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mercoledì 21 GIUGNO 1978

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Resoconti Patlamentari 913 Assemblea Regionale Siciliana

Vili Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1978

C C X I S E D U T A

(Antimeridiana)

m e r c o l e d ì 21 GI UGNO 1978

Presidenza del Presidente DE PASQUALE indi

del Vice Presidente PINO

I N D I C E

Cong:edi... ...

Disegni di legge:

Norme per la programmazione regionale » (282/A ) (Seguito della discussione):

P R E S ID E N T E ...

P A O L O N E ...

V I R G A ... 1

(Richiesta di istituzione di una Commissione speciale per Tesarne con procedura d’urgenza 6 relazione orale del disegnuo di legge n. 434)

Interrogazioni:

( A n n u n z i o ) ...

lozioni:

(Determinazione della data di discussione)

Pag.

Mazzaglia

La seduta è aperta alle ore 10,35.

GENTILE, segretario ff., dà lettura del processo verbale della seduta precedente, non sorgendo osservazioni, s ’intende ap- Povato.

Congedi.

PRESIDENTE. Comunico che ronorevole

°Usso Michelangelo ha chiesto 15 giorni di

R esoconti, f. 130

congedo; gli onorevoli Culicchia

e Nigro hanno chiesto congedo per le sedute di oggi.

Non sorgendo osservazioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di interrogazioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segreta­

rio a dare lettura delle interrogazioni pre­

sentate.

GENTILE, segretario ff.:

« Al Presidente della Regione per cono­

scere se, a seguito della dichiarazione di in­

costituzionalità dell’articolo 4 della legge 17 ottobre 1977, numero 87, il Governo regio­

nale abbia valutato l’opportunità di ripro­

porre la norma, con le rettifiche necessarie per la eliminazione delle cause di illegitti­

mità riscontrate dalla Corte costituzionale e, ove nessuna determinazione sia stata an­

cora adottata, se ritenga di dovere e potere informare gli interessati circa gli intendi­

menti governativi.

L’interrogante ritiene di dovere sottoli­

neare alcuni aspetti dell’annosa questione.

L’articolo 84 della legge 23 marzo 1971, numero 7, riconobbe a tutti gli ef­

fetti (pensionistici e di carriera) taluni ser­

vizi non di ruolo prestati dal personale pres­

so altri enti prima deH’immissione nei ruoli deirAmministrazione regionale.

(500)

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Resoconti Parlamentari 914 Assemblea Regionale Siciliana I

V i li Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1973 ì

■—• L ’articolo 83 della stessa legge, che se­

condo una evidente interpretazione logica, analoga e sistematica, riconosceva a tutti gli effetti (pensionistici e di carriera) i servizi pre-ruolo prestati presso la stessa Ammini­

strazione interpretato restrittivamente ed ap­

plicato soltanto per il riconoscimento dei servizi pre-ruolo ai fini pensionistici.

— L’interpretazione restrittiva dell’arti­

colo 83 determinò una gravissima disparità di trattamento, per cui taluni servizi pre­

ruolo prestati fuori deU’Amministrazione re­

gionale furono interamente valutati anche ai fini della carriera, mentre i servizi pre­

ruolo prestati presso la stessa Amministra­

zione regionale vennero riconosciuti esclusi­

vamente ai fini di quiescenza.

— 11 Consiglio di giustizia amministra­

tiva, decidendo su ricorso presentato da due dipendenti regionali (il fatto è molto noto anche per la posizione dei ricorrenti), inter­

pretò nell’unico modo possibile l’articolo 83, e cioè come norma che dispone il ricono­

scimento dei servizi preruolo prestati presso l’ Amministrazione, sia ai fini di quiescenza che di carriera (decisione 312 del 16 marzo | 1972).

— Contro equità, contro logica, contro 1’

interpretazione del Consiglio di giustizia am­

ministrativa, l’articolo 4 della legge 1° ago­

sto 1974, numero 30, tentò di porre fine alle proteste degli interessati ed alle ver­

tenze sindacali con una interpretazione au­

tentica, che negava il riconoscimento dei servizi preruolo ai fini di carriera.

— A tale ingiustizia legislativa il Governo regionale pose poi parziale rimedio con l’ar­

ticolo 4 della legge 17 ottobre 1977, numero 87, che riconosceva in pìccola parte i ser­

vizi preruolo ai fini della carriera. Ma poi­

ché da tale riconoscimento venivano esclusi inspiegabilmente i pochi dipendenti prove­

nienti dallo Stato, la Corte costituzionale, ri­

levando la disparità di trattamento ha cas­

sato la norma.

— La causa di incostituzionalità dell’arti­

colo 4 della legge numero 87 potrebbe quin­

di essere eliminata con la inclusione tra i beneficiari dei dipendenti provenienti dallo Stato.

—- Gli statali interessati all’articolo 4 della

legge numero 87 sono poche unità e la loro inclusione tra i beneficiari aumenta solo di poco l’onere finanziario già previsto.

Gli interroganti chiedono, pertanto, quali provvedimenti il Governo intende adottare per sanare le ingiustizie già verificatesi » (554).

CusiMANO - Marino - Virga - Fede - Tricoli - Paolone.

« A ll’Assessore alla sanità per sapere se è a conoscenza della gravissima situazione in cui si trova l’Ente ospedaliero Piemonte e Margherita di Messina presso il quale è in corso, da molti giorni, uno sciopero dei lavoratori che ha visto la partecipazione pressocché totale degli addetti, sconvolgen­

do la normale attività sanitaria, con la chiu­

sura di molti reparti e con gravissimo danno’

per la popolazione.

Ciò premesso, l ’interrogante chiede di co­

noscere se non intenda intervenire, mediante lo scioglimento del Consiglio di amministra­

zione e la nomina di un Commissario, in quanto l’attuale Consiglio, dilaniato da lotte interne, ha determinato, con il proprio las­

sismo amministrativo, l’attuale stato di ten­

sione, dovuto non alla richiesta da parte dei lavoratori di aumenti salariali, ma dalla man­

cata corresponsione di diritti maturati da moltissimi anni e mai corrisposti.

L’interrogante fa presente, inoltre, che nel passato altri fatti incresciosi hanno de­

terminato l’intervento dell’autorità giudizia­

ria sull’operato del Consiglio di amministra­

zione » (555) {L’interrogante chiede lo svol­

gimento con urgenza).

Grillo Mo r a s s u t t i.

PRESIDENTE. Le interrogazioni testé an­

nunziate saranno iscritte all’ordine del giof' no per essere svolte al loro turno.

Detei^mmazione della data d i d is c u s s io n e di mozioni.

PRESIDENTE. Si passa al punto H deh | ordine del giorno: Lettura, ai sensi e P | gli effetti degli articoli 83, lettera d) ® | del Regolamento interno, delle mozioni n j

meri 77 e 78. f

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Resoconti Parlamentari 915 — Assemblea Regionale Siciliana

Vili Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1978

Invito il deputato segretario a darne let­

tura.

