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WORDS OF WELLNESS. Re-Imagine è un mantra che viene spesso ripetuto in questa fase storica particolare.

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Academic year: 2022

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WORDS OF WELLNESS

“Re-Imagine” è un mantra che viene spesso ripetuto in questa fase storica par- ticolare. Una fase in cui ci sentiamo or- gogliosi di essere italiani, ma non solo per i successi sportivi e artistici che il 2021 ha portato. Tutto oggi sembra ripartire, comprese le nostre aspettative. Abbiamo nuove prassi, più etiche ed ecologiche.

Una ritrovata voglia di stare insieme. De- sideriamo farci belli, viaggiare, cenare fuori, concederci piccoli lussi quotidiani.

Ma ciò che conta di più sono le dinami- che psicologiche in atto: l’eros, inteso come desiderio che informa l’azione, fa anche ripartire la nostra immaginazione collettiva. Siamo chiamati a pensare “out of the box”, con il coraggio richiesto per innovare l’esistente. Ecco perché abbiamo voluto che “Re-Imagine” fosse proprio il tema conduttore di questo nuo- vo numero di AQCUA, il magazine di QC Terme curato da Vogue Italia e distribuito nei centri del gruppo. Una dichiarazione di speranza attiva che esprimiamo nelle prossime pagine. Affinché dal motto “sa- lus per aquam” si passi, come abbiamo sempre sostenuto, al “salus per verba”, crediamo che si debbano conoscere e sperimentare molteplici forme di espan-

sione creativa. Il viaggio, per esempio:

nelle stazioni sciistiche americane o nelle destinazioni Unesco italiane. Ma si può im- maginare oltre i confini anche grazie al design, quello luminoso o quello artigia- nale, che porta a dare risposte nuove a nuovi bisogni di etica e socialità. Una so- cialità che abbiamo ritrovato, finalmen- te, anche a tavola. Ma si può persino scegliere di skippare i molti, forse troppi appuntamenti. L’importante è non sen- tirsi mai al palo, come spiega Michael Clinton in un articolo di questo magazi- ne: quando si ascoltano i propri veri biso- gni, ci si può reinventare a qualsiasi età.

E se si vuole davvero essere creativi, ci sono corsi che insegnano come. Nel gior- nale troverete anche la moda più nuova, i gioielli etici, i cosmetici no-gender, le fa- vole in ogni forma, le interviste agli italiani di cui siamo fieri. E c’è anche un augurio, quello che viene dall’astrologia: nel 2022 Giove entrerà nel segno dei Pesci e questo significherà non solo grande immagina- zione collettiva, ma anche un anno spe- ciale per l’acqua. Niente di meglio, allora, che celebrarlo nei centri QC Terme, dove questo elemento è da sempre il grande protagonista!

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TR AVEL & DESIGN

6 Unesco: Italia superstar 12 Bianco, stelle e strisce 16 Destinazione futuro 18 Sogni contemporanei 22 Design Cities

26 36 ore a Napoli 28 Ho perso il filo 32 Un pezzo alla volta 34 The transformers FOOD

38 La riscoperta del fuoco 42 Ghostronomy

44 La vie en rose 46 L’ora del tè

48 Ti va se stiamo fuori?

WELLNESS

52 A new start 54 Urban workout 56 Felici e sconnessi 58 A tutta neve BEAUTY

62 Self made rituals 64 A me gli occhi 66 Forza interiore

68 No-gender is beautiful STYLE

72 Tanto di mantello 76 Dal cuore d’oro 78 La moda è un gioco 80 Lo spirito del tempo 82 A righe e a quadretti

PORTFOLIO

86 Il mondo che vogliamo CULTURE

100 La morale della favola 102 A scuola di genio 104 L’anno dell’acqua QC DESTINATIONS

108 QC NY

110 QC Terme Chamonix 112 QC Terme Dolomiti 114 QC Terme Bagni di Bormio 116 QC Terme San Pellegrino 118 QC Terme Pré Saint Didier

120 QC Termemontebianco 122 QC Termemilano 124 QC Termetorino 126 QC Termeroma

In copertina. “Angelic Sailor”, foto di Pasquale Autorino (@siermond) & Domenico Falso (@nicholas.fols) dalla serie “Heavenly Paradise”.

Models Dorian Pasca e Sara Matteucci.

Qui sopra. Relax a bordo vasca in un centro QC Terme (foto Valentina Sommariva).

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TRAVEL

& DESIGN

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Lo sapevate che l’Italia è il paese al mondo con il più alto numero di siti patrimonio Unesco? Sono cinquantotto, e gli ulti- mi comprendono i portici di Bologna e “Padova Urbs Picta”, con le sue pitture murali del XIV secolo. Vale la pena esserne orgogliosi, ma soprattutto visitarli. Così come, negli Stati Uniti, vale la pena sciare (e fare vita mondana, perché no) in una delle località invernali di Colorado, Wyoming e Idaho che vi consigliamo nelle prossime pagine. Per muoversi, il lusso mo- derno e sostenibile della nuova Range Rover è l’ideale. Non solo in fuoristrada, ma anche in una design city come Bilbao, Oslo o Singapore. E per dormire? Chi ama l’arte e la creatività può scoprire gli hotel italiani dove le camere sembrano delle gallerie. Ce ne sono anche a Napoli, che vi raccontiamo in un’ideale agenda di 36 ore. E poi: luci wireless per una nuova socialità, oggetti artigianali che fanno bene a Venezia, arredi per una casa trasformista... A ognuno il suo.

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6 TR AVEL & DESIGN TR AVEL & DESIGN

UNESCO: ITALIA SUPERSTAR

Viaggio tra le meraviglie del Paese che vanta il maggior numero di siti inseriti nella World Heritage List dell’Unesco. Tra palazzi storici, capolavori

artistici e scenari naturali di inimitabile bellezza

S

ono 58 e nessun altro Paese al mondo può vantare una simile quantità di luoghi inseriti dall’Unesco nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità (World Heritage List). Un motivo di orgoglio in più per quello che è universalmente cono- sciuto come il Belpaese e, allo stesso tempo, uno stimolo a migliorarsi per quelle realtà ar- tistiche, culturali e paesaggistiche che aspi- rano a far parte di questa ambitissima lista.

Che ogni anno si allunga, tingendosi sempre di più con i colori della bandiera italiana.

Nello scorso mese di luglio sono entrati nella World Heritage List i “Portici di Bologna”, quello straordinario complesso architettonico che a partire dall’XI secolo ha caratterizzato il mo- dello costruttivo della città, dal centro stori- co alle zone periferiche. Al tempo risponde- vano all’esigenza di espansione delle attività commerciali e artigianali, in seguito sono di-

ventati un punto di ritrovo, aggregazione e socialità per i bolognesi e i visitatori. Ed è pro- prio l’aspetto comunitario che contraddistin- gue questi spazi coperti, che nascono e ri- mangono tuttora di proprietà privata a uso pubblico. Sono ben 12 i porticati a essere stati scelti e rappresentano, nel loro insieme, uno spaccato della varietà architettonica, storica e micro-geografica di Bologna. Nella lista Unesco rientrano piazza Santo Stefano, i portici di via Zamboni, quelli di Strada Mag- giore, l’edificio porticato del MAMbo, i portici di Piazza Cavour e di via Farini. E ancora il portico di San Luca, quelli di Pavaglione e di piazza Maggiore, la strada porticata di Santa Caterina, l’edificio porticato del quartiere Barca, il portico della Certosa, i portici del Baraccano e la strada porticata di Galliera.

Su tutti spicca il portico di San Luca, il più lungo del mondo: misura circa 4 chilometri, con quasi 700 arcate, e collega il centro della città con il Santuario della Madonna di San Luca, posto sulla sommità del Colle della Guardia.

Anche il Veneto vanta una nuova entrata nella World Heritage List. Si tratta di “Padova Urbs Picta”, con le sue pitture murali del XIV secolo. Un sito “seriale” che comprende tutti i preziosi e grandi cicli affrescati del Trecento conservati in otto edifici e complessi monu- mentali raccolti nel raggio di poche centi- naia di metri: la Cappella degli Scrovegni, la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Ere-

mitani, il Palazzo della Ragione, la Cappella della Reggia Carrarese, il Battistero della Cat- tedrale, la Basilica e il Convento di Sant’Anto- nio, l’Oratorio di San Giorgio e l’Oratorio di San Michele. Ad affrescare le pareti di questi luoghi, per un totale di 3.600 metri quadrati di pitture murali, furono alcuni dei più straor- dinari artisti dell’epoca. Primo tra tutti Giotto, che con gli affreschi della Cappella degli Scrovegni realizzò il suo capolavoro assoluto.

