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CAPITOLO 3

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CAPITOLO 3

IL PROGETTO “SORRIDENTE”: IMPARARE GIOCANDO

3.1 Cenni storici e scopo del progetto

Il progetto “sorridente” promosso da Gaba Vebas, azienda leader nel settore dell’igiene orale, e dalla ricerca Elmex, nasce nel 2002 con la collaborazione di tre università italiane (Trieste, Milano Bicocca e Cagliari) e con la realizzazione del primo programma educativo “un sorriso a 20 denti”. Successivamente vengono strutturati altri due programmi didattici al fine di coinvolgere bambini di nuove fasce d’età: “un sorriso che cresce” e “un sorriso sempre più grande” e, contemporaneamente, il Progetto ha la possibilità di estendersi a nuove aree universitarie su tutto il territorio italiano.

Negli anni, sia le istituzioni che i media hanno apprezzato l’iniziativa, ma il riconoscimento più importante al lavoro svolto giunge il 28 maggio del 2005 a Monza con il patrocinio del Ministero della Salute e dell’Istituto Italiano di Medicina Sociale quale coronamento del valore socio-sanitario svolto.

Il “Progetto Sorridente”, programma educativo alla salute orale nelle scuole, continua a crescere negli anni e a riscuotere successo: nell’anno scolastico 2006/2007, ad esempio, sono ben 17 le Università coinvolte sull’intero territorio nazionale, raggiungendo l’ambizioso obiettivo di oltre 26.000 bambini mentre in riferimento ai primi sei anni di attività sono circa 160.000 i bambini raggiunti attraverso lezioni-gioco nelle scuole. Lo scopo del progetto è far apprendere attraverso lezioni in aula, ai bambini delle scuole materne ed elementari italiane, le regole fondamentali per una corretta igiene orale, sensibilizzandoli sull’importanza della prevenzione. La valenza sociale e il successo di

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48 questo progetto derivano proprio dal fatto di essere rivolto in modo diretto al pubblico dei giovanissimi, un pubblico particolarmente ricettivo a cui è più facile, ovviamente nel modo più adeguato possibile, trasferire le informazioni e i concetti scientifici che li accompagneranno migliorando la qualità della loro vita.

Gli organizzatori del progetto si preoccupano di gestire al meglio la preparazione e il ruolo del formatore, di ottimizzare l’impostazione dell’incontro e l’uso dei materiali didattici, studiati ad hoc da esperti per ogni fascia d’età, al fine di rendere l’intervento formativo nelle scuole particolarmente efficace per la prevenzione della salute orale dei più piccoli. Genitori ed insegnanti hanno confermato la validità degli interventi del progetto assicurando che essi portano a reali miglioramenti nelle abitudini di igiene orale del bambino.

Insomma, spazzolini e matite, filo interdentale e righelli, diapositive di sorrisi sani accanto alle cartine geografiche, quaderni per giocare e imparare ad usare correttamente dentifricio e collutorio sono insieme perché avere cura dei propri denti non è un gioco, ma può diventarlo se si insegna a farlo bene. “Progetto sorridente” nasce per portare tra i banchi di scuola l`educazione alla salute orale e alla prevenzione, spiegando concetti scientifici e tecnici apparentemente di difficile comprensione ai più piccoli, contribuendo a correggere da subito abitudini sbagliate, ma non ancora radicate.

3.2 Organizzazione del progetto

L’architettura teorica di questo progetto è stata sviluppata da esperti di comunicazione ed esperti del settore dentale in collaborazione con psicologi. È un programma educativo che prova a favorire l’apprendimento delle tematiche riguardanti la salute

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49 orale rendendole coinvolgenti, stimolanti e adatte a bambini diversi per età e per stadio di sviluppo.

Il principio fondamentale da cui partire è che, pur essendo in aula con i bambini, i formatori non vi si devono approcciare come se fossero i loro insegnanti.

E’ stato attribuito il termine formatore perché, attraverso il divertimento e le capacità di far incuriosire ed interessare all’argomento i bambini, si vuole raggiungere un grande e unico traguardo: far apprendere i concetti base per una corretta igiene orale e far cogliere l’importanza della prevenzione.

Per questo motivo tutti gli strumenti utilizzati e i supporti con cui ci si aiuta a lezione, sono stati costruiti e studiati da un team di esperti di pedagogia e di psicologia del comportamento dell’età evolutiva. Le basi teoriche, relative agli aspetti sopracitati, vengono fornite ai formatori sia durante il Training Day (giornata di formazione), attraverso l’intervento di psicologi facenti parte del team di studio, sia mediante materiale informativo, in particolare attraverso il fascicolo delle “linee guida”; esse sono solo un riferimento a cui poter far fronte quindi, di conseguenza, possono sicuramente essere ampliate, modificate e approfondite.

Le linee guida sono state pensate come raccolta di informazioni da appuntarsi per poter affrontare l’aula, gli allievi e il materiale da utilizzare, attraverso una modalità corretta. Prima di analizzare nel dettaglio le modalità di svolgimento di ciascuna delle tre “sceneggiature”, ossia delle “lezioni tipo” previste dal progetto, occorre citare brevemente alcuni degli aspetti di psicologia cognitiva e del comportamento che risultano utili in una situazione di formazione e che vengono illustrati e approfonditi nella giornata del training day.