GENTILE, segretario ff.:

« L ’Assemblea regionale siciliana constatato che le autorità provinciali han­

no precettato ottantadue infermiere dell’Ente ospedaliero Piemonte - Margherita di Mes­

sina, dopo solo alcuni giorni di sciopero con il quale, dopo inutili tentativi di bo­

nario componimento, intendevano rivendi­

care i loro diritti sindacali ed economici, da anni disattesi dalla amministrazione dell’

Ente;

rilevato che la precettazione, riferendosi a norme emanate nel 1931 nel contesto di una legislazione del lavoro fondata sulla proi­

bizione dello sciopero, appare ora di assai dubbia legittimità costituzionale;

visto che le autorità regionali, a seguito alla suddetta interpellanza, avevano sentito la necessità di disporre un’ispezione che non sembra però abbia approfondito i motivi del­

la grave situazione determinatasi in quell’

ambiente ospedaliero,

impegna il Governo della Regione ad intervenire urgentemente per consentire la corresponsione di almeno un’anticipazione sulle somme pregresse che Tamministrazione del Piemonte - Margherita deve ai lavora­

tori, in modo che la sensibilità sociale e de­

mocratica della Regione siciliana faccia ces­

sare ogni atteggiamento antisindacale, ba­

sato sulla discriminazione.

Ad indagare altresì ed a riferire all’As­

semblea sui motivi che hanno indotto gli ispettori a non visitare i reparti, ove sono evidenti le gravi lacune denunciate nella predetta interpellanza, ed a non prendere eontatto con i rappresentanti sindacali non- etié con i giovani medici ospedalieri che, l'ecentemente, hanno lanciato un appello al-

ermato attraverso la Stampa » (77), Fede - Cusimano - Tricoli - Paolone - Marino - Virga.

« L’Assemblea regionale siciliana constatata la grave recrudescenza del fe­

nomeno mafioso, che si esplica, in modo preoccupante in varie città della Sicilia oc­

cidentale ed in modo particolare a Palermo, con un moltiplicarsi di omicidi e di atten­

tati alle persone, che richiamano la dram­

matica situazione degli anni 1962-63;

considerato che la portata di tali atti cri­

minali non può essere spiegata come un semplice regolamento di conti tra cosche ma­

liose ma va valutata nel contesto di una pericolosa ripresa di manifestazioni delit­

tuose tipiche della mafia in Sicilia;

ritenuto che per poter effettuare tali at­

tività criminali le organizzazioni maliose ri­

cevono o ricercano complicità ed appoggi da persone, da gruppi o da forze, che in ta­

luni casi, esercitano funzioni pubbliche;

ritenuto che tali attività criminali eser­

citano diretta e deleteria influenza sulla vita economica e sociale dell’Isola;

considerato che le forze politiche democra­

tiche che harmo dato vita ad una nuova maggioranza di Governo in Sicilia hanno concordato, come si evince dalle dichiara­

zioni programmatiche del Presidente della Regione, sulla necessità ” di provvedimenti che abbiano di mira la eliminazione di zone di parassitismo purtroppo ancora assai dif­

fuse, di sprechi e di favoritismi e che ren­

dano la pubblica amministrazione impermea­

bile ad infiltrazioni di stampo mafioso o clientelare e che puntino invece su un sano sviluppo produttivo” ;

impegna il Governo della Regione a considerare la lotta contro la mafia come uno degli obiettivi politici e sociali centrali della sua attività;

a dare attuazione, nel proprio ambito, alle indicazioni conclusive della Commissione di inchiesta antimafia:

— con la eliminazione di ogni forma di clientelismo nella pratica amministrativa;

con lo smantellamento della centralizzazione burocratica e il più ampio decentramento di poteri, di funzioni, di mezzi finanziari alle comunità locali;

— con l’approvazione, di una nuova legge sugli appalti che garantisca la tempestività

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Resoconti Parlamentari 916 Assemblea Regionale Siciliana

V i li Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1973

della spesa pubblica e la piena regolarità e cristallinità dei concorsi;

— con la revisione dell’albo degli appal­

tatori;

— con una politica di intervento e di severo controllo in tutto il settore della com­

mercializzazione per eliminare la sempre più grave piaga deirintermediazione parassitaria e inafiosa;

— con un rigoroso controllo sulle assun­

zioni pubbliche, per evitare, come nel caso Di Cristina, che appartenenti a cosche ma- fìose, possano inserirsi in Enti pubblici;

— con la politica di programmazione eco­

nomica che poggi sulla partecipazione e sul controllo di un ricco ed articolato tessuto democratico;

— con una politica scolastica che, uti­

lizzando tutte le risorse della scuola oppon­

ga, alla tradizione della mafia basata sulla prepotenza e sul crimine, la richiesta di par­

tecipazione, di progresso, di giustizia sociale delle nuove generazioni;

— ad intervenire presso i Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Re­

pubblica perché si provveda al più presto al dibattito parlamentare sulle conclusioni della Commissione d’inchiesta antimafia, e presso il Governo nazionale perché metta in atto le proposte che la Commissione antimafia ha suggerito, che si riferiscono alle responsa­

bilità amministrative degli organi centrali dello Stato, in modo che possa pervenire alla attuazione di tutte quelle misure di prevenzione e di repressione del delitto ma­

fioso come richiede la coscienza civile e de­

mocratica del popolo siciliano » (78).

Motta - R usso Michelange­

lo - VizziNi - Am ata - Am-

M A V U T A - Barcellona - Bua

- Cagnes - Careri - Carpi’ - Chessari - Gentile - Grande

- Laudani - Lucenti - Mar­

coni - Messana - Messina - Monteleone - Rindone - To­

scano - Tu sa.

PRESIDENTE. Comunico che d’accordo tra i presentatori ed il Governo la data di

discussione delle suddette mozioni sarà fis­

sata nella riunione dei capigruppo.

Rimane cosi stabilito.

Seguito della discussione del disegno di legge;

« Norme per la programmazione regionale » (282/A).

PRESIDENTE. Si passa al punto terzo dell’ordine del giorno: Seguito della discus­

sione del disegno di legge: « Norme per la programmazione regionale » (282/A).

Invito i componenti della seconda Com­

missione a prendere posto al banco alla me­

desima assegnato.

E’ in corso la discussione sull’articolo 1.

PAOLONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLONE. Onorevole Presidente, onore­

voli colleghi, sorprende la metodologia che si intende perseguire con la istituzione del Comitato regionale per la programmazione economica, e ciò specie per chi, già deputato da una legislatura, ha potuto valutare le conseguenze negative e disastrose che si sono dovute registrare per la mancanza di un idoneo strumento di programmazione econo­

mica capace di investire tutti gli aspetti del­

la vita sociale della nostra Regione.

Chi ha potuto esaminare i singoli momenti della vita regionale cosi come sono stati affrontati in quest’Aula dalle varie Giunte di governo, si è reso conto del continuo procedere a tentoni e dell’affannosa ricerca, in un permanente stato di emergenza, di j soluzioni quasi sempre parolaio e frammen­

tarie che mai si innestavano in un discorso organico e coerente che tenesse conto della r obiettiva realtà della nostra Sicilia, degli : effettivi interessi dei singoli corpi sociali, dei , singoli enti e istituti, al fine di armonizzarli ^ neH’ambito di una visione più generale della vita nazionale e del contesto europeo, perche ; le scelte autarchiche o autonome non sono : oggi assolutamente pensabili se non in una ■ prospettiva più ampia e più logica. .

Ma tutto questo non è valso, malgrado 1 ' richiami ripetuti, a suggerire le strade pii^ ; idonee per individuare quello che dovrebbe

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Resoconti Parlamentari 917 Assemblea Regionale Siciliana

V ili Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1978

essere non un metodo, ma un sistema di programmazione, che, attraverso la scelta di strumenti e di criteri idonei, recepisse que­

sta esigenza generale e assolutamente insop­

primibile, salvo a volersi votare costante- mente al fallimento.

