• Non ci sono risultati.

MODELLI MULTICRITERIALI GEOGRAFICIPER LA VALUTAZIONE DELLE TRASFORMAZIONIDI USO DEL SUOLO E IMPATTI DELLA POLITICA AGRICOLA NEI TERRITORI RURALI (

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "MODELLI MULTICRITERIALI GEOGRAFICIPER LA VALUTAZIONE DELLE TRASFORMAZIONIDI USO DEL SUOLO E IMPATTI DELLA POLITICA AGRICOLA NEI TERRITORI RURALI ("

Copied!
49
0
0

Testo completo

(1)

– I.F.M. n. 5 anno 2006

MODELLI MULTICRITERIALI GEOGRAFICI PER LA VALUTAZIONE DELLE TRASFORMAZIONI DI USO DEL SUOLO E IMPATTI DELLA POLITICA AGRICOLA

NEI TERRITORI RURALI (1)

L’agricoltura è il settore primario che maggiormente influenza l’aspetto delle aree rurali. Tale settore, infatti, identifica nel territorio non solo la sede fisica dei processi pro- duttivi ma anche uno dei fattori stessi della produzione. Risulta, pertanto, contempora- neamente il principale responsabile sia della sua salvaguardia, sia del suo deterioramento.

Ne deriva che l’attuale contesto rurale è approssimativamente la risultante dell’imple- mentazione delle politiche agricole che si sono succedute negli ultimi quarant’anni. In tale contesto sono stati sviluppati (OECD, EEA) numerosi indicatori agro-ambientali finalizzati alla misurazione degli effetti delle politiche sul territorio. In questa ricerca sono analizzati i cambiamenti nell’uso del suolo, avvenuti in un periodo di 40 anni nella valle dell’Agri, relazionandoli alle modifiche della PAC che si sono succedute nel periodo con- siderato. Si è inoltre individuato un modello multicriteriale di analisi geografica finalizza- to ad individuare le aree agricole presentanti particolare valenza ambientale, per le quali risulterebbe necessario individuare specifici indirizzi ed interventi da inserire nei redigen- ti Piani di Sviluppo Rurale (PSR).

Parole chiave: indicatori agro-ambientali; sviluppo rurale; cambiamenti dei suoli; Analisi Multicriteriale Geografica; Piani di Sviluppo Rurale.

Key words: agri-environmental indicators; land change; CAP strategies; MCE; GIS.

1. INTRODUZIONE

La crescita della popolazione che si sta avendo a livello planetario parallelamente alla rapida crescita delle attività economiche sono le princi-

(*) Severino Romano è professore straordinario di Economia ed estimo rurale presso il Ditec dell’Università degli Studi della Basilicata.

(**) Mario Cozzi è dottore di ricerca in Economia, Pianificazione forestale e tecnologia del legno presso il Ditec dell’Università degli Studi della Basilicata.

1Lavoro realizzato nell’ambito del progetto MIUR PRIN 2004 «La gestione sostenibile delle risorse territoriali: sistemi di supporto alle decisioni (coordinatore nazionale: S. Nocentini)».

Il lavoro è frutto della collaborazione degli autori. Comunque è possibile riconoscere il contri- buto di ciascuno di essi nel modo seguente: Severino Romano ha curato l’impostazione complessiva della ricerca e la stesura dei paragrafi 1,3,5 e 7, Mario Cozzi ha curato la stesura dei capitoli 2, 4 e 6.

(2)

pali e fondamentali cause del depauperamento degli ecosistemi terrestri e marini presenti sul pianeta. Esiste un comprovato consenso scientifico intorno al fatto che le problematiche di tipo ambientale quali l’effetto serra, l’assottigliamento dello strato di ozono, le piogge acide, la perdita di biodi- versità, l’incessante esaurimento delle fonti rinnovabili e non rinnovabili, debbano essere interpretati come chiari ed inequivocabili segni d’insosteni- bilità ambientale dello sviluppo economico.

La discussione sulla questione ambientale, nata tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, in concomitanza alla formazione delle prime associazioni ambientaliste, ebbe come nodo centrale il rapporto tra crescita economica e gestione/conservazione dell’ambiente, nella sempre più evidente necessità di preservare la qualità del patrimonio naturale e nella consapevolezza che, essendo le risorse del pianeta tendenzialmente esauribili, dovessero essere completamente ripensati i modelli di sviluppo in senso più olistico, non considerando più il sistema economico completamente avulso dal sistema ambiente, ma ponendo come obiettivo fondamentale del primo la sosteni- blità e la profonda interazione con il secondo a costituire un unico sistema interagente.

La funzione di supporto alla vita (DEGROOT, 1992) è connessa con il ruolo fisico, chimico e biologico nel sistema globale. Gli ecosistemi possono essere suddivisi in tre grandi categorie:

a) ambienti naturali o ecosistemi naturali alimentati dal sole;

b)ambienti civilizzati o ecosistemi in cui il sole è stato sostituito dall’uomo;

c) ambienti artificiali o sistemi urbani e industriali alimentati da combu- stibile.

Risulta evidente che gli ambienti artificiali non sono autosufficienti e, pertanto, per essere sostenuti essi dipendono dagli ambienti naturali e da quelli civilizzati sia in termini di fornitura di energia e risorse sia come luogo di riciclo e stoccaggio di rifiuti prodotti.

Proprio in ragione della consapevolezza e della progressiva presa di coscienza di un sistema estremamente conflittuale nelle sue evoluzioni (tra crescita economica e degrado ambientale) negli anni ottanta si è pervenuti a definire il concetto di «sviluppo sostenibile».

Con tale termine si vuole indicare un modello di sviluppo capace di

«soddisfare i bisogni delle attuali generazioni senza compromettere le possibi- lità per le future generazione di conseguire i propri» (WORLD COMMISSION

ON ENVIRONMENT AND DEVELOPMENT, 1987). Questo concetto è stato

messo a punto dalla Commissione Bruntland, nell’ambito del programma UNEP (che nel 1987 ha pubblicato il rapporto Our Common Future). Il rapporto Bruntland è un documento di grande interesse che vuole incentra- re una politica mondiale verso una crescita che ponga maggiori attenzioni

(3)

alla qualità dell’ambiente e delle sue interazioni con la componente antropi- ca in un processo di cambiamento dove lo sfruttamento delle risorse, i prin- cipi degli investimenti e le politiche di intervento istituzionale dovranno essere compatibili con i bisogni delle future generazioni.

È in questo ambito che si muove l’Ecological Economics (BOULDING

K.E., 1966; COSTANZAR., 1997) quale branca della teoria economica basata sull’assunto di un legame forte tra sistema economico e sistema ambiente.

Va tuttavia rilevato (BRESSOM., 1996) che il concetto di sostenibilità, pur postulando un’attenzione alle compatibilità globali, va anzitutto defini- to in rapporto ad un dato ambiente. Da ciò ne derivano non uno ma più modelli di sostenibilità, ognuno creato specificatamente per un dato conte- sto territoriale. Ciascun luogo deve pertanto «ricentrare» lo sviluppo sulle caratteristiche specifiche del proprio territorio e del proprio ambiente.

Queste motivazioni hanno progressivamente accresciuto la sensibilità della collettività nei confronti delle problematiche ambientali e nei confron- ti dell’uso sostenibile delle risorse.

Tali esigenze sono state ampiamente recepite sia a livello comunitario che nazionale andando ad influenzare ampiamente le politiche attinenti gli ambiti che maggiormente possono incidere sull’uso delle risorse territoriali, prova ne siano la strategia ambientale messa in atto dalla UE e le profonde modificazioni che ha subito negli anni la politica agricola comunitaria, con lo spostamento degli ambiti operativi verso l’asse dello sviluppo rurale.

