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PRINCIPALI INCARICHI RELATIVI AGLI ULTIMI 5 ANNI

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Academic year: 2022

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PRINCIPALI INCARICHI RELATIVI AGLI ULTIMI 5 ANNI

2011 -2014 – cliente: Università Ca’ Foscari di Venezia

Progetto di riconversione di un edificio adibito ad aule universitarie in residenza per studenti a Venezia capogruppo: EXiT architetti associati

redazione progetto definitivo e coordinamento gruppo di progettazione; progetto esecutivo in corso importo lavori: 7.592.00€ (progetto definitivo)

prestazione conclusa (definitivo): SI

2012 – cliente: Università Ca’ Foscari di Venezia

Progetto unitario “Residenza universitaria Santa Marta”

capogruppo: EXiT architetti associati redazione progetto preliminare, masterplan importo lavori: 26.000.000€

prestazione conclusa (preliminare): SI 2012 - cliente: Comune di San Donà di Piave

2012 – cliente: Comune di San Donà di Piave Nuovo Teatro San Donà di Piave, Venezia

gruppo di progettazione per la fase esecutiva: EXiT architetti associati, TA architettura redazione progetto esecutivo e coodinamento del gruppo di progettazione

importo lavori: 7.800.000 €

prestazione conclusa: SI

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SCHEDA OPERA – 01 RECUPERO DI UN TABIA’

Ci è stato chiesto di progettare il recupero di un tabià da adibire a casa di vacanze a Selva di Cadore per un appassionato della montagna e per la sua famiglia.

Il punto di partenza è stato un rilievo accurato delle parti lignee e degli incastri strutturali. Successivamente l’edificio è stato smontato e rimontato: molte travi e assi del vecchio tabià sono state recuperate e ripulite, altre sono state integrate scegliendo elementi lignei di recupero, in modo da garantire una continuità cromatica e dei materiali.

Dal punto di vista volumetrico sono state eliminate le superfetazioni che negavano il volume originario, mentre altre sono state mantenute e rilette secondo un linguaggio minimale e “necessario”.

La nuova struttura portante in acciaio a vista verniciato di nero, disposto secondo una geometria e una distanza tra le parti adatte alla misura e modularità consolidata dei tabià, collabora con quella originaria in legno, si svela e non viene negata. In alcune parti della costruzione le travi in acciaio vengono rivestite da travi in legno di recupero adeguatamente scavate.

La casa è autosufficiente dal punto di vista energetico grazie ad un sistema fotovoltaico totalmente integrato nella copertura realizzata in scandole di larice.

Inoltre l’edificio può essere considerato ad emissioni zero in quanto il sistema di riscaldamento a pavimento è totalmente elettrico.

Particolare attenzione negli interni è stata posta alla scelta dei materiali: legno di larice e abete, pietra dolomia, acciaio nero e intonaco grezzo bianco. Ogni ambiente domestico si caratterizza per un preciso intreccio di questi quattro materiali

fondamentali, freddi o caldi, a costituire un sistema unico, ben bilanciato e perfettamente integrato alla natura di ogni stanza. Il legno utilizzato è il larice per le parti strutturali e l’abete per i tamponamenti.

La logica dei tabià è quella che il legno continui a invecchiare in modo naturale con il trascorrere del tempo dotandosi di una protezione naturale e modificandosi cromaticamente (tonalità grigie per il lato nord e rossicce per gli altri fronti), fino a stabilizzarsi.

Nel progetto di recupero di un edificio come questo il rapporto tra architettura, spazi interni e paesaggio si deve incontrare con l’utilizzo dei materiali, con le lavorazioni e le azioni che il legno subisce. Spazio e materia sono pensati quindi in continuità.

Il legno diventa quindi testimone del passare del tempo e della storia dell’edificio stesso.

L’interesse è di mantenere i segni del tempo: scalfiture, chiodature e incastri particolari, sia dal punto di vista visivo che tattile. I tamponamenti esterni segnano il passare degli anni e il legno muta continuamente a seconda delle stagioni, della luce naturale e dell’umidità.

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SCHEDA OPERA – 02

RECUPERO DI UNA CASA DI CAMPAGNA

Un grande edificio rurale nella campagna trevigiana, destinato principalmente alla gestione di un vasto fondo agricolo, da rivitalizzare e adibire a residenza per una famiglia.

Il primo gesto è stato quello di togliere. Togliere le addizioni e gli annessi che col tempo si sono sovrapposti alla struttura originale, i tamponamenti realizzati per chiudere gli archi e le suddivisioni interne che negavano le dimensioni originali. Gli spazi interni sono stati riorganizzati secondo una nuova gerarchia impostata principalmente su valori spaziali già presenti all’interno dell’impianto planimetrico dell’edificio, ma mai sfruttati a causa dell’utilizzo discontinuo e frammentato degli spazi abitati e dei depositi.

