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III. HSP e PATOFISIOLOGIA RENALE

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III.

HSP e

PATOFISIOLOGIA

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Il danno renale acuto ricorre frequentemente in pazienti ospedalizzati e spesso comporta un’alta mortalità. L’induzione di proteine da stress (stress di tipo termico) è una risposta altamente conservata che protegge molte cellule da diversi eventi stressori. Esse agiscono ripristinando le normali funzionalità cellulari e aiutando il corretto re-folding di proteine danneggiate e la degradazione di quelle gravemente compromesse nonché i metaboliti tossici; esse, inoltre, possono anche regolare l’apoptosi e le funzioni immunologiche.

Nel rene sono coinvolte diverse famiglie di Hsp tra cui le principali sono le seguenti:

1. sHSP

Le piccole Hsp (sHSP, smallHsp) hanno peso molecolare inferiore ai 30kDa e sembrano essere coinvolte nella regolazione della polimerizzazione/depolimerizzazione dell’actina [116], nella modulazione dell’assemblamento delle proteine che compongono i filamenti intermedi [117] e nell’inibizione dell’aggregazione della tubulina [118].

Nel rene adulto le sHsp mostrano una distribuzione in parallelo con il gradiente osmotico cortico-papillare, con alte concentrazioni nella papilla e basse concentrazioni nella cortex [119, 120].

Ad esempio la Hsp25 (analogo murino della Hsp27 umana) nella cortex pare essere presente, sebbene in minima quantità, nei capillari glomerulari, nelle pareti vascolari, nelle cellule mesangiali e nei podociti. Ma la sua presenza appare molto più evidente nell’orletto a spazzola del lato luminale delle cellule tubulari prossimali della midollare esterna, e anche nei dotti collettori e nell’epitelio che riveste la papilla della midollare interna [119, 121].

Nel rene adulto Hsp25 è chiaramente visibile nel lato apicale delle cellule tubulari prossimali della midollare esterna, parallelamente alla distribuzione dei filamenti di actina [120].

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Esso è molto presente nei vasi e nell’orletto a spazzola dei tubuli prossimali della midollare esterna, e nei dotti collettori e nell’epitelio papillare della midollare interna.

Nel rene in via di sviluppo un aumento delle sHsp accompagna l’allungamento dell’ansa di Henle durante i primi giorni di vita, forse perché sono coinvolte nell’acquisizione delle funzioni tubulari [122].

Nel rene adulto, invece, variazioni di osmolarità possono influenzare l’espressione, la sintesi e la fosforilazione delle sHsps.

Anche se il ruolo funzionale di queste piccole proteine non è ancora stato del tutto chiarito, pare che l’espressione di queste sHsp aumenta in seguito ad un aumento dell’osmolarità solo quando questa è dovuta a sostanze relativamente impermeabili (NaCl) e non da sostanze permeabili alle cellule (Urea) [123].

Infatti l’ipertonicità e l’ipotonicità provocano rispettivamente uno “sgonfiamento” e un “rigonfiamento” delle cellule che comporta anche una radicale modifica del citoscheletro di actina. Dato che le sHsp si trovano in corrispondenza di questa importante proteina, si può dedurre un loro ruolo nella sopravvivenza della cellula in queste condizioni di stress osmotico.

Allo stesso modo l’alta concentrazione di sHsp nella midollare può essere necessaria per rendere queste cellule più resistenti agli sbalzi osmotici causati da variazioni dello stato di idratazione.

Nella corticale Hsp25 si trova soprattutto nelle cellule mesangiali glomerulari e nei podociti che contengono sistemi contrattili ben sviluppati che svolgono la loro azione contrattile con un meccanismo che pare coinvolgere anche le sHsp.

Anche nei reni patologici le sHsp sembrano avere un ruolo fisiologico: alti livelli di Hsp25 sono stati trovati nelle cellule di modelli animali di tumore renale indotto chimicamente [124] ma il loro significato è ancora sconosciuto.

In un modello animale di sindrome nefrotica indotta da puromicina amino nucleoside, la retrazione e l’eliminazione dei pedicelli podocitari è stato associato ad un aumento della concentrazione e della fosforilazione di Hsp25 che può modificare la polimerizzazione-depolimerizzazione dell’actina [121].

Durante l’ischemia renale e la successiva riperfusione, Hsp25 trasloca dal citoplasma a una frazione insolubile (nucleo e aggregati proteici), e dato che la rottura del citoscheletro fa parte del danno ischemico, Hsp25 sembra interagire con l’actina contribuento al suo recupero [125].