Ebbene, ci saremmo aspettati una moti­

vazione circa questo sorprendente modo di procedere, anche se non troppo sorprendente ove lo inquadriamo in quella linea di con­

tinuità politica che è espressa dalle forze che hanno retto e reggono la Sicilia. E da ciò non poteva che scaturire una proposta di tal genere, indubbiamente molto lacu­

nosa, ma che risponde ad un preciso scopo, ad una forma di copertura per una classe politica che non potendo più ignorare tutti quei problemi che debbono essere posti sul tappeto, come da tempo il gruppo del Mo­

vimento sociale italiano - Destra nazionale ha evidenziato, ha cercato di crearsi un alibi.

Ed allora si vuole istituire il Comitato per la programmazione economica credendo di acquistare la nostra coscienza politica ed insieme di venire incontro ad una richiesta che è stata posta sistematicamente da tutti e da lungo tempo; ma il modo non è cer­

tamente quello che è stato scelto perché non si fa altro che dare risposte di comodo ai vari settori, ai corpi sociali e momenti della vita regionale, che potrebbero essere interpreti di esigenze peculiari. Da qui la giustificazione ad un siffatto organismo che dovrebbe rappresentare tutti ma che in ef­

fetti non rappresenta nessuno. O meglio, qualcuno lo rappresenta e cioè l’interesse di questa classe politica ed il prepotere di un gruppo partitocratico che con grande di­

screzionalità opera le sue scelte escludendo i legittimi interessi di soggetti che pur rap­

presentano elementi costitutivi e fondamen­

tali della nostra comunità regionale.

Non esiste in effetti un metodo della pro­

grammazione, bensì il sistema della program­

mazione, e non è pensabile che sia mai esi­

stito uomo 0 comunità che si sia estraneato da questo principio. Solo nel mondo ani­

male, dove prevalgono gli elementi irrazio­

nali, tutto è affidato al caso. Ma l’uomo ha sempre ragionato sulle cose che riguardano }a sua vita, e poiché egli non esiste se non m un contesto sociale, anche le più elemen­

tari strutture sociali hanno dovuto misurarsi '^ou questo problema che è insito nella stes­

sa ragione della vita. E cosi la famiglia, la piccola comunità e le organizzazioni più ampie. Non si tratta pertanto di individuare una metodologia della programmazione, ma di definire un organico piano che con oppor­

tuni strumenti esalti il momento partecipa­

tivo.

Questo disegno di legge, tuttavia, ignora tutto ciò, come si evince dall’articolo 1 che guida tutto l’indirizzo politico della proposta legislativa. Ed è per questo motivo che su questa norma fondamentale si incentra 1’

azione del nostro gruppo, nella speranza che queste argomentazioni siano recepite. Noi non abbiamo la pretesa, la velleità di atten­

derci da quest’Assemblea cosf distratta, cosi lontana e cosf vuota l’accoglimento di tutte le nostre proposte, ma almeno di quelle più qualificanti.

L’articolo 1, che finalizza tutto al risa­

namento degli squilibri, è disancorato dalla realtà sociale e non definisce quelli che sono i concetti essenziali della programmazione economica. Esso altro non rappresenta se non il tentativo, a nostro avviso maldestro, di chiamare a protagonisti della program­

mazione settori che restano comunque nell’

ambito della partitocrazia dominante, igno­

rando tutte le forze politiche, economiche e sociali che quotidianamente operano nella nostra isola e che come tali hanno il diritto non di essere consultati ma di essere inse­

riti istituzionalmente in quanto organismo.

In tal modo si realizza il sistema della programmazione! Non si può, infatti, impo­

stare un discorso economico prescindendo dal rilevamento dei dati, daU’identifìcazione dei bisogni di una comunità, o, parimenti, non affrontando la problematica dei costi e dei tempi di attuazione del programma.

Onorevole Presidente, onorevoli colleglli, solo facendo leva sul meccanismo partecipa­

tivo è possibile rielaborare tale materia per pervenire ad una sintesi che valga a supe­

rare gli squilibri tra i vari settori e corpi sociali. Ma questo principio non è stato san­

cito dall’articolo 1 che già in partenza scon­

fessa tutti questi fondamentali elementi che dovrebbero garantire, appunto, la corretta in­

dividuazione dei dati, dei bisogni, dei costi, dei tempi di attuazione e degli obiettivi con­

seguentemente da perseguire.

Recentemente ho partecipato alla riunione congiunta della Conmiissione « finanza » e

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Resoconti Parlamentari — 918 — Assemblea Regionale Siciliana

V i l i Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1973

« industria » ove si discuteva il problema del piano chimico regionale, cioè di un settore importantissimo della vita della nostra Sici­

lia, al quale sono legate nuove occasioni di lavoro, miglioramenti economici, sviluppo sociale e, quindi, la possibilità di riequili­

brare alcune snerequazioni. Ebbene, in quella occasione, si fecero dei rilievi al Governo che si presentò senza una relazione e senza ur programma. E non poteva essere diversa- niente perché non è pensabile che la pianifi­

cazione deH’industria chimica in Sicilia pos­

sa essere dissociata dal più ampio contesto della programamzione nazionale.

In quella sede si fini cosi per nascondere in un sorriso il senso di frustrazione gene­

rale. Ho voluto citare questo esempio perché esso è perfetamente in linea con i numerosi provvedimenti che sono stati adottati da quando io siedo in questa Assemblea: cosi il progetto Sicilia, il piano dì interventi, i piani di emergenza, i piani di settore, le leggi che dovevano rivoluzionare tutto ma che sono state buttate li a caso astraendo dalla realtà complessiva della nazione e in parti­

colare della nostra isola ed ignorando al­

tresì il tema delle risorse finanziarie da destinare alle singole iniziative legislative che cumulativamente dovevano assicurare uno sbocco positivo alla crisi isolana.

Ma la responsabilità di tale condotta poli­

tica incapace di rivitalizzare il sistema eco­

nomico isolano ricade esclusivamente sulle forze del potere politico che fanno capo alla maggioranza.

Onorevole Presidente, io non dimentico le battaglie che lei ha portato avanti prima di essere chiamato a presiedere questa Assem­

blea, quando sosteneva, con convinzione, pro­

poste significative che, anche se non rappre­

sentavano la panacea di tutti i mali dell’isola, erano pur sempre finalizzate all’obiettivo di ridurre gli squilibri - territoriali e aumen­

tare la capacità produttiva del nostro si­

stema economico.

I suoi interventi li ho sempre seguiti per­

ché mi insegnavano non solo questioni di metodo, ma anche come si opera dentro questo sistema e come si riesce a rendere piene di fascino e positive delle proposte...

PRESIDENTE. Ha imparato?

PAOLONE. Qualche cosa, molto poco.

Vorrei avere raggiunto il suo alto grado di professionismo politico per riuscire a con­

trabbandare per buone iniziative che già al­

lora, d’istinto — perché sono un discepolo, son l’ultimo degli alunni — ritenevo non tali. Però confesso che sentendola, e senten­

do i più rappresentativi personaggi degli altri gruppi politici, questo per non far torto a nessuno, siete riusciti per un momento, non tanto a demolire le mie convinzioni, ma ad insinuare, persino in me, il dubbio fino a farmi dire: « ma che non sia cosi? ». Ma poi, spezzatosi questo fluido magnetico che è pro­

prio dei dominatori del pensiero e della mente altrui, e ritrovata la mia autonomia non mi è rimasto altro che dire: « ma guar­

da che bravi, sono proprio bravi! ». E cosi ho visto passare il progetto Sicilia, il piano di interventi, e i piani di emergenza e pur avversandoli non ho potuto arrestare quel tipo di indirizzo che rispondeva non alla pro­

grammazione, anche se parziale e contin­

gente, ma esclusivamente alla logica del car­

tello partitocratico di maggioranza.

