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Cattedrale di Bobbio. Città di Bobbio. Con il patrocinio di. Con il sostegno di CARTA DEL SERVIZIO

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Academic year: 2022

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CARTA DEL SERVIZIO

Città di Bobbio Cattedrale di Bobbio

Con il patrocinio di

Con il sostegno di

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I bambini sono il nostro tesoro, il nostro bene,

sono la vita che nasce e meritano tutto, non ogni cosa,

ma tutta la nostra attenzione,

cura, cuore, energia…

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INDICE

Prima Premessa . . . 5

Seconda Premessa . . . 6

Il servizio . . . 7

Riferimenti legislativi . . . 7

Ente Gestore . . . 8

Principi educativi . . . 9

Organizzazione del servizio . . . 10

Organizzazione del personale . . . 10

Il personale ausiliario . . . 10

Servizio Civile Regionale e Nazionale . . . 11

La giornata al “Nido dei Piccoli” . . . 11

L’organizzazione dello spazio . . . 13

Il gioco . . . 13

Il gioco simbolico . . . 14

Il gioco euristico . . . 14

Il gioco del “cestino dei tesori” . . . 15

Manipolazione . . . 15

Attività grafico-pittoriche . . . 16

Attività senso motorie . . . 17

Il gioco del “chi c’è e chi non c’è” . . . 17

Il gioco del “che tempo fa” . . . 18

La lettura . . . 18

La musica per educare . . . 19

Inglese . . . 20

Momenti di cura . . . 21

Il pranzo . . . 22

Il cambio . . . 22

Il sonno . . . 23

Il ricongiungimento . . . 23

Lo stile educativo . . . 24

Le regole . . . 24

Percorsi di autonomia . . . 25

Il bambino e l’inserimento al P.G.E. . . . 26

Continuità P.G.E. - Scuola d’Infanzia . . . 30

PRIMA PREMESSA

Il Piccolo Gruppo Educativo “Il Nido dei Piccoli” nasce per volontà e disponibilità dell’ Ente della Cattedrale di Bobbio della Diocesi di Piacenza-Bobbio, Gamma spa, Fondazione San Benedetto e Amministrazione Comunale di Bobbio al fine di far fronte alle esigenze di sostegno, collaborazione e vicinanza alle famiglie dell’Alta Val Trebbia nella gestione ed educazione dei figli da 3 a 36 mesi.

L’Ente della Cattedrale ha messo a disposizione gli spazi che restano attigui al Duomo in un contesto culturale e storico della città di Bobbio che rende “Il Nido dei Piccoli” unico nel suo genere; il tutto incastonato dentro la bellissima cornice del chiostro con il giardino.

Gamma spa ha sostenuto le spese di adattamento con il forte desiderio di rendere gli ambienti funzionali, sicuri, gradevoli … nello spirito di una bellezza che educa alla vita. Gamma spa sostiene anche parte della gestione.

La Fondazione San Benedetto, Fondazione che ha sede a Piacenza con la finalità dell’educazione delle giovani generazioni e che non ha scopo di lucro, mette a disposizione la gestione organizzativa, pedagogica ed educativa.

Il Comune ha dato la propria collaborazione e patrocinio.

Il “Nido dei Piccoli”, offre alle famiglie la garanzia di un servizio aperto tutto l’anno, dal lunedì al venerdì, dal 1 settembre al 30 giugno, con l’opportunità del Centro Estivo anche nei mesi di luglio e agosto: possibilità che fa di questo una realtà unica nella provincia.

Al “Nido dei Piccoli” possono accedere tutti i bambini che ne fanno richiesta che risiedano nei comuni di Bobbio, Coli, Corte Brugnatella.

L’avviamento non rappresenta solo l’inizio di un servizio ma l’inizio di un tempo nuovo, di un modo di aiutarsi a crescere come persone e come comunità, l’inizio di una meravigliosa avventura che è la vita.

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SECONDA PREMESSA

Il primo passo della nostra opera educativa, che poi ci accompagna nella quoti- dianità e nello scorrere dei giorni è di creare e far crescere anzitutto una relazione affettiva con il bambino. Ci facciamo accanto ad ogni bambino con il desiderio di non farlo mai sentire solo.

Il bambino al P.G.E. “Il Nido dei Piccoli’ deve stare bene, deve trovare persone che si occupino amorevolmente di lui, che conoscano le sue capacità ed esigenze e che rispettino i suoi tempi di apprendimento e crescita.

Nel formulare il progetto pedagogico ed educativo abbiamo tenuto presente ciò in cui crediamo e ciò che ci identifica: l’essere scuola cattolica, per questo il nostro sguardo si pone sul bambino riconoscendolo un mistero, un dono unico ed irri- petibile; così si instaura tra lui e le educatrici un rapporto “speciale” fondato sul- l’amorevolezza, sulla capacità di ascolto ed osservazione; il bambino è una persona che in ogni momento deve sentirsi amata, compresa e rispettata.

L’ educazione è un’avventura troppo grande da affrontare da soli, è necessario condividere la relazione educativa con tutti gli adulti che contribuiscono alla cre- scita del bambino, attraverso una relazione costruttiva fondata sulla reciprocità, un rapporto in cui ognuno di noi possa manifestare e donare qualcosa di sé e comprendere qualcosa dell’altro.

Perché tutto ciò possa realizzarsi si tiene conto del fatto che la famiglia ha un ruo- lo importante nei confronti del P.G.E., con cui va creato un rapporto di continuità casa-scuola.

Al “Nido dei piccoli” si tiene anche conto di essere sotto lo stesso tetto della Cat- tedrale. Questo ci richiama nella quotidianità che siamo nel contesto di una Ma- dre Chiesa che è comunità che si fa accanto, che accoglie e accompagna e dentro l’abbraccio di un Dio Padre che nel figlio Gesù si fa Buon Pastore che sempre ci viene a cercare, che è nostro riferimento e nostro aiuto.