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In più si è visto che durante l’ischemia l’espressione di Hsp25 aumenta nei vasi della cortex e della midollare esterna dove potrebbe avere una funzione simile.

2. HSP60

La Hsp60 è una chaperonina che, in forma di polimero e insieme alla Hsp10 crea un micro-ambiente isolato e protetto dall’esterno in cui possono operare su peptidi bersaglio favorendo il loro corretto folding. Questa azione è accoppiata all’idrolisi di ATP.

Hsp60 negli eucarioti si trova soprattutto nella matrice mitocondriale dove assiste al corretto folding proteico insieme al Hsp70 mitocondriale.

Nel rene normale, Hsp60 si trova a concentrazione più basse nella midollare che nella cortex, parallelamente all’abbondanza di mitocondri nelle varie zone del rene [126].

Quindi la sua funzione è quella di eliminare proteine mitocondriali danneggiate da stress termico, ma probabilmente non ha un ruolo nell’adattamento allo stress ipertonico, come molte altre Hsp.

Nel danno renale acuto dato da cloruro di mercurio (HgCl2) si ha un aumento

di Hsp60 nei dotti collettori della midollare, e nelle cellule epiteliali di transizione della papilla e dei calici. Successivamente, parallelamente all’aumentare della necrosi tubulare, Hsp60 aumenta anche in corrispondenza dei tubuli della cortex, ma è più pronunciato soprattutto nel tubulo prossimale dove il danno istologico è maggiore [127].

Dato che il mercurio promuove la denaturazione e l’aggregazione delle proteine si pensa che l’aumento di Hsp60 in queste condizioni possa accelerare il processo di riparazione delle proteine danneggiate.

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3. HSP90

L’Hsp90 è una delle più importanti proteine citosoliche presenti sia in condizioni basali che di stress.

Hsp90 ha solo una lieve azione ATPasica ed è una chaperonina poco attivo, ma collaborando con altre chaperonine (come Hsp73) contribuisce in maniera essenziale alla maturazione delle proteine di segnale come i recettori degli ormoni steroidei o le protein-kinasi.

In assenza di ormoni steroidei, il recettore steroideo citosolico è associato all’Hsp90 e quindi non può legare gli elementi steroido-sensibili.

Dopo il legame dell’ormone con il recettore ad alta affinità, il complesso inibitore contenente Hsp90 si dissocia. Questo provoca l’attivazione del recettore attraverso l’esposizione del suo sito di legame con il DNA e la sua seguente traslocazione nel nucleo dove si lega agli elementi steroido-sensibili.

Nel rene normale Hsp90 si trova soprattutto nei tubuli distali e nei dotti collettori della midollare e della corticale, in una distribuzione analoga a quella dei recettori mineralo-corticoidi: in questo modo rispecchia il significato funzionale dell’interazione tra HSP90 e recettori degli ormoni steroidei.

In seguito a ischemia Hsp90 viene indotto rapidamente nel tubulo prossimale e nell’ansa ascendente dell’ansa di Henle, in maniera analoga a quanto osservato durante la fase di rigenerazione in questi epiteli tubulari [128].

Nel danno renale acuto da gentamicina l’Hsp90 è indotto nelle cellule prossimali tubulari danneggiate e si accumula nei lisosomi e nei nucleoli [129].

Nel danno da cisplatino si ha un rapido e ingente aumento di espressione di Hsp90 nelle cellule epiteliali dell’ansa di Henle. Mentre nelle cellule del tubulo prossimale, quelle maggiormente danneggiate dal cisplatino, Hsp90 si trova principalmente nel nucleo ma soprattutto nel citoplasma durante la successiva fase di rigenerazione [130].

Da questi risultati e dal fatto che durante lo sviluppo post-natale Hsp90 diminuisce drasticamente nel rene, è stato dedotto che questa chaperonina non svolge soltanto i soliti compiti di una HSP ma potrebbe anche essere coinvolta nella rigenerazione e differenziazione dell’epitelio tubulare danneggiato [131].

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4. FAMIGLIA DELLE HSP70

La famiglia delle Hsp70 include molte chaperonine presenti in molti compartimenti delle cellule eucariotiche e possono essere presenti costitutivamente o indotte da stress.

