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Capitolo 3 La realtà di Lucca: i servizi per i SFD

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Academic year: 2021

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Capitolo 3

La realtà di Lucca: i servizi per i SFD

“Il Comune di Lucca, in stretta collaborazione con le Organizzazioni di Volontariato, da anni offre una rete di servizi a sostegno delle fasce più deboli della popolazione nell’intento di sviluppare lo spirito di accoglienza e solidarietà della comunità locale”1.

Queste prime frasi sono riportate all’interno della Guida ai servizi che il Comune di Lucca ha provveduto a far recapitare, ormai già da tre anni, presso ogni famiglia residente. Infatti, sotto la dicitura “centri e servizi per l’accoglienza e la solidarietà” è riportata una lista di centri d’ascolto, di asili notturni e di case di accoglienza cui possono rivolgersi le persone che ne hanno bisogno.

Volendo tracciare una sorta di mappa dei servizi, presenti nella realtà lucchese, che si rivolgono ai soggetti che vivono nell’emarginazione grave, ho cominciato a mettermi in contatto con gli operatori e i responsabili di tali servizi e mi sono recata presso questi per conoscere la concretezza nella quale operano e per scoprire se anche le persone senza fissa dimora ne hanno mai usufruito.

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Le domande che sono state poste ai responsabili dei servizi volevano inquadrare il contesto nel quale questi erano stati costituiti e voluti, le modalità operative, e l’utenza con alcune considerazioni in merito all’esperienza dei senza fissa dimora: qui di seguito viene riportato il frutto di tali conversazioni.

3.1

I

L

C

ENTRO D

’A

SCOLTO

GVAI

Il primo servizio visitato è stato il Centro d’Ascolto GVAI (Gruppo Volontari Accoglienza Immigrati) della Caritas di Lucca, che si trova in via del Fosso 170. Ho parlato con un operatore sociale che vi lavora, Federico Tuccori.

L’associazione Gruppo Volontari Accoglienza Immigrati è nata nel 1990 per volontà di Mons. Giuliano Agresti, arcivescovo di Lucca in quegli anni. Claudio Puccinelli ne è il presidente. Questa associazione nacque in un contesto ben preciso: infatti, quando venne la prima ondata di immigrazione nel 1989, in seguito al colpo di stato in Albania, molti albanesi vennero anche a Lucca e si presentò la necessità di accogliere questi immigrati. Da allora l’associazione ha sviluppato tutta una serie di servizi, tra i quali il Centro d’Ascolto.

L’orario di apertura del Centro d’Ascolto è dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00, dal lunedì al sabato, e gestisce anche il servizio di mensa all’ora di pranzo e l’asilo notturno. Il Centro è in contatto con molte associazioni ed enti presenti nel territorio, come il Comune, l’ASL, la questura, le altre associazioni di volontariato, come la S. Vincenzo de’ Paoli, tutte le Caritas parrocchiali e il Centro di accoglienza alla vita.

In prevalenza, al Centro arrivano extracomunitari anche se fra gli utenti non mancano certo gli italiani. Sia gli extracomunitari che gli italiani possono usufruire della mensa e del dormitorio.

Nell’arco di una settimana, al Centro arrivano molte persone: un centinaio nuove e una cinquantina di persone fisse per la mensa, più ci sono i dormitori.

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Per la richiesta di lavoro si presentano sicuramente più donne che uomini: un’attività importante è infatti quella di fare da contatto tra chi dà lavoro e chi lo cerca. Il 90% cerca persone per fare l’assistenza agli anziani, quindi, cerca donne. Gli uomini vengono di più o per la mensa o per il dormitorio.