La giornata del training è organizzata appositamente per dare un supporto efficace ai formatori, e vuole principalmente affrontare e sottolineare alcune situazioni

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50 caratteristiche di un momento di “formazione” in cui il soggetto da formare è molto piccolo. In questo caso serve conoscere gli aspetti di comportamento, di psicologia e di apprendimento che lo riguardano.

L’altro scopo è quello di permettere ai formatori di “apprendere” gli argomenti scientifici che hanno ampiamente studiato durante la loro carriera universitaria, con gli occhi dei bambini ai quali andranno poi a spiegarli. Per fare questo, il supporto di nozioni di psicologia e comunicazione è fondamentale.

La giornata di training è un momento interamente dedicato alla formazione, ed in particolare alla comprensione di questa attraverso il gioco.

Il programma di educazione alla salute orale, infatti, rappresenta qualcosa di più di un semplice gioco. La persona in aula con gli allievi di qualunque età essi siano, per le caratteristiche del contesto e soprattutto per il ruolo che svolge, ha un compito non solo di “intrattenitore” ma soprattutto di formatore rispetto all’utente per quell’area di argomenti per cui è ritenuto un esperto. Gli aspetti importanti da tenere in considerazione nell’approccio al discente in un’aula potrebbero essere riassunti in aspetti di:

- Comunicazione; - Relazione;

- Psicologia dei comportamenti.

3.2.1 La comunicazione

Durante il training day si cerca di formare in modo da poter raggiungere una comunicazione “sufficientemente buona”. Per permettere ciò occorre ricordare che: 1. Non si può non comunicare: quindi tutto quello che si dice e non si dice (comportamenti, espressioni, posture e abbigliamento) è comunicazione;

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51 2. La comunicazione può essere verbale e non verbale: la prima è tutto quello che si riferisce alla parola; la seconda comprende tutto ciò che un individuo può esprimere senza l’uso della parola quindi la postura del corpo, la mimica facciale, la gestualità, il contatto attraverso il fisico, l’espressione del volto, il tono della voce. Ovviamente il non verbale dà senso e significati diversi dal verbale.

3. La comunicazione è composta da contenuto e relazione: per contenuto si intende l’aspetto di informazione che passa attraverso la comunicazione. Per relazione si intende l’aspetto che dà significato al messaggio, per cui questo diventa comunicazione. Con relazione intendiamo quella vasta porzione del rapporto che si instaura tra persone tra di loro comunicanti. La relazione e il significato di questa possono cambiare il significato del contenuto della nostra comunicazione.

4. Il contesto: è fondamentale il posto, il luogo dove la comunicazione avviene. L’analisi del contesto offre l’opportunità di comprendere maggiormente quali significati ha la comunicazione. Il contesto nel quale si va ad operare questo tipo di formazione è un luogo molto conosciuto ai bambini e quindi tranquillizzante, è comunque un contesto di apprendimento e quindi facilita la situazione di lezione.

3.2.2 La relazione

“La relazione è un legame. È il complesso delle funzioni vitali di un organismo individuale in rapporto con l’ambiente e con gli altri individui; in senso più ampio la vita dell’uomo in quanto interessata ad una serie di contatti umani. Ciò implica che la relazione è il rapporto/nesso esistente tra le parti in comunicazione.”31

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3.2.3 La psicologia dei comportamenti

In quest’ambito bisogna tener conto che esistendo una relazione in aula, sono importanti gli aspetti psicologici e di comportamento sia dell’igienista/formatore, sia del bambino. Alcuni aspetti fondamentali da tenere in considerazione sono:

- il clima che si respira in aula dipende dal formatore e dal suo atteggiamento: esso risulterà essere piacevole se si riesce ad interessare i bambini, incuriosendoli, rendendoli partecipi attivando le loro conoscenze e il loro sapere;

- bisogna saper motivare i bambini a partecipare assicurandosi che tutti siano coinvolti facendo magari intervenire chi starebbe volentieri zitto o in disparte;

- i bambini concentrano l’attenzione sul formatore ma sta a quest’ultimo riuscire a tenerla viva adattando il linguaggio usato alla classe che si ha davanti. Ecco perché è indispensabile conoscere i fondamenti della comunicazione; inoltre più gli allievi sono piccoli, più sarà importante la sua componente non verbale;

- non bisogna neanche sorprendersi davanti ad atteggiamenti di contestazione o rifiuto che possono sorgere in aula solo perché conseguenza di paura, non corretta informazione, cattiva educazione; il formatore dev’essere all’altezza della situazione riuscendo a cogliere che tale atteggiamento non è un attacco personale ma alle nozioni che in quel momento sta esponendo.

- Se si dovessero verificare difficoltà nelle risposte, il formatore deve chiedere del tempo e organizzare poi la risposta in modo adeguato e soddisfacente;

- È necessario usare un atteggiamento tranquillo e non impulsivo altrimenti si rischia di commettere errori non riuscendo a riflettere e pensare.

