Regione Veneto Provincia di Treviso
Comune di Trevignano
DISCARICA PER RIFIUTI INERTI DENOMINATA "POSTUMIA 2"
AMPLIAMENTO
PROGETTO DEFINITIVO
RELAZIONE GEOLOGICA
Data: marzo 2010 Cod.: 1423/1
Committente
Progetto e Studio di Impatto Ambientale:
Studio Tecnico Conte & Pegorer
ingegneria civile e ambientale
Via Siora Andriana del Vescovo, 7 – 31100 TREVISO e-mail: [email protected]
tel. 0422.30.10.20 r.a. - fax 0422.42.13.01
Consulenza geotecnica e idraulica:
A2
INDICE
1. PREMESSA ... 3
2. INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO ... 3
3. GEOMORFOLOGIA E PEDOLOGIA ... 3
4. MODELLO GEOLOGICO GENERALE ... 6
4.1 EVOLUZIONE DELLA PIANURA TREVIGIANA ... 6
4.2 CARATTERISTICHE LITOSTRATIGRAFICHE GENERALI ... 10
5. CARATTERISTICHE GEOLOGICHE LOCALI ... 11
5.1 SONDAGGI ... 13
5.2 ANALISI GRANULOMETRICA ... 13
5.3 PROVE PENETROMETRICHE STANDARD SPT ... 16
5.4 REALIZZAZIONE DI NUOVO PIEZOMETRO ... 17
5.5 PROVE DI PERMEABILITÀ LE FRANC ... 18
6. SISMICITÀ DEL SITO ... 20
6.1 PRESCRIZIONI RELATIVE AI TERRENI DI FONDAZIONE ... 20
6.2 CATEGORIE DI SUOLO DI FONDAZIONE ... 20
6.3 CALCOLO DEI PARAMETRI SISMICI ... 21
6.4 VERIFICA ALLA LIQUEFAZIONE ... 24
7. IDROGRAFIA E IDROGEOLOGIA ... 25
7.1 RICARICA DELL’ACQUIFERO ... 26
7.2 IDROGEOLOGIA LOCALE ... 29
7.2.1 andamento della falda nel tempo ... 32
7.2.2 quota della massima escursione di falda ... 39
7.2.3 Pozzi di approvvigionamento idrico-potabile ... 43
1. PREMESSA
Durante l’indagine sono stati esaminati gli aspetti geologici, morfologici, geotecnici ed idrogeologici dell'area.
L'indagine si è sviluppata secondo la seguente procedura:
• reperimento dati bibliografici e storici: in cava erano già presenti 5 piezometri di cui uno attrezzato da ARPAV per il monitoraggio continuo dei livelli freatimetrici.
• dettagliata indagine geologica in sito mediante l’esecuzione di:
- Realizzazione di 3 sondaggi a carotaggio profondi 10 m;
- Realizzazione di un sondaggio a distruzione di nucleo profondo 31 m - Installazione di 1 piezometri
- Misurazioni del livello freatico
• esame dell’ idrografia superficiale locale.
2. INQUADRAMENTO TOPOGRAFICO
L'area oggetto del presente studio ricade nel Comune di Trevignano, a sud del centro abitato.
Le quote del piano campagna variano tra 70 m s.l.m. a nord della cava e 66 m s.l.m. a sud della cava.
3. GEOMORFOLOGIA E PEDOLOGIA
L'area interessa un territorio pianeggiante ricadente nell'Alta Pianura Trevigiana, caratterizzata da lineamenti dolci ed uniformi, anche se l'intervento antropico, soprattutto a causa della fitta rete viaria e dello sfruttamento intensivo del suolo a fini agricoli e dell’estrazione di ghiaia, ha in gran parte obliterato gli originali lineamenti morfologici.
I terreni circostanti sono attualmente ad uso agricolo.
La litologia dell'area è nota nei suoi caratteri generali dalla bibliografia e da tutta una serie di indagini condotte in zona per studi di carattere stratigrafico ed idrogeologico.
Il modello ormai riconosciuto come pienamente attendibile indica la presenza di un materasso di depositi prevalentemente ghiaiosi e sabbiosi con spessori decrescenti verso Sud-Est.
L' andamento del piano campagna e la morfologia dell'area sono infatti ricollegabili all'azione deposizionale delle acque provenienti dal fiume Piave; i ripetuti apporti di materiale ghiaioso e sabbioso, inizialmente di tipo fluvioglaciale e successivamente di tipo prettamente fluviale, si sono deposti formando un’ampia conoide ghiaiosa e creando un materasso alluvionale che può essere considerato sostanzialmente omogeneo.
Nella figura che segue si riporta un estratto della carta dei suoli della provincia di Treviso realizzata dall’Osservatorio Regionale Suolo dell’ARPAV di Castelfranco Veneto su finanziamento della Provincia di Treviso, su rilevamenti compiuti tra il 2003 ed il 2007.
Figura 1Estratto della carta dei suoli della provincia di Treviso.
I suoli circostanti l’area di cava appartengono alla alta pianura antica (pleistocenica) si tratta di suoli fortemente decarbonatati con accumulo di argilla a evidente rubefazione.
Da indagini condotte in sito su campioni di terreno agrario prelevati nella zona si ha:
TA1: scheletro 45%, terra fine 55%, sabbia 52,3%, limo 39,8 %, argilla 7,9%
TA2: scheletro 46,5%, terra fine 53,5%, sabbia 38%, limo 44,3 %, argilla 17,7%
TA3: scheletro 61,3% , terra fine 38,7%, sabbia 47%, limo 41,3 %, argilla 11,7%
Si tratta di un terreno a medio impasto con scheletro tra il 45 ed il 61%, il fine è costituito in prevalenza da sabbia (47-53%), limo (39-44%) ed argilla (8-17%).