La maggioranza delle persone immigrate che richiedono ascolto al Centro sono rumeni, nord africani magrebini e albanesi, seguono gli ucraini, russi, sudafricani. I rumeni sono giovani, i magrebini di mezza età, ma dipende molto dal tipo di servizio che cercano: quelli che vanno al dormitorio e mangiano alla mensa in genere sono giovani (dai 18 ai 30 anni), quelli che invece ricercano lavoro come assistenza anziani hanno già una certa età. Ci sono dei denominatori comuni soprattutto per etnia: ai rumeni interessa lavorare magari solo per un periodo, poi tornano a casa e dopo qualche tempo sono di nuovo in Italia; gli albanesi spesso cercano di radicarsi nel territorio; i magrebini tendono a stare per un periodo in Italia, poi tornano nella loro terra e cercano di costruirsi qualcosa con quello che hanno messo da parte lavorando da noi. Diversa è l’etnia così come le condizioni di vita precedenti.

Essendo una realtà abbastanza conosciuta a Lucca, le persone arrivano al Centro sostanzialmente attraverso due canali: o perché si informano tra di loro, o comunque se chiedono per strada dove si può mangiare a Lucca vengono indirizzati.

Le problematiche affrontate hanno diverse sfaccettature: in genere è un po’ difficile fare una categorizzazione dei bisogni. L’immigrato irregolare, per esempio, che è poi una buona parte dell’utenza, ha bisogno di tutto: si risponde ai bisogni che vanno dalla prima accoglienza, mangiare, dormire, bisogni che riguardano l’igiene personale; alle problematiche di tipo medico, quindi, si agevolano i contatti con gli ospedali, con le ASL, con i medici di base; ai problemi legati all’immigrazione, quindi se è possibile avere un permesso di soggiorno, il rinnovo passaporti. Spesso poi anche gli immigrati regolari hanno gli stessi problemi, perché anche se sono regolari in Italia, basta poco per perdere il permesso di soggiorno e allora qui si colloca la richiesta del rinnovo pratiche per

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il permesso di soggiorno, il collegamento con i servizi sociali, con la questura; insomma, un servizio di pronta accoglienza.

E’ anche successo che per poter far ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, per il quale c’è bisogno almeno di una dichiarazione di ospitalità da parte di qualcuno, il Centro si sia reso disponibile a dare un indirizzo.

Il Centro ha avuto esperienza con i senza fissa dimora, anche se in prevalenza extracomunitari irregolari: le strutture di accoglienza sul Comune di Lucca in questo senso sono il dormitorio gestito dal Centro stesso e il dormitorio della Croce Verde.

Gli italiani senza fissa dimora a Lucca sono di due categorie: ci sono quelli “lucchesi” che spesso hanno avuto problemi di tossicodipendenza o problemi psichiatrici e i cosiddetti “barboni” che girano l’Italia e arrivano anche a fare tappa a Lucca, vengono volentieri alla mensa ma non al dormitorio perché sono abituati a stare per la strada.

3.2

-

I

L DORMITORIO

C

ARITAS

Il dormitorio Caritas, dell’Associazione “Casa della Carità” che ha stipulato un comodato d’uso fra la curia e il Comune di Lucca, è un asilo notturno di prima accoglienza gestito dai volontari del GVAI ed è situato in via Brunero Paoli 3. Il dormitorio ha 16 posti letto e le persone entrano alla sera verso le 20,30, ora in cui viene effettuata l’accoglienza; una volta entrati non è più possibile uscire salvo motivi eccezionali, come per esempio motivi sanitari, pena la revoca del posto. Dal lunedì al sabato, la sveglia è alle ore 7,00 e l’uscita alle ore 7,30; la domenica, invece, la sveglia è alle ore 7,50 e l’uscita alle ore 8,20. L’asilo notturno apre solo la sera e c’è un volontario a notte.

Le persone ospitate sono tutte senza fissa dimora e sono per lo più persone extracomunitarie, ma non per scelta della struttura: infatti, è aperto anche agli italiani, ma questi preferiscono andare al dormitorio gestito dalla Croce Verde, il

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quale, viceversa, ospita molti italiani. Questi sono gli unici dormitori di prima accoglienza presenti a Lucca.

