Università degli Studi di Trento
CORSO DI ANALISI MATEMATICA II DIPARTIMENTO DI FISICA ANNO ACCADEMICO 2017/2018
ALBERTO MAIONE
Sesta lezione - 05/04/2018
1. Esercizi
Esercizio 1. Studiare continuità, derivabilità e differenziabilità della funzione f , definita da f : R
2→ R
(x, y) 7→
log (1 + x
2) y
2− 2 √
3 + 3 , se y 6= √ 3
0 , se y = √
3 Stabilire successivamente se f ha punti di massimo e minimo relativi e assoluti
Soluzione:
Osserviamo subito che ∀y 6= √
3 è possibile scrivere
f (x, y) = log (1 + x
2) (y − √
3)
2.
Ciò suggerisce che, con un opportuno cambio di riferimento cartesiano, la scrittura del problema possa essere semplificata. Effettuando infatti una traslazione di vettore v(0, √
3), andando cioè a definire due nuove variabili
( x
0= x y
0= y − √
3 =⇒
( x = x
0y = y
0+ √
3 possiamo rileggere f come
f : R
2→ R
(x, y) 7→
log (1 + x
2)
y
2, se y 6= 0 0 , se y = 0
dove abbiamo chiamato nuovamente x
0= x e y
0= y, al fine di non appesantire la notazione.
Studiamo per prima cosa la continuità di f :
Definito A = {(x, y) ∈ R
2tali che y 6= 0}, osserviamo che f è continua in A essendo composizione di funzioni continue.
Rimane dunque da esaminare cosa succede lungo l’asse x.
Osservando che per x = 0 (con y 6= 0) il numeratore di f si annulla, tratteremo il case dell’origine a parte.
Fissiamo P (x, 0) con x 6= 0 e calcoliamo lim
(x,y)→P, y6=0
f (x, y) = lim
y→0
log (1 + x
2)
y
2= +∞.
Ciò è condizione sufficiente ad affermare che f non è continua nei punti dell’asse x (ad eccezione dell’origine
che esamineremo a breve) e, per i teoremi noti, che f non è differenziabile in tali punti (ricordiamo che f
potrebbe essere tuttavia derivabile in quei punti, ammettendo cioè entrambe le derivate parziali).
2
Per quanto riguarda l’origine:
lim
(x,y)→(0,0), y6=0
f (x, y) = lim
ρ→0
f (ρ cos Θ, ρ sin Θ) = lim
ρ→0
log (1 + ρ
2cos
2Θ) ρ
2sin
2Θ
=
ρ→0
lim
log (1 + ρ
2cos
2Θ) ρ
2cos
2Θ
cos
2Θ
sin
2Θ , se cos
2Θ 6= 0
0 , se cos
2Θ = 0
=
( cot
2Θ , se Θ 6=
π2+ kπ 0 , se Θ =
π2+ kπ
Dipendendo il risultato del limite dalla scelta di Θ, possiamo quindi concludere che f non è continua in tutto R
2\ A e che ivi non è differenziabile.
Passiamo ora allo studio della derivabilità di f in A. Abbiamo che ∀(x, y) ∈ A D
xf (x, y) = 2x
(1 + x
2)y
2; D
yf (x, y) = −2 log(1 + x
2)
y
3.
Essendo D
xf, D
yf ∈ C(A), ne consegue che f ∈ C
1(A) e, per i noti teoremi, che f è ivi differenziabile.
Concludiamo studiando la derivabilità lungo l’asse x: fissato P (x, 0) con x ∈ R, abbiamo che D
xf (P ) = lim
h→0
f (x + h, 0) − f (x, 0)
h = lim
h→0
0 h = 0 D
yf (P ) = lim
k→0
f (x, 0 + k) − f (x, 0)
k = lim
k→0
log(1 + x
2)
k
3=
( 6 ∃ se x 6= 0 0 se x = 0 Ne discende che f è derivabile nell’origine e non lo è in nessun altro punto dell’asse x.
