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Terzo Capitolo IVAN PETROVIC KOTLJAREVSKIJ E LA VIA VERSO L’ILLUMINISMO

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Academic year: 2021

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Terzo Capitolo

IVAN PETROVIC KOTLJAREVSKIJ E LA VIA VERSO

L’ILLUMINISMO

1. La nuova élite letteraria del Settecento

Siamo ora giunti ad una vera e propria linea di demarcazione, sia tra l’Ucraina del Seicento e quella di fine Settecento, sia tra la ‘Piccola Russia’ e la ‘Grande Russia’.

E’ il momento in cui l’intellighenzia ucraina può rifugiarsi solamente nella letteratura, avendo campi politici e religiosi completamente occupati dai russi.

Se nel Settecento la nobiltà aveva quindi origini russe o polacche, l’inizio dell’Ottocento vede proprio la nascita di una nuova figura di intellettuale, facente parte dell’aristocrazia ucraina (ovvero l’antica nobiltà cosacca), che a differenza dei suoi predecessori decide di rivolgersi al popolo, riscoprendo in esso l’unico strumento di accordo con le proprie origini.

Questi nuovi intellettuali rispecchiano una figura europea di intellighent, che si rivolge alla massa, che se ne fa espressione, che è cosciente che il mondo a cui appartiene non è più quello che propriamente lo rappresenta, che si distacca dai vertici politici e che si conforma al Romanticismo europeo.

I veri e propri cantieri culturali di questo periodo sono l’Accademia di Charkiv e quella di Kiev.

A Kiev, in particolare, si sviluppano due principali orientamenti di pensiero: da un lato ci sono gli illuministi (fine Settecento – metà degli anni Trenta dell’Ottocento, dove possiamo ritrovare proprio il nostro Kotljarevs’kyj), moderati che credono nel miglioramento della società attraverso il popolo, da cui deve sorgere una vera e propria spinta propulsiva verso il risollevamento dell’autonomia ucraina. Dall’altro ci sono i romantici, più radicali (anni Venti dell’Ottocento fino agli anni Sessanta), che concludono il percorso iniziato dagli illuministi, puntando al consolidamento di una lingua letteraria ucraina che ha matrice popolare.

Gli argomenti più affrontati sono quelli di natura umana; le disuguaglianze tra le razze, o politiche. A tutti i problemi viene però proposta una soluzione moderata, non rivoluzionaria, che limi le asperità più prorompenti senza intaccare direttamente il sistema.

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A questo proposito si ricorre all’umorismo piuttosto che alla satira, facendo appello a tutte le risorse del riso popolare. In questo periodo possiamo distinguere tre filoni principali: la narodna smichova kul’tura (cultura popolare del riso), il Barocco popolare e il Neoclassicismo basso (integrato di parodia della tradizione letteraria classica).

Nel corso del Novecento numerosi critici letterari hanno visto il ricorrere alla “matrice folclorica” come l’origine della letteratura ucraina vera e propria. Altri, come Nikolaj Trubeckoj, hanno considerato questo espediente come una forma di autocastrazione, in quanto e la letteratura piccolo russa e quella grande russa avevano una comune radice in quella slavo-antica, e che quindi entrambe avrebbero dovuto servirsi di un’unica lingua letteraria, ovvero il russo (a questo proposito vedi cap. ).

2. Ivan Petrovič Kotljarevs’kyj

Parlare dell'uomo o del letterato? Tentare di ricostruire una sua ipotetica personalità, o fermarmi a una fredda bibliografia? A lungo mi sono posta questi interrogativi, giacché le note bibliografiche riguardanti questo illustre personaggio sono purtroppo scarse e insufficienti. Le fonti sono poche, e per giunta si richiamano l'un l'altra, mancando di pregnante originalità.

Cercherò quindi di assemblare un ritratto pressoché coerente servendomi di notizie e impressioni che ho elemosinato da un libro all'altro.

Ivan Petrovič Kotljarevs’kyj nasce in un'Ucraina sempre più dipendente dalla vicina Russia. E' l'epoca di Caterina II (1762 - 1796), ed esattamente il 1769. Caterina induce l'etmano Rozumovskij a ritirarsi in cambio di grosse concessioni di terre. E' il via libera per una promettente campagna di russificazione, soprattutto a discapito dei cosacchi, costretti ad emigrare in Turchia. Ciò che la Russia non riuscirà mai ad ottenere completamente, sarà però un'omologazione totale della cultura ucraina.

