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I TRE SEGNI DELLA MESSA CRISMALE: UNA SINTESI DELLE PAROLE DEL VESCOVO

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Academic year: 2022

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I TRE SEGNI DELLA MESSA CRISMALE: UNA SINTESI DELLE PAROLE DEL VESCOVO

La messa crismale rivela ogni volta un fascino particolare. In questa liturgia eucaristica si può cogliere la manifestazione visibile della chiesa in tutte le sue componenti riunite attorno al vescovo nella chiesa cattedrale. E’ la messa in cui si consacrano gli oli benedetti per l’unzione dei catecumeni e degli infermi e il santo crisma per l’unzione battesimale, la cresima e l’ordine sacro. In questa messa i sacerdoti rinnovano le promesse pronunciate il giorno dell’ordinazione e la chiesa riscopre la sua vocazione sacerdotale.

Nella sua omelia, Mons. Tardelli ha voluto sottolineare l’importanza di tre segni: l”’olio versato, il profumo del Crisma, la variegata composizione della nostra assemblea”.

“L’olio versato è il primo segno“. E’ questo – ha precisato il vescovo – l’olio che

“sarà in qualche modo versato sul petto dei battezzandi, sulla fronte dei cresimandi, sul palmo delle mani dei presbiteri e infine sulle mani di coloro che sono nella malattia. Questo sacro olio è destinato a essere versato e a raggiungere molte persone. E’ il suo scopo, il suo compito. Gli olivi sono stati piantati e coltivati, le olive raccolte e frante perché l’olio fosse versato e consumato.

Ebbene, non è lontana da questa vicenda dell’olio la nostra stessa vita!”.

Il segno dell’olio versato permette di cogliere la nostra vocazione ecclesiale: “nel segno dell’olio versato possiamo anzi ben individuare la nostra chiamata, quella del vescovo, dei presbiteri e dei diaconi ma anche di tutto il popolo di Dio. Noi esistiamo per essere versati“. Un segno particolarmente eloquente per la missione dei sacerdoti: “gli oli santi che significano la grazia santificante, ci rammentano che la missione delle missioni, quella per cui soprattutto dobbiamo versare la nostra vita, è la santificazione dei fratelli; è per dischiudere ad ognuno le porte del paradiso; perchè ogni uomo abbandoni la via del peccato e si apra nella fede all’amore di Dio e dei fratelli e sia salvo”. La missione allusa dall’olio versato rivela, però, anche le fatiche e i punti deboli della nostra realtà: “Siamo troppo stanchi e fiacchi a volte – ammette Mons. Tardelli – spesso è che son

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venute meno le nostre motivazioni interiori; si sono affievoliti i motivi che stanno dentro la nostra anima”.

“Il profumo del Crisma è il secondo segno. L’olio diventa Crisma per l’invocazione dello Spirito Santo e l’aggiunta di profumo. E il buon odore del Crisma tra poco si spanderà in questa cattedrale come ogni volta che verrà versato sulle persone”. Il segno del profumo del Crisma – aggiunge il vescovo – ci aiuta a capire “che le cose di Dio non sono mai asettiche e disincarnate, inodori e insapori; sono invece vere, vive, pulsanti. Le cose dello spirito non si esauriscono nel pensiero, non sono solo concetti“. Il segno del profumo del Crisma ricorda a tutti, infatti, che la proposta cristiana è una proposta integrale, che non amputa o dimentica nulla della ricchezza umana:

“vorrei richiamare allora tutti noi – ha aggiunto il vescovo – a vivere con gioia tutta la vita. O la fede ha il sapore della vita oppure non è fede (…) con Lui e in Lui siamo capaci di apprezzare le cose belle e buone dell’esistenza; capaci di piangere lacrime ma anche di ridere; capaci di cercare seriamente la volontà di Dio ma sempre con un po’ di senso dell’umorismo; capaci ancora di dire con schiettezza pane al pane e vino al vino, e quindi anche verità che non sono di moda e sono piuttosto scomode al mondo”.

L’ultimo segno ricordato da Mons. Tardelli, che un colpo d’occhio dal presbiterio alle navate gremite della cattedrale evocava immediatamente, “è la variegata composizione della nostra assemblea (…) E’ un fatto. Siamo qui provenienti da tante parti del mondo. Siamo qui preti, diaconi, laici, religiosi e religiose di ogni razza e colore. Giovani e anziani. Poveri e ricchi, semplici e dotti. La celebrazione di questa sera raduna esemplarmente e rappresentativamente la santa e peccatrice chiesa di Pistoia. Siamo quello che siamo, con tutti i nostri peccati, le nostre lentezze, le nostre povertà. Ma siamo anche una realtà bella. (…) Questa variegata realtà della nostra chiesa non è un limite, un handicap, quasi fosse meglio esser tutti uguali, con la medesima testa, lo stesso modo di ragionare, la stessa storia personale e di chiesa alle spalle. No. E’ bene così. Anche se ci possono essere problemi, è sempre meglio una chiesa così che una chiesa piatta e amorfa”.

La varietà della nostra Chiesa può forse tradursi, in alcuni casi, nel rischio della frammentazione e dell’incompresione: “Quanta fatica a camminare insieme!

Quanta fatica a sentirci parte l’uno dell’altro, dentro l’unica chiesa di Cristo!