Qui, tra l’altro, si osserva la prima rappresen- tazione pittorica di un bacio, quello tra Gio- acchino e Anna alla porta di Gerusalemme, e altrettanto sorprendente è la lacrima che riga il volto di una donna nella scena della Strage degli Innocenti. Sono solo due esempi di una rivoluzione nell’arte figurativa che, oltre

Dall’alto. La Cappella degli Scrovegni a Padova, con gli affreschi di Giotto.

Il sontuoso salone del Palazzo della Ragione di Padova (entrambe le foto, courtesy Padova Urbs Picta). Nella pagina accanto. Dall’alto.

I portici di Santo Stefano nel centro di Bologna.

La via porticata che dalla città risale per 4 chilometri la collina di San Luca (entrambe le foto, courtesy Bologna Welcome).

I siti di Padova e Bologna sono entrati nella World Heritage List Unesco nel luglio 2021.

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8 TR AVEL & DESIGN TR AVEL & DESIGN 9 alla rappresentazione dei sentimenti, si fonda

su una riscoperta della tecnica dell’affresco, un uso innovativo del colore e l’invenzione del- la prospettiva. Grazie a questo rico nosci- mento, Padova è diventata una delle poche città al mondo a custodire due Patrimoni dell’Umanità. Dal 1997, infatti, anche l’Orto Botanico dell’Università è sito Unesco. Realiz- zato nel 1545, è considerato il più antico orto del mondo occidentale a conservare anco- ra la forma e l’ubicazione delle origini, aven- do mantenuto per più di cinque secoli intatta la sua missione culturale e scientifica. E, a proposito di record, il Veneto è diventato la regione italiana con il maggior numero di siti iscritti nella World Heritage List. Tra questi non potevano mancare la Laguna di Venezia e la città di Vicenza con le ville del Palladio, mentre è recentissima (del 2019) l’ammissione all’albo delle meraviglie del sito “Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, iscritte come paesaggio culturale (come, per esempio, le Cinque Terre o la Costiera amal- fitana) in virtù dello stretto rapporto tra terri- torio e metodologie di lavoro e sfruttamento dei pendii collinari ancora in buona parte basato su tradizioni antiche. Vale la pena di soffermarsi a osservare i piccoli vigneti im- piantati sui ciglioni come a creare una sorta di mosaico fin dal XVII secolo, oppure le lun- ghe distese di vigne che paiono arrampicar- si sulle colline alternandosi con boschi indi- spensabili per mantenere il miglior assetto ecologico. Solo in seguito si potrà affrontare

la visita, con degustazione inclusa, di una delle innumerevoli cantine dove maturano i vini che tutto il mondo ha imparato ad ap- prezzare.

Si estende anche in Veneto il territorio del sito

“Dolomiti”, che comprende nove aree distin- te: Pelmo e Croda da Lago; Marmolada; Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellu- nesi, Vette Feltrine; Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave; Dolomiti Settentrionali (ovvero Dolo- miti di Sesto-Cadini, i gruppi di Braies-Sen- nes-Fanes con le Tofane, il Cristallo e le Dolo- miti Cadorine); Puez-Odle; Sciliar, Catinaccio e Latemar; Dolomiti di Brenta; Bletterbach.

L’unicità di queste montagne e la tutela del territorio che sta ai loro piedi è ben nota e apprezzata nei cinque continenti. Difficile, piuttosto, sarà scegliere da dove iniziare la visita, ma per la capacità di valorizzare le

Due immagini dei filari intorno a Collagù, la frazione di Farra di Soligo all’interno del sito Unesco “Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, in Veneto (entrambe le foto, courtesy Associazione Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene). Nella pagina accanto. Dall’alto.

Le svettanti guglie dolomitiche delle Torri del Vajolet, in Val di Fassa (foto Nicola Angeli/

APT Val di Fassa). Il trenino rosso del Bernina Express che collega Tirano, in Valtellina, a St. Moritz, in Svizzera (foto Tobias Ryser, courtesy Svizzera Turismo).

proprie tradizioni e la lingua ladina la Val di Fassa può rappresentare il miglior punto di partenza per l’esplorazione dolomitica. Da una montagna all’altra, sempre con l’eccel- lenza negli occhi. Parte da Tirano, in Valtel- lina, il celebre trenino rosso del Bernina Express, punto di forza del sito “La Ferrovia retica nel paesaggio dell’Albula e del Ber- nina”. La traversata alpina fino a St. Moritz, in Svizzera, dura poche ore, ma soprattutto nei mesi invernali è indimenticabile. Il viaggio a

bordo del convoglio che si fa largo nel mare di neve, tra vette che superano i 4.000 metri, laghi ghiacciati e antiche baite isolate, si as- sapora lentamente, cercando di imprimere bene negli occhi lo spettacolo che scorre oltre i finestrini delle carrozze panoramiche.

Meno evidenti, ma altrettanto importanti sono le soluzioni ingegneristiche e architetto- niche studiate per rendere possibile questa esperienza. Che lascia davvero il segno.

Sono in terra lombarda anche i due più an-

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10 TR AVEL & DESIGN TR AVEL & DESIGN 11 Dall’alto. La Palazzina

di Caccia a Stupinigi, uno degli edifici del sito Unesco “Residenze Sabaude”. La facciata di Palazzo Reale a Torino (entrambe le foto, courtesy Turismo Torino).

Nella pagina accanto.

Dall’alto. Villa d’Este a Tivoli (foto Diana Horonceanu, on Unsplash, licenza Creative

Commons Attribution 2.0 Generic). Due scorci di Villa Adriana, sempre a Tivoli, la più imponente delle ville imperiali di epoca Romana (entrambe le foto, Olivier Maupas).

tichi Patrimoni dell’Umanità italiani: “Arte ru- pestre in Valle Camonica” (iscritto alla lista fin dal 1979) e la Chiesa e il Convento Dome- nicano di Santa Maria delle Grazie con l’atti- guo Cenacolo di Leonardo da Vinci (dal 1980) a Milano, tra le eccellenze italiane più conosciute, studiate e ammirate, che attira- no migliaia di visitatori ogni anno da tutte le parti del mondo.

Al capoluogo lombardo Torino risponde con

“Residenze Sabaude”, un sito “seriale” com- posto da 22 sontuosi edifici costruiti a partire

dal XVI secolo. Undici sono situati nel cen- tro della città e costituiscono la cosiddetta

“Zona di Comando della Real Casa Savoia”.

Tra questi spiccano il Palazzo Reale, l’Armeria Reale, la Facciata del Teatro Regio (soprav- vissuta a un incendio nel 1936 che distrusse il resto del teatro), la Cavallerizza Reale (de- stinata agli esercizi e agli spettacoli equestri di corte), Palazzo Madama, Palazzo Cari- gnano (che nel 1859 ospitò il primo parla- mento italiano). Gli altri cingono la città con un impianto radiocentrico. È la “Corona di

Delizie”, ovvero l’insieme dei palazzi dedica- ti allo svago. Da non perdere assolutamente la visita ai castelli del Valentino, di Venaria Reale, Agliè, La Mandria e Racconigi, non- ché alla Palazzina di Caccia di Stupinigi.

Anche a Tivoli, poco distante da Roma, sono le antiche dimore signorili a essere entrate nella World Heritage List. Villa Adriana (II se- colo d.C.) è considerata la regina delle Ville Imperiali dell’antica Roma per l’imponente

grandiosità dell’architettura ed è rinata grazie a importanti restauri operati a partire dal XIX secolo. A questo complesso, tra l’altro, si ispi- rarono alcuni secoli più tardi i protagonisti dell’architettura del Rinascimento. Come ac- cadde per la vicina Villa d’Este, uno degli esempi più notevoli e raffinati della cultura umanistica del XIV secolo, circondata da un meraviglioso giardino costellato di fontane monumentali e giochi d’acqua.

