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(1)I INTRODUZIONE Il presente lavoro è dedicato allo studio della difficile realtà delle aziende conto terzi del settore conciario

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

Il presente lavoro è dedicato allo studio della difficile realtà delle aziende conto terzi del settore conciario.

Il problema che vive il comparto delle lavorazioni conto terzi è la presenza di un numero eccessivo di imprese rispetto agli ordini di lavorazione delle aziende conciarie committenti, e ciò è dovuto allo spostamento delle produzioni, avvenuto in coincidenza con il fenomeno della globalizzazione delle economie, nei Paesi in via di sviluppo dove i costi di produzione sono molto bassi.

Il distretto di Santa Croce Sull’Arno si è così specializzato nella produzione di articoli di fascia medio alta e le aziende conto terzi, protagoniste delle singole fasi del processo di lavorazione della pelle, si trovano a concorrere per gli ordinativi in forte diminuzione.

La situazione di concorrenza tra le aziende terziste è alimentata ad arte dalle concerie committenti, che raccolgono i frutti della spietata lotta concorrenziale, e che nella realtà distrettuale mai si trovano in posizione di dominanza (anche relativa) nei confronti delle terziste, posto che la realtà distrettuale è costituita da circa quattrocento

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concerie e quindi molteplici sono le occasioni di incontro tra domanda ed offerta del servizio.

Lo studio ha avuto ad oggetto pertanto il rapporto tra aziende conto terzi esercenti la medesima fase di lavorazione, interessate quindi alla lotta concorrenziale la quale, se basata sul prezzo, può portare a tenere comportamenti opportunistici e soprattutto scorretti.

La clausola generale dell’art. 2598 n°3 c.c. stabilisce che compie un atto di concorrenza sleale chiunque si vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi di correttezza professionale ed idoneo a danneggiare l’altrui azienda.

Nel primo capitolo si è puntato alla ricostruzione dei principali orientamenti che in dottrina ed in giurisprudenza, si sono avvicendati sul significato della clausola generale relativa ai principi di correttezza professionale, facendo rimando ad opinioni fra loro diverse, classificate come tesi fenomenologiche, deontologiche, tesi intermedie, tesi economiche, tesi relative all’autointegrazione.

Posto che la concorrenza spietata con ribasso di prezzo porta le imprese che non riescono, per varie ragioni, a sottrarvisi ad adottare una politica aziendale incentrata sul risparmio di costi, costi che sono obiettivamente elevati per chi vuole produrre rispettando tutte le regole ( norme per la tutela delle condizioni di lavoro, tutela

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dell’ambiente, lavoro regolare, normativa fiscale e così via), nel secondo capitolo si è incentrata l’analisi sulle costruzioni dottrinali e soprattutto sulle pronunce della giurisprudenza per affermare come la violazione di regole di diritto pubblico possa rilevare anche come atto di concorrenza sleale ex art. 2598 n° 3 c.c., mosso dall’interesse suscitato dalla realtà delle aziende conto terzi che giocano al ribasso di prezzo violando sistematicamente le regole (anche di rilevanza pubblica)su cui deve basarsi il gioco corretto della concorrenza.

Nel terzo capitolo, dopo aver descritto la realtà del distretto conciario e del processo di produzione del pelame, è stata ricostruita la tipologia dei rapporti commerciali che interessano le aziende del distretto, focalizzando l’attenzione sul rapporto di concorrenza tra le lavorazioni terziste, e su come questo sia degenerato nella sua manifestazione più evidente di slealtà, suffragato dalla presenza di dati concessi con molta disponibilità dalla Direzione Territoriale del Lavoro di Pisa nella persona della Direttrice Dot.sa Venezia, e che hanno portato all’emersione del fenomeno. Come riportato nella tesi, è forte il convincimento negli appartenenti al settore che offrire lo stesso servizio a prezzi ribassati anche del 50%, è sintomatico di un comportamento concorrenziale scorretto, convincimento che viene fortificato ogni volta in cui le attività ispettive degli organi di

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controllo portano alla luce situazioni di illegalità (anche gravi) che vedono coinvolte proprio quelle aziende ribassiste.

Nella parte finale del lavoro si è messo in evidenza le azioni che le singole associazioni di categoria ed il distretto conciario nel suo complesso hanno avviato anche per emarginare le situazioni di illegalità e posizionare le produzioni locali su livelli più alti di etica e responsabilità sociale delle imprese e di sostenibilità ambientale, azioni che permettono di valorizzare meglio il prodotto finale, elemento questo particolarmente importante in produzioni di fascia medio alta come quelle distrettuali.

L’etica delle produzioni e la responsabilità sociale delle aziende sono concetti che implicano anche la previsione di meccanismi di tutela, per impedire quei fenomeni di concorrenza sleale che rischiano di danneggiare ulteriormente le imprese le quali, rispettando le regole, non riescono a competere con i costi dei concorrenti che invece tali regole aggirano.

Prevedere con la sottoscrizione del Codice Etico Distrettuale, la costituzione di un comitato etico chiamato ad applicare, quando occorra, misure sanzionatorie, è sicuramente un meccanismo che rafforza la scelta del settore di autoregolamentare i propri interessi, ma che risulta depotenziato dalla mancanza di una normativa comunitaria

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di tutela del Made In Italy, che porti alla valorizzazione delle aziende che realizzano la loro produzione interamente in Italia.

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