Quanta fatica proviamo ancora a collaborare, sottoponendoci tutti al giudizio del

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vangelo e al magistero della chiesa di ieri e di oggi! O nell’accettare la disciplina della comunione ecclesiale nella pastorale parrocchiale, nella vita personale, nell’amministrazione dei sacramenti, nell’impostazione della catechesi o nel servizio della carità! Eppure – ha aggiunto il vescovo -, più fondo di ogni nostro individualismo e di ogni nostro rifiuto della comunione o anche più semplicemente della difficoltà di collaborare, c’è lo Spirito Santo di Dio su di noi (…) L’unità ci è donata prima ancora di potercela meritare, come dimostra questa bellissima Eucaristia di stasera che significa la nostra comunione in Cristo ancora prima che noi la realizziamo pienamente”.

Leggi l’intera omelia..

(redazione)

IN MEMORIA DI MANSUETO:

MERCOLEDI 3 MAGGIO LA TRASLAZIONE DELLA SALMA A SANTA MARIA A COLLE. PER MONS. BIANCHI ANCHE UN VOLUME DI DOCUMENTI E RICORDI

Mercoledì 3 maggio alle ore 17, presso la Parrocchia di Santa Maria a Colle, nei dintorni di Lucca, i resti mortali di Mons. Mansueto Bianchi saranno traslati dal cimitero parrocchiale all’interno della chiesa a lui tanto cara, in cui ha ricevuto il battesimo e gli altri sacramenti dell’iniziazione

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cristiana e a cui è sempre rimasto legato con un affetto speciale. Ogni anno il vescovo Bianchi tornava a Santa Maria a Colle per celebrare San Cataldo, santo monaco irlandese del VII secolo particolarmente venerato in quella parrocchia.

A Colle, sua patria natale, Mons. Bianchi ha chiesto espressamente di essere sepolto.

Il 3 maggio è giorno anniversario della ordinazione episcopale del vescovo Mansueto: una data speciale per la diocesi di Lucca che festeggia con particolare solennità l’Invenzione della S. Croce. Alla traslazione seguirà la celebrazione della Santa Messa con la presenza del Vescovo Fausto Tardelli. Il clero pistoiese, amici e fedeli della chiesa di Pistoia sono invitati a partecipare.

A Mons. Mansueto Bianchi la rivista di Archeologia storia costume dell’istituto storico lucchese ha dedicato il suo ultimo numero monografico.

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In memoria del vescovo Bianchi, da sempre sostenitore della rivista e amico dei suoi promotori, sono stati raccolti testi e documenti che permettono di recuperare lo spessore della sua personalità di uomo e pastore.

Il numero della Rivista si configura, evidentemente, come un’omaggio tutto lucchese alla figura del vescovo Bianchi, ma permette di ripercorrere i diversi momenti della sua vicenda umana ed ecclesiale.

Il volume contiene, come si legge in una nota del direttore della Rivista, Graziano Concioni: “alcune omelie e indirizzi di saluto pronunciati dallo scomparso in occasioni particolari della sua missione pastorale; squarci d’intimi sentimenti affidati ad alcune toccanti poesie; immagini che ricordano persone, momenti, luoghi e circostanze della sua vita; testimonianze di chi gli è stato vicino; piccoli saggi della sua attività d’insegnamento; e, infine, frammenti di studi che rendono omaggio all’interesse da lui più volte manifestato per la storia della propria terra”.

Non mancano le omelie pronunciate in occasione delle esequie, della sepoltura e del trigesimo che, con vibrante affetto, consegnano il dolore del distacco e ripercorrono il profilo del vescovo Mansueto.

Il volume, consegnato in omaggio al clero pistoiese in occasione della Messa Crismale, potrà essere richiesto direttamente all’Istituto Storico Lucchese che ne è l’editore

Istituto Storico Lucchese Cortile Francesco Carrara, 12 55100 Lucca

Telefono: 058355290

E-mail: istitutostoricolucchese@gmail.com http://www.istitutostoricolucchese.org (redazione)

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AL VIA LE VISITE GUIDATE AL CANTIERE DI RESTAURO DELLA CHIESA DI SAN LEONE

“Avvicinatevi alla bellezza”

Al via le visite guidate al cantiere di restauro della chiesa di San Leone a Pistoia

Da martedì 11 aprile sarà possibile ammirare da vicino gli splendidi affreschi settecenteschi, grazie ad un ciclo di visite guidate curate dall’associazione culturale Musiké in collaborazione con Giorgio Tesi Group, la rivista NATURART e discoverpistoia.it

Nell’anno di Pistoia Capitale Italiana delle Cultura c’è grande attesa verso la riapertura al pubblico di uno degli edifici più importanti del Settecento a Pistoia, la Chiesa di San Leone già Chiesa dello Spirito Santo, di proprietà della Cattedrale. A gennaio sono partiti i lavori di restauro agli interni della chiesa, grazie ai finanziamenti della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e Conad del Tirreno, coordinati dalla Soprintendenza e dalla Diocesi di Pistoia.

Come già accaduto nel 2014 con il Battistero di San Giovanni in Corte e nel 2015 con il Fregio Robbiano dello Spedale del Ceppo, anche nella Chiesa di San Leone il cantiere di restauro diventa un’occasione unica per poter ammirare da vicino le pitture settecentesche già riportate al loro originale splendore.

Dopo il successo delle passate edizioni Giorgio Tesi Group e NATURART rilanciano l’iniziativa “Avvicinatevi alla Bellezza”, che in soli 6 mesi da maggio a ottobre 2015 consentì a oltre 7.500 persone, tra turisti e pistoiesi, di salire sulle impalcature e trovarsi a tu per tu con le maestose sculture di Santi Buglioni e Giovanni della Robbia.