- In aula non dev’esserci competizione: l’esperto per definizione è l’igienista che forma. Se dovessero esserci dei punti di vista o delle convinzioni diverse da quelle

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53 espresse dal formatore, va tenuto presente che quello è il pensiero della persona che in quel momento è in aula, ma non è l’unico possibile.

3.2.4 Il bambino

Il bambino presenta delle caratteristiche specifiche che è giusto sottolineare per poter comprendere i motivi per cui i tre progetti di prevenzione sono stati sviluppati, da esperti di comunicazione, di psicologia dell’età evolutiva e da igienisti dentali, proprio nel modo che successivamente spiegheremo nel dettaglio. L’età di nostro interesse è quella compresa fra i 4 e i 10 anni; in essa è fondamentale l’acquisizione dell’“intelligenza rappresentativa” (bambini dai 5 ai 9 anni).

I concetti di psicologia su cui ci si concentra sono quelli in grado di poter favorire un’attività rappresentativa veloce: i più importanti fra questi sono “l’imitazione differita” ossia la riproduzione di un determinato comportamento dopo un po’ di tempo che lo si è osservato, il “gioco simbolico” ossia un gioco in cui si utilizzano degli oggetti per rappresentarne altri, e il “linguaggio verbale”. Il gioco serve al bambino per poter acquistare competenza e motivazione utili ad affrontare argomenti più complessi che, forse, senza il gioco non affronterebbe e di cui non interiorizzerebbe i concetti. Il successo della lezione quindi sta nel riuscire ad integrare gioco e apprendimento.

Per quel che riguarda lo sviluppo cognitivo, ci si rifà agli stadi di Piaget: - Fra 2 e 5/6 anni: pensiero irreversibile e preoperatorio;

- Al di là dei 6/7 anni: il livello di intelligenza è caratterizzato dalla reversibilità del pensiero, ovvero dalla capacità di tenere mentalmente presenti, nello stesso tempo, i contenuti di più rappresentazioni, e dalle capacità di operare su tali contenuti ponendoli attivamente in rapporto gli uni con gli altri. (un bambino di 5 anni non mette in relazione tra di loro, per esempio, le varie unità di misura. Un bambino di 7 si).

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54 - I progetti formulati tengono conto di questi stadi; ad esempio un bambino di 4-6 anni formula il suo giudizio al momento e la sua percezione resta ferma su questo (la scatola magica rossa ben visibile, tutto il contenuto visibile e toccabile e con lo scopo che faccia parte poi della sua esperienza);

- Il bambino di 8 anni sviluppa il pensiero cosiddetto ipotetico-deduttivo o formale quindi il suo pensiero non è più schiavo della prima percezione avuta.

Dalle considerazioni di cui sopra, nasce il terzo progetto “un sorriso sempre più grande” con i testimonial di “Romex e Julien” rivolto a bambini di 9-10 anni.

Ogni progetto, quindi, ha una specifica età di riferimento e non è interscambiabile in quanto pensato con una gradualità di maturazione e di capacità cognitiva.

Il progetto, rifacendosi ad esempi concreti, incoraggia e favorisce il collegamento tra quello che il bambino vive nella propria vita e quello che impara nel corso della lezione. La parte del gioco, prevista alla fine dell’incontro è stata pensata ed ideata allo scopo di facilitare il processo di interiorizzazione dell’apprendimento. Va detto anche che gli errori commessi dal bambino sono indispensabili ai fini dell’apprendimento. Durante il corso della lezione, non esistono risposte sbagliate. Tutte le risposte vengono utilizzate per aiutare il formatore a guidare il bambino verso la fase di apprendimento successiva. È importante rafforzare il senso di competenza e rendere l’apprendimento fonte di godimento, dal punto di vista del bambino. Il programma gode di una certa flessibilità, per permettere di esprimere la personale creatività restando al tempo stesso fedele alla teoria di base. I bambini, soprattutto i più piccoli, non mediano quindi “o tutto è bianco o tutto è nero”. Un buon atteggiamento per loro è non disconoscere quello che loro conoscono ma, partendo da quello, aggiungere concetti nuovi permettendogli di modificare quelli che già appartengono alla loro esperienza.

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3.2.5 I tempi

I tempi dell’incontro devono articolarsi sui tempi d’attenzione del pubblico al quale si parla. La durata media di un incontro è di circa un’ora. Si può pensare di dividerlo in tre fasi:

1. l’introduzione dell’argomento;

2. lo svolgimento della rappresentazione;

3. la conclusione con il consolidamento dei concetti appresi durante la lezione. Lo scopo principale è quello di mettere in evidenza le informazioni essenziali e di cercare il coinvolgimento attraverso domande e risposte, giochi etc.

Quindi non bisogna tanto puntare alla lunghezza della lezione quanto alla trasmissione di una informazione chiara, seppur non completa, che generi interesse in questo “piccolo” ma molto ricettivo pubblico.

3.3 Come è strutturato l’incontro

Le lezioni si svolgono nel corso dell’anno scolastico: settembre-giugno orientativamente. Esse si rivolgono a bambini dai 4 ai 10 anni; la loro durata è di circa un’ora e il numero ideale per ogni ora di lezione e di 20-30 bambini.