Il manufatto architettonico, il cui corpo principale risale ai primi anni dell’Ottocento, viene così svelato e riletto attraverso un linguaggio sobrio e minimale.

Il profilo degli archi originali viene incorniciato da un’imbotte in acciaio verniciato, materiale che ritorna all’interno nella nuova struttura portante dell’edificio e si affianca a superfici intonacate e in legno. Il colore scelto per l’intonaco esterno, quasi in accordo con il colore della terra argillosa di questa zona di campagna, si completa cromaticamente con il travertino che ricopre tutte le superfici pavimentate del piano terra.

Il piano terra è stato ripensato completamente ottenendo spazi ampi che offrono una maggiore chiarezza planimetrica e forza compositiva, organizzati e ordinatamente connessi ad una spina dorsale di collegamento che attraversa l’intera casa lungo la parete nord dell’edificio, rendendo più intuitivi e controllabili gli spostamenti da uno spazio all’altro.

Gli spazi interni si espandono poi verso l’esterno attraverso le ampie superfici vetrate, favorendo la continuità tra la successione delle suddivisioni interne e le superfici esterne pavimentate con lastre di calcestruzzo pigmentato. È stato recuperato anche l’originario “camino alla vallesana” del quale erano rimaste solo poche tracce.

Ai piani superiori si trovano le stanze da letto. In particolar modo al piano sottotetto, caratterizzato da vani di grandi dimensioni, si è deciso di evitare eccessive suddivisioni, in modo da enfatizzarne così le peculiari caratteristiche spaziali, rafforzate dalla presenza delle imponenti capriate lignee. Nel corpo centrale, che originariamente ospitava la stalla è stato ricavato un ampio salone con soppalco.

L’intero edificio è totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico grazie all’installazione di un impianto fotovoltaico in grado di produrre 70kWh di potenza.

L’elevata potenza dell’impianto è giustificata dalla necessità di fornire energia, calore e raffrescare un edificio di grandi dimensioni ed ampliabile in futuro all’interno di ambienti ad oggi non ancora recuperati. L’impianto fotovoltaico è totalmente integrato nella copertura dell’edificio e si estende ulteriormente ad una pensilina esterna parzialmente incassata nel terreno, utilizzata come copertura per un parcheggio esterno.

L’abitazione è dotata di un innovativo impianto di riscaldamento-raffreddamento a pompa di calore in grado di garantire un elevato rendimento a fronte di consumi energetici relativamente ridotti date le ragguardevoli dimensioni dell’edificio e degli ambienti interni. Di fatto qualsiasi utenza dell’abitazione è di tipo elettrico e l’intero fabbisogno energetico è coperto dall’impianto di produzione fotovoltaico, pertanto l’edificio può essere considerato a impatto zero.

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SCHEDA OPERA – 03

PROGETTO DI RICONVERSIONE DI UN EDIFICIO ADIBITO AD AULE UNIVERSITARIE IN RESIDENZA PER STUDENTI A VENEZIA

Il progetto prevede la conversione dell’edificio “Parallelepipedo” da aule e laboratori della Facoltà di chimica a residenza universitaria.

Il programma prevede la realizzazione di 136 posti alloggio suddivisi in mini alloggi da uno o due posti letto. Oltre alle funzioni di alloggio sono previste aree comuni per favorire l’integrazione sociale degli studenti, per lo svago e lo studio, nonché aree per la gestione e manutenzione dell’edificio.

La nuova funzione si coniuga bene con la struttura originaria dell’edificio in quanto riesce a sfruttare nel migliore dei modi la serialità della strutture che diventa così l’elemento fondante di tutto il progetto.

Il nuovo impianto individua due ambiti funzionali: gli spazi abitativi/gestionali e gli spazi didistribuzione.

I primi si dispongono lungo le pareti perimetrali mentre i secondi al centro. In questo modo si definisce al centro un ampio spazio di distribuzione largo quasi tre metri, scandito dalla serialità dei pilastri centrali che permette sia il transito sia la sosta in aree raccolte.

Lo spazio così definito non è un corridoio ma un vero e proprio luogo di incontro dove gli studenti possono soffermarsi per chiacchierare senza dover per forza entrare in stanza (e quindi arrecare disturbo al compagno di stanza) oppure recarsi in luoghi appositi.

