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RELAZIONE GEOLOGICA DI FATTIBILITA’ RELAZIONE GEOLOGICA RELAZIONE GEOTECNICA

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194-06-20

Regione Lombardia

COMUNE DI TREVIGLIO

Provincia di Bergamo

(Zona sismica 3 - D.G.R. 11 luglio 2014, n. 2129)

Complesso industriale Officine V. Villa Officine V. Villa s.p.a. – Via Dante Alighieri

RELAZIONE GEOLOGICA DI FATTIBILITA’

RELAZIONE GEOLOGICA RELAZIONE GEOTECNICA

IL GEOLOGO DR GIOVANNI BASSI

Novembre 2020

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PREMESSA

E’ in progetto la costruzione di un nuovo capannone ad uso industriale per Officine Villa spa in territorio di Treviglio, via Dante Alighieri, individuata in Allegato 1, Corografia e Allegato 2 Estratto di mappa.

Al fine di determinare le caratteristiche geologiche, sismiche e geotecniche del terreno di sito si sono eseguite n. 4 prove penetrometriche dinamiche (SCPT) e considerato un’indagine sismica MASW eseguita in prossimità dell’area in esame.

Il Comune è dotato di PGT con Componente geologica.

La seguente perizia è eseguita avendo come riferimento le seguenti norme nazionali e regionali e comunali:

- DPR 380/2001 -Testo unico per le costruzioni;

- DM 17/01/2018 - Norme tecniche per le costruzioni;

- LR 33/2015 - Disposizioni in materia di opere o di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche;

- DGR 5001/2016 - Approvazione delle linee di indirizzo e coordinamento per l’esercizio delle funzioni trasferite ai comuni in materia sismica;

- LR 12/2005 - Legge per il governo del territorio;

- DGR 2616/2011 - Aggiornamento dei ‘Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del piano di governo del territorio;

- Norme Geologiche di Piano (PGT).

Le seguenti relazioni sono conformi a quanto prescritto da DGR 30/03/2016 n. X/5001

“Approvazione delle linee di indirizzo e coordinamento per l’esercizio delle funzioni trasferite ai comuni in materia sismica” e sono conformi alle Norme Geologiche di Piano (PGT).

Figura 1 - Immagine satellitare con coordinate geografiche

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RELAZIONE GEOLOGICA DI FATTIBILITA’

Secondo la componente geologica del PGT di Treviglio l’area in esame è caratterizzata da limitazioni di carattere geotecnico con Classe di fattibilità geologica 2b – modeste limitazioni.

Il territorio di Treviglio è inserito in Zona sismica 3 (medio pericolo sismico)1.

Figura 2 - Estratto da Carta di Fattibilità Geologica PGT 2010

RELAZIONE GEOLOGICA

La relazione che qui segue discute le condizioni geologiche e sismiche del sito e contiene il modello geologico di riferimento.

1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO

L’evoluzione geologica del settore della Pianura Padana in cui è inserito il comune di Treviglio al confine con Castel Rozzone, è legata allo sviluppo della catena alpina inizialmente, e in seguito di quella appenninica, rappresentando l’inizio avanfossa del sistema alpino. Questa depressione è caratterizzata da un profilo asimmetrico con minore inclinazione del lato settentrionale rispetto a quello meridionale. Dal Pliocene (5.3 milioni di

1 D.G.R. 11 luglio 2014, n. 2129.

Area in esame

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anni fa) ad oggi, questa depressione è stata progressivamente colmata da sedimenti in parte marini ed in parte continentali, di elevato spessore, mostrando un’elevata subsidenza.

In particolare l’area in esame appartiene alla media pianura bergamasca, collocandosi nel Livello Fondamentale della Pianura, collocandosi a circa 7 km ad ovest del fiume Adda; il sistema dei suoi terrazzi morfologici costituisce un elemento morfologico importante per l’area in esame.

Inoltre si segnala che l’area rientra nell’unità Post-Glaciale – facies fluviali, caratterizzate da depositi ghiaiosi con matrice sabbiosa a supporto clastico e depositi superficiali limoso argillosi tipici di ambiente fluviale.