I contatti e gli accordi con le scuole vengono presi a cura della segreteria organizzativa del progetto: questa sarà il riferimento costante per qualunque tipo di comunicazione. Una volta ottenuto il consenso da parte della scuola, la segreteria organizzativa provvede ad informare direttamente i formatori circa tutti i riferimenti della scuola stessa e i dati utili per l’organizzazione della lezione.

La segreteria organizzativa

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56 - Cura i contatti con le scuole;

- Predispone il calendario definitivo delle lezioni;

- Predispone la spedizione del materiale didattico utile per gli incontri;

- Svolge una funzione di controllo per il corretto funzionamento delle lezioni; - Raccoglie il materiale di feedback;

- Svolge analisi sui risultati e le problematiche incontrate.

Pur essendoci stato un accordo fra scuola e segreteria organizzativa, viene sempre consigliato ai formatori di contattare i docenti che saranno in aula durante la lezione per spiegare, per sommi capi, in cosa consisterà l’incontro in modo che essi possano introdurre la lezione in modo adeguato e per capire se tali argomenti siano o meno già stati trattati.

Il materiale didattico per la lezione in classe (scatole magiche e pannelli) viene inviato alle Università dopo il Training day. Il materiale, invece, destinato ai bambini (lettere di presentazione per i genitori, sacchettini regalo, blocchi disegno, campioncini, questionari etc.) e agli insegnanti (kit regalo) viene inviato direttamente a scuola prima degli incontri stabiliti. Per ogni scuola è prevista, al termine della giornata, la consegna ad ogni bambino di una copia dell’opuscolo da compilare e colorare. Il quaderno riporta tutti i concetti affrontati nel corso della lezione e contiene diverse illustrazioni e giochi per consolidare l’apprendimento in aula.

Durante l’incontro vanno distinti alcuni argomenti che è necessario trattare ed altri che possono essere saltati se le circostanze non ne permettono l’esposizione. Ai formatori, come già accennato, vengono fornite delle sceneggiature o copioni che rappresentano una guida o meglio un suggerimento di come l’incontro andrebbe svolto. La riuscita però della lezione dipenderà esclusivamente dalla fantasia e creatività con cui il formatore arricchirà questa scaletta a seconda della situazione.

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57 Sarebbe preferibile svolgere una lezione interattiva coinvolgendo i ragazzi e rendendo gli argomenti della lezione più accattivanti, favorendone l’apprendimento. Lo scambio di domande e risposte incrementa l’attenzione quindi è sempre preferibile lasciare un po’ di tempo per questo tipo di dialogo.

Le domande dei bambini talvolta riescono a spiazzare anche un esperto ma non per questo bisogna allarmarsi. Qualora non si riuscisse a rispondere a qualche domanda “più strana”, sarà responsabilità del formatore prendere nota di questa e del bambino che l’ha posta per poi fornire una risposta. Non bisogna dimenticare che l’incontro viene comunque affidato alla sensibilità e alle capacità didattiche del formatore che può decidere se condurre una lezione più breve, che lasci eventualmente più spazio a domande e discussioni, rispetto ad una lezione completa ed esauriente durante la quale però va spesso richiamata l’attenzione della classe.

Al termine di ogni lezione il formatore deve compilare il questionario e inviarlo via mail o fax alla segreteria organizzativa. Solo tramite l’invio del questionario la lezione si ritiene conclusa.

3.4 Tre sceneggiature per tre tipi di sorriso

Come già accennato il progetto prevede tre tipi di lezione a seconda delle fasce d’età a cui questo è rivolto. In questa seconda parte del capitolo verranno descritte le caratteristiche di ciascuna sceneggiatura. Prima di intraprendere ognuna di queste è consigliabile verificare alcuni presupposti fondamentali al corretto svolgimento della lezione:

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58 - Che siano arrivati tutti i materiali e che questi vengano portati nel luogo in cui si terrà la lezione;

- Che siano state allestite le sedie per tutti i bambini che parteciperanno alla lezione;

- Che ci siano una scrivania da cui il formatore effettuerà la lezione, e una lavagna su cui proiettare il materiale didattico;

- Che ci sia uno spazio sufficientemente ampio fra la scrivania e la prima fila di sedie per permettere lo svolgimento della rappresentazione.

Per tutti questi motivi sarebbe buona cosa arrivare a scuola una mezz’ora prima dell’inizio della lezione.

3.4.1 Un sorriso a 20 denti

Per questo tipo di lezione la sceneggiatura prevede un incontro diviso in tre momenti: 1. Introduzione dei concetti di base, della durata di circa 20 minuti;

2. Rappresentazione, della durata di circa 25 minuti;

3. Approfondimenti e chiusura, della

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59 Questo programma è previsto per bambini degli ultimi 2 anni della materna e della I

elementare.

