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3 Supporti di memorizzazione

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Academic year: 2021

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3 Supporti di memorizzazione

I supporti informatici su cui memorizzare i documenti digitali di un archivio elettronico, costituiscono il “cuore” dell’archivio stesso. Dati forse “per scontati” sia dalla normativa vigente, sia dai tavoli tecnici interministeriali, i supporti sono invece di un’enorme importanza per quanto riguarda non solo la conservazione (è su di essi che le informazioni vengono “scritte” e mantenute), ma anche per la gestione degli errori ed il recupero dei documenti archiviati.

Le informazioni che si possono ricavare da un supporto, come ad esempio il bit error rate, in qualche modo “lo stato di degrado”, sono di fondamentale importanza per una gestione corretta del sistema di archiviazione. Bisogna quindi conoscere le potenzialità dei supporti utilizzati nell’archivio digitale, le loro caratteristiche, la loro affidabilità: solo in questo modo è possibile effettuare una manutenzione ragionevole e corretta del sistema di archiviazione, che si ricorda, dovrebbe mantenere documenti digitali in rappresentazione originale anche per tempi molto lunghi.

Dalla scelta dei supporti derivano, in parte, anche i costi di gestione dell’archivio. Supporti che si degradano in tempi brevi, come ad esempio i CD, presumibilmente costringeranno un’esecuzione frequente di riversamenti diretti, al fine di ovviare al degrado dei supporti. L’esecuzione di riversamenti diretti è costosa non solo in termini economici (i supporti costano), ma rappresenta anche un rischio per la conservazione dei dati: la probabilità di perdita di informazione è particolarmente elevata proprio durante l’esecuzione dei riversamenti (diretti o sostitutivi) [DOC10].

La scelta dei supporti di memorizzazione a cui affidare l’archivio è quindi una scelta su cui vanno fatte alcune attente valutazioni.

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3.1 Quali supporti?

Molte piattaforme commerciali utilizzano solo CD e DVD per la conservazione dei documenti a causa del fatto che la prima normativa in materia, ed in parte anche le vigenti regole tecniche del CNIPA, indicano la tecnologia ottica come l’unica utilizzabile. In tali ordinamenti si suppone che l’integrità del documento dipenda dalla non modificabilità del supporto. L’articolo 8 delle vigenti regole tecniche “apre” però anche ad altre tipologie di supporti informatici, affidando giustamente alle tecnologie crittografiche e alla firma digitale l’onere di garantire l’integrità del documento, che nel tempo può anche essere spostato da un supporto ad un altro (Riproduzione Digitale).

Il motivo per cui CD e DVD sono stati messi in discussione è derivato dal fatto che l’affidabilità nel tempo di questi supporti si è rivelata essere al di sotto delle aspettative conseguenti alle prove di laboratorio. Inoltre la capacità di questi supporti già oggi è piuttosto limitata, quindi i CD e i DVD sono stati considerati inadeguati per il mantenimento dei dati in un sistema di conservazione a norma di documenti informatici.

Le normative future sicuramente non prediligeranno determinate tecnologie rispetto ad altre, per cui un’analisi dei supporti di memorizzazione è stata necessaria.

Una valutazione approfondita sui supporti di memorizzazione è stata effettuata tramite un tirocinio svolto nell’Istituto di Fisiologia Clinica, sempre nell’ambito del progetto di creazione di un archivio digitale [DOC1].

In questo capitolo vengono riportate le caratteristiche e valutata l’idoneità di ogni supporto studiato. Quindi vengono tratte delle considerazioni relativamente alla scelta dei supporti informatici per la memorizzazione a lungo termine di documenti digitali.

Per informazioni più particolareggiate sullo studio dei supporti si rimanda alla suddetta relazione di tirocinio.

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Nella valutazione dei supporti sono stati prese in considerazione le alternative più ragionevoli (per la realizzazione di un sistema di conservazione) disponibili sul mercato, a tecnologia ottica o magnetica, come HD-DVD, Blu-Ray, UDO, LTO.

I vantaggi nell’uso di queste nuove tecnologie sono molteplici: risparmio di spazio occupato, accesso automatizzato ai volumi archiviati, procedure automatizzate per la verifica dell’integrità dei dati archiviati.

