Resoconti Patlamentari — 913 Assemblea Regionale Siciliana
Vili Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1978
C C X I S E D U T A
(Antimeridiana)
m e r c o l e d ì 21 GI UGNO 1978
Presidenza del Presidente DE PASQUALE indi
del Vice Presidente PINO
I N D I C E
Cong:edi... ...
Disegni di legge:
Norme per la programmazione regionale » (282/A ) (Seguito della discussione):
P R E S ID E N T E ...
P A O L O N E ...
V I R G A ... 1
(Richiesta di istituzione di una Commissione speciale per Tesarne con procedura d’urgenza 6 relazione orale del disegnuo di legge n. 434)
Interrogazioni:
( A n n u n z i o ) ...
lozioni:
(Determinazione della data di discussione)
Pag.
Mazzaglia
La seduta è aperta alle ore 10,35.
GENTILE, segretario ff., dà lettura del processo verbale della seduta precedente, non sorgendo osservazioni, s ’intende ap- Povato.
Congedi.
PRESIDENTE. Comunico che ronorevole
°Usso Michelangelo ha chiesto 15 giorni di
R esoconti, f. 130
congedo; gli onorevoli Culicchia
e Nigro hanno chiesto congedo per le sedute di oggi.
Non sorgendo osservazioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di interrogazioni.
PRESIDENTE. Invito il deputato segreta
rio a dare lettura delle interrogazioni pre
sentate.
GENTILE, segretario ff.:
« Al Presidente della Regione per cono
scere se, a seguito della dichiarazione di in
costituzionalità dell’articolo 4 della legge 17 ottobre 1977, numero 87, il Governo regio
nale abbia valutato l’opportunità di ripro
porre la norma, con le rettifiche necessarie per la eliminazione delle cause di illegitti
mità riscontrate dalla Corte costituzionale e, ove nessuna determinazione sia stata an
cora adottata, se ritenga di dovere e potere informare gli interessati circa gli intendi
menti governativi.
L’interrogante ritiene di dovere sottoli
neare alcuni aspetti dell’annosa questione.
L’articolo 84 della legge 23 marzo 1971, numero 7, riconobbe a tutti gli ef
fetti (pensionistici e di carriera) taluni ser
vizi non di ruolo prestati dal personale pres
so altri enti prima deH’immissione nei ruoli deirAmministrazione regionale.
(500)
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■—• L ’articolo 83 della stessa legge, che se
condo una evidente interpretazione logica, analoga e sistematica, riconosceva a tutti gli effetti (pensionistici e di carriera) i servizi pre-ruolo prestati presso la stessa Ammini
strazione interpretato restrittivamente ed ap
plicato soltanto per il riconoscimento dei servizi pre-ruolo ai fini pensionistici.
— L’interpretazione restrittiva dell’arti
colo 83 determinò una gravissima disparità di trattamento, per cui taluni servizi pre
ruolo prestati fuori deU’Amministrazione re
gionale furono interamente valutati anche ai fini della carriera, mentre i servizi pre
ruolo prestati presso la stessa Amministra
zione regionale vennero riconosciuti esclusi
vamente ai fini di quiescenza.
— 11 Consiglio di giustizia amministra
tiva, decidendo su ricorso presentato da due dipendenti regionali (il fatto è molto noto anche per la posizione dei ricorrenti), inter
pretò nell’unico modo possibile l’articolo 83, e cioè come norma che dispone il ricono
scimento dei servizi preruolo prestati presso l’ Amministrazione, sia ai fini di quiescenza che di carriera (decisione 312 del 16 marzo | 1972).
— Contro equità, contro logica, contro 1’
interpretazione del Consiglio di giustizia am
ministrativa, l’articolo 4 della legge 1° ago
sto 1974, numero 30, tentò di porre fine alle proteste degli interessati ed alle ver
tenze sindacali con una interpretazione au
tentica, che negava il riconoscimento dei servizi preruolo ai fini di carriera.
— A tale ingiustizia legislativa il Governo regionale pose poi parziale rimedio con l’ar
ticolo 4 della legge 17 ottobre 1977, numero 87, che riconosceva in pìccola parte i ser
vizi preruolo ai fini della carriera. Ma poi
ché da tale riconoscimento venivano esclusi inspiegabilmente i pochi dipendenti prove
nienti dallo Stato, la Corte costituzionale, ri
levando la disparità di trattamento ha cas
sato la norma.
— La causa di incostituzionalità dell’arti
colo 4 della legge numero 87 potrebbe quin
di essere eliminata con la inclusione tra i beneficiari dei dipendenti provenienti dallo Stato.
—- Gli statali interessati all’articolo 4 della
legge numero 87 sono poche unità e la loro inclusione tra i beneficiari aumenta solo di poco l’onere finanziario già previsto.
Gli interroganti chiedono, pertanto, quali provvedimenti il Governo intende adottare per sanare le ingiustizie già verificatesi » (554).
CusiMANO - Marino - Virga - Fede - Tricoli - Paolone.
« A ll’Assessore alla sanità per sapere se è a conoscenza della gravissima situazione in cui si trova l’Ente ospedaliero Piemonte e Margherita di Messina presso il quale è in corso, da molti giorni, uno sciopero dei lavoratori che ha visto la partecipazione pressocché totale degli addetti, sconvolgen
do la normale attività sanitaria, con la chiu
sura di molti reparti e con gravissimo danno’
per la popolazione.
Ciò premesso, l ’interrogante chiede di co
noscere se non intenda intervenire, mediante lo scioglimento del Consiglio di amministra
zione e la nomina di un Commissario, in quanto l’attuale Consiglio, dilaniato da lotte interne, ha determinato, con il proprio las
sismo amministrativo, l’attuale stato di ten
sione, dovuto non alla richiesta da parte dei lavoratori di aumenti salariali, ma dalla man
cata corresponsione di diritti maturati da moltissimi anni e mai corrisposti.
L’interrogante fa presente, inoltre, che nel passato altri fatti incresciosi hanno de
terminato l’intervento dell’autorità giudizia
ria sull’operato del Consiglio di amministra
zione » (555) {L’interrogante chiede lo svol
gimento con urgenza).
Grillo Mo r a s s u t t i.
PRESIDENTE. Le interrogazioni testé an
nunziate saranno iscritte all’ordine del giof' no per essere svolte al loro turno.
Detei^mmazione della data d i d is c u s s io n e di mozioni.
PRESIDENTE. Si passa al punto H deh | ordine del giorno: Lettura, ai sensi e P | gli effetti degli articoli 83, lettera d) ® | del Regolamento interno, delle mozioni n j
meri 77 e 78. f
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Invito il deputato segretario a darne let
tura.
GENTILE, segretario ff.:
« L ’Assemblea regionale siciliana constatato che le autorità provinciali han
no precettato ottantadue infermiere dell’Ente ospedaliero Piemonte - Margherita di Mes
sina, dopo solo alcuni giorni di sciopero con il quale, dopo inutili tentativi di bo
nario componimento, intendevano rivendi
care i loro diritti sindacali ed economici, da anni disattesi dalla amministrazione dell’
Ente;
rilevato che la precettazione, riferendosi a norme emanate nel 1931 nel contesto di una legislazione del lavoro fondata sulla proi
bizione dello sciopero, appare ora di assai dubbia legittimità costituzionale;
visto che le autorità regionali, a seguito alla suddetta interpellanza, avevano sentito la necessità di disporre un’ispezione che non sembra però abbia approfondito i motivi del
la grave situazione determinatasi in quell’
ambiente ospedaliero,
impegna il Governo della Regione ad intervenire urgentemente per consentire la corresponsione di almeno un’anticipazione sulle somme pregresse che Tamministrazione del Piemonte - Margherita deve ai lavora
tori, in modo che la sensibilità sociale e de
mocratica della Regione siciliana faccia ces
sare ogni atteggiamento antisindacale, ba
sato sulla discriminazione.
