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Che cosa chiedere alla storia Bloch insegna: i passati remoti ci fanno bene

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«Corriere della Sera» La Lettura, 13 luglio 2014

Che cosa chiedere alla storia

Bloch insegna: i passati remoti ci fanno bene Dino Messina

Poche cose sono dannose come l’illusione di vivere in un eterno presente. Lo abbiamo visto con la crisi economica da cui a stento riusciremo a uscire, figlia proprio di quell’errore che ci fa vi- vere senza una visione prospettica. Marc Bloch (1886-1944), autore nel 1924 del I re tauma- turghi, era più o meno nella nostra situazione quando nel gennaio del 1937 venne invitato a tenere una conferenza in occasione dell’incarico di docente di Storia economica al Centre poly- technicien d’études économiques. L’onda lunga della crisi del 1929 ancora si faceva sentire e il grande storico, avendo scelto come tema della sua prolusione quello dell’«utilità della storia», metteva proprio in guardia dal mancato studio del passato. Essendo «la storia scienza del cam- biamento e sotto molti riguardi scienza delle differenze», essa ci abitua a scuoterci dall’ipnosi dell’immutabilità.

È questa solo una delle osservazioni contenute in quella conferenza che ora viene riproposta a cura di Grado Giovanni Merlo e Francesco Mores dall’editore Castelvecchi (Che cosa chiedere alla storia, pp. 80, euro 9). Una vera e propria chicca che interesserà i non pochi estimatori di un personaggio che scelse di impegnarsi nella Resistenza contro il nazismo quando era alla so- glia dei sessant’anni ed era un affermato professore, fondatore della scuola delle Annales as- sieme a Lucien Febvre, che nel 1949 avrebbe curato gli scritti postumi del collega ucciso dai nazisti, Apologie pour l’histoire, ou métier d’historien.

Studia meglio il passato, argomenta Bloch, chi ha maggiore curiosità per le vicende umane del presente. Il che non vuol dire che la storia vada piegata agli interessi del momento: la si deve anzi raccontare con la maggiore obiettività possibile. Lo storico quindi deve essere capace nello stesso tempo di passione e distacco. Altra raccomandazione di Bloch è di non limitarsi all’ana- lisi del passato prossimo. I salti storici, i grandi cambiamenti ma anche certi rapporti di causa effetto si vedono meglio quanto più guardiamo al lungo periodo. A determinate condizioni cor- rispondono certe conseguenze. Il che non ci deve autorizzare a facili analogie tra il passato e il presente. Esercizio che Bloch riteneva antistorico.

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