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Il Sistema Ambientale

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Academic year: 2022

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AMB_D002

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Il Sistema Ambientale

La gestione dei rifiuti

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Sommario

INTRODUZIONE ... 1

I RIFIUTI E LA LORO CLASSIFICAZIONE ... 1

Secondo l’origine ... 1

Secondo la pericolosità ... 2

I TIPI E LE QUANTITA' PRODOTTE ... 3

L'APPORTO DEI DIVERSI SEGMENTI DELL'INDUSTRIA PRODUTTIVA ... 4

IL POTENZIALE DI IMPATTO AMBIENTALE DEI RIFIUTI INDUSTRIALI ... 5

IL NUOVO CONCETTO DI GESTIONE RIFIUTI ... 7

I NUOVI DECRETI ... 7

LA GESTIONE E I SUOI OBIETTIVI ... 8

Recupero rifiuti urbani ... 8

Sistemi di recupero delle principali tipologie di rifiuti ... 9

Rifiuti particolari ... 11

Olii minerali (non contaminati da PCB) ... 11

Batterie al Piombo ... 11

Bagni di fissaggio e sviluppo esausti ... 11

Rifiuti animali ... 11

Rifiuti contenenti amianto ... 11

Rifiuti radioattivi ... 12

Rifiuti tossico-nocivi e chimici ... 12

Rischi associati alla manipolazione dei rifiuti chimici ... 13

SMALTIMENTO E DEPOSITO DEI RIFIUTI ... 13

ISO 14001 E I RIFIUTI ... 14

Applicazione dell’ISO 14001 ... 15

ISO 14001 E I RIFIUTI……… ….………14

Applicazione dell’ISO 14001………14

Analisi ambientale: aspetti ambientali significativi………...15

Politica ambientale……….15

Controllo……….15

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I I I N N N T T T R R R O O O D D D U U U Z Z Z I I I O O O N N N E E E

In questa dispensa parleremo della raccolta, del trasporto, del recupero e dello smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni nonché il controllo delle discariche e degli impianti di smaltimento dopo la chiusura.

Evidenzieremo il fatto che siamo tutti produttori di rifiuti e che ognuno di noi deve impegnarsi a rispettare le regole imposte dallo Stato.

I RIFIUTI E LA LORO CLASSIFICAZIONE

Innanzitutto specifichiamo che per rifiuto si intende qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'obbligo di disfarsi (CEE 751442; termine per l'attuazione luglio1977), o qualsiasi sostanza od oggetto derivante da attività umane o da cicli naturali, abbandonato o destinato all'abbandono (DPR 915/82).

E’ importante segnalare la classificazione del rifiuto perché in relazione alla loro tipologia e provenienza hanno sistemi di smaltimento diversi.

La classificazione è data dal Decreto Ronchi (D.L.gs. 22/97) e principalmente vengono catalogati secondo l’origine in urbani e speciali e secondo la pericolosità in pericolosi e non.

Secondo l’origine

I rifiuti Urbani

 i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso civile

 i rifiuti non pericolosi, assimilabili agli urbani per qualità e quantità, provenienti da locali e luoghi diversi dalle abitazioni (attività commerciali – artigiani – ecc.) ai sensi dell'art. 21, 2° comma, lettera g)

 rifiuti non pericolosi, rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini

 rifiuti provenienti dallo spezzamento delle strade

 rifiuti provenienti da attività cimiteriali

 rifiuti giacenti sulle strade e aree pubbliche

I rifiuti Speciali

 rifiuti provenienti da attività agricole e agro-industriali

 rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo

 rifiuti provenienti da lavorazioni industriali o artigianali

 rifiuti derivanti da attività commerciali o di servizio

 rifiuti derivanti dall’attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi

 rifiuti derivanti da attività sanitarie

 i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti

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Secondo la pericolosità

I rifiuti pericolosi

Ad eccezione dei rifiuti domestici di cui al primo punto dell’elenco dei rifiuti urbani, tutti i rifiuti urbani o speciali possono essere qualificati pericolosi se contengono o sono contaminati dalle sostanze pericolose in quantità e concentrazioni tali da presentare un pericolo per l’ambiente

(allegato D del D. Lgs. 22/97 nonché l’elenco dei rifiuti pericolosi - codice CER).

I rifiuti urbani pericolosi pile, medicinali scaduti, frigoriferi, batterie, Prodotti etichettati con T e/o F

I rifiuti domestici pericolosi vernici, inchiostri, adesivi, contenitori con l’indicazione T/F, tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio.

I rifiuti speciali pericolosi contengono al loro interno una elevata concentrazione di sostanze inquinanti, devono quindi essere sottoposti ad un trattamento che ne riduca drasticamente la pericolosità e sono:

derivanti da industria chimica, metallurgica, fotografica, conciaria e tessile, Derivanti da raffinazione del petrolio, Provenienti da ospedali, case di cura e affini, Oli esauriti e solventi e Derivanti da raffinazione del petrolio

I rifiuti non pericolosi

Sono tutti gli altri rifiuti, ad esempio:

 rifiuto urbani misti (secco indifferenziato)

 umido

 carta e cartoni

 vetro e lattine

 contenitori in plastica per liquidi

 polistirolo

 ingombranti

 legno

 materiali ferrosi

 Pneumatici usati

 toner per fotocopiatrici e stampanti

 oli e grassi vegetali e animali

 olii minerali

 Residui della pulizia delle strade

 Indumenti – Il servizio viene svolto dalla Caritas Ambrosiana nell’ambito del progetto

"Vesti e Rivesti"

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I TIPI E LE QUANTITA' PRODOTTE

Sono state individuate 9 tipologie principali rappresentanti tutti gli svariati tipi di rifiuti censiti.