Per questo il P.G.E. intende collaborare con la comunità parrocchiale come facente parte.

IL SERVIZIO

Il Piccolo Gruppo Educativo è un servizio rivolto alle bambine e ai bambini in età compresa tra i tre mesi e i tre anni.

Il P.G.E. “Il Nido dei Piccoli” è gestito dalla Fondazione San Benedetto, un ente no profit che ha come finalità l’educazione.

Nella struttura c’è lo spazio dell’accoglienza, lo spazio adibito alle attività di atelier e laboratori, lo spazio del gioco libero, della nanna, della pappa, i servizi per bam- bini e la cucina.

Gli spazi sono pensati e strutturati affinché il bambino possa esplorare, trovare occasioni di gioco, di socializzazione, di esplorazione dell’ambiente, di fare e spe- rimentare, di sviluppare e consolidare le proprie abilità nel rispetto dell’identità Individuale.

Le proposte del P.G.E. si concentrano su interventi educativi finalizzati al benes- sere psicofisico, all’armoniosa crescita e all’attiva formazione del bambino.

RIFERIMENTI LEGISLATIVI

La Regione Emilia Romagna attraverso leggi e direttive regionali prescrive ai ge- stori di servizi educativi alla prima infanzia requisiti obbligatori e ben dettagliati per garantire l’erogazione di servizi di qualità ed efficienti. Le leggi di riferimento sono:

- Delibera della Giunta regionale del 16 ottobre 2017, N.1564

Direttiva in materia di requisiti strutturali ed organizzativi dei servizi educativi per la prima infanzia e relative norme procedurali. Disciplina dei servizi ricreativi e delle iniziative di conciliazione in attuazione della 19/2016.

- Legge Regionale 19/2016. Servizi educativi per la prima infanzia. Abrogazione della L.R. N.1 del 10 gennaio 2000.

- Direttiva regionale 85/2012. Direttiva in materia di requisiti strutturali ed orga- nizzativi dei servizi educativi per la prima infanzia e relative norme procedurali.

Discipline dei servizi ricreativi e delle iniziative di conciliazione (che ha sostituito la direttiva regionale 646/2005).

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ENTE GESTORE

La Fondazione San Benedetto per l’istruzione e l’educazione dei giovani è un ente giuridico riconosciuto con P.G. /2007 N° 618 Emilia Romagna.

Essa fu costituita nel 2006, per volontà di un gruppo di adulti che vivono un’espe- rienza di Chiesa. In un momento storico di obiettiva difficoltà della Congregazio- ne religiosa di San Raimondo, la Fondazione San Benedetto ha accolto l’eredità della tradizione educativa dalla Comunità religiosa e ne ha consentito la prose- cuzione. La finalità che ha portato alla costituzione della Fondazione San Bene- detto è di realizzare una scuola educativa e pubblica. Lo sviluppo e il compimento di un'azione educativa, la cui iniziativa originaria compete alla famiglia, implicano come momento necessario e non esauriente la scuola; essa favorisce l'approfon- dimento dei valori ricevuti, stimola la loro verifica critica e apre all'orizzonte ampio della realtà, nella convinzione che l'educazione avviene nel rapporto con una esperienza umana che si serve dell'istruzione come strumento.

Nella gestione di una scuola libera, la Fondazione San Benedetto intende con- tribuire, con la propria identità, allo sviluppo dell'intera società e all'inserimento in essa di persone mature, portatrici di cultura e di energia creativa, svolgendo quindi un'importante funzione pubblica e contribuendo al rinnovamento del si- stema scolastico italiano nella direzione del pluralismo e della parità di strutture educative.

PRINCIPI EDUCATIVI

Il servizio ha il compito di garantire e sostenere lo sviluppo integrale della persona e persegue le proprie finalità attraverso interventi e condizioni relazionali ed am- bientali adeguate all’età dei bambini. Gli obiettivi del servizio sono:

● lo sviluppo del bambino;

● il sostegno alla genitorialità;

● predisporre un contesto di formazione adeguato allo sviluppo delle sue potenzialità cognitive e affettive;

● offrire occasioni di relazione con i pari e con gli adulti per lo sviluppo delle sue potenzialità sociali;

● favorire e sostenere la progressiva differenziazione e il consolidamento dell’identità individuale;

● far acquisire al bambino un progressivo senso di sicurezza;

● far acquisire al bambino un progressivo senso di competenza;

● far vivere al bambino esperienze volte alla formazione e al consolidamento dell’autonomia;

● facilitare al bambino la comprensione, l’acquisizione e l’interiorizzazione delle regole sociali.

Gli obiettivi finalizzati al sostegno del ruolo genitoriale sono:

● consentire alle famiglie modalità di cura dei figli in un contesto esterno a quello familiare;

● favorire occasioni di scambio e di confronto con gli operatori del PGE;

● favorire occasioni di scambio e di confronto con gli altri genitori;

● sostenere le famiglie nei compiti di crescita e di cura dei figli.

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ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO

Il Piccolo Gruppo Educativo, è un servizio per la prima infanzia che permette di dare risposte a esigenze di particolare flessibilità e/o vicinanza ai territori. Questa tipologia di offerta educativa, privilegiando il rapporto personalizzato di piccolo gruppo, valorizza una peculiare intimità del contesto in cui ha sede il servizio.

Il P.G.E. accoglie da 5 a 7 bambini di età compresa tra i 3 e i 36 mesi. Può acco- glierne 8 se tutti sopra i 12 mesi di età.