Per la scelta dei supporti di memorizzazione sono stati utilizzati alcuni criteri di valutazione: l’affidabilità, la capacità, se standard aperto oppure proprietario, il numero di produttori che fabbricano tale supporto, la diffusione, il costo sul mercato, la possibilità di conoscere l’error rate (e quindi lo stato di degrado) del supporto.

3.2 HD-DVD e Blu-Ray

3.2.1 Caratteristiche

L’HD-DVD e il Blu-Ray sono tecnologie entrate in commercio recentemente e che andranno presto a sostituire il CD ed il DVD.

Entrambe queste tecnologie propongono formati ottici finalizzati a diventare standard ed ambedue sono sostenute da privati: l’HD-DVD è un progetto supportato da Microsoft, Toshiba, Intel ed altri, il Blu-Ray dalla Sony.

L’HD-DVD, che inizialmente sembrava il candidato più forte, è stato “sorpassato” dal Blu-Ray anche a causa del fatto che molte case cinematografiche statunitensi hanno scelto il supporto della Sony per la diffusione dei loro film sul mercato. Addirittura la Toshiba, sostenitrice del progetto e titolare dei diritti dell’HD-DVD, ha abbandonato quest’anno ogni attività ad esso legata [WWW7].

Sia l’HD-DVD che il Blu-Ray basano la loro tecnologia su un sistema ottico di memorizzazione che utilizza il cosiddetto “laser blu”, che a differenza del “laser

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rosso” dei CD e DVD ha una lunghezza d’onda minore - 405 nm rispetto a 650 nm - che permette di scrivere le informazioni (i pit e i land5, ovvero 0 e 1) con una

densità maggiore. Ciò dà la possibilità di poter avere sul disco un’alta concentrazione di dati e ottenere quindi capacità maggiori [DOC2][WWW8].

Nelle roadmap pubblicate dalla Sony si presume che il Blu-Ray , che attualmente raggiunge una capacità di 25 GB, tra qualche versione passerà, grazie all’aggiunta di strati sul disco, addirittura a circa 100 GB (figura 3-1) [WWW8][WWW9]. La roadmap, che riporta le caratteristiche sia dei supporti WORM, sia dei supporti riscrivibili, non fa riferimento però ad alcuna data, cioè non è chiaro quanto tempo debba trascorrere tra una generazione e la successiva.

Generazione Tipo Capacità Strati Velocità

1 WORM 25 GB 1 2x 1 Riscrivibile 25 GB 1 2x 2 WORM 50 GB 2 2x-4x 2 Riscrivibile 50 GB 2 2x-4x 3 WORM > 50 GB 3 2x-6x 4 WORM 100 GB 4 ?

figura 3-1: roadmap Blu-Ray

Analogalmente anche l’HD-DVD, che nella versione attuale raggiunge i 15 GB di capacità, nelle prossime, ormai poco probabili versioni, si espanderà fino a circa 50 GB.

Nessuna delle aziende promotrici del progetto HD-DVD ha però rilasciato una roadmap chiara del supporto e, anche per questo motivo, pare che l’HD-DVD sia già sulla strada del tramonto.

In figura 3-2 sono comparate in breve le caratteristiche del Blu-Ray e dell’HD-DVD nelle versioni attuali.

5 I pit e land sono, fisicamente, le variazioni di spessore nello strato riflettente di un disco.

L’informazione (0 o 1) viene letta dal fascio laser in base alla misura della quantità di luce riflessa da un pit o una land [DOC2][DOC3].

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Capacità Transfer Rate

Blu-Ray 25-100 GB 36-72 Mbit/s (1x-2x)

HD-DVD 15-50 GB 36 Mbit/s

figura 3-2: comparazione delle caratteristiche dell’UDO e dell’HD-DVD

Il motivo per il quale il Blu-Ray ha una capacità di memorizzazione notevolmente maggiore rispetto all’HD-DVD risiede nel fatto che nel Blu-Ray il polimero ricoprente gli strati del disco è spesso 0,1 mm rispetto agli 0,6 mm dell’HD-DVD [DOC2].