Al dormitorio possono accedervi anche persone senza permesso di soggiorno: a coloro che si presentano viene chiesto un qualsiasi documento non scaduto, quale carta di identità, patente, passaporto. Ogni mese viene cambiata la lista degli ospiti, perché il regolamento prevede che il dormitorio sia una soluzione molto temporanea, quindi un mese di permanenza, che può essere rinnovato, e gli utenti nuovi hanno la precedenza. Per accedere al dormitorio, i richiedenti si devono recare al Centro d’Ascolto e fare domanda a fine mese per esservi inseriti dall’inizio del nuovo, salvo casi particolari, come una richiesta eccessiva. Il dormitorio, comunque, collabora anche con l’altro dormitorio gestito dalla Croce Verde: quindi, se vi fosse una eccessiva domanda da una parte, l’altro entra in gioco e gli ospiti vengono “interscambiati” nei limiti del possibile. Dopo una assenza, l’ospite perde il diritto al posto.

Non possono essere accolti coloro che si presentano in stato di ebbrezza. Se gli ospiti rispettano le norme che regolano una civile convivenza, rimangono nel dormitorio per tutta la durata del mese. Chi viene allontanato dal dormitorio, a causa dell’assunzione di atteggiamenti contrari alla vita comunitaria, non può più accedervi. Nel dormitorio non è consentito fumare ed è vietato introdurre bevande alcoliche.

Alle ore 22,00 gli ospiti sono tenuti ad osservare il silenzio e a spengere la luce nelle camere e alle ore 23,00 tutti devono essere all’interno della propria stanza. Le persone che vi accedono sono molto giovani: vanno dal ’61 all’89, infatti ci sono anche dei minorenni attualmente. E’ necessario sottolineare che il dormitorio è solo maschile. A Lucca non esiste un centro di pronta accoglienza per donne senza documenti e questo è un problema annoso della città: in genere il problema viene “risolto” pagando per un tempo molto ridotto, tipo per 3 o 4 notti al massimo, un affittacamere, giusto per tamponare l’emergenza. A volte, il Centro d’Ascolto si è dovuto arrangiare chiedendo ospitalità a qualche istituto di suore presente nella città, però non c’è una struttura specifica come il dormitorio maschile, anche se il Centro d’Ascolto sarebbe pronto e disposto a gestirla. Di

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centri di accoglienza per donne regolari ce n’è solo uno, ha pochi posti letto e si trova a Vicopelago.

3.3

L

A MENSA DELLA

C

ARITÀ

Nella stessa struttura che ospita anche il Centro d’Ascolto, in via del Fosso 170, si trova la mensa della Carità, dove è attivo un centro di ricevimento aperto tutti i giorni dalle 9 alle 11 per la prenotazione del solo pasto del pranzo. E' una struttura dell'Associazione "Casa della Carità" (Figlie della Carità di S. Vincenzo De Paoli) gestita in convenzione con l'Amministrazione Comunale, che fornisce a chiunque si presenti con un documento di riconoscimento valido un pasto caldo, dalle ore 12.00 alle 13.00 di ogni giorno.

Le Figlie della Carità, che si trovano a Lucca dal 1846, portano avanti il servizio ai più poveri nel centro storico e curano la gestione della mensa assieme a dei volontari che si alternano durante la settimana.

La struttura, oggi “Casa della Carità”, di proprietà della diocesi di Lucca, era una volta la casa del clero e vi abitavano i sacerdoti anziani. Col tempo, l’ambiente diventò piccolo per loro, per cui il vescovo decise che il clero venisse spostato in via dell’Angelo Custode e che gli ambienti in via del Fosso fossero occupati dalle Figlie della Carità. Dal 1991, al piano terra è operativa la mensa dei poveri.