Le visite guidate alla Chiesa di San Leone inizieranno martedì 11 aprile e si protrarranno fino a fine giugno. Saranno condotte dall’Associazione

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Musiké di Pistoia che collabora già con il Capitolo della Cattedrale, curando le visite al Campanile della Cattedrale di San Zeno e all’altare argenteo di San Jacopo. Le visite a San Leone interesseranno gruppi di massimo 6 persone e si svolgeranno dal martedì al venerdì nei seguenti orari 10.30, 11.30, 15.00 e 16.00. Il costo del biglietto è di € 5,00 a persona. I biglietti possono essere acquistati presso il Battistero di San Giovanni in Corte.

E’ obbligatoria la prenotazione inviando una email a info@medievalitaly.it oppure telefonando al numero 334 1689419.

Il nuovo appuntamento con l’iniziativa Avvicinatevi alla Bellezza è stato possibile grazie alla collaborazione tra Giorgio Tesi Group, Diocesi di Pistoia, Capitolo della Cattedrale, Soprintendenza e l’associazione Musikè.

Alla fine dei lavori la restaurata Chiesa San Leone ospiterà, da luglio a dicembre, una mostra dedicata al gruppo scultoreo della Visitazione, opera di Luca della Robbia, anch’esso recentemente restaurato, di rientro dalle mostre al Museum of fine arts di Boston e alla National Gallery di Washington.

Sul prossimo numero di NATURART, il 25° in uscita a maggio, il FOCUS Capitale della Cultura sarà interamente dedicato agli interventi di restauro che stanno interessando gli edifici religiosi pistoiesi, con un approfondimento proprio su San Leone.

(comunicato: FOTO CREDITI – Nicolò Begliomini – NATURART Pistoia)

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12 APRILE: GIORNATA DI DIGIUNO E DI PREGHIERA PER LA SIRIA

Caritas Italiana e Pax Christi hanno lanciato la proposta di una giornata di digiuno e di preghiera per la Siria da celebrare mercoledì 12 aprile, alla vigilia del Triduo Pasquale. Una giornata “per non dimenticare, per vivere la passione e la croce di tanti innocenti nel mistero della Passione di

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Cristo, nella luce della Speranza della Pasqua”.

Dalla parte delle vittime in Siria, Congo, Sud Sudan e Yemen

Caritas italiana e Pax Christi Italia condannano la strage a Idlib in Siria che è costata la vita a oltre 70 persone, tra cui almeno 25 bambini, mentre

“istituzioni internazionali e governi continuano in sterili negoziati, discussioni inutili e rimpalli di responsabilità”. “Ogni guerra è crimine, follia, suicidio dell’umanità, avventura senza ritorno – affermano in una nota congiunta -. Stiamo e restiamo dalla parte delle vittime non solo per aiutarle a sopravvivere alla guerra, ma anche a costruire un futuro durevole di pace basato sulla cultura della nonviolenza. Solo grazie ai giovani, la nonviolenza potrà finalmente tornare a sbocciare nella sofferente nazione siriana” così come “stiamo e restiamo dalla parte delle vittime in Congo, in Sud Sudan, in Yemen dove i bombardamenti avvengono anche con armi italiane”.

La preghiera per le vittime delle guerre

A Idlib in Siria si è parlato di uso di armi chimiche, di gas. “Sappiamo che in guerra la verità è la prima vittima, ma chiediamo a gran voce che sia appurata”, con un “deciso impegno a porre fine a questa follia, evitando il rischio reale dell’assuefazione e rassegnazione di fronte ad una terza guerra mondiale combattuta ‘a pezzi’”. Pax Christi e Caritas italiana invitano perciò alla preghiera per le vittime, “ma anche all’indignazione contro la guerra e le armi, comprese quelle nucleari di cui si parla all’Onu in questi mesi”.

(comunicato)

SETTIMANA SANTA: ORARI

DELLE CELEBRAZIONI IN

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CATTEDRALE

Celebrazioni della Settimana Santa in Cattedrale a Pistoia

DOMENICA DELLE PALME

SABATO 8 aprile:

Ore 17.30: Chiesa S. Ignazio di Loyola (Spirito Santo)

Benedizione dell’Ulivo e Processione verso la Cattedrale Ore 18.00: In Cattedrale: Messa presieduta dal Vescovo DOMENICA 9 APRILE:

Ore 10.30: Messa Solenne Ore 18.00: Messa

MERCOLEDì 12 APRILE:

Ore 21.00: Messa Crismale presieduta dal Vescovo e concelebrata dai presbiteri della Diocesi

TRIDUO PASQUALE

GIOVEDÌ 13 APRILE:

Ore 18.00: Messa in “Coena Domini”. Lavanda dei piedi e Reposizione del SS.

Sacramento per l’adorazione fino alle ore 24.00 VENERDì 14 APRILE:

Ore 9,00: Liturgia delle ore

Ore 21,00: Celebrazione della Passione del Signore presieduta dal Vescovo SABATO 15 APRILE:

Ore 9.00: Liturgia delle ore

Ore 22.30: Veglia Pasquale presieduta dal Vescovo DOMENICA DI PASQUA, 16 APRILE:

Ore 10.30: Solenne Messa Pontificale presieduta dal Vescovo. Benedizione Papale

Ore 17.30: Vespri Battesimali

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Ore 18.00: Messa

LUNEDÌ DELL’ANGELO, 17 APRILE:

Ore 10.30 e 18.00: Messa

ORARIO DELLE CONFESSIONI

MERCOLEDÌ 12 APRILE, GIOVEDÌ 13 APRILE, VENERDÌ 14 APRILE, SABATO 15 APRILE: Dalle ore 9.00 alle 12.00 e dalle ore 16.00 alle 18.00

DOMENICA DI PASQUA 17 APRILE : Dalle ore 9.00 alle 10.30 e dalle 17.00 alle 18.00

Scarica il programma in pdf

VENERDI SANTO LA COLLETTA PER LA TERRA SANTA

Venerdì 14 aprile, nella commemorazione della passione di Gesù, la nostra diocesi destinerà una raccolta di fondi a favore della Terra Santa.