Figura 3 - Estratto da Carta geologica - geomorfologica PGT 2010

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2. CARATTERISTICHE LITOLOGICHE E GEOTECNICHE DEI TERRENI

Si descrivono, nel capitolo che qui segue, le caratteristiche litologiche e geotecniche del sito. L’indagine geognostica, due prove penetrometriche dinamiche, eseguite con penetrometro pesante in Figura 1, si sono spinte alla profondità di –4.00 m da p.c. La falda il 03/11/2020 non è stata riscontrata a fondo foro.

Le 4 prove penetrometriche sono qui di seguito analizzate e descritte evidenziando gli strati (spessore d’influenza) che governano la scelta della grandezza relativa della potenziale superficie di rottura e di conseguenza del valore caratteristico da assumere, in relazione alle dimensioni delle fondazioni superficiali di progetto. Le elaborazioni delle prove penetrometriche sono riportate in Allegato 3.

Figura 4 - Modello Penetrometro superpesante per prove dinamiche e statiche

SCPT1

Profondità Litologia Np medio φ

0,00-1,20 sabbia fine 3 26°

1,20-3,00 sabbia media con ghiaietto 13 32°

3,00-4,00 ghiaia e sabbia 47 40°

Livello falda: non segnalata

SCPT1

Profondità Litologia Np medio φ

0,00-1,20 sabbia fine 3 26°

1,20-1,60 sabbia media con ghiaietto 13 32°

1,60-2,60 ghiaia e sabbia 49 41°

Livello falda: non segnalata

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SCPT3

Profondità Litologia Np medio φ

0,00-1,00 sabbia fine 4 27°

1,00-1,60 sabbia media con ghiaietto 21 34°

1,60-2,40 ghiaia e sabbia 51 42°

Livello falda: non segnalata

SCPT4

Profondità Litologia Np medio φ

0,00-1,80 sabbia fine 2 25°

1,80-3,00 sabbia media con ghiaia 18 32°

3,00-3,40 ghiaia e sabbia 66 43°

Livello falda: non segnalata

Dalle prove si evince presenza di ghiaie addensate già in prossimità della superficie e bipartizione negli stati superficiali con depositi sabbiosi e ghiaietto fino a -1.60/3.00 m da p.c.; al di sotto l’addensamento aumenta fino a rifiuto.

3. STIMA DELL’AZIONE SISMICA LOCALE

Il territorio di Treviglio è in Zona sismica 3 (medio pericolo sismico). Con l’entrata in vigore del D.M.14.01.2008 e del successivo D.M. 17.01.2018 la stima della pericolosità sismica è definita con approccio “sito dipendente”. Regione Lombardia e il PGT (2007) definiscono lo scenario di pericolosità sismica locale Z4a che associa “la bassa pianura parte integrante dell’immenso fondovalle costituito dalla Pianura Padana (PSL Z4a); quindi di

“default” tutta l’area comunale verrà dunque associata alla PSL Z4a (Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o fluvio-glaciali granulari e/o coesivi”. Quindi gli effetti possibili degli scenari di pericolosità sismica locale evidenziati sono i seguenti:

amplificazioni litologiche e geometriche (Z4A).

Definizione dell’accelerazione orizzontale propria del sito (Ag):

Applicando le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC18), per definire principalmente l’accelerazione orizzontale propria del sito, si introduce un sisma di progetto, considerando punti di ancoraggio (nodi) di una rete di 4 km di lato. Sono introdotti gli Stati Limite sismici probabilistici e l’intensità della componente orizzontale del sisma è trattata come campo aleatorio (in ogni punto del territorio il sisma è rappresentato da una variabile aleatoria).

Qui di seguito sono definiti i parametri da inserire nella NUOVA VERSIONE SPETTRI DI RISPOSTA VER.1.03 del programma sperimentale che fornisce gli spettri di risposta rappresentativi delle componenti (orizzontali e verticale) delle azioni sismiche di progetto per il generico sito del territorio nazionale, fornito dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la verifica geotecnica in aree sismiche e secondo le Norme Tecniche per le Costruzioni.