Questi terreni sono il risultato della deposizione delle correnti glaciali nella fase di regresso del ghiacciaio del Piave. La natura prevalentemente ghiaiosa è stata intaccata dagli agenti atmosferici che, con il concorso della sostanza organica, hanno formato uno strato di prodotto terroso rossastro noto con il nome di ferretto.
Nel terreno naturale la terra fine è commista a ciottoli residui dell’alterazione nella misura del 40-60%, in prevalenza di natura calcareo dolomitica, accanto a questi si rinvengono elementi di origine sedimentaria ed eruttiva.
4. MODELLO GEOLOGICO GENERALE
L’area di studio appartiene all’alta pianura alluvionale veneta, nel comune di Trevignano, a Nord di Treviso.
E’ delimitata a Nord dal Montello, modesto rilievo costituito da rocce conglomeratiche di età messiniana, ad elementi prevalentemente calcareo-dolomitici.
Il sottosuolo risulta costituito da un materasso prevalentemente alluvionale, formatosi per apporto del fiume Piave, il cui spessore è stimato tra i 10-20 metri in prossimità del Montello e dei colli e in oltre 200 m nella parte meridionale del territorio comunale. I caratteri granulometrici del materiale e la successione stratigrafica dei vari livelli variano sia da zona a zona, sia con la profondità.
4.1 EVOLUZIONE DELLA PIANURA TREVIGIANA
Per comprendere l’assetto idrogeologico del Comune di Trevignano è fondamentale chiarire le fasi genetiche plioceniche e oligoceniche della pianura trevigiana.
La pianura alluvionale compresa tra gli attuali corsi dei fiumi Brenta e Piave, è costituita da tre grandi conoidi alluvionali, i cui sedimenti sono di natura prevalentemente carbonatica (20-35% di carbonati i depositi del Brenta, più del 40% quelli del Piave – Jobstraibizer et al., 1973).
Schema geomorfologico della pianura veneta centrale
Il conoide più occidentale (conoide di Bassano) ha l'apice allo sbocco della valle del Brenta (Valsugana), presso Bassano del Grappa. Si tratta di un conoide, con allungamento approssimativamente in senso NO-SE, ora non più attivo che costituisce un lembo di pianura tardo-pleistocenica.
Il sito in esame ricade nella porzione centrale del conoide costituito da due lobi coalescenti, con gli apici ubicati rispettivamente a ovest della collina di Biadene, e nel varco tra questo colle isolato e il rilievo del Montello, presso Montebelluna. Questo sistema deposizionale (conoide di Montebelluna) era alimentato da rami di un "paleo-Piave" che giungevano in pianura ad Ovest del Montello, invece che ad Est come avviene attualmente. Di ambedue i lobi, orientati complessivamente N-S, le uniche porzioni affioranti sono quelle prossimali, costituite quasi esclusivamente da ghiaie, mentre le propaggini medio-distali sono sepolte al di sotto dei depositi del conoide di Bassano. L'età di disattivazione del conoide di Montebelluna non è nota con certezza, ma da evidenze stratigrafiche risulta essere probabilmente precedente all'ultimo massimo glaciale avutosi 20.000 - 18.000 anni da oggi.
All'estremità orientale della collina del Montello è ubicato l'apice del conoide del Piave attuale (conoide di Nervesa), formatosi durante l'Olocene.
I conoidi di Bassano e di Nervesa si estendono per decine di chilometri dalle pendici delle Prealpi Venete fino al margine lagunare veneziano e alla costa adriatica, con pendenze che giungono a 6‰ all'apice e scendono a valori inferiori a 1‰ nelle estreme propaggini distali.
La storia evolutiva dall’ultima glaciazione ai tempi attuali può essere così riassunta:
Fase anaglaciale: nel corso dell’espansione e della fase di massima intensità dell’ultima glaciazione (anaglaciale Würmiano, 31.000 anni fa), una spessa coltre di detriti grossolani venne distribuita a ventaglio sulla pianura, formando una grande conoide con vertici a Caerano, Nervesa ed altri verso est. Questi erano legati alle varie fronti del ghiacciaio del Piave, le quali determinavano grandi correnti fluvioglaciali che trascinavano verso sud i materiali trasportati (figura 2).
Fase cataglaciale: il ghiacciaio cominciò a ritirarsi (18.000 anni fa), le varie correnti diminuirono d’intensità, tranne quella in uscita da Nervesa, che determinò la formazione di una seconda conoide, interconnessa e sovrapposta alla prima, con vertice a Nervesa e limitata ad ovest dal torrente Giavera e ad est dal torrente Monticano.
Fase postglaciale: su questa seconda conoide (10.000 anni fa) il Piave ha divagato incidendo e ridepositando sulle vecchie alluvioni. Le singole correnti più veloci hanno lasciato lunghe strisce ghiaiose che ancora oggi si osservano.
Nella figura sottostante sono rappresentate le correnti fluvioglaciali würmiane (frecce continue), le correnti più recenti (frecce tratteggiate) e il limite della seconda conoide (linea tratteggiata)
Figura 3 Morfologia attuale dell'alta pianura trevigiana. (da Comel, 1971; modificato)
Il divagare è stato poi progressivamente ridotto dall’intervento dell’uomo, infatti, la necessità di proteggere Treviso, ha motivato la costruzione, dal Medio Evo al 1800, di
argini, seppure discontinui. Poi, nello Stato unitario, si è provveduto alla costruzione di arginature continue dai rilievi fino al mare.