Cinquanta santuari, 293 missionari, 24 parrocchie, 14 scuole, 4 case per malati e orfani, 4 case per pellegrini, 3 istituti accademici, 1 centro ecumenico, 2 case editrici, oltre 1.320 posti di lavoro, 501 appartamenti, 70 restaurati e 30 in via di restauro, 350 borse di studio, 157 sussidi per studenti in difficoltà: sono questi i numeri della Custodia di Terra Santa, alla quale i Papi, sin dal 1342, hanno affidato la cura dei Luoghi Santi. Una cura resa possibile anche grazie alla Colletta del Venerdì Santo, conosciuta anche come “Collecta pro Locis Sanctis”.

Ci siamo soffermati su questa tradizionale iniziativa di solidarietà a favore dei nostri fratelli cristiani che vivono nelle terre di Gesù. A questo proposito ci siamo rivolti a Don Cesare Tognelli, di recente tornato dalla Terra Santa, dove ha compiuto numerosi pellegrinaggi. “È tradizione – ricorda don Cesare – che per il

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venerdì Santo venga fatta una raccolta per la Terra Santa. Il ricavato delle offerte sarà destinato a sostenere le opere della Custodia della Terra Santa che consiste, principalmente, in una ampia realtà costituita dai santuari sparsi da Gerusalemme a Betlemme e per tutto il territorio della Terra Santa. Sono i luoghi sacri che i pellegrini continuano a visitare e per mantenerli sono necessarie spese rilevanti. Questo nostro piccolo gesto fa sentire l’aiuto concreto dei fratelli e delle sorelle cristiani dell’occidente a una minoranza cristiana antichissima, ma molto provata”.

“L’impegno per la Terra Santa – continua don Cesare – è un dovere primario della Chiesa e di noi Cristiani, perchè rappresenta anche l’incontro e il legame con le nostre radici. Questa colletta ricorda ai cristiani l’importanza della Terra Santa. Il pellegrinaggio ai luoghi di Cristo è una realtà a cui ogni cristiano dovrebbe sentirsi impegnato almeno una volta nella vita”.

Daniela Raspollini

RICORDATI …DI DIVENTARE DIO.

LE PAROLE DEL VESCOVO NELL’ULTIMA STAZIONE QUARESIMALE

Il cammino delle stazioni quaresimali è giunto alle soglie della settimana santa. Nell’ultima statio, dalla chiesa della Misericordia alla Chiesa di San Paolo, si fa più chiara, attraverso i testi proposti della liturgia, la figura e la missione di Gesù. Di fronte alle Sue parole occorre prendere posizione, misurare tutta l’alterità di una proposta che non ha eguali e che apre alla novità della Pasqua. La pretesa di Gesù, in effetti, – ricorda il Vescovo- è decisamente alta e suscita l’opposizione dei giudei: «Il Signore Gesù … viene messo a morte perché,

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pur essendo uomo, si è fatto Dio». «Sta qui – aggiunge mons. Tardelli – la motivazione del rifiuto: che un uomo possa essere Dio».

La pretesa di Gesù, tuttavia, non lo allontana dall’umanità per renderlo alieno e sfuggente alle fragilità, alle aspirazioni e ai sentimenti degli esseri umani. La sua pretesa di essere uomo e Dio allo stesso tempo, infatti, si riflette necessariamente sugli uomini: «ciò per cui Cristo è stato consacrato e mandato dal Padre ha a che vedere proprio con il fatto che l’uomo sia Dio: essere presente in un uomo così che l’uomo possa ricongiungersi con Dio».

Ne discende un corollario fondamentale per il cristiano: «comprendiamo allora quale sia in verità la missione del Figlio, il perché dell’incarnazione, come della sua morte e risurrezione: condurre gli uomini a Dio, riappacificarli con Lui, farli diventare Dio. È questa la sua missione nel mondo, la redenzione dell’uomo. È questa l’opera del Padre che Egli compie sulla terra».

È un punto decisivo della fede, che pure, paradossalmente, rischiamo di trascurare: «Il Signore Gesù Cristo è venuto in mezzo a noi per far si che l’uomo diventasse Dio (…) Conseguentemente, si delinea con molta precisione anche la missione della Chiesa nel mondo: aiutare gli uomini a diventare Dio;

ad aprirsi alla grazia dello Spirito Santo che guarisce, trasforma ed eleva la nostra umanità alla vita divina nella piena comunione con Dio».

La pretesa di Gesù è alta, quasi inafferrabile, ma altrettanto alta è la vocazione a cui chiama ogni uomo: «il nostro destino, la nostra chiamata, il nostro compito e la nostra missione – precisa il Vescovo – è di diventare Dio, essere assorbiti in Lui, trasfigurati nel suo amore, per cui si possa dire con San Paolo, non son più io che vivo ma è Cristo che vive in me».

Gesù indica agli uomini un orizzonte divino, eppure gli uomini sembrano preferire gli orizzonti corti delle creature. È il rischio ricorrente, infatti, che spinge a ridurre il messaggio di Cristo e la vocazione dell’uomo: «quasi che il Signore Gesù fosse venuto in mezzo a noi semplicemente per risolvere i nostri problemi umani, di salute, di qualità della vita, di benessere, di vita terrena insomma».

