STEFANO ERZEGOVESI Medico psichiatra e nutrizionista, è primario del Centro per i Disturbi Alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano. È uno degli esperti del Forum Salute del
«Corriere della Sera» e della Fondazione Veronesi. Con Vallardi ha
pubblicato il bestseller Il digiuno per tutti, vincitore del Premio
Bancarella della Cucina 2019.
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Gruppo editoriale Mauri Spagnol
Copyright © 2020 Antonio Vallardi Editore, Milano Cura redazionale di Laura De Tomasi
Realizzazione editoriale di Alessio Scordamaglia
L’Editore ringrazia Gilda Nappo per la consulenza scientifica.
Foto dell’autore: © Thomas Lui ReflexStudio Foto di copertina: © Joris van Velzen
Progetto grafico: Giovanna Ferraris / theWorldofDOT ISBN 978-88-5505-275-7
Prima edizione digitale: maggio 2020
Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore.
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
Sommario
PROLOGO. Dove eravamo rimasti?
«UN’ONCIA DI PREVENZIONE, UNA LIBBRA DI CURA»
Atto primo. I NOSTRI BISOGNI
– 1 – LA PAROLA A MARCELLO, IL NOSTRO CERVELLO I bisogni del cervello a tavola
– 2 – LA PAROLA A PASQUALILLO, IL NOSTRO BACILLO I bisogni del microbiota intestinale amico
Atto secondo. COSA DICONO LA STORIA E LA SCIENZA – 3 – C’È DEL GENIO NELLA CACCA DI UCCELLO Metchnikoff e la nascita dei probiotici
– 4 – UNGHIE NERE O SAPONE DISINFETTANTE?
La sporcizia buona dei batteri amici
– 5 – ASSI, AUTOSTRADE, SENTIERI NEL BOSCO Cervello, sistema gastrointestinale e microbiota
– 6 – DALL’ALTO IN BASSO, DAL BASSO IN ALTO Depressione, ansia, infiammazione e microbiota
Atto terzo. APPRECCHIAMO UNA TAVOLA AMICA DEL CERVELLO
– 7 – PRIMA DI ENTRARE IN CUCINA: CQCQ Quattro lettere per cominciare bene
– 8 – SI FA PRESTO A DIRE FIBRE
Impariamo a conoscere le fibre, amiche dei nostri batteri e del
buonumore
– 9 – L’ANIMA SI LIBRA CON UN PO’ DI FIBRA Quanta, quando sì, quando no
– 10 – LA MENTE SVETTA CON LA PUZZETTA Fenomenologia dei gas intestinali
– 11 – VUOI AVERE SEMPRE VOGLIA? MANGIA SPESSO TANTA FOGLIA
I superpoteri delle foglie verdi
– 12 – BENVENUTI A BROCCOLINO I superpoteri delle Brassicaceae
– 13 – BUONUMORE SPINTO A MOLLA CON UN PIATTO DI CIPOLLA
I superpoteri delle Liliaceae
– 14 – I PENSIERI SON FELICI CON UN PIATTO DI RADICI I superpoteri delle Radici e dei Tuberi (patata esclusa)
– 15 – ALL’UMORE DAI L’ALLUNGO SE NEL PIATTO METTI IL FUNGO
I superpoteri dei Funghi e di tutte le altre verdure
– 16 – INTELLETTO ACUTO E RICCO SE NEL PIATTO METTI IL CHICCO
I superpoteri dei Cereali Integrali in chicco
– 17 – SE DI MENTE VUOI L’ACUME TUTTI I GIORNI C’È IL LEGUME
I superpoteri dei Legumi
– 18 – PER L’UMORE SEMPRE ARZILLO METTI IN TAVOLA IL MIRTILLO
I superpoteri della Frutta
– 19 – MENTE ALLEGRA, UN PO’ GIULIVA, LUCIDISSIMA E VELOCE, SE EXTRAVERGINE È L’OLIVA ED IN TAZZA C’È LA NOCE
I superpoteri dei grassi buoni
– 20 – LA VECCHIAIA SI ALLONTANA CON DUE TAZZE DI TISANA
I superpoteri dell’acqua e delle tisane
– 21 – BASTA UN PIZZICO, UN’INEZIA, PER LA FORZA DELLA SPEZIA
I superpoteri delle spezie e delle erbe aromatiche
– 22 – BUONUMORE ASSICURATO CON IL CIBO FERMENTATO
I superpoteri degli alimenti fermentati – 23 – GLI EROI MUOIONO GIOVANI
«Eroica forza di volontà» oppure «cambiamo l’ambiente un pezzetto alla volta?»