I. Introduzione dei concetti di base

Appena giunto in aula, il formatore deve presentarsi alla classe cercando di spiegare in cosa consiste il suo lavoro e per quale motivo egli è lì con loro in quel momento. Il materiale di cui dispone è la “scatola magica” rossa che dovrà essere appoggiata sulla cattedra in modo da essere ben visibile ai bambini. A questo punto si inizia a scoprire insieme cosa c’è nella scatola analizzando di volta in volta gli oggetti che serviranno poi a favorire le associazioni nella mente del bambino innescando il sopracitato meccanismo del “gioco simbolico”. Si parte da uno specchietto spiegando ai bimbi che qualora non riuscissero a contare quanti denti hanno nella loro bocca questo strumentino può essergli d’aiuto. Distribuendo qualche specchietto si lascia ai bambini il tempo di provare a contare e ad utilizzarlo. Per favorire l’interattività della lezione si può chiedere ad alcuni bimbi quanti denti hanno contato e valutare la loro attenzione e volontà; mentre si ricevono le risposte il formatore raccoglie gli specchietti riponendoli nello scatolone. Si passa, a questo punto, a spiegare, per mezzo di un calco, com’è fatto un dente quindi la distinzione fra corona, colletto e radice, sempre cercando di sondare se qualcuno è già a conoscenza di questa nozioni, dopodiché il calco viene riposto nella scatola. Per insegnare che i denti hanno varie forme e funzioni, il formatore si serve di poster colorati raffiguranti da un lato l’immagine del tipo di dente in questione e il suo nome, dall’altro che inizialmente viene nascosto ai bambini, l’immagine dell’oggetto a cui può associarsi la funzione di quel dente. Prima di dire qualsiasi cosa circa ogni dente si attende la reazione dei bambini e gli si chiede se sanno come si chiama e a cosa serve. Ad esempio, il primo poster che viene mostrato raffigura un incisivo e, dopo aver chiesto ai bambini come si chiama e a cosa serve, lo si gira mostrando l’oggetto

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60 associato, ossia un coltello, spiegando che questo tipo di dente ha la stessa funzione del coltello cioè quella di tagliare il cibo. Lo stesso procedimento viene eseguito per i canini, paragonati ad uno schiaccianoci e i molari ad un frullatore. Una volta completata questa spiegazione anche i poster possono essere riposti nella scatola. Si passa alla spiegazione della differenza fra denti da latte e denti permanenti e a sottolineare perché è importante trattarli bene. Viene spiegato che i denti da latte, pur sapendo che andranno persi e “cambiati”, vanno puliti perché sono utilissimi per mangiare e per parlare correttamente. A tal proposito entra in gioco la lavagna sulla quale il formatore scrive diverse lettere chiedendo ai bambini di ripeterle in coro per comprendere che, alcune fra queste, come la D, T o la R, possono essere pronunciate solo con l’aiuto dei denti. Infine il formatore spiega che i denti sono dotati di vita e per farlo si aiuta con una tartaruga di peluche. Si può chiedere ai bambini a cosa serve il guscio della tartaruga e, dopo aver ascoltato le loro risposte, gli si spiega che essa serve a proteggere l’animale da aggressioni esterne; anche in questo caso si ricorre a quest’oggetto per creare un’associazione simbolica con lo smalto dei denti; successivamente si parla brevemente della dentina e della polpa, sede dell’antipatico dolore ai denti!

II. Rappresentazione

Nel momento della rappresentazione viene trattato il problema della placca, il più grande nemico dei denti. Dopo aver chiesto ai bambini se ne hanno sentito parlare, gliela si descrive sempre attraverso associazioni ed esempi pratici. La placca viene definita come una pappetta gialla formata da un insieme di batteri simili ad animaletti microscopici. Questi batteri non sono cattivi fino a quando non incontrano lo zucchero che li trasforma in acidi. Questi ultimi possono distruggere la superficie esterna del dente aprendo la strada alla carie.

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61 È arrivato il momento di giocare: il formatore tira fuori dalla scatola le magliettine bianche e le distribuisce a 20 bambini. Se il numero di bambini è maggiore di 20 il formatore dovrà cercare di coinvolgere gli altri assegnandogli altri ruoli (assistente, controllore dell’ordine etc) in modo da mantenere attiva la partecipazione di tutto il gruppo. I 20 bambini con le magliettine bianche sono “diventati” dei dentini quindi devono disporsi in cerchio per simulare le due arcate dentarie; un altro bambino, invece, è “pasticcino” infatti gli vengono dati in mano dei pezzi di stoffa gialla, che simula la placca batterica, da attaccare sulle magliettine di alcuni dei “dentini”. Vengono ricapitolati i ruoli chiedendo ai dentini di simulare di mangiare il pasticcino (il cerchio si allargherà e restringerà) e viceversa al pasticcino di attaccare la placca. Una volta che la placca si attacca al dente, inizia a rosicchiare lo smalto che, in assenza di provvedimenti, si buca scoprendo la dentina e provocando la carie, quindi dolore. Si spiega ai bambini in cosa consiste questa patologia e, nel frattempo, il formatore aiuterà il dentino con più pezzi di placca attaccati, a cambiare la magliettina che non sarà più bianca come i suoi compagni, ma nera proprio a voler rappresentare la carie. Se la carie non viene fermata i denti cadono ed ecco che si chiede al dentino cariato di simulare prima il dondolamento e poi la caduta. Per evitare che questo accada occorre lavare i denti dopo ogni pasto e andare dal dentista per un controllo due volte l’anno. A questo punto viene reclutato un altro bambino che, armato di uno spazzolino gigante, andrà a rimuovere la placca dalle magliettine dei suoi compagni che potranno finalmente esultare.