Da questo indirizzo politico errato sono scaturite cosi delle cattive leggi i cui effetti, nonostante i suoi appassionati interventi, onorevole Presidente, e la mobilitazione di ingenti masse monetarie, non sono valsi a ricomporre gli squilibri economici, ma ad aggravarli ulteriormente fino a compromet­

tere le condizioni di vita e di lavoro dei sici­

liani la cui angoscia non può essere spazzata via dalle finalità definite in questo articolo 1, che rientra in quella strategia abilissima di fare apparire buone delle cose che non lo sono.

Da qui il senso della nostra battaglia tesa ad emendare l’articolo 1 della presente pro­

posta legislativa al fine di istituzionalizzare la presenza negli organismi della program­

mazione di tutti quei soggetti e enti locali, corpi sociali, gruppo e categorie di cittadini che non possono continuare a subire le con­

seguenze di scelta altrui che incidono diret­

tamente nei propri interessi, senza potere, però, concorrere, con parità di diritti e in maniera responsabile, alla individuazione ed elaborazione delle linee di fondo della pro­

grammazione.

Ed, infatti, in sede di Commissione, ove è prevalso l’accordo dei partiti che si rifanno alla logica del « compromesso storico », ® stato varato un provvedimento fortemente

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Resoconti Parlamentari 919 Assemblea Regionale Siciliana

V ili Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1978

limitativo che assicura la presenza, in seno al Comitato di programmazione, dei soli

« Enti locali territoriali », e non di tutti, per­

ché le stesse province, quanto prima, verran­

no soppresse e sostituite dai liberi Consorzi comunali.

Ne consegue, stante la struttura partito­

cratica dei Comuni e della Regione, che i rappresentanti di questi organismi verreb­

bero selezionati, come già abbiamo avuto modo di constatare sul piano pratico, in base alle precise indicazioni della stessa maggio­

ranza e degli stessi gruppi di potere, realiz­

zandosi cosi l’anomala figura giuridica dei

« controllori controllati » i quali decidono in conformità agli interessi di quei settori, gruppi e persone sulla cui attività dovreb­

bero invece vigilare.

Tutto il resto viene ignorato; non viene individuato il ruolo che deve svolgere Tim- prenditoria privata, né i modi più idonei per tutelare il risparmio, né il « tipo di econo­

mia » in cui muoverà.

In realtà questo disegno di legge riflette il clima di incertezza e di confunsione che regna alTinterno della coalizione di maggio­

ranza.

La Democrazia cristiana non riesce infatti a conciliare la spinta populista, che la porta a ricercare soluzioni collettivistiche, con l’esi­

genza di continuare a difendere, anche se formalmente e molto larvatamente, l’inizia­

tiva privata.

Lo stseso Partito comunista, nel momento in cui accetta una linea economica che non conduce ad una economia di piano, pone in discussione gli stessi principi cardini della sua dottrina e della sua ragion d’essere.

La risultante di queste contraddizioni è una proposta legislativa che non soddisfa nessuna esigenza e che tende, come ho già detto, a precostituire un alibi politico spaz­

zando via eventuali oppositori (enti e corpi sociali) che, nonostante le vostre scelte puni­

tive, continuano a concorrere, con sacrifi­

cio ed impegno, al consolidamento del no­

stro sistema produttivo. I potenziali « distur­

batori » vengono cosi estromessi dal Comi­

tato della programmazione senza che la le­

zione di principio della partecipazione or­

ganica sia stata almeno compensata dalla ac­

curata ricerca delle risorse finanziarie e dalla predeterminazione dei tempi di attuazione del programma.

Si è voluto speditamente varare un prov­

vedimento al solo scopo di «mettersi l’anima in pace» e poter dire che qualche cosa è stata realizzata. Anche nel passato è stato seguito questo indirizzo, ma i conti non sono tornati.

Ed allora, onorevoli colleghi, onorevole Presidente, non torna a vostro danno voler continuare a battere una strada perché è lastricata di storture, delusioni e reazioni?

Non è questo un dato che dovrebbe farvi riflettere ed accettare se non tutte, almeno alcune delle argomentazioni da noi portate avanti?

Noi riteniamo di si! Non è pensabile che i rapporti di questa Assemblea si continui­

no a fondare su un pregiudizio angusto e settario, che vede da un lato una maggio­

ranza chiusa a fronte di alcune osservazioni, e dall’altro una opposizione che cerca in tutti i modi di penetrare, col concorso delle sue proposte, dentro questa barriera. Questa è scelta culturale assolutamente negativa se è vero che i fatti danno torto alle linee poli­

tiche perseguite da questa maggioranza.

L’arroganza finisce per accomunare tutte le forze politiche della maggioranza. Ed in­

fatti da parte di costoro viene fatto inten­

dere, e questo è un caso emblematico che non è possibile passare sotto silenzio, come in questa contingenza, occorra evitare ogni forma di commistione tra il momento legi­

slativo e quello esecutivo, tra maggioranza ed opposizione; ma non è affatto vero, salvo

— ed è questo il punto nodale di tutto il di­

battito — che questo organismo debba rap­

presentare unicamente la sede in cui aval­

lare tutte le scelte del gruppo di maggio­

ranza. Ma la democrazia postula — salvo che voi non ci crediate e, quindi, la utilizzate soltanto a fini strumentali, di potere — l’al­

ternanza delle maggioranze, e non è, pertan­

to, giusto precludere ad eventuali nuove mag­

gioranze l’agibilità di strumenti che amplino le aree di partecipazione a tutte le forze politiche, sociali ed agli enti locali cosi da prospettare all’esecutivo tutte le indicazioni attinenti ai mezzi, alle capacità finanziarie ed alle priorità da cui far discendere quelle scelte che, approvate dall’Assemblea, diven­

tino momenti di sostanziale presenza parte­

cipativa in cui tutto il popolo siciliano possa rispecchiarsi.

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Resoconti PaTlamentari 920 Assemblea Regionale Siciliana

V ili Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1973

Questa è democrazia autentica, democrazia sostanziale, non fatta di parole, perché di­

versamente, onorevole Presidente — e qui parlo al professionista abile e bravo, all’ac- cademico dell’azione parlamentare — non ha senso riconoscere il diritto alla critica ed al dissenso.

Occorre impedire che una coalizione go­

vernativa s’impossessi di tutti gli strumenti del potere, violentando quegli stessi principi democratici che hanno consentito e legitti­

mato la sua stessa formazione. Non c’è in­

fatti alcuna differenza tra questa dittatura, velata e felpata, esercitata con « la prepo­

tenza dei numeri » e quella che si deter­

mina ovunque è ostacolato ogni serio pro­

cesso di osmosi politica. Solo la diversa qua­

lità della violenza diversifica questa ditta­

tura da quella del signor Stalin.

Per quale motivo si debbano escludere dal Comitato per la programmazione eco­

nomica, che deve rappresentare un auten­

tico momento di analisi, di studio, di appro­

fondimento dei problemi che attengono alla vita di tutti i siciliani, quanti (forze po­

litiche, corpi sociali, enti locali), non si ri­

conoscono in questa maggioranza?

PRESIDENTE. Onorevole Paolone, vorrei richiamarla all’argomento. La composizione del Comitato, infatti, è disciplinata da altri articoli.

PAOLONE. Parlo sempre dell’articolo 1 che prevede il concorso degli enti locali ter­

ritoriali.