– 24 – A TAVOLA!
Facciamo la rivoluzione con Varieté, Qualité, Quantité: non Ghigliottina, ma Coltello da Cucina!
– 25 – SE LA PANCIA È DELICATA LA FARINA È ABBURATTATA
Controindicazioni e piacevoli effetti collaterali alla Tavola della Mente Felice
– 26 – SE L’UMORE SA DI AGRO FA’ CHE UN GIORNO SIA DI MAGRO
Gli effetti benefici del digiuno per l’umore e per il cervello
– 27 – DOPO IL CIBO E LA BEVANDA, SEGUI BENE IL DOTTOR PANDA
Sincronizziamo gli orologi biologici e salviamo il buonumore
– 28 – CHE SIA SOLA O ACCOMPAGNATA, FA’ UNA BELLA CAMMINATA
Gli effetti naturalmente antidepressivi dell’attività fisica
– 29 – QUANDO LA TRISTEZZA TI STRINGE LA COLLOTTOLA, PROVA UNA CAREZZA CON LA DIETA DELLA TROTTOLA
Gli effetti rigeneranti della mindfulness EPILOGO
APPENDICE.
I CINQUE ELEMENTI IN CUCINA
Dall’Oriente all’Occidente e ritorno
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Ai miei allievi e ai miei pazienti, da cui imparo ogni giorno.
Ai miei genitori:
Grazie Pippo, per avermi insegnato a conoscere e rispettare i limiti, miei e delle altre persone;
Grazie Lina, per avermi insegnato
la curiosità e la visione dei problemi
da prospettive differenti.
AVVERTENZA
È stato fatto tutto il possibile per garantire che le informazioni presenti in questo volume, anche a contenuto divulgativo, fossero accurate e aggiornate al momento della pubblicazione. L’autore e l’editore non possono essere ritenuti responsabili per eventuali errori o omissioni, o per l’eventuale uso improprio ed errata comprensione delle informazioni fornite in questo volume, o per qualsiasi danno o lesione alla salute, alle finanze o di altro genere, subiti da qualsiasi individuo o gruppo che ritenga di aver agito in base a dette informazioni. Nessun suggerimento o opinione forniti in questo volume intende sostituire il parere medico. Se il lettore nutre preoccupazione per il proprio stato di salute deve rivolgersi alla consulenza medica professionale. Tutte le scelte e le decisioni terapeutiche devono essere prese con l’aiuto del medico curante, che dispone delle conoscenze e delle competenze necessarie allo scopo, incluse le fondamentali informazioni relative al singolo paziente. Questo libro ha finalità divulgative e in nessun caso deve essere utilizzato come riferimento per modificare di propria iniziativa la terapia prescritta dal medico.
Le informazioni sui medicinali e/o componenti affini, sul loro uso e
sulla loro sicurezza sono in continua evoluzione, sono soggette a
interpretazione e devono essere valutate in relazione all’unicità di
ogni paziente e di ogni situazione clinica.
PROLOGO
Dove eravamo rimasti?
Ci siamo salutati, alla fine del mio libro precedente, Il digiuno per tutti, sulle parole di Artemio, manager che si era presentato da me sfinito dalle diete, con troppi chili da perdere e tanti problemi di salute.