Da una prima valutazione, forzatamente approssimativa e non sempre attualizzata, il quadro generale del mixing di rifiuti generato localmente risulta in sintesi così articolato (valori percentuali ovviamente di larga massima e suscettibili di rapide variazioni in funzione della continua e non sempre valutabile fluttuazione della produzione industriale):

 il 27,5% in peso è composto da "rifiuti a minimo contenuto organico", in netta prevalenza macerie e più marginalmente prodotti di scarto dell'industria estrattiva (materiali inerti, residui da demolizione, fanghi inerti, sabbie, fanghi da cave e marmifici).

 il 17 % in peso è costituito da rifiuti e rottami misti; all'interno di questa classe tipologica vengono inseriti tutti i rifiuti di tipo urbano e quelli ad essi assimilabili, come la carta, il vetro, la plastica, quando non sono recuperabili; nel caso specifico la maggior parte della quantità globale censita è composta da rottami di imballaggi e da residui di prodotti alimentari (carta, vetro, cartone, tessuti, rifiuti di mensa e pulizia, materie plastiche e gomma).

 il 10,5% in peso è dato dai "fanghi primari", prevalentemente di tipo bio-organico, derivanti per la quasi totalità dall'industria agro-alimentare (fanghi e materie fermentabili, biomasse, vegetali).La scarsa presenza di fanghi primari inorganici è indubbiamente connessa agli indirizzi produttivi delle grosse imprese che si sono orientate verso lavorazioni a bassa produzione di fanghi.

 il 4,3% in peso è composto da "rottami di legno", di pezzatura varia. Sono ricompresi in questa classe anche i pallets, la cellulosa, la segatura, e i trucioli di lavorazione essenzialmente prodotti dalla fabbriche di legno e mobili e da industria edile.

 lo 0,5% in peso è costituito da rottami metallici in genere, sfridi di lavorazione e rottami fallati o rottame dell'industria metalmeccanica: materiali metallici vari contenenti sovente metalli tossici.

 il 2,4% in peso è costituito da "fanghi da depurazione biologica e fanghi organici":

all'interno di questa classe sono compresi sia i fanghi derivanti dalla depurazione di acque tecnologiche che i fanghi provenienti dal trattamento degli scarichi civili, degli insediamenti industriali e di servizio ed i fanghi potenzialmente recuperabili, ma legalmente classificati come rifiuti. Sono pertanto inclusi in questa classe i fanghi dei depuratori comunali e quelli delle fosse asettiche private (fanghi ispessiti al 20% circa).

 l'11,3% in peso è rappresentato dai "rifiuti ad alto contenuto organico",

essenzialmente di tipo biologico, provenienti sia dall'industria agro-alimentare, (in particolare dai processi di cernita e lavorazione della frutta e della verdura e dalla macellazione di animali), sia dall'industria petrolifera ed in minima parte dall'industria conciaria. Tra essi vanno citati in particolare:

- terre separate da prodotti agricoli;

- coadiuvanti della lavorazione dello zucchero;

- fondami, emulsioni.

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 l'1,2% in peso è costituito da prodotti pericolosi, provenienti da processi di

verniciatura, petrolifero, farmaceutico, lavorazioni chimiche dell'industria meccanica, chemicals e residui degli stessi (materiali tossici, prodotti chimici esausti, sostanze infiammabili, solventi, fanghi non trattati contenenti metalli tossici da lavorazioni particolari).

 il 17% in peso proviene da attività varie quali: galvaniche, fonderie, operazioni meccaniche varie, impianti di filtrazioni e sistemi di condizionamento e depurazione atmosferica, trattamenti decoloranti, impianti di termodistruzione; terre, sabbie e scorie di fonderia; scorie e ceneri; scorie metalliche; polveri di filtrazione; fanghi inorganici.

 l'8,5% in peso circa è costituito da una aliquota dei fanghi industriali che non è stato possibile censire, provenienti da artigianato ed attività minori.

L'APPORTO DEI DIVERSI SEGMENTI DELL'INDUSTRIA PRODUTTIVA L'apporto dei diversi settori di attività alla formazione della massa dei rifiuti si caratterizza per i seguenti punti salienti (valori di larga massima riportati per fornire un quadro generale della produttività regionale):

 il 29% in peso della quantità totale proviene dalle imprese edili e dalla attività estrattiva di produzione inerti e marmi.

 il 19,5% in peso è prodotto dal settore agro-alimentare e zuccheriero.

 il 24% in peso è generato dai servizi presso l'attività di depurazione.

 il 4% deriva dall'industria metalmeccanica (in particolare galvaniche), elettrodomestici, fonderie, artigianato.

 il 4% in peso deriva dall'industria del mobile e suoi collegamenti.

 lo 1,5% in peso deriva dall'attività conciaria in genere.

 il 16,5% in peso proviene da industria chimica, varia, estrattiva, petrolifera.

Confrontando queste distribuzioni percentuali con gli addetti all'industria ed ai servizi si osserva che i settori economici a più elevata produzione sono le imprese edili, il settore agro-alimentare e l'attività espressa dai servizi presso i reparti produttivi.

Ad integrazione di quanto descritto nel paragrafo precedente si riporta nel seguito la composizione dei mixing di rifiuti prodotti dai settori economici più rilevanti o per il volume complessivo di rifiuti generati (es. imprese edili) o per i livelli occupazionali raggiunti (es.:servizi).