Il D.M. 17.01.18 classifica la struttura e il sito in esame come:

- categoria topografica T1 (orizzontale);

- edificio con vita nominale della struttura Vn = 50 anni;

- classe d’uso (classe di importanza secondo EC8): II;

- coefficiente d’uso Cu = 1;

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- periodo di riferimento per l’azione sismica: Vr = Vn x Cu = 50 x 0.7 = 35 (anni);

- coordinate geografiche del sito: (WGS84 GD) 45.552767 N, 9.611276 E.

Qui di seguito sono trascritti i dati utili per i calcoli relativi all’ipotesi di fondazione (Tabella 1).

Tabella 1

Dove si ha che:

Ag: accelerazione orizzontale massima al sito (SLV: 0,107g);

F0: valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale;

Tc: periodo di inizio tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale;

SLO: stato limite di operatività;

SLD: stato limite di danno;

SLV: stato limite di salvaguardia della vita;

SLC: stato limite di prevenzione del collasso.

Stima delle Vs30 e degli effetti litologici:

Si considera una linea simica MASW eseguita in prossimità dell’area in esame. Le MASW sono un metodo sismico che permette di ricavare, da misure in situ, profili di velocità delle onde trasversali (onde S). La norma sismica in vigore chiede la determinazione della categoria del sottosuolo sismico del sito mediante la determinazione di Vs30 (Vs30=30/Σi=1,Nh1/V1: velocità equivalente delle onde S nei i primi 30 metri di profondità). I dati sono acquisiti dalla superficie topografica, con sismografi e geofoni verticali, usata nella sismica a rifrazione, che registrano dati con energizzazioni del terreno. A seconda delle caratteristiche del sottosuolo, della lunghezza dello stendimento e del numero di sensori impiegati il metodo permette di determinare la velocità delle onde trasversali Vs per profondità da alcune decine di metri a 100 m.

L’approfondimento geofisico è finalizzato all’analisi del rischio sismico, misura le velocità nel sottosuolo delle onde di taglio (Vs30). Successivamente alla rilevazione di campagna si è proceduto all’elaborazione dei dati con ricostruzione del periodo naturale di oscillazione del sito in discussione e del fattore di amplificazione sismica locale (Fa), utilizzando i metodi indicati da Regione Lombardia e dal D.M. 17.01.18.

I dati individuati con le indagini sismiche effettuate (velocità, m/s e profondità, m) dei singoli strati sono compendiati in Tabella 2.

STATO LIMITE

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Schematizzazione del modello geofisico Strato sismico

Profondità (m)

da a

Velocità ‘media’ onda taglio dello strato

Vs m/sec

Periodo T (Singolo strato)

1 0 0.9 157 0.023

2 0.90 2.90 270 0.030

3 2.9 6.40 450 0.031

4 6.40 19 620 0.081

5 19 30 650 0.068

6 30 35* 750* 0.027

7 35* 45* 830* 0.048

Tabella 2 – Distribuzione verticale delle Vs

Figura 5 – Grafico velocità/profondità onde di taglio Vs

Linea Vs30 Suolo sismico Periodo Fa (01-0.5 s) Fa (>0.5 s)

Castel Rozzone 516 B 0.54 1.39 1.12

Fa di riferimento Regione Lombardia 1.5 1.7

Tabella 3 – Distribuzione verticale delle Vs

I terreni indagati appartengono al Suolo sismico B (depositi di sabbie o ghiaie addensate, o argille molto consistenti con spessori di diverse decine di metri, caratterizzate da graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità).

I valori di amplificazione locale (Fa) assegnati da Regione Lombardia al territorio comunale sono: 1.5 per edifici con 0.1 < T < 0.5 s e 1.7 per edifici con T > 0.5 s.

Il risultato definitivo è che i valori Fa calcolati sono inferiori o uguali alle soglie di Regione Lombardia (D.G.R.L. 28.05.08, N. 8/7374 ess.mm.), sia per edifici con periodo compreso tra 0.1 e 0.5 s sia per quelli con periodo superiore. Pertanto nell’area indagata si adotteranno, per entrambe le tipologie di edifici, gli spettri di norma relativi al suolo sismico B.