Io mi aspettavo da lei una risposta, non un’interruzione, perché, in effetti, Stalin comprimeva con il carcere e l’arresto il dis­

senso. Ma anch’io sono un siciliano, parte­

cipo alla vita della mia Isola, concorro a soffrire e a godere del bene e del male della mia terra, p er cui in un momento si­

mile...

PRESIDENTE. Tutto questo è previsto dall’articolo 1? C’è scritto che lei è siciliano?

PAOLONE. E’ detto Che ne fanno parte gli enti locali territoriali. Io lo voglio istitu­

zionalizzare ma lei, ripeto, mi ha interrotto.

PRESIDENTE. Lei continua a parlare della composizione del comitato che è oggetto di un’altra norma.

PAOLONE. No, perché l’articolo 1 con­

templa l’esclusione dei corpi sociali e di al­

cuni enti fondamentali quali la Camera di commercio, richiamando soltanto « il rac­

cordo con le forze sociali e culturali » ed « il concorso degli enti locali territoriali ». Ep­

pure, basta rileggere l’articolo 6 per consta­

tare che anche il ruolo di questi enti è stato ridimensionato. Ed a tal proposito appare ri­

dicolo che non sia stata tenuta presente la riforma amministrativa che dovrà deman­

dare nuovi compiti e funzioni ai Comuni, cellule fondamentali dello Stato e della Re­

gione che, però, hamio appena trenta giorni di tempo per inoltrare al Comitato eventuali proposte ed osservazioni. Trascorso questo termine perentorio anche essi rimarranno inascoltati.

Ma a parte questo elemento riduttivo nei riguardi degli stessi soggetti che concorrono alla predisposizione del piano, non ci stan­

cheremo di evidenziare l’esclusione delle pro­

vince e delle comunità montane. Voi vi giu­

stificate affermando che intendete portare avanti una più profonda ristrutturazione del- TAmministrazione, però, per quel che val­

gono, le comunità montane sono state già varate. Sono delle realtà operanti nella no­

stra isola, e risultano in quella logica, onore­

vole Presidente, che come ho già detto al­

l’inizio, è avulsa da ogni finalità?

E meno male che, nonostante la bravura dell’onorevole De Pasquale, non sono stato coinvolto in questo errore! Un discorso in parte analogo può essere fatto per le pro­

vince che dovranno essere trasformate per far posto ai consorzi fra i comuni, ma non per le Camere di commercio dove s’incentra, a livello periferico, tutta la problematica di una vasta categoria di cittadini. E i commer­

cianti? Sono forse una parte inesistente della nostra isola?

Per fare un piccolo esempio basterà dire che il 70 per cento, il 75 per cento della economia della nostra città è fondata sulla attività commerciale. Da qui emerge l’esi­

genza di non declassare le Camere di com­

mercio a semplici strumenti di rilevamento di protesti cambiari o di rilascio di docu­

menti. Abbiate il coraggio di riconoscere che queste cose non sono pensabili perché, di fatto, questi strumenti hanno assolto ad VA compito' foridamentale che non è possibile ignorare sol perché ciò fa comodo ad un

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jiesocoTiti Parlamentari 921 Assemblea Regionale Siciliana

Vili Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1978

gruppo di potere che intende avvalersi di questo Comitato per la programmazione eco­

nomica per soli fini di parte.

Noi confidiamo che al termine di questa nostra battaglia politica, o nel corso della stessa, ci siano dei ripensamenti neH’ambito della maggioranza circa le linee di principio del presente disegno di legge.

Dovranno pur esserci, diversamente, noi sappiamo già a quale destino è votata la scelta che ne conseguirà.

Infatti, al di là delle affermazioni roboanti e parolaie, si finirà per approntare provve­

dimenti economici che, di volta in volta, come già avvenuto in passato, incremente­

ranno il clientelismo politico, senza raggiun­

gere, però, Tobiettivo perseguito perché que­

sto non è posto in termini di onestà politica.

Ma questo problema presenta anche dei risvolti ridicoli, umoristici, perché occorre­

rebbe operare in armonia con gli obiettivi fissati da una programmazione nazionale che in atto non esiste se non in sogno. E tutto ciò lo abbiamo potuto constatare, come già ho ricordato, in occasione dell’esame del Pia­

no chimico regionale che ha trovato il Presi­

dente Mattarella completamente imprepa­

rato.

Non raccordando le scelte di politica eco­

nomica siciliana ad un piu ampio contesto che è nazionale, europeo e mediterraneo, si finisce per operare in maniera frammentaria c parziale come nel caso delle iniziative in­

traprese dal Governo regionale nei confronti dei paesi del bacino del Mediterraneo. E’

questo il caso del metanodotto Italia - Algeria c degli accordi di intercambio commerciale con i paesi africani, iniziative queste che, in quanto slegate da questa più ampia prospet­

tiva, sono valse soltanto a fare fumo.

Tutto questo non è assolutamente conside- dall’articolo 1. Abbiamo pertanto il so­

spetto che si cerchi abilmente di nascondere s questa Assemblea la ragione vera di un provvedimento che indubbiamente creerà

••Ui pessimo servizio alla Sicilia e allo stesso Governo che viene posto di fronte a posizioni di principio incompatibili con le finalità che intendono perseguire, appesantendone cosi

futura azione politica.

Tutto ciò non è accettabile.

Le soluzioni esistono e le possiamo ricer- assieme purché si rinunzi ad un dise-

^0 politico culturale che ricalca linee vuote,

R esocon ti, f. 131

vaghe, compromissorie che discendono da una impostazione che anche voi, in fondo, rite­

nete sbagliata.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, le proposte di legge si discutono in Aula af­

finché tutti concorrano, in coscienza, a mi­

gliorarle; il disegno di legge, è infatti, per sua intrinseca natura emendabile. Se cosi non fosse, FAssemblea non avrebbe ragione di esistere.

Confidiamo pertanto nell’accoglimento del­

le tesi da noi prospettate.

Infatti, per le cose che hanno detto i miei colleghi e per quelle che, ad integrazione, io stesso ho cercato di evidenziare, emerge come non sia questo lo strmnento più idoneo per aggredire i mali dell’isola.

Abbiamo sempre ritenuto che la program­

mazione può rappresentare un momento cen­

trale della vita regionale e locale capace di travolgere le scelte del passato purché essa sappia farsi carico delle istanze di parteci­

pazione di tutte le categorie e corpi sociali che operano nella nostra collettività.

Il nostro non è un discorso nuovo; altre volte lo avete sentito anche se continuate ad arroccarvi a difesa della formulazione di questo articolo.

Il problema della programmazione come sistema economico e sociale è stato sempre al centro del dibattito culturale ed è su que­

sto terreno che siete chiamati a verificare la validità delle nostre scelte e giustificare la discriminazione operata nei confronti di una pluralità di cittadini. Ma è una impresa impossibile!

Per anni abbiamo insistito sull’opportunità di una programmazione economica capace di coinvolgere i protagonisti della vita econo­

mica e sociale dell’isola al fine di attivare il massimo consenso e di presenza democra­

tica intorno a questo nuovo istituto.

Ed è inammissibile . che in un momento cosi drammatico per la vita del Paese si in­

tende precludere a corpi e categorie sociali di concorrere ad armonizzare le loro esi­

genze con quelle più complessive della co­

munità regionale e nazionale, cosi da evi­

tare i conflitti, le parzialità e tutte quelle storture degenerative che voi, a torto, ave­

te sempre addebitato alla scelta corpora­

tiva. In tal modo si finisce per compromet­

tere equilibri già precari pervenendo a ri-

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Resoconti Parlamentari 922 Assemblea Regionale Siciliana

V i li Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1973

sultati antitetici rispetto a quelli definitivi dell’articolo 1.