La mensa doveva essere rivolta solo agli immigrati, mentre ai poveri della città doveva pensare il Comune; tuttavia, essendo oneroso il servizio costante, più che il pasto, il Comune fece una convenzione con l’Associazione “Casa della Carità”: a fronte di un certo quantitativo di pasti, finanziati dal Comune, le suore pensano al servizio. Suor Annamaria, superiora delle Figlie della Carità, ha constatato che “a volte il cibo è sufficiente per tutti e a volte, purtroppo, non basta. Dopo che hanno aperto ai rumeni l’Europa, non avendo più problemi di permesso di soggiorno, l’Italia è invasa dai rumeni e sopraggiungono in grandi quantità”. Il resto delle spese è coperto dalla diocesi di Lucca con l’otto per mille e dalle offerte. I pasti sono preparati da una ditta.

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Per accedere alla mensa esistono dei parametri che sono tuttavia solo teorici: le selezioni vengono effettuate quando arriva così tanta gente che non è possibile accontentare tutti. Prima venivano distribuiti dei cartellini e solo chi era munito del suddetto cartellino poteva mangiare alla mensa: questa pratica è venuta meno a causa del fatto che veniva poca gente e, di conseguenza, avanzavano i pasti. E’ necessario avere un documento, ma di fatto nessuno è rifiutato: chi non presenta il documento non può sedersi a tavola, ma gli viene dato un sacchetto con qualcosa da mangiare. Molti non vogliono dare il documento per motivi personali.

I posti sono 50, ma a volte arrivano anche 65 persone, per cui, non appena si termina di mangiare, deve essere lasciato il posto a un’altra persona. Attualmente, usufruiscono del servizio più immigrati che italiani. Gli immigrati sono costituiti principalmente da tre etnie: rumeni, albanesi e marocchini; vi sono poi delle minoranze dello Sri Lanka e dell’Asia.

Molti degli ospiti della mensa passano la notte nei dormitori o nelle case abbandonate. Suor Annamaria afferma che “un mese fa, non c’erano molte persone che dormivano nelle case abbandonate e i dormitori erano sufficienti; dopo la metà di gennaio, passate le feste, è arrivata una grande ondata di rumeni e la situazione si è aggravata”.

I volontari della mensa variano molto come numero: per lo più si tratta di un volontariato anziano, perché per preparare occorre arrivare alle 11,30 e chi lavora o studia trova difficoltà. I giovani sono presenti il sabato e la domenica.

Per il pasto serale è stato fatto un appello a tutta la città e oggi è attivo un servizio parrocchiale presso la chiesa di S. Concordio, con distribuzione di un pasto freddo. La distribuzione viene effettuata tre volte a settimana dalle Figlie della Carità, due volte dalla parrocchia di S. Marco e una volta dalla parrocchia di S. Concordio. La sera si presentano circa 25 persone e sono soprattutto immigrati. La cena viene servita alle 18,00.

Suor Annamaria così ha riferito: “dare da mangiare a mattina, pomeriggio e sera non è positivo a livello culturale. Stamani a colazione ho servito 30 persone. Poi li vedo fuori col cellulare all’ultimo modello e a fumare dalla mattina alla sera. Diventa tutto un questuare: tutto è dovuto, basta chiedere. C’è il povero che viene

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perché vuole rifarsi una vita, però c’è anche chi se ne approfitta. Gli uomini che vengono cercano di collocarsi nella manovalanza, però adesso sono tutti a giro perché le nostre fabbriche non assumono molto. E poi nell’edilizia lavorano quasi tutti a nero, con il rischio che ne può derivare. La povertà porta ad un circolo vizioso. Ci sono anche tanti minori, soprattutto dell’Albania, che vengono a mangiare da noi: vengono in Italia perché qui il minore è tutelato”.

