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La sicurezza dei pazienti e degli operatori

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(1)

MANUALE DI FORMAZIONE PER IL GOVERNO CLINICO

La sicurezza dei pazienti

e degli operatori

(2)

LA CULTURA DELL’ORGANIZZAZIONE

• I comportamenti organizzativi vanno studiati analizzando, innanzitutto, le regole che le persone riconoscono come operanti e valide. (Bolognini, 2001)

• Lo schema di assunti fondamentali che un certo gruppo ha inventato, scoperto o sviluppato mentre imparava ad

affrontare i problemi legati al suo adattamento esterno o alla

sua integrazione interna e che hanno funzionato in modo tale

da essere considerati validi e quindi degni di essere insegnati

ai nuovi membri, come il modo corretto di percepire, pensare

e sentire in relazione a tali problemi (Schein 1985).

(3)

I TRE LIVELLI DELLA CULTURA DELL’ ORGANIZZAZIONE

• artefatti

• valori

• assunti di base

Il processo di cambiamento culturale della cultura organizzativa si colloca a questo livello mettendo in discussione assunti che fanno parte della tradizione e del senso comune di un’ organizzazione:

• senso d’ identità

• schemi interpretativi

• impegno collettivo

• stabilità del sistema sociale

• meccanismo di controllo

• MA può ostacolare il cambiamento

(4)

LA CULTURA DELL’ ORGANIZZAZIONE A LIVELLO SANITARIO

Il cambiamento culturale deve seguire l’approccio del governo clinico:

NO

comportamenti individualistici

• metodi reattivi

• cultura primitiva e autodifensiva

• colpa individuale

• responsabilità retrospettiva

SI

•relazione, comunicazione

• metodi proattivi

• cultura aperta alla manifestazione

• approccio di sistema

• responsabilità prospettica

(5)

CODICE DEONTOLOGIA

Quanto detto viene anche richiamato dai codici deontologici di medici e infermieri

Deontologia medica

Art 14 Sicurezza del paziente e prevenzione del rischio

•Art 19 Aggiornamento e formazione professionale permanente

•Art 58 Rispetto reciproco

•Art 66 Rapporto con altre professioni sanitarie

Deontologia infermiere

• Art 14 Integrazione professionale

• Art Concorso alle migliori condizioni di sicurezza

• Art 41 Collaborazione professionale

• Art 42 Rispetto e solidarietà

• Art 45 Lealtà tra colleghi

(6)

SORRY, IT WORKS

Questa espressione esprime il tentativo di attuare

concretamente un insieme di iniziative per la gestione della relazione tra strutture sanitarie e pazienti al

verificarsi di un evento avverso.

Richiede:

•approccio chiaro e definito

•procedura condivisa

•comunicazione aperta e trasparente

(7)

LE LINEE GUIDA DEL MINISTERO DELLA SALUTE

Fase 1: Analisi dell’ evento con le seguenti azioni prioritarie:

1. Segnalazione dell’ evento

2. Identificazione dei fattori causali e/o contribuenti 3. Azioni di miglioramento e valutazione

Fase 2: Azioni di comunicazione e di contenimento del danno e/o di ristoro, con le seguenti azioni prioritarie:

1. Esprimere rincrescimento e relazionarsi con il paziente e con i familiari

2. Attivare le azioni di sostegno agli operatori

3. Attivare una comunicazione istituzionale esterna veritiera, completa, seria ed esaustiva

4. Favorire la definizione stragiudiziale

(8)

RUOLO ISITUZIONI

• Università come centro di formazione ed educazione (formazione pre-laurea e post-laurea con insegnamenti nei corsi di laurea per le diverse figure professionali da riportare nel Diploma

supplement)

• Commissione Europea: 2005, Luxembourg Declaration on patient safety, richiesta di inserire la promozione della sicurezza dei

pazienti nella formazione universitaria degli operatori sanitari.

• Consiglio d’ Europa: 2006, Management of Patient Safety and Prevention of Adverse Events in Health Care, promozione di programmi di formazione personale sanitario, per migliorare il processo decisionale clinico, la sicurezza, il risk management e l’ adozione di approcci appropriati nel caso di eventi avversi

• 2011, Conferenza Statement on Education in Quality Care and

Patient Safety, modelli di formazione per tutti gli operatori sanitari

(9)

ASPETTI LEGALI ASSISTENZA SANITARIA (1)

• Responsabilità nella professione sanitaria in mancanza di diligenza, prudenza e perizia in rapporto al

patrimonio di conoscenze elaborato dalla comunità scientifica

• Tutela della salute umana che è un diritto

fondamentale, tutelato dalla Costituzione ed è espletata nei confronti di un malato che è un soggetto debole

• Il professionista non ha obbligo di guarire e sanare il

paziente ma di fare tutto ciò che secondo scienza e

coscienza, può recare beneficio al paziente, tenendo

conto estrema tempestività

(10)

ASPETTI LEGALI ASSISTENZA SANITARIA (2)

• Il risarcimento dei danni è un problema noto

• Tra i disegni di legge, ipotesi della creazione di fondi per i pazienti, l’ inserimento di obbligo di copertura

assicurativa per le strutture sanitarie private

• Sostenibilità dei costi sostenibili (senza distrazione alle prestazioni assistenziali

• Intesa Stato Regioni 20 marzo 2008: osservatorio

nazionale di monitoraggio dei sinistri che si verificano in ambito sanitario con incentivazione alla definizione e

alla messa in atto di soluzioni alternative del

contenzioso esistente e potenziale che nasce e deriva

da atti medici

(11)

LA MEDIAZIONE

La sanità è sistema adattabile complesso caratterizzato da

«collegamenti fluidi, regole flessibili che si affidano alla storia del sistema, cambiamento costante, un volume di dati enorme e cicli di risposte multipli, ma accesso limitato alle informazioni di altri (Robson e Morrison, 2003)

•Maggiore innovazione

•Maggiori errori

•Disparità potere, conoscenze e controllo

•Valori e culture differenti

(12)

LA MEDIAZIONE – UN NUOVO APPROCCIO Ieri: gestione dei conflitti basata sul controllo di

un’ autorità centrale e sanzioni in caso di violazione delle norme

Anni ‘ 70: modelli interattivi di assunzione delle decisioni e di risoluzione delle controversie

Oggi: affermazione dell’ alternative dispute resolution (ADR) ispirata alla tradizione anglosassone della common law.

• Mediazione

• Arbitrato

• Conciliazione

• Negoziazione

(13)

LA MEDIAZIONE - DISPUTE SYSTEM DESIGN

• Dalle prime esperienze emerge nei sistemi che adottano un dispute system design:

• maggiore flessibilità e adattabilità rispetto alle richieste dei propri utenti (personalizzazione)

• diffidenza della componente medica

• importanza della gestione emozionale-relazionale

(14)

LA MEDIAZIONE – NORMATIVA (1)

Dlgs 4 marzo 2010, n. 28 “ Attuazione dell’ articolo 60 della legge 18 giugno 2009, n. 69, in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali” …

“ Chi intende esercitare in giudizio un’ azione relativa a una

controversia in materia di condominio, locazione... risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, da

responsabilità medica...è tenuto preliminarmente a esperire il procedimento di mediazione ai sensi del presente decreto…

L ’ esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale…..” .

