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Producono testi ambiziosi, che si rifanno alla lezione del Crack, anche blogger come Tryno Maldonado con Viena roja e Temporada de caza para el león negro.

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Academic year: 2021

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Introduzione

Nel 2009, in un articolo pubblicato sul quotidiano Il Manifesto, Francesca Lazzarato sosteneva che la letteratura messicana veniva considerata e apprezzata, a livello internazionale, solo attraverso alcuni mostri sacri del passato come Octavio Paz, Juan Rulfo o Carlos Fuentes, i cui nomi oscuravano non solo quelli di autori più giovani, ma anche di altri «classici moderni» come Martín Luis Guzmán, Mariano Azuela, Juan José Arreola, Vicente Leñero, il geniale e ironico Jorge Ibargüengoitia, Elena Garro, Elena Poniatowska, ormai nota per il suo costante impegno politico, l‟eccentrico e indimenticabile Salvador Elizondo, il poeta e cuentista José Emilio Pacheco (recentemente scomparso), Sergio Pitol, e Max Aub e Augusto Monterroso, due tra i tanti scrittori fuggiti dalle dittature dei rispettivi paesi che avevano trovato rifugio in Messico

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Tra gli autori più giovani menziona Guadalupe Nettel (Pétalos y otras historias incómodas), autentica rivelazione di quegli anni insieme a Socorro Venegas, autrice di racconti (Todas las islas) e di romanzi (Será negra y blanca) che si distinguono per le loro brevi storie metropolitane gelide e crudelissime.

Producono testi ambiziosi, che si rifanno alla lezione del Crack, anche blogger come Tryno Maldonado con Viena roja e Temporada de caza para el león negro.

Yuri Herrera (Trabajos del reino) e Martín Solares (Los minutos negros) scelgono di raccontare nel modo più duro, con una prosa scabra e nuda, il Messico della violenza urbana e del narcotraffico: questi due romanzi si inscrivono nella tendenza più vitale del momento, quella della narcoliteratura. Herrera e Solares fanno parte della schiera di scrittori che ritraggono senza mezzi termini il mondo dei narcos, l‟emigrazione clandestina verso gli Stati Uniti, i femminicidi di Ciudad Juárez, un filone che continua a produrre romanzi, racconti e cronache di livello sempre più alto, che vanno prendendo il romanzo di testimonianza politica.

Include tra i migliori scrittori messicani di oggi Élmer Mendoza, autore di Balas de Plata e creatore del disincantato detective El Zurdo; Luis Humberto

1 LAZZARATO, Francesca (2009), Atlante letterario. Faville messicane, «Il Manifesto», 20 agosto 2009.

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Crosthwaite con la sua raccolta di racconti Istrucciones para cruzar la frontera, Idos de la mente e Aparta de mí ese cáliz, amato da Javier Cercas che consiglia vivamente i suoi racconti «secchi; duri, ironici, pieni di sentimento e privi di sentimentalismo»; Eduardo Antonio Parra (Tierra da nadie), scrittore d‟eccezione di racconti noir e vincitore del Premio Juan Rulfo. Sono loro, dice la Lazzarato, la voce del Messico contemporaneo, scrittori di frontiera quasi tutti nati e residenti nel nord, accompagnati dalla colonna sonora dei narcocorridos dei Tucanos de Tijuana o dei Los Tigres del Norte

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In quegli anni si avvertiva già aria di cambiamento: diverse case editrici, in particolare quella francese e spagnola (proprietaria di buona parte dei marchi editoriali messicani e padrona del mercato locale) attingevano i loro titoli da una letteratura che oggi appare come una tra le più ricche e stimolanti dell‟America latina, con un‟ampia varietà di autori importanti, caratterizzati da una prosa sperimentale, alla ricerca di una propria identità culturale e stilistica.

Il narcotraffico, la violenza, la corruzione, il rapporto tra messicani e chicanos, la sanguinante linea di confine con gli Stati Uniti sono i temi ricorrenti ed elemento di attrazione per il lettore straniero. La Lazzarato nel suo articolo sottolinea l‟esigenza di dare voce a questi scrittori che con le loro opere hanno arricchito e continuano ad arricchire il panorama letterario nazionale messicano.

Dopo un breve excursus storico sulla formazione della frontiera tra Messico e Stati Uniti, imprescindibile per comprendere quali condizioni hanno portato allo sviluppo delle città di frontiera, come Tijuana, e come queste esercitino un notevole influsso sulla creazione letteraria di scrittori provenienti da queste zone, è stata analizzata la produzione letteraria di entrambi i lati della frontiera, i vari protagonisti, i diversi orientamenti e prospettive e le diverse tendenze generiche.

Dopo il 1848, anno in cui fu firmato il Trattato di pace Guadalupe-Hidalgo per porre fine alla guerra messicano-statunitense, gli Stati Uniti si appropriarono di gran parte del territorio messicano provocando una profonda ferita tra le popolazioni che abitavano a nord e quelle che rimasero a sud della frontiera.

Considerando che una frontiera, un confine, o un limite presuppone una

22 Ibidem.

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separazione tra due entità comunitarie diverse non è possibile parlare di

“letteratura di frontiera”, ma è preferibile parlare di “letterature di frontiera” in quanto esistono profonde differenze tra la produzione letteraria a nord e a sud della frontiera.