 Industria edile: Rifiuti a basso contenuto organico.

 Commercio: Rifiuti e rottami misti, Cartone, Rottami selezionati di altri semiprodotti, Rifiuti ad alto contenuto organico, Rottami di legno

 Industria agro-alimentare: Fanghi primari, Rifiuti ad alto contenuto organico, Fanghi da depurazione biologica, Altro.

 Servizi: Rifiuti e rottami misti, Fanghi da depurazione biologica , Rottami selezionati di altri semiprodotti

 Industria conciaria: Rifiuti ad alto contenuto di organico, Rottami selezionati di altri semiprodotti, Fanghi da depurazione biologica

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 Industria metalmeccanica: Rottami metallici, Rifiuti e rottami misti, Fanghi primari- Fanghi da depurazione biologica

 Industria estrattiva e di depurazione dei minerali non metalliferi: Rifiuti a basso contenuto organico, Rifiuti e rottami misti

 Industria petrolifera: Fondami e morchie oleose, Emulsioni, Fanghi da depurazione chimico-fisica e biologici(anche inertizzati)

Per quanto riguarda l'influenza esercitata dalle dimensioni degli impianti di origine sulla produzione di rifiuti, dalla stima emerge che la maggior parte deriva da aziende di medie dimensioni.

Anche la qualità degli scarti prodotti varia a seconda delle dimensioni aziendali: nella composizione delle piccole aziende,(a basso tenore di organico),si nota la influenza degli apporti delle imprese edili, delle agro-alimentari, dei mobilifici (rottami di legno,fanghi di cabine di verniciatura).

IL POTENZIALE DI IMPATTO AMBIENTALE DEI RIFIUTI INDUSTRIALI

Ha seguito di diverse ricerche è stata formulata la seguente stima di largamassima:

 Circa il 34% dei rifiuti può considerarsi "non portatore di rischi ambientali" particolari, salvo quelli di natura estetica (modalità d'impatto 0).Essi sono in particolare:materiali inerti; residui da morchie; fanghi inertizzati; sabbie; carta; cartone; vetro; tessuti;

plastiche; gomme; legno.

 Circa il 4% comporta il rischio di emissioni aeriformi fastidiose o dannose. Essi sono in particolare:fanghi organici, residui da mensa; scarti di lavorazione dei pellami.

(modalità di impatto 1).

 Circa il 6% dei rifiuti comporta rischi di rilascio di eluati dannosi.Essi sono: scarti metallici; fanghi inorganici; terre di fonderia e coloranti; fanghi galvanici; polveri; etc.

(modalità di impatto 2).

 Circa il 3% dei reflui associa i due rischi precedenti. (modalità di impatto 3).Fra essi i più importanti sono i fanghi biologici.

 Circa il 12,0% dei rifiuti risulta soggetto a putrefazione e quindi associa tutti i rischi precedenti (modalità di impatto 4). I principali sono: fanghi oleosi; biomasse; fanghi fermentescibili.

 Circa il 2% dei rifiuti risulta tossico ed infiammabile (modalità di impatto 5).In particolare: sostanze tossiche; chemicals; solventi e vernici; reattivi; emulsioni;

infiammabili; sfridi con metalli tossici; polveri tossiche.

In senso generale l'influenza sulle potenzialità di impatto ambientale delle tipologie base di rifiuto e dei rispettivi processi di provenienza è marcata. Sotto questo punto di vista:

 I più bassi livelli complessivi si registrano con i rottami (metalli, legno, plastica,

gomma, tessuti, vetro, ecc.) per i quali la frazione a rischio praticamente nullo oscilla fra

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il 65 e 85% e la frazione residua a rischio deriva dalle contaminazioni del materiale di base da parte di oli, solventi o altre sostanze parzialmente biodegradabili.

 In una posizione intermedia si collocano i "rifiuti a basso contenuto organico" per i quali le quantità totali si ripartiscono in proporzioni circa uguali fra la frazione ad impatto nullo (modalità 0) e la frazione a rischio anche igienico (modalità 1-4).

 Si presentano invece come materiale a rischio igienico elevato i rifiuti delle classi tipologiche restanti, per i quali le frazioni ad impatto solo estetico oscilla fra il 10-20%.

La situazione delle singole classi di rifiuto rientranti in questo ultimo gruppo è in dettaglio la seguente:

 fanghi primari:

-il 54% è putrescibile;

-il 21% può rilasciare eluati dannosi;

-la restante frazione non a rischio è costituita da fanghi di disabbiatura o di sedimentazione di acque di processo nella lavorazione di materiale lapidei.

 fanghi biologici:

-il 94% della quantità è putrescibile;

-la frazione restante è per lo più costituita da fanghi mineralizzati e stabilizzati, e pertanto esenti da rischio sostanziale.

 fanghi da depurazione chimico-fisica:

-il 75% circa comporta il rischio di rilascio di eluati dannosi;

-solo il 5% circa comporta anche il rischio di alterazioni putrefattive, come per le emulsioni oleose;

-il 15% circa è costituito da fanghi da processi di addolcimento o di sedimentazione di materiali inerti (flocculazione e sedimentazione di acque per taglio e molature di materiali lapidei).

 fanghi ad alto contenuto organico:

-l'80% circa è putrescibile;

-la restante marginale frazione non a rischio è invece costituita da materiali cellulosici o a base di pelli o da materiali organici non del tutto degradabili.

 idrocarburi: tutto il settore comporta il rischio di inquinamento idrico (modalità di impatto 2). Inoltre:

- il 25% anche quello di inquinamento atmosferico (modalità di impatto 3);

- il 15% di putrefazione (modalità di impatto 4). Cioè gli oli e le sostanze oleose presentano solo rischi di inquinamento idrico, mentre i solventi comportano anche emissioni di vapore, e di idrocarburi biodegradabili; come gli oli di origine vegetale ed animale, anche gli idrocarburi possono irrancidire ed imputridire.

 morchie: questa classe ha profilo analogo agli idrocarburi: in essa sono compresi fondami oleosi di serbatoi, emulsioni stabilizzate, slops di raffineria, morchie e peci di distillazione e residui di estrazione con solventi.