Questo permette ai lettori Blue-Ray di avere una apertura numerica6 maggiore

e una conseguente distanza tra i pit e i land minore, e quindi una elevata densità di informazione a parità di superficie [DOC2].

Da quanto descritto precedentemente appare che il Blu-Ray sia, rispetto all’HD-DVD, il candidato migliore, sia per le aspettative di diffusione sia per la possibilità di espansione della capacità.

3.2.2 Gestione errori

In generale, nei supporti, per favorire la perdita del minor numero possibile di bit, viene inserita, con varie modalità, ridondanza dell’informazione. Inoltre, sui supporti ottici come Blu-Ray e HD-DVD, ma anche nei CD e nei DVD, i dati non vengono scritti sul supporto in maniera “consecutiva”, ma vengono “sparpagliati” sulla superficie del supporto. Le piccole abrasioni su una determinata area del supporto non sono tali da compromettere quindi la leggibilità delle informazioni nella loro totalità

6 L’apertura numerica di un laser è un parametro che indica la capacità del laser di “leggere” la

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Ridondanza

Il Blu-Ray e l’HD-DVD, utilizzano una tipologia di Reed-Solomon code come sistema per l’inserimento di ridondanza e correzione degli errori. Il Reed Solomon code, usato anche nei CD-ROM e DVD, è abbastanza efficace per la correzione di errori di tipo burst, cioè quegli errori che compromettono vari bit consecutivi e sono causati, nei supporti ottici, soprattutto da sgraffi o abrasioni.

I Reed Solomon sono una famiglia di codici per correzione di errori block-based. Essi sono largamente utilizzati sia nel campo del data storage, sia nel campo delle comunicazioni digitali.

La codifica dell'informazione tramite un algoritmo Reed Solomon consiste sostanzialmente nell'inserimento di bit “ridondanti” per ogni blocco di informazione che, in questo caso, viene scritto sul supporto.

Durante la lettura ogni blocco, che è stato codificato con un algoritmo Reed Solomon, viene processato e, se possibile, gli errori presenti vengono corretti grazie alla ridondanza. Il numero di errori che possono essere corretti dipende dalle caratteristiche dell'algoritmo Reed Solomon utilizzato.

La conoscenza del numero di errori rilevati in lettura è utile nel processo di conservazione dei dati poiché permette di capire la qualità del supporto (o meglio il suo “livello di deperimento”) e poter quindi eventualmente procedere con un riversamento dei dati, prima che essi diventino illeggibili.

Nel DVD i dati sono inseriti in “blocchi” composti da una matrice di 208 stringhe (figura 3-3), di cui le prime 192 caratterizzate da 172 byte di dati e 10 byte di PI (Parity Inner).

Le restanti 16 stringhe compongono i PO Parity Outer, contenenti altre informazioni ridondanti ed utili nel caso in cui, durante una lettura, si verificassero più di 5 byte errati [DOC4].

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figura 3-3: blocco dati nel DVD

Nel Blu-Ray e nell’HD-DVD vengono utilizzati sistemi simili a quello appena visto per la memorizzazione e ridondanza dei dati. A causa però della maggiore densità di dati a parità di area, sono necessari più byte di tipo PI; in particolare le specifiche tecniche dell’HD-DVD mostrano che i blocchi di questo supporto corrispondano sostanzialmente a due blocchi DVD consecutivi.

Nel Blu-Ray invece i blocchi sono composti da 304 stringhe di 248 byte, 216 di dati e 32 di parità [DOC4].

Alcuni lettori Blu-Ray possono dare stime, al momento della lettura dei dati presenti sul supporto, sulla qualità del supporto stesso. I più significativi sono il RSER (Random Symbol Error Rate), che indica il numero degli errori random (singoli errori sparsi casualmente sulla superficie del disco) e il BEC (Burst Error Count), che indica il numero degli errori di tipo burst (vari bit consecutivi errati). Non è chiaro però quali lettori siano in grado di misurare tali parametri, perciò in un eventuale acquisto occorrerebbe richiedere esplicitamente questa caratteristica del lettore.