Con un giorno di magro alla settimana e un regime alimentare mediterraneo a base vegetale, Artemio poteva ritenersi molto soddisfatto: il peso era sceso pian piano ma in maniera continua, la pressione alta era sempre più bassa, il livello energetico era forte e stabile e, per ultimo ma non ultimo, il suo «apparato riproduttivo» – per usare un eufemismo medico – era decisamente «in tiro». C’era però una cosa, sopra a tutte, che aveva colpito la mia attenzione: un uomo «rabbioso e impaziente di carattere» – così dicevano tutti di lui –, che spesso scaricava nella rabbia anche la tristezza e la noia, ora mi raccontava, senza alcun clamore, di come la sua vita fosse cambiata, con più buonumore, calma e tranquillità.
E ancor più sorprendente era il modo in cui raccontava il cambiamento: senza i suoi soliti termini iperbolici – «che strafigata»,
«muovo il culo dalla sedia come un razzo» o «ce l’ho duro come il bastone per far polenta» – ma con un tono pacifico, naturale:
«Adesso sono così», come se fosse da sempre stato così.
In medicina si dice giustamente che un singolo caso non fa una teoria scientifica; ma un singolo caso può essere uno stimolo formidabile a «unire i puntini» delle conoscenze.
Perché questo libro?
I miei «puntini» sono stati una serie di grandi punti di domanda, apparentemente lontani tra loro, su cui ho iniziato a ragionare e studiare.
Nelle cosiddette «zone blu», le aree del Pianeta in cui la gente vive a lungo e con una bassissima incidenza di malattie croniche, i livelli di depressione, ansia e stress sono decisamente bassi. Può esserci un legame con l’alimentazione e lo stile di vita?
Le ipotesi scientifiche più moderne dimostrano che un’infiammazione, lieve ma persistente, del sistema nervoso centrale risulta correlata a depressione, ansia e stress. C’è qualcosa che possiamo fare, con l’alimentazione e lo stile di vita, per tenere bassa l’infiammazione del corpo e del cervello?
Un altro moderno filone di ricerca, che sta letteralmente
«esplodendo» per numero di pubblicazioni scientifiche, studia i meccanismi del cosiddetto «asse intestino-cervello», ovvero di come i nostri batteri intestinali – il microbiota – possano influenzare, in maniera diretta e specifica, il funzionamento del cervello, la regolazione dell’umore, dell’ansia e dello stress. C’è qualcosa che possiamo fare per far crescere al meglio i batteri intestinali più amici del cervello?
Ho unito i puntini e ne è venuta fuori…
La dieta della mente felice Opera in tre atti
Riassumo qui la trama.
Atto Primo. I nostri bisogni
Per capire cosa mangiare, dobbiamo capire al meglio di cosa ha bisogno il nostro cervello: gli daremo allora direttamente la parola, perché ci spieghi, in diretta, i cibi che aiutano meglio la sua salute.
Lo stesso faremo poi con i batteri intestinali, cercando di
comprendere da loro cosa fare a tavola per farceli amici e aiutarli a
prosperare.
Atto Secondo. Cosa dicono la storia e la scienza
Quando si vuole guardare avanti, è sempre utile iniziare voltandosi indietro e vedendo cosa hanno fatto le persone che ci hanno preceduto. Scopriremo allora insieme cosa dicono la storia e la letteratura scientifica più aggiornate a proposito del legame tra cibo, infiammazione, salute del microbiota e funzionamento del cervello.
Atto terzo. Apparecchiamo una tavola amica del cervello
L’ultimo atto è quello che mi piace di più: metteremo in pratica le conoscenze dei primi due atti e torneremo insieme in cucina a preparare cibo sano, gustoso, amico del buonumore e del cervello.
Quindi, la dieta della mente felice.
Visto che non di solo pane vivrà l’uomo (Mt 4,4), parleremo anche, in pratica, di alcuni stili di vita – ad esempio la mindfulness, un buon sonno, una gratificante rete sociale – amici di un cervello sano, pacifico e di buonumore.