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4. MODELLO GEOTECNICO DI RIFERIMENTO

Il modello geologico di riferimento (NTC D.M. 17.01.18), relativo al sito in discussione, considerando il contesto geologico locale in cui si inserisce, è definito descrivendo le litozone individuate.

Il modello geotecnico sulla base delle prove considerate, considerando il contesto geologico regionale in cui si inserisce (Livello Fondamentale della Pianura, unità Post- Glaciale, facies fluviale prevalentemente ghiaiosa), è riassunto come qui segue:

Litozona A: al di sotto della copertura mediamente addensata (0.40/0.60 m) fino a 1.00/1.80 m da p.c., depositi sabbiosi fini con limo, con basso addensamento (φ da 25° a 26°);

Litozona B: dal letto della litozona A fino a 3.00 m da p.c., costituita da sabbia media e addensata soprattutto a profondità maggiori, φ (condizioni granulari) da 32° a 34°;

Litozona C: dal letto della litozona B fino alla massima profondità indagata (-4.00 m da p.c.), costituita da ghaie e ghiaia e sabbia addensata, φ (condizioni granulari) da 40° a 43°.

La falda superficiale non è stata riscontrata, dai dati bibliografici si presume essere a - 14.00/15.00 m da p.c.

Sulla base dei dati geognostici e di quelli prodotti dall’analisi geofisica si definisce, nella seguente Tabella 4, il modello geologico - geofisico di riferimento, con evidenziate le litozone, i relativi angoli di attrito interno, la velocità Vs30 e il suolo sismico:

Spessore indicativo (m) Litozona ∆ φ Vs30 (m/s) Suolo

sismico Ag (SLV)

0.40/0.60-1.00/1.80 A 25°- 26°

516 B per verifica

SLU 0.107g

1.00/1.80-3.00 B 32°- 34°

3.00-4.00 C 40°- 43°

Tabella 4 - Modello geologico – geotecnica.

6. VERIFICA IPOTESI DI FONDAZIONE

Qui di seguito sono trattate, al fine di valutare in via preliminare la capacità portante dei terreni superficiali caratterizzati con indagine geognostica, la seguente ipotesi di fondazione:

Plinto 3.80 x 3.80 m2, piano di posa -1.50 m da p.c.

Si discute, con il metodo degli stati limite2.

2 Le nuove norme antisismiche, abbandonando il metodo delle tensioni ammissibili, introducono la verifica agli stati limite (come da Eurocodici EC7-EC8), estendono la zonazione sismica a tutto il territorio nazionale. La distinzione sostanziale tra calcolo a rottura e metodo semiprobabilistico agli stati limite è la seguente: il primo accerta che le sollecitazioni d’esercizio non siano superiori a quelle di rottura, divise per l’unico coefficiente di sicurezza (n=3), con il metodo semiprobabilistico si scinde l’unico coefficiente di sicurezza n in più coefficienti. Affinché una fondazione sia verificata, nei riguardi della rottura generale, per tutte le combinazioni di carico relative allo Stato Limite Ultimo (SLU), deve essere soddisfatta la disuguaglianza: Ed≤Rd dove Ed è il carico di progetto allo SLU, normale alla base della fondazione, comprendente anche il peso della fondazione stessa, mentre Rd (o Qamm) è il carico limite di progetto della fondazione nei confronti di carichi normali e dell’effetto di carichi inclinati o eccentrici. Il carico di progetto (SLU), fornito dal progettista, rappresenta il carico reale della costruzione; questo carico deve essere minore del carico limite della fondazione. Nel caso in discussione, si utilizza un carico di primo intento progettuale. Nella formula generale per il calcolo del carico limite, sono indicati 3 fattori correttivi sismici Zγ, Zc, Zq (Paolucci e Pecker), dipendenti dall’azione sismica, con relativo livello di pericolosità e dal tipo di terreno di fondazione, ricavati dalla valutazione dell’azione sismica.

