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Introduzione In una recente pubblicazione del World Institute for Development Economic Research (WIDER)

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Academic year: 2021

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Introduzione

In una recente pubblicazione del World Institute for Development Economic Research (WIDER)1 sulla distribuzione nel mondo della ricchezza dei nuclei familiari si mostra come questa sia altamente concentrata, con il 10% più ricco della popolazione mondiale che detiene circa l’85% delle ricchezze ed un rapporto di concentrazione di Gini 0,892. Quest’ultimo valore può essere grossolanamente paragonato ad una situazione in cui, in una società composta da dieci persone, un individuo detiene mille euro e i rimanenti nove ne detengono solo uno.

La ricchezza risulta essere altamente concentrata anche all’interno dei singoli paesi. Ad esempio, per quanto riguarda la quota di ricchezza detenuta dal 10% più ricco della popolazione osserviamo dei valori pari al 70% della ricchezza totale per gli Stati Uniti, al 48,5% per l’Italia, al 61% per la Francia e al 56% per il Regno Unito.

Di fronte a disuguaglianze così grandi nei livelli di ricchezza viene immediato chiedersi fino a che punto tali differenze possano ritenersi socialmente eque. La ricchezza, infatti, non è esclusivamente una dotazione che gli individui ricevono ad un certo istante della loro vita, né tanto meno può essere vista come il frutto della fortuna. La ricchezza è anche il risultato delle diverse capacità degli individui, delle scelte che questi effettuano tra consumo e risparmio, del loro grado di avversione al rischio, delle scelte di investimento, della composizione del nucleo familiare e così via. Resta difficile, quindi, tracciare quella linea di demarcazione che permette di definire una situazione non socialmente equa e che permette allo Stato di intervenire con politiche redistributive.

Il primo passo necessario per poter formulare delle valutazioni su quanto una determinata situazione possa o meno ritenersi socialmente equa è quello di indagare sui fattori che generano la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza.

Le principali forme di arricchimento sono: il risparmio, che dipende dai redditi percepiti e dalle scelte di consumo; i trasferimenti di capitale, come le eredità e le donazioni inter-vivos; le variazioni di valore delle attività patrimoniali possedute.

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Davies J. B., Sandstrom S., Shorrocks A., Wolff E. N., The world distribution of household wealth. In: the World Institute for Development Economics Research of the United Nations University (UNU-WIDER), 2006.

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Una teoria completa sulla distribuzione della ricchezza dovrebbe determinare l’impatto di ciascuno di questi elementi e spiegare le differenze nella detenzione di ricchezza che si osservano tra le famiglie. Per quanto una completa teoria sulla distribuzione della ricchezza resti ancora un obiettivo lontano, nel corso del tempo sono stati fatti importanti progressi.

I maggiori contributi teorici relativi allo studio sulla distribuzione della ricchezza sono: il modello del ciclo di vita, nel quale la ricchezza è il frutto dell’accumulazione individuale, volta a fronteggiare le esigenze negli anni di pensionamento, ed i modelli intergenerazionali, nei quali la ricchezza è una diretta conseguenza della volontà di effettuare lasciti ereditari. Entrambe le teorie sembrano giocare un ruolo rilevante nella determinazione della distribuzione della ricchezza, in quanto il modello del ciclo di vita, pur riuscendo a descrivere abbastanza bene la distribuzione della ricchezza osservata, non riesce a spiegare l’alta concentrazione presente nei percentili più ricchi, mentre la teoria dei trasferimenti intergenerazionali è in grado di farlo, sebbene, per contro, non riesca a spiegare con sufficiente accuratezza la restante parte della distribuzione.

In questo lavoro concentreremo la nostra attenzione esclusivamente sul modello del ciclo di vita, poiché il nostro obiettivo è quello di esplorare l’influenza della dinamica familiare sulla distribuzione della ricchezza in questo modello. A tale scopo, a differenza di quanto avviene nel modello di base, presupporremo che l’unità economica rilevante sia rappresentata dalla famiglia, anziché dall’individuo, e che questa si proponga di effettuare un consumo costante per adulto equivalente. Nel modello verranno, quindi, introdotte due nuove variabili: il tempo in cui i figli vengono generati, T, e il periodo di mantenimento dei figli stessi, M. In analogia con il modello di base faremo alcune ipotesi semplificatrici, ipotizzando tasso di interesse reale nullo, assenza di incertezza e di movente ereditario. L’influenza della dinamica familiare sarà studiata a livello di singola famiglia (andamento della ricchezza nel tempo) e a livello aggregato (rapporto ricchezza-reddito e grado di disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza).

Il lavoro è diviso in quattro capitoli. Nel primo capitolo presenteremo lo “stato dell’arte” relativo agli studi sulla distribuzione della ricchezza, prendendo in considerazione sia i lavori rivolti ad analisi di dati empirici sia i principali modelli teorici che si sono sviluppati al fine di individuare le dinamiche che determinano la distribuzione della ricchezza. Nel secondo capitolo entreremo nel vivo di questo lavoro presentando il modello del ciclo di vita con consumo costante per adulto equivalente.

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Inizialmente, studieremo l’influenza delle variabili demografiche sulla propensione al risparmio e sull’andamento della ricchezza a livello individuale, per poi passare ad analizzare l’influenza di queste sul rapporto ricchezza-reddito a livello aggregato. Le analisi saranno condotte in un sistema economico stazionario perfettamente ugualitario, poiché sarà ipotizzato che tutti gli individui ricevano lo stesso ammontare di reddito annuo ed effettuino lo stesso consumo programmato per tutto il corso della vita. In questo contesto, nel terzo capitolo, studieremo come la dinamica familiare possa influenzare la distribuzione della ricchezza e il suo grado di disuguaglianza. Un primo paragrafo sarà dedicato alla trattazione delle principali misure di variabilità (rapporto di concentrazione di Gini, coefficiente di variazione e indice T di Theil), in modo da poterle successivamente utilizzare per misurare il grado di disuguaglianza sia nel modello di base di Modigliani – Brumberg, sia nella sua versione estesa. In seguito, nel quarto capitolo, abbandoneremo l’ipotesi di un’economia stazionaria, assumendo che il reddito pro-capite cresca ad un tasso costante. In questo contesto, per quanto riguarda le scelte intertemporali di consumo, formuleremo due diverse ipotesi: un consumo costante per adulto equivalente ed un consumo per adulto equivalente crescente ad un tasso costante. Per entrambi i casi studieremo, a livello individuale, gli effetti che si hanno sulla propensione al risparmio e sull’andamento della ricchezza, a seguito di variazioni delle variabili T e M, e vedremo per quali valori di queste variabili è possibile ottenere un livello di ricchezza sempre positivo. Limitatamente a questi casi, a livello aggregato, studieremo l’influenza della dinamica familiare sul rapporto ricchezza-reddito e sul grado di disuguaglianza. Le conclusioni metteranno in luce i principali risultati ottenuti nei due sistemi ipotizzati, per mostrare come il modello del ciclo di vita con consumo costante per adulto equivalente riesca ad essere maggiormente aderente alla realtà di quanto non lo sia il modello di base. In appendice, infine, saranno riportati i valori del rapporto ricchezza-reddito, del rapporto di concentrazione di Gini, del coefficiente di variazione e dell’indice T di Theil, ottenuti nei due sistemi, al variare delle variabili T e M.

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