Tutto questo per noi è tanto più incom­

prensibile in quanto lo stesso Stato finalizza il suo impegno alla ricerca del più antico consenso al fine di saldare in una visione ar­

monica tutti gli aspetti della vita economica e sociale della Nazione.

Analogamente la Regione siciliana deve rifuggire da scelte discriminatorie, faziose e strumentali che non tengono in nessun conto i risultati deH’ultimo referendum con il quale tanti italiani, che in precedenza vi ave­

vano accordato fiducia, oggi, quasi a volere purificare la loro coscienza, dicono « si » al­

l’abrogazione di certe impostazioni partito­

cratiche.

Questo dovrebbe suggerirvi di modificare l’indirizzo politico superando i confini di uno schematismo gretto, negativo e riduttivo.

Questa nostra battaglia, che potrebbe as­

sumere il significato dell’ostruzionismo par­

lamentare, si innesta invece su precisi va­

lori culturali e politici per concorrere posi­

tivamente ad una scelta legislativa che valga a riconquistarci il rispetto del popolo sici­

liano che, deluso nelle sue aspettative, mo­

stra sempre più disaffezione verso i partiti.

Questo articolo 1 oltre a ribadire Tinsen- sibilità della classe politica rispetto al richia­

mo dell’autentico popolo siciliano ed italiano, rischia di trasformarsi in una scommessa con la quale si mettono in gioco, nel nome della libertà e della democrazia, gli autentici diritti delle minoranze e delle opposizioni.

PRESIDENTE. Onorevole Pacione, mi scusi, ma sono costretto a richiamarla all’

argomento.

PAOLONE. Ed io sto dicendo che con l’articolo 1 state escludendo le opposizioni e le minoranze; forse lei non mi sta se­

guendo in quanto è impegnato col capo­

gruppo democristiano.

PRESIDENTE. La seguo attentamente, onorevole Paolone.

Ione, in base all’articolo 107 del Regola­

mento.

PAOLONE. Io pensavo che stavate per accondiscendere parzialmente...

PAOLONE. Ma io non sono fuori dell’

argomento perché questo articolo esclude­

rebbe...

PRESIDENTE. Il primo richiamo era ami­

chevole, il secondo è formale, onorevole Pao-

PRESIDENTE. Le ho fatto un richiamo.

PAOLONE. A che titolo?

PRESIDENTE. Si attenga alTargomento.

PAOLONE. Ma c’è il testo stenografato che fa fede delle cose che ho detto; lei era distratto perché parlava col presidente del gruppo democristiano...

PRESIDENTE. Non esprima giudizi e cer­

chi piuttosto di attenersi alTargomento.

PAOLONE. Io stavo censurando l ’operato ; di questa maggioranza che ha proposto un : disegno di legge, con cui si preclude in ma- : niera assoluta la partecipazione di alcuni cor­

pi sociali e gruppi politici. ; Noi ci auguriamo che il Presidente De Pa- f squale, a parte i richiami, veramente con- corra a sanare questa ingiustizia.

Onorevole Presidente ■— le parla sempre l ’allievo, sinceramente, questo non è detto ■ con tono ironico, mi creda, ritengo di avere j;

il senso della misura diversamente sarei un presuntuoso — ho sempre seguito attenta­

mente i suoi interventi nel corso dei quali con calore, proprietà di linguaggio, scienza e dottrina, ha difeso i principi e i diritti inalienabili del Parlamento, delle parti che lo compongono e dei giusti rapporti che devono intercorrere tra la maggioranza e l’opposizione; ed è stata proprio questa la lezione che ha finito per rafforzarmi vieppiù nelle mie convinzioni.

Ebbene, ora che per volontà delTAsseni- blea, lei è stato chiamato ad essere il g®' rante di questi principi deve seriamente con- sideràre, onorevole Pancrazio De PasqualSi che al di là di tutte le divisioni, i particO' larismi, le antipatie, le incomprensioni e g"

scontri, ci sono dei limiti invalicabili, perche la politica è dinamismo, ma i principi, se sono validi, vanno difesi.

Questa è la ragione della nostra battaglia a cui non possiamo rinunciare; ci aiaspe*' jj

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Resoconti Parlamentari

Vili Legislatura

— 923

CCXI SEDUTA

Assemblea Regionale Siciliana

21 Giugno 1978

tiamo, legittimamente (e lo dico anche sul piano umano) che il primo alleato nella difesa di questi invalicabili principi sia il Presidente deH’Assemblea, onorevole Pan­

crazio De Pasquale.

Non posso che aspettarmi questo, in tutti i sensi.

Lungo questa via si muove con passione, se vuole, con calore, ma con fiduciosa atte­

sa, un rappresentante di un gruppo della opposizione, un deputato che crede profon­

damente che non si possa, per ragioni di comodo, su questo o su altri argomenti, buttare alle ortiche le cose più belle e più nobili per le quali la gente è disposta a battersi e anche a morire.

Non sono cose inutili; o hanno valore sempre e per tutti, oppure vuol dire che sono servite solo a fini di comodo, cosa questa che, di certo, non può riferirsi al Presidente deU’Assemblea, onorevole Pan­

crazio De Pasquale.

VIRGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VIRGA. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, non è una passerella oratoria quella che i componenti del gruppo del Movimento sociale italiano stanno facendo ma un ten­

tativo teso ad evidenziare aH’Assemblea e, principalmente, all’opinione pubblica, le in- sufhcienze che presenta cpuesta proposta di legge che inficia la validità della scelta pro­

grammatica.

Noi abbiamo seguito attentamente i lavori svoltisi in Commissione, e già in quella sede abbiamo potuto rilevare come nel primo comma dell’articolo 1, siano stati definiti

<iegli indirizzi molto importanti e qualifi­

canti. Ed infatti questo articolo, pure es­

ondo stato modificato rispetto al testo d’ini­

ziativa governativa, ti'accia le linee generali a programmatiche che caratterizzano tutto quanto il disegno di legge, sintetizzando in b'e punti fondamentali l’impegno che il Go- '^erno intende perseguire con l ’adozione del ttietodo della programmazione.

^ Ma, fino ad oggi, tutti i governi regionali erano astenuti dall’accettare questo me­

todo che solo ora viene riconosciuto come

■^lomento qualificante di una seria attività governativa.

Come mai la Democrazia cristiana, che è stata sempre presente nella maggioranza dei governi, in Sicilia e in Italia, non ha saputo predisporre in tempo il metodo della pro­

grammazione? Come mai la Democrazia cri­

stiana non ha voluto attingere alle fonti cul­

turali, del pensiero sociale cattolico (che fanno esplicito riferimento alla programma­

zione economica) e ha dovuto attendere l’ar­

rivo dell’onorevole Mattarella spalleggiato, puntellato e punzecchiato dal Partito comu­

nista, per approntare un disegno di legge che s’innesta chiaramente nelle dichiarazioni programmatiche rese mesi or sono?

Certo, il metodo della programmazione deve porre fine ad una legislazione molto spesso carente sul piano culturale; infatti l’Assemblea regionale ha « sfornato » una gran quantità di leggi contrastanti e sovrap­

ponibili, che hanno avuto sempre un carat­

tere precipuamente assistenziale, perché bi­

sognava rispondere a precise esigenze clien- telari. Ciò è dimostrato da tutte quelle leggi che i componenti del Partito comunista han­

no portato avanti nelle varie Commissioni.