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La verifica, relativa all’ipotesi di fondazione considerata, si riferisce alle loro “condizioni normali”, che non necessitano di alcun rinforzo strutturale ed hanno come solo riferimento la portanza del terreno. S’ipotizza che la fondazione risponda in modo solidale alle sollecitazioni della struttura gravante su di essa.

La verifica della capacità portante della fondazione che segue è costituita dalle seguenti 4 fasi:

1) definizione statistica del valore di progetto dell’angolo di attrito φ per le litozone individuate nel modello geologico di riferimento, che sono coinvolte nell’iterazione fra fondazione e terreno di fondazione; essendo piccolo il volume basale interessato si ha che la conseguente superficie di rottura potrebbe svilupparsi interamente all’interno di una zona di strati deboli, non ottenendo compensazione delle fluttuazioni della resistenza del terreno. La valutazione statistica adottata tiene nel dovuto conto questo rischio e ad esso si adegua abbassando sensibilmente il valore dell’angolo di attrito interno (5° percentile della distribuzione normale, per la litozona A dove sarà posta la fondazione);

2) determinazione del carico verticale di progetto (Ed) applicato sulla fondazione da verificare;

3) calcolo della capacità portante della fondazione;

4) verifica agli stati limiti ultimo, secondo la seguente disequazione: Ed < Rd, dove Ed è la componente della risultante delle forze normali agenti sulla fondazione e Rd è il valore di progetto della resistenza del terreno in relazione alla fondazione di progetto.

Per la verifica agli stati limite ultimo si adotta per entrambi i casi l’Approccio 2, combinazione unica, (A1, M1, R3, riportati in NTC18, tabelle 6.2.I, 6.2.II, 6.4.I). Ai carichi (A1) si applica il coefficiente moltiplicativo γf pari a 1.3, ai parametri geotecnici (M1) si applicano i coefficienti riduttivi γm, tutti pari all’unità, al risultato della verifica della capacità portante si applica il coefficiente riduttivo γR, pari a 2.3. Di seguito si riassumono i coefficienti parziali per le azioni (A), per i parametri geotecnici (M) e per le resistenze (R):

Approccio 2 (DA1) combinazione unica

A1= 1.3 M1= 1 R3=2.3

1) Definizione statistica del valore di progetto dell’angolo di attrito φ per le litozone specifiche individuate nel modello geologico di riferimento.

Applicando il metodo indicato dal D.M. 17.01.18, si ricavano valori caratteristici applicando l’analisi statistica per parametri geotecnici rilevati e che seguono una distribuzione normale. Considerando le fondazioni di progetto, l’ipotetica superficie di rottura sarà piccola; di conseguenza si ricava il seguente valore di progetto “Xd” da utilizzare nella verifica per gli stati limite. Qui di seguito è illustrato il calcolo del valore di progetto “Xd” dell’angolo di attrito interno φ mediante analisi statistica.

Valori caratteristico e di progetto di φ in litozona A (profondità indicativa 2.00-3.00 m):

5° percentile distribuzione della media-POCHI DATI Per grandi volumi di rottura e distribuzione normale

(Ciò avviene in genere nelle fondazioni superficiali, specie quando B è piccolo)

Parametro φ

dati media dati Xk

32

29.67 28.2 Valore caratteristico

32

COV Φ % Xd

25

3 23.2 Valore di progetto

n° dati 3

σ

≈ 1.645 _

x xk

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σ : deviazione standard Formula indicativa:

COV: coefficiente di variazione

Si assume come valore di riferimento dell’angolo di attrito φ il valore 23.2° (valore di progetto) ottenuti dall’analisi statistica dei dati, in quanto si nota una elevata disomogeneità del primo sottosuolo e scarso addensamento.

2) Determinazione del carico verticale di progetto (Ed) da applicare alla fondazione da verificare: si applica il coefficiente moltiplicativo γf ai carichi applicati che è pari all’unità (tab. 6.2.I, D.M. 14/01/2008, A1).

