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Teoria delle Interazioni Forti Paolo Ciafaloni A.A. 2016 - 2017

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(1)

Teoria delle Interazioni Forti

Paolo Ciafaloni

A.A. 2016 - 2017

(2)

Contents

1 Richiami introduttivi 2

1.1 Notazioni . . . 2

1.2 Trasformazioni di Lorentz . . . 3

1.3 Teoria dei campi classica . . . 6

1.4 Equazioni del moto per scalare, fermione, vettore . . . 7

2 Sezioni d’urto, decadimenti, spazio delle fasi 10 3 Lagrangiana di QCD 11 4 Sezione d’urto per diffusione elastica ut → ut 13 5 RGE 16 6 Divergenze IR: cancellazioni, risommazioni 20 6.1 Correzioni virtuali . . . 20

6.2 Correzioni reali . . . 23

7 Sezione d’urto elettrone-protone 24 7.1 Cinematica . . . 24

7.2 Scattering puntiforme . . . 24

7.3 Fattori di forma . . . 25

7.4 Limite non relativistico della corrente: il momento magnetico dell’elettrone . . . 28

7.5 Scattering elastico elettrone-protone . . . 31

7.6 Scattering inelastico elettrone-protone . . . 32

7.7 Il modello a partoni . . . 37

7.8 Il modello a partoni e i quarks . . . 38

7.9 Altarelli-Parisi 1: fattorizzazione collineare . . . 39

7.10 Altarelli-Parisi 2: equazioni di evoluzione . . . 43

7.11 Altarelli Parisi 3: struttura di colore e mixing gluone-quark . . . 44

7.12 Altarelli Parisi 3: Initial Conditions . . . 45

7.13 Altarelli Parisi 4: momenti . . . 45

1 Richiami introduttivi

1.1 Notazioni

Per i quadri e trivettori uso le notazioni: p `e un trivettore e p = (p0, p) = (p0, p1, p2, p3) un quadrivettore. Analogamente x = (x0, x). In linea generale uso le lettere greche α, β, µ, ν, ...

(3)

per gli indici di Lorentz che vanno da 0 a 3: µ = 0, 1, 2, 3. Per gli indici spaziali che vanno da 1 a 3 uso invece i, j, k; ad esempio i = 1, 2, 3. Indico i versori con ˆv ≡ v/|v|. Inoltre gµν = Diag(1, −1, −1, −1). Le matrici di Pauli e di Dirac sono date da:

σ1 = 0 1 1 0

!

, σ2 = 0 −i i 0

!

, σ3 = 1 0 0 −1

!

, (1)

γ0 = 0 1 1 0

!

, γi = 0 σi

−σi 0

!

, γ5 = iγ0γ1γ2γ3 = −1 0

0 1

!

(2)

µ, γν} = 2gµνµ, γ5} = 0 (3) σiσj = δij+ iijkσk γµγν = gµν +[γµ, γν]

2 (4)

Sono qui omesse le matrici identit`a; ad esempio con σiσj = δij + ... si intende σiσj = I δij + ...

dove I `e la matrice identit`a 3x3. Analogamente, γµγν = I gµν + ... dove I `e la matrice identit`a 4x4. In fisica delle alte energie si usa un sistema di unit`a di misura in cui ¯h = c = 1. In questo modo si evita di portarsi dietro ¯h e c nei calcoli. Massa ed energia, essendo c = 1, si misurano entrambe in unit`a di energia eV . Per tornare a unit`a di misura usuali occorrono due costanti fisiche dimensionate, ad esempio:

c ≈ 3 108m/s ¯hc ≈ 200 M eV f m 1f m = 10−15m (5) Esempi (definiamo le dimensioni di massa [M ], lunghezza [L], energia [E] ecc):

• Una velocit`a v = 0.3 corrisponde a 0.3 c ≈ 9 107m/s

• Le energie si misurano in eV. Siccome ¯hc = [E][L] = 1, le lunghezze si misurano in eV−1, e siccome c = 1 il tempo si misura in eV−1.

• Una massa di 1 GeV come quella del protone corrisponde a (3 101GeV8m/s)2 = (3 101.6 108m/s)−10J2 ≈ 1.8 10−27kg

1.2 Trasformazioni di Lorentz

Una trasformazione di Lorentz lungo l’asse delle x `e definita da (v `e la velocit`a relativa dei sistemi di riferimento):

x0 = 1

1−v2(x − vt) t0 = 1

1−v2(t − vx) y0 = y z0 = z (6) ed `e tale che t02− x02− y02− z02 = t2 − x2− y2− z2. Pi`u in generale, definito un quadrivettore (x0, x1, x2, x3), le trasformazioni di Lorentz sono tutte quelle che lasciano invariante la norma

La notazione Diag(a,b,c,..) indica una matrice diagonale con gli elementi specificati in parentesi sulla diagonale. Il tensore metrico gµν `e quindi una matrice 4x4 diagonale con gli elementi (1,-1,-1,-1) sulla diagonale.