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12 TR AVEL & DESIGN TR AVEL & DESIGN 13 La skiarea più estesa degli Stati Uniti, quella di

Vail (vail.com), sempre in Colorado, tre volte sede dei Campionati del Mondo di sci alpi- no, oltre che, con l’adiacente Beaver Creek, della Coppa del Mondo, non teme il confron- to con Aspen. Anzi. Accanto a un ventaglio di discese molto impegnative, che da sole val- gono il viaggio, come la Riva Ridge, la Born Free, la Bear Tree o la leggendaria Bird of Prey di Beaver Creek, l’area gioca anche la carta del fuoripista lungo i pendii infiniti di Back Bowls, sul versante della montagna opposto a quello servito dagli impianti di risalita. Gra- zie alle diverse linee di discesa percorribili è adatto a tutti, dai campioni ai neofiti della powder. Gli sciatori incontentabili, o soltanto

curiosi, possono inoltre raggiungere in meno di un’ora Breckenridge che si fa ricordare per le grandiose discese giù per i pendii del Mount Baldy. Certo, difficile salire in seggio- via con qualche membro del clan dei Karda- shian che a Vail sono di casa, e ancor meno avvicinabile è l’ambientalista Al Gore che ha fatto di questa località delle Rocky Moun- tains la sua stazione sciistica del cuore, ma ci si può consolare osservando i campioni del team statunitense di Coppa del Mondo in allenamento tra una gara e l’altra. Da vede- re il Colorado Snowsports Museum (snow- sportsmuseum.org) che racconta oltre un secolo di storia dello sci e delle vacanze in- vernali sulle Montagne Rocciose. Per ricari- care le batterie dopo una giornata sulla neve si va al The Arrabelle at Vail Square:

BIANCO, STELLE E STRISCE

Montagne da godere tutto l’anno, lunghe piste innevate, ripidi pendii per fuoripista. Dal Colorado al Wyoming fino all’Idaho, gli Stati Uniti sono

un paradiso per gli sciatori. Ma anche per chi ama la mondanità

S

i fa presto a dire «in fondo è sempre neve, non c’è bisogno di attraversare mezzo mondo per divertirsi». Le monta- gne del Colorado sono fatte apposta per smentire l’incauta affermazione. Basta volare ad Aspen (aspensnowmass.com) per accorgersene. Dell’antica città mineraria ri- mangono gli edifici costruiti con mattoncini rossi che fanno tanto Old West, ma tutto intor- no corre una vita frenetica, tra sport, cultura e mondanità. Gli oltre 400 chilometri di piste battute sono la calamita degli sportivi che possono disperdersi lungo quattro diverse skiaree. Le discese più impegnative sono nella Aspen Highlands e si chiamano Teme- renity, Highlands Bowl e Steeplechase, ma anche ad Aspen Mountains e a Snowmass non si scherza. E non potrebbe essere diver-

samente, visto che oltre il 40% delle discese è classificato come “pista nera”. La neve non manca mai, poiché si scia tra i 2.422 e i 3.813 metri di quota, ma quello che rende unica al mondo la località del Colorado è la sua fama glam e l’altissima concentrazione di personaggi dello spettacolo. È normale in- contrare Paris Hilton o Uma Thurman, mentre più riservati sono Kevin Costner, Kate Hudson, Antonio Banderas, che dopo le ore trascorse sulla neve prediligono rimanere nelle proprie dimore. Per tutti loro, però, una sosta al Moun- tain Social Bar & Lounge del St. Regis Aspen Resort è tappa fissa della vacanza tra questi monti. Da vedere anche l’Aspen Art Museum (aspenartmuseum.org) con una collezione di arte contemporanea all’altezza della fama degli ospiti della località.

Dall’alto. I bianchi pendii intorno ad Aspen (foto Michael Stockton,

“DSC008311”, licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic).

Alci Wapiti al National Elk Refuge (foto Chad Coppess-Dakotagraph).

Le vette over 4.000 metri intorno a Jackson Hole nel Wyoming (foto ©Corbis, courtesy Great American West).

Nella pagina accanto.

Fuoripista nei pressi di Vail (foto Robson Hatsukami Morgan on Unsplash, licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic).

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14 TR AVEL & DESIGN TR AVEL & DESIGN 15 prima ci si rilassa nella panoramica RockRe-

sorts Spa, quindi ci si ributta in pista partendo dalla lussuosa e ben frequentata lounge dell’hotel.

Uno spettacolo il Grand Teton e le altre vette, non di rado over 4.000 metri, del Grand Teton National Park, nello stato del Wyoming. Per la sua atmosfera old style è stato eletto una delle location predilette dai registi di film

Hole di ieri e di oggi, dal politico Dick Cheney e dal golfista Tiger Woods fino agli attori come Harrison Ford e Brooke Shields.

La più antica stazione sciistica degli Stati Uni- ti, Sun Valley (sunvalley.com), si trova nel sud dell’Idaho. Nasce nel 1936 entrando fin da subito nel cuore degli sciatori più esigenti e delle celebrità: da Gary Cooper a Clark Gable, da Errol Flynn a Marilyn Monroe, da Demi Moore a Bruce Willis, dai Kennedy a Ernest Hemingway, che proprio qui scrisse

“Per chi suona la campana”. La mondanità va di pari passo con lo sci. La skiarea si estende principalmente sui pendii della Bald Moun- tain, prediletta dagli esperti, e della Dollar Mountain con piste alla portata di tutti. Il comprensorio, concepito fin dalle origini come un resort per vacanze esclusive, dispo- ne di circa 100 chilometri di piste, a un’altitu- dine che varia da 1.752 a 2.788 metri. Da non perdere il tuffo lungo la Arnold’s Run, la nera dedicata ad Arnold Schwarzenegger, altro affezionato frequentatore del luogo. I pendii della Bald Mountain e, soprattutto, quelli delle Smoky Mountains sono perfetto campo di gioco per i fuoripista su neve secca e pol- verosa per gran parte della stagione e non a caso sono numerose le compagnie di heliski attive a Sun Valley. L’esperienza più immersi- va è garantita dallo Smoky Mountain Lodge, solo sette camere con servizi di lusso in mezzo al bianco (info: greatamericanwest.it).

In alto. In pista a Sun Valley, capitale sciistica dell’Idaho. In basso. Notte a Sun Valley (entrambe le foto, courtesy Great American West). Al centro.

Esibizioni nello snow park (foto Jon Mancuso Media). Nella pagina accanto. Dall’alto.

Panoramica su Jackson Hole (foto Danny Holland on Unsplash, licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic).

Escursione a cavallo sulla neve a Jackson Hole (foto Riley Francis Harris).

western. Una skiarea, questa, con 130 chilo- metri di piste, la metà delle quali classificate nere. Tanto basterebbe per collocare Jack- son Hole (jacksonhole.com) al vertice della lista dei desideri di ogni sciatore. La stazione sciistica regala però emozioni forti anche ai freerider. Il Corbet’s Couloir, con il suo salto di sei metri che immette in uno stretto e ripido canale ritagliato sulle pendici della Rendez- vous Mountain, è riservato ai super sciatori.

Ma anche coloro che sono semplicemente bravini si possono scatenare lungo dislivelli importanti, fino a quasi 2.000 metri di altitu- dine. Nella zona della Rendezvous Moun- tain si può approfittare degli impianti di risa- lita, altrimenti si utilizzano i servizi delle diverse compagnie di heliski che consentono di col- lezionare discese fino a 6/8.000 metri di disli- vello al giorno. Divertimento garantito anche per chi non scia, tra passeggiate a cavallo nella neve o corse in motoslitta. Lascia a boc- ca aperta la vista al National Elk Refuge (fws.gov/refuge/national_elk_refuge) dove si possono osservare da vicino oltre 10mila alci che vi trascorrono l’inverno. Serate mai noio- se al Million Dollar Cowboy Bar (milliondollar cowboybar.com), locale storico, ma sempre capace di rimanere al passo con tempi e tendenze. La lista dei suoi ospiti coincide con quella dei frequentatori abituali di Jackson

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DESTINAZIONE FUTURO

Con la strategia globale “Reimagine” il gruppo Jaguar Land Rover guarda lontano.

A un mondo più sostenibile attraverso un concetto di lusso moderno e di mobilità elettrificata. Partendo dal restyling della nuova Range Rover

rizzazioni diesel e benzina, è il presente, biso- gna calarsi nel cuore della strategia “Reima- gine” per scoprire che la mission per un futuro più sostenibile ha come traguardo l’elettrificazione di tutti i modelli. Infatti, entro la fine del decennio tutti i principali modelli Jaguar e Land Rover saranno disponibili in versione totalmente elettrica, segnando l’ini- zio del percorso che entro il 2039 porterà il gruppo a essere un’azienda a zero emissioni di carbonio. Un segnale forte, che dimostra la capacità di guardare lontano: da anni sono numerosi gli investimenti destinati a progetti di ricerca finalizzati a migliorare l’im- patto ambientale nel mondo della mobilità.