III. Approfondimenti e chiusura

Giunge il momento di approfondire e terminare la lezione. Viene quindi spiegata l’importanza del fluoro, quale migliore amico dei denti, che è in grado di creare un’armatura di difesa attorno allo smalto. Il fluoro viene associato al personaggio di

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62 Superman per favorire un migliore apprendimento della sua funzione. Si chiede ai bambini se sanno dove poter trovare questo grande amico dei denti e, dopo aver atteso le loro risposte, gli si spiega che è possibile farne scorta mangiando cibi come verdura e pesce o bevendo thè e succo d’arancia; tuttavia la quantità contenuta negli alimenti non è sufficiente quindi va anche utilizzato un dentifricio al fluoro facendo attenzione a non inghiottirlo! A questo punto, con l’aiuto del calco della bocca e di uno spazzolino, si spiega ai bambini come spazzolare i denti. Per permettere una migliore interiorizzazione del concetto si consente a qualche bambino di provare i movimenti dello spazzolamento. Il ruolo del formatore è quello di intervenire per correggere i movimenti dei bambini e di contare almeno 2 minuti, tempo utile per uno spazzolamento efficace. Infine il formatore si serve di altri poster su cui sono riportati otto consigli utili per una buona salute orale. Egli si aiuta con il pupazzo della topolina Elmy, usato come marionetta, per leggere questi suggerimenti. Questo viene fatto per riepilogare quanto detto (rafforzamento cognitivo) e capire quanto è stato appreso. Il formatore chiede ai bambini di fare un disegno su qualcosa che li ha colpiti a lezione e si congeda. Infine vi è la consegna degli omaggi agli insegnanti, le quali devono ricordarsi di distribuire quelli destinati ai bambini appena prima dell’uscita da scuola.

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3.4.2 Un sorriso che cresce

Per questo tipo di lezione la sceneggiatura prevede un incontro diviso in tre momenti: 1. Introduzione della durata di circa 5 minuti;

2. Ripasso e approfondimento della durata di circa 40 minuti;

3. Momento creativo e chiusura della durata di circa 15 minuti.

Questo programma si rivolge agli alunni di II e III elementare.

I. Introduzione

Al momento dell’ingresso in aula il formatore si presenta ricordando ai bambini che o lui o qualche suo collega è già stato da loro il precedente anno scolastico e cerca di sondare se qualcuno ricorda qualcosa di ciò che è stato detto a lezione. A seconda di quanti bambini hanno già assistito alla lezione dell’anno precedente, il formatore valuterà se procedere con un approccio più basilare simile o coincidente alla lezione “un sorriso a 20 denti” o se seguire la presente sceneggiatura. A questo punto, dopo aver descritto in breve di cosa si occupa, il formatore chiede ai bambini cosa è cambiato nei loro denti, se ne hanno perso qualcuno e se ne sono cresciuti dei nuovi. Bisogna cercare di valorizzare l’informazione e far capire ai bambini che, acquisendo nuovi e utili concetti, essi possono diffonderli a casa ai “grandi” e avere una conoscenza simile a quella dello stesso formatore. Ci si serve sempre della scatola magica chiedendo ai

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64 bambini se ricordano cos’è e spiegando che anche in questa lezione essa aiuterà a scoprire cosa succede nella bocca e a ripassare le cose dette l’anno prima.

II. Ripasso e approfondimento

Si parte, come nella precedente sceneggiatura, dagli specchietti ricordando ai bambini per cosa erano stati utilizzati l’anno prima; come nell’altra lezione si dà il tempo ai bambini di contare i propri denti con l’aiuto dello specchietto. Si ripete la differenza fra dentizione da latte e permanente e, nel frattempo gli specchietti vengono ritirati. Si tira fuori dalla scatola il calco della bocca per ripassare come sono fatti i denti (distinzione corona e radice). Tramite i poster colorati si ripete, invece, la diversa forma e funzione che essi hanno. Riepilogando i due tipi di dentizione si ritorna anche sul concetto che i denti sono utilissimi per parlare e si sonda quanti bambini hanno seguito i consigli dati l’anno prima e soprattutto come. Si riutilizza la tartaruga di peluche chiedendo ai bambini se ricordano per quale motivo è stata usata l’anno prima quindi si spiega la funzione di smalto e dentina. A questo punto si effettua la rappresentazione nello stesso modo previsto dalla sceneggiatura precedente ma con l’unica differenza che i bambini “dentini” sono 28 e non più 20. Di questi qualcuno simulerà il dentino appena nato quindi verrà invitato dal formatore a farsi piccolo piccolo, qualcun altro dondolerà, qualcun altro ancora sarà un po’ storto. Il resto della rappresentazione procede in maniera identica.

Subito dopo si procede alla spiegazione dell’importanza del fluoro e dell’uso dei dentifrici che lo contengono e, successivamente alla dimostrazione della tecnica di spazzolamento corretta.