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I I I L L L N N N U U U O O O V V V O O O C C C O O O N N N C C C E E E T T T T T T O O O D D D I I I G G G E E E S S S T T T I I I O O O N N N E E E R R R I I I F F F I I I U U U T T T I I I

Nel precedente quadro legislativo introdotto dal DPR 915/82 lo smaltimento, nelle sue varie fasi, costituiva il momento qualificante nella problematica connessa al Rifiuto.

Con il termine omnicomprensivo di smaltimento il Legislatore intendeva chiaramente comprendere anche quelle operazioni di trattamento e/o condizuionamento finalizzate sia al recupero che al riciclo o riutilizzo.

In quella ottica le suddette operazioni non venivano assolutamente privilegiate rispetto alla gamma di operazioni finali quali la collocazione in discarica, la termodistruzione mediante incenerimento, il trattamento presso piattaforme integrate.

La nuova normativa introduce il concetto, del tutto innovativo, di gestione, o meglio di gestione integrata, che enfatizza l’importanza dell’operazione di recupero, anteponendola alla distruzione, collocata in posizione residuale.

E’ eloquente nel merito l’Art.4: l’obiettivo principale appare individuato nel recupero – riutilizzo - riciclaggio. A ben leggere si avverte una preferenza di questi processi anche a quelli connessi con il recupero di energia.

Non è una dimenticanza: il deposito temporaneo deve essere considerato come una delle tre diverse modalità di stoccaggio, in cui ricomprendere anche il deposito preliminare e la messa in riserva.

In tale nuova visione questa operazione, quale che sia la destinazione finale, purchè effettuata nel luogo di produzione e nel rispetto delle prescrizioni dettate all’Art.6, configura giustappunto il deposito temporaneo, non espressamente citato, da intendersi come quella azione non vincolata ad autorizzazione o comunicazione, ma al solo obbligo di tenuta del Registro, oltrechè all’assoluto divieto di miscelazione (Art.9).

Ricorrere al deposito temporaneo non è di certo un obbligo, ma piuttosto una facoltà, laddove non fosse giudicato tecnicamente congruo ed economicamente conveniente raggruppare i rifiuti nel rispetto delle rigorosissime prescrizioni tecniche normate, ma si ritenesse più comodo richiedere l’autorizzazione per il deposito preliminare o per la messa in riserva; operazioni che inoltre consentono anche il ricorso alle procedure semplificate.

Sia il deposito preliminare che la messa in riserva sono infatti finalizzati ad "altre operazioni"; ne deriva l’illegalità patente di quei trasferimenti da un Centro di stoccaggio ad un altro, a meno che non siano programmate altre operazioni (sempre in elenco), diverse.

I NUOVI DECRETI

In approccio, seppure forzatamente sintetico, alla problematica legata alla gestione del rifiuto, non si possono sottacere i disposti introdotti dai più recenti decreti.

Il D.M. n.148/98 impone l’adozione di un modello uniforme di Registro: sono stati indicati 2 modelli, di cui uno per i commercianti ed intermediari non detentori (previsione, questa, che costituisce assoluta novità). Un’importante facoltà (peraltro prevista anche dalle normative previgenti) è rappresentata (per produttori di RNP), dalla possibilità di adempiere l’obbligo di registrazione con ricorso a documenti alternativi (Registro IVA-Scritture ausiliarie di magazzeno), comunque numerati e vidimati dall’Ufficio del Registro ed integrati con i formulari.

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Il D.M.145/98 prescrive l’adozione del formulario, inteso come documento di accompagnamento, (può essere indifferentemente emesso da produttore-detentore-trasportatore), essenziale in particolare durante il trasporto, ed i cui estremi debbono essere riportati sul Registro (di contro il numero progressivo del Registro deve essere riportato sui formulari).La loro stampa deve essere esclusivamente effettuata da tipografie autorizzate; la vidimazione è esclusivamente consentita presso la C.C.I.A.A. o l’Ufficio del Registro.

E’ anche in vigore già dal maggio 1998 il D.M. n.141 che definisce le caratteristiche di pericolo e fissa regole per lo smaltimento in discarica. La presenza di una soltanto delle peculiarità di pericolo ivi rappresentate è già sufficiente ad indurre la patente di pericoloso al rifiuto. Oltre all’obbligo di accertarsi della presenza e validità della documentazione di accompagnamento (f.i.r.), il gestore della discarica ha il diritto-dovere di accertarsi della congruità con il decreto delle caratteristiche di pericolosità ivi menzionate. In particolare non è concesso lo smaltimento ai materiali contenenti parametri esplosivi e comburenti (H1 e H2)-infiammabili (P.I.<55°C)- corrosivi in concentrazione<1% (R35)-sanitari a rischio infettivo (H9)-altri contaminati da specifiche sostanze (principi attivi di prodotti fitosanitari e presidi medicochirurgici).

Per siffatte matrici di rifiuto a rischio è concesso lo smaltimento unicamente nelle discariche già autorizzate alla data del 27.5.98, e solo a tutto il 31.12.99.