E allora tutti seduti, cellulari spenti, e che si alzi il sipario!
«UN’ONCIA DI PREVENZIONE, UNA LIBBRA DI CURA»
Benjamin Franklin, il noto scienziato e politico statunitense, diceva che «an ounce of prevention is worth a pound of cure», ovvero «30 grammi di prevenzione valgono come mezzo chilo di cura». Il detto si riferiva originariamente alla sicurezza antincendio, ma si applica bene anche alla salute.
Cosa c’entrano libbre e once con il nostro libro? C’entrano molto, perché la sana alimentazione è uno strumento decisamente potente per prevenire moltissime patologie croniche dell’epoca attuale, comprese le patologie mentali; ma, come diceva Benjamin Franklin, la sana alimentazione da sola non ha sempre il «peso» sufficiente per cambiare una situazione di patologia già avviata e conclamata.
Una premessa indispensabile
Quindi, se soffrite di una malattia mentale, sia essa una malattia di tipo depressivo, oppure ansioso o da stress, continuate RIGOROSAMENTE a seguire le prescrizioni del vostro medico. I disturbi ansiosi e depressivi sono disturbi seri e cronici, che affliggono un’ampia percentuale della popolazione mondiale e hanno un impatto enorme sulla collettività in termini di costi di cura e, soprattutto, di peggioramento della qualità di vita sociale e lavorativa delle persone che ne sono affette. Quindi non banalizziamoli e non illudiamoci di poterli curare con un piatto di riso integrale, per quanto buono e salutare sia il riso integrale.
I consigli di questo libro vi aiuteranno certamente a migliorare
l’efficacia e a ridurre gli effetti collaterali delle vostre cure, ma non
potranno IN ALCUN MODO, da soli, curare una malattia.
Se invece, come buona parte della popolazione, soffrite di quella che Freud chiamava la psicopatologia della vita quotidiana – ad esempio periodici e lievi cali dell’umore, perdita di lucidità e
concentrazione in momenti di particolare stress, stanchezza
e malavoglia nel fare le cose, disturbi psicosomatici a livello intestinale – questo libro vi potrà aiutare molto.
Con un’oncia di prevenzione potrete migliorare la vostra qualità di
vita energetica, umorale e, perché no, anche spirituale.
ATTO PRIMO
I nostri bisogni
– 1 –
LA PAROLA A MARCELLO, IL NOSTRO CERVELLO
I bisogni del cervello a tavola
In questo capitolo, come in altri, lascerò la parola ai diretti interessati che animano il nostro corpo e la nostra mente. Vi sapranno spiegare, molto meglio di me, il loro complesso funzionamento e, soprattutto, i loro bisogni a tavola.
Buongiorno a tutti, sono Marcello, per gli amici Lello, il vostro cervello.
Non fatevi ingannare dal mio aspetto viscido e molliccio, che una volta faceva bella mostra di sé, in versione bovina, sui banchi delle macellerie.
Nonostante l’aspetto per nulla dinamico, sono un vero campione di potenza: pensate che il mio peso è solo il 2% del vostro peso corporeo totale, ma ricevo e utilizzo, io da solo, il 15% del flusso sanguigno che, a ogni battito, esce dal cuore. Di più ancora, consumo il 20% dell’ossigeno e delle energie totali del vostro corpo:
la potenza di un aeroplano non mi fa neanche il solletico.
Certo, sulle fonti energetiche sono un po’ schizzinosetto. Il mio carburante preferito è il glucosio: senza un apporto energetico costante di glucosio, divento una pappetta di carne morta nel giro di pochi minuti e, poco dopo, lo diventate voi con me.
Giusto in caso di emergenza, se proprio siete in mezzo al nulla in piena carestia, posso accontentarmi di pezzettini per nulla gustosi, anzi un po’ puzzolenti, che si chiamano corpi chetonici. Me li prepara dal basso il mio amico Fegato, dopo aver sbruciacchiato i grassi.