3.4

I

C

ENTRI D

’A

CCOGLIENZA

I Centri di Accoglienza sono strutture riservate a cittadini extracomunitari che hanno un regolare permesso di soggiorno e che non hanno avuto problemi con la giustizia. Hanno in genere convenzioni con il Comune e, rispetto ai dormitori, sono soluzioni più “stabili”: le persone possono permanervi per una durata che va da sei mesi a un anno e mezzo, più eventuali proroghe da parte dell’assistente sociale, mentre il dormitorio è rinnovabile mese per mese. Sono organizzate come una casa collettiva, una comunità, infatti, c’è una cucina, la sala, i posti letto variano da 11 a 14, con camerate che vanno da 2 a 6 letti, e le persone vi possono abitare normalmente tutto il giorno, senza limiti di orario per l’ingresso e l’uscita. Con i centri di accoglienza gli ospiti possono ottenere la residenza, mentre questo non è possibile con i dormitori. Da sottolineare che coloro che non hanno una residenza, o dei minori a carico, non possono usufruire dei servizi dell’assistente sociale, ma solo dei servizi del Centro D’Ascolto.

A Lucca, il Gruppo Volontari Accoglienza Immigrati gestisce quattro centri di accoglienza: uno si trova in via Brunero Paoli (un tempo gestito dalla Croce Verde), contiguo al dormitorio, un altro in via dell’ Angelo Custode, un terzo a Lunata, che è già Comune di Capannoni, e il quarto a Vicopelago. Per accedere a questi centri, occorre fare domanda o direttamente all’assistente sociale, o al Centro d’Ascolto GVAI. Più precisamente, per il centro di accoglienza situato in via Brunero Paoli , la domanda deve essere presentata all’assistente sociale del

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Comune di Lucca e per il centro di accoglienza di Vicopelago, che ospita donne con bambini, all’assistente sociale di Sant’Anna. Per gli altri due centri di accoglienza, invece, è il Centro d’Ascolto GVAI a ricevere e valutare le domande. L’assistente sociale discute in commissione le domande, sentito il parere del GVAI, e quindi viene deciso se la domanda può essere accolta o meno.

Il Centro di accoglienza in via dell’Angelo Custode è l’unico che non ha convenzioni con il Comune, ma riceve un contributo da parte della Caritas per la gestione; gli altri centri, invece, ricevono un contributo annuo dal Comune. Il regolamento comunale prevede che ci sia il pagamento di una quota anche da parte degli ospiti: questa quota è molto variabile ed è calcolata in base al reddito. Sarebbe altresì prevista una quota minima per coloro che non hanno un reddito, ma di fatto questo non avviene. In definitiva, possiamo dire che la quota varia da 50 a 150 euro mensili in base alla busta paga.

Ho parlato anche con Raffaella Mindi, responsabile del Centro di Accoglienza di Vicopelago. Il Centro è nato all’inizio per sole donne e oggi, su proposta della dirigente degli assistenti sociali di Lucca, è diventato per donne con bambini e per donne in stato interessante. Attualmente, però, il Centro ospita anche una donna sola che ha problemi di salute.

Le ospiti sono in tutto cinque, straniere e di nazionalità diverse: una è del Marocco, una della Russia, una del Senegal, un’altra dell’Albania e una della Polonia. Le donne sono giovani, lavorano tutte e nessuna di loro è sposata. Secondo il parere della responsabile, è proprio questa loro diversa nazionalità che favorisce un buon rapporto fra le ospiti: infatti, generalmente se ci sono donne di etnie simili, queste tendono ad associarsi insieme contro le altre.

Fino all’estate scorsa, al Centro vi era una donna con quattro bambini e la situazione era molto movimentata, perché in tutto la casa ospitava otto bambini; ora è un momento molto tranquillo, a detta della responsabile.

Da settembre al Centro lavorano due operatrici a tempo pieno: prima era molto attivo il volontariato, il servizio civile ed era sufficiente una operatrice per solo tre ore settimanali. Essendo situata a Vicopelago, la casa rimane isolata dai mezzi di

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trasporto pubblici e le operatrici accompagnano in città le madri e i bambini per le loro necessità.