Nella figura 3, il limite del più recente cono di deiezione distingue l’area soggetta alle più recenti divagazioni del Piave, dall’area interessata dall’alluvionamento pleistocenico. I terreni superficiali, di conseguenza, mostrano caratteristiche diverse a seconda della loro età e delle caratteristiche del substrato. I terreni più antichi, ad ovest del limite, risultano ferrettizzati (ricchi in minerali argillosi e idrossidi di ferro, caratterizzati da un colore rossastro tipico) e hanno uno spessore medio di 50 cm. I terreni più recenti, compresi tra i limiti della conoide, hanno preponderanza di sabbia e limo mentre la frazione argillosa è circa il 10%. Lo spessore medio di questi terreni è di 30 cm.
4.2 CARATTERISTICHE LITOSTRATIGRAFICHE GENERALI
Le stratigrafie che rappresentano la zona in esame indicano che da monte verso valle vi è una netta classazione granulometrica dei sedimenti, associata a variazioni nella morfologia della pianura.
L’Alta Pianura si estende per una fascia larga mediamente una decina di chilometri ed è caratterizzata da un materasso alluvionale esteso dalla «fascia delle Risorgive» fino a ridosso dei rilievi prealpini e costituito quasi esclusivamente da ghiaie con matrice sabbiosa grossolana, per spessori di alcune centinaia di metri (300-400 m); intercalate a tali ghiaie si possono rinvenire delle sottili lenti sabbiose, talora limose, con potenza decimetrica. Nel sottosuolo è presente un acquifero unico, indifferenziato.
Nella figura che segue viene riportata una sezione schematica dell’assetto del substrato che si estende dalle pendici del Montello fino a Quinto di Treviso. L’area in esame ricade nella porzione centrale-settentrionale dell’Alta pianura.
Figura 4 sezione dell'alta pianura trevigiana.
Le dimensioni medie delle ghiaie permettono di classificarle come ghiaie grossolane con ciottoli.
A profondità maggiori aumenta la presenza di sabbia e la dimensione media della ghiaia tende a scendere.
Data la loro origine i sedimenti quaternari hanno localmente composizione granulometrica variabile sia in senso verticale che laterale e quindi tra le ghiaie più o meno sabbiose dominanti compaiono localmente livelletti o lenti di sabbia od anche livelli o lenti limoso- argillosi e sottili intercalazioni argillose.
Questi sedimenti fini presumibilmente provengono dalle alterazioni dei conglomerati del Montello e costituiscono eventi eccezionali.
5. CARATTERISTICHE GEOLOGICHE LOCALI
Le caratteristiche geologiche in corrispondenza del sito indicano la presenza un materasso costituito da depositi grossolani sciolti di natura ghiaioso-sabbiosa.
Secondo la Carta Geologica d'Italia, foglio 38 "Conegliano", il territorio in esame è caratterizzato da alluvioni fluvioglaciali, riferibili alla glaciazione Wurm.
Figura 5 Estratto della Carta Geologica d'Italia, Foglio 38 "Conegliano".
La stratigrafia del sottosuolo nei primi 30 m dal piano campagna è visibile dalle scarpate della cava stessa. I terreni in sito sono ghiaie medie e grosse con ciottoli in abbondante matrice sabbiosa limosa, addensate. La composizione mineralogica delle ghiaie vede la presenza di più del 60% di calcari e dolomie e a decrescere di porfidi, graniti, scisti, calcari selciferi e arenarie.
In sito sono stati realizzati nel mese di novembre tre sondaggi a carotaggio continuo sul fondo cava profondi 10 metri.
Le prove penetrometriche dinamiche SPT in foro indicano che le ghiaie sono molto addensate, infatti, il numero di colpi per infiggere la punta dello strumento di soli 6-7 cm è di oltre 50.
5.1 SONDAGGI
Le stratigrafie derivate dai sondaggi realizzati a partire dalle quote del piano campagna sono rappresentative per i primi 10 m di sottosuolo.
S1:
Da 0 a 8,0 m ghiaia media e grossa arrotondata poligenica e ciottoli in matrice sabbiosa marrone chiaro
Da 8,0 a 10,0 m ghiaia media e grossa arrotondata poligenica e ciottoli in abbondante matrice limosa sabbiosa marrone chiaro
S2:
Da 0 a 4,6 m ghiaia media e grossa arrotondata poligenica e ciottoli in matrice sabbiosa marrone chiaro
Da 4,6 a 5,0 m ghiaia media e grossa arrotondata poligenica e ciottoli in matrice limosa sabbiosa marrone chiaro
Da 5,0 a 7,3 m ghiaia media e grossa arrotondata poligenica e ciottoli in matrice sabbiosa marrone chiaro
Da 7,3 a 8,0 m ghiaia media e grossa arrotondata poligenica e ciottoli in matrice limosa sabbiosa marrone chiaro
Da 8,0 a 9,6 m ghiaia media e grossa arrotondata poligenica e ciottoli in matrice limosa sabbiosa marrone chiaro
S3:
Da 0 a 3,0 m ghiaia media e grossa arrotondata poligenica e ciottoli in matrice limosa sabbiosa marrone chiaro
Da 3,0 a 10,0 m ghiaia media e grossa arrotondata poligenica e ciottoli in matrice sabbiosa marrone chiaro
5.2 ANALISI GRANULOMETRICA
Nell’ambito dello studio per il progetto di ampliamento della cava sono stati prelevati dal fronte di avanzamento campioni di ghiaie che sono stati sottoposti ad analisi granulometrica per setacciatura.
La setacciatura, che riguarda i terreni a grana grossa, avviene attraverso vagli di diversa maglia. I risultati vengono riportati in una curva di distribuzione secondo le dimensioni.
La percentuale P% più fine di una certa dimensione è riportata in ordinate in scala naturale, mentre il corrispondente diametro dei granuli è riportato in ascissa in scala logaritmica. La forma della curva è indicativa della distribuzione percentuale, e l’andamento può essere espresso dal coefficiente di uniformità U dato dal rapporto tra il diametro corrispondente al passante 60% ed il diametro corrispondente al passante 10%.