III. Momento creativo e chiusura

Anche in questa lezione è previsto l’utilizzo di poster illustrati con gli otto consigli di Elmy e Mexy, pupazzetti che il formatore può muovere per simulare che la lettura

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65 venga compiuta da loro. Come nella precedente sceneggiatura questo momento serve per testare l’apprendimento e favorire il rinforzo cognitivo. Ai bambini viene distribuito un album sul quale iniziare un disegno, da poter finire anche a casa, su ciò che li ha colpiti maggiormente. Il formatore può passare fra i banchi e fare commenti o complimenti ai piccoli artisti. A conclusione dell’incontro, il formatore consegna l’omaggio all’insegnante, ricordandole che quelli destinati ai bambini vanno distribuiti solo appena prima dell’uscita dalla scuola. Gli omaggi destinati ai bambini consistono in un sacchetto contenente un quaderno illustrato, una confezione di matite colorate e un campione di prodotti Elmex per bambini (spazzolino e dentifricio al fluoro) che non sarà in nessun caso oggetto di promozione durante le lezioni. I campioni suddetti vanno fatti pervenire in busta chiusa e priva di riferimenti a marchi commerciali ai genitori tramite gli insegnanti. Infine, nella stessa busta, vanno inclusi alcuni questionari per i genitori dei vostri alunni, ai quali va chiesta la compilazione in forma assolutamente anonima e la restituzione agli insegnanti.

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3.4.3 Un sorriso sempre più grande

Per questo tipo di lezione, rivolta a bambini di IV e V elementare, la sceneggiatura prevede un incontro diviso in tre momenti: 1. Il momento formativo, della durata

di 30 minuti circa;

2. Il momento ludico, della durata di circa 20 minuti;

3. La chiusura, della durata di circa 10 minuti.

Iniziamo col dire che questa sceneggiatura si discosta notevolmente dalle altre due dato che i destinatari dei messaggi forniti a lezione sono bambini un po’ più grandi ( IV e V elementare) e con una più articolata capacità di apprendimento. Dal punto di vista cognitivo essi hanno raggiunto le competenze necessarie per l’apprendimento e ormai si affacciano alla fase pre-adolescenziale.

I. Il momento formativo

Il formatore entra in aula e si presenta con un approccio formale e allo stesso tempo ludico: in altre parole rappresenta un insegnante ma anche un amico con cui dialogare. I bambini vedono in lui una figura di riferimento importante per la loro capacità di diventare autonomi, una fonte per stimolare la loro curiosità costruttiva ossia il desiderio di conoscere e sapere. Il ragazzo vuole che questa figura gli trasmetta il più possibile “conoscenza” perché questo è lo strumento che fa la differenza tra l’essere un bambino e un ragazzo. Di conseguenza il formatore dovrà impegnarsi più a formare che

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67 a intrattenere per favorire l’apprendimento. Il formatore si presenta spiegando in breve in cosa consiste la sua professione e qual è il motivo per cui è lì con loro in quel momento. In questo caso si possono addurre motivazioni più accattivanti agli occhi dei bambini di quell’età come ad esempio la possibilità di poter conquistare più facilmente il/la compagno/a di banco avendo un sorriso ben curato. Il formatore cerca così di creare un terreno fertile per conquistare la fiducia dei bambini, si pone al loro livello a mo’ di complice e li ritiene suoi “colleghi”. Come nella precedente sceneggiatura il formatore invita i bambini a diffondere le nozioni apprese durante la lezione, a coloro che sono a casa o agli amici.

In questa sceneggiatura il materiale didattico previsto a supportare l’esposizione del formatore è una serie di 20 diapositive mentre la classe viene suddivisa in due squadre (preferibilmente secondo l’ordine alfabetico) per il gioco che verrà svolto nella seconda parte dell’ora. Il formatore farà eleggere due capisquadra che avranno il compito di fornire le risposte alle domande poste a fine esposizione, a mantenere l’ordine, il silenzio e l’attenzione del gruppo. Cercando di creare il massimo silenzio, il formatore inizia a trattare temi scientifici in modo non troppo formale; a sua discrezione l’esposizione potrà essere continua o intervallata da momenti di “respiro” ma questo dipenderà esclusivamente dal livello di attenzione dei ragazzi.

Si inizia con la descrizione del dente: la distinzione fra corona, radice e colletto e poi smalto, dentina e polpa; successivamente vengono spiegati i due tipi di dentizione per proseguire con le varie forme e funzioni. Poi si passa a parlare del problema della carie esaminando i tre fattori che la causano ossia batteri e quindi placca, cibi e tempo, e cosa poter fare per prevenirne l’insorgenza. A questo proposito si mostra come spazzolare le diverse superfici dei denti e, nel caso di bambini con apparecchi ortodontici, si aprirà

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68 una parentesi a riguardo. Si sottolinea infine, l’importanza dell’uso di dentifrici al fluoro e dei controlli biannuali dal dentista.