La strategia ambientale della UE si è concretizzata, fra l’altro, nei pro- grammi quadro comunitari fino ad oggi promossi, che hanno come obietti- vo l’individuazione delle condizioni di sostenibilità locale. Attualmente, con il Sesto Programma Quadro di azioni comunitarie di ricerca e sviluppo tec- nologico, validi per il periodo 2002-2006, sono individuati2 per lo sviluppo sostenibile tre tematiche principali comprendenti i sistemi energetici soste- nibili, i trasporti di superficie sostenibili e cambiamento globale e ecosiste- mi. In riferimento all’ultima tematica, l’intervento comunitario ha riguarda- to una serie di azioni tra cui la «gestione sostenibile del terreno e l’impiego plurimo delle risorse agricole e silvicole».

Per quanto riguarda la politica agricola è fuori dubbio come il settore agricolo rappresenti uno dei principali utilizzatori del territorio rurale e come l’attività agricola costituisca un fattore determinante per la qualità dello spazio rurale e dell’ambiente.

2Il Sesto Programma Quadro individua sette aree tematiche prioritarie che sono: 1) scienze della vita, gnomica e biotecnologie per la salute; 2) tecnologie per la società dell’informazione; 3) nanotecnologie e nanoscienze; 4) aeronautica e spazio; 5) qualità e sicurezza alimentare; 6) sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi; 7) cittadini e governance nella società basata sulla conoscenza.

(4)

Su tale assunzione si fonda il concetto di multifunzionalità dell’agricol- tura che permea la recente riforma della Politica Agricola Comune ed in particolare il secondo pilastro relativo allo sviluppo rurale.

Per tale motivo, nella nuova generazione di strategie e programmi di svi- luppo rurale comunitari3, uno degli assi principali è proprio rappresentato dall’ambiente e dalla gestione del territorio, che contempla misure mirate alla protezione e al rafforzamento delle risorse naturali, alla preservazione dell’at- tività agricola e dei sistemi forestali ad elevata valenza naturale, nonché dei paesaggi culturali delle zone rurali europee, nella convinzione che i sistemi di conduzione agricola ad elevata valenza naturale hanno un ruolo di prim’ordi- ne nella preservazione della biodiversità e degli habitat, così come nella prote- zione dell’ambiente e della qualità dei suoli (ROMANOS. et al., 2006).

È fuori dubbio però che, nell’ambito della politica agricola comunita- ria, l’introduzione del disaccoppiamento, della condizionalità e della modu- lazione, mutando radicalmente il sistema di pagamenti diretti a favore delle imprese agricole, potrebbe avere una profonda influenza sull’aspetto e sulla manutenzione del territorio rurale nei prossimi anni. Questo potrebbe risultare tanto più marcato quanto più marginali potrebbero essere le aree interessate dagli effetti della riforma.

A solo titolo di esempio è possibile ipotizzare una maggiore propensio- ne all’abbandono delle pratiche agricole in quelle aziende condotte da imprenditori a titolo principale con età elevata, nessun familiare collocato nel ciclo produttivo aziendale, con prodotti non di nicchia4 collocate in aree interne marginali (ROMANOS. et al., 2006).

Sarebbe possibile, pertanto, ipotizzare come l’abbandono dell’agricol- tura, soprattutto se ricadente in aree ad elevata valenza ambientale, possa avere profonde ripercussioni sulla manutenzione del territorio e sulla pre- servazione delle risorse: di qui la necessità di finalizzare misure ad hoc per favorire la permanenza delle attività agricole in tali territori attuando strate- gie condivise e sostenibili ambientalmente.

Risulta, a tale riguardo, fondamentale per il decisore avere un quadro informativo dettagliato ottenibile attraverso l’implementazione di modelli di valutazione previsionale, al fine di giungere ad una puntuale zonizzazio-

3Per garantire la coerenza della politica dello sviluppo rurale con le priorità comunitarie, il regolamento del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) prevede, all’articolo 9, che la Comunità adotti orientamenti strategici in materia di sviluppo rurale per il periodo di programmazione che va dal 1° gennaio 2007 al 31 dicem- bre 2013. Tali orientamenti strategici sono stati adottati con Decisione del Consiglio presentata in data 5 luglio 2005.

4Come ad esempio potrebbero essere le produzioni biologiche, i prodotti agroalimentari tipici, ecc.

(5)

ne del territorio per meglio finalizzare gli interventi a sostegno delle attività agricole.

In questo contesto si inserisce il presente contributo il cui scopo è rap- presentato dall’individuazione di percorsi di sviluppo economico attraverso l’attuazione di politiche di gestione sostenibili. Pertanto la ricerca si articola in due filoni principali: un primo di raccolta, misurazione e comparazione di indici ed indicatori (economici, demografici, sociali, ambientali, ecc.), testati a livello internazionale, finalizzati a delineare un quadro conoscitivo circa lo «status quo» del territorio. Un secondo, basato sull’impiego dei modelli geografici di valutazione multicriteriale e di sistemi di aiuto alle decisioni al fine di inquadrare una metodologia che sia di supporto all’in- tervento pubblico nelle strategie di gestione e di programmazione degli interventi, con particolare riferimento alle interazioni tra sviluppo agricolo e qualità ambientale.

I modelli di analisi proposti vengono a tal fine implementati su di un territorio interno dell’Appennino Meridionale, coincidente con la valle del- l’Agri, in Basilicata, dove risultano concomitanti gli obiettivi della salva- guardia ambientale5, dello sviluppo sostenibile delle attività industriali6 e del ruolo multifunzionale delle attività agricole. Inoltre, si tratta di sei comuni interni contigui che, per caratteristiche geomorfologiche, sociali ed economiche, risultano rappresentativi delle aree meridionali interne.

2. GLI INDICATORI AGRO-AMBIENTALI

Molti fenomeni complessi possono essere espressi utilizzando indicatori7, i quali sono espressioni in grado di descrivere sinteticamente le relazioni tra le componenti presenti all’interno di un ecosistema.

Un valido esempio è rappresentato dallo schema di indicatori contenuto nel modello DPSIR, sviluppato dall’EEA (Environmental European Agency):

tali indicatori pongono in rilievo tutte le modifiche indesiderabili che è neces- sario contrastare e anche situazioni particolarmente desiderabili che si devo- no preservare (per esempio, numerosi paesaggi agricoli o pregiati habitat).

5Ricadendo appieno nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese di recente istituzione.

6Siamo in piena area di coltivazione degli idrocarburi oggetto anche di recenti accordi fra la Regione Basilicata e la Total.

7L’OECD definisce gli indicatori come parametri, o valori derivati da parametri, capaci di resti- tuire informazioni circa lo stato di un fenomeno o di un ambiente o di un’area. Appropriati indicatori agro-ambientali provvedono a fornire indicazioni necessarie e indispensabili per una corretta gestione pubblica relativamente allo sviluppo agricolo e rurale (OECD, 1993).

(6)

Secondo il modello DPSIR (Driving forces-Pressure-State-Impact- Response), le direttrici dello sviluppo socio-economico rappresentano i fat- tori di fondo (D) che esercitano pressioni (P) sull’ambiente, le cui condizio- ni (S), come ad esempio la disponibilità di risorse, il livello di biodiversità e le qualità dell’aria, cambiano di conseguenza. Questo ha degli impatti (I) sulla salute umana e sugli ecosistemi, per cui vengono richieste risposte da parte della società (R). Gli interventi di risposta possono coinvolgere qual- siasi elemento del sistema, «ricentrando» le attività antropiche lungo una nuova direttrice (Fig. 1).

Ai modelli generali si affiancano modelli tematici, quali ad esempio quello ambientale, agricolo, ecc.. A titolo di esempio, in Fig. 2, è riportato il modello DPSIR relativo al settore agricolo.