Nella tabella sottostante viene riportato il risultato.
Tabella 1 Risultati analisi granulometriche
SABBIA% GHIAIA%
fine media grossa fine grossa U
minimo 2 5 8 23 60 16
massimo 5 4 6 35 45 28
Le curve granulometriche permettono di classificare il materiale come ghiaia media e grossa con sabbia.
In particolare la ghiaia rappresenta mediamente il 80% in peso dei campioni, con percentuale di sabbia del 15%.
5.3 PROVE PENETROMETRICHE STANDARD SPT
La prova penetrometrica S.P.T. (Standard Penetration Test) è un tipo particolare di prova penetrometrica che misura il numero di colpi necessario per infiggere il campionatore standard per la profondità di 30 cm, (1 piede) battendo con un maglio del peso fisso di 63,5 kg con un’altezza di caduta pari a 76,2 cm. La prova viene eseguita sul fondo del foro di sondaggio infiggendo il campionatore per 45 cm e considerando solo il numero di colpi relativo all’ultimo tratto di infissione di 30 cm.
Si tratta quindi di una prova empirica standardizzata che, attraverso tabelle e diagrammi elaborati da studiosi americani, permette una correlazione tra risultati della prova e caratteristiche del terreno e carico ammissibile.
Le prove sono state effettuate nei vari sondaggi alle seguenti profondità con i relativi risultati:
Tabella 2 Risultati delle prove SPT
Profondità di
esecuzione (m da p.c.)
N° di colpi per l’infissione dei primi 15 cm
N° di colpi per l’infissione degli ultimi due tratti da 15 cm
N° di colpi
da usare per le correlazioni
S1 4,00 >50 (3 cm) - >50
7,00 >50 (7 cm) - >50
S2 3,00 >50 (4 cm) - >50
8,50 >50 (6 cm) - >50
S3 2,00 >50 (5 cm) - >50
6,50 >50 (7 cm) - >50
Nella tabella sottostante vengono riportate le correlazioni tra numero di colpi necessario per l’infissione dell’ultimo tratto di 30 cm (piede) ed angolo di attrito.
Tabella 3 Tabella di correlazione N° colpi da SPT/angolo di attrito
Terreno
Penetrometro
standard N° di colpi per piede
Angolo di attrito
Molto
sciolto <4 <30°
Sciolto 4 – 10 30° - 35°
Compatto 10 – 30 35° - 40°
Denso 30 – 50 40° - 45°
Molto
denso >50 >45°
Dalle prove effettuate risulta quindi che i materiali che costituiscono il sottosuolo dell’area indagata sono molto addensati ed hanno un angolo di attrito che supera i 45°.
5.4 REALIZZAZIONE DI NUOVO PIEZOMETRO
Oltre ai tre sondaggi sul fondo cava è stato realizzato un piezometro (P6) lungo la rampa di accesso al fondo cava fondo cava, profondo 31 m .
Il sondaggio è stato realizzato a distruzione di nucleo, all’interno è stato posto un tubo in pvc con diametro di 4 pollici filtrato tra –19 e –31 m da p.c..
Il rilievo topografico ha fornito le seguenti quote:
RILIEVO 24/11/09 udm P6
coordinata x m 1739413,399 coordinata y m 5068203,523 Quota pozzetto m s.l.m. 47,020 Quota prolunga m s.l.m. - Quota bocca pozzo m s.l.m. 46,661 Quota pc m s.l.m. 46,200
Figura 6 Nuovo piezometro.
5.5 PROVE DI PERMEABILITÀ LE FRANC
Per valutare la permeabilità dei terreni sondati è stata effettuata una prova di permeabilità in foro tipo “Le Franc”. Si tratta di prove che vengono effettuate all’interno del foro di sondaggio rivestito fino ad una certa profondità da bocca pozzo, lasciando un tratto di prova libero ed introducendo in foro acqua, si misura poi la portata d’acqua necessaria a mantenere costante il livello nel pozzo. La prova è stata effettuata nel piezometro P2.
Dati:
portata estratta 2,48 litri/sec portata estratta 0,00248 mc/sec
livello statico -33,74 m
livello dinamico -33,95 m
depressione 0,21 m
Formula:
K = Q/F*Hc con
Q = portata estratta 0,00248 mc/sec
Hc=depressione 0,21 m
F=coefficiente di forma* 0,27 m *(2,75xDiametro pozzo = 0,27)
Risultato:
K = 0,04374 m/sec
DATI PROVA DI PERMEABILITA'
Il valore di permeabilità è caratteristico delle ghiaie sabbiose.
I valori riscontrati permettono un buon drenaggio.
Figura 7 Valori indicativi del coefficiente di permeabilità K per vari terreni. (da Elementi di geotecnica.
P.Colombo)
6. SISMICITÀ DEL SITO
Secondo l’Ordinanza n. 3274 del 20/03/03 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica” il comune di Trevignano viene a ricadere in zona 3.
L’ordinanza prevede che per la zona 3 si adottino valori di accelerazione orizzontale con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni entro il range di 0,05-0,15 ag/g e accelerazione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta elastico pari a 0,15 ag/g.
6.1 PRESCRIZIONI RELATIVE AI TERRENI DI FONDAZIONE
Secondo la normativa nelle zone sismiche il sito in costruzione ed i terreni in esso presenti dovranno essere esenti da rischi di instabilità di pendii e di cedimenti permanenti causati da fenomeni di liquefazione o eccessivo addensamento in caso di terremoto. Scopo delle indagini sarà quello di classificare il terreno nelle categorie del punto 3.1.
