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Pensioni: salvate il soldato Fornero

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Academic year: 2021

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Pensioni: salvate il soldato Fornero

di Giuliano Cazzola

«Non sono a favore di una diminuzione dell’età pensionabile, caso mai per un graduale aumento. Mi chiedo che cosa succederà in Germania». A parlare così è il Ministro

dell’Economia, Pier Carlo Padoan, con quella “faccia un po’ così” che starebbe bene se riprodotta sulla pubblicità di un callifugo nella versione di prima della cura. Il titolare del Mef si trova a Trento per partecipare al Festival dell’economia che ogni anno si svolge in quella città. E in quella sede è chiamato a rispondere al Governatore Ignazio Visco che, il giorno prima, da Palazzo Koch, ha messo in discussione la copertura del bonus fiscale (da cui, si dice, sia derivato un aiuto importante per il successo elettorale del premier) ed ha ipotizzato una manovra di aggiustamento dell’ordine di 14-15 miliardi.

Padoan (come fa di secondo cognome: Schioppan?) è vago su questo problematico aspetto, ma per fortuna lo è di meno per quanto riguarda il tormentone dell’età pensionabile, anche se il

Ministro lascia intendere la possibilità (il riferimento alla Germania va in questo senso e riguarda le recenti innovazioni introdotte per quanto riguarda il pensionamento anticipato) di una maggiore gradualità (terreno comunque insidioso per conti pubblici già messi a dura prova) nell’andata a regime delle regole introdotte dalla riforma Fornero.

Le affermazioni di Padoan sono comunque importanti nel contesto del dibattito aperto nel Paese. Non dimentichiamo che Forza Italia ha aderito alla raccolta delle firme per un referendum abrogativo della legge Fornero, promossa dalla Lega Nord. Si tratta di un’iniziativa

sgangherata e propagandistica, destinata, a meno che gli asini non imparino a volare, ad infrangersi nel momento in cui la Consulta dichiarerà inammissibile il quesito. Ma, nel frattempo, il dibattito sull’abrogazione avvelenerà le acque del vivere civile e tirerà, mellifluamente, la volata alle iniziative “politicamente corrette” che giacciono alla Camera, recanti proposte di pensionamento c.d. flessibile: che è un modo elegante per abbassare l’età di pensionamento, magari con il pretesto di tutelare non solo gli esodati, ma anche gli esodandi. In altre parole, di ripristinare, a certe condizioni, la possibilità di andare in quiescenza prima di aver compiuto 60 anni, come avveniva, di norma, ai tempi precedenti la legge Monti-Fornero.

Chi scrive avverte l’esigenza di mettere in campo, per quanto minoritaria e zittita dal frastuono

dei media e dei talk show, una posizione differente, che non si rassegni a veder smontare – sotto l’imperversare dei luoghi comuni – una delle più importanti iniziative del governo dei tecnici: una compagine benemerita, ormai esposta nello stand da tre palle un soldo nelle fiere strapaesane di una nazione di ingrati.

www.bollettinoadapt.it

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Nei prossimi giorni, insieme ad alcuni amici, mi farò promotore della costituzione di un comitato per la difesa della riforma delle pensioni del Ministro Elsa Fornero: un comitato

pronto a trasformarsi a sostegno del No se, per caso, la Corte Costituzionale dovesse sovvertire tutta la sua giurisprudenza e violare palesemente il dettato della Carta, ammettendo il quesito. Adottai la medesima linea di condotta, quando, dopo la vittoria del centrosinistra nel 2006, venne portato un attacco forsennato alla legge Biagi. Ricordo ancora che il 20 ottobre del 2007 il comitato organizzò una manifestazione in difesa della legge n. 30, proprio quando la sinistra neocomunista (allora al governo) aveva promosso un’iniziativa di piazza contro la legge stessa. A tale manifestazione, oltre ad esponenti politici, presero parte rappresentanti delle principali forze sociali, esclusa la solita Cgil.

Intanto, a proposito di pensioni, in occasione della presentazione del Rapporto della Covip sullo stato della previdenza complementare privata nel 2013, è emersa una proposta interessante

per sbloccare un trend problematico delle adesioni alle diverse forme previste. Al 31 marzo di

quest’anno i lavoratori iscritti erano 6,3 milioni (ma 1,4 milioni di posizioni, dette “silenti”, non sono state alimentate nel corso del 2013) con 116,4 miliardi di risorse destinate alla prestazioni alla fine del 2013 (7,5% del Pil, 3% delle attività finanziarie delle famiglie). La proposta si riferisce alla possibilità di recepire, mutatis mutandis, una misura adottata nel Regno Unito, in forza della quale i datori di lavoro, già al momento dell’assunzione o ad una data determinata, iscrivono i loro dipendenti ad una forma di previdenza privata, con possibilità riconosciuta di revocare l’adesione entro un arco temporale definito. In assenza di revoca, il lavoratore resterebbe comunque iscritto. Dal momento che sono trascorsi più di sei anni dalle ultime misure adottate per rilanciare il settore senza che nel frattempo qualcuno, stando al Governo, si sia fatto venire qualche idea nuova, è il caso di ringraziare la Covip per averci provato, proprio quando il governo Renzi ne ha disposto la soppressione. Come a dire: morituri te salutant.

Giuliano Cazzola Membro del Comitato scientifico ADAPT Docente di Diritto del lavoro UniECampus

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