Ad indagare altresì ed a riferire all’As
semblea sui motivi che hanno indotto gli ispettori a non visitare i reparti, ove sono evidenti le gravi lacune denunciate nella predetta interpellanza, ed a non prendere eontatto con i rappresentanti sindacali non- etié con i giovani medici ospedalieri che, l'ecentemente, hanno lanciato un appello al-
ermato attraverso la Stampa » (77), Fede - Cusimano - Tricoli - Paolone - Marino - Virga.
« L’Assemblea regionale siciliana constatata la grave recrudescenza del fe
nomeno mafioso, che si esplica, in modo preoccupante in varie città della Sicilia oc
cidentale ed in modo particolare a Palermo, con un moltiplicarsi di omicidi e di atten
tati alle persone, che richiamano la dram
matica situazione degli anni 1962-63;
considerato che la portata di tali atti cri
minali non può essere spiegata come un semplice regolamento di conti tra cosche ma
liose ma va valutata nel contesto di una pericolosa ripresa di manifestazioni delit
tuose tipiche della mafia in Sicilia;
ritenuto che per poter effettuare tali at
tività criminali le organizzazioni maliose ri
cevono o ricercano complicità ed appoggi da persone, da gruppi o da forze, che in ta
luni casi, esercitano funzioni pubbliche;
ritenuto che tali attività criminali eser
citano diretta e deleteria influenza sulla vita economica e sociale dell’Isola;
considerato che le forze politiche democra
tiche che harmo dato vita ad una nuova maggioranza di Governo in Sicilia hanno concordato, come si evince dalle dichiara
zioni programmatiche del Presidente della Regione, sulla necessità ” di provvedimenti che abbiano di mira la eliminazione di zone di parassitismo purtroppo ancora assai dif
fuse, di sprechi e di favoritismi e che ren
dano la pubblica amministrazione impermea
bile ad infiltrazioni di stampo mafioso o clientelare e che puntino invece su un sano sviluppo produttivo” ;
impegna il Governo della Regione a considerare la lotta contro la mafia come uno degli obiettivi politici e sociali centrali della sua attività;
a dare attuazione, nel proprio ambito, alle indicazioni conclusive della Commissione di inchiesta antimafia:
— con la eliminazione di ogni forma di clientelismo nella pratica amministrativa;
con lo smantellamento della centralizzazione burocratica e il più ampio decentramento di poteri, di funzioni, di mezzi finanziari alle comunità locali;
— con l’approvazione, di una nuova legge sugli appalti che garantisca la tempestività
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della spesa pubblica e la piena regolarità e cristallinità dei concorsi;
— con la revisione dell’albo degli appal
tatori;
— con una politica di intervento e di severo controllo in tutto il settore della com
mercializzazione per eliminare la sempre più grave piaga deirintermediazione parassitaria e inafiosa;
— con un rigoroso controllo sulle assun
zioni pubbliche, per evitare, come nel caso Di Cristina, che appartenenti a cosche ma- fìose, possano inserirsi in Enti pubblici;
— con la politica di programmazione eco
nomica che poggi sulla partecipazione e sul controllo di un ricco ed articolato tessuto democratico;
— con una politica scolastica che, uti
lizzando tutte le risorse della scuola oppon
ga, alla tradizione della mafia basata sulla prepotenza e sul crimine, la richiesta di par
tecipazione, di progresso, di giustizia sociale delle nuove generazioni;
— ad intervenire presso i Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Re
pubblica perché si provveda al più presto al dibattito parlamentare sulle conclusioni della Commissione d’inchiesta antimafia, e presso il Governo nazionale perché metta in atto le proposte che la Commissione antimafia ha suggerito, che si riferiscono alle responsa
bilità amministrative degli organi centrali dello Stato, in modo che possa pervenire alla attuazione di tutte quelle misure di prevenzione e di repressione del delitto ma
fioso come richiede la coscienza civile e de
mocratica del popolo siciliano » (78).
Motta - R usso Michelange
lo - VizziNi - Am ata - Am-
M A V U T A - Barcellona - Bua
- Cagnes - Careri - Carpi’ - Chessari - Gentile - Grande
- Laudani - Lucenti - Mar
coni - Messana - Messina - Monteleone - Rindone - To
scano - Tu sa.
PRESIDENTE. Comunico che d’accordo tra i presentatori ed il Governo la data di
discussione delle suddette mozioni sarà fis
sata nella riunione dei capigruppo.
Rimane cosi stabilito.
Seguito della discussione del disegno di legge;
« Norme per la programmazione regionale » (282/A).
PRESIDENTE. Si passa al punto terzo dell’ordine del giorno: Seguito della discus
sione del disegno di legge: « Norme per la programmazione regionale » (282/A).
Invito i componenti della seconda Com
missione a prendere posto al banco alla me
desima assegnato.
E’ in corso la discussione sull’articolo 1.
PAOLONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLONE. Onorevole Presidente, onore
voli colleghi, sorprende la metodologia che si intende perseguire con la istituzione del Comitato regionale per la programmazione economica, e ciò specie per chi, già deputato da una legislatura, ha potuto valutare le conseguenze negative e disastrose che si sono dovute registrare per la mancanza di un idoneo strumento di programmazione econo
mica capace di investire tutti gli aspetti del
la vita sociale della nostra Regione.
Chi ha potuto esaminare i singoli momenti della vita regionale cosi come sono stati affrontati in quest’Aula dalle varie Giunte di governo, si è reso conto del continuo procedere a tentoni e dell’affannosa ricerca, in un permanente stato di emergenza, di j soluzioni quasi sempre parolaio e frammen
tarie che mai si innestavano in un discorso organico e coerente che tenesse conto della r obiettiva realtà della nostra Sicilia, degli : effettivi interessi dei singoli corpi sociali, dei , singoli enti e istituti, al fine di armonizzarli ^ neH’ambito di una visione più generale della vita nazionale e del contesto europeo, perche ; le scelte autarchiche o autonome non sono : oggi assolutamente pensabili se non in una ■ prospettiva più ampia e più logica. .
Ma tutto questo non è valso, malgrado 1 ' richiami ripetuti, a suggerire le strade pii^ ; idonee per individuare quello che dovrebbe
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essere non un metodo, ma un sistema di programmazione, che, attraverso la scelta di strumenti e di criteri idonei, recepisse que
sta esigenza generale e assolutamente insop
primibile, salvo a volersi votare costante- mente al fallimento.
Ebbene, ci saremmo aspettati una moti
vazione circa questo sorprendente modo di procedere, anche se non troppo sorprendente ove lo inquadriamo in quella linea di con
tinuità politica che è espressa dalle forze che hanno retto e reggono la Sicilia. E da ciò non poteva che scaturire una proposta di tal genere, indubbiamente molto lacu
nosa, ma che risponde ad un preciso scopo, ad una forma di copertura per una classe politica che non potendo più ignorare tutti quei problemi che debbono essere posti sul tappeto, come da tempo il gruppo del Mo
vimento sociale italiano - Destra nazionale ha evidenziato, ha cercato di crearsi un alibi.