ORGANIZZAZIONE DEL PERSONALE

Il P.G.E. dispone di personale con qualifiche professionali. Il rapporto di lavoro degli operatori in servizio all’interno del P.G.E. è regolamentato dai contratti nazio- nali. n. 2/3 educatori professionali che coprono il tempo di apertura del servizio, hanno competenze relative alla cura e all’educazione dei bambini/e nella prospet- tiva del loro benessere psico-fisico, dello sviluppo delle loro potenzialità cognitive, affettive, relazionali e sociali e progettano, in funzione di questi, l’organizzazione degli spazi e le diverse attività di gioco. Sono responsabili dell’organizzazione e del funzionamento del servizio; si relazionano con le famiglie sia quotidianamente che attraverso colloqui individuali. Le educatrici si occupano anche del riordino degli ambienti e materiali, garantendo il buon funzionamento dell’attività del servizio e i momenti di routines.

IL PERSONALE AUSILIARIO

Il personale ausiliario:

1) garantisce la pulizia strutturale e igienica degli ambienti

2) controlla lo stato di manutenzione delle attrezzature e degli strumenti di lavoro.

SERVIZIO CIVILE REGIONALE E NAZIONALE

L'ente gestore è accreditato per accogliere volontari del SCR e SCN che hanno scelto di prestare la loro attività di volontariato presso i propri servizi sposando il progetto che l'ente offre. In prospettiva si intende allargare il Progetto per il SCR e SCN in modo da allargarlo alla realtà di Bobbio e poter inserire anche al PGE “Il Nido dei Piccoli” un volontario.

LA GIORNATA AL “NIDO DEI PICCOLI”

L’organizzazione della giornata segue un ritmo che si ripete quotidianamente, scandito da momenti che consentono di instaurare relazioni significative adul- to-bambino e bambino-bambino. Il ripetersi delle azioni crea un contesto atten- dibile che consente ai bambini, progressivamente, di imparare ad anticipare mentalmente ciò che avverrà nell’arco della giornata. Dalla ritualità e dal ripetersi dei gesti nasce il ricordo, l’impressione nella memoria, la previsione di ciò che sta per accadere e, pertanto, la sicurezza. Di conseguenza la giornata tipo può essere così stabilita:

7.45 - 9.00 Pre-nido

9,00 - 9,30 Ingresso - accoglienza

E’ il momento dell’ingresso quotidiano del bambino/a al nido e dello scambio di notizie tra genitori ed educatrici. Le educatrici sono pronte ad accogliere i bam- bini, ognuno con il proprio rituale e a ricevere dai genitori informazioni che pos- sono servire durante la giornata al nido.

9,30 - 10,00 Merenda

Quando sono entrati tutti i bambini/e ci si prepara per la merenda del mattino.

La merenda sarà a base di frutta come previsto dalla dieta ASL. L'inizio della gior- nata è scandito dalla preghiera spontanea di ogni bambino.

10,00 - 10,45 Attività

Attività programmate a piccolo gruppo e momenti di gioco libero a piccolo e grande gruppo negli spazi organizzati del nido.

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10,45 - 11,00 Igiene personale

E’ un momento di routine che precede ogni pasto. Tutti i momenti di cura ed igie- ne personale saranno svolti in piccolo gruppo senza fretta per favorire scambi re- lazionali più distesi e gratificanti.

11.15 - 12.15 Pranzo

Bambini e bambine ritrovano quotidianamente il proprio posto a tavola, seguiti dalle educatrici, in un contesto che facilita le relazioni e consente di vivere il mo- mento del pranzo come momento piacevole; i bambini diventano gradualmente più partecipi anche attraverso l’acquisizione di prime regole, indispensabili in un percorso di autonomia. Prima di iniziare il pasto bambini ed educatrici rivolgono una preghiera per ringraziare del dono quotidiano.

12,15 - 12,45 Igiene personale/Uscita per chi fa part time

I bambini che escono rimangono in sezione coinvolti in attività tranquille in attesa dell’uscita. Sarà cura delle educatrici garantire un breve passaggio di informazioni sul vissuto del bambino al PGE al genitore; gli altri bambini si preparano al sonno.

13,00 - 15,00 Riposo

Raccontarsi la favola della nanna, ascoltare musica rilassante, vivere insieme agli amici il momento del riposo, dormire insieme, favorisce relazioni affettive con l’adulto e i coetanei.

15,00 - 15,30 Merenda

Dopo il riposo, i bambini e le bambine si ritrovano per la merenda; si decidono insieme alle educatrici giochi e attività rilassanti per il pomeriggio. Ci si avvia alla conclusione della giornata preparandosi all’uscita con alcuni rituali di saluto.

15,30 - 16,00 Gioco libero

16,00 Saluti/Uscita

E’ il momento di riabbracciare i genitori, di raccontare la giornata, e per l’educa- trice scambiare brevi informazioni con loro.

16,00 - 17,15 Tempo Prolungato Facoltativo

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L'ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO

La strutturazione dello spazio e la disposizione degli arredi è un elemento fonda- mentale: attraverso la cura degli ambienti, si trasmette un messaggio di serenità e di accoglienza ai bambini e ai genitori, attraverso la personalizzazione degli am- bienti si accoglie l’individualità dei bambini e se ne rinforza l’identità, attraverso la loro differenziazione se ne orienta l’attività e se ne favorisce la comunicazione e lo scambio sociale e cognitivo.