6.2 CATEGORIE DI SUOLO DI FONDAZIONE
Il paragrafo 3 dell’Ordinanza “Azione sismica”, delle “Norme tecniche per il progetto la valutazione e l’adeguamento sismico degli edifici”, definisce al fine della determinazione dell’azione sismica di progetto le seguenti categorie di profilo stratigrafico del suolo di fondazione:
A - Formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi caratterizzati da valori di V s 30 superiori a 800 m/s, comprendenti eventuali strati di alterazione superficiale di spessore massimo pari a 5 m.
B - Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti , con spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di V s 30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero resistenza penetrometrica NS P T > 50, o coesione non drenata c u >250 kPa).
C - Depositi di sabbie e ghiaie mediamente addensate, o di argille di media consistenza , con spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri, caratterizzati da valori di
D - Depositi di terreni granulari da sciolti a poco addensati oppure coesivi da poco a mediamente consistenti , caratterizzati da valori di V s 30 < 180 m/s (N S P T < 15,c u <70 kPa).
E - Profili di terreno costituiti da strati superficiali alluvionali , con valori di V s 30 simili a quelli dei tipi C o D e spessore compreso tra 5 e 20 m, giacenti su di un substrato di materiale più rigido con V s 30 > 800 m/s.
In aggiunta a queste categorie, per le quali nel punto 3.2 vengono definite le azioni sismiche da considerare nella progettazione, se ne definiscono altre due, per le quali sono richiesti studi speciali per la definizione dell'azione sismica da considerare:
S1 - Depositi costituiti da, o che includono, uno strato spesso almeno 10 m di argille/limi di bassa consistenza, con elevato indice di plasticità (PI > 40) e contenuto di acqua, caratterizzati da valori di V s 30 < 100 m/s (10 < c u < 20 kPA);
S2 - Depositi di terreni soggetti a liquefazione, di argille sensitive, o qualunque altra categoria di terreno non classificabile nei tipi precedenti
Nel nostro caso, le prove penetrometriche dinamiche effettuate consentono di classificare il terreno di fondazione nella categoria B:
B - Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti , con spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di V s 30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero resistenza penetrometrica NS P T > 50, o coesione non drenata c u >250 kPa).
6.3 CALCOLO DEI PARAMETRI SISMICI
Il calcolo dei parametri sismici per la zona in esame è stato effettuato con un software Geostru. Di seguito di riportano i risultati.
Tipo di elaborazione: Stabilità dei pendii
Sito in esame.
latitudine: 45,7276029 longitudine: 12,0760906 Classe: 1
Vita nominale: 50
Siti di riferimento
Sito 1 ID: 11191 Lat: 45,7764Lon: 12,0584 Distanza: 5599,250 Sito 2 ID: 11192 Lat: 45,7773Lon: 12,1299 Distanza: 6921,418 Sito 3 ID: 11413 Lat: 45,7264Lon: 12,0596 Distanza: 1288,216 Sito 4 ID: 11414 Lat: 45,7273Lon: 12,1311 Distanza: 4267,788
Parametri sismici
Categoria sottosuolo: B Categoria topografica: T1 Periodo di riferimento: 35anni
Coefficiente cu: 0,7
Operatività (SLO):
Probabilità di superamento: 81 %
Tr: 30 [anni]
ag: 0,051 g
Fo: 2,455
Tc*: 0,236 [s]
Danno (SLD):
Probabilità di superamento: 63 %
Tr: 35 [anni]
ag: 0,056 g
Fo: 2,454
Tc*: 0,241 [s]
Salvaguardia della vita (SLV):
Probabilità di superamento: 10 %
Tc*: 0,307 [s]
Prevenzione dal collasso (SLC):
Probabilità di superamento: 5 %
Tr: 682 [anni]
ag: 0,233 g
Fo: 2,418
Tc*: 0,329 [s]
Coefficienti Sismici SLO:
Ss: 1,200
Cc: 1,470
St: 1,000
Kh: 0,012
Kv: 0,006
Amax: 0,604
Beta: 0,200
SLD:
Ss: 1,200
Cc: 1,460
St: 1,000
Kh: 0,013
Kv: 0,007
Amax: 0,658
Beta: 0,200
SLV:
Ss: 1,200
Cc: 1,390
St: 1,000
Kh: 0,049
Kv: 0,025
Amax: 2,015
Beta: 0,240
SLC:
Ss: 1,170
Cc: 1,370
St: 1,000
Kh: 0,076
Kv: 0,038
Amax: 2,672
Beta: 0,280
6.4 VERIFICA ALLA LIQUEFAZIONE
La suddetta ordinanza prescrive altresì di valutare la suscettibilità alla liquefazione al fine di escludere fenomeni di instabilità che causino cedimenti permanenti.
Il fenomeno della liquefazione interessa i depositi sabbiosi saturi, che durante ed immediatamente dopo una sollecitazione di tipo ciclico, subiscono una drastica riduzione della resistenza al taglio. La causa di tale evento è determinata dall’aumento delle pressioni interstiziali, che assumendo valori prossimi alle pressioni totali, fanno sì che il terreno sabbioso si comporti come un liquido pesante.
Affinché esista il pericolo di liquefazione per i depositi sabbiosi saturi presenti entro 15 m da p.c. devono verificarsi le seguenti condizioni:
evento sismico di magnitudo maggiore di 5
intensità risentita maggiore del VI grado della scala Mercalli o accelerazione del suolo maggiore di 0,10 g
pressione verticale efficace inferiore a 200 kPa densità relativa inferiore al 75%
Secondo l’ordinanza n. 3274, la suscettibilità alla liquefazione va verificata quando la falda
Nel nostro caso i sondaggi non hanno rilevato la presenza di strati sabbiosi con le caratteristiche sopra riportate.