Ed = 0.56 Kg/cm2 (81.200 daN) fornito dal progettista 3) Calcolo della capacità portante della fondazione:

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Il carico ammissibile (pressione ammissibile, Rd) Qamm = 1.99 Kg/cm2. 4) Verifica agli stati limiti ultimi: Ed < Rd

Dove Ed (componente delle risultanti delle forze agenti sulla fondazione) = 0.56 kg/cm2; Rd

(valore di progetto della resistenza del terreno per la fondazione trattata) = 1.99 kg/cm2

 Ed (0.56 Kg/cm2) < Rd (1.99 Kg/cm2) VERIFICATA

La capacità portante ultima (SLU) della fondazione considerata con piano di fondazione a -1.50 m da p.c. è 1.99 Kg/cm2.

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STIMA DEI CEDIMENTI PER FONDAZIONE SUPERFICIALE (SLE)

Il calcolo dei cedimenti (di consolidazione) riferito alle ipotesi di fondazione, qui di seguito riportato, è relativo alle verticali di prova, ed ha valore indicativo. Il fattore ∆σ è il prodotto del carico ammissibile Qa per un coefficiente di riduzione K che è in funzione della larghezza minima della fondazione e del baricentro dello strato considerato e si ricava dall’abaco di Fadum3; α è un coefficiente correttivo in funzione della litologia dello strato considerato; Mv è il coefficiente di compressibilità volumetrica, Rpm è la resistenza dinamica ipotizzata per gli strati di sottofondazione (Begemann 1965 - Raccomandazioni A.G.I. 1977), mentre il calcolo dei cedimenti viene considerata la verticale di prova SCPT1, descritta precedentemente.

Strato (m) h (m) 4 Rpm

(Kg/cm2) α Mv

(Kg/cm2)- 1 ∆σ (Kg/cm2) ∆hc (cm) 5

Litozona A 1,5 3,0 4,5 56 1,45 0,0123 0,168 0,93

Litozona B 3,0 4,0 7,0 136 1,40 0,0053 0,056 0,21

Cedimenti trascurabili per profondità maggiori. Cedimento totale (cm): 1.14

Aumentando anche di poco il carico sulle fondazioni, considerando la natura poco addensata e poco omogenea degli strati della litozona A si potrebbero avere dei cedimenti imprevisti, non compatibili con le strutture di progetto.

Tabella sinottica capacità portante fondazioni trattata:

Fondazione Profondità (m) Rd (capacità portante)

Cedimento massimo immediato Plinto 3.80 m x 3.80 m 1.50 1.99 Kg/cm2 1.14 cm

Liquefazione: è valutata la probabilità di liquefazione per gli strati di fondazione. Si consideri che usualmente la liquefazione si verifica in depositi recenti di sabbia e sabbia siltosa, che si trovano spesso vicino a fiumi e in presenza di falda (quindi terreni saturi).

Sono suscettibili alla liquefazione soprattutto terreni non coesivi (sabbie e limi) con basso contenuto di fini plastici (meno del 15 %).

Nel caso in esame è possibile escludere la verifica alla liquefazione perché non sussistono le condizioni per cui si possa manifestare (soggiacenza falda >-15.00 m da p.c., resistenza penetrometrica normalizzata (N1)60 > 30).

7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Il sito in discussione è stato indagato sotto l’aspetto geologico e sismico e se ne riassume, in Tabella A, il modello geologico - geotecnico generale:

Il modello geotecnico sulla base delle prove considerate, considerando il contesto geologico regionale in cui si inserisce (Livello Fondamentale della Pianura, unità Post- Glaciale, facies fluviale prevalentemente ghiaiosa), è riassunto come qui segue:

Litozona A: al di sotto del cotico superficiale mediamente addensato (0.40/0.60 m) fino a 1.00/1.80 m da p.c., depositi sabbiosi fini con limo, con basso addensamento (φ da 25° a 26°);

3 Colleselli - Colombo “Elementi di geotecnica”, Zanichelli, ed. II°, pag. 202, fig. 10.6.

4 Spessore strato considerato.

5 Cedimento per ogni singolo strato considerato.

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Litozona B: dal letto della litozona A fino a 3.00 m da p.c., costituita da sabbia media e addensata soprattutto a profondità maggiori, φ (condizioni granulari) da 32° a 34°;

Litozona C: dal letto della litozona B fino alla massima profondità indagata (-4.00 m da p.c.), costituita da ghaie e ghiaia e sabbia addensata, φ (condizioni granulari) da 40° a 43°.