Riassumendo, le derivate parziali di f divengono:
D
xf (x, y) =
2x
(1 + x
2)y
2se y 6= 0
0 se y = 0
D
yf (x, y) =
−2 log(1 + x
2)
y
3se y 6= 0
0 se (x, y) = (0, 0)
6 ∃ se (x, y) = (x, 0) con x 6= 0 Abbiamo quindi ottenuto le seguenti informazioni:
(1) Continuità di f in A = {(x, y) ∈ R
2tali che y 6= 0};
(2) Derivabilità di f in A ∪ (0, 0);
(3) Differenziabilità di f in A.
Passiamo ora alla fase successiva dell’esercizio, lo studio dei punti critici di f .
Ricordiamo che, per il Teorema di Fermat, alcuni candidati ad essere estremanti per f sono le soluzioni dell’equazione
∇f (x, y) = (0, 0)
Osservazione 1. Risulta evidente che questo criterio ci fornisce solo una parte dei candidati ad essere estremanti per f . Infatti anche i punti di
B = {(x, 0) tali che x ∈ R \ 0}
potrebbero esserlo, nonostante f non sia ivi derivabile. Questo tipo di punti li tratteremo a parte, a conclusione dell’esercizio.
Risolvere ∇f (x, y) = (0, 0) equivale a risolvere il sistema ( D
xf (x, y) = 0
D
yf (x, y) = 0 ⇐⇒
2x
(1 + x
2)y
2= 0
−2 log(1 + x
2)
y
3= 0
⇐⇒ x = 0
Ciò equivale a dire che i candidati, forniti dal Teorema di Fermat, sono tutti i punti dell’asse y (compresa l’origine, avendo dimostrato che D
xf (0, 0) = D
yf (0, 0) = 0).
Chiamato C = {(0, y) tali che y ∈ R}, avremo quindi che la lista completa dei candidati ad essere estre-
manti per f sono la totalità dei punti P ∈ B ∪ C = {(x, y) ∈ R
2tali che xy = 0}, ossia tutti i punti
appartenenti ai due assi coordinanti.
3
Per i punti dell’insieme C, ovvero i punti derivanti dallo studio del gradiente, possiamo applicare il test del- l’Hessiana anche se tale test risulterà essere inconcludente (lasciamo al lettore la prova di ciò). Osserviamo tuttavia che ∀ P ∈ C risulta essere
f (P ) = log(1) y
2= 0 il che, unito al fatto che
f (x, y) ≥ 0 ∀(x, y) ∈ R
2ci garantisce che i punti di C sono punti di minimo assoluto per f .
Per quanto riguarda i punti di B, è possibile fare un simile ragionamento, osservando che ∀ Q ∈ B risulta essere
f (Q) = 0
per definizione di f . Nuovamente essi saranno tutti punti di minimo assoluto per f .
Concludendo, potrebbe accadere che i punti di B ∪ C possano essere, oltre che punti di minimo assoluto di f , anche punti massimo relativo (o assoluto) di f . Ciò non è tuttavia possibile essendo
f (x, y) > 0 ∀(x, y) ∈ R
2\ B ∪ C.
Esercizio 2. Determinare punti di massimo e minimo relativo per f (x, y) = 2(x
4+ y
4+ 1) − (x + y)
2in tutto lo spazio R
2.
Soluzione:
Osserviamo per prima cosa che f ∈ C
∞(R
2), il che ci permette di affermare che, a differenza dell’esercizio precedente, la ricerca dei punti di estremo di f avverrà solamente tra le soluzioni dell’equazione
∇f (x, y) = (0, 0).
Analogamente a quanto visto prima, abbiamo ( D
xf (x, y) = 0
D
yf (x, y) = 0 ⇐⇒
( 8x
3− 2(x + y) = 0 8y
3− 2(x + y) = 0 Applicando il metodo di riduzione per sistemi, otteniamo
( D
xf (x, y) = 0
D
yf (x, y) = 0 ⇐⇒
( 4(x
3− y
3) = 0
4y
3− (x + y) = 0 ⇐⇒
( x = y 4y
3− 2y = 0
⇐⇒
( x = 0 y = 0 ∪
( x = +
√2 2
y = +
√2 2
∪
( x = −
√2 2
y = −
√2 2
Ottenuti i candidati A(0, 0), B(+
√2 2
, +
√2 2
), C(−
√2 2
, −
√2
2
) ad essere punti di estremo per f , andiamo a studiare il test dell’Hessiana in tali punti.