Si sfrutta in questo modo la casualità tipica della vita universitaria in cui gli incontri tra studenti

avvengono più per circostanze fortuite che per appuntamenti pianificati. Sui lati si dispongono quindi i mini alloggi che presentano varianti principali: ad uno o due postiletto.

I mini alloggi sono comprensivi di un bagno interno e una minicucina elettrica per poter garantire la possibilità di potersi preparare personalmente dei pasti senza dover ricorrere sempre a strutture esterne. La serialità dei mini alloggi è interrotta in presenza dell’ingresso principale all’edificio attorno al quale si dispongono i principali locali pubblici: segreteria, uffici, area ritrovo, servizi igienici. Una seconda interruzione è definita dalle sale comuni: sala studio e sala video, al piano primo, e sala riunioni al piano terra.

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SCHEDA OPERA – 04

PROGETTO UNITARIO “RESIDENZA UNIVERSITARIA SANTA MARTA”

Il progetto è frutto di un attento bilanciamento tra spazio aperto e volumi costruiti; è composto dal riuso del Cubo da un volume di nuova costruzione e dal mantenimento degli edifici sul lato nord del lotto. Oltre al delicato rapporto spaziale con l’edificio

“Parallelepipedo” è stata dedicata particolare attenzione sia nel rapporto volumetrico tra nuovo e preesistenza sia nel trovare la dimensione adatta per la definizione di uno spazio aperto adatto ad accogliere la vita studentesca.

L’elemento cardine del progetto è quindi la riqualificazione del “Cubo”che svolge una triplice funzione all’interno dell’area di progetto:

- accoglie gli alloggi degli studenti

- definisce il percorso ad uso pubblico all’interno della sua corte

- stabilisce al piano terra nuove relazioni tra gli spazi perimetrali aperti ad est, ovest e nord.

Per poter accogliere la funzione di residenza universitaria, era necessario ridefinire completamente l’interno dell’edificio e per questo sono stati inseriti 4 nuovi piani (in sostituzione dei due esistenti che in virtù dei 5 m. di interpiano non risultavano compatibili con la nuova funzione) con un sistema distributivo a ballatoi esterni che danno accesso agli alloggi che si affacciano all’interno della corte.

L’inserimento della nuova corte interna permette oltre all’affaccio al suo interno degli alloggi garantendone le illuminazioni e areazioni necessarie, anche e soprattutto l’attraversamento al piano terra del percorso di uso pubblico che costituisce l’asse nord-sud di attraversamento dell’area. In questo modo il nuovo passaggio pubblico conferisce al Cubo l’importante ruolo di connettore urbano.

Una pelle metallica traforata avvolge i nuovi livelli, scivolando nello spazio compreso tra i ballatoi perimetrali di distribuzione e il muro esterno dell’edificio esistente permettendo l’areazione naturale e l’illuminazione deinuovi spazi della residenza e

allo stesso tempo definendo uno sfondo per far risaltare, dall’esterno, la facciata originaria del Cubo.

Il partito architettonico della facciata esistente viene mantenuto e vengono tolti tutti gli infissi esistenti lungo ilperimetro in modo da migliorare la lettura della compresenza tra l’esistente che scandisce il rapporto con l’esterno e il nuovo, in secondo piano, che definisce i nuovi spazi interni.

A sud, invece, viene realizzato un nuovo volume a forma di “L” che in parte, con andamento nord-sud, insiste sul perimetro attualmente occupato da una costruzione in pannelli prefabbricati in calcestruzzo armato adibito ad aule e in parte, con andamento est-ovest, si dispone parallelo al Canale della Giudecca. Questo nuovo edificio è costruito in parte in aderenza al muro perimetrale dell’area di progetto (nella parte con sviluppo nordsud), in parte invece, a distanza di 5 metri dal confine nel lato con andamento est-ovest. La prima parte ha uno sviluppo su tre piani mentre l’altra raggiunge i 4 piani dialogando così con il Cubo posto di fronte.

L’aspetto formale principale è la copertura a falde in materiale metallico con caratteristiche cromatiche omogenee al contesto che riprende una caratteristica figurativa presente nella zona portuale e ne diventa il tema generativo. La copertura a falde è divisa in due fasce: una è inclinata lungo tutta la lunghezza dell’edificio, in modo da abbassare l’altezza di gronda a favore di un rapporto più proporzionato con il “Parallelepipedo” diventando in questo modo la linea che definisce il delicato rapporto tra le altezze dei volumi

esistenti.

I pannelli avranno caratteristiche cromatiche e tattili che dialogheranno con i materiali presenti nell’area (metallo e mattone faccia a vista) e allo stesso tempo denoteranno la loro natura contemporanea.

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