LA GESTIONE E I SUOI OBIETTIVI

Negli ultimi anni nell’ambiente si è avuta una esorbitante dispersione di sostanze non biodegradabili oltre che di sostanze altamente tossiche che di norma sono residui dei processi industriali.

Fortunatamente attraverso diversi metodi di gestione, la maggior parte dei rifiuti riesce ad essere riciclata e smaltita senza rischi. Il vero problema si ha per le scorie tossiche che costituiscono un gravissimo problema di protezione ambientale. Pertanto le direttive comunitarie intendono perseguire gli obiettivi di riduzione dei rifiuti non riciclabili e del loro trattamento per uno smaltimento sicuro e controllato.

Inoltre per i rifiuti tossici prevedono una precisa elencazione delle materie pericolose al fine di disciplinarne l’ammasso, il trattamento, lo smaltimento e il trasporto.

Gli obiettivi principali delle gestione rifiuti sono quelli di minimizzare:

 il rischio per gli operatori

 il rischio per la salute pubblica

 il rischio per l’ambiente

La raccolta interna dovrebbe essere sempre più differenziata e dovrebbe separare i contenitori rispettando le tipologie, individuando le zone di raccolta ed i percorsi idonei. Lo smistamento delle tipologie nella zona adibita a deposito rifiuti dovrebbe avvenire con accorta gestione.

Inoltre sarebbe utile individuare il metodo più efficace nel rispetto dei principi di economia e delle legislazioni nazionali, per avviare quanto più possibile al recupero o al riciclaggio.

Recupero rifiuti urbani

Il recupero dei rifiuti è regolato dall’articolo 4 del D.Lgs 22/97 il quale stabilisce che ai fini di una corretta gestione dei rifiuti le autorità competenti favoriscono la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso:

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 il reimpiego e il riciclaggio

 le altre forme di recupero per ottenere materia prima dai rifiuti

 l’adozione di misure economiche che prevedano l’impiego dei materiali recuperati

 l’utilizzazione principale dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia.

 il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di materia prima devono essere considerati preferibili rispetto alle altre forme di recupero.

Ai sensi dell’articolo 2, i rifiuti devono essere recuperati senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che possano recare pregiudizio all’ambiente.

Sistemi di recupero delle principali tipologie di rifiuti

 Plastica

Il sistema di recupero è costituito da tre passaggi: conferimento, selezione e rilavorazione.

Nei Centri di Conferimento i gestori della raccolta differenziata depositano periodicamente il carico raccolto di bottiglie, flaconi ed altri imballaggi in plastica. I Centri di Selezione e Stoccaggio

rappresentano il passaggio successivo. In essi confluisce il materiale in balle proveniente dai Centri di Conferimento, nonché gli imballaggi in plastica provenienti direttamente dalla raccolta differenziata.

In questi centri i contenitori in plastica vengono suddivisi in frazioni omogenee per tipologia di polimero costituente il contenitore (PE, PET e PVC). Inoltre la frazione in PET viene ulteriormente suddivisa per colore.

L’ultimo anello è rappresentato dai Centri di Rilavorazione, che trasformano i tre polimeri selezionati in materiale plastico di alta qualità.

 Carta

La carta raccolta viene portata in appositi depositi dove viene effettuata una prima selezione del materiale. Carta e cartone vengono separati da altri materiali conferiti insieme ad essi; talvolta si separano diverse qualità di carta che hanno prezzi di mercato differenti.

Poi i diversi materiali vengono pressati e confezionati in balle.

Di qui le balle vengono portate alle cartiere, dove vengono disfatte, la carta viene sminuzzata, disinchiostrata, e poi inserita nel pulper, insieme alla fibra di materiale vergine, nelle proporzioni consentite dalla tipologia di prodotto che si vuole ottenere.

 Alluminio

Gli imballaggi di alluminio raccolti, vengono pressati in balle ed inviati agli stabilimenti di recupero che li frantumano e li separano da eventuali residui metallici estranei.

Successivamente i rottami vengono trattati a una temperatura di 500° C allo scopo di liberarli da vernici ed altre sostanze aderenti. Il metallo viene quindi fuso per venire infine colato in lingotti che serviranno per produrre nuovi oggetti e laminati.

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Il risparmio energetico ottenuto con il recupero dell’alluminio è del 95%, inoltre può essere recuperato più volte.

 Legno

Gli imballaggi non più utilizzati, raccolti nei centri preposti, sono ridotti di volume attraverso operazioni di pressatura e triturazione, in modo da consegnarli ai riciclatori per essere lavorati.

Il legname derivante dal recupero viene trasformato in chips di ottima qualità, che possono diventare pannelli di truciolare, compost, combustibili per gli impianti di produzione di energia termoelettrica, complementi d’arredo per l’industria del mobile. Il alternativa, il legno riciclato diventa pasta cellulosica per le cartiere.

 Vetro

Il vetro è riutilizzabile e riciclabile al 100%. Una bottiglia con "vuoto a rendere" può essere sterilizzata e riutilizzata per 50 volte prima di essere gettata.

Il vetro raccolto viene trasportato in appositi impianti dove subisce vari processi di selezione e pulitura: il materiale è selezionato grossolanamente e poi frantumato; successivamente viene

accumulato in depositi esterni dove rimane per qualche mese esposto agli agenti atmosferici in modo da eliminare le impurità; quindi lo si sottopone ad un nuovo processo di selezione; infine viene stoccato prima di essere inviato alle vetrerie, dove verrà riciclato.