(4)

x2 ≡ xµxµ = xµgµνxν = x20 − x2. Si definiscono quantit`a con indici in alto xµ ≡ gµνxν di modo che x2 = xµxµ. Da un punto di vista formale, le trasformazioni di Lorentz formano un gruppo (detto anche SO(3,1)) che si pu`o rappresentare con matrici Λ reali 4x4: x0µ= Λµνxν. Ad esempio le usuali rotazioni spaziali x0 = Rx con RtR = 1 appartengono ovviamente al gruppo di Lorentz, cos`ı come la (6) e le sue generalizzazioni lungo altre direzioni. Un tensore a n indici si trasforma come Ti0

1i2...in = Λij11Λij22. . . ΛijnnTj1j2...jn. Le matrici Λ devono lasciare invariato il tensore metrico gµν. Infatti:

x2 = x02⇒ xαgαβxβ = gµνΛµαΛνβxαxβ ∀ x ⇒ gαβ = gµνΛµαΛνβ (7) notare che i quadrivettori con indici in alto trasformano in maniera diversa da quelli con indici in alto. Dalle definizioni sopra `e infatti facile vedere che xµ → Λµνxν ⇒ xµ → Λµνxν con Λµν = gµαgνβΛαβ. In concreto, se prendiamo ad esempio la (6) si ha (γ = (1 − v2)12):

x1 → γ(x1−vx0), x0 → γ(x0−vx1) ⇒ x1 → γ(x1+vx0), x0 → γ(x0+vx1) x0x0+x1x1 → x0x0+x1x1 (8) Allo stato attuale delle conoscenze, le interazioni fondamentali sono invarianti sotto il gruppo di trasformazioni x0µ= Λνµxν+ aµcon aµ quadrivettore costante; queste trasformazioni costituis- cono il gruppo di Poincar`e. Le particelle elementari sono “rappresentazioni irriducibili del gruppo di Poincar`e”, costituito da trasformazioni di Lorentz (Λ) e traslazioni (a). In altre parole, esat- tamente come in Meccanica quantistica, gli autostati sono classificabili come rappresentazioni irriducibili del gruppo di simmetria dell’hamiltoniana: vedi ad esempio il momento angolare per l’atomo di idrogeno. Rimandando a [1] per una descrizione dettagliata delle rappresentazioni, mi limito a dire alcune caratteristiche fondamentali:

• Le particelle sono classificate con un indice continuo p, l’impulso, e con un indice discreto di spin s. L’invarianza per traslazione ha come conseguenza che la dipendenza spaziotem- porale per una particella libera `e quella di onda piana ∼ e−ipx.

• L’indice di spin assume valori s = 0,12, 1,32. . .. Una particella massiva ha, come ci si aspetterebbe, 2s + 1 gradi di libert`a. Tuttavia una particella di massa nulla ha due soli gradi di libert`a qualunque sia il valore di s ≥ 12, che sono detti elicit`a.

In questo corso tratteremo solo particelle di spin 0 (scalari), spin 12 (fermioni), spin 1 (bosoni vettori), le cui funzioni d’onda, a meno di una costante di normalizzazione, sono:

scalare e−ipk fermione uα(p)e−ipxα = 1, 2 vettore µ(p)e−ipxµ = 0, 1, 2, 3 (9) Con le seguenti propriet`a sotto trasformazioni di Lorentz:

uδ→ Mδγ(α, β)uγ µ→ Λµνν (10)

(5)

Le trasformazioni di Lorentz sono descritte dall’operatore Λ = exp[i(J+θ++ Jθ)] dove gli operatori J± soddisfano l’algebra di SU(2) commutando fra loro, e inoltre θ+ = α − iβ, θ = θ+= α + iβ; i parametri α, β, reali, descrivono rispettivamente le rotazioni e i boost. Il gruppo

`

e quindi isomorfo a SU(2)⊗SU(2) e la rappresentazione fondamentale `e descritta da spinori di Weyl a due componenti ψL = (12, 0) e ψR = (0,12) che trasformano come:

ψL→ eiσ

2 α+σ

2 βψL ψR→ eiσ

2 ασ

2 βψR (11)