Una mission che si applica anche ai processi interni, alle catene di approvvigionamento, per esempio di materiali di altissima qualità, e alla scelta dei fornitori. Rientra in questa visione “allargata” anche la realizzazione dell’am bizioso progetto globale “Destination Zero” per un mondo a “Zero emissioni, Zero incidenti e Zero congestioni”, declinando così il concetto di mobilità sostenibile anche all’interno delle città, cominciando con la realizzazione di una serie di inedite guide ur- bane eco-green abbinate all’installazione di colonnine per la ricarica elettrica nelle principali località italiane. Così responsabi- lità, efficienza ed evoluzione diventano i va- lori per la sensibilizzazione al rispetto am- bientale. Partendo da oggi.

S

caldare i motori. Mettersi in marcia.

Macinare chilometri. In una parola, muoversi. Anche metaforicamente. A livello di pensieri, progetti, innovazioni.

Creando nuovi percorsi e immaginando nuove strade per reinterpretare il futuro. È in questa direzione che si sta spingendo il gruppo Jaguar Land Rover con la nuova stra- tegia globale “Reimagine” che, come chio- sa Thierry Bolloré, Chief Executive Officer del gruppo, «consentirà di incrementare e cele- brare, come mai prima d’ora, la nostra unici- tà. Insieme, possiamo creare un impatto maggiormente positivo e sostenibile sul mon- do che ci circonda». Reimmaginare, ridise- gnare e reinterpretare il futuro partendo dal- la mobilità è una visione lungimirante, è un impegno anche concettuale con l’obiettivo di rivisitare in modo sostenibile il lusso con- temporaneo, di offrire esperienze sempre più esclusive a chi viaggia in automobile e di contribuire alla realizzazione di un migliore impatto sociale a trecentosessanta gradi. Un percorso di innovazione che è già anticipato dall’imponente restyling della nuova Range Rover, quinta generazione di un vero e pro- prio cult, progettata per offrire una guida

emozionante e un viaggio nel segno di un lusso mai ostentato, solo sussurrato: il design è essenziale ed elegante, il massimo comfort è garantito anche per le lunghe percorrenze, i materiali, come i morbidi tessuti e i pellami di altissima qualità, sono sostenibili, la tec- nologia intuitiva semplifica l’esperienza al volante e, non ultima, la possibilità di perso- nalizzazione è davvero sorprendente. Ma se il nuovo restyling di Range Rover, insieme all’attuale gamma di veicoli Jaguar Land Rover completamente elettrici, ibridi plug-in e mild-hybrid, così come le più recenti moto-

In alto e in basso.

La nuova Range Rover Velar, a destra su uno dei percorsi stradali più suggestivi della Norvegia, è ancora più piacevole da guidare grazie alle raffinate motorizzazioni MHEV e plug-in hybrid.

Al centro. La Jaguar I-PACE, dallo stile innovativo e dall’elevato livello tecnologico, è il benchmark nel segmento dei veicoli a propulsione elettrica.

Nella pagina accanto.

La nuova Ranger Rover dalla silhouette che enfatizza il design, mentre il lusso contemporaneo degli interni è scandito dall’armonia delle proporzioni e da una ricercata purezza delle forme (tutte le foto, courtesy Jaguar Land Rover).

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SOGNI CONTEMPORANEI

Dormire tra le opere d’arte: è l’ultima frontiera dell’hôtellerie più creativa.

Che mette in mostra collezioni private, stringe rapporti con le gallerie e i singoli artisti

G

raffiti, installazioni, quadri e scul- ture, spazi creati ad hoc da artisti pluripremiati. Sempre più spesso succede di entrare nella hall di un hotel e avere il dubbio di aver sbagliato, e di essere invece capitati in una galleria di arte contemporanea. Un valore aggiunto, quello di inserire l’arte in strutture d’ospitalità, che serve come attrattiva per un turista colto e sempre più alla ricerca di suggestioni e con- nessioni con il luogo che visita. Accade, per esempio, al NYX Hotel Milan, situato a pochi passi dalla Stazione Centrale del capoluogo lombardo, con i graffiti (realizzati da artisti locali) che si trovano nella lobby – dove c’è anche intrattenimento con dj set –, nei corridoi che portano alle camere e negli spazi comu- ni, creando così un continuum con la città.

Gli ospiti possono infatti anche “proseguire”

il percorso andando a scoprire la Milano degli artisti di strada con i tour #artatnyx, organiz- zati con guide locali.

Cambia la cornice, che diventa montana, al QC Terme di Bormio. Ma anche qui la pre- senza dell’arte fa compagnia agli ospiti.

Certo, il tocco è più delicato e intimo, in

particolare nelle camere. Nel dettaglio, le 14 suite-apartment di Villa Vette Alpine Ba- gni di Bormio ospitano le opere di Paolo Ga- letto, art advisor illustrator del gruppo, incluso nella rosa dei 150 più importanti illustratori al mondo per l’editore Taschen. Conosciuto so- prattutto come artista visuale, ha sviluppato negli anni un linguaggio personale che si basa sulla tecnica dell’acquerello. E il suo percorso – che lo ha portato dallo studio dei paesaggi alla figura umana fino alle scarpe da donna – annovera collaborazioni blaso- nate come quella con Vogue Italia, per cui ha realizzato le “Voguettes di Paolo Galetto”.

Qui a Bormio i colori morbidi dei suoi acque- relli portano sulla carta da parati una natura stilizzata, alberi con chiome che declinano dal rosa al rosso acceso, cieli color turchese.

Si rimane nel Nord Italia, a Merano, per un altro progetto speciale, voluto nel 2010 da una coppia di albergatori appassionati d’arte, Alfred Strohmer e Jutta von den Benken che, con l’aiuto della direttrice della galleria d’arte contemporanea “Kunst Meran/o Arte”, hanno dato un nuovo corso al Boutique & Design Hotel Imperialart, l’albergo più piccolo della città altoatesina. Le dieci camere e le due suite sono state affidate (senza alcun vincolo) alla creatività di tre artisti altoatesini, Elisa- beth Hölzl, Ulrich Egger e Marcello Jori, che le hanno trasformate con materiali, colori e suggestioni, lasciando però intatte la facciata in stile Liberty del 1899 e la scalinata interna.

A dieci anni di distanza, poi, un’ulteriore stan- za è stata trasformata dal creativo meranese Dimitrios Panagiotopoulos, aka Dimitri, ex allievo di Vivienne Westwood e Jil Sander, che

insieme all’architetto Joachim Clemens ha pensato a una stanza in stile iper-contempo- raneo.

Rimane su un’estetica classica, invece, il Bel- mond Splendido Mare di Portofino, riaperto la scorsa estate dopo essere stato completa- mente rinnovato dallo studio parigino Festen Architecture, che ha voluto unire arredi di oggi e vintage – con poltroncine in noce di

Dall’alto. Il corridoio, il patio e una camera dell’NYX Hotel Milan (foto Aya Ben-Ezri Photography, courtesy Leonardo Hotels Central Europe). Nella pagina accanto. In alto da sinistra e in senso orario.

Una suite-apartment di Villa Vette Alpine Bagni di Bormio (foto Francesco Bolis) e una camera di QC room San Pellegrino (foto Valentina Sommariva), entrambe decorate da Paolo Galetto. La camera Imperial e la Penthouse Thermae del Boutique

& Design Hotel Imperialart di Merano progettate dall’artista Elisabeth Hölzl (foto courtesy Boutique

& Design Hotel Imperialart).

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20 TR AVEL & DESIGN TR AVEL & DESIGN 21 dine e Disordine” rappresentante Pulcinella;

alcuni scatti fotografici di Mimmo Jodice, che ha ritratto gli angoli più belli di Napoli.

Le opere sono state scelte dall’avvocato Romeo, che ha cercato una coerenza con l’hotel: inizialmente dovevano rappresentare tutto il bello che c’è a Napoli avvalendosi della bravura di affermati maestri e dell’in- tuizione di nuovi talenti campani; in un se- condo momento, però, si sono inclusi quegli artisti, anche internazionali, che fossero ca- paci di interpretare il territorio con uno sguar- do caratterizzante. Il risultato è una collezione eclettica e cosmopolita. Come la città.