La diversa prospettiva e concezione della frontiera tra letteratura chicana che si è sviluppata a sud degli Stati Uniti e quella fronteriza, della frontiera nord del Messico, emerge dalle opere di scrittrici come Gloria Anzaldúa, scrittrice e attivista chicana, e dallo stesso Crosthwaite che scrive desde y sobre la frontera.

La concezione chicana è più metaforica, basata su un‟interpretazione simbolica della frontiera e sulla continua lotta e ricerca della propria identità. Per chi abita alla frontiera nord del Messico, invece, è alquanto difficile concepire la frontiera come una metafora. C‟è una maggior tendenza a riprodurre il più verosimilmente possibile la realtà quotidiana all‟interno del contesto urbano di frontiera.

L‟influenza del turismo di massa e le incessanti ondate migratorie verso gli Stati Uniti hanno trasformato la frontiera in una zona di transizione, ciò che l'antropologo Marc Augé ha definito nonluogo, ossia uno spazio della provvisorietà e del passaggio, lontano dalla concezione del luogo tradizionale che presuppone una società sostanzialmente sedentaria, un microcosmo dotato di confini ben definiti.

La posizione dell‟autore si allontana da questi tipi di stereotipi, luoghi comuni che dipingono la frontiera come qualcosa di astratto, metaforico, e vedono in Tijuana una città in cui è impossibile radicarsi. Per lui la frontiera e in particolare Tijuana sono la sua casa, su hogar; ne deriva quindi una visione più umana, proveniente dalla sua esperienza diretta e quotidiana della città. L'intenzione dell'autore nelle sue prime opere è quello di sfatare i miti che si sono creati intorno a essa per merito dei contributi accademici di studiosi e antropologi o di certi scrittori che parlano della frontiera da un punto di vista esterno.

Quasi tutte le sue opere si caratterizzano per il loro tono ironico e dissacrante;

l‟importanza della musica e della tradizione popolare è presente in molti suoi

racconti. Il rock„n‟roll rappresenta la ribellione, l‟anticonformismo che si

rispecchia anche nel suo modo di intendere la scrittura: i suoi racconti non sono

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concepiti secondo gli schemi tradizionali. La sua scrittura è frammentaria, concisa, economica; fa un ampio uso dei dialoghi in cui prevale il registro informale colloquiale e gergale, come nel caso di El gran preténder, considerato la massima espressione della realtà dei quartieri popolari di Tijuana negli anni Sessanta. A livello stilistico si nota un uso preponderante del linguaggio dei bassifondi, spontaneo, ricco di neologismi e turpiloqui carichi di espressività che si allontanano dalla lingua standard. L‟approccio ludico alla scrittura, il ricorso alla parodia, al pastiche, all‟ibridismo generico, la frammentarietà dei testi, i continui cambi di prospettiva, la fitta trama di riferimenti intertestuali e intratestuali sono riflesso di una scrittura metanarrativa e, secondo alcuni critici, fanno di questo autore uno scrittore postmoderno.

Con la pubblicazione di Tijuana: crimen y olvido (2010) l'autore si allontana palesemente dalla sua posizione iniziale, pur mantenendo lo stile frammentario caratterizzato da ibridismo generico e intertestualità, e si avvicina al genere noir e thriller in voga in questi ultimi anni in Messico. Messo da parte il tono ironico e sarcastico che lo ha caratterizzato in tutte le sue opere precedenti, Crosthwaite tenta di inserirsi nella corrente della narcoliteratura, generata dalla realtà di violenza e dall'atmosfera di terrore che si respira alla frontiera e in città come Tijuana, come strumento di denuncia alla negligenza da parte delle autorità e all'inadeguatezza delle misure prese per combattere la guerra contro i narcos.

L'autore si è avvicinato al genere noir più lentamente rispetto ai suoi contemporanei: ha cercato di ricreare nel lettore un'atmosfera di angoscia supportata dalla forte verosimiglianza dei fatti e fondendo il suo punto di vista con quello dei personaggi, fino ad addentrarsi nella storia.

Questa tesi prenderà in considerazione sia gli aspetti formali e strutturali, che culturali e linguistici dell'opera Tijuana: crimen y olvido focalizzando l‟attenzione sui rimandi extra e intertestuali, ma soprattutto sulla mimesi del linguaggio parlato nella scrittura e i problemi che può incontrare un traduttore nella traduzione dell'oralità e di certi elementi linguistico-culturali.

Sulla base delle strategie di domestication e foreignization proposte da

Lawrence Venuti e si cercherà di analizzare e giustificare le scelte operate durante

la traduzione di alcuni frammenti del testo, discutendo sulle tecniche adottate per

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far fronte ai problemi di traduzione che tale testo ha comportato e dimostrando l'importanza del ruolo che la cultura ricopre nella traduzione, i vincoli che impone ai traduttori e la necessità di preservare la sua autenticità per garantire un effettivo scambio e dialogo interculturale.

La scelta di alcuni frammenti piuttosto che altri è stata motivata dall‟esigenza

di documentare le varie tipologie di testo che fanno parte del romanzo e alcuni

esempi significativi di oralità scritta all‟interno di certi dialoghi e interviste.

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