II. Il momento ludico

Esso consiste nell’esecuzione di un gioco a squadre. Per prima cosa va detto che il ragazzo a quest’età ha bisogno di sperimentare fallimenti e successi perché questi rappresentano per lui prove d’indipendenza. Come già accennato la classe viene divisa in due squadre, vengono spiegate le regole del gioco, illustrati materiali da utilizzare e soprattutto mostrati gli obiettivi di tale momento riprendendo i concetti quali “vitalità del dente” e “presenza di nemici”. Viene assicurato alla classe che la squadra vincente riceverà un premio, che ovviamente verrà mostrato solo a conclusione del gioco. Ogni squadra ha a disposizione 20 quadrotti corrispondenti alle 20 domande che verranno poste. Questi, nell’insieme, compongono la stessa figura di Romex e Julien, presente sul pannello posizionato sulla cattedra, quindi vince la squadra che sovrappone più quadrotti sul pannello ricostruendo l’immagine. Le due squadre devono rispondere a 20 domande chiuse poste dal formatore; dopo ciascuna domanda coloro che pensano di sapere la risposta corretta, per alzata di mano si avvicinano al caposquadra e, dopo essersi consultati, forniranno la risposta ufficiale. Applicherà il quadrotto la squadra che, per prima avrà dato la risposta corretta. Per definire il vincitore si conterà il numero di quadrotti rimasti a ciascuna squadra: chi ne ha di meno ha vinto. È sottointeso precisare che si cercherà di favorire un clima sereno e non ostile fra le due squadre.

III. La chiusura

Innanzitutto vengono ripresi i concetti assimilati durante la lezione e il formatore effettua la lettura degli otto consigli di Romex e Julien per mantenere una corretta igiene orale. A questo punto il formatore distribuisce gli album e chiede ai bambini di iniziare un disegno, da poter continuare e concludere a casa, su cosa li ha colpiti maggiormente.

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69 Il formatore distribuisce gli album e mentre i bambini disegnano può passare fra i banchi a commentare o a complimentarsi con loro. Infine il formatore si congeda, consegna l’omaggio all’insegnate e raccomanda la consegna di quello destinato ai bambini solo al termine della giornata scolastica.

Di seguito riporto le domande che vengono poste ai bambini durante il gioco a squadre: 1. Una persona adulta quanti denti ha?

20 28 32

2. A quanti anni si perdono i denti da latte? 2 anni

4 anni 6 anni

3. È importante aver cura dei denti da latte? No, tanto prima o poi cadono

Si, perché se li curo bene resistono per sempre

Si perché anche loro sono indispensabili per mangiare e pronunciare bene le parole

4. Quali sono i denti che tagliano il cibo quando mangiate? Molari

Incisivi Canini

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70 5. Quali sono i denti che compaiono per ultimi in bocca?

Premolari Molari Incisivi

6. La parte visibile del dente si chiama: Smalto

Corona Dentina

7. Da che cosa è formata la placca? Zuccheri

Batteri Carie

8. Quando la placca provoca la carie? Quando incontra gli zuccheri Sempre

Mai

9. Quali tra questi cibi contiene più zucchero? Caramelle e gelati

Frutta e verdura Formaggio

10. Quali tra questi cibi contiene più calcio? Solo il formaggio

Formaggio e carne Frutta

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71 11. In quale di questi cibi è contenuto il fluoro: pesce, verdura, thè?

Pesce In nessuno In tutti e tre

12. Quante volte al giorno sarebbe bene lavarsi i denti? 1 volta al giorno, dopo il pranzo

2 volte al giorno, dopo colazione e pranzo

Sempre dopo i pasti principali, ma soprattutto la sera prima di coricarsi

13. È vero che il fluoro contenuto nei cibi è sufficiente per proteggere i nostri denti dalla carie?

Si No

14. È vero che “il fluoro quando incontra il calcio dei denti si trasforma in una sostanza che rende più forte lo smalto e difende il dente dagli attacchi degli acidi prodotto dalla placca batterica”?

Vero falso

15. È vero che il fluoro è contenuto in tutti i dentifrici? Vero

Falso

16. Quante volte all’anno è consigliato andare dal dentista? Solo le volte che si ha il mal di denti

Mai

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72 17. Quale di questi tre metodi è corretto usare per pulire bene i denti superiori?

Spazzolare i denti da destra verso sinistra Spazzolare da su a giù

Come si è più comodi

18. Come si deve scegliere un dentifricio? Solo se il suo gusto è gradevole Se ha un sapore fresco

Se contiene fluoro

19. Qual è il tempo minimo necessario per lavarsi i denti? 1 minuto

5 minuti 2 minuti

20. È giusto spazzolarsi i denti con forza? Si, perché si puliscono meglio

Si, perché comunque i denti sono ben attaccati alla gengiva No, perché potrebbero danneggiarsi sia i denti sia le gengive.

Con l’avvio del nuovo anno scolastico 2010-2011 il Progetto Sorridente ritornerà nelle aule scolastiche di tutta Italia con la sua nona edizione continuando ad estendere il messaggio dell’educazione alla salute orale, cercando di raggiungere un numero ancora più elevato di bambini da formare e coinvolgendo con nuovi supporti didattici, insegnanti e genitori entusiasti, nella convinzione che “sorridente” influenzi positivamente e concretamente le abitudini di igiene orale sin dalla tenera età.

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