7. IDROGRAFIA E IDROGEOLOGIA
L’elemento idrografico principale è il fiume Piave il cui corso dista dall’area in esame circa 17,5 km in direzione Nord Est.
Il fiume Piave, considerato per importanza idrografica il quinto fiume in Italia, nasce sul versante meridionale del Monte Peralba e confluisce nel mare Adriatico presso il porto di Cortellazzo, al limite orientale della Laguna di Venezia, dopo 22 Km di percorso, con un'area tributaria alla foce valutabile in 4.391 Kmq. La rete idrografica del Piave presenta uno sviluppo asimmetrico che localizza gli affluenti e subaffluenti più importanti; il Padola, l'Ansiei, il Boite, il Maè, il Cordevole con il Mis, il Sonna ed il Soligo, sulla destra dell'asta principale.
Nel tratto in esame il corso fluviale è di tipo braited a canali anastomizzati tipico dei fiumi di alta pianura nella loro fase disperdente, a Sud di Ponte di Piave il fiume assume un andamento meandriforme.
L’elevata permeabilità dei terreni della zona non ha permesso lo sviluppo di una rete idrografica naturale minore. La rete idrografica artificiale è caratterizzata da canalette in calcestruzzo o tombate, che si diramano nelle aree agricole lungo i confini degli appezzamenti o a lato della rete viaria.
Il sistema idrografico locale è gestito dal consorzio di bonifica competente nel territorio al fine di garantire l’irrigazione degli appezzamenti agricoli. Le portate dei canali sono in relazione agli eventi meteorici ed alla programmazione stabilita dai consorzi di bonifica.
L’area di progetto ricade nel comprensorio del consorzio di bonifica Brentella di Pederobba.
Sotto l’aspetto idrogeologico l’area in esame ricade all’interno della zona di Alta Pianura.
L'Alta Pianura si estende per una fascia larga mediamente una decina di chilometri ed è caratterizzata da un materasso alluvionale esteso dalla «fascia delle Risorgive» fino a ridosso dei rilievi prealpini e costituito quasi esclusivamente, come già evidenziato, da ghiaie in matrice più o meno sabbiosa, per spessori di alcune centinaia di metri; intercalate
a tali ghiaie si possono rinvenire delle sottili lenti sabbiose, talora limose, con potenza decimetrica. Nel sottosuolo è presente un acquifero unico, indifferenziato, di grande potenzialità, normalmente utilizzato per scopi idropotabili.
7.1 RICARICA DELL’ACQUIFERO
L’acquifero indifferenziato è alimentato in parte dalle infiltrazioni efficaci di acque meteoriche, data la notevole permeabilità dei terreni superficiali e la bassa pendenza della superficie topografica, in parte dalle perdite di subalveo dei corsi d’acqua, soprattutto del Piave, e in parte da deflussi sotterranei provenienti dalle zone montane.
I fattori naturali da cui dipende essenzialmente la ricarica dell'acquifero sono:
• la dispersione dal bacino del Fiume Piave e del bacino del Fiume Brenta;
• le infiltrazioni del Montello;
• le precipitazioni;
• l'irrigazione;
• la dispersione dei corsi d'acqua artificiali (peraltro ridotte a causa della loro impermeabilizzazione).
Tra tutti questi fattori il predominante risulta essere senz'altro la dispersione proveniente dagli alvei del Piave e del Brenta che influenzano la falda dell'area.
Nella Zona ad est di quella in esame si nota la netta influenza determinata dalla dispersione del Fiume Piave, la falda, infatti, assume un andamento Nord Est - Sud Ovest che allontanandosi dal Fiume diviene circa Nord - Sud.
Nella zona ad Ovest del sito si vede invece l’influenza delle dispersioni del Brenta, e delle infiltrazioni alla base dei rilievi e la falda assume un andamento Nord Ovest/Sud est.
Secondo la “Carta idrogeologica dell’alta pianura veneta” elaborata dal A. dal Pra’ sulla base delle misure effettuate nel novembre del 1975, nell’area interessata il deflusso della falda va da WNW verso ESE con un gradiente medio di 0,14%. Il sito si pone in corrispondenza di un asse di drenaggio della falda. Il livello della falda in sito si poneva alla quota di circa 30 m s.l.m. (40 m da p.c.).
Figura 8 Estratto della Carta Idrogeologica dell’Alta Pianura Veneta . A Dal Prà.
Nella figura che segue viene riportato uno stralcio della “Carta freatimetrica provinciale dei deflussi di magra” realizzata dalla Provincia di Treviso sulla base dei rilievi freatimetrici di marzo 2002 (fase di magra).
Figura 9 Estratto della Carta freatimetrica provinciale dei deflussi di magra. Provincia di Treviso.
In questa più recente rielaborazione la falda in sito si pone alla quota di circa 25 m s.l.m.
(45 m da p.c.), ed assume un andamento WNW/ESE, con un gradiente medio dello 0.07%.
In sito erano presenti 5 piezometri, nel mese di novembre è stato realizzato un 6°
piezometro profondo 30 metri.
7.2 IDROGEOLOGIA LOCALE
In sito erano presenti 5 piezometri per la misura della falda, uno di questi, fatto installare dall’Arpav ha un misuratore di livello in continuo.
Analizzando le misure della falda in quattro periodi successivi, si è potuto verificare le varie direzioni di deflusso della falda in fase di piena e di magra alternate.
Andamento dei livelli di falda in cava (intervallo 2 anni)
25 25,5 26 26,5 27 27,5 28 28,5 29 29,5 30
30/07/2007 24/
08/2007 21/09/2007
25/10 /2007
26/
11/2007 24/
12/2007 22/
01/2008 27/
02/2008 25/
03/2008 28/
04/2008 28/
05/2008 25/06/200
8
25/
07/2008 24/
08/2008 24/09/200
8
23/10/2008 28/
11/2008 19/12/2008
30/01 /2009
25/
02/2009 26/
03/2009 24/
04/2009 29/
05/2009 29/
06/2009 Tempo
Quota falda (m s.l.m.)