Gio Ponti e Paolo Buffa, tessuti di Loro Piana e Rubelli – a una ricercata collezione di arte contemporanea, diffusa in tutto l’hotel, con opere di Gabriele Cappelli, che si distingue per semplicità modernista e ricerca cromati- ca, e quadri astratti di giovani artisti liguri. A questi si affiancano fotografie d’autore che esaltano l’atmosfera di residenza privata, mentre la pavimentazione in cotto lavorato a mano da un artigiano locale richiama, nel- le forme, il movimento del mare.

Arriviamo a Roma per uno dei progetti di maggior risonanza in ambito alberghiero, la collaborazione iniziata nel 2018 tra The St.

Regis Rome, allora appena rimesso a nuovo, e Galleria Continua, la galleria d’arte con- temporanea con sedi a San Gimignano, Pe- chino, L’Avana, Roma, San Paolo, Parigi e, con il nome Galleria Continua/Les Moulins, anche a Boissy-le-Châtel, nella regione dell’Île-de- France. Con The St. Regis Rome ha avviato una collaborazione per far conoscere agli ospiti i capolavori dei migliori esponenti della scena artistica attuale. Tanto che da allora l’hotel è diventato addirittura una sede della Galleria, nata nel 1990 per iniziativa di Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo, la quale propone con cadenza semestrale le opere degli artisti che rappresenta. E invade con la loro creatività gli spazi comuni, come la maestosa lobby o la facciata esterna, ba- sti pensare all’opera di apertura della serie

“Blaublobbing”, dove Loris Cecchini dà vita a delle “estrusioni trasparenti”, come fossero bolle di sapone. Un invito a interagire con l’arte, rivolto sia ai cittadini italiani, sia ai clienti internazionali, in un gioco di rimandi tra interno ed esterno, pubblico e privato.

Anche il progetto del Romeo Hotel di Napoli nasce da una passione, quella del proprie- tario e della sua famiglia per l’arte e il design.

È un hotel unico in città proprio perché è anche una collezione diffusa negli spazi,

dalla reception alla Cigar Room, alle came- re. Le opere spaziano dall’antiquariato sino all’arte contemporanea, passando per la fo- tografia d’autore, e sono anche parte di un volume dedicato agli ospiti: “Collezioni d’Ar- te del Romeo – L’armonia dei contrasti”. In hotel si possono ammirare, per esempio, le armature di due samurai del periodo Edo del XVII secolo, omaggio all’archistar giappone- se Kenzo Tange (il Romeo è stato progettato dal celebre studio giapponese Kenzo Tange

& Associates). E tante opere d’arte contem- poranea: tre realizzazioni site-specific del noto artista Francesco Clemente; alcuni dipinti di Mario Schifano (tra tutti, “Vesuvio” e “Prima- vera”) e uno di Mimmo Paladino; un basso- rilievo di alluminio pressofuso spazzolato e lucidato a mano di Christian Leperino. E an- cora, un’installazione nel ristorante Il Coman- dante (1 stella Michelin) di Lello Esposito, “Or-

Dall’alto. La sala e un angolo relax della hall del Belmond Splendido Mare di Portofino (foto Mattia Aquila, courtesy Belmond).

Nella pagina accanto.

In alto da sinistra e in senso orario. “Colonne Coloniale” e “Big Square Stones” dalla mostra

“Jungle Fever” di Galleria Continua presso The St. Regis Rome, che ne è la sede distaccata (foto Lorenzo Brusa, courtesy The St. Regis Rome e Galleria Continua).

Romeo Hotel di Napoli:

“Metamorfosi in tre atti” di Francesco Clemente nella Cigar Room; “Passeggiata di un primate” di Sergio Fermariello nel corridoio;

“Vesuvius” di Andy Warhol nella lobby (foto courtesy Romeo Hotel).

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DESIGN CITIES

L’effetto Guggenheim ha fatto decollare Bilbao. Il nuovo Munch Museum illumina Oslo e i suoi recenti quartieri. Singapore campione di tecnologia.

Le città più amate dalle archistar continuano a stupire

1. Il Guggenheim Museum Bilbao, cuore artistico della città (foto ©Turespaña).

2. Installazioni contemporanee di fronte al Municipio (foto

©MITXI). 3. “Central Park”, opera di Alice Neel in mostra al Guggenheim Museum fino al 6/2/2022 (courtesy Guggenheim Bilbao).

4. La nuova Azkuna Zentroa (foto ©MITXI).

5. Il ponte Zubizuri di Santiago Calatrava (foto ©Turespaña).

6. Giochi di legno da Lotune (courtesy Lotune).

7. Le vetrate della rinnovata Biblioteca Foral (foto ©MITXI).

8. Uno dei murales nel nuovo Nyx Hotel Bilbao (foto David Hornback, courtesy Leonardo Hotels).

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inaugurazione del Guggenheim Mu- se um (guggenheim-bilbao.eus), nel 1997, è stata uno schiaffo. Potente, ma salu- tare. La forza dirompente dell’edificio di Frank O. Gehry e le notevolissime raccolte di arte moderna e contemporanea custodi- te tra quelle mura hanno risvegliato l’anima artistica della città. In queste settimane, e fino al 6 febbraio 2022, il Guggenheim Mu- seum ospita la mostra “Alice Neel: People Come First” con una ricca selezione di opere della pittrice americana paladina della giu- stizia sociale. A rendere ancor più vigorosa quella scossa pensò Santiago Calatrava, che nello stesso anno completò lo Zubizuri, il ponte pedonale che collega il Campo de

Volantín con il Paseo de Uribitarte, scatenan- do una sorta di corsa all’innovazione. Una gara alla quale sono state invitate archistar di tutto il mondo. Non a caso la città basca è entrata nel ristretto novero del Creative Cities Network dell’Unesco. Lo sguardo è attratto per prima cosa dai gratta cieli, come le Torri Isozaki o la Torre Iberdrola di César Pelli, op- pure dall’Euskalduna (euskalduna.eu), il pa- lazzo del Congresso e della musica costruito in un’area dove un tempo si trovavano can- tieri navali e che gli architetti Federico Soria- no e Dolores Palacio hanno concepito come una nave in costruzione. Si deve invece al genio di Norman Foster la metropolitana,

mentre è ancora Calatrava l’autore dell’ae- roporto, chiamato La Paloma perché richiama una colomba. In fase di completamento il progetto di Zaha Hadid, che ha fatto rinasce- re l’isola industriale di Zorrozaurre, collegan- dola alla città attraverso vari ponti. L’isola è già il più animato polo creativo cittadino grazie alle presenze di numerose associazio- ni e atelier. Uniscono passato e futuro le opere di riqualificazione di palazzi storici, come la sede dell’Azkuna Zentroa (azkunazentroa.

eus), ridisegnata da Philippe Starck, o la Bi- blioteca Foral de Biz kaia (bizkaia.eus), resa spettacolare e luminosa dalle nuove grandi vetrate. L’estro dei designer locali si tocca con mano nei negozi che ne mettono in ven- dita le creazioni, come Lotune (lotunebilbao.

com), Espacio Aerre (aerredesign.com) e Basq Lore (basqlore.com). Notti all’insegna dell’arte contemporanea nel nuovo Nyx Hotel (nyx-ho tels.com), caratterizzato da arredi di design e murales colorati negli spazi comuni.