Ed allora si vuole istituire il Comitato per la programmazione economica credendo di acquistare la nostra coscienza politica ed insieme di venire incontro ad una richiesta che è stata posta sistematicamente da tutti e da lungo tempo; ma il modo non è cer
tamente quello che è stato scelto perché non si fa altro che dare risposte di comodo ai vari settori, ai corpi sociali e momenti della vita regionale, che potrebbero essere interpreti di esigenze peculiari. Da qui la giustificazione ad un siffatto organismo che dovrebbe rappresentare tutti ma che in ef
fetti non rappresenta nessuno. O meglio, qualcuno lo rappresenta e cioè l’interesse di questa classe politica ed il prepotere di un gruppo partitocratico che con grande di
screzionalità opera le sue scelte escludendo i legittimi interessi di soggetti che pur rap
presentano elementi costitutivi e fondamen
tali della nostra comunità regionale.
Non esiste in effetti un metodo della pro
grammazione, bensì il sistema della program
mazione, e non è pensabile che sia mai esi
stito uomo 0 comunità che si sia estraneato da questo principio. Solo nel mondo ani
male, dove prevalgono gli elementi irrazio
nali, tutto è affidato al caso. Ma l’uomo ha sempre ragionato sulle cose che riguardano }a sua vita, e poiché egli non esiste se non m un contesto sociale, anche le più elemen
tari strutture sociali hanno dovuto misurarsi '^ou questo problema che è insito nella stes
sa ragione della vita. E cosi la famiglia, la piccola comunità e le organizzazioni più ampie. Non si tratta pertanto di individuare una metodologia della programmazione, ma di definire un organico piano che con oppor
tuni strumenti esalti il momento partecipa
tivo.
Questo disegno di legge, tuttavia, ignora tutto ciò, come si evince dall’articolo 1 che guida tutto l’indirizzo politico della proposta legislativa. Ed è per questo motivo che su questa norma fondamentale si incentra 1’
azione del nostro gruppo, nella speranza che queste argomentazioni siano recepite. Noi non abbiamo la pretesa, la velleità di atten
derci da quest’Assemblea cosf distratta, cosi lontana e cosf vuota l’accoglimento di tutte le nostre proposte, ma almeno di quelle più qualificanti.
L’articolo 1, che finalizza tutto al risa
namento degli squilibri, è disancorato dalla realtà sociale e non definisce quelli che sono i concetti essenziali della programmazione economica. Esso altro non rappresenta se non il tentativo, a nostro avviso maldestro, di chiamare a protagonisti della program
mazione settori che restano comunque nell’
ambito della partitocrazia dominante, igno
rando tutte le forze politiche, economiche e sociali che quotidianamente operano nella nostra isola e che come tali hanno il diritto non di essere consultati ma di essere inse
riti istituzionalmente in quanto organismo.
In tal modo si realizza il sistema della programmazione! Non si può, infatti, impo
stare un discorso economico prescindendo dal rilevamento dei dati, daU’identifìcazione dei bisogni di una comunità, o, parimenti, non affrontando la problematica dei costi e dei tempi di attuazione del programma.
Onorevole Presidente, onorevoli colleglli, solo facendo leva sul meccanismo partecipa
tivo è possibile rielaborare tale materia per pervenire ad una sintesi che valga a supe
rare gli squilibri tra i vari settori e corpi sociali. Ma questo principio non è stato san
cito dall’articolo 1 che già in partenza scon
fessa tutti questi fondamentali elementi che dovrebbero garantire, appunto, la corretta in
dividuazione dei dati, dei bisogni, dei costi, dei tempi di attuazione e degli obiettivi con
seguentemente da perseguire.
Recentemente ho partecipato alla riunione congiunta della Conmiissione « finanza » e
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« industria » ove si discuteva il problema del piano chimico regionale, cioè di un settore importantissimo della vita della nostra Sici
lia, al quale sono legate nuove occasioni di lavoro, miglioramenti economici, sviluppo sociale e, quindi, la possibilità di riequili
brare alcune snerequazioni. Ebbene, in quella occasione, si fecero dei rilievi al Governo che si presentò senza una relazione e senza ur programma. E non poteva essere diversa- niente perché non è pensabile che la pianifi
cazione deH’industria chimica in Sicilia pos
sa essere dissociata dal più ampio contesto della programamzione nazionale.
In quella sede si fini cosi per nascondere in un sorriso il senso di frustrazione gene
rale. Ho voluto citare questo esempio perché esso è perfetamente in linea con i numerosi provvedimenti che sono stati adottati da quando io siedo in questa Assemblea: cosi il progetto Sicilia, il piano dì interventi, i piani di emergenza, i piani di settore, le leggi che dovevano rivoluzionare tutto ma che sono state buttate li a caso astraendo dalla realtà complessiva della nazione e in parti
colare della nostra isola ed ignorando al
tresì il tema delle risorse finanziarie da destinare alle singole iniziative legislative che cumulativamente dovevano assicurare uno sbocco positivo alla crisi isolana.
Ma la responsabilità di tale condotta poli
tica incapace di rivitalizzare il sistema eco
nomico isolano ricade esclusivamente sulle forze del potere politico che fanno capo alla maggioranza.
Onorevole Presidente, io non dimentico le battaglie che lei ha portato avanti prima di essere chiamato a presiedere questa Assem
blea, quando sosteneva, con convinzione, pro
poste significative che, anche se non rappre
sentavano la panacea di tutti i mali dell’isola, erano pur sempre finalizzate all’obiettivo di ridurre gli squilibri - territoriali e aumen
tare la capacità produttiva del nostro si
stema economico.
I suoi interventi li ho sempre seguiti per
ché mi insegnavano non solo questioni di metodo, ma anche come si opera dentro questo sistema e come si riesce a rendere piene di fascino e positive delle proposte...
PRESIDENTE. Ha imparato?
PAOLONE. Qualche cosa, molto poco.
Vorrei avere raggiunto il suo alto grado di professionismo politico per riuscire a con
trabbandare per buone iniziative che già al
lora, d’istinto — perché sono un discepolo, son l’ultimo degli alunni — ritenevo non tali. Però confesso che sentendola, e senten
do i più rappresentativi personaggi degli altri gruppi politici, questo per non far torto a nessuno, siete riusciti per un momento, non tanto a demolire le mie convinzioni, ma ad insinuare, persino in me, il dubbio fino a farmi dire: « ma che non sia cosi? ». Ma poi, spezzatosi questo fluido magnetico che è pro
prio dei dominatori del pensiero e della mente altrui, e ritrovata la mia autonomia non mi è rimasto altro che dire: « ma guar
da che bravi, sono proprio bravi! ». E cosi ho visto passare il progetto Sicilia, il piano di interventi, e i piani di emergenza e pur avversandoli non ho potuto arrestare quel tipo di indirizzo che rispondeva non alla pro
grammazione, anche se parziale e contin
gente, ma esclusivamente alla logica del car
tello partitocratico di maggioranza.