P1 P2 P3 P4 P5
fase P1 P2 P3 P4 P5
m s.l.m. m s.l.m. m s.l.m. m s.l.m. m s.l.m.
24/08/2007 piena 29,5 29,25 28,64 28,69 29,2
25/03/2008 magra 26,21 25,64 25,73 26,19
24/08/2008 piena 29,55 28,84 29,02 29,45 24/04/2009 piena 28,53 28,37 27,69 27,76
Nella figura che segue vengono sovrapposti gli andamenti:
Nel mese di novembre è stato realizzato un sesto piezometro.
In data 24 novembre con rilievo topografico sono state battute le quote significative per ogni piezometro (vedi tabella che segue).
RILIEVO 24/11/09
coordinata x coordinata y Quota pozzetto
Quota prolunga
Quota bocca
pozzo Quota pc udm m m m s.l.m. m s.l.m. m s.l.m. m s.l.m.
P1 1739082,6 5068299,62 69,727 - 69,485 69,174
P2 1739147,3 5068179,46 62,543 62,036 61,977 61,738 P3 1739426,4 5067781,02 67,087 67,013 66,772 66,567 P4 1739547 5067928,27 37,866 37,563 37,421 37,378
P5 1739299,4 5068174,84 47,558 - 47,557 46,720
P6 1739413,4 5068203,52 47,020 - 46,661 46,200
Si quindi proceduto a misurare il livello della falda in sito.
MISURA FALDA 24/11/09
Misura da prolunga
Misura da bocca pozzo
Quota assoluta falda
udm m m m s.l.m.
P1 - 41,40 28,09
P2 34,04 - 28,00
P3 39,28 - 27,73
P4 9,90 - 27,66
P5 - 19,63 27,93
P6 - 18,83 27,83
Le quote, in data 24 novembre, variano sui 28 m s.l.m. nella zona Nord della cava e sui 27,6 m s.l.m. nella zona Sud, con un dislivello da monte a valle di 43 cm. L’andamento va da Nord Ovest verso Sud Est con un gradiente pari allo 0,7‰. La realizzazione del sesto piezometro ha evidenziato che la direzione della falda è più inclinata verso ovest rispetto a quanto si rilevava precedentemente in soli 5 piezometri.
Figura 10 andamento delle isofreatiche in data 24/11/09.
Dopo aver analizzato gli andamenti della falda nei vari periodi di piena e di magra e dopo aver realizzato di P6, si ritiene che l’attuale rete piezometrica sia sufficiente a consentire un adeguato monitoraggio della falda a seguito della realizzazione della discarica in progetto.
7.2.1 ANDAMENTO DELLA FALDA NEL TEMPO
La ricostruzione dell’andamento della quota della falda nel tempo presso il sito in esame è stata possibile grazie alla presenza in cava di una stazione freatimetrica installata
Questa stazione, identificata con il nr. 70, loc Pilastroni di Trevignano fa parte di una rete di monitoraggio che copre l’alta pianura veneta. Molte delle stazioni storiche di monitoraggio sono state abbandonate a causa del progressivo abbassamento della superficie freatica.
Di seguito si riporta il grafico tratto da uno studio dell’Arpav che evidenzia questo trend di abbassamento della falda presso il pozzo di Barcon, il più prossimo all’area in esame.
L’Arpav conclude lo studio sui livelli freatimetrici regionali affermando che i dati oggi a disposizione indicano una diminuzione media della superficie freatica che negli ultimi 30 anni ha raggiunto punte di 3 m in vaste zone di alta pianura (Castelfranco Veneto).
Tale tendenza è verificabile sui dati giornalieri dal marzo 2005 al marzo 2008 presso l’area di cava (vedi grafico che segue).
ANDAMENTO DEL LIVELLO PIEZOMETRICO PRESSO IL POZZO 5 (staz. 70) DI CAVA POSTUMIA 2
y = -0,0009x + 63,157
22,000 23,000 24,000 25,000 26,000 27,000 28,000 29,000 30,000
09/03/2005 09/04/2005 09/05/2005 09/06/2005 09/07/2005 09/08/2005 09/09/2005 09/10/2005 09/11/2005 09/12/2005 09/01/2006 09/02/2006 09/03/2006 09/04/2006 09/05/2006 09/06/2006 09/07/2006 09/08/2006 09/09/2006 09/10/2006 09/11/2006 09/12/2006 09/01/2007 09/02/2007 09/03/2007 09/04/2007 09/05/2007 09/06/2007 09/07/2007 09/08/2007 09/09/2007 09/10/2007 09/11/2007 09/12/2007 09/01/2008 09/02/2008 09/03/2008
Tempo
Quota falda (m s.l.m.)
quota falda stazione nr. 70 Trevignano Lineare (quota falda stazione nr. 70 Trevignano)
Da marzo 2009 ad oggi il livello medio della falda tende a risalire (vedi grafico che segue).
ANDAMENTO DEL LIVELLO PIEZOMETRICO PRESSO IL POZZO 5 (staz. 70) DI CAVA POSTUMIA 2
24,000 25,000 26,000 27,000 28,000 29,000 30,000
2005 2005 2005 2005 2005 2006 2006 2006 2006 2006 2006 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2008 2008 2008 2008 2008 2008 2009 2009 2009 2009 2009
Quota falda (m s.l.m.)
Dall’andamento della falda dal 2005 al 2009 si nota che le quote non hanno superato i 29,3 m s.l.m.. La falda registra dei massimi nei periodi estivi (agosto) e dei minimi nei mesi primaverili marzo e aprile.