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l 22 ottobre è stato inaugurato il nuovo Munch Museum (munchmuseet.no) con la sua avveniristica “Lambda”, disegnata dal team spagnolo di architetti di Estudio Herre- ros, che domina il quartiere di Bjørvika proprio accanto all’Opera House «verso la quale si inchina rispettosamente», hanno sottolineato gli autori del progetto. Ancora a Bjørvika è sorto il Barcode, composto da 12 grattacieli di diverse altezze e larghezze in modo da far sembrare il tutto un immenso codice a barre, ed è stata inaugurata di recente la fanta- scientifica Oslo Public Library Deichman (dei chman.no). In attesa dell’apertura del nuovo National Museum (nasjonalmuseet.no) pre- vista per l’11 giugno 2022, sono questi i più recenti risultati del vasto processo di trasfor- mazione urbana che sta coinvolgendo gran parte della città di Oslo (visitoslo.com) con progetti sempre all’insegna della ricerca e della modernità. Così è accaduto per l’Astrup Fearnley Museum (afmuseet.no), progettato da Renzo Piano e formato da tre padiglioni posti sotto un unico tetto di vetro che ha la forma di una vela per richiamare l’ambiente mari- naro, così come il rivestimento grigio argento

BILBAO

OSLO

9. L’Astrup Fearnley Museum a Oslo, firmato da Renzo Piano (foto Mae & Many, courtesy ©VisitOslo).

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24 TR AVEL & DESIGN TR AVEL & DESIGN 25 che ricorda le intemperie del mare. Dedica-

to all’arte moderna, è accanto allo Skulptur- park Tjuvholmen (tjuvholmen.no), dove si pas- seggia ammirando sculture di artisti come Louise Bourgeois, Antony Gormley, Anish Ka- poor, Ellsworth Kelly e Franz West e da dove si parte per inoltrarsi tra le vie di quello che è stato definito il quartiere dell’arte per il gran numero di designer, pittori e scultori che vi si sono trasferiti. Il tour dello shopping contem- poraneo può iniziare da qui, ma coinvolgerà necessariamente tutta Oslo. Tra le vetrine da non mancare ci sono quelle di Elementa (ele menta.no), produttore di complementi per interni, Vestre (vestre.com), specializzato in arredi urbani ecosostenibili, e Sugar Shop Smykkestudio (sugarshop.no), dove ammira- re gioielli e orologi frutto dell’estro dei desi- gner di tutto il paese. Merita un’escursione fuori porta il Kistefos Museum (kistefosmu seum.com), dove di recente è stato inaugu- rato lo spazio espositivo The Twist, configura- to come un ponte coperto lungo 60 metri, con ampie vetrate e ritorto al centro, che ospita importanti collezioni di arte contem- poranea. Per la notte si va a The Thief (thethief.

com), un design hotel situato a Bjørvika con splendidi mobili disegnati da Antonio Citte- rio, Bruno Rainaldi e Tom Dixon e una vasta collezione di opere d’arte.

17. Il Marina Bay Sands e l’ArtScience Museum (foto Toh Ming Zong).

18. Una suite del Four Seasons Singapore (courtesy Four Seasons).

19. Il National Design Centre. 20. Uno scorcio dei Gardens by the Bay.

21. La facciata del Peranakan Museum (tutte e tre le foto, courtesy Visit Singapore).

22. L’AirMesh Pavilion (foto archdaily.com).

23. La svettante Robinson Tower (foto kpf.com).

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arebbe un errore limitarsi a farsi abba- gliare dallo scintillare dei neon. Va in questa direzione la FIND: Design Fair Asia, la fiera ufficiale del Singapore Design Festival, che si svolgerà per la prima volta dal 22 al 24 settembre 2022. FIND (acronimo di Furniture, Interiors, Design) si terrà nel Sands

Expo & Convention Centre collocato a Mari- na Bay la zona più spettacolare della città.

Le tre torri del Marina Bay Sands (marinabay sands.com) diventeranno quattro in un futu- ro non lontano secondo quanto annuncia- to dalla proprietà. Ai piedi dell’edificio, sim- bolo della Singapore contemporanea, si vi sita Gardens by the Bay (gardensbythebay.com), che ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui il “Landscape Award” di World Archi- tecture News Awards. Qui si trova anche l’Air- Mesh Pavilion, realizzato con la stampa 3D.

Nello stesso complesso sorge l’ArtScience Mu- seum, riconoscibile per la struttura a forma di fiore di loto, che ospita la mostra permanente

“Future World: Where Art Meets Science”. La Robinson Tower racconta, invece, la nuova stagione dei grattacieli di Singapore, non più concepiti come meri parallelepipedi.

Questa torre di cristallo infatti è spezzata da

un giardino sospeso e la sua forma sfaccet- tata serve a riflettere la luce per creare un faro simile a una gemma. Stupisce anche lo Jewel, collegato ai terminal dell’aeroporto Changi, al cui interno si trovano 280 negozi, hotel e ristoranti immersi nella Forest Valley con la più grande cascata indoor del mondo, alta ben 40 metri. Da visitare anche il Natio- nal Design Centre (designsingapore.org), la culla dei giovani artisti. Conviene passare da qui per farsi un’idea di quali saranno le ten- denze prossime venture. Nella National Gal- lery (nationalgallery.sg) si ammira la più vasta esposizione di arte moderna del sud-est asia- tico con 8.000 opere, mentre al Peranakan Museum (nhb.gov.sg/peranakanmuseum) si va alla scoperta della tradizione locale. Si al- loggia al Four Seasons Hotel Singapore (four seasons.com/singapore), in Orchard Boule- vard, una delle più estese vie dello shopping al mondo.

SINGAPORE

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10. Il quartiere Barcode a Oslo (foto Didrick Stenersen). 11. Uno dei bracciali di Sugar Shop Smykkestudio (foto Ulla Westbø/Ferdig).

12. Munch Museum (foto Didrick Stenersen).

13. Kilight by Hallgeir Homstvedt per Elementa (courtesy Elementa).

14. Tavolo Buzz di Vestre (courtesy Vestre).

15. Il Kistefos Museum (foto Tord Baklund).

16. Tjuvholmen Skulpturpark (foto Thomas Johannessen).

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26 TR AVEL & DESIGN TR AVEL & DESIGN 27 In alto da sinistra e in senso orario. Un gioiello di Paola Grande Gioielli (courtesy Paola Grande Gioielli). L’interno di Impasto 55 (foto Aurora Scotto Di Minico). “Split!”, opera concepita da John Armleder per il Museo di Capodimonte (foto

©Luciano Romano 2017, courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte).

“Napoli Toledo Station”

(foto Francesco Tortoli, licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic). Il Teatro San Carlo (©Luciano Romano, courtesy Teatro San Carlo).

La chiesa di San Gennaro (foto ©Amedeo Benestante, courtesy Museo e Real Bosco di Capodimonte).

36 ORE A NAPOLI

Il dinamismo partenopeo si tocca con mano visitando mostre, gallerie e musei dedicati all’arte contemporanea. Per rimanerne piacevolmente sedotti. Una volta di più

In alto. Il Golfo di Napoli (foto Zolt Cserna on Unsplash, licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic). Da sinistra e in senso orario.

“Virgin Mary”, in mostra al Maschio Angioino (foto David LaChapelle).

Il ristorante Innovative (foto Giulio Festa Photo, courtesy Innovative).

“Pino Daniele Alive”, chiostro di Santa Caterina a Formiello (foto ©Francesco Squeglia). Una camera del Grand Hotel Parker’s (foto Andrea Getuli, courtesy Parker’s).

“Axer / Désaxer”. Lavoro in situ, 2015, Madre, Napoli - #2” di Daniel Buren (foto

©Amedeo Benestante).

Ore 9.00

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l viaggio nella Napoli contemporanea ini- zia da uno dei suoi monumenti simbolo. Nel- la Cappella Palatina del Maschio Angioino si ammira la selezione di opere di David La- Chapelle (8/12/21-6/3/22, mostralachapelle.

com). Da qui ci si sposta a Palazzo Fondi (palazzofondi.it) per visitare la mostra “Frida Kahlo-Il caos dentro”, un percorso fotografi- co e interattivo che ripercorre la vita dell’ar- tista messicana (fino al 9/1/22).

Ore 12.30

Pranzo da Innovative (innovativeafdm.it), il nuovo progetto dello storico ‘a Figlia d’o Ma- renaro di cui è un’evoluzione. Da provare il Risotto degli abissi con plancton di mare, molluschi e trasparenza di calamaro.

Ore 14.30

Visita al Museo Madre (madrenapoli.it), il centro partenopeo dell’arte contemporanea con, tra l’altro, una collezione di opere site specific di Daniel Buren, Jannis Kounellis, Re- becca Horn, Mimmo Paladino, Sol Lewitt. Nel complesso di Santa Caterina a Formiello, la mostra “Pino Daniele Alive” celebra uno dei più amati artisti napoletani del XX secolo (fino al 31/12/21, madeincloister.com).

Ore 19.00

Fine giornata al Grand Hotel Parker’s (grand hotelparkers.it), nel quartiere di Chiaia, dal 1870 tempio del lusso cittadino con spetta- colare vista sul Golfo di Napoli. Il suo George Restaurant vanta una stella Michelin.

Ore 9.00

Mattinata tra gallerie e atelier all’insegna del design. Gli indirizzi da non perdere, tutti a Chia- ia, sono la Galleria Lia Rumma (liarumma.it), da 50 anni protagonista della scena artistica partenopea; Thomas Dane Gallery (thomas danegallery.com), impegnato nei confronti della moving image; Paola Grande Gioielli (paolagrandegioielli.com), magistrale inter- prete della gioielleria contemporanea.

