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Se il letto diventa una scrivania

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Academic year: 2021

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Ma gli esperti: abitudine sbagliata per salute, igiene e produttività

Se il letto diventa una scrivania

“E’ così per un impiegato su 4”

IL CASO

MARIA BERLINGUER ROMA

N on è consigliabile per la postura, per l’igiene e anche per la produttività. Si sa che il talamo dovrebbe es- sere anche per i più pigri il po- sto ideale per il sonno e (even- tualmente) per il sesso. Ma causa pandemia il letto è di- ventato per molti in questi lunghi mesi di smart working il posto di lavoro. E come il pi- giama è stato l’accessorio di

abbigliamento più venduto del 2020, preferito ai tradizio- nali capi da esibire in una so- cialità evaporata per il Covid, impazzano sui siti le offerte di mini scrivanie e tavoli d’ap- poggio per lavorare al compu- ter da sdraiati. E non si tratta solo di indolenza o pigrizia.

Con i bambini che non van- no a scuola e adolescenti ru- morosi costretti da mesi alla Dad (Didattica a distanza) in un appartamento magari an- gusto, il letto potrebbe essere l’unico posto in cui si trovare un po’ silenzio e riservatezza.

E così è stato per un quarto

dei lavoratori da remoto, se- condo quanto scrive The Guardian . Durante il primo blocco, un sondaggio di Uswitch.com ha rilevato che un quarto degli impiegati do- mestici aveva lavorato dal let- to. Dieci mesi dopo l’esplosio- ne del contagio, la percentua- le è cresciuta ancora. «Abbia- mo scoperto che fino al 40%

delle persone che hanno lavo- rato da casa durante il blocco ha lavorato dal proprio letto a un certo punto» afferma Ca- therine Quinn, presidente della British Chiropractic As- sociation. Un’impresa che ha

gioco forza costretto molti di loro a doversi frettolosamen- te ricomporre per una video riunione a sorpresa, buttan- dosi fuori dal piumone per frugare nell’armadio alla ri- cerca di un indumento con il quale presentarsi. Cosa che non sempre è riuscita, come testimoniano le molte gaffe fi-

nite in rete che immortalano fior di professionisti in giacca e mutanda. Letteralmente.

Eppure si sa che trasforma- re il letto in ufficio fa male al- la salute mentale e fisica. Se- condo gli esperti praticare lo smart working dal letto com- porta alla lunga problemi alla schiena. Il sonno non è più lo

stesso e anche l’igiene è seria- mente messa a rischio.

Lavorare appoggiati al cu- scino è insomma una cattiva idea. Secondo gli studi, gli es- seri umani rilasciano 15 milio- ni di cellule della pelle ogni notte che moltiplicati per una settimana fanno 5 milioni di batteri sparsi tra le lenzuola.

Immaginate ora la cifra molti- plicata per le ore della giorna- ta e avrete i brividi. Il cibo pre- ferito da acari e simili. Uno studio dimostra che federe e lenzuola dopo una settimana possono contenere più batte- ri di quanti se ne trovano sul- la tavoletta del water. Al net- to del conteggio di briciole e avanzi di cibo. E senza consi- derare i danni alla circonfe- renza. Se lavorare a casa ci ha regalato dei chili in più per gli agguati al frigorifero, restan- do a letto non bruciamo calo- rie. Meglio, quindi, tornare al- la scrivania. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

FRANCO GIUBILEI

G li effetti collaterali della pandemia si mostrano già ora nell’impennata del- le vendite di alcolici online du- rante il lockdown: un vertigi- noso aumento stimato fra il 180 e il 250%, come riporta

Alcolisti Anonimi citando da- ti dell’Istituto superiore di sa- nità. Il rapporto con la clausu- ra forzata provocata dalle mi- sure anti-Covid è immediato e vistoso: «È la solitudine la cosa più devastante per chi ha problemi con l’alcol, il fatto di non poter uscire di casa ha fa- cilitato un consumo più alto - dice Elio, del Comitato ester- ni area Lazio di A.A. -. Se a lo-

cali aperti, per esempio, il be- vitore tende a visitare parec- chi bar per sfuggire all’etichet- ta dell’alcolista, adesso che la gente è chiusa in casa è molto più facile fare l’ordine online ed evitare imbarazzi».

C’è il riflesso pesantissimo del Covid sul consumo di alco- lici e ce n’è un altro sull’attivi- tà di chi lavora sul recupero degli alcoldipendenti: «La maggior parte delle persone che si trovano nel percorso ini- ziale ha registrato delle rica- dute in questo periodo - ag- giunge Elio, la cui associazio- ne ne accoglie complessiva- mente fra i cinque e i seimila, divisi in 450 gruppi da 10-20 componenti l’uno -. Almeno il 50% di quanti si trovano a ini- zio programma è tornato in- dietro». Non è detto che la per- sona non torni sui suoi passi, ma perché ciò avvenga è im- portantissimo che non sia la- sciata sola. Gli amici di Alcoli- sti Anonimi si fanno vivi al te- lefono, ma le occasioni di con- tatto reale sono azzerate, dun- que l’effetto-abbandono è più grave.