 Frazione organica

La frazione organica contenuta nei rifiuti urbani può essere trasformata in compost, utilizzato come fertilizzante per aumentare il rendimento del suolo. E’ un prodotto stabile di colore scuro, quasi inodore, più o meno ricco di humus.

Gli impianti di compostaggio sono dotati di particolari strutture, tra le quali: fosse di raccolta e di stoccaggio dove i rifiuti vengono scaricati e accumulati; impianti di separazione delle diverse

componenti dei rifiuti urbani; impianti per la triturazione della frazione organica putrescibile; reattori per la prefermentazione; cumuli per la maturazione in cui i materiali compostabili vengono accumulati per favorire il processo di humificazione.

 Pile esauste

Dalle pile esauste possono essere recuperati materiali utili come metalli pesanti o il lamierino d’acciaio del rivestimento.

I residui del trattamento devono essere inertizzati, cioè i materiali tossici devono essere resi innocui e destinati allo stoccaggio definitivo in discarica controllata.

 Batterie esauste

Lo smaltimento metallurgico delle batterie al piombo mediante il recupero del metallo in esso contenuto presenta notevoli vantaggi per la comunità, sia in termini economici che in termini ambientali.

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Il metallo recuperato dalle batterie esaurite presenta il 40% della produzione italiana di piombo nonché il 32-35% del fabbisogno nazionale. Tale produzione secondaria richiede minor energia rispetto a quella necessaria per la produzione primaria proveniente da minerale.

Rifiuti particolari

Esistono dei rifiuti particolari che costituiscono delle categorie a parte. Questi devono essere smaltiti in un determinato modo perché altrimenti potrebbero creare seri danni all’ambiente e all’uomo Olii minerali (non contaminati da PCB)

Tali rifiuti sono soggetti alla normativa vigente sui rifiuti per quanto riguarda la registrazione e le denunce. Per produzioni o detenzioni annue maggiori di 300litri (art. n. 6, 11 del D.L. n. 95 del 27/1/92) occorre predisporre un apposito registro nel quale devono essere riportati cronologicamente, per ogni operazione, i dati quantitativi, la provenienza e l'ubicazione degli oli ceduti ed eliminati.

Il loro destino può solo consistere nella consegna al Consorzio Oli Usati territorialmente competente.

Nel caso in cui detti oli fossero contaminati con policlorobifenili (PCB), il corretto smaltimento dovrà essere effettuato tramite ditta autorizzata, essendo il rifiuto in questo considerato tossico nocivo.

Batterie al Piombo

Ai sensi dell'art. n. 9 quinquies, commi 2, 9 del D.L. n. 397/88, convertito in Legge n. 475/88, detti rifiuti debbono necessariamente essere consegnati all'apposito Consorzio Obbligatorio.

Bagni di fissaggio e sviluppo esausti

I reflui provenienti dalle sviluppatrici delle lastre radiografiche, sulla base di analisi chimiche compiute, sono generalmente da considerarsi rifiuti speciali; per tali rifiuti sussiste dunque l'obbligo della registrazione, ed il loro smaltimento deve avvenire tramite consegna ad una Ditta autorizzata.

Rifiuti animali

Per tali rifiuti sussiste l’obbligo della registrazione, accompagnata dall’obbligo di un corretto smaltimento (termodistruzione) tramite una Ditta autorizzata

Rifiuti contenenti amianto

Considerata la pericolosità dei rifiuti in questione, tutte le operazioni dovranno essere svolte in modo tale da evitare la dispersione nell'ambiente delle fibre libere dell'amianto, fortemente cancerogene se inalate e da salvaguardare la salute degli operatori coinvolti.

Ne consegue che lo smaltimento dei suddetti rifiuti richieda particolari cautele ed incombenze sia a carico della struttura produttrice, che a carico della Ditta che effettua lo smaltimento.

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Rifiuti radioattivi

I rifiuti radioattivi sono esclusi dalla presente regolamentazione, in quanto fanno capo al D.L.vo 230/95, in vigore dal 01/01/1996. I rifiuti radioattivi decaduti (non più attivi ai sensi del D.L.vo 230/95) devono essere considerati però come rifiuti speciali o tossico nocivi indipendentemente dal contenuto e trattati pertanto di conseguenza.

Rifiuti tossico-nocivi e chimici

Un buon trattamento dei rifiuti di laboratorio inizia dalle misure preventive e cioè, con

l'identificazione delle misure che possono ridurre il volume dei chimici che dovranno essere smaltiti come rifiuti e con il prevenire i problemi di uno smaltimento difficile o inusuale.

L'obiettivo è evitare di stoccare sostanze pericolose in locali non idonei e di produrre rifiuti tossico nocivi.

In linea di massima, sono da considerare tossico-nocivi i reflui dei laboratori di analisi chimico- cliniche contenenti solventi e altri reattivi molto tossici, etichettati con i simboli Xt, Xn, T, T+ . E’ possibile che risultino pericolose anche parte delle soluzioni esauste di formaldeide utilizzate per la disinfezione, se ad alta concentrazione.

Questi rifiuti devono essere classificati secondo la loro tipologia al momento della produzione e raccolti in modo da evitare il miscelamento di prodotti chimici incompatibili, in appositi contenitori in politene, possibilmente di colore diverso, facilmente sigillabili.

I contenitori (capacità massima 15 litri) devono essere conservati presso i luoghi di produzione in sito idoneo (sotto cappa, ove possibile) ed essere chiaramente etichettati (nome del rifiuto, codice

nazionale ed europeo, frasi di rischio [R..], consigli di prudenza [S..]).