Gli spinori che trasformano come sopra sono detti avere ”‘chiralit`a di tipo left”’ e ”‘chiralit`a di tipo right”’. Si pu´o passare da una rappresentazione all’altra usando il tensore metrico reale antisimmetrico ε ≡ iσ2, ε2 = −1. Infatti, utilizzando σ2σiσ2 = −σi:

ψL→ eiσ

2 α+σ

2 βψL⇒ ψcL≡ iσ2ψL → iσ2e−iσ

2 α+σ

2 β(−iσ2)(iσ2L= eiσ

2 ασ

2 βψLc (12) Gli scalari di Lorentz si possono scrivere usando due spinori di tipo left secondo la decompo- sizione (12, 0) ⊗ (12, 0) = (0, 0) + (1, 0) oppure in maniera analoga con due spinori tipo right. La combinazione giusta `e ψLεψL, ψRεψR. Infatti la relazione fra le matrici di Pauli si pu`o anche scrivere σitσ2 = −σ2σi da cui

ψLtσ2ψL → ψLteiσt

2 α+σt

2 βσ2eiσ

2 α+σ

2 βψL = ψtLσ2eiσ

2 α+σ

2 βeiσ

2 α+σ

2 βψL = ψLtσ2ψL (13) Per vedere come trasformano i quadrivettori, ricordiamo che i trivettori spaziali Aatrasformano sotto rotazioni come

A0aσa= U AaσaU U = eiσ

2 α ⇒ A0aA0a = Tr{A0aσaA0bσb} = Tr{U AaσaUU AbσbU} = AaAa (14) Si pu`o verificare direttamente con l’algebra delle matrici di Pauli che effettivamente A0a= (RA)a con R matrice ortogonale che descrive la rotazione di parametri α. Siccome ψσaAaψ `e invariante se ψ → U ψ, ψσaψ deve trasformarsi come un vettore. D’altra parte questo `e implicito nella (14) che si pu`o scrivere

U AaσaU = (RA)aσa= RabAbσa = Aa(R−1σ)a ⇒ U σaU= (R−1σ)a (15) avendo usato Rt= R−1.

Nel caso dei quadrivettori, la metrica complica le cose. Sembra logico estendere la la (14) a: Aσµ= M AµσµM σµ = (1, σi) M = exp[iσα + σβ] (16) Per`o occorre fare attenzione perch`e M−1 6= M e perch`e Tr{σµσν} 6= gµν; occorre definire ¯σ = (1, −σi) di modo che Tr{σµσ¯ν} = gµν. Se Aσµ= M AµσµMequivale a Aσ¯µ= M−1†Aµσ¯µM−1 siamo a posto in quanto avrei

A0µA = Tr{(A0σ)(A0σ)} = Tr{M (Aσ)M¯ M†−1(A¯σ)M−1} = Tr{(Aσ)(A¯σ)} = AµAµ (17)

vedi anche [2].

notare che σµ= σµ per cui Aσµ= M AµσµM−1 non andrebbe bene in quanto M−16= M

(6)

In effetti questo `e il caso, in quanto σ2σtiσ2σ2 = σ2σiσ2σ2 = −σi cio`e σ2σµσ2 = ¯σµ per cui:

M (Aσ)M= (A0σ) ⇒ M(Aσ)Mt= (A0σ) ⇒ σ2Mσ2(Aσ2σσ22Mtσ2 = (A0σ2σσ2) ⇒ Aσ¯µ = M−1†AµσµM−1

Infine, ψL(AµσµL con ψL→ M ψL e ψR(Aµσ¯µR con ψR → M−1†ψR sono invarianti, per cui ψLσµψL, ψRσ¯µψR trasformano come quadrivettori.

1.3 Teoria dei campi classica

La teoria dei campi si basa sul principio di azione:

S =

Z

d4xL (φ(x), ∂µφ(x)) δS = 0 (18)

da cui si ricavano le equazioni del moto:

µ ∂L

∂∂µφ = L

∂φ (19)

La corrispondente Hamiltoniana (poco usata in teoria dei campi, visto che L `e invariante di Lorentz ma H no) si ottiene nel modo usuale, definendo il momento canico e facendo la trasfor- mata di Legendre:

π(x) = ∂L

∂ ˙φ(x) H = π(x) ˙φ(x) − L (20)

Il teorema di Noether assicura che ad ogni simmetria continua corrisponde una corrente conservata. Per “simmetria continua” intendo una trasformazione sui campi:

φ(x) → φ0(x) = φ(x) + α∆φ(x) α parametro continuo (21) che lascia inalterate le equazioni del moto, ovvero l’azione; la Lagrangiana deve essere quindi invariante a meno di una quadri divergenza:

L(x) → L(x) + α∂µKµ; jµ≡ ∂L

∂∂µφ∆φ − Kµ ⇒ ∂µjµ= 0 (22) Se consideriamo la Lagrangiana che descrive l’interazione di uno scalare reale con una corrente esterna:

L = 1

2∂µφ∂µφ − 1

2m2φ2+ jφ ⇒ (∂µµ+ m2)φ(x) = j(x) (23) la soluzione in trasformata di Fourier φ(p) =R d4xeipxφ(x) `e data da:

φ(p) = 1

p2− m2j(p) (24)

L’oggetto p2−m1 2, che risolve l’equazione differenziale che descrive il moto, `e detto funzione di Green, o propagatore.

