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Academic year: 2021

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(1)

LeLing16: Ancora Autovalori e Autovettori.

A ¯ rgomenti svolti:

• Matrici diagonalizzabili.

• Algoritmo di diagonalizzazione.

• Matrici simmetriche.

E ¯ sercizi consigliati: Geoling 16 .

Matrici diagonalizzabili: il bisogno di abbastanza au- todimensione.

Il modo di ricavare la formula di Binet per i numeri di Fibonacci ci ha fatto vedere l’importanza del concetto di autovalori ed autovettori di una matrice quadrata A.

Ricordate che abbiamo cercato di scrivere una matrice data A come:

M DM −1 = A , cio` e, ci siamo chiesti se la matrice A ` e diagonalizzabile.

Abbiamo visto che se A ` e diagonalizzabile, allora la matrice diagonale D ha sulla diagonale gli autovalori 1 di A, ciascuno con la sua molteplicit` a e le colonne della matrice M sono gli autovettori di M .

Inoltre abbiamo accennato, che non ` e vero che esistono sempre M e D , ad esempio la matrice A =  0 1

0 0



non ` e diagonalizzabile.

Per capire un po’ di pi` u perch´ e a volte esistono M e D e a volte non esistono, occorre studiare pi` u in dettaglio l’algoritmo usato per ricavare D e M in modo astratto.

Per fare partire l’algoritmo di diagonalizzazione ricordate che la matrice A ` e quadrata n × n.

1 Ricordate che questi numeri sono, per forza e definizione, le radici del polinomio caratteristico di

A . Dunque, puo capitare che questi numeri siano complessi e non reali.

(2)

La prima tappa dell’algoritmo di diagonalizzazione consiste nel calcolo del poli- nomio caratteristico P (X) della matrice A. Notiamo che il grado di P (X) ` e uguale all’ordine della matrice A, cio` e se A ` e una matrice n × n allora deg(P ) = n.

Una volta fatto questo, ci si pone il problema del calcolo delle radici di P (X), cio` e gli autovalori di A. Dunque dobbiamo calcolare le soluzioni di

P (x) = x n + a n−1 x n−1 + · · · + a 1 x + a 0 = 0 2 .

Dalla teoria sappiamo che esistono al pi` u n radici λ 1 , λ 2 , · · · , λ n , non necessaria- mente distinte 3 . Ad esempio, se n = 2, il polinomio caratteristico della matrice identit` a Id =  1 0

0 1



`

e P (X) = (X − 1) 2 = X 2 − 2X + 1. Quindi le soluzioni di x 2 − 2x + 1 = 0 sono coincidenti λ 1 = λ 2 = 1.

Allora dopo aver calcolato tutte le radici di P (x) = 0 ci rimangono solo r radici distinte, cio` e λ 1 , λ 2 , · · · , λ r . Ricordate che questo numero r di radici diverse ` e minore o uguale a n l’ordine della matrice A, in quanto λ 1 , λ 2 , · · · , λ r sono radici di P (x) = 0.

La seconda tappa e ultima tappa consiste nella risoluzione dei sistemi omogenei per ricavare le colonne della matrice M , cio` e nel calcolo degli autovettori. Dunque, si inizia risolvendo il sistema omogeneo associato al primo autovalore λ 1 :

A − λ 1 Id = 0 ,

sappiamo della teoria che questo sistema omogeneo ha almeno una soluzione non banale M 1 , ma pu` o darsi che ne abbia di pi` u. La teoria ci dice che in linea di mas- sima esistono M 1 , M 2 , · · · , M k soluzioni linearmente indipendenti che generano tutte le soluzioni di questo sistema, cio` e M 1 , M 2 , · · · , M k sono una base del sottospazio delle soluzioni di A − λ 1 Id = 0. Possiamo chiamare auto-dimensione , dell’autovalore λ 1 il numero k delle soluzioni linearmente indipendenti M 1 , M 2 , · · · , M k e possiamo metterle il nome simbolico a 1 . Ad esempio a 1 = 2 significa che il sottospazio delle soluzioni di A − λ 1 Id = 0 ha dimensione 2.

2 Storicamente il polinomio caratteristico nasce con il lavoro di Luigi Lagrange su le perturbazioni secolari delle orbite planetarie vicine alle orbite di Keplero. Dunque, la equazione det(A − λId) = 0 era chiamata equazione secolare [Arnold, pag.45]. Ancora oggi in Astronomia, Fisica e Chimica questa equazioni si la conosce come equazione secolare [McSi].