Occorre verificare il PH della soluzione-rifiuto e portarlo alla neutralità, nel caso se ne discosti molto;

i fusti, una volta pieni, dovranno essere conferiti alla zona adibita a stoccaggio temporaneo, debitamente arredata, e versati negli appositi contenitori correttamente etichettati.

Presso la zona di stoccaggio, facilmente raggiungibile e ben aerata, deve comparire la corretta cartellonistica di pericolo (simboli attestanti la presenza di sostanze tossiche, nocive, infiammabili, ecc.) e gli eventuali consigli di prudenza ed un protocollo standard recante la corretta procedura da adottare in caso di sversamento accidentale o di contaminazione personale.

I simboli di pericolo devono essere affissi anche sulla porta (che deve rimanere chiusa a chiave) di accesso alla zona del deposito, unitamente alla cartellonistica di routine (deposito rifiuti speciali e tossico nocivi, vietato l'accesso al personale non autorizzato, vietato fumare); sarebbe buona norma la presenza di un estintore nella zona prospiciente il deposito. Si provvederà quindi allo smaltimento, tramite Ditta autorizzata, almeno una volta all'anno.

Importante però sarà prestare particolare attenzione a non mescolare nei contenitori sostanze incompatibili o che reagiscono fra di loro con sviluppo di gas e vapori, potenzialmente tossici od esplosivi. Poiché è impossibile, in questa sede, compilare una lista esauriente di tutte le incompatibilità chimiche, nei casi dubbi è necessario effettuare una prova di miscelazione sottocappa con piccole quantità.

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Rischi associati alla manipolazione dei rifiuti chimici

I più importanti rischi associati allo stoccaggio provvisorio sono:

 stoccaggio improprio di formaldeide, in ambienti senza ventilazione naturale ed in contenitori non perfettamente a tenuta.

 mercurio stoccato in contenitori porosi, che continua ad evaporare.

 stoccaggio improprio di acido perclorico o acido picrico, con rischio di esplosione,

 combinazione di azide con metalli (Cu, Pb) o ammonio, che può formare residui esplosivi allo stato secco.

 solventi organici che vaporizzano.

 stoccaggio pericoloso di sostanze volatili e infiammabili.

 stoccaggio in contenitori non sigillati di sostanze che liberano gas a contatto con l'umidità (Frase di rischio R15).

 stoccaggio di sostanze aggressive (es. acidi fumanti, alcali forti, solventi) in contenitori che non offrono adeguate caratteristiche di resistenza alle sostanze stesse (verificare scheda di sicurezza prima di cambiare contenitore).

In linea di massima si dovrà smaltire gli acidi e le basi forti separatamente, evitando di mescolarli con altre sostanze o tra di loro e molto importante non tentare diluizioni con acqua o altri solventi. Inoltre le principali situazioni da non creare sono:

 maneggiare con cura e smaltire separatamente le soluzioni di acido picrico.

 non lasciare seccare le soluzioni.

 non mescolare sostanze comburenti con sostanze combustibili.

 smaltire le soluzioni di formalina separatamente, senza mescolarle con nient'altro.

 smaltire l'acido acetico da solo.

 smaltire acido fluoridrico da solo, in contenitori di plastica.

In caso di incidente o contaminazione, si deve provvedere primariamente alla sostituzione dei mezzi di protezione contaminati ed alla decontaminazione della cute eventualmente esposta con utilizzo delle docce oculari o antidoti, se del caso, avendo cura di non disperdere le sostanze nell' ambiente.

Allontanare le persone non indispensabili. Si provvederà poi alla rimozione della contaminazione dalle superfici a mezzo degli appositi Kit antiversamento, indossando i guanti in PVC, procedere poi a trattamento come prescritto dalle le schede di rischio fornite dai fornitori.

SMALTIMENTO E DEPOSITO DEI RIFIUTI

Per smaltimento dei rifiuti si intende la raccolta, la cernita, il trasporto, il trattamento dei rifiuti, nonché l'ammasso e il deposito dei medesimi sul suolo o nel suolo, le operazioni di trasformazione necessarie per il riutilizzo, il recupero o il riciclo dei medesimi

Esiste anche la Raccolta differenziata che è molto idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee, compresa la frazione organica umida, destinate al riutilizzo, al riciclaggio ed al recupero di materia prima.

I contenitori utilizzati debbono possedere requisiti di resistenza agli urti, alle sollecitazioni meccaniche, agli agenti atmosferici e debbono essere congrui alle proprietà organolettiche, chimico-fisiche, biologiche, tossicologiche dei materiali da contenere. I materiali incompatibili, cioè in grado di interagire pericolosamente fra loro, debbono essere stoccati separatamente.

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I contenitori debbono essere dotati di:

 idonee chiusure atte ad evitare sversamenti

 accessori e dispositivi in grado di permettere l’effettuazione in sicurezza delle operazioni di travaso, trasferimento, svuotamento, riempimento

 punti di presa accessibili ed atti ad agevolare le operazioni di movimentazione

 etichette con le segnaletiche di sicurezza come da specifica normativa

 I segnali devono essere costituiti da materiali robusti e resistenti agli urti ed intemperie

 il design, le proprietà fotometriche e calorimetriche debbono garantire visibilità e comprensione

 le dimensioni debbono rispettare la seguente formula (per lettura entro 50 m):

A>L2/2000

A=superfice segnale in mq.

L=distanza in m. di lettura dal cartello

 I segnali debbono essere rimossi al termine della sussistenza del rifiuto

 I contenitori per sostanze o preparati pericolosi debbono essere muniti dell’etichetta prevista

 La segnaletica va applicata sul lato o sui lati visibili in forma rigida, autoadesiva o verniciata.