(7)

1.4 Equazioni del moto per scalare, fermione, vettore

La Lagrangiana che descrive particelle libere, e le corrispondenti equazioni di moto, sono:

L = ∂µφ∂µφ − m2φ2+ ¯ψ(i∂/− mf)ψ + FµνFµν− M2AµAµ (25) (∂µµ+ m2)φ = 0 (i∂/− mf)ψ = 0 ∂µFµν + M2Aν = 0 (26) dove Fµν ≡ ∂µAν − ∂νAµ, ∂/ ≡ ∂µγµ e ψ `e una funzione d’onda a 4 componenti.

Consideriamo dapprima un campo scalare. In trasformata di Fourier si ha:

φ(x) =

Z

d4pe−ipxφ(p); (p2−m2)φ(p) = 0 ⇒ φ(p) = a(p)δ(p2−m2) ⇒ φ(x) =

Z d3p 2√

p2+ m2a(p)e−ipx+c.c.

(27) con l’ultima espressione valida solo per un campo reale φ = φ. Notare che la δ(p2 − m2) che fissa l’impulso “sul mass shell” ha due branche, una per p0 = +√

p2+ m2 e una per p0 =

−√

p2+ m2: esistono quindi sia soluzioni “ad energia positiva” del tipo e−ipx che soluzioni “ad energia negativa” del tipo eipx.

Nel caso di un fermione le soluzioni hanno la forma ψ(x) ∼ e−ipxu(p) dove u(p) `e un qudrispinore che soddisfa (p/− m)u(p) = 0 e p0 = ±√

p2+ m2. Si preferisce per convenzione scri- vere le soluzioni con energia negativa come ψ(x) = eipxv(p), (p/+ m)v(p) = 0, p0 = +√

p2+ m2. Vediamo per prime le soluzioni ad energia positiva.si ha ψ(x) = R d4pe−ipxu(p) dove u(p) `e un qudrispinore che soddisfa (p/− m)u(p) = 0. Scrivendo u(p) in termini di due bispinori (o spinori di Weyl) si ottiene:

u = η ξ

! (

(p0− pσ)ξ − mη = 0

(p0+ pσ)η − mξ = 0 (28)

che ha soluzione:

( p20− p2− m2 = 0 ξ = p0+pσ

m η (29)

Possiamo verificare la covarianza dell’equazione di Dirac supponendo che η trasformi come ψL, η → η0 = M η con M = exp[iασ + βσ] e ξ trasformi come ψR, ξ → ξ0 = M†−1ξ. L’equazione di Dirac diventa:

Mξ0 = pµσ¯µ

m M−1η0 ⇒ ξ0 = M†−1pµ¯σµ

m M−1η0 ⇒ ξ0 = pµσ¯µ m η0

La (29) ammette due soluzioni per i due possibili spin. Conviene scegliere l’asse di quantizzazione dello spin lungo l’impulso, cio`e scegliere la base Sˆpη± = ±12η±, S = σ2 . Esplicitamente si ha:

ˆ p =

sin θ cos φ sin θ sin φ

cos θ

⇒ η+= 1

q2(1 − cos θ)

sin θe−iφ2 (1 − cos θ)eiφ2

η = 1

q2(1 + cos θ)

− sin θe−iφ2 (1 + cos θ)eiφ2

(8)

Per convenzione si normalizza a urus= 2p0δrs, ¯urus = 2mδrs. Con questa normalizzazione:

u+=

qp0− |p| η+

qp0+ |p| η+

, u =

qp0+ |p| η

qp0− |p| η

; u±=

√p0− σˆp η±

√p0+ σˆp η+

!

,

dove ho tenuto conto che pση±= ±|p|η± e che m = qp0 − |p|qp0 + |p|. Definisco adesso P±= η±η±= 1

2(1 ± σˆp) P+u+ = u+, P+u= 0 [P±, p/] = [P±, σˆp] = 0 Si ha allora

u++= mη+η+ (p0− |p|)η+η+ (p0+ |p|)η+η++η+

!