La ricerca, l’analisi e la validazione degli indicatori è tutt’ora in corso;

diverse sono le agenzie, le organizzazioni e gli istituti di ricerca europei che si occupano dell’individuazione, della raccolta e della validazione degli indicatori.

2.1 Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) L’OECD (in italiano OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) svolge un importante ruolo per gli Stati membri e per la comunità internazionale attraverso l’attività di sorveglianza macroe- conomica e strutturale, l’elaborazione di studi su tematiche specifiche, la

Figura 1 – Schema del modello DPSIR (fonte: Ministero Ambiente).

(7)

raccolta e l’armonizzazione dei dati, la preparazione di incontri internazio- nali ad alto livello, la definizione di principi e regole comuni.

Le aree prioritarie dell’Organizzazione sono: 1) crescita economica, stabilità e aggiustamento strutturale; 2) analisi statistica; 3) occupazione, salute e coesione sociale; 4) commercio e investimenti internazionali; 5) svi- luppo sostenibile; 6) governance pubblica e privata; 7) migliore uso delle nuove tecnologie; 8) sviluppo dei paesi non membri; 9) relazioni esterne.

In particolare, per quanto attiene gli indicatori agro-ambientali, sono stati individuati tredici settori tematici principali, 39 indicatori principali e 20 indicatori specifici (Tab. 1).

2.2 Eurostat

Nell’ambito della Commissione europea l’Eurostat, d’intesa con il comitato direttivo per l’informazione statistica, provvede ad attuare il pro- gramma statistico comunitario, in particolare tale istituto provvede a:

1. sviluppare un insieme di norme e metodi che consentano la produzione, in tutta la Comunità, di statistiche imparziali, affidabili, pertinenti ed economiche;

Figura 2 – Modello DPSIR applicato al contesto agricolo.

(8)

componente agricola nel Prodotto Interno Lordo output agricoli

percentuale di impiegati in agricoltura

distribuzione per sesso e per età dei nuovi agricoltori livello di istruzione

cambiamento nel numero di aziende agricole cambiamenti del sostegno agricolo

Quantità di suolo agricolo rispetto al totale

Cambiamenti di suolo agricolo a) problemi socio culturali

uso del suolo

Tipologie di uso del suolo agricolo reddito agricolo

Pubblica e privata 1. L’agricoltura nel contesto

economico, sociale e ambientale

b) risorse finanziarie delle aziende

agricole spesa agro- ambientale

Spesa per la ricerca agroambientale Gestione ambientale delle aziende Agricoltura biologica

Piani di gestione dei nutrienti piani di gestione dei nutrienti

Analisi sui suoli

Uso di metodi di controllo non chimici

impiego di pesticidi

Gestione integrata

Periodo di copertura vegetativa del suolo

gestione del suolo e del territorio

Pratiche ambientali di gestione del territorio

2. Gestione agricola e ambiente a) gestione delle aziende agricole

irrigazione e gestione dellacq ua Tecnologia di irrigazione bilancio dell’azoto

a) Impiego dei nutrienti

efficienza dell’azoto indicatori nell’uso dei pesticidi b) uso e rischi dei pesticidi

indicatori del rischio dei pesticidi

Efficienza tecnica efficienza di impiego dell’acqua

Efficienza economica intensità di impiego dell’acqua

3. Impiego dei fattori di produzione e le risorse naturali

c) impiego dellacqua

stress idrico

rischio di erosione da parte dell’acqua a) qualità dei suoli

rischio di erosione da parte del vento

indicatori del rischio relativamente alla qualità dell’acqua b) qualità dell’acqua

water state qualità indicatori capacità di ritenzione dell’acqua c) conservazione dei suoli

trasporto dei sedimenti dalle aree agricole d) gas effetto serra emissione di CO2 agricola

diversità genetica

Selvatiche diversità tra le specie

Specie alloctone e) biodiversità

diversità ecosistemica

habitat a gestione agricola intensiva habitat agricoli seminaturali

transizione da ambienti naturali ad ambienti agricoli f) habitat selvatici

matrice degli habitat

Elementi ambientali e modelli di uso del suolo

struttura del paesaggio

Oggetti artificiali gestione del paesaggio

4. Impatto ambientale dell’agricoltura

g) paesaggi agricoli

costi e benefici del paesaggio Fonte: OECD, 2001

gestione integrata

(9)

2. rendere le statistiche comunitarie accessibili agli organi comunitari, ai governi degli Stati membri, agli operatori sociali ed economici, agli ambienti accademici e al grande pubblico, al fine dell’elaborazione, del- l’esecuzione, del monitoraggio e della valutazione delle politiche comuni- tarie.

In quanto istituto statistico ufficiale dell’Unione europea, l’Eurostat incentra i suoi lavori su informazioni statistiche di base da fornire alla Com- missione a sua richiesta. Quindi, da molti anni l’Eurostat raccoglie statisti- che di base sull’agricoltura, strutturandole in tre principali settori tematici:

1) l’inchiesta sulla struttura delle aziende agricole,

2) i dati inerenti al patrimonio animale e alla produzione vegetale (compresi i dati sull’uso del suolo a scopi agricoli)

3) i conti economici dell’agricoltura, compresi i prezzi.

L’attuale programma di lavoro per le statistiche e gli indicatori ambientali, basato sul Sesto Programma d’azione a favore dell’ambiente, comprende l’elaborazione degli aspetti ambientali dell’agricoltura.

Inoltre, in seguito alla comunicazione della Commissione al Consiglio europeo sugli indicatori ambientali e sulla contabilità verde, l’Eurostat ha individuato le principali pressioni sull’ambiente derivanti dalle attività umane e gli indicatori necessari per descriverle.

2.3 EEA (European Environmental Agency)

L’agenzia europea dell’ambiente è il principale organismo pubblico in Europa la cui missione è fornire informazioni qualificate ed indipendenti sull’ambiente a decisori politici ed al pubblico.

L’EEA incentra i suoi lavori su informazioni statistiche di base da for- nire alla Commissione a sua richiesta. Quindi da molti anni l’EEA raccoglie statistiche di base di numerose tematiche, attualmente racchiuse in 10 macroindicatori (core areas), di cui 6 ambientali e 4 settoriali: qualità dell’a- ria, biodiversità, cambiamenti climatici, suolo, inquinanti, acqua, agricoltura, energia, pesca e trasporti.

I macroindicatori sono individuati con l’intento di: a) provvedere ad una base conoscitiva stabile e gestibile per la valutazione dello sviluppo rispetto alle priorità delle politiche ambientali; b) rendere prioritari i miglioramenti della qualità e della copertura dei flussi di dati; c) costruire modelli che possano essere esportati anche fuori dall’UE.

Sulla spinta delle discussioni avvenute in diversi consigli europei (Car- diff e Vienna 1998; Helsinki, 1999), è stata rimarcata l’importanza di svi- luppare indicatori ambientali volti alla comprensione dell’impatto dei diffe- renti settori economici produttivi sull’ambiente, con particolare riferimento alle interazioni tra l’agricoltura, l’ambiente ed i nuovi sviluppi di Politica Agricola Comunitaria.

(10)

Il progetto IRENA (Indicator Reporting on the Integration of Environ- mental Concerns into Agriculture Policy) è stato proposto e realizzato con l’intenzione di sviluppare indicatori per monitorare l’integrazione dell’am- biente nella PAC. Si tratta di 35 indicatori inseriti all’interno del modello DPSIR.

Tali indicatori sono relazionati al territorio comunitario con l’intenzio- ne di utilizzare la base informativa per successive elaborazioni. Pertanto, per ciò che concerne la Tab. 2, gli indicatori sono riferiti al livello territoria- le attraverso la classificazione NUTS (Nomenclatura delle Unità Territoriali per la Statistica), dove con NUTS0 si individuano gli Stati membri, con NUTS 1 sono individuate ampie porzioni di territorio nazionale (più regio- ni); con NUTS2 le regioni e con NUTS3 le province.