Ha recepito la Direttiva europea 52/08 relativa a determinati aspetti della mediazione in materia civile e commerciale

Non ostacola la percorribilità di altre forme di risoluzione delle

controversie

(15)

LA MEDIAZIONE – LA MEDIAZIONE IN SANITÀ (1)

Dlgs 4 marzo 2010, n. 28 interviene su una varietà di settori.

Alcuni principi, applicati al campo sanitario, sacrificano peculiarità proprie del settore, rischiando di non riuscire a sortire il benefico effetto che il legislatore si era prefisso con l’ intervento. La mediazione in sanità, si caratterizza per numerosi tratti specifici (eterogeneità dei soggetti

coinvolti, altissima specificità delle fattispecie, complessità dei sistemi sanitari, particolare delicatezza del bene

sotteso – salute)

(16)

LA MEDIAZIONE IN SANITÀ (2) Il bene leso è la salute

•La mediazione in sanità richiede:

•specifica formazione e conoscenza del settore sanitario per comprendere se un errore sia imputabile o facilitato dal contesto organizzativo

•La normativa non definisce:

•la composizione degli organismi di mediazione (competenza medico-legale, albi ci consulenti?)

•la competenza territoriale dell’organismo di mediazione (possibilità di azioni di mediazione a grande distanza dal luogo dell’evento con costi per le Aziende del SSN e

ostacoli alla percorribilità dell’ azione

(17)

LA MEDIAZIONE IN SANITÀ (3)

• costante incremento delle denunce e del numero e dell’entità dei risarcimenti corrisposti sia in via

giudiziale, sia extragiudiziale

• costante decremento della copertura assicurativa

• il contenzioso comporta il fallimento della relazione tra professionista/struttura e paziente/parenti

• al momento del contenzioso è cruciale la

comunicazione

(18)

LA MEDIAZIONE IN SANITÀ (4)

Lo scopo primario della conciliazione in campo

sanitario deve essere, non tanto l’ accordo formale delle parti o il risarcimento, quanto il pieno

recupero fisico e la ricostruzione della fiducia lesa, del dialogo fra paziente insoddisfatto e

struttura/personale sanitario, obiettivo essenziale

per la tutela dell’ intero Sistema Sanitario

(19)

LA MEDIAZIONE – ATTORI E MODALITÀ

(20)

LA MEDIAZIONE – APPLICAZIONI

• L'individuazione di una soluzione al conflitto in cui non ci siano né vincitori né vinti (conflitto come naturale evoluzione di un sistema organizzato)

• In Europa diffusa mediazione familiare e penale (victim-offender mediation); appplicate anche la mediazione scolastica, la mediazione linguistico- culturale e la mediazione sociale e/o di

quartiere.

(21)

LA MEDIAZIONE - LA PRASSI (1) Scelta autonoma aziendale su selezione e

collocazione mediatori e procedure di mediazione (in genere servizi di ascolto e mediazione gestiti dal risk management dell’ azienda e dall’ URP)

Tre fasi

(22)

LA MEDIAZIONE - LA PRASSI (PRIMA FASE) Prima fase:

• colloqui preliminari condotti da due mediatori con ciascun confliggente separatamente (fino a 3

colloqui).

• possibile soluzione in questa fase: il confliggente supera i relativi vissuti e trova un dialogo

conciliativo con l’ altro oppure rifiuta di continuare il percorso

importanza approccio empatico

(23)

LA MEDIAZIONE - LA PRASSI (SECONDA FASE)

Seconda fase:

• incontro fra i confliggenti al tavolo della mediazione (con tre mediatori)

mediazione vera e propria

(24)

LA MEDIAZIONE - LA PRASSI (TERZA FASE) Terza fase:

• colloqui post-mediazione condotti con ciascuna parte separatamente

• raccolta degli esiti della mediazione compiuta al fine di valutarne gli effetti prodotti sui singoli e sulla relazione

compatibilità con qualsiasi percorsi di reclamo

e risarcimento

(25)

LA MEDIAZIONE - ESPERIENZE (1) Dalle prime esperienze emerge nei sistemi che

adottano un dispute system design:

• maggiore flessibilità e adattabilità rispetto alle richieste dei propri utenti (personalizzazione)

• diffidenza della componente medica

• importanza della gestione emozionale-relazionale

(26)

LA MEDIAZIONE - ESPERIENZE (2) Esperienza Emilia Romagna:

• in 3 anni 60 mediatori formati dall’ ASL in 3 corsi

• presenti in 17 ASL (locali e ospedaliere), in strutture private accreditate e in 2 ASL fuori Regione

• formazione affidata a Me.Dia.Re. (no profit, Torino) secondo criteri della mediazione trasformativa che privilegia

l’ aspetto relazionale e un approccio non giudicante

L ’ obiettivo finale della mediazione si realizza una volta che

le parti si siano creativamente riappropriate nell’ interesse

proprio e di tutti i soggetti coinvolti, della propria attiva e

responsabile capacità decisionale» (Castelli, 1996)

(27)

LA MEDIAZIONE - ESPERIENZE (3) Esperienza Emilia Romagna:

• il percorso offerto a tutti ma pretesi requisiti

aziendali e qualità personali, in modo da rendere sistematico il ricorso alla mediazione

• necessità di una rete con sinergie di operatività e competenze

• promozione a professionisiti e cittadini

• diffusione della cultura della mediazione (Dossier 158/2007)

• formazione affidata a Me.Dia.Re. (no profit, Torino)

secondo criteri della mediazione trasformativa

(28)

LA MEDIAZIONE - IL MEDIATORE Requisiti (competenze e predisposizione):

• realismo

• distacco

• visione positiva verso sé stesso

• visione positiva verso gli altri

• capacità di adattamento a situazioni impreviste

• capacità di analisi rapida delle situazioni

• attendismo

• autorevolezza morale

(29)

IL RISCHIO INFETTIVO

(30)

IL RISCHIO INFETTIVO – EPIDEMIOLOGIA ICA

• ICA: frequenti in ospedale, strutture residenziali, assistenza domiciliare.

• cause aumento:

o aumento pazienti immunocompromessi o fragili o aumento complessità assistenziale

o aumento infezioni da microrganismi antibiotico- resistenti

• non tutte prevenibili: flora endogena + conzioni dell’ ospite

• necessità zero tolerance

(31)

IL RISCHIO INFETTIVO - DETERMINANTI ICA

Determinanti modificabili ICA:

• pratiche assistenziali non rispettose precauzioni standard (igiene mani, misure di barriera, pulizia e disinfezione

ambiente, disinfezione e sterilizzazione attrezzature e presidi riutilizzabili)

• pratiche assistenziali non rispettose precauzioni specifiche per infezioni (pazienti con presidi invasivi, uso antibiotici);

• carenze risorse umane (basso rapporto pazienti/personale)

• carenze risorse tecnologiche (dispositivi o presidi per ridurre la trasmissione)

• carenze strutturali o impiantistiche (infezioni trasmesse

attraverso l’ acqua o l’ aria, da Legionella spp. o Aspergillus

spp.)