Tra le loro funzioni più importanti ci sono il riassemblamento di proteine parzialmente denaturate e la degradazione di quelle danneggiate, inoltre possono interagire con strutture del citoscheletro e contribuire alla traslocazione delle proteine attraverso le membrane negli organelli e alla distruzione degli aggregati proteici [38]. Le Hsp70 hanno inoltre una lieve attività ATPasica.

4.1 Hsp73

La Hsp73, anche detta HSC70, è il membro delle Hsp70 più espresso in maniera costitutiva, e la sua presenza è stata rilevata in tutte le zone del rene normale di ratto [132].

La sua distribuzione non varia in casi di insufficienza renale cronica nè in seguito a somministrazione, nello stesso soggetto, dell’analogo dell’ormone antidiuretico dDAVP.

L’immunoreattività per Hsp73 è simile nel nucleo e nel citoplasma nella maggior parte di queste cellule, esclusi i podociti, l’epitelio di Bowman e le cellule del tubulo prossimale dove l’espressione nucleare è più pronunciata [133].

Nella midollare interna ed esterna Hsp73 è più presente nel tubulo prossimale, nel ramo ascendente dell’ansa di Henle, nei dotti collettori e infine nell’epitelio e nelle cellule interstiziali della papilla [132].

Questa presenza molto diffusa può esser spiegata con la necessità, anche da parte di cellule non-stressate, di una assistenza nel gestire il folding, il traffico e la degradazione controllata delle proteine.

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In un modello sperimentale di AKI l’Hsp73 è indotto soprattutto nel tubulo prossimale sia nella fase degenerativa che nella fase di rigenerazione [128].

Questa parte del nefrone, infatti, è il sito dove le cellule tubulari sono più danneggiate dall’ischemia-riperfusione [134]

In un danno tubulare acuto indotto da gentamicina, invece, l’Hsp73 trasloca dal nucleo al citoplasma delle cellule del tubulo prossimale e si accumula in granuli con una distribuzione che somiglia ai lisosomi. La verifica del loro spostamento anche in una frazione insolubile conferma che in questa patologia Hsp73 può partecipare alla degradazione lisosomiale delle proteine anomale [135].

4.2 BiP/GRP78

La Immunoglobulin Heavy Chain Binding Protein (BiP) o la Glucose-Regulated Protein (GRP78) è una chaperonina chef a parte della famiglia delle Hsp70 e risiede nel reticolo endoplasmatico (RE).

BiP/GRP78 assiste alla traslocazione co- e post-traduzionale delle proteine dentro il RE e partecipa al corretto folding e assemblamento delle proteine nel lume del RE [136].

In cellule murine dei dotti collettori della midollare interna (mIMCD) questa proteina è stimolata dall’esposizione al cadmio o alla tunicamicina ma non da agenti ossidanti o da stress ipertonico [137].

Piuttosto pare che la mancanza di glucosio stimola l’accumulo di BiP/GRP78. Inoltre la deplezione di ATP e i bassi pH possono indurre BiP/GRP78 in cellule MDCK in coltura [136].

A seguito di questo non è una sorpresa che in seguito a momentanea interruzione del flusso sanguigno l’mRNA di BiP/GRP78 è chiaramente aumentato in reni danneggiati [136].

L’aumento di espressione di proteine da stress del RE in cellule MDCK indotto da inibitori del proteasoma o dalla tunicamicina induce una maggior resistenza allo stress da calore e alla deplezione di ATP indotta da antimicina [139].

La soppressione di questo gene invece conferisce alle cellule una maggiore suscettibilità a sostanze tossiche alchilanti [140].

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Quindi in seguito ad un danno renale, un aumento delle chaperonine residenti nel RE può accelerare il folding e l’assemblamento delle proteine nel lume del RE e la degradazione delle proteine gravemente danneggiate, favorendo così il recupero cellulare.

L’effetto maggiore dell’espressione di BiP/GRP78 pare essere l’accumulo di proteine ripiegate in maniera anomala o disassemblate nel lume del RE [138].

4.3 Hsp72

4.3.1 Hsp 72 nel rene

Hsp72 è il membro più facilmente inducibile della famiglia delle HSP70. Nel rene normale di ratto la quantità dell’mRNA di Hsp72 e dello stesso Hsp72 aumenta gradualmente lungo l’asse cortico-papillare [137].

In generale le variazioni di concentrazione dei soluti nella midollare sono associate a cambiamenti nell’espressione dell’ Hsp72 [137].