Il regolamento prevede che ogni ospite rimanga per un massimo di sei mesi, rinnovabile per altri sei mesi; tuttavia, qualche ragazza è rimasta al Centro anche per due anni.

3.5

L’

ASILO NOTTURNO DELLA

C

ROCE

V

ERDE

La Croce Verde Pubblica Assistenza di Lucca è nata nel 1893 come Associazione di volontariato laico. Opera in ambito locale, nazionale e internazionale. La Croce Verde fa parte dell’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze (A.N.P.AS), movimento nato in Toscana intorno al 1860. La Croce Verde opera per rispondere ai bisogni sociali e per sopperire a una sempre maggiore richiesta di aiuti ed esiste perché esistono disuguaglianze sociali, economiche, politiche e religiose. L’Associazione vuole sopperire alle carenti risposte della società riguardo ai bisogni primari della persona e l’obiettivo comune è di fare in modo che i bisogni umani abbiano tutti una risposta adeguata. Tra le varie attività svolte dalla Croce Verde rientra anche il settore dell’accoglienza di migranti e di persone indigenti. Gestire spazi per l’accoglienza di persone prive di una fissa dimora è tra le attività che da sempre contraddistinguono l’operato della Croce Verde. Nel 1896, vennero aperti gli asili notturni, prima istituzione del genere a Lucca, e prese il via il servizio di accoglienza indirizzato a donne e uomini indigenti. La struttura di accoglienza era interamente sostenuta da donazioni pubbliche. Nel 1904, a fronte delle numerose richieste di usufruire del servizio, si dovettero cercare locali più ampi per i dormitori. Questi vennero concessi dal Comune di Lucca e furono inaugurati nel 1906. Fino agli anni ’50, le utenze degli asili furono consistenti. In seguito si registrò una progressiva diminuzione di presenze, ma nonostante questo il servizio non venne svuotato della sua importanza sociale ed è giunto fino ad

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oggi (ci fu una sola interruzione tra il 1981 e il 1984 quando la Croce Verde si trasferì provvisoriamente in via Elisa).

Oggi il dormitorio è ubicato presso la sede centrale della Croce Verde, che si trova in viale Castracani 268, ed è rivolto all’accoglienza di persone di sesso maschile senza una fissa dimora. Con questo servizio, la Croce Verde fornisce a uomini, italiani e stranieri, privi di un alloggio, la possibilità di usufruire di spazi per trascorrere le ore notturne. Nel 2005, hanno usufruito di questo servizio 160 persone con un’età media di poco superiore ai 35 anni. Analizzando il trend degli ultimi anni, fermo restando una maggioranza di persone accolte provenienti da Paesi esteri, si evince un progressivo aumento di uomini di nazionalità italiana.

I numeri dell’asilo notturno della Croce Verde2

2003 2004 2005

Presenze annue 133 155 160

Utenti stranieri 116 132 127

Utenti italiani 17 23 33

Età media utenti 31,93 33,31 35,56

Nuovi utenti/totale utenti 74% 77% 71%

Persone che hanno dimorato nell’asilo notturno in più di

un periodo dell’anno 67 10 83

Media giorni di permanenza presso la struttura 43,50 44,97 43,89

Richiesta di asilo effettuate/accolte 100% 100% 100%

Il dormitorio offre 22 posti letto, le camere sono da 3, massimo 4, letti con bagni ai piani ed è aperto solo dalle ore 19,30 alle ore 8,00. Gli ambienti sono grandi e vengono tenuti puliti e in ordine. All’interno delle camere sono presenti degli armadietti, nei quali gli ospiti possono lasciare effetti personali per il tempo in cui hanno a disposizione la camera. Coloro che vogliono usufruire del servizio di asilo notturno devono presentarsi in ufficio alla Croce Verde, dove si provvede a

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fare una fotocopia del documento di identità, e vengono inseriti in una lista di attesa o di disponibilità, nel caso in cui manchi qualcuno. Non è necessario essere muniti di un permesso di soggiorno.