Si sono infatti preoccupati di sancire sul piano legislativo, ma in maniera formale, il principio che l’erogazione delle somme del Fondo di solidarietà nazionale in favore delle aziende costrette a licenziare i lavo­

ratori è subordinato all’accertamento dei pre­

supposti della ripresa produttiva dell’azienda stessa.

Si faceva, cosi riferimento a un fatto di programmazione ben preciso che avrebbe do­

vuto essere controllato dall’Assemblea re­

gionale o dai suoi organi, perché ciò rap­

presentava una conditìo sine qua non per potere elargire sul piano politico l’assistenza, il sussidio o il corso di qualificazione alle maestranze che venivano licenziate o sospese.

E’ questo il caso dell’azienda Piedigrotta di Agrigento e di Caltanissetta e di tante altre ditte siciliane.

Evidentemente se ci fosse stato un piano di programmazione ben preciso, sarebbe ve­

nuta meno tutta questa legislazione che ci ha valso l’epiteto di « mamma Regione » che munge le proprie mucche disperdendo inutilmente in mille rivoli il denaro pub­

blico.

Certo, il metodo della programmazione può qualificare una volontà politica ma do­

vevamo . attendere non solo il patto di fine

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Resoconti PaTlamentari 924 Assemblea Regionale Siciliana

V i l i Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno igyg

legislatura, bensì anche la realizzazione del compromesso strisciante — avvenuto in Si­

cilia con il matrimonio officiato dal prete Nicoletti fra l’onorevole Mattarella e le for­

ze del Partito comunista (che condizionano non solo i lavori delle Commissioni ma an­

che quelli deir Assemblea) prima di arrivare a quelle dichiarazioni con cui il Presidente della Regione, neU’anticipare questa scelta, ha fatto, addirittura, una disamina dei mali dell’isola individuando taluni elementi fre­

nanti dello sviluppo siciliano il cui supera­

mento è condizione di crescita civile.

Questa è programmazione! E indubbia­

mente questo metodo, se è perseguito e rea­

lizzato con serietà d’intenti e con la parte­

cipazione dei protagonisti di una società che si deve preparare alla trasformazione e allo sviluppo, può raggiungere determinate fina­

lità che possono essere messe a disposizione della comunità siciliana.

Noi alla programmazione abbiamo sem­

pre creduto. Leggevo anni or sono nella

« Storia d’Italia », che dopo la caduta dello stato liberale e l’avvento di quello fasci­

sta, vennero esperiti — all’incirca negli anni 30 — i primi tentativi di programmazione economica. L’impostazione corporativa che li caratterizza può anche essere criticata, co­

munque le enunciazioni di principi si sono tradotte in concrete realizzazioni che hanno dato frutti all’Itaha ed alla nostra stessa Si­

cilia.

L’onorevole Mattarella nel corso della sua analisi si è voluto soffermare su un partico­

lare aspetto del problema, e cioè: « l’accen­

tuata marginalità del sistema economico si­

ciliano, inserito nel quadro generale della Cee, ma lontano tecnologicamente e social­

mente dai livelli dell’Europa di cui, però, fa parte a pieno titolo ». Egli ha voluto così, già in sede di dichiarazioni, individuare tutti i dati anamnestici per potere poi, sul piano della discussione e della gestazione della pro­

grammazione, definire tutti gli elementi fon­

damentali atti a concludere la diagnosi ed a iniziare la terapia.

Ma l’accentuata marginalità del sistema economico siciliano è da addebitare alla responsabilità della Democrazia cristiana in quanto non vi è stata mai una sua vacatio governativa in quest’ultimo decennio che è stato contrassegnato da un processo econo­

mico e sociale che anziché andare avanti

è andato indietro a passi da funaio, da cor- daro, non riuscendo, quindi, a colmare il di­

vario tecnologico e sociale rispetto ai paesi europei, ma addirittura aggravandolo ulte­

riormente nonostante i benefici connessi all’

utilizzo delle provvidenze che la Cee metteva a disposizione delle regioni meridionali euro­

pee e della Sicilia.

L’onorevole Mattarella ha lamentato an­

che la « progressiva acquisizione di tecnolo­

gia semplice da parte dei paesi rivieraschi del Mediterraneo dell’area Opec, che non può non risultare alternativa di un sistema industriale debole e di recente insediamento come quello siciliano ».

Ma non ha avuto il coraggio di dire, e ciò contrasta con la programmazione, che il si­

stema industriale in Sicilia è stato paras­

sitario, perché « mamma Regione » ha pol­

verizzato le risorse attivando nelle industrie dell’Espi la speculazione e la demagogia sin­

dacale, a scapito di una politica imprendi­

toriale capace di potere dilatare il nostro si­

stema produttivo. L’intervento legislativo della Regione è stato diretto ad impinguare i bilanci deficitari degli enti per tentare di tacitare le masse emergenti, che spingevano affinché si arrivasse al compromesso poli­

tico tra le forze che giostravano sindacal­

mente i lavoratori delle aziende « espizza- te », e il comandante del vapore, della cosa pubblica, regionale, rappresentato dal « pa­

teracchio » democristiano.

Ma il termine « recente » può essere rife­

rito ad un arco di tempo molto limitato (uno o due anni) e non può abbracciare — salvo a voler stravolgere il suo significato — trent’

anni di storia siciliana.

Trent’anni fa, infatti, nacque la Sofis, una società finanziaria che avrebbe dovuto incre­

mentare lo sviluppo industriale in Sicilia e dalla quale — per successive trasformazio­

ni — ha avuto origine l’Espi, il famoso car­

rozzone elettorale della Democrazia cristiana e degli altri partiti di governo.

Da .qui il « sistema industriale debole o di recente insediamento ».

Ma individuati ì presupposti dell’azione programmatica, è evidente che occorre ap' prontare, con serietà ed impegno, ai ripari

Nella seconda parte dell’artìcolo 1, al se' condo comma, si fa riferimento alle finalil^

da perseguire, alla promissio boni viri con

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Resoconti Parlamentari 925 — Assemblea Regionale Siciliana

V ili Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1978

la quale trasformare e migliorare le strut­

ture economiche e sociali deU’Isola.

L’onorevole Mattarella parla anche del

« deterioramento progressivo della forza la­

voro in Sicilia, anche a causa dei flussi mi­

gratori ». In questo modo ha voluto mettere, con parole incisive, il dito su una grossa piaga le cui cause possono essere ricercate sul piano fisico, morale, qualitativo, o anche della sottooccupazione e completa assenza della stessa mano d’opera. Infatti il flusso migratorio verso il nord d’Italia e dell’Eu­

ropa settentrionale ha sottratto preziose energie produttive alla nostra Sicilia.

Questo problema può anche essere visto sotto un altro angolo visuale. Infatti la gra­

ve carenza tecnologica dell’apparato produt­

tivo siciliano — quale è stata evidenziata dallo stesso onorevole Mattarella — non è valsa a promuovere una legislazione capace di creare le premesse per una autentica qua­

lificazione professionale dei nostri lavoratori.

Vero è che sono state istituite le scuole professionali regionali ma esse, in un coa­

cervo di clientele e di nepotismi, hanno fi­

nito per assorbire una gran quantità di de­

naro senza riuscire ad immettere nel mer­

cato una manodopera pronta a soddisfare le esigenze della produzione italiana.

Le nostre scuole regionali « sfornavano » tecnici ed elettrotecnici, che non potevano accedere ai pubblici concorsi in quanto il loro titolo di studio non era riconosciuto dallo Stato.