Jitter

Come già accennato, i dati sui supporti ottici sono memorizzati con pits e lands (ovvero 0 e 1). L’informazione viene acquisita durante il passaggio del laser su un pit o su una land. Un eventuale “ritardo” (anche nell’ordine di nanosecondi)

192 data

16 PO

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sulla lettura, può portare anche al riconoscimento sbagliato dell’informazione letta (1 anziché 0 o viceversa, figura 3-4).

figura 3-4: jitter

La misura del ritardo di lettura, che può essere dovuto a varie cause, come un difetto di fabbricazione di un’area del supporto, è detta jitter. Qualsiasi tipo di difetto su supporto ottico aumenta il valore del jitter. Più basso è il jitter, migliore è la qualità del supporto.

Nei CD il ritardo massimo ammissibile era 35 ns; nei DVD invece questa misura era espressa in percentuale rispetto al clock di lettura e non poteva essere maggiore del 9%.

CD DVD Blu-Ray

Ritardo +35 ns vs clock +9% vs clock +6,5 % vs clock

figura 3-5: massimo jitter ammesso nei supporti CD, DVD e Blu--Ray

Le specifiche tecniche del Blu-Ray indicano un valore di ritardo ammissibile minore del 6,5% rispetto al clock di lettura. Un ritardo maggiore indica una cattiva qualità del supporto [DOC4].

Non tutti i lettori Blu-Ray in commercio sono però in grado di misurare il valore del jitter.

3.2.3 Considerazioni

L’HD-DVD appare evidentemente inadatto come supporto per la conservazione a lungo termine a causa dell’abbandono del progetto da parte degli stessi promotori del supporto.

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Il Blu-Ray ha caratteristiche migliori rispetto all’HD-DVD ed in più pare che la sua diffusione sia già promettente. A causa però della recente nascita, esso appare inadatto per un sistema di conservazione a norma dei documenti. Sarebbe inaccettabile basare un sistema di conservazione a lungo termine su un supporto così giovane e quindi poco testato; non sono chiare le aspettative sulla durata stimata del supporto (cioè sulla sua “velocità di degrado”). Supporti basati su tecnologia analoga come CD e DVD sembravano avere delle rosee aspettative riguardanti la loro affidabilità, inizialmente stimate oltre i 25 anni, che negli anni sono state dimostrate essere abbondantemente inferiori.

Basare un sistema di conservazione a norma di documenti informatici interamente sul Blu-Ray è sembrato essere quasi un “azzardo”.

3.3 UDO

3.3.1 Caratteristiche

L’UDO (Ultra Density Optical) è un supporto ottico di memorizzazione nato appositamente per conservare dati per lunghi periodi. È una tecnologia

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proprietaria (progettazione Sony), ma sono molte le industrie produttrici che lo diffondono, delle quali l’azienda leader è sicuramente la Plasmon.

L’UDO, basato come il Blu-Ray sul “laser blu”, è stato progettato per la conservazione di dati nel tempo. È una tecnologia recente destinata ad un target limitato di pubblico, perciò non è molto diffusa. Nella versione attualmente in commercio, il supporto raggiunge una capacita di 30 GB e una velocità di lettura di 64 Mbit/s [WWW10].

La principale casa produttrice di UDO, la Plasmon, ha stilato una roadmap secondo la quale nella generazione terza, il supporto UDO arriverà ad avere una capacità quadrupla rispetto a quella odierna.

Nella tabella sottostante (figura 3-6) è riportata la roadmap dell’UDO [DOC5].

Capacità Transfer Rate

Generazione 1 30 GB 64 Mbit/s

Generazione 2 60 GB 96 Mbit/s

Generazione 3 120 GB 144 Mb/s

figura 3-6: roadmap UDO

Come nel Blu-Ray, anche nell’UDO l’elevata capacità dei supporti è dovuta all’utilizzo del laser blu, e un’elevata apertura numerica [DOC3].

figura 3-7: comparazione tra pit e land in un CD, DVD e in un UDO (immagine tratta dalla “figure 4” di [DOC3])

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I dischi degli UDO sono protetti da un involucro molto resistente che evita ad essi di venire danneggiati da sgraffi, polvere, umidità, calore, scariche elettrostatiche o cadute accidentali, che sono poi le cause principali di deperimento dei supporti ottici.