Prendersi cura dei piccoli significa costruire una buona relazione con loro, saperli osservare, rispondere alle loro esigenze, contenerli emozionalmente e quindi saper creare per loro un ambiente accogliente, ricettivo, che favorisce la loro crescita e nello stesso tempo li rassicuri e stimoli la loro creatività. Nell’organizzare gli spazi occorre tenere ben presenti i bisogni dei bambini come il bisogno di sicurezza e di riconoscimento, di esplorazione e di scoperta. Se si pensa alla sicurezza, per esem- pio significa offrire al bambino la possibilità di trovare il rispetto per la propria iden- tità all’interno di una situazione collettiva. Pertanto occorre non solo rendere gli spazi familiari, ma prevedere spazi personalizzati che rendano leggibile l’apparte- nenza ad una persona: il lettino, una scatola dove riporre gli effetti personali, simboli e foto che connotano gli spazi personali… Il tutto per creare quell’atmosfera che contribuisce a far star bene emotivamente in quel luogo.

IL GIOCO

Il gioco è la principale fonte di apprendimento del bambino; attraverso le varie attività egli sviluppa le proprie conoscenze a livello cognitivo e psicomotorio. Il gioco è anche un mezzo per facilitare e consolidare il rapporto affettivo con l’edu- catrice.

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IL GIOCO SIMBOLICO

Per gioco simbolico s’intende l’attività ludica del “far finta di…”; comincia attorno ai dodici/ quindici mesi e va fino ai cinque anni, trasformandosi in un gioco con oggetti. Nel gioco infantile gli apprendimenti non sono mai separati ma piuttosto compresenti; nel gioco simbolico, ad esempio, ritroviamo competenze diversifi- cate: allo sviluppo affettivo ed emotivo alla rappresentazione mentale dei ruoli, dalla capacità manuale al linguaggio ed al ragionamento. Il gioco simbolico si manifesta quando il bimbo è in grado di interiorizzare il mondo e di rappresen- tarlo attraverso strumenti cognitivi, come la memoria ed il ricordo. Si sviluppa su tre livelli successivi:

● imitativo

● trasformativi dell’oggetto

● di ruolo

IL GIOCO EURISTICO

Il gioco euristico viene proposto per i bambini dai dodici mesi fino ai ventidue mesi di età. I materiali offerti ai bambini, durante il gioco euristico, non sono og- getti di plastica comunemente venduti come giocattoli, ma una scelta di oggetti di uso comune, imparando a conoscere la natura dell’ oggetto ed il comporta- mento dello stesso nello spazio. Questi oggetti offrono ai bambini l’opportunità di sperimentare infiniti modi di giocare e di organizzare il materiale senza schemi prefissati dall’adulto. Questa attività è autodiretta: non richiede pertanto l’ inco- raggiamento o la lode dell’adulto nell’attività dei bambini. Di conseguenza il ruolo dell’educatrice è quello di rimanere in disparte tranquillamente, attenta ma di- staccata; ogni tanto ricomporrà il materiale senza sconcertare il bambino.

Le finalità sono:

● incoraggiare la scoperta dei nuovi elementi presentati;

● favorire una maggiore concentrazione;

● condurre il bambino alla concezione e alla concretizzazione del rapporto causa- effetto;

● creare tranquillità nel bambino.

IL GIOCO DEL “CESTINO DEI TESORI”

Il cestino dei tesori viene proposto verso i sette / otto mesi, età in cui nasce il bi- sogno di una grande varietà di oggetti per stimolare lo sviluppo dei sensi:

● il tatto: consistenza, forma,peso

● l’ olfatto: varietà di odori

● il gusto: ambito più limitato, ma possibile

● l’ udito: squilli, tintinnii, scoppiettii, scricchiolii

● la vista: colore, forma, lunghezza, lucentezza

● la sensazione del corpo in movimento

Il cestino dei tesori è un modo pratico di raccogliere oggetti e renderli utilizzabili per il bambino che stanno seduti. Vengono messi in evidenza due punti chiave:

● gli oggetti dovrebbero essere fatti dei materiali più diversi ma non di plastica;

● il ruolo dell’ adulto è di dare sicurezza attraverso la sua presenza attenta, ma non intrusiva.

MANIPOLAZIONE

Costruire, plasmare, impastare, spalmare, premere, schiacciare, staccare e attac- care, sono svariati modi di scoprire i materiali che ci circondano e conoscerli.

I materiali proposti sono destrutturati, naturali e di recupero (alcuni di questi sono recuperati al centro di riciclaggio Remida).

Attraverso il gioco di manipolazione i bambini con le proprie mani e il proprio corpo acquisiscono informazioni importanti divertendosi e soddisfano il loro de- siderio di toccare e sperimentare.

I travasi: travasare consente ai bambini di riempire e svuotare vari contenitori e contenuti come farine legumi pasta varie volte stimolando lo sviluppo delle ma- nualità della coordinazione oculo – manuale e della creatività.

Attraverso questa attività i bambini conoscono dimensioni quantità il senso del pieno e vuoto.

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ATTIVITÀ GRAFICO PITTORICHE

Conservare lo spirito dell’infanzia dentro di sé per tutta la vita vuol dire conservare la curiosità di conoscere il piacere di capire la voglia di comunicare.

Bruno Munari

Arte e creatività svolgono un ruolo fondamentale nell’ambito dell’evoluzione in- fantile. Fin dai primissimi anni di vita del bambino, l’arte contribuisce a migliorarne le capacità espressive, a rafforzare la consapevolezza di sé, a liberare le potenzialità creative insite in esso. In definitiva, essa sembra essere determinante al fine di un’evoluzione interiore dell’individuo.