A partire dal 1990 l’ente europeo ha avviato il progetto Corine Land Cover (CLC) realizzando uno strato informativo sulla copertura del suolo al 1990 ed un nuovo strato nel 2000, suddividendo il territorio in 44 diffe- renti tipi di copertura. Su questa base conoscitiva sono stati successivamen- te analizzati i cambiamenti avvenuti nel decennio considerato.

3. METODOLOGIA DI ANALISI

Il lavoro proposto si inquadra nell’ambito delle ricerche svolte dalla UR di Potenza, volte alla definizione di elementi di base utili alla compren- sione delle dinamiche avutesi nella destinazione d’uso dei suoli, con parti- colare riferimento alle evoluzioni in campo agricolo e ambientale.

La ricerca, partendo dal quadro conoscitivo appena delineato, relativa- mente alla individuazione e implementazione di indicatori agro-ambientali volti alla comprensione delle dinamiche di un territorio, ha quale scopo principale la comprensione degli effetti che le politiche agricole hanno avuto all’interno del territorio rurale in generale e sulle relazioni/connessio- ni tra l’ambito agricolo e quello ambientale in particolare.

Sulla base di questa premessa ci si è mossi per:

1. analizzare le entità delle variazioni di destinazione d’uso dei suoli e le tendenze in atto;

2. identificare un modello capace di restituire informazioni relativamente alla valenza ecologica degli ambiti agrari.

In tale ambito un approccio capace di trattare simultaneamente diversi indici in ambito multidisciplinare, secondo un principio di comparazione e di partecipazione alle scelte è sicuramente rappresentato da un modello di analisi multicriteriale.

(11)

Indicatore generale Sub-indicator e Descrizione nel periodo 1990-2002 1 Area agro-ambientale

a) politica

pubblica 2 Livello regionale di buone pratiche agricole

3 Obiettivi ambientali a livello regionale b) mercato

4 Aree protette

5.1 Prezzo di prodotti biologici c) tecnologia e

abilità 5.2 Reddito delle aziende biologiche

6 Livello di formazione degli agricoltori Risposta

d) attitudini

Attività agricole sono strettamente influenzate dalle politiche agricole e ambientali . Comunque, sviluppo tecnologico, le abilità produttive e le caratteristiche dei produttori e dei consumatori influenzano i metodi di produzione e le pratiche agricole

7 Area occupata da aziende agricole biologiche NUTS2/3 8 Consumo di fertilizzanti minerali (N, P) NUTS0 9 Consumo di pesticidi (t on di principi attivi)

10 Consumo di acqua in agricoltura NUTS2/3 a) impiego

di fattori di produzione

Tecnica utile per valutare le differenti gestioni agricole in termini di intensità nell’impiego dei fattori di produzione (fertilizzanti, pesticidi, energia e

acqua) 11 Uso e consumo di energia (elettricità, macchine,

GJ/ha)

NUTS0/1 12 Cambiamenti nell’uso del suolo (CLC) NUTS3 Cambiamenti di uso del suolo

3 S T U N i

t n e m a v e ll a e e r u t l o C 3 1 b) uso del suolo

Gestione agricola (copertura del suolo,

rotazione, ecc) 14 Pratiche di gestione agricola NUTS0/1

15 Intensificazione/estensificazione NUTS0/1 16 Specializzazione/diversificazione NUTS0/1 Determinanti

(ci aiutano a comprendere lo stato e l’evoluzione dei sistemi agricoli regionali in relazione all’immissione di fattori di produzione, all’uso del suolo ed alle pratiche gestionali)

c) trends

I trend nelle attività agricole possono essere espresse come livelli di intensificazione/estensificazione, specializzazione/diversificazione.

17 Marginalizzazione NUTS0/1

1 S T U N o

t o z a

’l l e d e l a b o l g o i c n a li B 8 1

18sub Emissioni in at mosfera di ammoniaca NUTS0 19 Emissioni di metano e biossido di azoto (CH 4 e

NO )2

NUTS0 20 Contaminazione dei suoli da parte dei pesticidi NUTS0/1 a) inquinamenti

L’agricoltura può essere un o dei principali fattori di accumulo di nutrienti e pesticidi nel suolo e nelle acque.

21 Uso di fanghi di depurazione

22 Estrazione di acqua NUTS2/3

23 Erosione del suolo NUTS2/3

24 Cambiamenti nella copertura del suolo NUTS2/3 b) esaurimento

delle risorse a causa delle attività agricole

Inappropriato impiego di acqua e di suolo contribuisce alle pressioni ambientali.

Il cambiamento nella copertura del suolo e la diversità genetica può avere conseguenze simili.

25 Diversità genetica NUTS0

26 Aree con aziende agricole ad alto valore naturale NUTS0 Pressioni

c) preservazione e miglioramento dell’ambiente

L’agricoltura può offrire benefici ambientali attraverso la gestione di aziende ad alto valore

naturale e la produzione di energia rinnovabile. 27 Produzione di energia ri nnovabile distinto per fonte

NUTS0

a) biodiversità Gli uccelli sono un indicatore della biodiversità 28 Trend della popolazione di uccelli che vivono negli spazi agricoli

NUTS0 3 S T U N il

o u s i e d à t il a u Q 9 2

30 Quantità di pesticidi edi nitrati in acqua b) risorse

naturali

Stato delle risorse (qualità dei suoli, qualità e disponibilità di ac qua) che necessita di monitoraggio

a u q c a i d il l e v i L 1 3 Stato

(descrive lo stato delle risorse naturali e semi- naturali nelle aree rurali)

c) paesaggio L’agricoltura ha una cons iderevole influenza sullo

stato dei paesaggi europei attraverso i sistemi colturali 32 Stato del paesaggio a) habitat e

biodiversità 33 impatto degli habitat e della biversità NUTS0

34.1 Azione agricola sulle emissioni di CO 2, CH 4 e NO 2 NUTS1 b) risorse

naturali 34.2 Azione agricola sulla contaminazione da nitrati NUTS1

34.3 Azione agricola sull’impiego dell’acqua NUTS1 Impatti

c) diversità di paesaggi

L'azione dell’agricoltura nel contesto ambientale e paesaggistico può essere significativa.

35 Impatto della mosaicatura del paesaggio Fonte: EEA, 2005

Indicatori utilizzati NUTS

NUTS1

(12)

3.1 L’analisi dei cambiamenti nella destinazione dei suoli

I dati sulla copertura del suolo e sulla transizione, naturale o ad opera dell’uomo, tra le diverse classi/tipologie d’uso, rappresentano sicuramente importanti informazioni richieste dai decisori, sia per la messa in campo di future strategie di gestione sostenibile del territorio, sia per verificare l’effi- cacia delle politiche ambientali, sociali e agricole attuate in passato.

A questo riguardo, uno dei principali temi di discussione e di analisi è rappresentato dall’evoluzione nell’uso del territorio attraverso il passaggio, la trasformazione da una destinazione di tipo «naturale» del suolo ad una destinazione semi-naturale (aree agricole) ovvero del tutto antropizzata quali le aree afferenti al tessuto urbano ed alle reti infrastrutturali. Tali tra- sformazioni producono, spesso anche in maniera permanente, perdita di suolo fertile e contribuiscono a ridurre la biodiversità.

D’altro canto è possibile anche il verificarsi della situazione inversa, aree agricole che progressivamente si ritrasformano in ambienti naturali.

Tale fenomeno si è progressivamente accentuato negli ultimi decenni soprattutto nelle aree interne montane, dove l’elevata marginalità dei terri- tori accompagnata da fenomeni demografici e produttivi negativi (alto tasso di invecchiamento della popolazione, calo delle nascite, consistenti flussi migratori, bassa competitività del settore agricolo, ecc.), hanno portato ad un lento e progressivo abbandono dei terreni.