(32)

IL RISCHIO INFETTIVO – GESTIONE DEL RISCHIO (1)

• Approccio ampio e concertato

• Responsabilità di tutti operatori a tutti livelli

• Collaborazione pazienti, familiari, caregiver

• Adozione tutte misure dimostrate efficaci +

abbandono tutte pratiche non sicure

(33)

IL RISCHIO INFETTIVO – GESTIONE DEL RISCHIO (2)

Programma controllo rischio infettivo:

• cultura dell’ organizzazione e sicurezza del paziente

• rispetto standard (autorizzazione e accreditamento)

• procedure chiare, condivise, evidence-based

• sistemi di sorveglianza e di monitoraggio alto livello di attenzione,

• definizione del problema

• Indirizzo degli interventi

• monitoraggio con indicatori specifici,

• eventi sentinella

• impegno operatori sanitari

• supporto operativo e strategico al programma di intervento

• formazione specifica

• integrazione

(34)

IL RISCHIO INFETTIVO – FATTORI FAVORENTI

• Normativa italiana specifica (datata) che disciplina:

o controllo delle infezioni negli ospedali (Cir Min 52/1985 ) o criteri diagnosi e sorveglianza (Cir Min 8/1988)

o Comitato controllo infezioni ospedaliere (DM 13 sett 1988) o indicatori SSN numero casi/1.000 ricoveri (DM 24 lug 1995)

• Normativa europea:

o raccomandazione CE (9 giu 2009)

• Esperienza italiana (Emilia Romagna):

o criteri autorizzazione e accreditamento o Progetto finanziato Ccn-Ministero Salute

• Reti collaborative Italia ed Europa

• Proposta figure professionali controllo infezioni

(35)

IL RISCHIO INFETTIVO - FATTORI OSTACOLANTI

• scarsa percezione problema da parte di dirigenti e operatori;

• scarso coinvolgimento della dirigenza sanitaria;

• carenze risorse disponibili (62% ospedalieri pubblici ha figura infermieristica, 53% medico);

• scarsa diffusione programmi formativi (35% Aziende sanitarie;

• scarsa integrazione tra gestione del rischio infettivo e clinico in generale;

• pochi strumenti informativi e indicatori per monitorare l’ efficacia dei programmi;

• insufficiente o mancata presa in carico del problema del

rischio infettivo nelle strutture territoriali e nell’ assistenza

domiciliare (13% delle Aziende sanitarie lo controlla nelle

strutture residenziali di lungodegenza)

(36)

IL RISCHIO INFETTIVO – AZIONI, SORVEGLIANZA

• Sorveglianza per la lotta alle infezioni correlate all’ assistenza:

o sistemi informativi innovativi

o sistema di segnalazione rapida di eventi (eventi sentinella, epidemie in ospedale o in residenze

o imparare dall’ errore” .

o sorveglianza dell’ antibioticoresistenza

• Programma OMS Antimicrobial resistance: no action today, no cure tomorrow: sistemi informativi e di sorveglianza

• Europa

o sistemi di sorveglianza attivi e continuativi nelle aree più a rischio (reparti chirurgici e UTI)

o European Center for Disease Control (ECDC),ogni anno pubblica

i risultati della sorveglianza

(37)

IL RISCHIO INFETTIVO – AZIONI, INTERVENTI SPECIFICI, BUNDLE (1)

Bundle” (pacchetto assistenziale)

Concetto elaborato dall’ Institute for Healthcare Improvement (IHI):

• un gruppo limitato di interventi (3-5 al massimo)

• dimostrata base scientifica (prove di livello I ottenute da più studi controllati randomizzati e/o da revisioni sistematiche di studi randomizzati)

• efficacia maggiore con utilizzo congiunto che singolo

• unità coesa, organizzata in protocolli semplici,

• facile misurazione e verifica dell’ esecuzione

• legge del “ tutto o nulla”

• costituzione di un team dedicato multidisciplinare

• scheda per la raccolta dei dati

• protocollo semplice ed affidabile di arruolamento e trattamento

(38)

IL RISCHIO INFETTIVO – AZIONI, INTERVENTI SPECIFICI, BUNDLE (2)

Bundle nella prevenzione delle ICPA Nel 2004 “ 100.000 Lives Campaign” :

• Ventilator Bundle polmonite associata al ventilazione assistita forzata (VAP)

• Central Line Bundle prevenzione batteriemia da CVC

• Surgical Site Infection Bundle prevenzione infezione ferita chirurgica (SSI).

• Successivamente:

• Infezione urinaria da catetere vescicale (CAUTI)

• Infezioni da Clostridium difficile

• Trattamento della sepsi.

(39)

IL RISCHIO INFETTIVO - POLMONITE ASSOCIATA A VAP (1)

Ventilator bundle

•sollevamento testata del letto almeno 30°;

•valutazione giornaliera sospensione/riduzione sedazione farmacologica (effetto paradosso: sedazione eceessiva favorisce la VAP aumentando attività simpatico);

•valutazione giornaliera estubazione del paziente;

•profilassi anti ulcera peptica;

•profilassi anti trombosi venosa profonda

(40)

IL RISCHIO INFETTIVO - POLMONITE ASSOCIATA A VAP (2)

• VAP 25% di tutte le infezioni in UTI

• alto tasso mortalità

Efficacia

• riduzione tasso VAP del 67% in 1 anno

• riduzione della ventilazione meccanica assistita

• riduzione della durata del ricovero

(41)

IL RISCHIO INFETTIVO – BATTERIEMIA DA CVC (1) Central line bundle

• igiene delle mani

• massimo utilizzo delle precauzioni barriera

nell’inserimento del catetere (cappuccio, maschera, camice e guanti sterili; paziente ricoperto con telo sterile);

• disinfezione (antisepsi) con clorexidina 2%;

• selezione del sito ottimale per l’ inserimento (succlavia, se non controindicata);

• valutazione giornaliera della necessità di mantenimento

e pronta rimozione quando viene a cessare

(42)

IL RISCHIO INFETTIVO - BATTERIEMIA DA CVC (2)

• 48% pazienti in UTI

• mortalità 18%

• causa 90% batteriemie

Efficacia

• riduzione tasso batteriemia da CVC

• importanza pianificazione, sorveglianza e verifica

(43)

IL RISCHIO INFETTIVO - INFEZIONE DEL SITO CHIRURGICO (1)

Surgical Site Infection Bundle

• uso appropriato di antibiotici prima e dopo l'intervento;