ISO 14001 E I RIFIUTI

La difesa dell’ambiente è oggi un argomento di vitale importanza sia nell’economia, sia nella politica, sia nella vita quotidiana di ogni cittadino. Gli organi di formazione ce lo stanno dimostrando ed i consumatori cominciano a orientare le proprie scelte anche considerando variabili ambientali prima non valutate.

Anche le imprese stanno comprendendo che la loro funzione non si limita più al semplice aumento della ricchezza ma sono depositarie di precise responsabilità verso la difesa ambientale.

Tra i vari strumenti a disposizione per un’impresa per tenere sotto controllo i propri aspetti ambientali e migliorare le proprie postazioni ambientali vi è la norma UNI EN ISO 14001:96, ormai

universalmente riconosciuta e accettata.

L’ISO 14001 oltre a dotare l’azienda di strumenti adatti a tenere sotto controllo i propri impatti ambientali, presenta delle caratteristiche che ne fanno un ottimo strumento gestionale.

Prima di tutto garantisce il rispetto di tutta la legislazione ambientale, eliminando la preoccupazione di incorrere in pesanti sanzioni amministrative o penali nel caso che un controllo pubblico rilevi delle inosservanze. Inoltre permette di trasformare in dialogo il rapporto, a volte conflittuale, tra l’azienda e i cittadini o le realtà sociali confinanti con l’azienda. Infine, aspetto non trascurabile, il monitoraggio dei consumi, degli scarichi o della quantità di rifiuti profeti porta di solito ad un’ottimizzazione dei processi con conseguente riduzione dei costi di produzione, dello smaltimento dei rifiuti e di mitigazione degli impatti ambientali delle attività produttive.

L’ISO 14001 in Italia è stata pubblicata nel 1996 dall’UNI e dalla sua pubblicazione sono state certificate in Italia 558 organizzazioni. L’andamento del numero di organizzazioni certificate mostra una tendenze irreversibile verso la diffusione di questa norma.

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Il rapporto fra aziende certificate ISO 14001 e ISO 9000 è andato incrementando negli anni:

attualmente è del 1,6% circa ma ci si aspetta un aumento sensibile di questo rapporto a brevissimo termine, visti gli alti tassi di crescita delle certificazioni.

Applicazione dell’ISO 14001

Prima dell’implementare l’ISO 14001 è necessaria, per l’azienda, la precisa definizione del campo d’applicazione e dei confini di tale sistema, allo scopo di focalizzare le risorse, senza includervi elementi non essenziali. E’ utile ricordare che l’ISO 14001 si riferisce solamente alle relazioni tra le attività dell’impresa e l’ambiente, non coinvolgendo direttamente aspetti legati alla sicurezza dei lavoratori. I lavoratori rientrano nel sistema in altri modi: formazione e sensibilizzazione, comunicazione, responsabilità..

Analisi ambientale: aspetti ambientali significativi

Per un’impresa il primo passo della definizione di un Sistema di gestione Ambientale (SGA) è

l’individuazione degli aspetti ambientali delle proprie attività, prodotti o servizi. Indicativamente sono da considerare:

 Scarichi idrici, controllati e non controllati

 Prelievi idrici da pozzo, da corso d’acqua o da bacino

 Presenza e utilizzo di prodotti pericolosi

 Scarichi in atmosfera compresi gli impianti di riscaldamento

 Produzione di rifiuti sia dalla produzione che dagli uffici

 Rumore verso l’esterno

 Odori, vibrazione, impatto visivo, scarico di energia termica, polveri

 Rischi di incidenti e incendi

Devono essere individuati gli aspetti ambientali anche dei prodotti o servizi realizzati dall’impresa e dei beni e dei servizi utilizzati. A questo scopo è necessario che l’impresa coinvolga subappaltatori e fornitori per definire le caratteristiche o l’origine dei materiali o dei prodotti approvvigionati;

spingendo tutti verso il rispetto della legislazione e l’adozione a loro volta di un sistema di gestione ambientale.

Inoltre si dovrà cercare di selezionare gli aspetti ambientali significativi su cui effettivamente il SGA andrà ad agire. Questi possono essere aspetti strettamente ambientali (vastità, durata, severità..) oppure di tipo economico (presenza di vincoli legislativi, possibilità effettiva e costi di intervento di

mitigazione dell’impatto, effetti sull’immagine pubblica..)

Politica ambientale

La politica ambientale è il documento che stabilisce “il senso di marcia e i principi di azione” del SGA. Il rendere pubblico questo documento costituisce l’obbiettivo fondamentale dell’adesione.

L’azienda informa le strutture pubbliche circostanti sullo stato attuale del proprio impatto ambientale e dei suoi obbiettivi futuri e questi sono vincolati ad una azione continuativa di miglioramento

permanente.

Il miglioramento continuo del SGA e delle performance ambientali dell’organizzazione si attua attraverso una pianificazione documentata e controllata degli obiettivi e delle risorse disponibili.

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Controllo

L’impresa dovrà controllare e misurare periodicamente le principali caratteristiche delle sue attività che possono avere impatti significativi, il raggiungimento degli obiettivi e traguardi e il rispetto delle prescrizioni legislative.

La direzione ambientale dovrà riesaminare il SGA tenendo conto di tutte la informazioni utili per avere un quadro completo sul sistema. Il riesame è una fase fondamentale nella cosiddetta ruota di Deming: essa impone alle aziende le fasi di pianificazione, gestione, riesame, attuazione di quanto emerso nel riesame.

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