Afferrare con la mano un pennello o un pastello a cera, scegliere un colore, tracciare un segno sul foglio, rappresenta per i bambini un'esperienza magica e affascinante e il fine ultimo della sua attività creativa non possono essere i “manufatti” che egli realizza, quanto piuttosto la capacità di osservazione, le abilità mnemoniche e l’im- maginazione, che l’arte contribuisce a sviluppare. Per Maria Montessori il fare e l’azione rappresentano la manifestazione esterna del pensiero. In questa concezio- ne, l’esperienza manipolativo-sensoriale, tipica della produzione artistica, assume un ruolo centrale in chiave evolutiva e la mano può essere considerata una sorta di “protesi” della mente. Lei sosteneva infatti che l’attività artistica fosse una forma di “ragionamento” e che “percezione visiva” e “pensiero” fossero connessi in maniera inscindibile. L’attività viene proposta a piccoli gruppi di bambini e i materiali usati sono pastelli a cera, colori a dita, tempere, fogli di varie dimensioni, cartoncini, pen- nelli, spugne, timbri. I bambini vengono lasciati liberi di colorare e disegnare a pia- cere, scegliendo i materiali, le tecniche e i colori che preferiscono, per esprimere con facilità e immediatezza le emozioni, gli stati d’animo, i sentimenti e i livelli per- cettivi della realtà. Nel corso dei tre anni, i bambini impareranno ad utilizzare ma- teriali e tecniche diverse, e sarà emozionante vedere come i loro gesti tracciano sul foglio dei segni pieni di significato, che porteranno a casa alla fine dell'anno.

ATTIVITÀ SENSO MOTORIE

Il gioco senso motorio si caratterizza in generale, con il coinvolgimento corporeo intenso sia sul piano emotivo che fisico: il corpo viene usato per conoscere il mon- do e conquistarlo; al bambino non interessa il risultato della sua azione, quanto piuttosto l’intenso piacere di essere dentro il movimento e di sperimentare il pro- prio corpo nelle sue potenzialità.

Spesso questo gioco non viene percepito dagli adulti come gioco, ma come sem- plice “movimento” fine a se stesso. In realtà, da circa 18 mesi fino ai 7-8 anni, il gioco sensomotorio ha un’importanza significativa nello sviluppo del bambino e nella sua esperienza di sé.

Attraverso quest’attività il bambino arriva a sentirsi autonomo, indipendente e acquisisce la consapevolezza del suo corpo

Nel gioco sensomotorio, in generale, è importante che l’adulto:

● strutturi un ambiente favorevole a permettere l’esperienza;

● colga l’attività del bambino in modo positivo e la sostenga.

IL GIOCO DEL “CHI C’È E CHI NON C’È”

Quale può essere il modo migliore per iniziare una giornata se non attraverso il saluto in gruppo?

Questo gioco aiuta i bambini a conoscersi di più tra loro, a salutarsi ad inizio gior- nata ritrovandosi in gruppo. Consente anche di pensare chi non è presente, cosa gli sarà successo, di riaccoglierlo e salutarlo quando ritorna.

Si utilizzano delle foto con il primo piano di ogni singolo bambino del gruppo.

Per i più piccini le foto appese alla parete sono d'aiuto per identificare e ricono- scere sé stessi e gli altri, sono un utile strumento per aiutare i bambini.

Con i bambini più grandi, si fa il gioco di "chi c'è e chi non c'è": si nomina il nome del bambino di ogni singola foto e si verifica se è presente al nido. In caso con- trario la foto viene riposta nella busta. E' un rituale di apertura giornata che pre- para anche il bambino all'avvio delle attività.

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GIOCO DEL “CHE TEMPO FA?”

Questo gioco viene proposto giornalmente assieme al gioco del “chi c’è e chi non c’è” e consiste nello scegliere un simbolo appositamente predisposto (nuvola, so- le, pioggia, neve) che rappresenta le condizioni meteorologiche della giornata.

Le educatrici dopo aver invitato i bambini ad osservare fuori dalla finestra li invi- tano a scegliere il simbolo corretto e ad attaccarlo nello spazio apposito.

LA LETTURA

Ritenendo che la lettura sia uno strumento educativo fondamentale nella crescita del bambino, quotidianamente si dedica un tempo e uno spazio dedicati a questa attività. La lettura infatti non è un'attività fine a se stessa ma “un'occasione com- plessiva di creare situazioni piacevoli, di sollecitare motivazioni, di affinare com- petenze in una visione globale in cui aspetti emozionali e cognitivi sono strettamente intricati come è peculiare di quest'età”. (Mantovani, 1989, pag.18).

Pensiamo che il precoce inserimento della lettura nel quotidiano del bambino sia importante per poter far sì che i libri entrino nel mondo del bambino, che sia- no esplorati, toccati e sfogliati, in modo naturale, piacevole e accattivante; dal- l'altro canto l'esperienza della drammatizzazione di un libro o dell'ascolto del suo contenuto può diventare occasione di condivisione e di partecipazione con le educatrici e con il resto del gruppo. Inoltre la lettura rappresenta, molte volte, il canale privilegiato per affrontare e conoscere nuovi “mondi” come quello delle favole, di nuove storie... e consente di condividere pensieri, fantasie, emozioni tra chi legge e chi ascolta.

Obiettivi

● Rafforzare le capacità e i tempi di attenzione e ascolto.

● Sviluppare e migliorare le capacità di linguaggio.

● Stimolare la creatività e la capacità di espressione.

● Riconoscere i diversi codici comunicativi.

● Scoprire e sperimentare le possibilità espressive del corpo e del viso.

● Favorire lo sviluppo e la capacità di astrazione.

● Creare situazioni cognitivamente stimolanti.

LA MUSICA PER EDUCARE

I Più recenti studi sulla pedagogia della musica evidenziano l’importanza di ini- ziare il processo di educazione musicale fin dai primi mesi di vita con modalità che seguono le fasi dello sviluppo del linguaggio e dell’apprendimento dei primi vocaboli.

L’ambiente, le sollecitazioni, offerte possono ampliare il linguaggio verbale di un bambino; allo stesso modo il linguaggio musicale si amplia nel bambino in base all’offerta di stimoli, di sollecitazioni sonore, come di spazi di silenzio in cui il bam- bino rielabora le informazioni ricevute.