• evitare rasoi per la tricotomia preoperatoria (inee guida CDC uso rasoio tasso infezione 5,6% vs crema

depilatoria/non tricotomia 0,6%; tagli microscopici cutanei foci moltiplicazione batterica. Indicato anche rasoio elettrico con lama monouso o rimovibile e

sterilizzabile);

• contenere calo della temperatura corporea durante intervento chirurgico;

• monitoraggio glicemia post intervento

(44)

IL RISCHIO INFETTIVO – INFEZIONE DEL SITO CHIRURGICO (1)

• SSI sono il 15-20% delle ICPA

• tessuti molli (2/3 casi) organi (1/3 casi)

• incidenza 3-8% nei reparti chirurgia

• prolunga degenza 7 giorni

(45)

IL RISCHIO INFETTIVO – INFEZIONE URINARIE DA CATETERE (1)

Bundle CAUTI

• valutazione giornaliera possibilità rimozione catetere urinario;

• mantenimento borsa drenaggio urine al disotto della vescica;

• sostenere utilizzo sistema sterile a drenaggio chiuso;

• utilizzo dispositivo di fissaggio per impedire spostamento catetere

Inoltre, aggiornamento e formazione personale

infermieristico

(46)

IL RISCHIO INFETTIVO – INFEZIONE URINARIE DA CATETERE (2)

• 80% infezioni vie urinarie

• rischio dipende durata cateterizzazione, tipo catetere, suscettibilità ospite

• 100% probabilità dopo 4 giorni cateterizzazione Efficacia

• nessun dato disponibile

(47)

IL RISCHIO INFETTIVO – EFFICACIA BUNDLE

• riduzione tassi di mortalità, infezione e tempi degenza.

• punti di forza:

o buona organizzazione di un nucleo coeso, il team bundle

o ristretto numero di elementi e base scientifica

• bundle valutato nel suo complesso, non permette verifica contributo di ciascun elemento

• sicura applicabilità nel campo della gestione del

rischio clinico

(48)

IL RISCHIO INFETTIVO – INDICAZIONI OPERATIVE

• Esperienze Emilia Romagna:

• requisiti controllo ICA programmi di autorizzazione/accreditamento;

• controllo ICA obiettivi Direttori Generali;

• sistema aziendale controllo ICA (Comitato di controllo e figure mediche e infermieristiche addette;

• monitoraggio e valutazione periodica delle attività aziendali;

• programma di segnalazione rapida di epidemie ed eventi sentinella;

• programmi di sorveglianza antibioticoresistenza;

• sorveglianza infezioni del sito chirurgico e in terapia intensiva;

• istituzione ed implementazione di reti di professionisti per azioni di miglioramento ;

• linee guida, protocolli e buone pratiche

• programmi di audit

• formazione

(49)

IL RISCHIO INFETTIVO – PREVENZIONE ICA

Precauzioni standard (misure da adottare per l’ assistenza di tutti i pazienti indipendentemente da diagnosi o presunto stato infettivo):

• igiene delle mani

• uso dei guanti

• uso dei DPI (dispositivi di protezione individuale)

• prevenzione esposizione operatori a patogeni trasmissibili per via ematica

• collocazione del paziente

• procedure di sanificazione ambientale

• gestione dei dispositivi medici

• gestione della biancheria e delle stoviglie

• trattamento dei rifiuti

• respiratory hygiene

(50)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE DELLE MANI (1)

• OMS ha assunto il tema della sicurezza del paziente come uno degli obiettivi principali di attività nell’ ambito della Global Patient Safety Challenge (GPSC)

• “ Cure pulite sono cure più sicure” (Clean Care is Safer Care), che focalizza l’ attenzione sull’ igiene delle mani, come misura più importante ed efficace per prevenire la trasmissione delle infezioni.

• Igiene delle mani si riferisce a diverse azioni di pulizia delle mani:

lavaggio semplice con acqua e sapone, lavaggio con detergenti contenenti agenti antisettici, frizionamento con un prodotto alcolico e il lavaggio chirurgico con antisettici

• Linee guida CDC identificano come metodo preferenziale il

frizionamento alcolico, in assenza di sporco visibile o materiale

organico

(51)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE DELLE MANI

(2)

(52)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE DELLE MANI (3)

Devono essere rispettate le seguenti indicazioni:

• non indossare unghie artificiali o ricostruite se è previsto contatto con pazienti a rischio (interventi chirurgici o aree intensive);

• l’ uso frequente della frizione alcolica dopo il lavaggio delle mani aumenta il rischio di dermatite;

• non aggiungere saponi a erogatori parzialmente vuoti (rischio contaminazione batterica);

• fornire agli operatori sanitari creme o lozioni per le mani (controllo rischio dermatiti irritative);

• assicurarsi che gli erogatori siano facilmente accessibili

in tutti i punti di assistenza

(53)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE DELLE MANI

(4)

(54)

IL RISCHIO INFETTIVO – USO DEI GUANTI (1) Requisiti:

• misura e tipo adeguati;

• sostituiti durante procedure in sedi corporee diverse dello stesso paziente;

• rimossi prontamente dopo l’ uso (rischio contaminazione);

• sostituiti prima di assistere un altro paziente;

• sostituiti in caso di rottura, lacerazione, puntura;

• eliminati dopo l’ uso; NON riutilizzati o lavati (rischio trasmissione patogeni);

• indossati sopra il polsino del camice

(55)

IL RISCHIO INFETTIVO – USO DEI GUANTI (2)

Indicazioni:

• Guanti sterili: qualsiasi procedura chirurgica, parto vaginale,

radiologia invasiva, posizionamento accessi vascolari e cateteri centrali, preparazione nutrizione parenterale totale o chemioterapici,

aspirazione endotracheale con sistemi aperti (guanto confezionato singolarmente).

• Guanti puliti:

o Esposizione diretta: contatto con sangue, mucose e cute non integra, potenziale presenza patogeni, epidemie o emergenze, posizionamento/

rimozione di dispositivo intravascolare, prelievo di sangue, visita ginecologica.

o Esposizione indiretta: svuotamento pappagallo/padella,

manipolazione/pulizia strumentazione, manipolazione rifiuti, pulizia

schizzi di liquidi corporei

(56)

IL RISCHIO INFETTIVO – USO DEI GUANTI (3) NON indicazioni (se non per precauzioni da contatto):

• Assenza di rischio potenziale di esposizione a sangue o liquidi corporei o ad un ambiente contaminato

o Esposizione diretta: misurazione pressione, frequenza, iniezione sottocutanea o intramuscolo, vestizione e

trasporto, pulizia occhi e orecchie (in assenza di

secrezioni), qualsiasi manipolazione sulle linee infusive in assenza di fuoriuscita di sangue

o Esposizione indiretta: usare il telefono, scrivere in

cartella, somministrare la terapia orale, cambiare le

lenzuola, posizionare un sistema di ventilazione non

invasiva e la cannula dell’ossigeno

(57)

IL RISCHIO INFETTIVO – USO DEI GUANTI (4) Uso complemetare e non alternativo lavaggio mani:

• possibili difetti non visibili

• possibili lacezioni

• possibile contaminazione mani durante o dopo rimozione dei guanti

Durante uso guanti:

• non toccarsi occhi, naso, bocca, capelli, epidermide

• non toccare oggetti, telefono, porte, strutture o attrezzature “ pulite”

• non allontanarsi dal luogo di lavoro indossando i

guanti

(58)

IL RISCHIO INFETTIVO – DISPOSITIVI PROTEZIONE INDIVIDUALE (DPI) (1)

Indossare:

• mascherina e occhiali protettivi o visiera, per proteggere mucose di occhi, naso, bocca

• se necessario, cuffia e copricapelli, nelle procedure che

possano generare schizzi o spruzzi di sangue, liquidi biologici

• filtrante respiratorio nel caso di patologia a trasmissione aerea

• camice protettivo con maniche lunghe per proteggere la cute e prevenire la contaminazione della divisa, nelle procedure che possano generare schizzi o spruzzi di sangue, liquidi

biologici (in tutti i casi di assistenza al paziente specie in caso

di patologia trasmissibile per contatto)

(59)

IL RISCHIO INFETTIVO – DPI (2)

(60)

IL RISCHIO INFETTIVO – DPI (3) Per indossare il camice:

• scegliere la taglia e la tipologia appropriata

• l’ apertura va posizionata sul dorso

• allacciare al collo e poi ai fianchi

• se il camice è troppo piccolo, vanno indossati 2 camici (il primo allacciato davanti; il secondo allacciato dietro)

Per rimuovere il camice:

• slacciare il camice

• afferrare il camice da dietro e sfilarlo tirandolo in avanti, in modo che la parte più esterna si trovi internamente

• smaltire nel contenitore per rifiuti potenzialmente infetti

(61)

IL RISCHIO INFETTIVO – DPI (4) Mascherina, facciale, occhiali:

• protezione mucose durante procedure che possono determinare schizzi

• assistenza pazienti in isolamento

• contenere goccioline cavo-orofaringeo operatore

(62)

IL RISCHIO INFETTIVO – DPI (5)

• Per indossare la mascherina:

• coprire con la mascherina naso, bocca e mento;

• regolare la barretta sul naso per aumentare l’ adesione al volto;

• assicurare la maschera con il laccio o gli elastici

• Per indossare il facciale:

• posizionare il facciale sul naso, sulla bocca e sul mento;

• regolare la barretta sul naso;

• assicurare il facciale con gli elastici;

• effettuare il test di tenuta.

• Per rimuovere mascherina e facciale:

• manipolare solo i lacci (prima inferiore poi superiore) o gli elastici

• evitare di toccare la parte anteriore

• eliminare dopo l’ uso nei contenitori dei rifiuti potenzialmente

infetti

(63)

IL RISCHIO INFETTIVO – DPI (6) Per indossare gli occhiali:

• non toccare lo schermo o le lenti;

• indossare sopra gli occhiali da vista Per rimuovere gli occhiali e le visiere:

• eliminare le visiere monouso nei contenitori per rifiuti potenzialmente infetti

• detergere e/o disinfettare (quando necessario) i DPI

riutilizzabili

(64)

IL RISCHIO INFETTIVO – PROTEZIONE DA MATERIALE BIOLOGICO (1)

• maneggiare la biancheria contaminata (sangue e altri liquidi biologici) con protezioni in modo di evitare

spargimenti, smaltirla negli idonei contenitori

• NON usare il materiale riutilizzabile per altro paziente prima che sia sanificato e trattato

• maneggiare con attenzione lo strumentario chirurgico usato e immergerlo in un disinfettante prima del

lavaggio e della sterilizzazione

(65)

IL RISCHIO INFETTIVO – PROTEZIONE DA MATERIALE BIOLOGICO (2)

Prevenzione infortuni da aghi, bisturi e oggetti taglienti:

• non reincappucciare gli aghi, non piegarli o romperli

volontariamente, non rimuoverli dalle siringhe o manipolarli o abbandonarli. Se necessario reincappucciare (domicilio del paziente) utilizzare una tecnica a una sola mano

• riporre gli aghi, le lame di bisturi ed altri oggetti taglienti negli appositi contenitori per l’ eliminazione

• non tentare di afferrare strumenti taglienti od a punta che stiano cadendo a terra

• non portare strumenti taglienti od appuntiti in tasca, non

lasciarli sui letti o sui comodini dei pazienti o su qualsiasi altro ripiano non appositamente previsto

• evitare il passaggio di mano in mano dei presidi taglienti

(66)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA

• Il paziente ricoverato con infezione respiratoria va educato al contenimento delle secrezioni (copertura

naso e bocca con fazzoletti di carta dopo tosse/starnuti;

igiene delle mani)

• Il paziente in comunità va invitato a indossare

mascherina e mantenere distanza sicurezza (1 m) durante epidemie stagionali

• Il personale che assiste paziente con vie infezione vie respiratorie deve osservare precauzioni per droplet (mascherina chirurgica e igiene delle mani)

• Il personale con infezione vie respiratorie deve evitare

assistenza pazienti specie se ad alto rischio

(67)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, PROCEDURE INIETTIVE (1)

Principali inosservanze:

• reinserimento di aghi usati in flaconi multidose o in un contenitore comune di soluzione fisiologica

• uso di uno stesso ago/siringa per somministrazione endovenosa a più pazienti

• (possibile contributo dal fatto che zona di preparazione dei farmaci sia la stessa in cui venivano manipolati

presidi usati dotati di ago)

(68)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, PROCEDURE INIETTIVE (2)

Raccomandazioni (aghi, cateteri, sistemi infusione):

• tecniche in asepsi (evitare contaminazione materiale sterile per iniezioni)

• NON somministrare farmaci da una singola siringa a più pazienti

• usare set per infusione e somministrazione endovenosa per un solo paziente ed eliminare in modo appropriato dopo l’ uso

• utilizzare qualora possibile fiale monodose per i farmaci parenterali

• NON somministrare farmaci da fiale o flaconi monodose a più pazienti;

non riunire il contenuto residuo di più fiale per un uso successivo.

• Se devono essere utilizzate fiale multi dose, sia l’ ago o la cannula che la siringa impiegate per accedere alle fiale devono essere sterili.

• Non tenere le fiale multi dose nelle immediate vicinanze del paziente e conservare in accordo con le istruzioni del produttore; eliminare se la sterilità è compromessa o dubbia.

• Non utilizzare sacche o bottiglie di soluzione endovenosa come scorta comune per più di un paziente

(69)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, ISOLAMENTO

Isolamento:

• misure aggiuntive rispetto alle standard

• da applicare a tutti i pazienti noti o sospetti di infezione o colonizzazione da agenti infettivi o epidemiologicamente importanti che possono

essere trasmessi per via aerea, con droplet o per

contatto.