Nel 2008 invece dopo aver raggiunto una quota di massimo in agosto, il livello della falda è sceso fino a novembre per poi risalire rapidamente nel mese di dicembre (a causa delle abbondanti precipitazioni che si erano verificate in quel mese, 223 mm, che al fondo del bacino di cava influiscono rapidamente sui livelli) per poi ricominciare un progressivo abbassamento fino ad un minimo raggiunto in maggio, superiore di circa 2 metri rispetto ai minimi primaverili registratisi negli anni precedenti.
Osservando gli annali sulle misure pluviometriche della stazione di Montebelluna si osserva che mentre nel 2006 e nel 2007 le precipitazioni medie annue si mantenevano sotto i 900 mm, nel 2008 sono passate a 1360 mm determinando un rialzo del livello medio della falda.
Figura 11 misure pluviometriche anno 2006.
Figura 12 misure pluviometriche anno 2007
Figura 13 misure pluviometriche anno 2008
7.2.2 QUOTA DELLA MASSIMA ESCURSIONE DI FALDA
Di seguito vengono riportati i dati relative alle quote massime annue raggiunte dalla falda nei pozzi monitorati dall’allora Magistrato alle acque di Venezia.
Grazie all’interpolazione di questi dati storici si determinerà per l’area in esame la massima escursione di falda.
Il sito Postumia cave si pone, analizzando la direzione di deflusso della falda tra il pozzo di Vedelago ed il pozzo di Istrana.
MISURE FREATICHE POZZO VEDELAGO - MAGISTRATO ALLE ACQUE DI VENEZIA
35,07
31,04 31,85
31,65
32,05 31,85
33,25
32,05 32,93
30,65 32,84 33
32,18 32,45 32,5
33,08 34,17
28 29 30 31 32 33 34 35 36
1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984
Anni
Quota slm
QUOTE MASSIME DELLA FALDA PRESSO IL POZZO DI ISTRANA
25,86 26,14 26,19
25,82
25,18
24,87 25,10
25,40 25,20 25,17
25,43 25,25
24,89 25,23
24,75 25,35
24,76 24,80 25,10
24,59 24,64 24,58 24,60 25,50
24,35
24,10
23,72 24,33
24,20
23,40 23,81
24,32
22,00 22,50 23,00 23,50 24,00 24,50 25,00 25,50 26,00 26,50
1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 197 6
1977 1978 1979 1980 198 1
1982 1983 1984 1985 198 6
1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 TEMPO
QUOTE m s.l.m.
quota falda Lineare (quota falda)
Come si deriva dalla tabella sottostante, tratta dalla Carta idrogeologica di Dal Prà, la quota massima nel pozzo di Vedelago è stata di 35,07 m s.l.m. nel 1965 mentre per Istrana è stata di 27,11 m s.l.m. nel 1960.
Basandosi sulla più recente ricostruzione dell’andamento della falda realizzato dalla Provincia di Treviso sui rilievi freatimetrici del 2002, si può determinare la quota di massima escursione della falda presso il sito in esame:
Figura 14 Estratto della carta freatimetrica provinciale.
Secondo la carta la quota della falda a Vedelago (27 m s.l.m.) è più alta di 2 m rispetto alla quota del sito in esame (25 m s.l.m.) mentre a Istrana la quota (22 m s.l.m.) è più bassa di 3 m rispetto alla cava Postumia 2.
Raffrontando questi dislivelli alla massima del pozzo di Vedelago, la massima escursione di falda presso la cava Postumia 2 risulta pari a 35,07 m-2 m = 33,07
Raffrontando questi dislivelli alla massima del pozzo di Istrana, la massima escursione di falda presso la cava Postumia 2 risulta pari a 27,11 m+3 m = 30,11
In via cautelativa si assume che la massima escursione di falda per il sito di cava
7.2.3 POZZI DI APPROVVIGIONAMENTO IDRICO-POTABILE
I pozzi di approvvigionamento idrico potabile pubblici gestiti dall’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale Veneto Orientale, competente del territorio considerato, ed, in particolare, dall’Ente gestore “Consorzio intercomunale Alto Trevigiano” sono ubicati, rispetto al sito:
– Pozzo di Sala di Istrana: 2,3 km a Sud Est – Pozzo della località “al Maglio” di Paese: 3,3 km a Sud Est – Pozzi (2) di Barcon: 4,8 km a Ovest – Pozzo di Istrana: 5,1 km a Sud Est
8. DETERMINAZIONE DEL LIVELLO DI PERICOLOSITÀ GEOLOGICA
Con il termine pericolosità geologica si individuano quelle situazioni caratterizzate da un insieme di fattori e condizioni che possono essere causa di potenziale grave pericolo o di grave danno per il territorio. La pericolosità geologica rappresenta, di conseguenza, una caratteristica specifica di un sito non sempre collegata all’intervento antropico.
L’insediamento di un'opera può comportare, in relazione alle sue dimensioni e tipologia, un incremento del livello di pericolosità determinabile attraverso valutazioni morfologiche, geotecniche, idrogeologiche, ecc.
Si veda a tal proposito la stabilità delle scarpate in allegato A3 “Relazione geotecnica”.
Allegati
All. A2.1 Schede sondaggi
All. A2.2 Planimetria con ubicazione dei sondaggi
ALLEGATO A2.3
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
Foto 1 Cassette catalogatrici di S1.
Foto 2 Cassette catalogatrici di S2.
Foto 3 Cassette catalogatrici di S3.
Foto 5 Piezometro P1.
Foto 6 Piezometro P2.
Foto 7 Piezometro P3.
Foto 9 Piezometro P5.
Foto 10 Piezometro P6.