Fondamentale dunque, una lunga fase di ascolto, in cui il bambino assorbe, rie- labora ed esprimerà poi secondo i suoi tempi.

Secondo E.Gordon l’età di apprendimento più importante per il bambino è pro- prio quella che va dalla nascita ai tre anni, periodo che invece è stato a lungo tra- scurato. Le educatrici stesse, formate ai corsi di Music Learning Theory, proporranno percorsi specifici ma anche utilizzeranno la musica come filo con- duttore dell’educazione.

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INGLESE

La scuola dell'Infanzia San Raimondo da quattro anni è diventata scuola bilingue.

Anche da 0 a 3 anni si presta quindi attenzione alla seconda lingua non limitandola esclusivamente ad una espressione verbale in quanto il linguaggio verbale, è solo un modo per comunicare (basti pensare ai gesti, o alle espressioni facciali). Il lin- guaggio è quindi importante e ha varie funzioni, la funzione comunicativa è la più palese ma comunicare implica ben più che possedere il linguaggio.

Un approccio precoce alla seconda lingua trova la sua principale motivazione nella curiosità che i bambini mostrano per la comunicazione. Osservando un bambino in età prescolare nei momenti di gioco spontaneo, si nota come spesso si diverta a caratterizzare i personaggi nei quali si identifica utilizzando variazioni del tono, del timbro della voce e con modalità linguistiche ed espressioni apprese dagli adulti o dai mass-media. Poiché il bambino ha un codice linguistico non completamente strutturato, è pronto ad accogliere qualsiasi variazione con estrema flessibilità e na- turalezza, facendola propria e utilizzandola come appartenente al suo ambito di comunicazione verbale. Essere a pieno titolo cittadini europei esige una confidenza con la lingua straniera che permetta di non sentirsi estranei nei paesi della Comu- nità. La padronanza di un’altra lingua ci apre fornendoci più strumenti per svilup- pare la comunicazione. Conoscere una lingua significa comprendere che esistono altre storie, altri contesti, altri bambini che con parole diverse manifestano esigenze e significati uguali. Stabilire una routine o un momento preciso della settimana de- dicato all’inglese aiuta a creare un’abitudine fruttuosa. Utilizzare, a inizio attività, sempre la stessa frase o le stesse canzoni aiuta a stabilire questa routine e ad avvi- sare il bambino che il momento dedicato all’inglese si sta avviando. Saranno sempre tempi corti, non più di 15 minuti per volta, mettendo in atto attività varie e diver- tenti per non perdere l’attenzione e l’interesse. Inoltre usare regolarmente la lingua inglese in un momento della giornata in cui il bambino se l’aspetta è di grande aiu- to. Può, ad esempio, essere la favola della nanna, o la canzoncina prima dell’igiene personale… I bambini amano molto ascoltare storie a loro familiari, leggerle e ri- leggerle. Cantare canzoni o recitare filastrocche è un modo semplice e divertente per introdurre nuovi elementi linguistici, in modo spontaneo e naturale. Oltre a di- vertirsi, le canzoni e le filastrocche forniscono ai bambini l’occasione per fare pratica degli accenti, del ritmo e dell’intonazione in inglese; con l’aiuto di un supporto vi- sivo quale ad esempio un video o un pupazzo, possono imparare ancora di più.

MOMENTI DI CURA

Le routine ricoprono un ruolo fondamentale nella giornata educativa e non de- vono essere separate da tutte le altre attività nel nido. Il pranzo, il riposo ed il cam- bio rappresentano, infatti, non semplici cure “assistenziali”, bensì momenti altamente educativi, poiché consentono una conoscenza reciproca tra bambino e adulto ed aprono ad un ambito privilegiato d’interazioni interpersonali: il bam- bino partecipa attivamente e sviluppa efficacemente intenzionalità comunicativa e strategie cognitive. La cura non è soltanto soddisfare i bisogni primari corporei ma è anche l’occasione per vivere situazioni di comunicazione e di vicinanza. Tut- te le attività di cura (come accoglierlo quando arriva, accompagnarlo in bagno, aiutarlo a mangiare, essergli vicino nell’andare a dormire e nel risveglio, in so- stanza aiutarlo nel conquistare la sua autonomia nel curarsi), fanno parte di un lavoro di cura dal quale partire per comprendere l’identità professionale delle educatrici e il ruolo della figura materna. Ciò che differenzia il lavoro delle edu- catrici da quello materno sono l’intenzionalità e la progettualità.

Il lavoro di cura è parte integrante del progetto del nido e i gesti di accadimento e di cura ne determinano l’identità e la qualità. I bambini stessi, nella pratica di tutti i giorni, fanno nascere spontaneamente riti per affrontare le difficoltà che incon- trano, ad esempio nella separazione dal genitore, ma anche gli adulti ne inventano per aiutarli a orientarsi nella vita di tutti i giorni. Nei rituali il bambino conquista sempre maggiore senso della consequenzialità delle azioni, impara a orientarsi nel tempo e a scandire il ritmo della giornata. Essi sono indispensabili per trasmettere al bambino le prime strutture per fidarsi del suo ambiente, comprendere ciò che accade, rinforzando la sua fiducia di base, fornendo sostegno e prevedibilità.

I rituali aiutano i bambini a:

● strutturare e percepire la giornata;

● riconoscere regole e limiti;

● imparare a separarsi e riavvicinarsi alla madre;

● esprimere la paura e la collera in una cornice protetta;

● superare la paura; rinforzare l’autonomia;

● facilitare i contatti con i coetanei;

● risolvere i conflitti e le crisi.

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IL PRANZO

Il momento del pranzo è un momento particolare della giornata che deve essere tranquillo per il bambino e per l’educatore, senza dimenticare che è anche un momento di apprendimento. I bambini imparano a rispettare alcune regole sem- plici come lo stare seduti fino alla fine del pranzo, non disperdere il cibo, aspettare il proprio turno, non disturbare i compagni.