(70)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, PRECAUZIONE DA CONTATTO

• contatto diretto: trasferimento da un paziente a un altro senza tramite oggetto/persona contaminata

• contatto indiretto: trasferimento tramite oggetto/persona contaminata Cosa fare:

• ricovero in stanza individuale con servizio igienico dedicato o con pazienti affetti da stessa patologia

• indossare guanti

• Indossare camici se è probabile che gli abiti vengano a contatto diretto Quando:

• tutte le situazioni di aumentato rischio trasmissione infezioni Cosa aumenta rischio:

• ferite secernenti, incontinenza fecale , presenza secrezioni corporee

• Clostridium difficile, pediculosi, scabbia, foruncolosi stafilococcica neonati e bambini, Herpes Zoster (disseminato o in immunocompromesso)

(71)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, DROPLET

Droplet: particelle grandi (>5 µm) emesse dal paziente durante tosse, starnuti, conversazione o durante procedure

(broncoscopia o broncoaspirazione) Trasmissione :

• diretta attraverso tratto respiratorio di una persona infetta alla mucosa del ricevente, a breve distanza

Cosa fare:

• ricovero in stanza singola o con pazienti affetti da stessa patologia

• indossare maschera prima di entrare nella camera del paziente

Quali microrganismi coinvolti:

• malattia invasiva da Neisseria meningitidis, Mycoplasma,

pertosse, influenza, SARS

(72)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, VIA AEREA

Via aerea: disseminazione particelle piccole che restano infettive nel tempo e a grande distanza

Cosa fare:

• ricoverare il paziente in camera/e con almeno 6 o 12 cambi d’ aria/ora;

• tenere la porta della camera chiusa;

• far indossare al paziente la mascherina chirurgica e fargli osservare le regole per l’ igiene respiratoria;

• quando il paziente lascia la camera, aerare (almeno 1 ora);

• entrando nella camera, indossare i facciali filtranti FFP2 o FFP3

Quali microrganismi coinvolti:

• morbillo, varicella, tubercolosi

(73)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, AMBITI ASSISTENZIALI

Linee guida CDC 2007

• Il termine “ infezione ospedaliera” va sostituito con

“ infezione associata all’ assistenza ospedaliera” in quanto il concetto di assistenza ospedaliera va esteso all’ assistenza nelle lungodegenze e nelle residenze sanitarie

• Sono comparse nuove patologie (SARS, influenza aviaria)

• Bioterrorismo

• Organismi multiresistenti

(74)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, AMBULATORI

Ambulatori:

• attesa per periodi prolungati, ambulatori sono occupati velocemente, procedure di pulizia ridotte o assenti, non riconoscimento casi infetti

• in caso di sospetta patologie infettiva, attesa in aree separate (anche gli accompagnatori sintomatici)

• procedure di identificazione dei pazienti con patologie che si trasmettono per via aerea; se possibile

procedere immediatamente al trattamento, far indossare la mascherina chirurgica al paziente e istruire il paziente sulle misure di igiene respiratoria

• dopo l’ isolamento, aerare adeguatamente la stessa

(75)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, LUNGODEGENZA

Lungodegenza :

• il lungo tempo trascorso con condivisione spazi e

partecipano ad attività comuni ha risvolto psicosociali che le misure di igiene possono compromettere

• passaggio da lungodegenze e ospedali possibile (rivoeri e dimissioni)

• valutare di volta in volta la collocazione dei pazienti infetti o colonizzati, considerando fattori di rischio e impatto psicologico

• per le patologie a trasmissione per via aerea, seguire

le precauzioni previste per i pazienti ospedalizzati

(76)

RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, ASSISTENZA DOMICILIARE (1)

Assistenza domiciliare:

• tipologia assistenza variabile (da attività quotidiane a terapie invasive)

• pazienti con patologie cronico-degenerative con impiego prolungato/costante dispositivi per accesso vascolare

centrale o periferico, assistenza respiratoria, cateteri vescicali

• precauzioni standard + procedure per gestione dispositivi

• fattori di rischio: durata prolungata del ricovero prima dell

’ inserzione del catetere, durata prolungata cateterismo, colonizzazione del sito di inserzione e del raccordo,

nutrizione parenterale totale, pratiche di gestione del catetere non aderenti agli standard

• regole buona pratica

(77)

RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, ASSISTENZA DOMICILIARE (2)

Assistenza domiciliare:

• polmoniti i costi più elevati e i maggiori decessi per infezione

• fattori di rischio VAP: intubazione prolungata,

alimentazione enterale, aspirazione, comorbidità, età

• fattori cateteri vescicali: durata del cateterismo

• linee guida e buone pratiche:

www.cdc.gov www.who.int

www.nice.org.uk

www.ccm-network.it

• incidenza non nota; rischio legato a operatori sanitari o contaminazione strumenti

• facilitano antibioticoresistenza

(78)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, ODONTOIATRIA (1)

Ambito odontoiatrico:

Linee guida CDC 2003

diffusione ad opera operatori: procedure standard + controllo dell’ ambiente (superfici domestiche e di tipo clinico)

superfici cliniche: possibilità di contatto diretto con il paziente, il grado e la frequenza del contatto con le mani degli operatori, rischio di contaminazione con il materiale organico; disinfettante di livello intermedio dopo ogni paziente.

superfici difficilmente pulibili o soggette a contatti multipli (interruttori, manopole, impugnature): dispositivi monouso impermeabili

non indicazioni sul colluttorio antisettico

dispositivi utilizzati nella bocca del paziente monuso o sterilizzati

uso costante guanti monouso

uso maschere e occhiali monouso (rischio da aerosol <3micron)

maggioranza dei condotti idrici contiene biofilm: flussaggio degli strumenti connessi per almeno 30 secondi tra un paziente e l’ altro (riduzione carica batterica)

pulizia manipoli (turbine, micromotori, ultrasuoni etc.) e strumenti che entra in contatto con il cavo orale del paziente (es. sonde, specchietti etc.) oppure strumenti monouso.

(79)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, ODONTOIATRIA (2)

• … • non indicazioni sul colluttorio antisettico

• dispositivi utilizzati nella bocca del paziente monuso o sterilizzati

• uso costante guanti monouso

• uso maschere e occhiali monouso (rischio da aerosol <3micron)

• maggioranza dei condotti idrici contiene biofilm: flussaggio

degli strumenti connessi per almeno 30 secondi tra un paziente e l’ altro (riduzione carica batterica)

• pulizia manipoli (turbine, micromotori, ultrasuoni etc.) e

strumenti che entra in contatto con il cavo orale del paziente

(es. sonde, specchietti etc.) oppure strumenti monouso.

(80)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, PATOGENI ANTIBIOTICO-RESISTENTI (1)

• secondo CDC, i microrganismi multiresistenti (MDRO), sono quelli, prevalentemente batteri, resistenti a una o più classi di antibiotici

• resistenza intrinseca/naturale o acquisita/selezionata da uso inappropriato

• fattori di aumento delle resistenze: frequente utilizzo, inadeguata aderenza alle misure di prevenzione della trasmissione infezioni

• approccio omnicomprensivo, evidence-based, con 4 strategie:

o prevenzione delle infezioni

o diagnosi tempestiva ed accurata o uso prudente degli antibiotici

o prevenzione della trasmissione

(81)

IL RISCHIO INFETTIVO – IGIENE RESPIRATORIA, PATOGENI ANTIBIOTICO-RESISTENTI (2)

• Negli ospedali e nelle lungodegenze dovrebbe essere stabilite delle linee guida per un uso appropriato degli antibiotici.