È da rilevare come i recenti indirizzi di politica agricola, andando ad interessare direttamente l’uso del suolo, abbiano influenzato la presenza umana su tali territori e possano influenzare anche in futuro la permanenza di tali attività soprattutto nelle aree più marginali. Non è difficile ipotizzare, infatti, come in tali aree potrebbero essere maggiormente presenti fenomeni di abbandono delle attività agricole favoriti dai recenti interventi in tema di disaccoppiamento degli aiuti diretti.

Risulta interessante, pertanto, poter evidenziare i cambiamenti che si sono verificati nel tempo nell’uso del territorio, ponendo l’accento partico- larmente su quelle aree dove la presenza umana, attraverso le attività agri- cole compatibili, possa rappresentare un fattore positivo per la manutenzio- ne del territorio, degli ambienti e della biodiversità.

L’analisi che si propone consiste nel confronto della destinazione dei suoli effettuata in due momenti temporali diversi. Tale comparazione può essere effettuata secondo due procedure ben differenziate: la prima consi- dera comparazioni tra dati statistici, presenti per l’area di analisi, realizzate in periodi differenti (come ad esempio i censimenti generali dell’agricoltura dell’ISTAT, realizzati ogni dieci anni). La seconda, supportata dall’impiego di un Sistema Informativo Territoriale, effettua una comparazione di infor- mazioni che sono direttamente correlabili con il territorio a livello subco-

(13)

munale. Per ovvi motivi di specificità di dati, è stata preferita la realizzazio- ne di un SIT specifico per l’area di analisi.

Per la costruzione degli strati informativi dell’uso del suolo si è fatto ricorso alla fotointerpretazione delle immagini aeree, utilizzando la meto- dologia di classificazione definita dal programma Corine (Coordination of Information on the Environment), promosso dalla Commissione Europea.

Le immagini considerate e gli strati informativi realizzati sono relativi a due momenti temporali ben differenziati:

1. anno 1954-55, realizzate per conto dell’IGM, in formato fotografico con immagini della dimensione di 23x23 cm; per queste immagini si è dovuto effettuare un pretrattamento di calibrazione e di ortorettifica;

2. anno 1998-99, realizzate da TerraItaly in formato digitale, ortorettificate e con risoluzione a terra di 1x1 metri.

La fotointerpretazione è stata realizzata manualmente a video ad una scala di acquisizione variabile da 1:3.000 a 1:1.500, in relazione alla eteroge- neità della destinazione d’uso dei suoli, impiegando un livello di dettaglio a terra inferiore all’ettaro per le aree boscate e seminaturali, ai 2.000 mq per le aree agricole ed ai 1.000-500 mq per le porzioni urbanizzate.

Ad ogni porzione omogenea di territorio, definita attraverso un poli- gono, è stato attribuito un codice rappresentativo della categoria d’uso del suolo. Sulle tipologie così individuate sono stati in seguito eseguiti controlli a terra campionari che hanno permesso di rilevare la presenza di errori sistematici e casuali, permettendo in tal modo di confermare o di modifica- re il codice attribuito.

Dalla carta d’uso del suolo così ottenuta è stato possibile desumere informazioni circa i territori urbanizzati, le aree agricole (distinte per tipo- logia colturale), le aree naturali ed i corpi idrici.

La distribuzione dell’uso è fondata su 5 classi principali (superfici artificia- li, superfici agricole utilizzate, superfici boscate ed ambienti seminaturali, ambien- ti umidi e corpi idrici) ed è sviluppata per successivi livelli di dettaglio8in ragione della scala di rappresentazione. Sul modello proposto dal progetto Corine Land Cover dell’Unione Europea, è stata sviluppata una mappatura dell’uso del suolo di III livello della classificazione Corine, ad elevato dettaglio.

Realizzati gli strati informativi, con l’ausilio di software GIS sono state prodotte matrici di transizione per ciascuno dei codici della legenda Cori- ne. Ogni matrice presenta in diagonale la superficie di ogni tipologia che non ha subito variazione nel periodo considerato (Fig. 3).

8Una scheda contenente i codici relativi alla Corine Land Cover può essere liberamente consul- tata al seguente sito:

http://www.clc2000.sinanet.apat.it/cartanetclc2000/clc2000/download/legenda_corine_3_liv.pdf

(14)

In riga sono riportate le superfici che sono transitate da un tipo a nel 1955 (t=1) ad una tipo b nel 1999 (t=2), mentre in colonna sono riportate le superfici che il tipo b ha acquisito dal tipo a. Uno schema dettagliato della matrice è riportato in figura 3.

3.2 L’analisi multicriteriale delle aree agricole a valenza ecologica

Con l’espressione «analisi multicriteriale» (AMC) si intende l’insieme di tecniche, metodologiche e operative, finalizzate all’individuazione di metodi di supporto alle decisioni.

Tale analisi raggruppa un insieme composito di tecniche di pianifica- zione e di mediazione dei conflitti9(ROMANOD., 2006) che sta incontrando e vivendo un periodo di notevole diffusione soprattutto nel campo della

Figura 3 – Matrice dei cambiamenti nell’uso del suolo (fonte: Irena Agri-environmental indicators, 2003).

9Queste metodologie compaiono per la prima volta nei lavori di KOOPMANS(1951) e di KUHNe TUCKER(1951), ma è solo agli inizi degli anni settanta che tali modelli ebbero pieno riconoscimento tra la comunità scientifica. Da allora sono state pubblicate numerose applicazioni della metodologia sulle risorse agricole e ambientali.

(15)

gestione e della pianificazione ambientale, grazie soprattutto alla capacità di integrare tematiche caratterizzate da una molteplicità di obiettivi, talvolta tra essi anche conflittuali. Esempi ne sono le ipotesi di investimenti (modifi- cazioni positive e/o negative sulle risorse naturali e ambientali) sul territorio o anche scelte tra più destinazioni d’uso.

Il carattere fondamentale, comune a tutti gli approcci di analisi multi- criteriale è l’inclusione nel modello di più criteri e obiettivi. L’attribuzione dei valori di importanza è esplicitato attraverso un processo che valuta complessivamente la volontà del decisore pubblico, gli obbiettivi che il piano od il programma in questione si pone, la valutazione di esperti del settore e le opinioni espresse dai diversi interessati.

In termini pratici, gli impatti di ciascuna alternativa progettuale vengo- no trasformati in punteggi secondo l’importanza attribuita a ciascun crite- rio e quindi aggregati secondo ben definite regole operative.

Dal momento che i layers tematici che rappresentano i criteri sono generalmente espressi con differenti unità di misura, è necessaria una loro normalizzazione in un intervallo di valori (nel nostro caso compreso tra 0 e 1). Se ci troviamo in presenza di dati di tipo quantitativo è possibile ricorrere alle funzioni di normalizzazione; se lo stesso risultato lo si vuole raggiungere mediante una trasformazione dei dati che risenta dei giudizi di valore espressi sulle prestazioni di ciascun attributo, si può ricorrere alle funzioni di utilità definite nello spazio 0, 1 ove 1 indica l’utilità massima e 0 quella minima. Un’altra procedura di normalizzazione si basa sulla teoria degli insiemi sfocati (BERNETTI I., 1993), dove si impiegano specifiche

«funzioni di appartenenza» (Fig. 4) definite anch’esse nell’intervallo [0,1].

Per la loro semplicità interpretativa le funzioni più adottate sono quelle lineari. In tali funzioni i punti di controllo a, e d rappresentano l’assoluta condizione di insoddisfacenza del valore R relativamente al criterio in esame; parimenti i punti b e c rappresentano il limite di assoluta idoneità del valore R.