Per mantenere costante il clima di tranquillità durante il pranzo è necessario in- trodurre delle regole, poche, chiare e costanti: aspettare il proprio turno, non al- zarsi e andare in giro se non si è camerieri, ringraziare e non disturbare i compagni vicini.

IL CAMBIO

Il momento del cambio è un’occasione per poter instaurare un rapporto più stret- to ed intimo con il bambino, coccolandolo, rassicurandolo ed aiutarlo nel pro- cesso di autonomia. Ogni piccolo ha diritto ad aver un “tempo” dedicato a lui solamente dove la fretta e la routine non devono avere il sopravvento.

La routines del cambio è un momento di cura e di grande intimità, un momento di comunicazione emotivo relazionale di grande condivisione.

Momento importante è il passaggio dal pannolino al vasino. Il lavoro dell’educa- trice è quello di continuare ciò che è stato fatto a casa e stimolare il bambino al- l’autonomia ( andare da solo in bagno,

spogliarsi e rivestirsi autonomamente, … )

IL SONNO

Il sonno è un momento particolare per il bambino, l’educatrice si dispone accanto ai bambini per aiutarli nella fase dell’addormentarsi, riveste una notevole impor- tanza poiché questo momento viene vissuto (come il cambio) come un colloquio a due, fatto di gesti e parole che sottolineano l’accettazione reciproca ed aiutano il bambino ad addormentarsi con serena fiducia nelle mani di una persona amica.

Man mano che il rapporto affettivo si rafforza il bambino riesce a trovare un equi- librio maggiore tra sonno e veglia. Anche al risveglio è necessario prestare parti- colare attenzione, rispettando i tempi di ciascun bambino.

IL RICONGIUNGIMENTO

Il ricongiungimento, insieme all’accoglienza, delimita il tempo della giornata al- l’interno del nido: infatti il primo rappresenta il momento in cui il bambino si ri- congiunge al genitore, viceversa il secondo è il momento durante il quale il figlio si separa dai genitori. Quindi la rilevanza di questa circostanza è evidente e non deve essere vissuta dal servizio come semplice momento di entrata e di uscita dalla struttura.

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Per educare…

LO STILE EDUCATIVO

Nel P.G.E. si incontrano e si confrontano esperienze educative diverse, quelle delle famiglie e quelle del P.G.E. E’ fondamentale che, nel rispetto dei ruoli e delle com- petenze di ciascuno, si crei un’alleanza educativa e un dialogo costante finalizzati a sostenere la crescita armonica dei bambini.

LE REGOLE

Le regole proposte al P.G.E. sono regole educative che aiutano il bambino a com- prendere la differenza tra bene e male, lecito e illecito e gli danno la possibilità di agire di conseguenza. Attraverso le regole il bambino acquisisce punti di rife- rimento e confini che gli servono per crescere. Le regole al P.G.E. sono poche, es- senziali e molto chiare perché i bambini possano comprenderle e rispettarle:

condividere un gioco, aspettare il proprio turno nella condivisione di un gioco o durante un’attività programmata, non distruggere il gioco dell’altro, non tirare un gioco in testa all’altro, non spingere

pizzicare mordere, sono formulate in modo coerente e in contesti precisi per non creare confusione e disagio nei bambini.

PERCORSI DI AUTONOMIA

La nostra proposta educativa accoglie, riconosce, facilità i processi di crescita del bambino e valorizza, partendo dai suoi bisogni, le singole competenze come ri- sorse che arricchiscono ciascuno. Obiettivo del nido è quello di accompagnare il bambino a far da solo attraverso una serie di processi quali attività di esplorazio- ne, scoperta che lo portano al raggiungimento della cura di sé nella quotidianità, a mangiare, ad andare in bagno, a dormire, a separarsi e ricongiungersi con le persone con cui è in rapporto.

Queste sono conquiste che segnano traguardi importanti per il bambino: cre- scendo si viene a modificare in modo sensibile il suo rapporto non solo con l’adul- to con cui è sempre meno dipendente, ma anche con tutto ciò con cui il bambino viene in contatto o di cui può fare esperienza e conoscenza. L’aiuto offerto dal ni- do nello sviluppo delle autonomie e delle competenze si realizza nella struttura- zione degli spazi, che permettono al bambino libertà di movimento e di esplorazione, sia nelle proposte specifiche (esperienze di scoperta e di conoscen- za),sia nei momenti di cura, sia nel gioco spontaneo.

Attraverso il gioco il bambino è accompagnato alla scoperta della sua identità, alla conquista dell’autonomia, al riconoscimento di sé e dell’altro.

Il gioco, infatti, è il mezzo privilegiato per sperimentare e sperimentarsi, conoscere e creare, incontrare le proprie emozioni e confrontarsi con la voglia di crescere propria e degli altri bambini.

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Gli inserimenti vengono fatti a piccoli gruppi di 3-4 bambini a scansione quindi- cinale, per favorire l’ambientamento in modo graduale, rispettando i tempi dei bambini e garantendo loro la massima attenzione. La disponibilità che si richiede ai genitori è di quindici giorni. Nell’arco di questo periodo il genitore passerà dal- l’iniziale presenza dentro la stanza al progressivo allontanamento, restando però disponibile e reperibile. All’inizio il bambino resterà nel nuovo ambiente solo per poco tempo, poi il tempo di permanenza si allungherà.