• I laboratori di microbiologia che isolano MDRO dovrebbero segnalare immediatamente l’ evento al CIO o alla Direzione.

• Le precauzioni da contatto dovrebbero essere applicate a tutti i pazienti con MDRO, ricoverati in ospedale. Nelle lungodegenze dovrebbe essere valutato di volta in volta considerando sia la situazione clinica del paziente sia l’ incidenza nella struttura.

• Sarebbe preferibile assegnare una camera singola ai pazienti con MDRO, dando la priorità a pazienti, le cui condizioni facilitano la trasmissione (es.

pazienti incontinenti).

• Tra le misure ambientali, è necessario pulire e disinfettare le superfici e le attrezzature che potrebbero essere contaminati, incluso quelle vicine al paziente (es. spondine).

• È opportuno dedicare strumenti non critici al paziente.

• Non ci sono indicazioni per l’ interruzione delle precauzioni da contatto.

(82)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA

• Sicurezza dei pazienti: garanzia della qualità ed equità delle cure prestate, priorità per SSN

• Prevenzione errori in corso di terapia farmacologica:

rientra nella programmazione sanitaria a livello centrale (Ministero, Regioni) e locale (Azienda sanitaria, Comune, Struttura sanitaria)

• La Direzione Generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute e il Gruppo di lavoro sulla Sicurezza dei pazienti hanno elaborato nel 2006 il Glossario per la Sicurezza dei pazienti e la gestione del Rischio clinico (http://www.salute.gov.it/qualita/paginaInternaQualita.jsp?

id=314&menu=sicurezza)

Attività di prevenzione

Atiività di protezione

(83)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – GLOSSARIO (1)

• Evento avverso da farmaco (Adverse Drug Event).

Qualsiasi evento indesiderato che si verifica durante una terapia farmacologica, per effetto dell’ uso o del non uso di un farmaco, ma non strettamente correlato all’ azione del farmaco stesso

o prevenibile, Errore in terapia (Medication Error) Qualsiasi errore che si verifica nel processo di gestione del farmaco e può essere rappresentato da:

o non prevenibile, Reazione avversa a farmaco

(Adverse Drug Reaction)

(84)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – GLOSSARIO (2)

• Reazione avversa a farmaco (Adverse Drug Reaction). Risposta ad un farmaco, indesiderata,

involontaria, nociva e non prevenibile, che si verifica alle dosi normalmente usate nell’ uomo per la profilassi, la diagnosi, la terapia o per ripristinare, correggere o

modificare le funzioni fisiologiche.

(85)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – GLOSSARIO (3)

• Errore in terapia (Medication Error):

o Errore di prescrizione, riguarda decisione di prescrivere e scrittura della prescrizione

o Errore di trascrizione/interpretazione, riguarda

comprensione della prescrizione medica, abbreviazioni e/o della scrittura

o Errore di etichettatura/confezionamento, riguarda le etichette e il confezionamento (rischio scambio)

o Errore di allestimento/preparazione, avviene nella fase di preparazione/manipolazione prima della somministrazione

(diluizione non corretta, mescolanza di farmaci incompatibili)

o Errore di distribuzione, dalla farmacia alle unità operative o ai pazienti.

o Errore di somministrazione, nella fase di somministrazione,

da parte operatori sanitari/assistenti a del paziente stesso

(86)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA –

PROGRAMMA NAZIONALE PREVENZIONE (1) Programma nazionale per la Sicurezza dei pazienti

(Ministero della salute, Direzione Generale, http://www.salute.gov.it/qualita/qualita.jsp):

• monitoraggio eventi sentinella (inizio 2005, dlgs 12-1- 2010) con attivazione Osservatorio nazionale per il Monitoraggio degli Eventi Sentinella (OsMES)

• rapporto monitoraggio eventi sentinella (novembre 2011) copre 5 anni di attività: 1.047 segnalazioni,

mortalità del 45%, suicido evento più frequente (19%),

il 37% eventi in stanze ospedale, il 22% sala operatoria

(87)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA –

PROGRAMMA NAZIONALE PREVENZIONE (2)

• Raccomandazione ministeriale n. 7 “ Raccomandazione per la prevenzione della morte, coma o grave danno derivati da errori in terapia farmacologia” , condivisa con Regioni e Province Autonome

• Requisiti sicurezza:

o elaborazione di un piano della sicurezza aziendale

o predisposizione di una lista di farmaci ad “ alto rischio o centralizzazione allestimento farmaci antiblastici e ”

terapie infusionali

o definizione di un piano della formazione specifico

o iniziative per favorire la comunicazione tra operatori sanitari

o tecnologie informatizzate (in base alle risorse)

(88)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – APPROVVIGIONAMENTO

Ogni fase di gestione del farmaco in ospedale deve

prevedere una strategia d’ azione volta alla prevenzione degli errori in terapia

Approvvigionamento

•Azienda può richiedere nei capitolati di acquisto, l’ inserimento di criteri che garantiscano importanti requisiti di sicurezza dei farmaci (informazioni su

ricostituzione dei farmaci, incompatibilità e conservazione, situazioni di rischio ad esempio nel packaging, dispositivi di sicurezza per la corretta preparazione e/o

somministrazione)

(89)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – CONSERVAZIONE (1)

Per garantire la gestione delle scorte e l’ integrità del prodotto:

• adottare procedura aziendale condivisa per conservazione,

prescrizione, preparazione, distribuzione e somministrazione dei farmaci

• in farmacia e nei reparti evidenziare e/o separare i farmaci che confezione o nome simili, specie quelli ad alto livello di

attenzione; allestire lista farmaci soggetti a essere scambiati

• nei reparti limitare disponibilità soluzioni concentrate elettroliti in favore soluzioni diluite pronto-uso

• in farmacia conservare in aree specifiche gli antiblastici

• corretta conservazione (temperatura, umidità, spazi, armadi, carrelli e trasporto idonei), specialmente per confezioni (es.

colliri) per somministrazioni ripetute;

• procedura per conservazione farmaci in sperimentazione clinica

(90)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – CONSERVAZIONE (2)

Per la gestione delle scorte va osservato un criterio logistico specifico in base alle normative regionali, ponendo massima attenzione a:

• identificazione del fabbisogno di farmaci

• invio delle richieste alla farmacia, anche quelle urgenti giornaliere

• controllo delle scadenze e ritiro degli eventuali scaduti, inclusi gli stupefacenti

• inventario periodico

• corretta conservazione dei farmaci

• gestione dei farmaci oltre l’ orario di apertura della

farmacia

(91)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – RICOGNIZIONE E RICONCILIAZIONE

Per l’ OMS e le esperienze nazionali, ricognizione e

riconciliazione farmacologica sono importanti attività cliniche, centrate sul paziente, che precedono la prescrizione in

ospedale.