Osservazione 2. Osserviamo che, essendo f ∈ C
∞(R
2), per il Teorema di Schwarz le derivate (seconde) miste di f saranno necessariamente uguali in tutto R
2(cioè D
xyf (x, y) = D
yxf (x, y) ∀(x, y) ∈ R
2) e che quindi la matrice Hessiana risulterà essere simmetrica in ogni punto di R
2.
Andiamo, a questo punto, a calcolarci le derivate seconde di f in R
2:
D
xxf (x, y) = 24x
2− 2; D
xyf (x, y) = D
yxf (x, y) = −2; D
yyf (x, y) = 24y
2− 2 e, di conseguenza, avremo che ∀(x, y) ∈ R
2Hf (x, y) =
D
xxf (x, y) D
xyf (x, y) D
yxf (x, y) D
yyf (x, y)
=
24x
2− 2 −2
−2 24y
2− 2
= (24x
2− 2)(24y
2− 2) − (−2)(−2) In particolare, nei punti A, B, C risulterà che
• Hf (A) = 0;
• Hf (B) = Hf (C) = 96 > 0
4
Il risultato del test nel punto A risulta quindi essere inconcludente ed esamineremo questo caso per ultimo.
Per quanto riguarda invece i punti B e C, essendo
D
xxf (B) = D
xxf (C) = 10 > 0; Hf (B) = Hf (C) > 0, risulta necessariamente che B e C sono punti di minimo relativo per f .
Concludiamo l’esercizio analizzando cosa succede in A. Essendo il test dell’Hessiana inconcludente in tale punto, è nostra speranza che esso sia un semplice punto di sella (a questo punto potrebbe risultare più semplice dimostrare che esso sia un punto di sella, determinando - almeno - due direzioni lungo le quali esso sia da una parte massimo relativo e, dall’altra, minimo relativo).
Una strada per dimostrare ciò potrebbe essere la seguente: consideriamo tutte le rette oblique passanti per x = 0, y = mx e verifichiamo se, al variare di m ∈ R, il punto x = 0 assume "ruoli diversi". Sia
g
m: R → R
x 7→ g
m(x) = f (x, mx) = 2(x
4+ (mx)
4+ 1) − (x + mx)
2Osservazione 3. Essendo (0, 0) punto critico per f risulterà necessariamente che x = 0 sarà punto critico per g
m∀ m ∈ R, ed essendo f ∈ C
∞(R
2), avremo banalmente che g
m∈ C
∞(R) ∀m ∈ R.
Cerchiamo per prima cosa di capire gli intervalli in cui g
mcresce/decresce, al variare di m in R:
g
m0(x) = 2(4x
3+ 4m
3x
3) − 2(x + mx)(1 + m) = 8x
3(1 + m
4) − 2x(1 + m)
2Da cui
g
0m(x) = 0 ⇐⇒ 8x
3(1 + m
4) − 2x(1 + m)
2= 0 ⇐⇒
x = 0 come ci aspettavamo x
2= (1 + m)
24(1 + m
4) e, in particolare,
g
0m(x) > 0 ⇐⇒ 8x
3(1 + m
4) − 2x(1 + m)
2> 0 ⇐⇒ x(4x
2(1 + m
4) − (1 + m)
2) > 0
⇐⇒
x > 0
x
2> (1 + m)
24(1 + m
4)
∪
x < 0
x
2< (1 + m)
24(1 + m
4) Osserviamo che
x
2= (1 + m)
24(1 + m
4) ⇐⇒ x = ± s
(1 + m)
24(1 + m
4) e tale quantità dipende dal valore di m. In particolare, ∀ m 6= −1
x
2= (1 + m)
24(1 + m
4) ⇐⇒ x = ± (1 + m) 2 √
1 + m
4.
Scegliendo, ad esempio, m = 1 otteniamo che i punti critici di g
1(x) = f (x, x) = 2(2x
4+ 1) − 4x
2sono i punti
x = 0; x = ±
√ 2 2 .
Per lo studio del segno di g
01, risulta in particolare che x = 0 è punto di massimo relativo e x = ±
√ 2 2