Bisogna vivere pienamente Seneca, Epist. ad Lucilium 93, 1-4
In epistula qua de morte Metronactis philosophi querebaris tamquam et potuisset diutius vivere et debuisset, aequitatem tuam desideravi, quae tibi in omni persona, in omni negotio superest, in una re deest, in qua omnibus: multos inveni aequos adversus homines, adversus deos neminem. Obiurgamus cotidie fatum: «Quare ille in medio cursu raptus est? Quare ille non rapitur? Quare senectutem et sibi et aliis gravem extendit?» Utrum, obsecro te, aequius iudicas, te naturae an tibi parere naturam? Quid autem interest quam cito exeas unde utique exeundum est? Non ut diu vivamus curandum est, sed ut satis; nam ut diu vivas, fato opus est, ut satis, animo. Longa est vita, si plena est; impletur autem cum animus sibi bonum suum reddidit et ad se potestatem sui transtulit. Quid illum octoginta anni iuvant per inertiam exacti? non vixit iste, sed in vita moratus est, nec sero mortuus est, sed diu. «Octoginta annis vixit».
Interest mortem eius ex quo die numeres. «At ille obiit viridis». Sed officia boni civis, boni amici, boni filii executus est; in nulla parte cessavit; licet aetas eius inperfecta sit, vita perfecta est. «Octoginta annis vixit». Immo octoginta annis fuit, nisi forte sic vixisse eum dicis quomodo dicuntur arbores vivere. Obsecro te, Lucili, hoc agamus ut quemadmodum pretiosa rerum sic vita nostra non multum pateat sed multum pendeat;
actu illam metiamur, non tempore.
Nella lettera in cui lamentavi la morte del filosofo Metronatte, come se avesse potuto e dovuto vivere più a lungo, ho sentito la mancanza di quel senso di giustizia di cui sei ricco in ogni funzione, in ogni attività, e che ti difetta in una sola cosa, come a tutti: ho trovato molte persone giuste verso gli uomini, ma nessuna giusta verso gli dèi. Ogni giorno rimproveriamo il destino: «Perché Tizio è stato rapito nel pieno della vita?
Perché non Caio? Perché prolunga una vecchiaia penosa a sé e agli altri?». Ma dimmi:
ritieni più giusto che sia tu a obbedire alla natura o la natura a te? Che importanza ha se esci presto o tardi dalla vita? Bisogna in ogni caso uscirne. Non dobbiamo cercare di vivere a lungo, ma di vivere abbastanza; vivere a lungo dipende dal destino, dalla nostra anima vivere quanto basta. La vita è lunga se è piena, e diventa tale quando l’anima ha riconsegnato a se stessa il suo bene e ha preso il dominio di sé. Che cosa servono a quel tizio ottant’anni trascorsi nell’inerzia? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita, e non è morto tardi, ma lentamente. «È vissuto ottant'anni». L'importante è da che giorno calcoli la sua morte. «Invece quell’altro è scomparso nel fiore degli anni». Ha adempiuto, però ai doveri di onesto cittadino, di fedele amico, di buon figlio; mai è venuto meno ai propri obblighi; anche se è incompleta la sua età, è completa la sua vita.
«È vissuto ottant'anni». Anzi è esistito per ottant’anni, a meno che tu non dica che è vissuto, così come si dice che gli alberi vivono. Ti scongiuro, Lucilio mio, facciamo in modo che la nostra vita, come tutte le cose preziose, non conti per la sua estensione, ma per il suo peso; misuriamola dalle azioni, non dal tempo. (trad. C. Barone)