L’approccio multicriteriale ha permesso di superare numerosi limiti tecnici, dovuti essenzialmente all’impossibilità di integrare le diverse infor- mazioni in un unico modello decisionale.

Un corretto modello di pianificazione si caratterizza sovente per la presenza di una funzione obiettivo formata da molteplici criteri che in diversa misura contribuiscono ad individuare soluzioni pianificatorie e pro- grammatorie più attendibili e realisticamente realizzabili.

A questo fine, nella costruzione del modello di valutazione e analisi, è bene effettuare una distinzione tra informazioni «hard» e «soft», rispettiva- mente definite come informazioni a carattere oggettivo e soggettivo (MALCZEWSKIJ., 2004). Le prime coincidono con dati reali, stime quantita-

(16)

tive (come ad esempio i dati censuari, dati climatici, la destinazione d’uso dei suoli, ecc.); le seconde rappresentano opinioni (preferenze, priorità, giudizi) che i decisori ed i gruppi di interesse esprimono. Ciascun modello di valutazione e/o processo di pianificazione deve trovare il proprio fonda- mento su un mix di informazioni hard e soft.

Da studi bibliografici specifici riferiti alle analisi multicriteriali si rav- vedono diversi filoni di ricerca, differenziandosi tra di loro sia per la tecnica di risoluzione sia per le caratteristiche intrinseche del metodo applicato.

Tutte le tecniche presentano comunque alcuni aspetti in comune, tra cui:

– la molteplicità degli obiettivi considerati, – la conflittualità tra gli stessi,

– la presenza di obiettivi che possono anche essere espressi attraverso unità di misura non confrontabili.

La combinazione dei dati spaziali (map overlay) attraverso i modelli geografici di analisi multicriteriale, avviene aggregando in un indice descrit- tivo sintetico i valori assunti dai diversi criteri (fattori e vincoli). Una delle tecniche di aggregazione maggiormente impiegate è rappresentata dalla

Figura 4 – Funzioni sfocate di normalizzazione (fonte: BERNETTIet al., 2003).

(17)

combinazione lineare pesata (WLC, Weighted Linear Combination). La WLC è una regola di aggregazione rappresentabile attraverso l’equazione:

(1) Dove:

S (suitability) rappresenta la potenzialità del territorio per una data destina- zione d’uso;

wiil livello di importanza10attribuito al fattore i-esimo;

xiil valore normalizzato del fattore i-esimo.

Considerando, infine, anche eventuali vincoli alla potenzialità del terri- torio si ha:

(2) Dove c è il valore del vincolo j-esimo espresso sotto forma booleana (0/1).

Nel presente studio il livello di importanza (peso relativo rispetto agli altri criteri di analisi considerati) è calcolato sulla base del suo contributo nei confronti della vocazionalità ambientale delle aree agricole. Per ogni variabile (criterio) è stata quindi costruita una mappa sfocata, riportante la distribuzione dei valori e quindi il diverso grado di contribuzione alla voca- zionalità.

La metodologia proposta considera che la misura dell’importanza dal punto di vista ambientale delle diverse aree agricole possa essere attribuita ad alcune caratteristiche ben specifiche: tipologia di paesaggio agrario, pre- senza di lembi di vegetazione residuale all’interno dei territori agricoli, pre- senza di fasce ecotonali di interfaccia fra territorio aperto e bosco, presen- za/vicinanza ad aree protette.

Da quanto appena detto il modello proposto segue un percorso di individuazione, pesatura e aggregazione in cui i singoli fattori confluiscono all’interno di macrofattori i quali, a loro volta, sono successivamente aggre- gati e combinati in un indice descrittivo sintetico che rappresenta l’indice di vocazionalità ambientale del territorio rurale. Lo schema riassuntivo è riportato in Fig. 5.

×

=

i j

j i

ix c

w S

=

i i ix w S

10Uno degli approcci più completi, tra le tecniche di attribuzione dei valori di importanza, è quello sviluppato da Saaty nel 1980 (SAATYT.L., 1980) e definito come metodo di valutazione analitica delle gerarchie (Analytic Hierarchy Process, AHP). Il metodo si basa sulla costruzione di una matrice di giudizi, da effettuarsi mediante la comparazione a coppie dei criteri rientranti nell’analisi. Saaty ha inoltre proposto una scala di importanza, capace di definire l’intensità di importanza tra due criteri, che varia tra un minimo di 1 (uguale importanza) ed un massimo di 9 (completa priorità di un criterio rispetto ad un altro); i valori intermedi tra 1 e 9 indicano gradi progressivamente crescenti di impor- tanza.

(18)

4. CASO DI STUDIO:L’ALTAVALLE DELL’AGRI

4.1 Caratterizzazione geografica

Geograficamente, il sistema urbano-territoriale della Val d’Agri è defini- to dalla «conca» dove scorre il fiume Agri, circondato dai rilievi montuosi dell’Appennino lucano. I rilievi, procedendo da Nord a Sud, si collocano da 1.400-1.500 metri, fino a raggiungere i 1.800-2.000 metri di altezza. Sul lato sud-occidentale spiccano le montagne del Sirino e il monte Raparo, entrambe aree Bioitaly, all’interno dei comuni di S. Martino d’Agri e S. Chirico Raparo, che segnano il confine sud-occidentale con il territorio del Lagonegrese e del Parco del Pollino.

Tra i punti di forza dell’area, sono da evidenziare la straordinaria ricchez- za di aree boscate e di risorse idriche sotterranee e superficiali che contribui- scono al mantenimento della biodiversità delle aree vallive ed intravallive oltre che risultare una risorsa fondamentale per lo sviluppo delle attività economi- che sia della stessa area sia dell’intero territorio regionale ed extraregionale.

Il territorio si presenta differenziato internamente, con indicatori socio- economici diversi fra i comuni della valle e quelli situati più a monte, nell’en-

Figura 5 – Modello di valutazione delle aree agricole ad elevata valenza ambientale.

(19)

troterra. Differente può, dunque, apparire l’identità economica della Val d’Agri, a seconda dei possibili accorpamenti tra porzioni di territorio. Tutta- via, comunque lo si associ, il territorio della Val d’Agri si compatta in indica- tori tali da sostanziarne l’immagine di un’area poco sviluppata rispetto alla media nazionale e regionale, tant’è che il tasso di disoccupazione è pari al 26%, di 8 punti superiore alla media regionale, che a sua volta è superiore di 7-8 punti percentuali alla media nazionale. È quindi un’area di crisi e di disoc- cupazione, perlomeno nella sua parte più interna e montuosa, dove al momento nemmeno i processi di industrializzazione presenti nell’area indu- striale di Viggiano hanno consentito il superamento di tali problematiche.

L’economia del comprensorio della Val d’Agri è basata su di una struttu- ra essenzialmente agro-silvo-pastorale e sull’innovazione e qualificazione che in questi settori si è prodotta. Il percorso che si sta delineando è la specializza- zione verso un’agricoltura di qualità i cui simboli più eloquenti sono il con- sorzio del fagiolo di Sarconi (700 ettari tra Sarconi, Grumento, Paterno e Tra- mutola), riconosciuto con il marchio D.O.P; il formaggio canestrato di Moli- terno, avente marchio I.G.P.; il vino I.G.T. Grottino di Roccanova. Tra le altre specialità sono da annoverare il tartufo di San Chirico Raparo e l’olio extravergine di oliva di Montemurro. Un dato che testimonia questa transi- zione dell’agricoltura verso processi innovativi è la maggiore presenza di gio- vani agricoltori (14-29 anni) che contano il 20% degli imprenditori agricoli del territorio, a fronte di una media regionale pari al 17%. Ciò, assieme all’a- deguamento della rete irrigua, ha favorito, ad esempio, un incremento della superficie agricola destinata all’ortofrutta del 76% (meleti, pereti, castagneti, colture dello zucchino e dell’asparago).