Da questo indirizzo politico errato sono scaturite cosi delle cattive leggi i cui effetti, nonostante i suoi appassionati interventi, onorevole Presidente, e la mobilitazione di ingenti masse monetarie, non sono valsi a ricomporre gli squilibri economici, ma ad aggravarli ulteriormente fino a compromet
tere le condizioni di vita e di lavoro dei sici
liani la cui angoscia non può essere spazzata via dalle finalità definite in questo articolo 1, che rientra in quella strategia abilissima di fare apparire buone delle cose che non lo sono.
Da qui il senso della nostra battaglia tesa ad emendare l’articolo 1 della presente pro
posta legislativa al fine di istituzionalizzare la presenza negli organismi della program
mazione di tutti quei soggetti e enti locali, corpi sociali, gruppo e categorie di cittadini che non possono continuare a subire le con
seguenze di scelta altrui che incidono diret
tamente nei propri interessi, senza potere, però, concorrere, con parità di diritti e in maniera responsabile, alla individuazione ed elaborazione delle linee di fondo della pro
grammazione.
Ed, infatti, in sede di Commissione, ove è prevalso l’accordo dei partiti che si rifanno alla logica del « compromesso storico », ® stato varato un provvedimento fortemente
Resoconti Parlamentari 919 Assemblea Regionale Siciliana
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limitativo che assicura la presenza, in seno al Comitato di programmazione, dei soli
« Enti locali territoriali », e non di tutti, per
ché le stesse province, quanto prima, verran
no soppresse e sostituite dai liberi Consorzi comunali.
Ne consegue, stante la struttura partito
cratica dei Comuni e della Regione, che i rappresentanti di questi organismi verreb
bero selezionati, come già abbiamo avuto modo di constatare sul piano pratico, in base alle precise indicazioni della stessa maggio
ranza e degli stessi gruppi di potere, realiz
zandosi cosi l’anomala figura giuridica dei
« controllori controllati » i quali decidono in conformità agli interessi di quei settori, gruppi e persone sulla cui attività dovreb
bero invece vigilare.
Tutto il resto viene ignorato; non viene individuato il ruolo che deve svolgere Tim- prenditoria privata, né i modi più idonei per tutelare il risparmio, né il « tipo di econo
mia » in cui muoverà.
In realtà questo disegno di legge riflette il clima di incertezza e di confunsione che regna alTinterno della coalizione di maggio
ranza.
La Democrazia cristiana non riesce infatti a conciliare la spinta populista, che la porta a ricercare soluzioni collettivistiche, con l’esi
genza di continuare a difendere, anche se formalmente e molto larvatamente, l’inizia
tiva privata.
Lo stseso Partito comunista, nel momento in cui accetta una linea economica che non conduce ad una economia di piano, pone in discussione gli stessi principi cardini della sua dottrina e della sua ragion d’essere.
La risultante di queste contraddizioni è una proposta legislativa che non soddisfa nessuna esigenza e che tende, come ho già detto, a precostituire un alibi politico spaz
zando via eventuali oppositori (enti e corpi sociali) che, nonostante le vostre scelte puni
tive, continuano a concorrere, con sacrifi
cio ed impegno, al consolidamento del no
stro sistema produttivo. I potenziali « distur
batori » vengono cosi estromessi dal Comi
tato della programmazione senza che la le
zione di principio della partecipazione or
ganica sia stata almeno compensata dalla ac
curata ricerca delle risorse finanziarie e dalla predeterminazione dei tempi di attuazione del programma.
Si è voluto speditamente varare un prov
vedimento al solo scopo di «mettersi l’anima in pace» e poter dire che qualche cosa è stata realizzata. Anche nel passato è stato seguito questo indirizzo, ma i conti non sono tornati.
Ed allora, onorevoli colleghi, onorevole Presidente, non torna a vostro danno voler continuare a battere una strada perché è lastricata di storture, delusioni e reazioni?
Non è questo un dato che dovrebbe farvi riflettere ed accettare se non tutte, almeno alcune delle argomentazioni da noi portate avanti?
Noi riteniamo di si! Non è pensabile che i rapporti di questa Assemblea si continui
no a fondare su un pregiudizio angusto e settario, che vede da un lato una maggio
ranza chiusa a fronte di alcune osservazioni, e dall’altro una opposizione che cerca in tutti i modi di penetrare, col concorso delle sue proposte, dentro questa barriera. Questa è scelta culturale assolutamente negativa se è vero che i fatti danno torto alle linee poli
tiche perseguite da questa maggioranza.
L’arroganza finisce per accomunare tutte le forze politiche della maggioranza. Ed in
fatti da parte di costoro viene fatto inten
dere, e questo è un caso emblematico che non è possibile passare sotto silenzio, come in questa contingenza, occorra evitare ogni forma di commistione tra il momento legi
slativo e quello esecutivo, tra maggioranza ed opposizione; ma non è affatto vero, salvo
— ed è questo il punto nodale di tutto il di
battito — che questo organismo debba rap
presentare unicamente la sede in cui aval
lare tutte le scelte del gruppo di maggio
ranza. Ma la democrazia postula — salvo che voi non ci crediate e, quindi, la utilizzate soltanto a fini strumentali, di potere — l’al
ternanza delle maggioranze, e non è, pertan
to, giusto precludere ad eventuali nuove mag
gioranze l’agibilità di strumenti che amplino le aree di partecipazione a tutte le forze politiche, sociali ed agli enti locali cosi da prospettare all’esecutivo tutte le indicazioni attinenti ai mezzi, alle capacità finanziarie ed alle priorità da cui far discendere quelle scelte che, approvate dall’Assemblea, diven
tino momenti di sostanziale presenza parte
cipativa in cui tutto il popolo siciliano possa rispecchiarsi.
Resoconti PaTlamentari 920 Assemblea Regionale Siciliana
V ili Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1973
Questa è democrazia autentica, democrazia sostanziale, non fatta di parole, perché di
versamente, onorevole Presidente — e qui parlo al professionista abile e bravo, all’ac- cademico dell’azione parlamentare — non ha senso riconoscere il diritto alla critica ed al dissenso.
Occorre impedire che una coalizione go
vernativa s’impossessi di tutti gli strumenti del potere, violentando quegli stessi principi democratici che hanno consentito e legitti
mato la sua stessa formazione. Non c’è in
fatti alcuna differenza tra questa dittatura, velata e felpata, esercitata con « la prepo
tenza dei numeri » e quella che si deter
mina ovunque è ostacolato ogni serio pro
cesso di osmosi politica. Solo la diversa qua
lità della violenza diversifica questa ditta
tura da quella del signor Stalin.
Per quale motivo si debbano escludere dal Comitato per la programmazione eco
nomica, che deve rappresentare un auten
tico momento di analisi, di studio, di appro
fondimento dei problemi che attengono alla vita di tutti i siciliani, quanti (forze po
litiche, corpi sociali, enti locali), non si ri
conoscono in questa maggioranza?
PRESIDENTE. Onorevole Paolone, vorrei richiamarla all’argomento. La composizione del Comitato, infatti, è disciplinata da altri articoli.
PAOLONE. Parlo sempre dell’articolo 1 che prevede il concorso degli enti locali ter
ritoriali.
Io mi aspettavo da lei una risposta, non un’interruzione, perché, in effetti, Stalin comprimeva con il carcere e l’arresto il dis
senso. Ma anch’io sono un siciliano, parte
cipo alla vita della mia Isola, concorro a soffrire e a godere del bene e del male della mia terra, p er cui in un momento si
mile...
PRESIDENTE. Tutto questo è previsto dall’articolo 1? C’è scritto che lei è siciliano?