= m p0− pσ

p0+ pσ m

! P+ 0 0 P+

!

= (p/+m)P+ = P+(p/+m) Analogamente u= (p/+ m)P per cui si haPrurr = (p/+ m). Un caso particolare si ha se

m=0, p0 = pσ:

u++= 0 p0− pσ p0+ pσ 0

! P+ 0 0 P+

!

= 0 0

p0+ pσ 0

!

= 0 p0− pσ

p0+ pσ 0

! 1 0 0 0

!

= p/PL= PRp/ ; u = p/PR= PLp/

In questo caso gli autostati di elicit`a coincidono con gli autostati di chiralit`a:

u+ = 0

√2p0η+

!

, u=

√2p0η

0

!

Le soluzioni ad energia negativa sono ψ(x) = v(p)eipx con p0 = +√

p2+ m2 e quindi (p/ + m)v(p) = 0. Calcoli analoghi a quelli per le u(p) conducono a:

v=

q

p0− |p| β+

qp0+ |p| β+

v+=

q

p0 + |p| β

qp0− |p| β

σ ˆpβ± = ±β± X

+,−

v¯v = p/− m (30) Notare che elicit`a + delle soluzioni a energia negativa corrisponde a spinori di tipo -. Questo `e dovuto alla nostra scelta delle soluzioni : u(p)e−ipx diventa, per le soluzioni con E < 0, v(p)eipx cio`e viene invertito, oltre al segno dell’energia, anche quello del triimpulso. Il che significa che uno stato a elicit`a + `e allineato a −p: σ(−p)β = β ⇒ σpβ = −β cio`e elicit`a + per v corrisponde un bispinore β.

Veniamo infine al caso di un bosone vettore. Le equazioni del moto (vedi (26)) si scrivono:

νFνµ+ M2Aµ= (2 + M2)Aµ− ∂µνAν = 0 (31) da cui segue, per l’antisimmetria di Fνµ, ∂µAµ= 0 e le soluzioni sono di tipo onda piana:

Aµ(x) = εµp(k)e−ikx+ εµ∗p (k)eikx k2 = M2 (32)

(9)

si ha quindi che kε(k) = 0 e che k0 =qM2+ |k|2.

Per trovare una base, cio`e scrivere esplicitamente le possibili polarizzazioni di un bosone vettore, partiamo dal fatto che una base reale nello spazio a 4 dimensioni `e data dai 4 vettori:

ε0 = (1, 0) ε1 = (0, 1) ε2 = (0, 2) ε3 = (0, ˆk) k1,2 = 0, 21,2 = 1 (33) Infatti ogni quadrivettore si pu`o scrivere come vµ = Pi=0,1,2,3ciεµi con c0 = v0 = (vε0), ci = v · i = −(vεi). Notare il segno - nella metrica, per cui gµνvν = vµ= (vε0µ0Pi=1,2,3(vεiµi = vνµ0εν0 − εµiενi) da cui εµ0εν0 − εµiενi = gµν come si pu`o verificare esplicitamente dalla (33). Le 4 polarizzazioni della (33) vengono chiamate scalare (ε0), trasverse (ε1,2), longitudinale (ε3)

Nel caso M 6= 0 i vettori ε1, ε2 soddisfano kε = 0 ma ε3, ε0 no. Tuttavia `e facile trovare una combinazione di questi ultimi che soddisfa kεL = 0:

k = (k0, k); k2 ≡ M2 ε1,2 = (0, 1,2); k1,2 = 0; 21,2 = 1 εL= 1

M(|k|, k0k)ˆ (34) E’ facile fare le somme sulle polarizzazioni. Infatti:

X

1,2

εipεjp = δij −kikj

|k|2 εiLεjL = k20 M2

kikj

|k|2

X

1,2

ε0pε0p = 0 ε0Lε0L = |k|2

M2 (35)

da cui, considerando anche le componenti miste 0i, si ricava:

X

T ,L

εµpεν∗p = −gµν+kµkν

M2 (36)

Il caso di bosone di massa nulla (fotone) `e un p`o pi`u complicato. La richiesta kε = 0 non `e imposta dalle equazioni del moto, ma conseguenza della scelta di gauge (Lorentz); questo elimina un grado di libert`a:

ε1,2 = (0, 1,2); k1,2 = 0; 21,2 = 1 εµL =∝ kµ (37) Tuttavia ho ancora la libert`a di una variazione di gauge (ristretta) Aµ → Aµ+ ∂µχ purch`e