Allo stesso tempo, il lockdo-

wn ha visto l’avvicinamento di soggetti più giovani, anche loro a partecipare a riunioni non più in presenza ma dietro il proprio pc, con tanti saluti all’empatia e al contatto diret- to, decisivi per l’efficacia del trattamento.

Fra loro c’è Alfredo, 24 an- ni, di Roma: «Con il lockdo- wn ho capito di avere un pro- blema, la noia provocata dall’essere recluso in casa - racconta -. Già prima mi diver- tivo soltanto bevendo, ma il non poter più uscire e fre- quentare certi locali ha peg- giorato le cose. Sono diventa- to violento in casa e con gli amici. Poi ho compreso il pro- blema e l’ho affrontato». Un mese fa ha preso contatti con Alcolisti anonimi e ha comin- ciato a frequentare un grup- po nella sua zona.

Le donne, nella rete di aiuto di A.A., sono una minoranza:

solo il 20% è di sesso femmini- le, un dato che rivela in chiaro- scuro un abuso di alcol sotter- raneo, ma proprio per questo ancora più devastante perché nascosto e solitario. È molto più raro veder bere da sola

una ragazza in pubblico che un uomo, un gesto che viene accompagnato da uno stigma più pesante di quanto accada ai maschi. Maria, 45 anni, ap- partiene a quella minoranza:

«È stato il mio psicologo ad in- viarmi ad A.A. Lavoravo come infermiera in un pronto soc- corso ma il mio problema con l’alcol mi ha resa inidonea a quel ruolo, così sono stata tra- sferita in amministrazione. Il

lockdown ha reso più acuto il problema, l’isolamento ha in- coraggiato l’uso. Sono riusci- ta a ridurre il consumo, ma per ora bevo ancora».

C’è anche chi riesce a resta- re nel gruppo per qualche me- se, poi ricasca nell’alcol e poi ci ritorna, come Alessandro, 48 anni, agente immobiliare che ha dovuto anche fare i conti con la crisi del suo setto-

re: «Mi sono allontanato per un mese dall’associazione, ma loro mi hanno cercato per- ché ricominciassi: ho ripreso e smesso di bere. Una delle co- se peggiori di questo periodo è non avere contatti in presen- za, il web da questo punto di vista è molto limitativo, per noi è importante la relazio- ne». Se a soffrire di più le con- seguenze del lockdown sono i giovani che si sono avvicina- ti più di recente, ci sono an- che «anziani», gente che fre- quenta i gruppi da diversi an- ni e che non regge alla man- canza delle riunioni vis-à-vis, dove l’energia empatica dei partecipanti ha più forza:

«Quattro persone che cono- scevo si sono suicidate nel pri- mo periodo di lockdown - di- ce Pasquale, 55 anni, di Caser- ta, da 17 anni in A.A. -, e poi ci sono state tante ricadute, non solo fra i nuovi arrivati, e que- sto perché essere privati del gruppo dopo tanto tempo è come ritrovarsi senza una stampella. Il contatto con quelli come te, per noi, è es- senziale». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SPENCER WILSON AT SYNERGY/THE GUARDIAN

6.000

Le persone alcoldipendenti che accoglie attualmente

Alcolisti Anonimi

Una persona su due, tra 50%

quelle all’inizio del percorso di supporto, ha avuto una ricaduta

La percentuale 20%

di donne nella rete di aiuto: si teme il sommerso sia alto

Impennata della vendita di bottiglie via Internet: aumenti fino al 250%

Le associazioni d’aiuto: “Chiusi in casa ordinano online senza imbarazzi”

“Noi schiavi dell’alcol Colpa del lockdown che ci fa sentire soli”

MARIA 45 ANNI ROMA ALFREDO

24 ANNI ROMA

PASQUALE 55 ANNI CASERTA

L’isolamento mi ha fatto bere di più Lavoravo come infermiera ma ho dovuto lasciare La noia ha peggiorato

il mio problema. Sono diventato violento Ho capito che dovevo chiedere aiuto

Tanti sono ricascati nell’alcol. E quattro persone che

conoscevo si sono addirittura suicidate

LE STORIE

L’effetto-abbandono dovuto alle chiusure è pesante per chi ha

una dipendenza

FOTOSEDE

Empatia e contatto diretto sono decisivi

per l’efficacia dei trattamenti

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