIELE 2008). Il
sottogruppo a “sanidino e biotite” sembra avere invece provenienza continentale, in particolare il settore settentrionale del Lazio (BOSCHIAN, GABRIELE 2007;
GABRIELE 2008).
Per l’impasto granitico è stata determinata una provenienza insulare, in particolare l’Isola d’Elba, l’Isola del Giglio, l’Isola di Montecristo, la Corsica e la Sardegna. La distinzione tra queste zone è decisamente problematica (BOSCHIAN,
I tre impasti di tipo gabbroide risentono dei medesimi problemi di determinazione, in quanto i gabbri sono presenti sia nell’Italia continentale che nell’Isola d’Elba e in Corsica. In Toscana affioramenti di gabbri sono presenti in maggior misura a sud dell’Arno; inoltre si rinvengono comunemente nell’Appennino toscano e nell’Appennino ligure di Levante (alta Val di Vara) (BOSCHIAN,GABRIELE 2007;GABRIELE 2008).
“La presenza in uno degli impasti gabbroidi di componenti granitiche suggerisce che almeno questo sia stato prodotto in un’area vicina al mare dove possa essere possibile rinvenire materiale granitico e gabbrico. Si deve inoltre considerare la presenza all’interno dell’impasto di chamotte con inclusi di diallagio. Questo dato, unitamente alla mancanza di veri e propri granuli di roccia gabbrica suggerisce il riutilizzo di impasti ceramici gabbroidi nella produzione ceramica; sia la possibilità che la stessa produzione non fosse necessariamente ubicata in un’area distinta da affioramenti ofiolitici” (GABRIELE 2008:132).
Per l’impasto a “micascisti” la provenienza è altrettanto poco determinabile, poiché questa roccia è diffusa in tutta l’area del Tirreno settentrionale; sembra però che si possa escludere la zona della Toscana settentrionale, dove queste rocce hanno caratteristiche molto diverse.
L’impasto a “scisti blu” sembra provenire da rocce liguri o corse, mentre l’origine dell’impasto a “serpentiniti e rocce meta-sedimentarie” potrebbe essere elbana o corsa (BOSCHIAN,GABRIELE 2007;GABRIELE 2008).
Un quadro così complesso delle provenienze (Tab. 1) ha fatto ipotizzare, in via preliminare, che oggetto della circolazione siano stati i recipienti finiti e non la materia prima (BOSCHIAN,GABRIELE 2007;GABRIELE 2008),ipotesi che tuttavia
necessita di analisi più approfondite.
Lo studio mineralogico-petrografico su sezione sottile è stato inoltre messo in relazione con lo studio tipologico-culturale delle ceramiche, oggetto del presente lavoro, al fine di trovare una relazione tra i gruppi d’impasto e la classificazione tipologica che permetta di delineare in maniera più chiara gli
insiemi crono-culturali del sito di Cala Giovanna Piano. Questo argomento verrà trattato nei Capitoli V e VI.
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