Dato che nei dotti collettori della midollare interna dei topi l’espressione massima del mRNA di Hsp72 viene già raggiunta a ~500 mOsm/kgH2O [141] e dato

che i vari stress (alto NaCl e concentrazioni di urea, basso pH) possono agire contemporaneamente per indurre Hsp72, i risultati ottenuti nei vari studi possono variare a seconda della durata e/o della portata degli stress indotti.

Esperimenti su cellule epiteliali renali in coltura dimostrano che Hsp72 è fortemente indotto solo quando l’osmolarità del terreno aumenta grazie a soluti a cui le cellule sono solitamente impermeabili (come NaCl e mannitolo) ma non dai soluti facilmente permeanti (come urea e glicerolo) [137].

Questo suggerisce che l’alta concentrazione extracellulare di NaCl nella midollare interna renale e l’alta concentrazione di urea nella papilla svolgono un ruolo determinante nell’aumentare la concentrazione di Hsp72 [142].

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dalle cellule della midollare interna è compromessa durante la rapida diminuzione delle concentrazioni extracellulari di soluto, l’espressione di Hsp72 è significativamente aumentata [143] riflettendo probabilmente la gravità dello stress cellulare.

La distribuzione intrarenale di Hsp72 e l’effetto di una alterata tonicità extracellulare sull’espressione di Hsp72 ha portato all’ipotesi che questo HSP è necessario nell’adattamento delle cellule della midollare alle alte concentrazioni di soluto extracellulare.

Una caratteristica di questo processo adattativo è l’accumulo di sostanze organiche a basso peso molecolare (osmoliti) nelle cellule midollari quando la tonicità extracellulare aumenta [144].

Pare infatti che l’aumento di concentrazione intracellulare di osmoliti, un processo che richiede ore e giorni, è preceduto dalla induzione di Hsp72.

Da qui è stato suggerito che durante la fase iniziale dell’adattamento all’ipertonicità extracellulare, quando la forza ionica intracellulare è alta a causa della contrazione cellulare [145], Hsp stabilizza le proteine intracellulari attenuando la denaturazione indotta dall’alta concentrazione intracellulare di sali inorganici [146].

In più la perdita di acqua indotta per osmosi aumenta l’affollamento macromolecolare, accrescendo così il rischio di interazioni errate tra proteine: in questa situazione un aumento dell’azione benefica delle chaperonine è cruciale.

Ad ogni modo l’espressione di Hsp72 indotta da ipertonicità, nelle cellule renali, non si normalizza alla fine dell’accumulo di osmoliti. Quindi forse Hsp72 ha altre funzioni oltre all’adattamento allo stress ipertonico.

Nelle cellule MDCK (Madin-Darby Canine Kidney), l’induzione di Hsp72, sia da shock termico che da stress ipertonico, è mitigato se viene facilitato l’uptake di betaina, un composto trimetilaminico che, analogamente alle chaperonine, stabilizza le proteine e ostacola l’unfolding proteico indotto da calore [147].

In un esperimento su MDCK esposte a alte concentrazioni di NaCl, con conseguente induzione di Hsp72, dimostra che queste cellule risultano più resistenti agli aumenti di concentrazione di urea. È stato facilmente dimostrato che questa capacità è data da Hsp72: infatti l’inibizione di questa proteina attraverso un inibitore della MAP-kinasi p38 rende queste cellule più sensibili all’aumento di urea [148].

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Quindi appare chiaro che l’alta concentrazione intracellulare di Hsp72 è vitale per la protezione delle cellule della midollare interna dagli effetti avversi delle alte quantità di urea, anche se il meccanismo con cui svolgono questa azione resta attulamente sconosciuto: probabilmente l’unfolding proteico indoto dall’urea risulta controbilanciato dall’attività dell’ Hsp72.

Dato che l’alta concentrazione di urea attiva la Jun-kinasi che provoca apoptosi, allora l’azione dell’urea può essere evitata attraverso l’azione di Hsp72 sull’attivazione di Jun o su qualche passaggio nella cascata di segnali che conducono alla morte cellulare [149].

In altri studi è stato visto che il nefrone immaturo risulta più tollerante allo stress anossico, termico e ossidativo, rispetto al nefrone maturo. Forse perché il tubulo immaturo ha una maggior capacità di esprimere Hsp72 rispetto al tubulo maturo [150].

Esistono però anche prove che contraddicono la teoria citoprotettiva del Hsp70. Zager ha dimostrato in vitro che non esiste nessuna correlazione tra l’aumento intracellulare di Hsp70 e la protezione da danno ipossico [151].