3 Queste radici possono essere numeri complessi non reali. Ecco uno esempio P (x) = x 2 + 1 che e’ il polinomio caratteristico della matrice J =

 0 −1

1 0



.

(3)

Dopo si ripete il procedimento per il secondo autovalore λ 2 , cio` e si risolve il sistema omogeneo

A − λ 2 Id = 0 ,

trovando una base N 1 , N 2 , · · · , N l delle soluzioni di questo sistema. Dunque l ` e l’auto- dimensione di λ 2 , cio` e a 2 = l .

L’algoritmo continua nello stesso modo, cio` e risolvendo i sistemi omogenei associati a ciascuno degli autovalori (distinti) λ 1 , λ 2 , · · · , λ r della matrice che si desidera diago- nalizzare, fino ad arrivare all’ultimo autovalore λ r .

A questo punto possiamo contare quante colonne abbiamo per costruire la matrice M . Allora, ci sono a 1 colonne per il primo autovalore, a 2 per il secondo e cos`ı via fino ad a r per l’ultimo. Dunque abbiamo ricavato

a = a 1 + a 2 + · · · + a r

colonne per costruire la matrice M . Lasciatemi 4 chiamare autodimensione questo nu- mero intero a. Poich´ e M ` e una matrice n × n abbiamo bisogno di n colonne, cio` e deve soddisfare:

a = a 1 + a 2 + · · · + a r = n.

Infatti, non ` e difficile dimostrare che questa condizione ` e pure sufficiente.

Teorema fondamentale della diagonalizzazione: Una matrice A ` e diagonalizz- abile se e solo se 5 ha abbastanza autodimensione, cio` e

a = a 1 + a 2 + · · · + a r = n .

Ad esempio, se il polinomio caratteristico P (X) della matrice A ha tutte le radici diverse, risulta a 1 = a 2 = · · · = a n = 1, dunque la matrice A ` e diagonalizzabile. Poich´ e questa osservazione ` e interessante la mettiamo come corollario:

Corollario A: Se il polinomio caratteristico P (X) di una matrice A ha n radici diverse allora la matrice A ` e diagonalizzabile.

4 Questo numero non si trova definito in letteratura, perlomeno in quella a me nota.

5 Si sottointende diagonalizzabile su i numeri complessi. Per il caso reale e’ necessario e sufficente

aggiungere la ipotesis che ogni autovalore e’ reale.

(4)

Quando un polinomio P (X) ha n radice diverse?

E interessante ricordare che P (X) ha n radici distinte se e solo se P (X) ` ` e coprimo con P 0 (X) = dP dx il suo polinomio derivato. Quindi l’algoritmo di Euclide per il calcolo del massimo comun divisore fornisce un modo per decidere se P (X) e P 0 (X) sono o no coprimi.

Vediamo come esempio la matrice A =  1 1 1 0



di Fibonacci. Il polinomio caratter- istico ` e P (X) = X 2 − X − 1 e P 0 (X) = 2X − 1 . Siccome P 0 (X) non divide P (X), segue che P (X) e’ coprimo con P 0 (X) e dunque la matrice A e’ diagonalizzabile, inquanto il suo polinomio caratteristico ha tutte le radici diverse 6 .

Possiamo raccogliere tutto questo nel seguente corollario.

Corollario B: Sia P (X) il polinomio carateristico di una matrice A. Se P (X) ` e coprimo con P 0 (X) allora la matrice A ` e diagonalizzabile.

Matrici diagonalizzabili: Simmetria.

Cos`ı come il calcolo del massimo comune divisore tra P (X) e P 0 (X) fornisce un criterio che permette di stabilire se una matrice ` e diagonalizzabile, esistono altri criteri altret- tanto utili. In seguito ne presentiamo uno abbastanza semplice. Eccolo qua:

Teorema della simmetria: Una matrice simmetrica A ` e diagonalizzabile. Anzi, ogni autovalore ` e un numero reale.

Ricordate che una matrice A = (a ij ) si dice simmetrica se a ij = a ji per ogni i, j . Dunque la matrice A ` e simmetrica se ` e simmetrica rispetto alla diagonale principale. Ad esempio la matrice A =

1 2 3 2 0 1 3 1 1

 ` e diagonalizzabile e il suo polinomio caratteristico ha tutte le radici reali.