Gli elementi fondamentali dell’inserimento sono la gradualità rispetto ai tempi di ambientamento del bambino e la continuità tra le risposte della famiglia e quelle del servizio nei confronti delle esigenze di ogni singolo bambino. Dunque fondamentale è la partecipazione e collaborazione della famiglia. Utile è la crea- zione di un clima di fiducia e rispetto reciproci affinché il bambino percepisca po- sitivamente questo passaggio. Così l’educatrice può diventare una base sicura e un punto di partenza per le future esplorazioni. L’obbiettivo dell’inserimento non è quello di fare in modo che il bambino non si accorga di quello che sta succe- dendo o di evitare possibili reazioni di resistenza alla separazione, ma è quello di favorire la costruzione di un rapporto significativo tra il bambino e la persona che si prenderà cura di lui, che lo accompagnerà e sosterrà nelle sue esplorazioni dell’ambiente e a cui potrà affidarsi quando avrà bisogno di essere consolato o condividere momenti di gioia.

Nel periodo che precede l’inserimento viene richiesto un colloquio tra i genitori e l’educatrice per scambiarsi informazioni utili riguardo il figlio, in modo tale che l’educatrice riceva le informazioni necessarie per avere una iniziale conoscenza del bambino.

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IL BAMBINO E L’INSERIMENTO AL P.G.E.

L’Inserimento o ambientamento rappresenta una transizione densa di emozioni nella vita del bambino e della famiglia, un momento delicato di passaggio a un ambiente relazionale e comunicativo più allargato. Il piccolo affronta una situa- zione nuova che modifica le sue abitudini e introduce l’esperienza del distacco dalla famiglia, affronta spazi sconosciuti, persone, oggetti, colori, odori, ritmi diffe- renti rispetto a ciò che vive a casa. Per la prima volta, si separa da mamma e papà e si trova immerso in un ambiente a lui sconosciuto. Per questo è richiesta la pre- senza di una figura familiare, che può essere un genitore o una persona signifi- cativa, che possa aiutare il bambino ad affrontare questo momento così delicato e importante e rappresenti una condizione di sicurezza emotiva perché il piccolo accetti con tranquillità, serenità e curiosità il nuovo ambiente e sia disponibile a stabilire nuovi rapporti. Ogni bambino, con modalità diverse, vive il momento di passaggio dalla situazione domestica (conosciuta e rassicurante) a quella nuova del nido con una fase di crisi, che però viene risolta dedicando molta attenzione alla rassicurazione, creando un clima di fiducia e serenità sia da parte della fami- glia che da parte del servizio.

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PRIMO GIORNO

Il bambino arriva con il genitore alle 9.30, il tempo di permanenza sarà di 30 mi- nuti. Il bambino sarà lasciato libero di familiarizzare, esplorare il nuovo ambiente con cui entra in contatto. Egli avrà la sicurezza data dalla presenza del genitore e la possibilità di rapportarsi con l’educatrice e i suoi coetanei. L’educatrice osser- verà il bambino con il genitore, i suoi atteggiamenti e così potrà poi acquisire le informazioni necessarie per modulare l’inserimento a seconda delle sue caratte- ristiche.

SECONDO GIORNO

Per meglio favorire l’adattamento del bambino al nuovo ambiente e alle nuove figure, egli arriva ancora alle 9.30 con il genitore e insieme rimarranno all’interno del nido per 30 minuti. Sarà chiesto poi al genitore di allontanarsi momentanea- mente per un tempo di 15 minuti.

TERZO GIORNO

A seconda di come è stata la reazione del bambino nei giorni precedenti, inizial- mente il genitore rimane in struttura per affrontare il momento della merenda e poi si procederà all’allontanamento del genitore per circa 1ora.

QUARTO GIORNO

Il bambino arriva alle 9.30, il genitore si allontana per un’ora e mezza e ritorna per il momento del pasto che verrà affrontato insieme. Dopodiché ci sarà un momen- to di gioco libero, seguito dal momento del cambio. Alle 13.00 il bambino andrà a casa con il genitore.

QUINTO GIORNO

Arrivo al nido alle ore 9.30, il genitore si allontana e ritorna alle 13.00 SESTO GIORNO

Il sesto giorno coincide con l’inizio della settimana. Dopo il weekend trascorso a casa con i genitori, il bambino dovrà riambientarsi a nell’esperienza, negli spazi, nella relazione con bambini, figure adulte, e ritrovare l’equilibrio raggiunto l’ulti- mo giorno della precedente settimana. Il bambino arriva alle 9.00 accompagnato dal genitore, il quale si fermerà al nido per un tempo breve. La riconsegna avviene alle ore 13.00

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SETTIMO GIORNO

Si svolgerà come il giorno precedente.

OTTAVO GIORNO

Arrivo alle 9.00, il genitore si allontana e ritorna alle ore 15.00 in modo tale da es- sere presente al momento del risveglio del proprio bambino.

NONO GIORNO Come il precedente.

DECIMO GIORNO

Il bambino arriva al nido alle 9.00 e si ferma fino al momento della riconsegna alle ore 17.15.

Durante questo periodo il genitore, anche se non presente fisicamente, in strut- tura si renderà reperibile in caso il bambino ne manifesti l’esigenza.

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CONTINUITÀ P.G.E. - SCUOLA DELL'INFANZIA

Per i bambini in uscita verrà curato il passaggio dal P.G.E. alla scuola dell'infanzia attraverso scambi di piccoli gruppi di bambini accompagnati da un'educatrice per vivere i diversi momenti della futura scuola ed entrare in contatto con nuove figure e ambienti educativi e bambini.

Occorre precisare che l'inserimento del bambino alla scuola dell'infanzia, è per il bambino un momento delicato in cui verranno cambiati i suoi punti di riferimen- to: ambiente, adulti e compagni, tempi, spazi, attività, abitudini. L'obbiettivo che ci poniamo è quello di avvicinare il bambino alla nuova esperienza senza caricarlo però di aspettative e ansie.

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