Certamente Gesù Cristo non trascura le naturali aspirazioni dell’uomo, «perchè è l’uomo nella sua interezza di corpo e anima ad essere chiamato a diventare Dio, ma l’obiettivo di Cristo resta questo: che diventiamo per mezzo suo Dio, vivendo in Lui e con Lui».

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Eppure è facile, come insegna la storia della Chiesa e anche dell’esegesi biblica, proiettare su Cristo le aspirazioni dell’uomo, crescere nell’impegno per un Regno di Dio che assomiglia troppo a quello dell’uomo e che rischia di essere inteso «come staccato da Cristo stesso, quasi fosse qualcosa di diverso da Lui». Come se fosse «qualcosa che si concretizza principalmente in una giustizia e pace intramondana, attraverso l’istituzione di sistemi politici pienamente democratici e la realizzazione di sistemi economici equi».

Come dobbiamo immaginarci, dunque il regno di Dio? Come una realtà totalmente altra da quello dell’uomo? In questa categoria si deve certamente includere un disegno «di trasfigurazione divina dell’uomo e della sua umanità, ma occorre sempre ricordare le parole di Gesù di fronte a Pilato:

il mio regno non è di questo mondo. Nel senso che il Regno di Dio è Cristo stesso, presente mediante lo Spirito nei nostri cuori».

«Il Regno di Dio che Cristo inaugura e a cui è già fin d’ora possibile l’accesso mediante la fede – precisa Mons. Tardelli -, consiste nella liberazione e purificazione dal peccato e nella partecipazione alla comunione col Padre, mediante il Figlio, nello Spirito Santo. Ciò che esattamente realizzano i sacramenti della fede».

Non possiamo dimenticare, dunque, l’altezza della vocazione divina a cui Cristo chiama ogni uomo «questa è la nostra santificazione; la mèta piena alla nostra vocazione; questo il senso della nostra vita sulla terra. E come Chiesa del Signore, siamo invitati a lavorare e affaticarci perchè ogni uomo conosca di essere invitato al banchetto di Dio e vi entri, abbandonando l’abito vecchio del peccato e lasciando che la propria umanità sia assunta in Dio e viva di Dio».

Un invito che può sembrare sopraffatto dalla violenza e dal male che imperversano nel mondo, come ricordano le terribili cronache di questi giorni:

«annunciare e testimoniare tutto, questo sembra davvero qualcosa fuori dal mondo, sembra di essere degli ingenui sognatori di un mondo assolutamente impossibile. Ma è la strada percorsa da Gesù Cristo prima di noi e che ancora Egli continua a percorrere con noi per le strade polverose e insanguinate del mondo».

Leggi tutto qui..

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(redazione)

SIRIA: VIE DI SPERANZA IN UN’EMERGENZA SENZA FINE

A seguito delle recenti e sconcertanti atrocità di guerra verificatesi in Siria vogliamo riproporre integralmente l’intervista al direttore nazionale Caritas don Francesco Soddu, pubblicata sul Settimanale Diocesano ‘La Vita’ (n. 13, 30 marzo 2017).

Don Francesco, qual è stato il principale impegno di Caritas italiana in Siria in questi anni?

Caritas Italiana, attiva nella collaborazione con le Caritas nazionali dal 2011, quindi fin dalle prime avvisaglie della crisi siriana, partecipa al Syria Working Group, struttura di coordinamento organizzata dalla rete Caritas per gestire l’emergenza della guerra in Siria e sostiene una cosiddetta “cellula d’appoggio”

funzionale al lavoro di Caritas Siria. Per quanto riguarda quest’ultima, si tratta di una piccola équipe che affianca la Caritas siriana nella gestione della crisi per il coordinamento degli aiuti richiesti e la pianificazione la messa in opera degli interventi. Finora da Caritas Italiana circa 2,5 milioni di euro sono stati messi a disposizione delle diverse Caritas della regione coinvolte dalla crisi siriana, in particolare di Caritas Siria. Inoltre, a partire dal 2014, grazie anche a un contributo Cei di un milione di euro, è stato possibile sostenere attività di emergenza di base, tra cui la distribuzione di viveri e medicine e contributi per alloggi, nelle regioni di Aleppo, Hassaké e Damasco.

Un altro sostegno importante è andato alle scuole, come ad Aleppo e Damasco, a vantaggio di oltre 2.000 bambini. Un rapporto di collaborazione particolare è in corso con la Caritas regionale di Homs, che come Caritas Italiana sosteniamo finanziariamente da tre anni, tramite un contributo di circa 200 mila euro l’anno, per un ampio progetto di aiuti di urgenza. Certamente grazie al lavoro di Caritas Homs, si riescono a coprire tante necessità: dai bisogni

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primari, quali cibo, igiene, sanità, alloggio e istruzione, della popolazione più vulnerabile, a quelli dei tanti sfollati interni che hanno perso la casa e delle famiglie locali che ancora hanno un’abitazione. Gli interventi previsti sono di varie tipologie e vanno dalla distribuzione di pacchi e articoli igienici, ad aiuti finanziari alle famiglie che il conflitto ha reso più vulnerabili; in particolare diamo il nostro sostegno nel pagamento degli affitti per garantire a queste famiglie un alloggio dignitoso, e le supportiamo per permettere ai loro figli di frequentare la scuola. Un altro sostegno importante che assicuriamo come Caritas, riguarda l’aiuto finanziario alle persone affette da malattie croniche.