La falda superficiale non è stata riscontrata, ma dai dati bibliografici si presume essere a - 14.00/15.00 m da p.c.

Spessore indicativo (m) Litozona ∆ φ Vs30 (m/s) Suolo

sismico Ag (SLV) Profondità falda

0.40/0.60-1.00/1.80 A 25°- 26°

516 B per verifica

SLU 0.107g

-14,00- 15.00 m

da p.c.

1.00/1.80-3.00 B 32°- 34°

3.00-4.00 C 40°- 43°

Tabella A - Modello geologico – geotecnica.

Il modello geologico generale, oltre a considerare profondità e spessore caratteristico delle litozone individuate, considera anche alcune proprietà geotecniche e geofisiche.

Dal punto di vista sismico per la verifica agli SLU gli strati di fondazione sono associati al Suolo sismico B.

Il Comune è in Zona Sismica 3 (livello di pericolosità medio); l’analisi sismica ha evidenziato, che al terreno di fondazione è associato il suolo sismico B, caratterizzato da periodo S = 1.25; l’accelerazione di riferimento ag, attesa per l’area in esame, secondo il D.M. 17.01.2018, è 0.107g (SLV).

Sono state considerate, in prima approssimazione, le ipotesi di fondazione superficiale a plinto per valutare la capacità portante degli strati superficiali e i relativi cedimenti complessivi.

Nella seguente Tabella B si sintetizzano le caratteristiche relative alla tipologia di fondazione trattata.

Fondazione Profondità (m) Rd (capacità portante)

Cedimento massimo immediato Plinto 3.80 m x 3.80 m 1.50 1.99 Kg/cm2 1.14 cm

Tabella B

I carichi evidenziati sono da considerare riferiti, principalmente, all’iterazione di una determinata fondazione, contraddistinta da caratteristiche progettuali precise (geometria, piano di posa, dimensioni, ecc.) e il terreno. Non sono quindi da considerare come carichi relativi alla capacità portante dei terreni in senso stretto.

Cambiando le caratteristiche progettuali di fondazione, varieranno anche i carichi evidenziati.

I carichi verificati ipotizzano che la fondazione analizzata agisca sul terreno in modo solidale; questo implica che la struttura di base sia sufficientemente rigida in modo tale che le sollecitazioni sul terreno avvengano in modo uniforme, creando compensazione per quelle zone di appoggio in cui il terreno è caratterizzato da minor addensamento e conseguente minor capacità portante.

Per le opere di sbancamento e gli scavi dei condotti di drenaggio, se presenti, si dovrà operare in periodo invernale, quando la falda è alla sua maggior soggiacenza e la

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probabilità di incorrere in falde sospese è minima.

E’ evidente che la litozona A è caratterizzata da basso addensamento e limite inferio9re disomogeneo. In fase esecutiva, si dovrà uniformare se necessario il piano di appoggio della fondazione e bonificare almeno fino a 1.80/2.00 m al di sotto del piano di fondazione con posa successiva di geocomposto stabilizzante a contatto con il terreno naturale e risalire, eventualmente, con terre ghiaioso-sabbiose o materiale di risulta selezionato e verificato secondo la norma vigente che non siano rifiuti (gruppi A1, A2-4, A2-5, A3 norma CNR-UNI10006/63) con stesura successiva in strati da 10-20 cm ognuno dei quali sarà costipato con rulli lisci o gommati (si sconsigliano i rulli vibranti per possibili danneggiamenti dalle vibrazioni degli edifici circostanti) fino alla quota del piano di appoggio previsto per le fondazioni.

IL GEOLOGO dott. Giovanni Bassi 10 novembre 2019

ALLEGATI 1. Corografia.

2. Estratto di mappa.

3. Rapporto prove penetrometriche.

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Riferimenti

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