Ma torniamo alla mia potenza, che mi rende tanto bisognoso.
Ecco i 4 bisogni di Lello per funzionare come si deve:
1. circolazione pulita ed efficiente. Se no, come farei a far scorrere il 15% della circolazione sanguigna che mi serve?
2. abbondanti quantità di antiossidanti. Se no, come farei a gestire tutto quel 20% di ossigeno senza arrugginirmi e bruciarmi nel giro di qualche ora?
3. apporto di glucosio continuo e stabile, senza sbalzi. Se no, senza quel 20% di glucosio totale che vi brucio, come farei a stare sempre acceso 24 ore su 24?
4. rete Intestino-Microbiota-Cervello rapida ed efficiente.
Senza l’aiuto di Pasqualillo detto Lillo, il bacillo intestinale mio migliore amico, non ce la farei a regolarmi da solo, sarei sempre di malumore e mi sarei estinto già da qualche millennio.
Per spiegarmi meglio vi racconto la storia di Donatello, un mio amico cervello che abita qui, al piano di sotto. Mi raccontava ieri del menu- tipo che gli arriva tutti i giorni dal suo stomaco cinquantenne; uno stomaco che si vanta sui social network WhatsApp-sistema nervoso periferico, Twitter-circolazione e Instagram-sistema immunitario – noi organi interni siamo molto social, da parecchio tempo prima di voi – di un’«alimentazione molto sana e attenta».
In effetti, il menu-tipo giornaliero aveva un’apparenza piuttosto tranquilla: colazione con cappuccino di soia e brioche vegana;
pranzo, panino con prosciutto, mozzarella, 2 fettine di pomodoro e una foglia di insalata; cena, petto di pollo, un piattino di insalata, 4 fette di pan carré e uno yogurt alla frutta.
Donatello mi diceva che, pur andando fiero di una dieta così
«sana», era sempre stanco morto: giù di tono sin dal mattino, poco concentrato, con la memoria un po’ svanita e un sottofondo di tensione, come una corda sempre tesa.
Io so perché. Vediamo, punto per punto, cosa dicono gli organi interni sui loro social network.
1. Circolazione pulita ed efficiente
Le amiche arterie, che portano i preziosi nutrienti di cui io, Donatello e tutti noi cervelli abbiamo bisogno in ogni singolo istante, sono già piuttosto irritate. «Facciamo di tutto per portare in giro da mangiare il meglio, ma quello che arriva è davvero scarso. Le proteine animali sono troppe e i grassi sono praticamente tutti saturi, quindi di bassa qualità: sono appiccicosi e si attaccano all’endotelio, la nostra meravigliosa e finissima piastrellatura che deve essere sempre tirata a lucido con la cera per far scorrere il sangue senza intoppi; creano dei piccoli mucchietti – le placche ateromatose – sulle nostre pareti, che cominciano a mandare messaggi di odio sui social. Figurati come se la prendono quelli del sistema immunitario, ad esempio i macrofagi, già suscettibili di loro, quando trovano sulle placche messaggi del tipo bastardo macrofago, finirai nel sarcofago, oppure fottuta citochina, la tua fine si avvicina… Tempo qualche minuto e ci zompano addosso: infiammano le placche, le rendono ancora più ingombranti e, soprattutto, fragili. Noi facciamo di tutto per rimanere aperte, ma le placche più grosse ci fanno da tappo e, peggio ancora, le placche fragili e infiammate sparano in giro dei pezzettini che, per quanto ci impegniamo a ripulire, ogni tanto chiudono una strada.
Non sarà necessariamente un ictus, cioè quando si chiude un’arteria più grossa, ma bastano piccolissime zone di scarso apporto di sangue per far funzionare male gli organi vitali».
In più tutta questa infiammazione, anche senza pezzettini di placche in giro, manda in tilt il mio buonumore.
Ecco quindi i miei primi bisogni a tavola, l’ABC per una circolazione pulita ed efficiente.