Gli interventi Caritas in Siria riescono ad andare anche oltre le esigenze legate all’emergenza? È possibile ricominciare a costruire il futuro di questo paese?

Certamente come Caritas, vogliamo essere vicini alla Siria non solo nell’immediata emergenza, ma anche nello sviluppo di progetti a carattere socio pastorale, capaci di essere un balsamo per il tessuto sociale ferito dalla guerra. In particolare il 2017 vedrà l’intensificarsi della collaborazione con la Caritas di Homs, a cui sarà offerto non solo un sostegno finanziario ma anche progettuale, per sviluppare interventi in grado di legare l’aiuto di urgenza allo sviluppo e alla riabilitazione. Inoltre, grazie alla ricerca condotta sui bisogni dei giovani, sarà avviato un nuovo progetto nazionale, di carattere socio-pastorale, volto al sostegno proprio dei giovani, che saranno chiamati a costruire la pace e ricostruire il Paese.

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Uno studio di Caritas Siria e Caritas Italiana ha indagato la situazione dei giovani nella nazione siriana, sia dal punto di vista dei bisogni materiali che da una prospettiva sociologica. Che cosa emerge dai dati e dalle testimonianze raccolte?

Nell’indagine condotta, emergono dei dati allarmanti: infatti il 91% degli intervistati, dichiara che i giovani vivono in povertà, in famiglie con seri problemi economici. Una povertà che, ovviamente, trova fra le sue principali cause la mancanza di lavoro che coinvolge più dell’84% degli intervistati. A questo si aggiungono altri drammi molto gravi, legati direttamente alla guerra: famiglie divise dal conflitto, famiglie con vedove o orfani e altissima risulta essere anche la percezione di “disordini post traumatici da stress”: oltre il 70% degli intervistati lo riporta tra le problematiche abbastanza o estremamente frequenti tra i nuclei familiari siriani. Inoltre il 53%

segnala di aver subito torture o abusi. Dallo studio emerge anche una fotografia di giovani che, nonostante la guerra, cercano di vivere una vita il più normale possibile, al pari di molti loro coetanei. Il loro impegno si concretizza, soprattutto, in attività sociali in favore dei giovani che coinvolgono il 64% degli intervistati (in gran parte volontari), mentre il 30% è impegnato in attività di “orientamento e consapevolizzazione dei giovani”. Anche le attività legate all’animazione ed educazione religiosa, che vedono impegnati il 55% degli educatori, raccontano una generazione che non rinuncia ai propri valori, alle tradizioni e alla spiritualità. Nonostante le problematiche dovute al conflitto, non mancano attività di “promozione della pace e della nonviolenza”, che vedono coinvolto il 13,6% degli intervistati. Dalla prima analisi dei dati si evidenzia in particolare un forte bisogno di investimento sul fronte educativo; la stragrande maggioranza degli intervistati, oltre il 95%, vede come estremamente prioritarie la scuola e l’università, insieme alla frequentazione di corsi professionalizzanti e di lingue che possano garantire loro un futuro lavorativo. Certamente il settore educativo sarà, principalmente, uno di quelli su cui come Caritas ci concentreremo di più.

Come ha risposto il nostro paese all’emergenza umanitaria in Siria? Cosa suggerisce per far crescere sensibilizzazione e generosità?

Il nostro Paese, così come tutta l’Unione europea, ha dato una risposta molto flebile, se non inesistente al conflitto che devasta da oltre 6 anni la nazione siriana. Se come Italia ci siamo per lo più limitati a condannare le atrocità perpetrate in Siria, purtroppo la risposta di molti Stati europei all’afflusso

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di uomini e donne in fuga dalla guerra si è tradotta in muri e barriere costruiti sui mattoni del nazionalismo e della xenofobia più estremi. Un intervento vero e concreto riguarda la diffusione e una sincera adesione alla cultura della nonviolenza, come ricordava anche papa Francesco in occasione della 50sima Giornata mondiale per la pace. Il rischio enorme che corre oggi la Siria è quello di costruire una “pace”fondata sulla violenza, che non lasci spazio alla giustizia e alla verità; una pace fittizia che non potrà essere altro che il prologo a un lungo futuro di conflittualità e terrorismo. Nel suo messaggio per la Giornata mondiale della Pace, il pontefice non parla solo ai capi delle nazioni, ma ad ogni uomo, e ci invita a una responsabilità personale nei confronti della «nonviolenza come stile di una politica di pace», capace di guidare i rapporti interpersonali quindi, non solo quelli internazionali.

Il richiamo alla nonviolenza, che potrebbe suonare come qualcosa lontano nel tempo, appartenente a un’altra epoca, può davvero essere una valida e duratura risposta al conflitto siriano, se saremo in grado di aiutare la società siriana a costruire, sulla nonviolenza, il proprio futuro.

Al tempo stesso, a livello di comunità civile, di opinione pubblica, penso che sia necessario riappropriarsi del valore della nonviolenza, diffondendolo nelle piazze, nelle tv, nei social media, nelle campagne comunicative. Solo grazie al supporto della società civile, la nonviolenza potrà diventare veramente lo «stile di una politica per la pace», come dice papa Francesco, una politica pensata dai suoi cittadini.