3.3.2 Gestione errori

L’UDO memorizza i dati su settori di 8 Kb. In ogni settore viene inserita ridondanza dell’informazione tramite un tipo di algoritmo Reed-Solomon. Pare che, dai dati diffusi dalla Plasmon, ogni blocco abbia la capacità di correzione di 600 byte prima di diventare illeggibile [DOC5].

Inoltre il produttore inserisce, al momento della fabbricazione, in tre aree distinte del disco (Read Reference Zone) informazioni riguardanti la qualità del disco stesso, come il valore del jitter in quell’area ed un bit error rate stimato.

Queste informazioni sono importanti per stabilire a priori la qualità che è possibile ottenere tramite tale supporto.

Da studi effettuati in laboratorio, pare che il supporto UDO sia estremamente più longevo rispetto agli altri supporti ottici. I risultati sono però stati diffusi da un’azienda produttrice, per cui sono da considerare con la dovuta cautela. In tali test il supporto è stato sottoposto a stress termico e, dall’osservazione successiva al test dello stato del supporto, è stata in qualche modo “dedotta” una durata [DOC2].

figura 3-8: stima della durata di un disco UDO effettuata tramite il metodo di Arrhenius (tratto da [DOC6])

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3.3.3 Considerazioni

Come già detto, gli UDO sono supporti destinati ad aziende più che al grande pubblico. Per questo motivo sono certamente più costosi rispetto agli altri tipi di supporti ottici, ma dovrebbero assicurare una maggiore affidabilità, che però non è facilmente dimostrabile.

I test effettuati sulla supposta durata nel tempo del supporto, non sono abbastanza dettagliati, e non sembrano spiegare a fondo le motivazioni che hanno portato alle stime di misura riscontrate.

La diffusione di questo supporto inizialmente sembrava essere promettente, poi è incominciata a calare. Addirittura l’IBM, produttore anch’esso di UDO, li ha recentemente tolti dal catalogo.

Il fatto che il supporto sia destinato ad una clientela ridotta non assicura la possibilità di trovare sul mercato varie tipologie di lettori UDO in grado di carpire le informazioni sulla qualità dei dischi e sul bit error rate contenute nei supporti stessi.

Inoltre la tecnologia del supporto è proprietaria, anche se il supporto è fabbricato da più di una casa produttrice.

Per queste motivazioni l’UDO non è sembrato essere il candidato ideale per la conservazione di documenti informatici nel tempo.

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3.4 LTO

3.4.1 Caratteristiche

L’LTO (Linear Tape Open) è il supporto di memorizzazione che utilizza la tecnologia a nastro magnetico più noto e diffuso. Esso ricopre addirittura il 90% del mercato dei supporti a nastro, probabilmente perché è uno standard aperto, a differenza di supporti simili come il SAIT della Sony.

I nastri magnetici (strisce plastiche rivestite di un materiale magnetizzabile) oggi sono contenuti all’interno di cartucce protettive che vengono solitamente gestite da sistemi di caricamento automatici che possono coordinare molte cartucce contemporaneamente.

Questi sistemi sono spesso dotati sia di algoritmi di controllo dei dati che assicurano un’ottima affidabilità, sia di algoritmi di criptazione dei dati.

L’LTO ha una roadmap definita alla fine degli anni ’90 che è stata, nel tempo, ben rispettata. Nella figura 3-9 viene riportata la roadmap dell’LTO [WWW11].

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Capacità Transfer Rate LTO 1 (2000) 100 GB 120 Mbit/s LTO 2 (2002) 200 GB 280 Mbit/s LTO 3 (2004) 400 GB 640 Mbit/s LTO 4 (2006) 800 GB 960 Mbit/s LTO 5 (2008) 1.6 TB 1440 Mbit/s LTO 6 (2010) 3.2 TB 2160 Mbit/s

figura 3-9: roadmap LTO

Gli involucri protettivi dell’LTO preservano i nastri da polvere, cadute accidentali, scariche elettrostatiche, ecc., per cui la causa principale di deperimento dei supporti è dovuta all’usura [WWW12].