PAOLONE. E’ detto Che ne fanno parte gli enti locali territoriali. Io lo voglio istitu
zionalizzare ma lei, ripeto, mi ha interrotto.
PRESIDENTE. Lei continua a parlare della composizione del comitato che è oggetto di un’altra norma.
PAOLONE. No, perché l’articolo 1 con
templa l’esclusione dei corpi sociali e di al
cuni enti fondamentali quali la Camera di commercio, richiamando soltanto « il rac
cordo con le forze sociali e culturali » ed « il concorso degli enti locali territoriali ». Ep
pure, basta rileggere l’articolo 6 per consta
tare che anche il ruolo di questi enti è stato ridimensionato. Ed a tal proposito appare ri
dicolo che non sia stata tenuta presente la riforma amministrativa che dovrà deman
dare nuovi compiti e funzioni ai Comuni, cellule fondamentali dello Stato e della Re
gione che, però, hamio appena trenta giorni di tempo per inoltrare al Comitato eventuali proposte ed osservazioni. Trascorso questo termine perentorio anche essi rimarranno inascoltati.
Ma a parte questo elemento riduttivo nei riguardi degli stessi soggetti che concorrono alla predisposizione del piano, non ci stan
cheremo di evidenziare l’esclusione delle pro
vince e delle comunità montane. Voi vi giu
stificate affermando che intendete portare avanti una più profonda ristrutturazione del- TAmministrazione, però, per quel che val
gono, le comunità montane sono state già varate. Sono delle realtà operanti nella no
stra isola, e risultano in quella logica, onore
vole Presidente, che come ho già detto al
l’inizio, è avulsa da ogni finalità?
E meno male che, nonostante la bravura dell’onorevole De Pasquale, non sono stato coinvolto in questo errore! Un discorso in parte analogo può essere fatto per le pro
vince che dovranno essere trasformate per far posto ai consorzi fra i comuni, ma non per le Camere di commercio dove s’incentra, a livello periferico, tutta la problematica di una vasta categoria di cittadini. E i commer
cianti? Sono forse una parte inesistente della nostra isola?
Per fare un piccolo esempio basterà dire che il 70 per cento, il 75 per cento della economia della nostra città è fondata sulla attività commerciale. Da qui emerge l’esi
genza di non declassare le Camere di com
mercio a semplici strumenti di rilevamento di protesti cambiari o di rilascio di docu
menti. Abbiate il coraggio di riconoscere che queste cose non sono pensabili perché, di fatto, questi strumenti hanno assolto ad VA compito' foridamentale che non è possibile ignorare sol perché ciò fa comodo ad un
jiesocoTiti Parlamentari — 921 Assemblea Regionale Siciliana
Vili Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1978
gruppo di potere che intende avvalersi di questo Comitato per la programmazione eco
nomica per soli fini di parte.
Noi confidiamo che al termine di questa nostra battaglia politica, o nel corso della stessa, ci siano dei ripensamenti neH’ambito della maggioranza circa le linee di principio del presente disegno di legge.
Dovranno pur esserci, diversamente, noi sappiamo già a quale destino è votata la scelta che ne conseguirà.
Infatti, al di là delle affermazioni roboanti e parolaie, si finirà per approntare provve
dimenti economici che, di volta in volta, come già avvenuto in passato, incremente
ranno il clientelismo politico, senza raggiun
gere, però, Tobiettivo perseguito perché que
sto non è posto in termini di onestà politica.
Ma questo problema presenta anche dei risvolti ridicoli, umoristici, perché occorre
rebbe operare in armonia con gli obiettivi fissati da una programmazione nazionale che in atto non esiste se non in sogno. E tutto ciò lo abbiamo potuto constatare, come già ho ricordato, in occasione dell’esame del Pia
no chimico regionale che ha trovato il Presi
dente Mattarella completamente imprepa
rato.
Non raccordando le scelte di politica eco
nomica siciliana ad un piu ampio contesto che è nazionale, europeo e mediterraneo, si finisce per operare in maniera frammentaria c parziale come nel caso delle iniziative in
traprese dal Governo regionale nei confronti dei paesi del bacino del Mediterraneo. E’
questo il caso del metanodotto Italia - Algeria c degli accordi di intercambio commerciale con i paesi africani, iniziative queste che, in quanto slegate da questa più ampia prospet
tiva, sono valse soltanto a fare fumo.
Tutto questo non è assolutamente conside- dall’articolo 1. Abbiamo pertanto il so
spetto che si cerchi abilmente di nascondere s questa Assemblea la ragione vera di un provvedimento che indubbiamente creerà
••Ui pessimo servizio alla Sicilia e allo stesso Governo che viene posto di fronte a posizioni di principio incompatibili con le finalità che intendono perseguire, appesantendone cosi
futura azione politica.
Tutto ciò non è accettabile.
Le soluzioni esistono e le possiamo ricer- assieme purché si rinunzi ad un dise-
^0 politico culturale che ricalca linee vuote,
R esocon ti, f. 131
vaghe, compromissorie che discendono da una impostazione che anche voi, in fondo, rite
nete sbagliata.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, le proposte di legge si discutono in Aula af
finché tutti concorrano, in coscienza, a mi
gliorarle; il disegno di legge, è infatti, per sua intrinseca natura emendabile. Se cosi non fosse, FAssemblea non avrebbe ragione di esistere.
Confidiamo pertanto nell’accoglimento del
le tesi da noi prospettate.
Infatti, per le cose che hanno detto i miei colleghi e per quelle che, ad integrazione, io stesso ho cercato di evidenziare, emerge come non sia questo lo strmnento più idoneo per aggredire i mali dell’isola.
Abbiamo sempre ritenuto che la program
mazione può rappresentare un momento cen
trale della vita regionale e locale capace di travolgere le scelte del passato purché essa sappia farsi carico delle istanze di parteci
pazione di tutte le categorie e corpi sociali che operano nella nostra collettività.
Il nostro non è un discorso nuovo; altre volte lo avete sentito anche se continuate ad arroccarvi a difesa della formulazione di questo articolo.
Il problema della programmazione come sistema economico e sociale è stato sempre al centro del dibattito culturale ed è su que
sto terreno che siete chiamati a verificare la validità delle nostre scelte e giustificare la discriminazione operata nei confronti di una pluralità di cittadini. Ma è una impresa impossibile!
Per anni abbiamo insistito sull’opportunità di una programmazione economica capace di coinvolgere i protagonisti della vita econo
mica e sociale dell’isola al fine di attivare il massimo consenso e di presenza democra
tica intorno a questo nuovo istituto.
Ed è inammissibile . che in un momento cosi drammatico per la vita del Paese si in
tende precludere a corpi e categorie sociali di concorrere ad armonizzare le loro esi
genze con quelle più complessive della co
munità regionale e nazionale, cosi da evi
tare i conflitti, le parzialità e tutte quelle storture degenerative che voi, a torto, ave
te sempre addebitato alla scelta corpora
tiva. In tal modo si finisce per compromet
tere equilibri già precari pervenendo a ri-
(600)
Resoconti Parlamentari 922 Assemblea Regionale Siciliana
V i li Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1973
sultati antitetici rispetto a quelli definitivi dell’articolo 1.
Tutto questo per noi è tanto più incom
prensibile in quanto lo stesso Stato finalizza il suo impegno alla ricerca del più antico consenso al fine di saldare in una visione ar
monica tutti gli aspetti della vita economica e sociale della Nazione.