Purtroppo il peso maggiore di questa sfida ricadrà, ancora una volta, sulla popolazione siriana. Chi fino ad oggi ha deciso di non combattere, di non abbracciare la violenza, ma anche chi avrà la forza di abbandonare le armi, porterà sulle spalle il peso e l’opportunità di ricostruire il proprio Paese. Ma non dovrà essere lasciato solo. Il futuro di pace della Siria, nel lungo periodo, sarà deciso non da chi vincerà il conflitto schiacciando l’altra parte o da chi prevarrà al tavolo delle trattative, ma dai suoi cittadini; per questo è ora il tempo di investire sulle vite dei siriani, non solo per aiutarli a sopravvivere alla guerra, ma per aiutarli a costruire un futuro durevole di pace.

Da questa convinzione nasce lo sforzo della ricerca sui giovani e dei futuri progetti che da quest’ultima si svilupperanno: i giovani, con le loro competenze ed energie, non dovranno essere abbandonati alla gravosa responsabilità di fermare la violenza e ricostruire un Paese. Solo grazie ai giovani, la nonviolenza potrà finalmente tornare a sbocciare nella sofferente nazione siriana; proprio

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come un fiore tra le macerie.

Daniela Raspollini

CORSO MONTESSORI A PISTOIA:

ULTIMI GIORNI PER LE ISCRIZIONI

PISTOIA – Il prossimo 29 aprile 2017 è previsto l’inizio a Pistoia dei Corsi di Differenziazione Didattica Montessori.

Il progetto nasce dalla collaborazione del Progetto Policoro della Diocesi di Pistoia e l’Associazione Montessori Brescia.

Si prevede l’attivazione di tre corsi riconosciuti dall’Opera Nazionale Montessori:

Corso di specializzazione nel metodo Montessori per educatori della prima infanzia ( 0-3)

Corso speciale di differenziazione didattica Montessori per insegnanti di scuola dell’infanzia (3-6)

Corso speciale di differenziazione didattica Montessori per insegnanti di scuola primaria (6-11)

Tutti i corsi permettono di conseguire, previo superamento dell’esame finale, il DIPLOMA DI SPECIALIZZAZIONE MONTESSORI, riconosciuto dal Miur, necessario per poter insegnare in Istituti Montessoriani ed essere inseriti nelle graduatorie Montessori per supplenze e incarichi.

Il corso in partenza a Pistoia resta al momento l’unico corso attivo in Toscana riconosciuto dall’Opera Nazionale Montessori.

Per accedere al corso è necessario compilare la domanda di ammissione da scaricare dal sito internet dell’Opera Nazionale Montessori

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(www.montessori.it) o dal sito dell’Associazione Montessori Brescia (www.montessoribs.it) e presentarla entro l’11 aprile 2017 a mezzo raccomandata A/R alla segreteria amministrativa del corso:

c/o Seminario Vescovile di Pistoia Via Puccini, 36 – 51100 PISTOIA Presso PROGETTO POLICORO

Bando, regolamento e tutti i documenti necessari per l’iscrizione sono presenti sul sito www.montessoribs.it nella sezione CORSI ONM.

Perché scegliere di diventare un educatore Montessori?

Il Metodo Montessori è un sistema educativo sviluppato da Maria Montessori, filosofa ed educatrice italiana, e conta 20.000 scuole in tutto il mondo, al servizio dei bambini. La pedagogia montessoriana si basa sull’indipendenza, sulla libertà di scelta del proprio percorso educativo e sul rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino.

Sono sempre più numerosi i genitori che, in Italia e in tutto il mondo, scelgono per i propri figli un percorso didattico e di crescita Montessoriano.

Per questo il corso in attivazione a Pistoia rappresenta un’opportunità unica per tutti gli educatori che vogliano specializzare il proprio percorso formativo, cercando di offrire un percorso didattico di qualità a genitori e bambini.

Per informazioni sui corsi e sul metodo è possibile far riferimento ai seguenti contatti:

Segreteria amministrativa del corso:

Seminario Vescovile di Pistoia, Via Puccini, 36 – 51100 PISTOIA Presso PROGETTO POLICORO.

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Orari: dal lunedì al venerdì dalle ore 9:30 alle ore 12:30 e dalle ore 15:00 alle ore 17:00

Telefono: 3290617539 (Annalisa Rafanelli) – 3319143713 (Antonietta Contini) Email: policoro@diocesipistoia.it

Segreteria pedagogica del corso:

Montessori Brescia Cooperativa Sociale ONLUS E-mail: associazionemontessoribs@gmail.com (comunicato)

GIORNATA DEI CRESIMANDI: IL SEGRETO DEL CORAGGIO IN TRE PAROLE

Una cattedrale stracolma di ragazzi e di emozioni per la Giornata dei Cresimandi 2017: un appuntamento ormai tradizionale a cura dell’Ufficio Catechistico Diocesano, che vede l’incontro tra i cresimandi di tutta la Diocesi e il Vescovo di Pistoia. Ai ragazzi Mons. Tardelli aveva chiesto di raccontare in una lettera le loro paure, le insicurezze e il travaglio dell’età adolescenziale. E le lettere sono arrivate numerose da tutta la Diocesi, cariche delle confidenze e delle inquietudine di tanti giovani.

Domenica, in una cornice di festa e di canti, ne sono state lette quattro, selezionate tra tutte. Lettere profonde, tutt’altro che scontate, che riscrivono i contorni di un’adolescenza spesso descritta, semplicisticamente, a metà tra una magica età dell’oro e uno sconfortante

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appiattimento in cui si condensano i problemi della società.

E poi tante domande: sulla fede, sulle relazioni con i coetanei, sui problemi in famiglia, dalla crisi economica ai litigi tra genitori, fino al vescovo stesso..”Le vorrei fare una domanda da “amica”, –si legge in una lettera-

“lei non ha paura di niente? Anche se presumo già la sua risposta, cioè che lei non ha paura di niente, le vorrei porre lo stesso la domanda. Mi affascina la sua carica, per questo la ammiro molto“.