5. I CAMBIAMENTI DELLUSO DEL SUOLO

Da una recente analisi, condotta a livello europeo, si pone in evidenza che, tra il 1990 e il 2000 (CLC) oltre 800.000 ettari di terreni produttivi sono stati convertiti in superfici artificiali per abitazioni, uffici, negozi, fabbriche e strade, sommandosi al 4,2% delle aree urbane del continente (da 14 milioni e 200mila a 15 milioni di ettari) andando a rappresentare una notevole riduzio- ne del capitale naturale. Tra i principali fattori che influiscono sull’espansione degli agglomerati urbani in ambiti rurali sicuramente vi è il prezzo contenuto dei terreni agricoli fertili rispetto a quello dei terreni edificabili. L’espansione delle aree urbane concorre ad intensificare l’utilizzo di terreni e acque delle zone circostanti, fenomeno che incide su quei «servizi» essenziali normal- mente forniti gratuitamente dalla natura come, per esempio, la filtrazione naturale delle acque sotterranee in acquiferi di acqua potabile, la conserva- zione dei terreni palustri e della diversità genetica presente in zone con agri-

(20)

coltura estensiva. L’eliminazione della copertura di terreni boschivi, inoltre, può alterare radicalmente il deflusso delle acque piovane provocando smot- tamenti e altri problemi di natura idrogeologica, oltre che aumentare le zone a rischio di inondazione.

Il secolo passato è stato sicuramente caratterizzato dalle profonde modi- ficazioni legate alle innovazioni tecnologiche e scientifiche, quali la meccaniz- zazione e l’ingegneria genetica, che se da un lato hanno portato benefici per la popolazione (maggiore disponibilità di alimenti, prezzi più bassi), dall’altro hanno fortemente compromesso i delicati equilibri tra l’uomo e l’ambiente.

La presenza dell’uomo a presidio del territorio trova motivazione princi- palmente nelle attività legate all’utilizzo del territorio stesso, quali l’agricoltu- ra e la silvicoltura. In particolare l’agricoltura ha subito sostanziali modifica- zioni negli ultimi cinquanta anni, passando da settore che impiegava la mag- gior parte della popolazione attiva al terzo settore in termini di occupazione dopo il terziario (61%) e l’industria (33%, ISTAT, 2001).

Le vicende storiche e gli interventi di politica agricola e ambientale (con particolare riferimento all’UE) hanno influenzato il comportamento dell’uo- mo sul territorio. Gli obiettivi della politica agricola, in particolare, si sono incentrati essenzialmente verso il soddisfacimento del fabbisogno alimentare e per eguagliare il reddito dei lavoratori agricoli al reddito percepito da altri settori, attraverso un aiuto diretto alla produzione. Successivamente, a parti- re dai primi anni novanta, per fronteggiare il problema delle eccedenze di alcune produzioni agricole e per minimizzare gli impatti sull’ambiente che le politiche precedenti avevano provocato, si è trasferito l’aiuto diretto dalla produzione alla superficie coltivata (riforma Mc Sharry) legandolo ad alcuni ordinamenti produttivi, all’avvicendamento colturale ed alla messa a riposo dei terreni (set aside).

In questo quadro si inserisce l’attuale riforma della politica agricola comune che, mutando radicalmente il sistema di pagamenti diretti a favore delle imprese agricole, individua i suoi punti salienti nel disaccoppiamen- to11, nella condizionalità (cross compliance) e nella modulazione. In partico- lare il disaccoppiamento e la condizionalità potrebbero avere una profonda influenza sull’assetto del territorio rurale nei prossimi anni e questi potreb-

11Con il disaccoppiamento viene introdotto un sistema di pagamento unico per azienda non più collegato alla produzione di ogni coltura, ma concesso sotto forma di sostegno al reddito degli agricolto- ri, stabilito sulla media dei premi percepiti nel triennio 2000-2002, liberando in tal modo l’agricoltore dal vincolo di dover indirizzare gli ordinamenti produttivi verso le colture a più elevato premio. In pratica la riforma, tramite il disaccoppiamento, trasforma il sostegno da ricavo variabile, collegato ad ogni singola coltura, in ricavo fisso dell’azienda che acquisisce un certo numero di quote (i cosiddetti titoli ad ettaro), lasciando l’agricoltore libero di indirizzare i propri ordinamenti produttivi verso ciò che il mercato mag- giormente richiede, ad eccezione delle colture permanenti ed ortofrutticole (ROMANOS. et al., 2006).

(21)

bero risultare tanto più marcati quanto più marginali potrebbero essere le aree interessate dagli effetti della riforma (ROMANOS. et al., 2006). È pale- se, infatti, il rischio dell’abbandono dell’attività produttiva agricola da parte delle aziende più marginali, in particolare quelle collocate nelle aree monta- ne svantaggiate dove, con l’applicazione del disaccoppiamento, le trasfor- mazioni degli ordinamenti produttivi verso gli impieghi minimi previsti dalla norma (prati e pascoli) potrebbero portare a problemi seri di presidio e manutenzione del territorio.

Per quanto riguarda la condizionalità a partire dal primo gennaio 2005 tutti gli agricoltori che vorranno beneficiare degli aiuti diretti al reddito si dovranno impegnare ad attuare una corretta gestione agronomica dei terre- ni e una salvaguardia verso l’ambiente seguendo i «Criteri di Gestione Obbligatori» (CGO) e le «Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali»

(BCAA)12.

Dagli scenari appena descritti ne discende un «comportamento» degli agricoltori verso il territorio che si è modificato nel tempo in ragione soprattutto delle caratteristiche socio-economiche, demografiche e occupa- zionali e, non ultimo, degli interventi di sostegno pubblico.

Quanto detto è tanto più vero in un’area, come quella di analisi, che presenta una forte connotazione ambientale, sottolineata dalla presenza dell’istituendo parco nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagone- grese13. È risaputo come in quest’area vi sia stato in passato un acceso dibattito sulla compatibilità tra lo sfruttamento petrolifero e la gestione di un’area protetta. Si tratta di due direttrici di sviluppo locale che vanno in direzioni diverse: il parco si finalizza nella conservazione del territorio e nella valorizzazione di attività compatibili con l’ambiente e con le tradizioni locali (ecoturismo, valorizzazione delle tipicità agricole, ecc.); il petrolio è certamente una fonte economica, occupazionale, ma abbandona il concetto di continuità delle tradizioni locali e di sostenibilità delle attività produttive con l’ambiente.

Solo a titolo di esempio l’occupazione nel settore agricolo, in regione Basilicata, dal dopoguerra ad oggi è passata dal 56% all’11,6%14 (ISTAT, annate varie) rispetto alla popolazione attiva.

Su tale base conoscitiva si è passati ad effettuare l’analisi dell’uso del

12I «Criteri di Gestione Obbligatori» (CGO), sono costituite in genere da norme già in vigore e derivanti dall’applicazione nazionale di corrispondenti disposizioni comunitarie. Le «Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali» (BCAA) sono fissate dallo stato membro.

13Nonostante il Ministero dell’Ambiente abbia formalmente istituito il 9 giugno 2006 il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese comprendente 29 comuni lucani, per un’e- stensione di 67.500 ettari, è notizia di oggi del ritiro della perimentrazione individuata.

14A livello nazionale il tasso è rispettivamente il 30,3 al 1961e il 5,5% al 2001.

(22)

suolo in due momenti diversi, al fine di evidenziare le transizioni avute in un arco temporale di circa 40 anni. La fig. 6 riporta un primo confronto visivo del territorio osservato in momenti temporali diversi.