Il nastro, infatti, per essere letto, viene “tirato” e fatto scorrere. Questo trattamento, nel lungo periodo, può compromettere l’affidabilità del supporto.

Il problema del degrado magnetico pare invece essere stato risolto tramite l’aggiunta di uno strato protettivo sul nastro. Questo strato riduce la velocità di smagnetizzazione del nastro, proteggendolo sia dal naturale processo di ossidazione, sia da campi magnetici eventuali.

Esistono tipologie di nastri sia WORM che riscrivibili. Da dati forniti dall’azienda HP, pare che i nastri WORM assicurino una durata maggiore rispetto a nastri riscrivibili. In generale questa caratteristica, è valida per ogni tipologia di supporto.

3.4.2 Gestione errori

L’indice principale utilizzato per misurare l’integrità dei nastri magnetici è il BER (Bit Error Rate), una misura sul numero di bit errati o non leggibili. I più avanzati lettori LTO in commercio possiedono un meccanismo di misura dell’integrità dei dati subito dopo la scrittura, chiamato CRC (Ciclic Redundant Check). Il CRC permette di inserire ulteriore ridondanza di informazione (con algoritmi della famiglia Reed Solomon) a seconda del BER misurato [DOC3].

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Da indagini svolte pare che in questo modo sia possibile abbassare il BER a valori incredibilmente bassi.

Alcune analisi effettuate dalla HP dimostrano che l’LTO è un supporto estremamente affidabile, nonostante l’apparente delicatezza dei nastri [DOC7].

L’azienda Hewlett-Packard (HP), durante alcuni esperimenti, ha sottoposto i nastri a stress di varia natura per parecchie settimane di seguito, e a diverse condizioni di temperatura ed umidità. Negli esperimenti i nastri sono stati sottoposti a caricamenti continui nei lettori, lettura e scrittura intensiva, svolgimento e riavvolgimento, ecc.

Nonostante ciò il bit error rate è risultato essere 10-6, quindi ben al di sotto

della soglia di 10-5 che pare essere un parametro entro il quale non ci sono perdite

di informazione durante la lettura dei dati.

3.4.3 Considerazioni

Rispetto agli UDO, gli LTO sono più lenti in fase di lettura. Infatti per accedere ai dati il nastro deve essere scorso in modo lineare, quindi il tempo di lettura dipenderà dal modo in cui i dati sono sparsi sul nastro. L’UDO invece, sfruttando la tecnologia ottica, ha la possibilità di leggere in maniera non sequenziale, e perciò la lettura dei dati risulterà sicuramente più veloce rispetto all’LTO.

In compenso l’LTO è un supporto poco costoso ed ha un rapporto qualità/prezzo conveniente.

Inoltre grazie alla sua “età”, estrema affidabilità, diffusione, promettente roadmap, tecnologia open e sicurezza, l’LTO è sembrato essere un candidato ideale per la conservazione sicura di dati. La scarsa velocità in lettura non è infatti un parametro da tenere in considerazione in un sistema il cui scopo la conservazione di documenti.

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3.5 CAS

3.5.1 Caratteristiche

I sistemi di storage CAS (Content Addressable Storage) offrono un approccio completamente diverso per la gestione dei dati rispetto ai sistemi di memorizzazione classici.

Nei sistemi tradizionali LAS (Location Addressable Storege) per reperire un’informazione, memorizzata su di un supporto, è necessario conoscere la location dell’informazione stessa, ovvero la sua posizione (es. path) sul supporto.

La location dell’informazione non ha relazione con il suo contenuto, e, se l’informazione subisce delle modifiche (ad esempio viene aggiornata), la location non cambia (a meno che l’informazione non venga spostata di proposito).