A. Pochi grassi saturi, quindi evitate un eccesso di prodotti animali.
Nel box Tra il niente e il tutto cerchiamo di dare un significato ben preciso, scientificamente quantificabile e senza gli estremismi che demonizzano certi cibi, al concetto di «evitare l’eccesso».
A proposito di non demonizzare certi cibi: il mio amico Yuk, un cervello eschimese, reclama giustamente grandi quantità di grassi saturi e prodotti animali, se no morirebbe di freddo!
Io e Donatello, che abbiamo la fortuna di vivere in un clima
temperato, abbiamo invece bisogno di tutti i nutrienti vegetali che
troverete in questo libro. Se vivete al Polo Nord o, più semplicemente, in una casa di montagna con la stufa in una stanza e un freddo boia in tutte le altre, chiedete a Yuk tutto quello che vi serve.
TRA IL NIENTE E IL TUTTO
Come orientarci tra «alla larga, è un cibo-veleno» e «fai come ti pare»
Rivedendo le pubblicità degli anni Sessanta sul fumo di sigaretta c’è da rimanere
sbalorditi: il messaggio diceva che un «uso moderato» di sigarette non faceva male, anzi faceva quasi bene «per tenersi svegli di mente e snelli di corpo».
Quindi attenzione al concetto generico di «uso moderato» che, molto spesso, assume il significato di «ne mangio un po’ ogni tanto» – che può voler dire tutti i giorni – «e faccio un po’ come mi pare».
Dall’altra parte c’è il terroristico «Attenzione, quel pugno di farina bianca o quel
cucchiaino di zucchero sono veleno puro!», che ci porta a una visione del cibo ossessiva e autopunitiva, quindi tutto tranne che salutare.
Fidatevi di Lello: per il cervello non sono tossici solo l’hamburger del fast-food o la bevanda zuccherata, ma anche la condizione di ossessione e angoscia cronica del doversi preoccupare tutto il giorno dei «veleni» del cibo.
Quindi come possiamo fare?
Proviamo a evitare l’eccesso di cibi animali con la Regola del 4 su 21: inseriamo cibi animali, quindi carne, pesce, uova, formaggi e loro derivati, per 4 pasti sui 21 della nostra settimana (3 pasti al giorno per 7 giorni fa 21); lasciamo invece spazio, per gli altri 17 pasti, a prodotti del mondo vegetale.
Un altro consiglio pratico: mangiamo meno prodotti animali ma mangiamoli meglio, cercando altissima qualità da allevamenti rispettosi dell’animale e sostenibili per l’ambiente.
Un po’ come si faceva, e si fa, nelle «zone blu», in cui si rimane longevi, attivi di corpo e vispi di mente fino a 90 e passa anni: si usano i prodotti animali come insaporitori più che come abbondanti piatti principali, ad esempio un pezzo di carne nel ragù della domenica o mezzo uovo insieme all’insalata.
Cosa fare, invece, per i prodotti industriali raffinati come merendine confezionate, dolci da bar, spuntini da macchinetta? A tutti noi può piacere un giro sulla giostra o
sull’ottovolante, ma andarci tre volte al giorno sarebbe certamente noioso e stucchevole.
Usiamo quindi la Regola della giostra: prodotti industriali raffinati solo nei giorni di festa, massimo una o due volte alla settimana se proprio siamo dei giocherelloni.
A proposito di cibi-giostra: quando parlo con i miei pazienti, preferisco non parlare mai di
«cibo spazzatura»; nessun cibo, per quanto malsano, merita – secondo me – un appellativo così svalutante. In più, l’idea di mangiare «spazzatura» può evocare
un’ambivalente emozione di colpa e allo stesso tempo attrazione per il proibito che, alla fine, ci porta a mangiarne ancora di più. Preferisco parlare di «cibo giocattolo», perché a tutte le età abbiamo diritto, ogni tanto, al nostro giocattolo preferito; ma giocare tutto il giorno ci lascerà annoiati e sicuramente più affamati.