Le nostre leggi, proprio perché non si in­

nestavano in un piano di programmazione, non hanno saputo assicurare un futuro tran­

quillo ai nostri lavoratori. Cosi, per esempio, dalla scuola del turismo e da quella alber­

ghiera proveniva un personale che non riu­

sciva a trovare possibilità di occupazione in un settore dell’economia siciliana in piena espansione per l’affievolirsi della concorren­

za che, nell’area del Mediterraneo, veniva esercitata da Grecia, Spagna e Jugoslavia.

A ciò sono da aggiungere le: « ricorrenti crisi congiunturali con particolare riferi- ttiento a quella edilizia, a quella chimica ed f quella tessile che hanno colpito il sistema industriale siciliano ». E’ un altro consuntivo qualificante dell’azione politica governativa svolta dalla Democrazia cristiana che, al fine di incrementare la capacità occupazionale della nostra isola, ha esercitato frammenta­

rie pressioni sullo Stato in una logica di questua anch’essa avulsa dal metodo pro- grammatorio.

Certo, non dobbiamo dimenticare tutte quelle promesse elettorali che vanno dal pac­

chetto dei 25.000 posti di lavoro al « pro­

getto ’80 » che avrebbe dovuto attirare in Sicilia tutti quei capitali italiani ed esteri per permettere la creazione di un insedia­

mento industriale capace non solo di tra­

sformare l’intera Sicilia in un grande opifi­

cio ma anche di riassorbire tutta quella ma­

nodopera che era stata costretta ad abban­

donare l’isola. Ma queste iniziative elettora­

listiche, proprio perché non si saldavano con il metodo della programmazione, fini­

vano con l’ignorare i presupposti imprendi­

toriali, economici e finanziari del nostro mer­

cato nazionale: dando, cosi, luogo a quelle crisi congiunturali di cui ci ha voluto par­

lare l’onorevole Mattarella.

Per quanto attiene all’edilizia privata oc­

corre rilevare che fu la legge Mancini, nel 1968, che diede inizio ad una legislazione urbanistica che appesanti tutto quanto il set­

tore fino a fare arrivare alle stelle il prezzo delle case. La conseguente caduta della do­

manda fini per creare la disoccupazione, e questi sfavorevoli effetti congiunturali non furono compensati dalla pronta attivazione del volano dell’edilizia pubblica.

Ed è grave che solo oggi il Governo sta­

bilisca, in virtù di questo articolo 1, di vo­

lere improntare la sua attività al metodo della programmazione. Intanto l’edilizia con­

tinua a languire nonostante la legge numero 166, la numero 846 e quella sulla casa, per­

ché gli enti pubblici, che avrebbero dovuto concorrere al superamento della crisi, non sono stati in condizione di fornire lavoro, servizi e case alla comunità siciliana. Ma ol­

tre alle responsabilità della Regione sono anche da prendere in considerazione quelle degli enti locali che non hanno saputo uti­

lizzare tutte quelle disponibilità finanziarne derivanti dalla legge nazionale sull’edilizia scolastica.

In conclusione, la crisi dell’edilizia ha ul­

teriormente aggravato la congiuntura eco­

nomica siciliana.

L’onorevole Mattarella dell’industria chimica, o della « comica » siciliana.

Cioè basta cambiare la « i » con la « o » ha pure parlato per meglio dire

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Resoconti Parlamentari 926 Assemblea Regionale Siciliana

V i li Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1978

per evidenziare tutte le « comiche » che si sono recitate in Sicilia a causa della man­

cata adozione del metodo programmatico che ha impedito di legiferare in maniera orga­

nica e in una prospettiva economica e so­

ciale capace di assicurare la tranquillità non solo ai lavoratori, ma anche agli imprendi­

tori.

Alla « comica » siciliana di Buonfornello, con tutte le speculazioni che hanno coinvolto la stessa Regione siciliana, si va ad assom­

mare quella determinatasi nel settore tes­

sile. Io ricordo, come pure l’onorevole Ma­

rino, che si è gridato alla vittoria curri magno gaudio a Licata quando si è creato rinsediamento tessile che avrebbe dovuto dare occupazione a centinaia di giovani; fu­

rono sovvenzionati i corsi di qualificazione per questa gioventù e venne creato un im­

pianto che oggi è già in crisi perché non è stato inserito in un contesto programma­

tico.

Presidenza del Vice Presidente PINO

Da questi validissimi elementi — che lo stesso onorevole Mattarella ha voluto evi­

denziare — trae finalmente origine l’arti­

colo 1 del presente disegno di legge che nel suo primo comma testualmente recita:

« la Regione siciliana, nello svolgimento del­

la propria azione politico - amministrativa, adotta il metodo della programmazione ».

L’onorevole Mattarella ha voluto altresì rilevare un altro aspetto dell’ampia tematica della programmazione, sottolineando le con­

seguenze della grave crisi idrica che si tra­

duce in autentici costi esterni per le aziende che operano in Sicilia.

A ll’epoca della dominazione romana l’isola era ricchissima di acqua; ancora oggi le sue risorse idriche sono, notevoli, ma la mancata attuazione della programmazione ha com­

promesso uno sfruttamento razionale e con­

trollato delle acque.

Abbiamo visto sorgere in provincia di En- na, che è la provincia che ha il maggior numero di laghi artificiali, il lago Disueri, Pozzillo, Lancipa ed altri che ancora non vengono utilizzati a pieno ritmo per l’irri­

gazione della piana di Catania, onde con­

sentire la trasformazione della coltura esten­

siva in intensiva, e l’incremento del reddito agricolo.

Addirittura non si è risolto in alcuni paesi il problema dell’acqua perché non si è vo­

luto programmare in materia.

L ’Assemblea ha anche nominato una Com-- missione speciale per le acque, che però non è pervenuta a nessuna conclusione, no­

nostante il problema sia molto importante e interessante a causa del concomitante in­

cremento demografico e dei consumi di acqua.

Non si può continuare a fare affidamento sull’indice di piovosità ma occorre puntare sullo sfruttamento razionale delle acque sot­

terranee, sulla canalizzazione di quelle su­

perficiali, sulla separazione delle acque bian­

che da quelle nere che — con opportuni trattamenti chimici e biochimici — potranno essere utilizzati a scopo irriguo.

Alle carenze idriche si assommano quelle dei servizi sociali.

Il progetto dei consultori familiari è di­

ventato terreno di scontro politico tra la Democrazia cristiana ed il Partito comunista, quando a monte mancano l’asilo-nido, la scuola materna, una educazione sanitaria, e, principalmente, la impostazione di una poli­

tica capace di coinvolgere nel processo di attuazione della riforma sanitaria, non solo gli operatori pubblici ma anche gli stessi utenti del servizio.

Si sono voluti affrettare i tempi dell’isti- tuzione dei Consultori familiari perché all’

orizzonte si profilava la legge sull’aborto, portata avanti dalle sinistre allo scopo di modificare la nostra società con l’abbatti­

mento dei tradizionali valori morali della nostra educazione e della nostra civiltà.

Si privilegia cosi la legge dei Consultori familiari senza considerare che vi è una notevole carenza di infrastrutture sociali.

Ma adottando il metodo della program­

mazione, che consente di predeterminare i fini da perseguire e di valutare i relativi tempi di attuazione, si può avviare una politica che colmi tutte le lacune che gra­

vano su questo settore.

Anche l’ospedale civico, e ne siamo tutti convinti, rientra fra i servizi sociali, però le sue carenze sono tali da annientare ogm capacità di far fronte al processo di trasfor­

mazione delle esigenze della utenza.

E se noi avessimo adottato per tempo il metodo della programmazione, non avremmo fatto passare inutilmente sei anni per rece­

pire la famosa legge Mariotti numero 162i

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