In questo periodo, infatti, in Russia si assiste ad una forte influenza da parte della cultura occidentale, ed in particolar modo di quella francese. Ciò non tange l'Ucraina, che riesce a mantenere quel carattere di narodnost' che invece verrà contaminato in Russia.

Tuttavia durante il XVIII secolo si assiste ad un leggero declino della cultura ucraina, sia a causa di Pietro il Grande e di Caterina II, sia a causa delle guerre dello stato zarista dopo le Rivolte Cosacche (1775), sia dopo l’asservimento dei contadini ucraini (1783) e la trasformazione dell'Accademia moghiliana in una semplice accademia ecclesiastica russa.

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Una parte delle terre ucraine che si trovava ai confini della Russia (Galizia, Bucovina) fu unita all'Ucraina della riva destra con cultura e usanze prettamente ucraine. Nasce quindi l'esigenza di formare un'identità nazionale ucraina, di rafforzarla; è proprio questo il periodo in cui viene alla luce il piccolo Ivan Petrovič.

E' il 1769. Siamo a Poltava, e il signor Kotljarevs’kyj padre è un uomo alquanto singolare. Di origini indubbiamente nobili, instaura però con i contadini del suo podere un rapporto di reciproca fiducia, e di totale rispetto. Trascorse metà della sua vita a servizio di un magistrato in qualità di piccolo impiegato. Certamente l'umiltà non gli faceva difetto. E verosimilmente fu una qualità che trasmise anche a suo figlio.

L'attività di Kotljarevs’kyj cominciò con lo studio presso un piccolo scrivano (secondo la tradizione ucraina).

All'età di 10 anni ebbe l'occasione di cominciare a studiare in un seminario (presso Martinov), dove si cimentò nello studio della grammatica russa e latina, della poesia, della retorica, della filosofia e della teologia, ma anche dell'aritmetica, delle lingue greca e tedesca, e secondo alcuni anche della lingua francese.

La maggior parte degli episodi che poi rifluiranno nelle sue opere appartengono a questo periodo giovanile. I suoi compagni lo definivano arditamente rifmač (poetastro). Kotljarevs’kyj rimase in seminario per ben 10 anni. Quando ne uscì si dedicò per alcuni anni (come risulta dalle osservazioni di S. Steblin–Kaminskij)1 all’educazione dei bambini. In questo periodo ebbe l’opportunità di osservare gli usi, le tradizioni e i costumi ucraini, ascoltando e scrivendo in un dialetto piccolo russo. H. M. Sementovskij2 scrisse di lui: “Trascorrendo alcuni anni nelle campagne, Ivan Petrovič sentiva molto vicina sé la sensazione di essere ucraino, cercò di capire a fondo le abitudini dei suoi conterranei, approfittava di ogni avvenimento, si sforzava di osservare il lato spirituale degli ucraini, e sebbene sembrasse un freddo osservatore dei propri riti e delle proprie usanze, era allo stesso tempo un osservatore e un filosofo”.

Non sappiamo quando Kotljarevs’kyj iniziò il suo poema; sappiamo solo che nel 1791 tentò di tradurre Vergilieva Enejda, vyvoročennaja naiznanku (L’Eneide di Virgilio rivoltata al contrario) di Osipov, e nel farlo compose le prime strofe del suo poema. Probabilmente Kotljarevs’kyj iniziò il suo lavoro tra il 1793 e il 1794, e in breve tempo compose le prime tre parti del poema.

1 S. Steblin-Kaminskij, Biografija poeta Kotljarevskogo, Cevernaja pčela, 4 luglio 1839, cit. in Ivan Petrovič

Kotljarevs’kyj, Socinenija : I. Kotljarevskij, p. 10;

2 Nikolaj Sementovskij, Ivan Petrovič Kotljarevskij, Cevernaja pčela, 15 aprile 1846, cit. in Ivan Petrovič

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Nel 1789 entrò nel servizio statale nella cancelleria della Nuova Russia, che si occupava dell’amministrazione delle province ucraine meridionali.