Alcuni esperimenti di trasfezione hanno dimostrato che l’over-espressione di Hsp72 non protegge da danno da ipossia combinato con la deprivazione da glucosio [152].

Nonostante tutto esistono alcuni studi che investigano il ruolo citoprotettivo di Hsp72 in casi di AKI. Questi studi dimostrano che il danno renale acuto, dato sia da sia ischemia che da nefrotossicità, induce Hsp72 nella cortex e nella midollare esterna [153].

In un modello animale di danno renale acuto post-ischemico, Hsp72 si localizza soprattutto nel lato apicale delle cellule tubulari prossimali durante il primo periodo di riflusso (15min) in cui si hanno i maggiori danni a carico delle proteine del citoscheletro, dell’orletto a spazzola e in cui le proteine residenti nella membrana baso-laterale (come la Na-K-ATPasi) si spostano sul lato apicale.

Successivamente Hsp72 si disperde in un pattern vescicolare che parzialmente co-localizza con i lisosomi: in questo caso Hsp72 viene trovato anche nella frazione microsomiale dell’omogenato totale di rene [154].

Questo concorda con l’osservazione che alla fine del periodo ischemico e durante la prima ora di riperfusione la quantità di Hsp72 solubile si abbassa [153].

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D’altra parte durante il primo periodo di reflusso, la Na/K-ATPase si sposta dalla membrana baso-laterale al citoplasma, confermando la perdita di ancoraggio da parte delle Na/K-ATPasi al citoscheletro.

Quando successivamente la Na/K-ATPasi sparisce dal citosol e ricompare associata a strutture citoscheletriche di membrana si nota anche un accumulo di Hsp72 sia nel citoplasma che in frazioni insolubili.

ATP favorisce il rilascio di Hsp72 dai complessi membrana-citoscheletro e conserva Na/K-ATPasi associato a questi complessi [155].

Queste cose insieme sono coerenti con l’idea che, durante AKI l’ Hsp72 partecipa alla degradazione delle proteine danneggiate irreparabilmente, assistono al refolding di quelle parzialmente denaturate e contribuisce alla riparazione del citoscheletro e al ripristino della polarità delle cellule epiteliali.

Sia nel danno acuto nefrotossico che post-ischemico l’espressione di Hsp72 è indotta principalmente nella cortex, mentre la sua espressione nella midollare interna è ridotta.

Dato che in entrambi i casi questo si ha un abbassamento dell’osmolarità delle urine, allora la ridotta espressione del Hsp72 nella midollare interna dei reni danneggiati è stata associata a un abbassamento dello stress osmotico in questa zona del rene [156].

Risultati di studi in cui gli effetti del pre-condizionamento ipertermico sul grado di danno renale da ischemia-riperfusione sono variabili.

Pedrizet [47] dice che l’ipertermia totale corporea, seguita da recupero, provoca un aumento dell’espressione di Hsp72 e protegge i trapianti renali da ischemia sia fredda che calda.

Al contrario Joannidis [157] non è stato in grado di dimostrare alcun effetto benefico del precondizionamento ipertermico sulla struttura e sulla funzione dei reni soggetti a ischemia 48h dopo l’ipertermia, nonostante l’induzione di Hsp72.

L’interpretazione di questi risultati è complicata dalla differenza dei protocolli e dal modello animale usato; comunque il grado di danno inflitto, l’ampiezza della risposta di Hsp72 e l’ulteriore induzione di altri elementi citoprotettori sono solo pochi tra i mille effetti di un precondizionamento.

Alcuni studi provano che lo stress ipertonico e quello da ischemia-riperfusione inducono Hsp72 attraverso l’attivazione di HSF1 [150].

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In risposta a questi stress HSF, costitutivamente presente nel citoplasma, si trimerizza e trasloca nel nucleo dove si lega alla sequenza HSE dei geni delle HSP senza necessariamente attivarne la trascrizione [158].

Si è notato che l’aumento dell’espressione di Hsp72 è correlata anche con l’iperfosforilazione di HSF1. E partendo da qui si è notato che l’inibizione di p38 (una MAP-Kinasi attivata da stress ipertonico e che, in queste condizioni, aumenta l’espressione di Hsp72) va di pari passo con il fatto che p38 media l’iperfosforilazione di HSF1. Questa relazione può esser importante nell’induzione del Hsp72 da stress ipertonico.