Analogamente la Regione siciliana deve rifuggire da scelte discriminatorie, faziose e strumentali che non tengono in nessun conto i risultati deH’ultimo referendum con il quale tanti italiani, che in precedenza vi ave
vano accordato fiducia, oggi, quasi a volere purificare la loro coscienza, dicono « si » al
l’abrogazione di certe impostazioni partito
cratiche.
Questo dovrebbe suggerirvi di modificare l’indirizzo politico superando i confini di uno schematismo gretto, negativo e riduttivo.
Questa nostra battaglia, che potrebbe as
sumere il significato dell’ostruzionismo par
lamentare, si innesta invece su precisi va
lori culturali e politici per concorrere posi
tivamente ad una scelta legislativa che valga a riconquistarci il rispetto del popolo sici
liano che, deluso nelle sue aspettative, mo
stra sempre più disaffezione verso i partiti.
Questo articolo 1 oltre a ribadire Tinsen- sibilità della classe politica rispetto al richia
mo dell’autentico popolo siciliano ed italiano, rischia di trasformarsi in una scommessa con la quale si mettono in gioco, nel nome della libertà e della democrazia, gli autentici diritti delle minoranze e delle opposizioni.
PRESIDENTE. Onorevole Pacione, mi scusi, ma sono costretto a richiamarla all’
argomento.
PAOLONE. Ed io sto dicendo che con l’articolo 1 state escludendo le opposizioni e le minoranze; forse lei non mi sta se
guendo in quanto è impegnato col capo
gruppo democristiano.
PRESIDENTE. La seguo attentamente, onorevole Paolone.
Ione, in base all’articolo 107 del Regola
mento.
PAOLONE. Io pensavo che stavate per accondiscendere parzialmente...
PAOLONE. Ma io non sono fuori dell’
argomento perché questo articolo esclude
rebbe...
PRESIDENTE. Il primo richiamo era ami
chevole, il secondo è formale, onorevole Pao-
PRESIDENTE. Le ho fatto un richiamo.
PAOLONE. A che titolo?
PRESIDENTE. Si attenga alTargomento.
PAOLONE. Ma c’è il testo stenografato che fa fede delle cose che ho detto; lei era distratto perché parlava col presidente del gruppo democristiano...
PRESIDENTE. Non esprima giudizi e cer
chi piuttosto di attenersi alTargomento.
PAOLONE. Io stavo censurando l ’operato ; di questa maggioranza che ha proposto un : disegno di legge, con cui si preclude in ma- : niera assoluta la partecipazione di alcuni cor
pi sociali e gruppi politici. ; Noi ci auguriamo che il Presidente De Pa- f squale, a parte i richiami, veramente con- corra a sanare questa ingiustizia.
Onorevole Presidente ■— le parla sempre l ’allievo, sinceramente, questo non è detto ■ con tono ironico, mi creda, ritengo di avere j;
il senso della misura diversamente sarei un presuntuoso — ho sempre seguito attenta
mente i suoi interventi nel corso dei quali con calore, proprietà di linguaggio, scienza e dottrina, ha difeso i principi e i diritti inalienabili del Parlamento, delle parti che lo compongono e dei giusti rapporti che devono intercorrere tra la maggioranza e l’opposizione; ed è stata proprio questa la lezione che ha finito per rafforzarmi vieppiù nelle mie convinzioni.
Ebbene, ora che per volontà delTAsseni- blea, lei è stato chiamato ad essere il g®' rante di questi principi deve seriamente con- sideràre, onorevole Pancrazio De PasqualSi che al di là di tutte le divisioni, i particO' larismi, le antipatie, le incomprensioni e g"
scontri, ci sono dei limiti invalicabili, perche la politica è dinamismo, ma i principi, se sono validi, vanno difesi.
Questa è la ragione della nostra battaglia a cui non possiamo rinunciare; ci aiaspe*' jj
Resoconti Parlamentari
Vili Legislatura
— 923
CCXI SEDUTA
Assemblea Regionale Siciliana
21 Giugno 1978
tiamo, legittimamente (e lo dico anche sul piano umano) che il primo alleato nella difesa di questi invalicabili principi sia il Presidente deH’Assemblea, onorevole Pan
crazio De Pasquale.
Non posso che aspettarmi questo, in tutti i sensi.
Lungo questa via si muove con passione, se vuole, con calore, ma con fiduciosa atte
sa, un rappresentante di un gruppo della opposizione, un deputato che crede profon
damente che non si possa, per ragioni di comodo, su questo o su altri argomenti, buttare alle ortiche le cose più belle e più nobili per le quali la gente è disposta a battersi e anche a morire.
Non sono cose inutili; o hanno valore sempre e per tutti, oppure vuol dire che sono servite solo a fini di comodo, cosa questa che, di certo, non può riferirsi al Presidente deU’Assemblea, onorevole Pan
crazio De Pasquale.
VIRGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VIRGA. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, non è una passerella oratoria quella che i componenti del gruppo del Movimento sociale italiano stanno facendo ma un ten
tativo teso ad evidenziare aH’Assemblea e, principalmente, all’opinione pubblica, le in- sufhcienze che presenta cpuesta proposta di legge che inficia la validità della scelta pro
grammatica.
Noi abbiamo seguito attentamente i lavori svoltisi in Commissione, e già in quella sede abbiamo potuto rilevare come nel primo comma dell’articolo 1, siano stati definiti
<iegli indirizzi molto importanti e qualifi
canti. Ed infatti questo articolo, pure es
ondo stato modificato rispetto al testo d’ini
ziativa governativa, ti'accia le linee generali a programmatiche che caratterizzano tutto quanto il disegno di legge, sintetizzando in b'e punti fondamentali l’impegno che il Go- '^erno intende perseguire con l ’adozione del ttietodo della programmazione.
^ Ma, fino ad oggi, tutti i governi regionali erano astenuti dall’accettare questo me
todo che solo ora viene riconosciuto come
■^lomento qualificante di una seria attività governativa.
Come mai la Democrazia cristiana, che è stata sempre presente nella maggioranza dei governi, in Sicilia e in Italia, non ha saputo predisporre in tempo il metodo della pro
grammazione? Come mai la Democrazia cri
stiana non ha voluto attingere alle fonti cul
turali, del pensiero sociale cattolico (che fanno esplicito riferimento alla programma
zione economica) e ha dovuto attendere l’ar
rivo dell’onorevole Mattarella spalleggiato, puntellato e punzecchiato dal Partito comu
nista, per approntare un disegno di legge che s’innesta chiaramente nelle dichiarazioni programmatiche rese mesi or sono?
Certo, il metodo della programmazione deve porre fine ad una legislazione molto spesso carente sul piano culturale; infatti l’Assemblea regionale ha « sfornato » una gran quantità di leggi contrastanti e sovrap
ponibili, che hanno avuto sempre un carat
tere precipuamente assistenziale, perché bi
sognava rispondere a precise esigenze clien- telari. Ciò è dimostrato da tutte quelle leggi che i componenti del Partito comunista han
no portato avanti nelle varie Commissioni.
Si sono infatti preoccupati di sancire sul piano legislativo, ma in maniera formale, il principio che l’erogazione delle somme del Fondo di solidarietà nazionale in favore delle aziende costrette a licenziare i lavo
ratori è subordinato all’accertamento dei pre
supposti della ripresa produttiva dell’azienda stessa.