Nel 1796 cominciò il servizio militare in un reggimento del Siversk, dove rimase per 12 anni (dal 1 aprile 1796 al 23 gennaio 1808), e da cui uscì col titolo di capitano. Ciò gli diede la possibilità di vivere a Poltava, che in quegli anni si stava sviluppando fino a diventare città di governatorato.

L’impressione è che Kotljarevs’kyj intraprese il servizio militare per conoscere meglio Poltava, ma soprattutto per uscirne con una carica di un certo valore, per potersi quindi dedicare completamente alla letteratura, e principalmente alla stesura dell’Eneide. In questo periodo compose probabilmente la quarta parte del poema.

Nel 1798 l’Eneide fu stampata non solo senza il consenso dell’autore, ma soprattutto piena di errori. Uscì infatti un libricino, col titolo di Eneida na malorossijskij jazyk perelicovannaja I. Kotljarevskim (Eneide travestita in lingua piccolo russa da I. Kotljarevs’kyj) a cura di M. Parpura, con la collaborazione di I. Kameneckij. Da tale pubblicazione il nostro Kotljarevs’kyj non ricavò alcun profitto, se non quello derivato dall’inserimento di una strofa all’interno della terza parte del poema (profitto pertanto del tutto morale):

Ed anche una figura piuttosto goffa Veniva lì arrostita come uno spiedino, Gli fondevano il rame con la pelle E l’avevano steso su un toro.

Egli aveva inoltre una natura ripugnante, Aveva venduto l’anima per guadagno, Aveva dato alla stampa una cosa non sua; Senza pudore, senza la grazia divina E trasgredendo l’ottavo comandamento, Si era messo ad ingegnarsi per un estraneo.

Eneide, Parte Terza, strofa 83

Nel 1808 Kotljarevs’kyj tornò a Poltava, e qui finì la quarta parte del poema.

Successivamente si recò a Pietroburgo, per poi tornare a Poltava nel 1810, dove venne nominato direttore del collegio per i figli dei nobili poveri, che era stato fondato nel 1805 a Poltava dal principe Kurakin.

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A questo periodo risale Pisnja na novyj god knjazju Kurakinu (Canzone per il nuovo anno al principe Kurakin, 1805). Quest’opera ha le caratteristiche dell’ode (rima, metro, la strofa composta da dieci versi) ed è scritta in lingua ucraina.

In questo collegio vennero inizialmente accolti non solo i figli dei nobili poveri, ma anche i raznočincy (appartenenti ad altri ceti sociali), mentre in seguito fu limitato solo ai figli di aristocratici. Il periodo di studio aveva la durata di sette anni, al termine dei quali i giovani più dotati venivano mandati all’Università di Char’kov a spese dello Stato, i più robusti al servizio militare, e gli altri a casa.

Questo impiego non lo impegnò per molto tempo, in quanto nel 1812 Kotljarevs’kyj fu inviato a comandare il quinto reggimento cosacco contro l’invasione di Napoleone, al fianco del principe Lobanov-Rostovskij. Ebbe molti meriti durante questa campagna militare; Steblin-Kaminskij ci dice che nella biblioteca di Napoleone vi era una copia dell’Eneide ucraina, forse portata dalla Russia. Al suo ritorno Kotljarevs’kyj fu premiato dallo zar Alessandro I con il grado di maggiore, un anello di diamanti e una pensione di 500 karbovancy.

In questo periodo lavorava alla quinta parte dell’Eneide, terminata nel 1821. Probabilmente a questa data risale anche la stesura della sesta parte. L’opera tuttavia venne pubblicata solo nel 1842.

Dopo il 1818 Kotljarevs’kyj si dedicò anche al teatro. Un generale governatore sotto cui lavorò prima di congedarsi (H. G. Repnin) amava molto il teatro, e gli propose di diventare direttore del teatro di Poltava, insieme a Šepkin. Ma gli affari teatrali non andavano molto bene, gli spettatori erano davvero pochissimi. Kotljarevs’kyj si cimentò nella stesura di due opere teatrali: Natalka Poltavka e Ukrainskij Sbornik, entrambe del 1819.

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