µµχ = 0 . Scegliendo χ = exp[−iαkx] questo corrisponde per le polarizzazioni a εµ → εµ− αkµ, k2 = 0; in definitiva posso scegliere la gauge in modo da eliminare l’ultima delle (37), che `e non fisica. Infine, ricordando che k = ω(1, ˆk) e introdotto un vettore n = ω(1, −ˆk) `e facile verificare che:

X

1,2

µiνi ≡ PTµν = δij − ˆkij = −gµν+ kµnν + kνnµ

(nk) (38)

Una trasformazione di gauge in particolare non cambia i valori di dei campi elettrici e magnetici B, E e non cambia quindi la fisica

(10)

2 Sezioni d’urto, decadimenti, spazio delle fasi

Un’esperimento di scattering `e una probabilit`a.... La matrice S contiene delle delta di conser- vazione del quadriimpulso:

hf |S|ii = hf |1 + iT |ii = hf |ii + i(2π)4δ4(Pf − Pi)Af i

dove Pf(Pi) `e la somma degli impulsi finali (iniziali). Queste delta sono dovute alla invarianza temporale, per la quale gli operatori hanno una ben precisa dipendenza dalle coordinate. Ad esempio:

Z

d4xhf |LI(x)|ii =

Z

d4xhf |eiP xLI(0)e−iP x|ii =

Z

d4xei(Pf−Pi)hf |LI(0)|ii = hf |LI(0)|ii(2π)4δ4(Pf − Pi)

Il volume d’interazione, V = L3, e il tempo di interazione T sono sempre finiti; le delta di conservazione del quadriimpulso sono quindi astrazioni. Dobbiamo invece considerare:

Z T

2

T2 dteiEt= 2

E sinET 2

T →∞→ 2πδ(E)

E’ quindi possibile dare significato ad espressioni come [2πδ(E)]2 = 2πT δ(E). Analogamente:

[(2π)4δ4(Pf − Pi)]2 T ,V →∞→ (2π)4V T δ4(Pf − Pi) Il tutto ha senso se alla fine dei conti la dipendenza da V e da T scompare.

Normalizzazione:

J0 = eipx

i∂0 e−ipx= 2p0;

Z

J0d3x = 2EV

Nel volume V = L3 con condizioni periodiche al contorno l’impulso `e quantizzato:

pi = 2π

Ln, n = 0, 1, 2, 3, ...

per cui uno stato occupa una celletta di volume (2π)V 3 nello spazio delle fasi; il numero di stati nel volume d3p `e quindi V d3p

(2π)3. Devopoi dividere per la normalizzazione trovata sopra, 2EV , ottenendo d3p

2E(2π)3. Si ottiene infine:

dΓ = 1 T

1

2M V|Af i|2V T (2π)4δ4(Pf − Pifd3pfV (2π)3

1

2EfV = 1

2M|Af i|2dΦ dΦ = (2π)4δ4(Pf − Pif d3pf

2Ef(2π)3

(11)

dΦ `e invariante perch´e proporzionale a δ(p2− m2)d4p.

Sezione d’urto con bersaglio 2 fisso:

dσ = 1

|j1| 1

2m2|Af i|2dΦ = 1

4|p1|m2|Af i|2dΦ Espressione covariante: 4|p1|m2 → 4q(p1p2)2− m21m22

3 Lagrangiana di QCD

E’ bene ricordare un p`o di algebra di SU(N). Fra le rappresentazioni del gruppo `e particolarmente importante la fondamentale, formata da matrici NxN U (θ) = exp iθaτadove τasono N2-1 matrici hermitiane che soddisfano [τa, τb] = ifabcτccon fabccostanti di struttura reali. La normalizzazione delle τa, e quindi quella delle fabc, `e arbitraria e viene normalmente fissata da Tr{τaτb} = 12δab.

Dalle equazioni sopra si trova fabc = −2iTr{[τa, τbc} = −4iTr{τaτbτc} e quindi fabc `e an- tisimmetrico in tutti gli indici. Il Casimiro τ2 = Pτaτa commuta con tutte le τ ed `e quindi proporzionale all’identit`a; la costante di proporzionalit`a si trova facendo la traccia e risulta

Pτaτa≡ CF = N2N2−1. Esiste una Fierz-identity fondamentale, che deriva dal fatto che le N2− 1 matrici τa pi`u l’identit`a sono una base per le matrici hermitiane NxN con prodotto scalare dato dalla traccia:

H =XCaτa+ C0 ⇒ C0 = Tr{H}

N , Ca= 2Tr{Hτa} ⇒ 2ταβa τδγa = δαγδβδ− 1

αβδδγ (39) Da questa si ricava facilmente:

Tr{τaτbτaτb} = 1

4(δαγδβδ − 1

αβδδγ)(δβαδδγ− 1

βδδγα) = −1

4(N2− 1

N ) (40)