Il CAS (Content Addressable Storage) è invece un sistema che immagazzina l’informazione in base al contenuto. La location, che rappresenta un’impronta dell’informazione da immagazzinare, viene “mappata” tramite funzioni hash, sul sistema CAS. In altre parole, tramite la funzionalità di content addressing, al momento dell’immagazzinamento di un nuovo documento, il sistema produce un content address, cioè un indirizzo tramite il quale, in modo univoco, si riferisce il documento alla posizione fisica in cui si trova. Il content address non è altro che l’identificatore del documento. Per recuperare un documento c’è bisogno quindi di conoscere il suo content address [WWW12].

Gli indirizzi, che vengono calcolati in base al contenuto dei documenti e quindi rappresentano una loro impronta digitale, garantiscono altresì l’autenticità dei documenti stessi. Se però il contenuto del documento viene aggiornato, la location muta e il sistema necessita di un ricalcolo del content address.

Esistono alcune versioni Open Source di sistemi CAS, utilizzate prevalentemente in ambito accademico, come il sistema Venti o il Twisted Storage

In ambito professionale questi sistemi non sono molto diffusi. Il Centera, sviluppato dall’azienda EMC, è stato il primo sistema CAS in commercio e

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attualmente è il più diffuso. Esso è progettato per la conservazione di documenti per lunghi periodi [DOC8].

L’architettura del Centera è composta da vari nodi, cioè cabinet che sono dotati di un sistema RAID di dischi magnetici per lo storage dei documenti. Il sistema Centera è espandibile, cioè ai nodi esistenti in un’architettura possono essere collegati altri nodi tramite una rete LAN. Alcuni nodi funzionano anche da interfaccia del sistema verso l’utente [DOC9].

3.5.2 Gestione errori

Nel sistema Centera le informazioni sono duplicate in modo ridondante tra i nodi. Autonomamente il sistema controlla la leggibilità dei dati e lo stato di degrado dei dischi magnetici, provvedendo, nel primo caso ad un riversamento delle informazioni su altri dischi e, nel secondo caso, dando un avviso opportuno.

Controllando con scadenze predefinite lo stato del sistema, il sistema Centera si pone come un’architettura affidabile e sicura [DOC8].

3.5.3 Considerazioni

Il sistema Centera sembra progettato appositamente per soddisfare le richieste della normativa italiana sulla conservazione dei documenti informatici.

L’effettiva affidabilità e sicurezza del sistema è però difficilmente dimostrabile, vista la recente nascita del Centera e la sua scarsa diffusione. Il problema di questi sistemi totalmente proprietari è la assoluta dipendenza dal produttore. Il successo di questi sistemi è legato in massima parte alla sorte delle aziende che li producono. Inoltre un sistema come il Centera è molto costoso.

Perciò, nonostante l’architettura adatta allo scopo del progetto, il sistema Centera è stato considerato non idoneo per il sistema di conservazione dei documenti informatici dell’Istituto.

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3.6 Supporti scelti

Per le considerazioni esposte nei precedenti paragrafi, la scelta dei supporti di memorizzazione è ricaduta in prima ipotesi sull’UDO e sull’LTO.

Inizialmente era stato stabilito di utilizzare due supporti differenti, uno per la conservazione dei volumi, l’altro per la conservazione della copia di backup di essi (la cosiddetta copia di sicurezza).

Durante la progettazione però, è stato notato come l’UDO abbia incominciato a perdere mercato ed essere tolto dal “listino” di più di un’azienda. Probabilmente il fatto di avere come concorrenti da una parte il Blu-Ray e, per una conservazione più sicura, l’LTO, sta giocando a sfavore dell’UDO.

Per questo motivo la scelta sull’LTO è stata obbligata.

L’LTO è un ottimo supporto per la conservazione di documenti per lunghi periodi di tempo. Grazie alla sua “età”, l’affidabilità di questo supporto non è in discussione, soprattutto se di tipo WORM. Essendo inoltre uno standard aperto i produttori di nastri LTO sono numerosissimi. Pare che l’LTO abbia ancora parecchio tempo davanti prima di poter essere sostituito da un degno concorrente.

Figura

figura 3-1: roadmap Blu-Ray
figura 3-2: comparazione delle caratteristiche dell’UDO e dell’HD-DVD
figura 3-3: blocco dati nel DVD
figura 3-5: massimo jitter ammesso nei supporti CD, DVD e Blu--Ray
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