Ore 12.30

Aperta nel maggio 2021, la pizzeria Impasto 55 (impasto55.it), colpisce per i toni chiari e naturali del legno e del vimini. L’insegna ri- chiama la regola aurea dei pizzaioli: la som- ma della temperatura di ambiente, farina e acqua deve sempre essere pari a 55.

Ore 14.30

Tappa al Teatro San Carlo, che si può ammi- rare in tutta la sua bellezza anche nel corso di speciali visite guidate. Quindi si sale al Museo e Real Bosco di Capodimonte (capo dimonte.cultura.gov.it) dove è stata allestita una vasta sezione espositiva dedicata all’ar- te contemporanea. Nel sito si trova anche la chiesetta di San Gennaro, ridecorata nel luglio 2021 da Santiago Calatrava e riaperta al pubblico dopo oltre 50 anni.

Ore 18.30

Ci si accomiata dalla città seduti al Gran Caffè Gambrinus (grancaffegambrinus.com), dal 1860 riferimento della Napoli che vuole trattarsi bene. Bella atmosfera, squisita pastic- ceria e caffè preparati a regola d’arte.

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HO PERSO IL FILO

Ma ho trovato la libertà. Wireless, ricaricabili, soft touch e con dimmer, le nuove luci rivoluzionano gli spazi e la socialità. Perché ci stanno vicino, sempre, ovunque

Tutto questo preambolo per dire che le aziende aspettavano solo la tecnologia giu- sta per offrire dei prodotti che vanno a nozze con il più ampio discorso dell’osmosi fra arredi interni ed esterni, in generale della micro mo- bilità domestica e di una convivialità con sempre meno barriere. Chi, e non da ieri, del- la funzione sociale della luce ha fatto un campo di indagine e di proposte poetiche ben celate in calibrate tecnologie è Davide Groppi. Le sue soluzioni wireless sono molte- plici e perfettamente sintonizzabili su qualsi- asi ambiente dove va in scena la socialità:

dalla casa al ristorante. Ne ha fatta addirit- tura una collezione dedicata, con un nome che è un arguto calembour: Wireless is More.

La TeTaTeT Flûte, evoluzione dell’affermato modello TeTaTeT, grazie alla innovativa bat- teria ricaricabile al litio, collocata nella testa, ha permesso di rendere invisibile lo stelo. La rarefazione è estrema, perché la fonte lumi- nosa appare leggera e sospesa nel vuoto, mentre l’effetto della luce sulla superficie della tavola è magico. Presentata all’ultima Milano Design Week, Gaia di Marc Sadler

per Ethimo (arredi outdoor) conferma quan- to l’interesse sul “senza filo” sia tanto ampio da coinvolgere anche aziende che non si occupano direttamente di luce. Intanto, è in due versioni: quella da tavolo ha base e sup- porto di teak naturale, mentre il paralume è di tessuto (Rubelli outdoor). La vera novità è nel corpo luminoso: integrato nel diffusore in policarbonato, è calamitato e quindi appli- cabile a diversi paralumi, addirittura anche alla versione a sospensione, che è ovviamen- te libera e fissabile su un qualsiasi supporto in giardino come in casa. L’accensione e lo spegnimento sono touch e l’intensità lumino- sa è dimmerabile. Se pensiamo a un desi- gner che da almeno 50 anni dice la sua su tutto sempre in modo originale, il nome di Philippe Starck è il primo a venire in mente. Il campo della luce lo ha frequentato molto e, con Flos, ha firmato pezzi ormai best seller:

ultimamente la collezione outdoor In Vitro di cui Unplugged è l’ultima nata. Torniamo all’archetipo della lanterna di vetro, con tan- to di gancio (in silicone e morbido al tatto) per spostarla. Anche qui la tecnologia c’è, ma si nasconde: all’interno della testa il disco luminoso a LED circolare produce una luce

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ggi si chiamano luci wireless, cioè senza filo, vale a dire finalmente non più alla catena (né loro, né noi) di cavi e prolunghe, prese elettri- che singole o multiple, adattatori. L’idea è la stessa delle lanterne, dei lumi degli avi:

una sorgente luminosa portatile, con incluso

“serbatoio” di alimentazione. L’idea era già nell’aria da anni. Qualcuno ricorderà una pioniera candela ricaricabile disegnata, al- meno due decenni fa, da Alberto Meda per Luceplan. Era la Starled Light e già aveva tut- to quel che oggi si usa: caricatore, luce LED.

Se il problema di allora era la durata lumino- sa, affidata a pile ricaricabili e ai tempi stessi della ricarica, gli odierni accumulatori assi- curano luce (e che luce, con tanto di dim- mer) per ore e ore, nonché pieni di energia a tempo di record, realizzabili con il solito cavetto usb (lo stesso dello smartphone).

Dall’alto. TeTaTeT Flûte, in metacrilato e metallo, è una delle cinque proposte wireless di Davide Groppi (foto courtesy Davide Groppi).

Gaia, di Marc Sadler per Ethimo, nei colori disponibili per il diffusore (foto ©Bernard Touillon).

Nella pagina accanto.

Dall’alto. In Vitro Unplugged, di Philippe Starck per Flos, ha una durata fino a 24 ore se alla minore intensità luminosa (foto ©Federico Torra).

Curiosity, di Davide Oppizzi per Artemide, fino a 26 ore di luce, nella modalità più bassa, ricarica rapida in 3 ore.

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30 TR AVEL & DESIGN TR AVEL & DESIGN 31 che è catturata e diffusa da una capsula

vuota, in vetro borosilicato a tenuta stagna.

Per gli aficionados di Flos si ricorda anche la Bellhop Table, del 2018, di Barber Osgerby.

Sempre minimal, Curiosity di Davide Oppizzi per Artemide (che in catalogo ha altri bei progetti senza filo: Gople Portable, Takku, Come Together) è un palcoscenico pronto a raccogliere la storia che volete immaginare.

Basta collocare sotto la sorgente luminosa (che può essere dotata di una sfera di vetro opalino) l’oggetto che preferite per inventar- la: i flaconi dell’olio e dell’aceto, una fotogra- fia, un gioiello... Non a caso trova impiego anche nelle vetrine delle boutique e sui tavo- li dei ristoranti. Oggetto dall’aspetto prezioso misterioso è Turn+, disegnata da Nao Tamura per la nipponica Ambientec. La lanterna qui si riduce alla sua essenza. La struttura esterna è in alluminio, ottone o acciaio inossidabile, ma è il vetro pieno del diffusore a dare un’ul- teriore profondità alla luce garantendo una rifrazione naturale difficile da ottenere con il solo LED. Ricaricabile e portatile, Turn+ forni- sce fino a 500 ore di luce. Impermeabile, può essere utilizzata anche in esterni. Sul potere suggestivo del vetro si impernia anche Nui Mini, proposta da Luceplan. Progettata da Meneghello Paolelli Associati è ancora una

volta un cappello luminoso che, però, non nega la base, ma vi dialoga creandovi dei sofisticati giochi di riflessi. Nel campo delle luci ricaricabili c’è spazio anche per il riciclo.

La piccola abat-jour Santa Marta di Matteo Ragni, realizzata con frammenti delle bric- cole di Venezia, è una delle proposte più in- teressanti del catalogo Pieces of Venice di cui parliamo più diffusamente sempre in queste pagine. Inevitabile che le nuove pro- spettive offerte dalla tecnologia scatenino anche delle tentazioni ludiche, come le nuo- vissime Easy Peasy, di Luca Nichetto per Lo- des. Linea scultorea un po’ campana, un po’

“omino”, è un mix di materiali: il corpo è ca- ratterizzato da una base metallica che ospi- ta la sorgente luminosa a LED e da un diffu- sore in metacrilato, abbracciato da una campana di vetro che filtra la luce. Il pomolo arrotondato accende e spegne la lampada e permette di dimmerare l’intensità e il ca- lore della luce. Luminosi ospiti sulla tavola, Bob, Rob, Tom e Sam sono infine i Golden Brothers che Stefano Giovannoni presenta per Qeeboo, nei quali è lo stesso corpo a di- ventare superficie riflettente.

Dall’alto. Santa Marta, di Matteo Ragni per Pieces of Venice, in rovere di briccola, prende nome dal luogo di Venezia che all’inizio del 1900 ospitava l’officina del gas necessario ad alimentare i lampioni della città. Tre dei nuovi Golden Brothers di Stefano Giovannoni per Qeeboo (foto ©cube- photoproduction.com).