Si faceva, cosi riferimento a un fatto di programmazione ben preciso che avrebbe do
vuto essere controllato dall’Assemblea re
gionale o dai suoi organi, perché ciò rap
presentava una conditìo sine qua non per potere elargire sul piano politico l’assistenza, il sussidio o il corso di qualificazione alle maestranze che venivano licenziate o sospese.
E’ questo il caso dell’azienda Piedigrotta di Agrigento e di Caltanissetta e di tante altre ditte siciliane.
Evidentemente se ci fosse stato un piano di programmazione ben preciso, sarebbe ve
nuta meno tutta questa legislazione che ci ha valso l’epiteto di « mamma Regione » che munge le proprie mucche disperdendo inutilmente in mille rivoli il denaro pub
blico.
Certo, il metodo della programmazione può qualificare una volontà politica ma do
vevamo . attendere non solo il patto di fine
Resoconti PaTlamentari — 924 Assemblea Regionale Siciliana
V i l i Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno igyg
legislatura, bensì anche la realizzazione del compromesso strisciante — avvenuto in Si
cilia con il matrimonio officiato dal prete Nicoletti fra l’onorevole Mattarella e le for
ze del Partito comunista (che condizionano non solo i lavori delle Commissioni ma an
che quelli deir Assemblea) prima di arrivare a quelle dichiarazioni con cui il Presidente della Regione, neU’anticipare questa scelta, ha fatto, addirittura, una disamina dei mali dell’isola individuando taluni elementi fre
nanti dello sviluppo siciliano il cui supera
mento è condizione di crescita civile.
Questa è programmazione! E indubbia
mente questo metodo, se è perseguito e rea
lizzato con serietà d’intenti e con la parte
cipazione dei protagonisti di una società che si deve preparare alla trasformazione e allo sviluppo, può raggiungere determinate fina
lità che possono essere messe a disposizione della comunità siciliana.
Noi alla programmazione abbiamo sem
pre creduto. Leggevo anni or sono nella
« Storia d’Italia », che dopo la caduta dello stato liberale e l’avvento di quello fasci
sta, vennero esperiti — all’incirca negli anni 30 — i primi tentativi di programmazione economica. L’impostazione corporativa che li caratterizza può anche essere criticata, co
munque le enunciazioni di principi si sono tradotte in concrete realizzazioni che hanno dato frutti all’Itaha ed alla nostra stessa Si
cilia.
L’onorevole Mattarella nel corso della sua analisi si è voluto soffermare su un partico
lare aspetto del problema, e cioè: « l’accen
tuata marginalità del sistema economico si
ciliano, inserito nel quadro generale della Cee, ma lontano tecnologicamente e social
mente dai livelli dell’Europa di cui, però, fa parte a pieno titolo ». Egli ha voluto così, già in sede di dichiarazioni, individuare tutti i dati anamnestici per potere poi, sul piano della discussione e della gestazione della pro
grammazione, definire tutti gli elementi fon
damentali atti a concludere la diagnosi ed a iniziare la terapia.
Ma l’accentuata marginalità del sistema economico siciliano è da addebitare alla responsabilità della Democrazia cristiana in quanto non vi è stata mai una sua vacatio governativa in quest’ultimo decennio che è stato contrassegnato da un processo econo
mico e sociale che anziché andare avanti
è andato indietro a passi da funaio, da cor- daro, non riuscendo, quindi, a colmare il di
vario tecnologico e sociale rispetto ai paesi europei, ma addirittura aggravandolo ulte
riormente nonostante i benefici connessi all’
utilizzo delle provvidenze che la Cee metteva a disposizione delle regioni meridionali euro
pee e della Sicilia.
L’onorevole Mattarella ha lamentato an
che la « progressiva acquisizione di tecnolo
gia semplice da parte dei paesi rivieraschi del Mediterraneo dell’area Opec, che non può non risultare alternativa di un sistema industriale debole e di recente insediamento come quello siciliano ».
Ma non ha avuto il coraggio di dire, e ciò contrasta con la programmazione, che il si
stema industriale in Sicilia è stato paras
sitario, perché « mamma Regione » ha pol
verizzato le risorse attivando nelle industrie dell’Espi la speculazione e la demagogia sin
dacale, a scapito di una politica imprendi
toriale capace di potere dilatare il nostro si
stema produttivo. L’intervento legislativo della Regione è stato diretto ad impinguare i bilanci deficitari degli enti per tentare di tacitare le masse emergenti, che spingevano affinché si arrivasse al compromesso poli
tico tra le forze che giostravano sindacal
mente i lavoratori delle aziende « espizza- te », e il comandante del vapore, della cosa pubblica, regionale, rappresentato dal « pa
teracchio » democristiano.
Ma il termine « recente » può essere rife
rito ad un arco di tempo molto limitato (uno o due anni) e non può abbracciare — salvo a voler stravolgere il suo significato — trent’
anni di storia siciliana.
Trent’anni fa, infatti, nacque la Sofis, una società finanziaria che avrebbe dovuto incre
mentare lo sviluppo industriale in Sicilia e dalla quale — per successive trasformazio
ni — ha avuto origine l’Espi, il famoso car
rozzone elettorale della Democrazia cristiana e degli altri partiti di governo.
Da .qui il « sistema industriale debole o di recente insediamento ».
Ma individuati ì presupposti dell’azione programmatica, è evidente che occorre ap' prontare, con serietà ed impegno, ai ripari
Nella seconda parte dell’artìcolo 1, al se' condo comma, si fa riferimento alle finalil^
da perseguire, alla promissio boni viri con
Resoconti Parlamentari 925 — Assemblea Regionale Siciliana
V ili Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1978
la quale trasformare e migliorare le strut
ture economiche e sociali deU’Isola.
L’onorevole Mattarella parla anche del
« deterioramento progressivo della forza la
voro in Sicilia, anche a causa dei flussi mi
gratori ». In questo modo ha voluto mettere, con parole incisive, il dito su una grossa piaga le cui cause possono essere ricercate sul piano fisico, morale, qualitativo, o anche della sottooccupazione e completa assenza della stessa mano d’opera. Infatti il flusso migratorio verso il nord d’Italia e dell’Eu
ropa settentrionale ha sottratto preziose energie produttive alla nostra Sicilia.
Questo problema può anche essere visto sotto un altro angolo visuale. Infatti la gra
ve carenza tecnologica dell’apparato produt
tivo siciliano — quale è stata evidenziata dallo stesso onorevole Mattarella — non è valsa a promuovere una legislazione capace di creare le premesse per una autentica qua
lificazione professionale dei nostri lavoratori.
Vero è che sono state istituite le scuole professionali regionali ma esse, in un coa
cervo di clientele e di nepotismi, hanno fi
nito per assorbire una gran quantità di de
naro senza riuscire ad immettere nel mer
cato una manodopera pronta a soddisfare le esigenze della produzione italiana.
Le nostre scuole regionali « sfornavano » tecnici ed elettrotecnici, che non potevano accedere ai pubblici concorsi in quanto il loro titolo di studio non era riconosciuto dallo Stato.
Le nostre leggi, proprio perché non si in
nestavano in un piano di programmazione, non hanno saputo assicurare un futuro tran
quillo ai nostri lavoratori. Cosi, per esempio, dalla scuola del turismo e da quella alber
ghiera proveniva un personale che non riu
sciva a trovare possibilità di occupazione in un settore dell’economia siciliana in piena espansione per l’affievolirsi della concorren
za che, nell’area del Mediterraneo, veniva esercitata da Grecia, Spagna e Jugoslavia.