I comuni campione oggetto di analisi sono Viggiano, Grumento Nova, San Chirico Raparo, San Martino D’Agri, Sarconi e Spinoso (Fig. 7). La loro estensione ammonta a circa 35.700 ettari e risultano pienamente rap- presentativi delle aree interne dell’appennino meridionale, dove ai rilievi montuosi si affiancano pianori collinari.

5.1 Analisi della transizione 1955-98

Da un primo sguardo alle due fotointerpretazioni (Fig. 7) risulta partico- larmente interessante notare come nel quarantennio considerato i fattori

Figura 6 – Cambiamenti nell’uso del suolo.

1955 1998

(23)

Figura 7

(24)

descritti in precedenza abbiano sensibilmente influito sulla destinazione di uso del suolo. A fronte di una sensibile contrazione dei seminativi in asciutto si manifesta una progressiva riconquista di tali territori da parte della vegeta- zione naturale (cespuglieti e/o boschi a seconda dello stadio di avanzamento).

In particolare (Fig. 7 e Tab. 3), l’analisi condotta ha permesso di giungere ad una puntuale e georeferenziata quantificazione delle variazioni di destinazio- ne di uso del suolo: le aree naturali (aree verdi) sono aumentate nel quaran- tennio del 16,5%, quelle artificiali antropizzate (aree rosse nella figura e tutti i codici 100 nella classificazione corine) dell’1% (da 58 a più di 400 ettari).

Contemporaneamente si è avuta la realizzazione dell’invaso del Pertusillo (area azzurra) e del centro smistamento oli di Viggiano (area fucsia).

Tabella 3 – Superfici e variazioni nell’uso del suolo.

codice Tipologia 1955 1998 Var. 98-55 1955 1998

ha ha ha % %

111 Tessuto urbano continuo 46,4 103,0 56,6 0,13 0,29

112 Tessuto urbano discontinuo 4,5 188,8 184,3 0,01 0,53

121 Aree industriali o commerciali 0,0 78,6 78,6 0,00 0,22

122 Reti stradali e ferroviarie 0,0 14,5 14,5 0,00 0,04

131 Aree estrattive 0,0 18,3 18,3 0,00 0,05

133 Cantieri 0,0 0,4 0,4 0,00 0,00

141 Aree verdi urbane 7,5 4,5 -3,0 0,02 0,01

142 Aree sportive e ricreative 0,0 4,7 4,7 0,00 0,01

211 Seminativi in aree non irrigue 11.960,9 6.796,0 -5.164,9 33,53 19,05

212 Seminativi in aree irrigue 0,0 5,6 5,6 0,00 0,02

221 Vigneti 60,9 129,4 68,4 0,17 0,36

222 Frutteti e frutti minori 11,4 258,4 247,1 0,03 0,72

223 Oliveti 1.359,3 185,5 -1.173,8 3,81 0,52

231 Prati stabili 512,6 739,7 227,0 1,44 2,07

241 Colture annuali associate a

colture permanenti 11,7 137,3 125,5 0,03 0,38

242 Sistemi colturali e particellari complessi 121,0 58,6 -62,4 0,34 0,16 243 Aree prevalentemente occupate

da colture agrarie 599,9 72,5 -527,4 1,68 0,20

311 Boschi di latifoglie 8.328,8 14.028,1 5.699,4 23,35 39,33

312 Boschi di conifere 59,4 423,9 364,5 0,17 1,19

313 Boschi misti 0,0 4,2 4,2 0,00 0,01

321 Aree a pascolo naturale 1.924,3 4.417,1 2.492,8 5,39 12,38

322 Brughiere e cespuglieti 4.750,1 2.688,4 -2.061,8 13,32 7,54

323 Aree a vegetazione sclerofilla 1,2 190,4 189,2 0,00 0,53

324 Aree a vegetazione boschiva

ed arbustiva in evoluzione 3.703,0 4.007,2 304,1 10,38 11,23

331 Spiagge, dune e sabbie 749,6 281,0 -468,6 2,10 0,79

332 Rocce nude, falesie,rupi e affioramenti 467,1 238,7 -228,4 1,31 0,67

333 Aree con vegetazione rada 985,9 160,8 -825,1 2,76 0,45

511 Corsi d’ acqua, canali e idrovie 4,9 423,4 418,5 0,01 1,19

512 Bacini d’ acqua 0,0 11,6 11,6 0,00 0,03

totale 35.670,4 35.670,4 - 100 100

(25)

Per una più immediata lettura dei dati le differenti tipologie di uso del suolo individuate con la classificazione Corine sono state raggruppate in 10 classi principali (Tab. 4, Fig. 8). I dati di maggiore rilievo sono il forte aumento del tessuto urbano discontinuo, che passa da 4,5 ettari del 1955 a 188 ettari nel 1998. Questo fenomeno è ascrivibile a più fattori concomitan- ti, tra cui una più estesa rete infrastrutturale (viabilità, opere di urbanizza- zione, aree artigianali limitrofe ai centri urbani, centri urbani sorti lungo le grandi vie di comunicazione, ecc.), alla maggiore mobilità e ad un maggiore benessere economico che ha portato la popolazione a vivere anche al di fuori del centro abitato (il cosiddetto fenomeno dello svillettamento più volte apostrofato negativamente dagli urbanisti).

Tabella 4 – Superfici e variazioni nell’uso del suolo.

Tipologia 1955 1998 Var. 98-55 1955 1998 Var. 98-55

ha ha ha % % %

Tessuto urbano continuo 46,4 103,0 56,6 0,13 0,29 122,0%

Tessuto urbano discontinuo 4,5 188,8 184,3 0,01 0,53 4.106,8%

Altre aree antropizzate 7,5 121,0 113,5 0,02 0,34 1.505,3%

Colture agricole annuali 11.960,9 6.801,6 -5.159,3 33,53 19,07 -43,1%

Colture agricole poliennali 1.944,3 1.313,0 -631,3 5,45 3,68 -32,5%

Sistemi agricoli misti 732,6 268,3 -464,3 2,05 0,75 -63,4%

Aree boscate 12.091,2 18.463,4 6.372,2 33,90 51,76 52,7%

Territori montani aperti 1.924,3 4.417,1 2.492,8 5,39 12,38 129,5%

Aree naturali degradate 6.953,9 3.559,2 -3.394,6 19,49 9,98 -48,8%

Corpi idrici 4,9 435,0 430,1 0,01 1,22 8.733,6%

totale 35.670,4 35.670,4 100 100

0 10 20 30 40 50 60

Tessuto urbano continuo Tessuto urbano discontinuo Altre aree antropizzate Colture agricole annuali Colture agricole poliennali Sistemi agricoli misti Aree boscate Territori montani aperti Aree naturali degradate Corpi idrici

%

1955 1998

Figura 8 – Variazioni nell’uso del suolo 1955-98 (valori in %).

Riferimenti

Documenti correlati

Un quadro completo sulla patologia e una chiara definizione delle lesioni cerebrali si ebbero solo nel 1953 grazie a Greenfied e Bonsanquet e successivamente

Descrizione del luogo: Campo arato situato sul Monte Barbaro Piccolo, ad E dell'autostrada, delimitato a N da una casa, ad Eda una strada poderale, a da un vigneto e

ri onos ere he la realt a  e sempre ridu ibile da un livello a quello inferiore, ma. dall'altro a ettare he il nostro modo di omprendere s ienti amente la

In base all’autodichiarazione dell’interessata e in base ai riscontri nella procedura SGF, i crediti formativi risultano essere inferiori a quelli previsti per

[r]

Redistributive Payment Complementary Redistributive Income Support for Sustainability.

ogni anno almeno il 20% degli agricoltori subiscono una perdita di reddito che equivale a più del 30% del loro reddito medio dei tre anni precedenti. Percentuale di aziende agricole

Sviluppo rurale: modernizzazione delle aziende agricole, promozione della diffusione della formazione professionale, delle tecnologie, dell'innovazione nonché mantenimento