Nella pagina accanto.

Dall’alto a sinistra e in senso orario. Le quattro versioni di Easy Peasy di Luca Nichetto per Lodes (foto © Studio Italia Design).

Turn+ di Ambientec (foto © Daniel Kai Hirao).

Nui Mini, di Luceplan (foto

©Marcus Tondo).

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UN PEZZO ALLA VOLTA

Pieces of Venice, ovvero quando il design industriale fa la differenza dando nuova vita agli scarti della città e creando opportunità per chi ne ha bisogno

dice lei – ha costruito un’avventura sentimen- tale e di lavoro che, partita dal primo appun- tamento (e poi dalle nozze) a Venezia, ha trovato proprio in Laguna la sua ragione d’es- sere. «Tutto è cominciato», ricorda Luciano,

«riflettendo su quanto la città sia una miniera di risorse nascoste, di storie da raccontare, di valori e su come recuperare tutto questo». È nato così Pieces of Venice, «un progetto a 360 gradi i cui valori – in primis l’amore per Venezia, il recupero dei materiali scartati, l’impegno sociale – ci appartengono da pri- ma che partisse tutto». Quale materiale riuti- lizzare è presto detto: è il legno con il quale Marson ha una lunga consuetudine – dalle elichette che faceva con gli stecchi del ge- lato durante l’infanzia alle sperimentazioni più audaci da direttore creativo con Horm.

«Uno dei tesori di Venezia sono le briccole, (i pali che segnano i canali di navigazione, n.d.r.) che, quando vengono sostituite, fini- scono in depositi al Lido o alla Giudecca, se non direttamente in discarica. Sono di legni pregiati, rovere, quercia, larice che è il legno dei pontili e delle passerelle. Riva 1920 le re- cupera per i suoi bellissimi mobili. Io che nella mia vita ho sempre fatto quello che non c’e- ra ho pensato a qualcosa di diverso». È nata così in tempi brevissimi una collezione di og- getti di design, presentata a gennaio 2018.

«Sono intimo di tantissimi designer internazio- nali da Steven Holl a Toyo Ito e Kengo Kuma, ma è con gli amici designer italiani che si è scelto di lavorare. Il primo a disegnare è

stato Giulio Iacchetti e ad aprile 2017 abbia- mo presentato il suo bastone da passeggio».

La collezione spazia da raffinati souvenir per amanti della città a oggetti d’uso: per ognu- no un nome che rimanda a quei luoghi, indi- rizzi e presenze che sono le tante, eccellenti

“firme” di Venezia. «Tutti i nostri compagni di viaggio sono saliti a bordo con entusiasmo perché condividono i valori del progetto che prevede la tutela dell’ambiente, ma anche quella delle persone più svantaggiate per- ché sono loro, i 60 ragazzi della Cooperativa Sociale Futura di San Vito al Tagliamento, che realizzano la collezione». È il bello del de- sign industriale tant’è che ADI (Associazione del Design Italiano) giustamente ha asse- gnato a Pieces of Venice il XXVI Compasso d’Oro nella categoria “Progetto per il Socia- le”. Karin e Luciano però non stanno a goder- si gli allori, un po’ perché lui è un vulcano di idee e progetti, un po’ perché quel Compas- so ha aperto alla piccola start up tante por- te. «Siamo partiti nei bookshop museali italia- ni, ma ora abbiamo un rivenditore a Miami, a Santiago del Cile, a Tokyo, a New York, a Parigi, a Londra. Poi c’è l’online, anche se la gente il legno vuole sentirlo, annusarlo». Così, per solleticare i sensi del pubblico, le novità sono già in arrivo. «A giorni presentiamo le tovagliette di legno flessibile, mentre per fine anno è in progetto il recupero delle lavora- zioni del vetro di Murano per farne oggetti per la tavola». Di scarti a Venezia ne riman- gono comunque ancora molti cui dare nuo- va vita: «Da quelli delle tessiture, alle cime dei vaporetti», come ricorda Luciano. «Siamo aperti e flessibili», conclude Karin. «Quando c’è la volontà di recuperare e fare del bene non abbiamo limiti».

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uongiorno architetto... «Macché archi- tetto», ti stoppa subito Luciano Mar- son. «Sono ragioniere. Con 4 Compassi d’Oro, ma sempre ragioniere». Ammi- nistrativo per studi, commerciale per voca- zione, imprenditore per maturità, divenuto designer strada facendo, Marson ci tiene, sorridendo, a sottolineare questa sua “eccen- tricità”. Non c’è sprezzo né alterigia, ma, come spiega Karin Friebel, consorte nella vita e nel lavoro, «quando lo chiamano architetto o designer, lui risponde “non posso attribuirmi titoli di studio che non ho”. Sono stati la vita, l’esperienza, il gusto del bello ad averlo por- tato qui oggi». È proprio con quel guardare differente che la coppia – «anche le intervi- ste ci piace farle insieme, la nostra è una sto- ria di amore personale e imprenditoriale»,

In alto, da sinistra.

Taxi – San Pietro di Castello 364, design Marco Zito. Calzascarpe Castello 3829, design Giulio Iacchetti. Al centro.

Luciano Marson e Karin Friebel. In basso.

Cappelli da Gondoliere – San Polo 16/17. Nella pagina accanto, dall’alto.

Bastone da passeggio – Castello 3968, design Giulio Iacchetti. Le briccole veneziane.

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34 TR AVEL & DESIGN TR AVEL & DESIGN 35 2. Living Divani

Cilindri di legno curvato che rivelano contenitori a scomparsa: è il sistema di tavolini Moon, ideali per spazi iper-razionali.

THE TRANSFORMERS

Arredi versatili che mutano forma, cambiano gli ambienti e la loro funzione.

Un trend in ascesa nelle case sempre più spesso adibite allo smart-working

3. FAS Pendezza Dada è un tavolo da ping pong modulare:

due elementi separati, uniti dall’uso della rete, permettono lo svolgersi di avvincenti match, e allo stesso modo di accogliere 16 persone a sedere.

4. Olmar

New Era App è un sistema elettrico di riscaldamento per il bagno con sanificazione degli asciugamani. Il telecomando, oltre all’accensione, regola anche la temperatura e la programmazione.

1. Twils

Riedizione di un progetto di Achille Castiglioni, Polet è la funzionale e ironica poltrona/letto in faggio massello laccato nero che si reclina in quattro diverse posizioni.

7. Carpet Edition Foliage è il tappeto di lana che si può anche appendere al muro come un arazzo stilizzato:

riprende le sagome e i colori delle foglie autunnali.

8. Foscarini

Lampada senza filo di vetro soffiato e vaso da fiori insieme, Madre è disegnata da Andrea Anastasio.

9. Gebrüder Thonet Vienna GmbH

Coat Rack Bench è una panca-appendiabiti che usa il legno curvato e la seduta in paglia di Vienna, tipici del brand. Adatta alla zona dell’ingresso, si inserisce con disinvoltura in differenti spazi della casa.

12. Lago

Comodità e funzione caratterizzano Desk 36e8 che, grazie a un semplice gesto, si trasforma da madia a scrivania per computer.

13. B&B Italia

Sir Vito è un tavolino di servizio multiuso. Le forme arrotondate, l’altezza variabile e il vassoio estraibile lo rendono adatto a varie funzioni e a tutte le stanze.

14. Poltrona Frau Iren, nella calligrafia giapponese, significa continuità invisibile tra punti e linee. Nomen omen è questo scaffale allungabile disegnato da Kensaku Oshiro.

10. Rubelli Creata dai giovani designer Nava+Arosio, Pila–47 è una poltrona/

contenitore di tessuto modulabile nella seduta e perfettamente adattabile a ogni postura.

11. Established & Sons Grid è un sistema componibile di mobili, sedute e tavoli per la casa/ufficio disegnato dai fratelli Bouroullec.

Parole d’ordine: comfort, flessibilià, informalità e funzionalità.

5. Poltrona Frau Eleganza e versatilità caratterizzano il separé modulare Plot, in alluminio e geometrici intrecci in pelle a formare rombi, triangoli e rettangoli.

6. Ceccotti Collezioni Forme morbide e femminili per Dorotea:

console, scrivania o petineuse? Tutte e tre insieme. Ha infatti un comparto e uno specchio a scomparsa, per truccarsi e pettinarsi.

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