4.3.2

Hsp72 nel plasma

Sebbene la ricerca focalizzi principalmente sullo studio intracellulare delle Hsp, è ovvio che le Hsp, così come i recettori per le Hsp, si trovino sulla superficie cellulare e in circolo.

È stato dimostrato che le Hsp extracellulari possano avere effetti benefici come l’aumento della sopravvivenza delle cellule in coltura [159], e la mitigazione dei disordini autoimmuni [160]

Oltre all’importantissimo ruolo che hanno le Hsp all’interno delle cellule, ultimamente si è descritto un nuovo ruolo come segnali di pericolo prodotti e rilasciati quando le cellule sono sotto stress, e come attivatori del sistema immunitario.

Una delle famiglie di chaperonine più studiate è la HSP70; tra queste si è fatta più attenzione alla Hsp72.

Le funzioni del Hsp72 intracellulare sono state già ampiamente descritte ma anche l’ Hsp72 extracellulare (e Hsp72) induce una serie di risposte cellulari.

Nelle prime 3 ore dopo che le APC (Antigen Presenting Cells) sono state esposte a e Hsp72 si assiste ad un massivo rilascio di citochine (TNF-alpha, 6, IL-12, Ossido Nitrico) [161, 162] e chemochine (MIP-1, MCP-1 e RANTES) [163].

In questa azione non è richiesta nessun trasporto di peptide da parte di e Hsp72, mentre è richiesto un peptide per la risposta specifica dei linfociti T CD8+. Inoltre e

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dell’espressione superficiale di CD40, CD83, CD86 e molecole MHC di Classe I sulle cellule dendritiche [164, 165].

Uno dei modi in cui Hsp72 passa in circolo è il rilascio passivo.

Infatti è stato visto che le cellule dendritiche sono stimolate da segnali provenienti da cellule stressate, necrotiche ma non da cellule sane o in apoptosi.

Infatti durante l’apoptosi il contenuto delle cellule viene impacchettato e digerito da macrofagi, mentre durante il processo di necrosi il contenuto intracellulare viene riversato direttamente all’esterno [166].

I livelli plasmatici di Hsp72 aumentano significativamente in seguito a un grave trauma, oppure nel periodo che segue un bypass arterio-coronarico, o anche in alcune patologie renali [167].

Ma Hsp72 può essere rilasciato anche attraverso un processo attivo che è stato dimostrato da ben tre prove: inizialmente si è notata l’esistenza di una forma solubile di Hsp72 e anticorpi diretti contro di essa nel circolo sanguigno periferico di soggetti sani [168]

Poi è stato dimostrato che Hsp72 viene rilasciato da cellule gliali anche in assenza di necrosi cellulare [169]

Infine anche stress di tipo psicologico possono indurre il rilascio di Hsp72 nel circolo sanguigno [170].

Successivamente altri studi hanno dimostrato che Hsp72 viene rilasciato da cellule B [171] e da cellule mononucleate [172] sempre in condizioni non-necrotiche.

È stato anche dimostrato che alcune citochine pro-infiammatorie, come INF-gamma e IL-10, mediano il rilascio attivo di Hsp72. Lo stesso gruppo ha poi dimostrato che una parte di Hsp72 viene rilasciato in forma libera, mentre una certa quota è rilasciato in associazione ad esosomi [173].

Gli esosomi sono vescicole che contengono anche altri modulatori immuno-stimolatori comprese MHC di classe I e II [174] e molecole coimmuno-stimolatorie [175].

Altri studi hanno evidenziato il fatto che Hsp72 viene rilasciato attraverso un meccanismo non classico, in cui è necessaria una intatta conformazione della membrana plasmatica per un efficace rilascio di Hsp72 stress-indotto [173].

Attualmente pare che gli esosomi siano la via preferenziale per il rilascio di Hsp72 [176].

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4.3.3 Hsp72 nelle urine

L’escrezione urinaria di Hsp72 è stata osservata in riceventi pediatrici di trapianto di rene e in un modello animale di ischemia renale [177].

In uno studio del 2010 svolto su modelli animali di danno tubulare indotto da APAP (acetaminophen) si è rinvenuto Hsp72 nelle urine appena quattro ore dopo l’induzione del danno. Dato che non c’è stata nessuna induzione del danno epatico, si suppone che tutto l’Hsp72 urinario sia di origine renale.

Nello stesso lavoro si documenta una comparsa di Hsp72 e NAG nelle urine molto prima di un aumento plasmatico di creatinina e urea, e nello stesso momento in cui l’istologia renale mostra i primi danni [178].

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