• La ricognizione farmacologia è un processo sistematico, effettuato da un professionista del ruolo sanitario,

chiaramente ed esplicitamente identificato che consiste nella raccolta di informazioni complete ed accurate su farmaci e altri prodotti (anche non convenzionali) assunti dal paziente.

• La riconciliazione farmacologica è di confronto dei farmaci

assunti dal paziente e quelli indicati per la cura; il medico

deve valutare l’ opportunità di continuare il trattamento

farmacologico in atto e la sua compatibilità con quello che

ritiene indicato nella specifica circostanza.

(92)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – PRESCRIZIONE (1)

• prescrizione influenzata da situazioni personali e

lavorative a da non completa conoscenza del farmaco e del paziente

• le Aziende sanitarie devono dotarsi di strumenti e/o modalità prescrittive (meglio se informatizzate) per chiara leggibilità e assenza confusione

• causa più frequente errore: grafia illeggibile

• evitare prescrizioni verbali o telefoniche (solo in emergenza/urgenza) verificando (far ripetere

l’ operatore) e riportare in cartella clinica quanto prima

(93)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – PRESCRIZIONE (2)

In particolare occorre:

• adottare una procedura aziendale condivisa per conservazione, prescrizione, preparazione,

distribuzione e somministrazione dei farmaci;

• evitare interruzioni nell’atto della prescrizione;

• adottare moduli prestampati e/o introdurre prescrizione informatizzata (eliminare errori compilazione e

trascrizionemanuale) con segnali di allarme se dose sta fuori dell’intervallo terapeutico (specie per alcune classi di farmaci e/o pazienti pediatrici), per reazioni

allergiche, interazioni farmacologiche, duplicazione della terapia;

• …

(94)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – PRESCRIZIONE (3)

In particolare occorre:

• …; • adottare scheda unica di terapia (il medico riporta tutte le informazioni necessarie per l’ individuazione della terapia e l’ infermiere ciò che è stato

effettivamente somministrato) firmata e tracciabile;

• prescrizioni complete con tutti i dati (procedura aziendale)

• indicare principio attivo, forma farmaceutica, esatta concentrazione, posologia (in alcuni casi età e peso del paziente; errori in pediatria e geriatria);

• …

(95)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – PRESCRIZIONE (4)

• …

• che i i medici chiedano tutte le informazioni cliniche del paziente (anamnesi farmacologica allergie/intolleranze, interazioni, funzionalità epatica/renale);

• rendere disponibile accesso alle informazioni (on line a linee guida, PTO, procedure, protocolli, informatore farmaceutico, banche dati ed altri strumenti informativi);

• rendere disponibili in tutti i reparti, possibilmente

elettronicamente, tutte le informazioni sui farmaci (indicazioni terapeutiche, effetti collaterali, reazioni avverse,

controindicazioni, precauzioni di impiego, interazioni con altri medicinali e/o con cibo, gestione di reazioni avverse o

interazioni, requisiti per la conservazione;

• …

(96)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – PRESCRIZIONE (5)

• …

• fornire tabella sui farmaci con lo stesso principio attivo;

• fornire tabelle di conversione per le preparazioni e.v. o per os;

• per terapie in unità standard (insulina) esprimere per esteso (Unità e NON U );

• i numeri devono essere chiari;

• vanno usate le unità misura standard SI

• unità di misura in minuscolo, senza altri segni grafici

• nomi delle unità di misura non hanno plurale

• simboli unità di misura con iniziale minuscola non seguiti dal punto

• simboli devono sempre seguire i valori numerici

• …

(97)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – PRESCRIZIONE (6)

• …

• mettere lo 0 prima della virgola decimale (es. 0,1 anziché ,

• per un numero intero, NON mettere la virgola seguita da 1 ) un decimale numero intero

• se possibile, evitare di scrivere i decimali (0.5 g può essere scritto 500 mg) (rischio errori da sovradosaggio

• il medico deve calcolare e definire le dosi e riportarle nella scheda di terapia

• NON usare i ml (rischio per farmaci con diverse concentrazioni del principio attivo; rischio grave in pediatria)

• …;

(98)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – PRESCRIZIONE (7)

• …

• lasciare certo spazio tra nome farmaco, dose e unità di misura (rischio con farmaci a basse dosi, i più rischiosi) vincristina 2,0 mg è stata letta letta come 20 mg (fatale) Inderal40 mg letto Inderal 140 mg

• evitare abbreviazioni dei nomi dei farmaci o terminologia latina per l’ uso

• evitare la frase “ al bisogno” , se usata indicare dose massima giornaliera e intervallo fra le somministrazioni

• controllare prescrizione e nel dubbio chiedere chiarimenti

• particolare attenzione ai farmaci off label

• …

(99)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – PRESCRIZIONE (8)

• … • facilitare la comunicazione tra reparti e Farmacia

• evidenziare in caso di sperimentazioni cliniche il protocollo

• alla dimissione nella prescrizione della terapia

domiciliare, includere una breve nota sulla modalità

d ’ uso e la durata della terapia.

(100)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – PREPARAZIONE (1)

Cause di errata preparazione:

• diluizioni e ricostituzioni non corrette;

• miscelazione di farmaci fisicamente o chimicamente incompatibili tra loro o con le soluzioni utilizzate per la diluizione;

• errata compilazione dell’ etichetta;

• deterioramento dei farmaci (scadenza o conservazione);

• calcolo dei dosaggi prescritti

(101)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – PREPARAZIONE (2)

Occorre:

• procedura condivisa a livello aziendale per conservazione, prescrizione, preparazione, distribuzione e

somministrazione

• standardizzare procedura preparazione chemioterapici

• prevedere adeguati ambienti di lavoro e centralizzazione in farmacia della preparazione di chemioterapici,

nutrizione parenterale totale (NPT), altre terapie infusionali a rischio

• trasmettere in tempi adeguati le richieste alla farmacia

• controllare le diverse prescrizioni per lo stesso paziente

• evitare, durante la preparazione, interruzioni

• preparare i farmaci nei tempi previsti da protocolli specifici

• …

(102)

GLI EVENTI AVVERSI IN TERAPIA FARMACOLOGICA – PREPARAZIONE (3)

• … • prestare attenzione conservazione dei farmaci negli armadi di reparto e della farmacia, specie in caso di confezioni simili per farmaci diversi

• verificare data di scadenza e la conservazione

• seguire le Norme di Buona Preparazione dei medicinali (FU XI) per l’ allestimento di tutte le preparazioni

galeniche compresi i radiofarmaci che garantiscono tracciabilità

• prestare attenzione al calcolo della dose sulla base del peso e di altri parametri (rischio pediatria e farmaci

e.v.), usare tabelle conversione e schemi

• …

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