A ciò sono da aggiungere le: « ricorrenti crisi congiunturali con particolare riferi- ttiento a quella edilizia, a quella chimica ed f quella tessile che hanno colpito il sistema industriale siciliano ». E’ un altro consuntivo qualificante dell’azione politica governativa svolta dalla Democrazia cristiana che, al fine di incrementare la capacità occupazionale della nostra isola, ha esercitato frammenta
rie pressioni sullo Stato in una logica di questua anch’essa avulsa dal metodo pro- grammatorio.
Certo, non dobbiamo dimenticare tutte quelle promesse elettorali che vanno dal pac
chetto dei 25.000 posti di lavoro al « pro
getto ’80 » che avrebbe dovuto attirare in Sicilia tutti quei capitali italiani ed esteri per permettere la creazione di un insedia
mento industriale capace non solo di tra
sformare l’intera Sicilia in un grande opifi
cio ma anche di riassorbire tutta quella ma
nodopera che era stata costretta ad abban
donare l’isola. Ma queste iniziative elettora
listiche, proprio perché non si saldavano con il metodo della programmazione, fini
vano con l’ignorare i presupposti imprendi
toriali, economici e finanziari del nostro mer
cato nazionale: dando, cosi, luogo a quelle crisi congiunturali di cui ci ha voluto par
lare l’onorevole Mattarella.
Per quanto attiene all’edilizia privata oc
corre rilevare che fu la legge Mancini, nel 1968, che diede inizio ad una legislazione urbanistica che appesanti tutto quanto il set
tore fino a fare arrivare alle stelle il prezzo delle case. La conseguente caduta della do
manda fini per creare la disoccupazione, e questi sfavorevoli effetti congiunturali non furono compensati dalla pronta attivazione del volano dell’edilizia pubblica.
Ed è grave che solo oggi il Governo sta
bilisca, in virtù di questo articolo 1, di vo
lere improntare la sua attività al metodo della programmazione. Intanto l’edilizia con
tinua a languire nonostante la legge numero 166, la numero 846 e quella sulla casa, per
ché gli enti pubblici, che avrebbero dovuto concorrere al superamento della crisi, non sono stati in condizione di fornire lavoro, servizi e case alla comunità siciliana. Ma ol
tre alle responsabilità della Regione sono anche da prendere in considerazione quelle degli enti locali che non hanno saputo uti
lizzare tutte quelle disponibilità finanziarne derivanti dalla legge nazionale sull’edilizia scolastica.
In conclusione, la crisi dell’edilizia ha ul
teriormente aggravato la congiuntura eco
nomica siciliana.
L’onorevole Mattarella dell’industria chimica, o della « comica » siciliana.
Cioè basta cambiare la « i » con la « o » ha pure parlato per meglio dire
Resoconti Parlamentari 926 Assemblea Regionale Siciliana
V i li Legislatura CCXI SEDUTA 21 Giugno 1978
per evidenziare tutte le « comiche » che si sono recitate in Sicilia a causa della man
cata adozione del metodo programmatico che ha impedito di legiferare in maniera orga
nica e in una prospettiva economica e so
ciale capace di assicurare la tranquillità non solo ai lavoratori, ma anche agli imprendi
tori.
Alla « comica » siciliana di Buonfornello, con tutte le speculazioni che hanno coinvolto la stessa Regione siciliana, si va ad assom
mare quella determinatasi nel settore tes
sile. Io ricordo, come pure l’onorevole Ma
rino, che si è gridato alla vittoria curri magno gaudio a Licata quando si è creato rinsediamento tessile che avrebbe dovuto dare occupazione a centinaia di giovani; fu
rono sovvenzionati i corsi di qualificazione per questa gioventù e venne creato un im
pianto che oggi è già in crisi perché non è stato inserito in un contesto programma
tico.
Presidenza del Vice Presidente PINO
Da questi validissimi elementi — che lo stesso onorevole Mattarella ha voluto evi
denziare — trae finalmente origine l’arti
colo 1 del presente disegno di legge che nel suo primo comma testualmente recita:
« la Regione siciliana, nello svolgimento del
la propria azione politico - amministrativa, adotta il metodo della programmazione ».
L’onorevole Mattarella ha voluto altresì rilevare un altro aspetto dell’ampia tematica della programmazione, sottolineando le con
seguenze della grave crisi idrica che si tra
duce in autentici costi esterni per le aziende che operano in Sicilia.
A ll’epoca della dominazione romana l’isola era ricchissima di acqua; ancora oggi le sue risorse idriche sono, notevoli, ma la mancata attuazione della programmazione ha com
promesso uno sfruttamento razionale e con
trollato delle acque.
Abbiamo visto sorgere in provincia di En- na, che è la provincia che ha il maggior numero di laghi artificiali, il lago Disueri, Pozzillo, Lancipa ed altri che ancora non vengono utilizzati a pieno ritmo per l’irri
gazione della piana di Catania, onde con
sentire la trasformazione della coltura esten
siva in intensiva, e l’incremento del reddito agricolo.
Addirittura non si è risolto in alcuni paesi il problema dell’acqua perché non si è vo
luto programmare in materia.
L ’Assemblea ha anche nominato una Com-- missione speciale per le acque, che però non è pervenuta a nessuna conclusione, no
nostante il problema sia molto importante e interessante a causa del concomitante in
cremento demografico e dei consumi di acqua.
Non si può continuare a fare affidamento sull’indice di piovosità ma occorre puntare sullo sfruttamento razionale delle acque sot
terranee, sulla canalizzazione di quelle su
perficiali, sulla separazione delle acque bian
che da quelle nere che — con opportuni trattamenti chimici e biochimici — potranno essere utilizzati a scopo irriguo.
Alle carenze idriche si assommano quelle dei servizi sociali.
Il progetto dei consultori familiari è di
ventato terreno di scontro politico tra la Democrazia cristiana ed il Partito comunista, quando a monte mancano l’asilo-nido, la scuola materna, una educazione sanitaria, e, principalmente, la impostazione di una poli
tica capace di coinvolgere nel processo di attuazione della riforma sanitaria, non solo gli operatori pubblici ma anche gli stessi utenti del servizio.
Si sono voluti affrettare i tempi dell’isti- tuzione dei Consultori familiari perché all’
orizzonte si profilava la legge sull’aborto, portata avanti dalle sinistre allo scopo di modificare la nostra società con l’abbatti
mento dei tradizionali valori morali della nostra educazione e della nostra civiltà.
Si privilegia cosi la legge dei Consultori familiari senza considerare che vi è una notevole carenza di infrastrutture sociali.
Ma adottando il metodo della program
mazione, che consente di predeterminare i fini da perseguire e di valutare i relativi tempi di attuazione, si può avviare una politica che colmi tutte le lacune che gra
vano su questo settore.
Anche l’ospedale civico, e ne siamo tutti convinti, rientra fra i servizi sociali, però le sue carenze sono tali da annientare ogm capacità di far fronte al processo di trasfor
mazione delle esigenze della utenza.
E se noi avessimo adottato per tempo il metodo della programmazione, non avremmo fatto passare inutilmente sei anni per rece
pire la famosa legge Mariotti numero 162i