La rappresentazione aggiunta `e definita da U (θ)AaτaU−1(θ) = A0aτa e a livello infinitesimo δAa = fabcθbAc da cui segue che A0 = exp iTaθaA con Tbca = ifabc generatori del gruppo nella rappresentazione aggiunta. Ta sono quindi N2-1 matrici (N2 − 1) × (N2 − 1). Per trovare il Casimiro nell’aggiunta si pu`o usare il fatto che TbcaTcda = fabcfadc = CAδbc ⇒ (N2 − 1)CA = fabcfabc; il valore di fabcfabc si pu`o trovare dalle formule precedenti:

Tr{τaτbτaτb}

| {z }

N 2−14N

= Tr{τbτaτaτb}

| {z }

(N 2−1)2 4N

+ifabcTr{τcτaτb}

| {z }

if abc 4

⇒ fabcfabc = N (N2− 1) ⇒ CA= N (41)

A questo punto si possono dare anche le rappresentazioni esplicite “standard”:

Fondamentale e aggiunta di SU(2) con fabc= εabc : τ1 = 1

2

0 1 1 0

!

τ2 = 1 2

0 −i i 0

!

τ3 = 1 2

1 0 0 −1

!

(42)

(12)

T1 =

0 0 0

0 0 i

0 −i 0

T2 =

0 0 −i

0 0 0

i 0 0

T3 =

0 i 0

−i 0 0 0 0 0

(43)

Fondamentale di SU(3) con f123 = 1, f345 = f147 = f246 = f257 = 12, f367 = f156 = −12, f458 = f678=

3 2 : τ1 = 1

2

0 1 0 1 0 0 0 0 0

τ2 = 1 2

0 −i 0

i 0 0

0 0 0

τ3 = 1 2

1 0 0

0 −1 0

0 0 0

τ4 = 1 2

0 0 1 0 0 0 1 0 0

(44) τ5 = 1

2

0 0 −i 0 0 0

i 0 0

τ6 = 1 2

0 0 0 0 0 1 0 1 0

τ7 = 1 2

0 0 0 0 0 −i 0 i 0

τ8 = 1 2√

3

1 0 0

0 1 0

0 0 −2

(45) con le 8 matrici 8x8 della aggiunta date da Tbca = ifabc. Si verifica esplicitamente che fSU (2)abc fSU (2)abc = εabcεabc= 6 e che fSU (3)abc fSU (3)abc = 24 in accordo con la formula generale fSU (N )abc fSU (N )abc = N (N2−1).

La Lagrangiana di QCD `e un caso particolare di teoria di Yang Mills, cio`e un tipo di teoria con invarianza locale SU(N). Per ottenere una Lagrangiana con invarianza locale, partiamo da una generica Lagrangiana con invarianza globale SU(N):

L(φ, ∂µφ) φ0 = U φ, U = exp[iαaTa] L(φ, ∂µφ) = L(φ0, ∂µφ0) (46) Se adesso rendiamo la trasformazione locale, αa → αa(x), la Lagrangiana non `e pi`u in generale invariante. Per renderla invariante localmente introduciamo N campi di gauge vettoriali Aaµ, a = 1...N :

Aµ≡ AaµTa U = exp[iαa(x)Ta] A0µ = U AµU−1+ i

g(∂µU )U−1 (47) dove g `e una cosatante cui daremo il significato di costante di accoppiamento. Definiamo la derivata covariante:

Dµ = ∂µ− igAµ (48)

che ha, diversamente dalla derivata semplice, una “buona” propriet`a di trasformazione sotto gauge, nel senso che

Dµφ → U Dµφ (49)

o equivalentemente, dato che φ → U φ, si pu`o scrivere anche Dµ → U DµU−1. Da quanto detto

`

e facile constatare che la seguente lagrangiana `e localmente invariante sotto SU(N):

LY M = L(φ, Dµφ) − 1

4Fµνa Faµν (50)

avendo definito:

Fµν = Fµνa Ta = 1

ig[Dµ, Dν] ⇒ Fµνa = ∂µAaν− ∂νAaµ− gfabcAbµAcν, Fµνa Faµν ∝ Tr{FµνFµν} (51)

(13)

La Lagrangiana di QCD `e un caso particolare con N=3:

LQCD = X

f =u,d,s...

i ¯ψfDµψf −1

4Fµνa Faµν (52)

A questa vanno aggiunti i termini di gauge fixing, di massa dei quarks ed i ghosts. Il termine di gauge fixing `e indispensabile per risolvere un’ambiguit`a nella definizione del propagatore. In effetti se consideriamo un campo vettore accoppiato con una corrente, L = −1/4F2 + jA, le equazioni del moto:

µFµν = jν ⇒ ∂µµAν − ∂µνAµ = jν (53) si scrivono in trasformata di Fourier:

(−k2gµν + kµkν)Aµ= jν (54)

La corrispondente funzione di Green soddisfa, per definizione:

Aµ= Gµνjν ⇒ (−k2gµα+ kµkα)Gαν = gµν (55) Ma quest’ultima equazione non ha soluzione, come si vede dal fatto che (−k2gµα+ kµkα)kα = 0, che `e collegato all’invarianza di gauge. Per risolvere questa ambiguit`a si pu`o ad esempio aggiungere alla Lagrangiana un termine 1(∂µAµ)2 (ξ-gauge). In questo modo le equazioni del moto cambiano e il propagatore soddisfa:

−k2gµα+ kµkα(1 −1 ξ)

!

Gαν = gµν ⇒ Gµν = 1

k2((1 − ξ)kµkν

k2 − gµν) (56) Una delle scelte pi`u comuni `e la gauge di Feynman ξ=1.

4 Sezione d’urto per diffusione elastica ut → ut

Gli ingredienti necessari per calcolare la sezione d’urto sono

• Regole di Feynman

• Espressione per lo spazio delle fasi

• Modulo quadro dell’ampiezza

Lo spazio delle fasi per uno stato finale di due particelle si scrive:

dLips = (2π)4δ4(p1+p2−p3−p4) d3p3

2E3(2π)3

d3p4

2E4(2π)3 = 1

(2π)2δ(E1 + E2− E3− E4) d3p3

4E3E4

p4=p3p2p2 (57)

(14)

dove ho eliminato l’integrale in d3p4 tenendo conto del fatto che la δ3 implica la conservazione del triimpulso. Per valutare questa espressione mettiamoci ora nel sistema del centro di massa, nel quale si ha:

p1 = (E1, p) p2 = (E2, −p) p3 = (E3, p0) p4 = (E4, −p0) p21 = p23 = m21 p22 = p24 = m22 (58) la Quantit`a E1+ E2 si indica di solito con√

s ed `e la massa invariante delle 2 particelle inizialei:

s = (p1+ p2)2. Nel sistema del centro di massa si ha

p3 = p0, E3 =q|p0|2+ m21, E4 =q|p0|2 + m22 d3p0 = |p0|2d|p0|dΩ Adesso, ricordandosi che δ(f (x)) = 1/f0(x0)δ(x − x0) con f (x0) = 0 si ottiene:

d3p0δ(E3(|p0|)+E4(|p0|)−√

s) = |p0|2d|p0|dΩ 1

|p0| E3 + |p0|

E4

= |p0| E3E4 E3+ E4dΩ

E3+E4= s

= |p0|E3E4

√s dΩ (59) Infine, la conservazione del triimpulso `e tenuta automaticamente in conto nella (58), mentre la conservazione dell’energia d`a:

q

p2+ m21+

q

p2+ m22 =

q

p02+ m21+

q

p02+ m22 ⇒ |p| = |p0| (60) Mettendo insieme le (57,59) si ottiene l’espressione dello spazio delle fasi nel sistema del c.m.:

dLips = 1 16π2

√|p|

sdΩ p = triimpulso nel c.m. √

s = energia nel c.m. (61) Infine:

dσ = |Af i|2

I dLips = |Af i|2 4|p|√ s

1 16π2

√|p|

sdΩ = |Af i|2

64π2sdΩ (62)

Consideriamo adesso la sezione d’urto di scattering elastico u(k1) t(p1) → u(k2) t(p2) con k12 = k22 = m2, p21 = p22 = M2, che potrebbe essere rilevante per processi misurati a LHC.

Le regole di Feynman rilevanti sono:

Utilizzando le regole di Feynman il calcolo dell’ampiezza per il processo u(k1; s1)t(p1, r1) → u(k2; s2)t(p2, r2) dove k, p indicano gli impulsi e r, s gli spin (elicit`a) `e piuttosto semplice:

Ass2r2

1r1 = e2s2(k2µus1(k1)gµν

q2r2(p2νur1(p1) (63) Notare che si pu`o usare gµν...

Consideriamo la sezione d’urto unpolarised, cio`e mediata sugli spin iniziali e sommata su quelli finali:

X

r1,r2,s1,s2

|Ass21rr21|2 4 = (e2

q2)2Tr

2 {(k/2+ m)γµ(k/1+ m)γν}Tr

2 {(p/2+ M )γµ(p/1+ M )γν} ≡ (e2

q2)2LµνMµν (64)

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