6 Notare che in questo esempio siccome n = 2 , si puo’ direttamente usare la formula −b±

√ b

2

−4c

2 per

il calcolo delle radici del’equazione x 2 − bx − c = 0 . Dunque il criterio interessa quando n ≥ 3 .

(5)

Osservare che i Corollari A e B non sono collegati con questo teorema. Ad esempio la matrice identit` a ` e simmetrica e diagonalizzabile ma il suo polinomio caratteristico ha tutte le radici uguali tra di loro. Anzi, si potrebbe pensare che la bellezza della simmetria rispetto alla diagonale principale ` e la responsabile della diagonalizzazione. Ci si potrebbe chiedere se una matrice simmetrica rispetto alla diagonale secondaria ` e o no diagonalizzabile, cio` e una matrice del tipo

a b e c f b g c a

 ` e sempre diagonalizzabile? 7 Ma allora da dove nasce questo criterio della simmetria (e innanzitutto perch´ e ` e vero)??

La simmetria di una matrice A (rispetto alla diagonale principale) nasconde (ed ` e equivalente) un rapporto con il prodotto scalare v t .w tra colonne v, w ∈ R n,1 . Eccolo qua:

(A.v) t .w = v t .(A.w)

Penso che la seguente dimostrazione contenga qualche spiegazione sulla natura del criterio.

(i) Invitiamo al lettore a leggere l’Appendice A per la dimostrazione che gli autovalori di una matrice simmetrica sono tutti numeri reali.

Vogliamo dimostrare che la matrice simmetrica A ha abbastanza autodimensione, cio` e vogliamo usare il Teorema fondamentale della diagonalizzazione.

Allora assumiamo il contrario, cio` e a < n. Questo vuol dire che siamo riusciti a trovare a colonne C 1 , C 2 , · · · , C a che sono autovettori di A. Possiamo chiamare C il sottospazio generato dalle colonne C 1 , C 2 , · · · , C a . Sia C il complemento ortogonale di C , cio` e R n = C ⊕ C . Notiamo che l’ipotesi a < n ` e equivalente a dim(C ) 6= 0.

Quindi se dimostriamo dim(C ) = 0 otteniamo la tesi.

Vediamo allora come sfruttare della simmetria di A. Ecco qua l’osservazione chiave:

A(C ) ⊂ C .

Dunque possiamo cercare una NUOVA colonna N in C (cio` e, fuori C ) soluzione di un’equazione del tipo:

A.N = λN

7 Per il lettore interesato la risposta ` e: NO.

(6)

Questo sar` a certamente possibile per un numero reale λ ∈ R adeguato. Dunque se dim(C ) > 0 possiamo aumentare l’autodimensione a. Ma questo non ` e possibile in quanto l’autodimensione a ` e fissa, cio` e a ` e un numero associato alla matrice A che non cambia nel tempo. Conclusione: dim(C ) = 0 e allora a = n. Quindi una matrice simmetrica ` e diagonalizzabile come conseguenza del teorema fondamentale.

QED

Apendice A. Autovalori reali .

Sia P (X) il polinomio caratteristico della matrice simmetrica A ∈ R n,n e sia λ ∈ C una radice di P (x) = 0. Vogliamo fare vedere che λ ` e un numero reale. Notiamo che questo

`

e equivalente a provare che la parte immaginaria Im(λ) ` e nulla, cio` e Im(λ) = λ−λ 2i = 0.

Quindi basta dimostrare che λ = λ, cio` e che λ ` e uguale al suo coniugato.

Allora se λ ∈ C `e un autovalore, esiste una colonna M ∈ C n,1 tale che:

AM = λM.

Allora la magia consiste nell’usare l’operatore stella , cio` e se M ` e una matrice M := M t . Dunque applicando stella a destra e sinistra risulta:

(AM ) = (λM ) = M A = M A = λM . Notare che A = A poich´ e A ` e reale e simmetrica.

Quindi moltiplicando per M segue che

λM M = M AM = λM M

poich´ e M 6= 0 risulta M M 6= 0 da cui segue che λ = λ ∈ R.

QED

References

[Arnold] Arnold, V.I.: Lectures on Partial Differential Equations , Springer Universitext 2004.

[McSi] McQuarrie, D.A. and Simon, J.D.: CHIMICA FISICA Un approcio molecolare

, Trad. di M. Roncaglia, revisione di C. Galli. Ed. Zanichelli, 2000.

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