Anche i vescovi, in realtà, hanno le loro paure. Mons. Tardelli, infatti, si è coinvolto in prima persona ricordando ai ragazzi le sue paure: paure di bambino, quando per addormentarsi voleva essere sicuro che la mamma o il babbo fossero ancora svegli, ma anche paure di vescovo, quando il Papa gli chiese di venire a Pistoia. E poi la paura, umanissima, di chi perde un amico. Anzi, l’amico. “Allora ho avuto paura. Perché mi sono sentito solo” – ha ammesso Mons.

Tardelli. Un amico che i più grandi e i catechisti hanno subito riconosciuto nel vescovo Mansueto.

Eppure vincere le paure è possibile. C’è un segreto che permette di avere coraggio. E il segreto del coraggio è…

..ma per questo lasciamo spazio alle testimonianze di chi c’era…

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L’incontro Diocesano con il Vescovo Fausto Tardelli, svoltosi in Cattedrale Domenica 2 aprile 2017, è stato un momento di riunione di tutti i ragazzi che si preparano per il sacramento della Cresima.

Questo incontro è stato preparato a partire dalla lettera del Vescovo la quale riporta il brano del Vangelo riguardante l’episodio che vede come protagonista Gesù che cammina sulle acque. Partendo da questo brano i bambini hanno scritto le lettere di risposta esplicitandovi i loro pensieri, le loro paure e le loro esperienze personali inerenti al brano trattato. In questo modo l’incontro non è stato solamente un’occasione per ascoltare le sagge parole di Sua Eccellenza, ma anche una possibilità di confrontarsi con i loro coetanei in una giornata di riflessione e fratellanza reciproca.

Sono state lette quattro lettere, ognuna delle quali si riferiva a esperienze diverse; nonostante ciò tutte quante narravano di episodi in cui i ragazzi si sono sentiti spaventati, impotenti e abbattuti dalle disavventure accadute durante la loro vita. In una di queste lettere è emerso il significato della parola Fede vista come il dono che il signore ci ha fatto per dialogare con lui. Questo concetto è stato poi ripreso da Sua Eccellenza il Vescovo Fausto Tardelli nel suo discorso ai ragazzi. Facendo riferimento al brano del Vangelo il Vescovo ha avvicinato la paura provata da Pietro nel momento del passaggio sulle acque a quella provata da ognuno di noi citando anche la sua esperienza personale.

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Infine il Vescovo ha consegnato ai ragazzi la chiave per aprire le porte del coraggio grazie al “Segreto delle tre P”, ovvero di vivere la loro vita all’insegna della Pazienza della Preghiera e della Preparazione.

Dal punto di vita di noi Animatori ACR l’incontro è stato utile in quanto abbiamo potuto ricavare delle linee guida e spunti di riflessione fondamentali per percorrere assieme ai ragazzi il cammino verso la Fede. Ma crediamo che sia stato utile anche ai ragazzi, perché hanno avuto la possibilità di confrontarsi e riconoscersi nelle esperienze altrui e capire che non sono soli in quanto Gesù ci assiste e ci guida.

Gli animatori ACR Immacolata: Ada Gori, Chiara Barontini, Francesco Di Marzo, Francesco Spagnesi, Lorenzo Innocenti.

Un corteo di centinaia di ragazzi ha sfilato con bandane colorate e stendardi (ognuno rappresentante la propria parrocchia) per le vie del centro per raggiungere la Cattedrale dove si è svolto l’incontro dei Cresimandi di tutta la Diocesi con il Vescovo Fausto Tardelli.

La parrocchia di Casalguidi ha partecipato con i suoi 54 ragazzi, che riceveranno il 10 Giugno il Sacramento della Confermazione, Sacramento che li arricchirà di una speciale forza, quella dello Spirito Santo che li farà diventare dei veri testimoni di Cristo.

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I ragazzi hanno incontrato così il loro vescovo, al termine di un percorso svolto con i catechisti: partendo dal Vangelo di Matteo 24,22-33 (Pietro sulla fede di Gesù cammina sulle acque) hanno lavorato sulle loro paure, i loro dubbi di adolescenti per arrivare a capire che – come Pietro anche noi possiamo camminare sulle acque della nostra vita, vincere le paure e trasformare il dubbio in fiducia perché il Signore ci tende la mano.

Al termine di questo itinerario il vescovo ha chiesto ai ragazzi di scrivergli due righe “vi chiedo di scrivermi se ci sono delle paure che vi turbano, vi creano problemi, vi bloccano nel rapporto con gli altri, con voi stessi o con i vostri genitori, con la scuola o gli amici. Insomma vorrei che mi raccontaste come ad un amico fidato se siete sereni o c’è qualcosa che vi spaventa, e cosa rappresenta per voi la fede”.

Durante l’incontro e dopo la lettura del brano del Vangelo sono state lette alcune lettere scritte dai ragazzi. Il Vescovo ha esortato loro a non avere paura, anche lui ne ha avuta quando ha dovuto lasciare la diocesi dove era stato per tanti anni per venire a Pistoia, e ha parlato ai ragazzi di Pazienza-Preghiera-Preparazione.

Dopo un breve momento di silenzio è stato portato processionalmente un piccolo braciere acceso e collocato davanti all’altare a simboleggiare la luce e la fiamma dello Spirito Santo.

La giornata dei Cresimandi è un giorno di festa, condivisione e preghiera di cui sicuramente faranno tesoro tutti i giovani che vi hanno partecipato.

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