In questo momento il dormitorio ospita molti italiani: si è verificata una situazione di spostamento netto verso sempre una maggiore percentuale di italiani. Quando è sorto il dormitorio, sicuramente non c’era una situazione di immigrazione come poi si è verificata in questi anni. Negli ultimi mesi, proprio a denunciare un cambiamento di aumento della povertà, un buon 70% degli ospiti è italiano e molto giovane. Da sottolineare, comunque, che, a differenza del dormitorio Caritas, i minorenni in questo asilo notturno non possono entrare per questioni di regolamento interno.

Durante il giorno, è vietato accedere ai locali del dormitorio e gli ospiti non hanno spazi dove andare. “Bisogna considerare”, ha riferito la signora Daniela Borella, volontaria della Croce Verde e responsabile del settore sociale, “che ci sono anche persone di età avanzata e che ormai sono in queste situazioni di “randagismo” da tanto tempo. Queste persone cominciano ad arrivare alla sede anche presto e chiedono di poter entrare un attimo dentro la struttura. Nei limiti di quella che è la situazione che bisogna garantire, ossia di dormitorio notturno, le casistiche possono essere diverse: se c’è una persona che si sente male, si fa entrare anche prima dell’orario di apertura”.

La persona che si presenta di notte e che è in una situazione di disagio viene fatta entrare anche se arriva oltre l’ora consentita: si può quindi affermare che vige una certa flessibilità. Però, se la persona che si presenta è sotto l’effetto dell’alcol, c’è una certa restia a farla accedere al dormitorio e ciò principalmente per evitare che sorgano liti o discussioni fra gli ospiti.

C’è una lista che viene fatta all’inizio del mese in base alle richieste e dovrebbe essere cambiata con una certa frequenza; infatti, i dormitori non dovrebbero essere delle situazioni fisse o prolungate nel tempo, tuttavia, ci sono alcuni ospiti che usufruiscono del posto letto da tantissimo tempo.

“Comunque, non c’è niente di fisso”, ci tiene a sottolineare Daniela Borella, “a regola dovrebbe essere che chi non si presenta la sera, lascia libero il posto. A

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volte, le persone avvertono che sono fuori e che per uno o due giorni venga lasciato loro il letto; infatti, c’è qualcuno che lavora e che per questioni legati al lavoro deve passare fuori alcune sere. Il posto viene tenuto solo ad un massimo di due notti di assenza della persona, poi viene ceduto a qualcun’altro”. Sono tutti senza fissa dimora e fra questi ci viene indicata una persona, in particolare, che si fa carico del dormitorio, dando un aiuto ai volontari della Croce Verde; questa persona usufruisce ormai da tre anni del servizio di asilo notturno: è un ospite che in qualche modo ricambia tutte le accortezze che i volontari hanno nei suoi confronti.

Il vice presidente della Croce Verde, Sergio Mura, si occupa personalmente del dormitorio e degli ingressi, poiché lavorando per la ASL di Lucca è lui che ha la conoscenza maggiore di quelle che sono le situazioni di disagio presenti nel sociale.

Alcuni ospiti conservano un atteggiamento critico nei confronti dei volontari, perché laddove comunque si devono far rispettare alcune regole di comportamento, indubbiamente a qualcuno può dar fastidio, come il fatto, ad esempio, che fino alle 19,30 gli ospiti non possono in genere accedere alla struttura; questi entrano dentro il dormitorio solo dopo aver fatto l’appello e poi non possono più uscire fino alla mattina seguente (la notte, infatti, la porta di uscita è chiusa e c’è una persona che conserva le chiavi). Quella che è la libertà dell’individuo, come il decidere a che ora andare a letto o a che ora alzarsi la mattina (alle 8,00 la struttura deve essere completamente vuota), viene molto toccata.

Quando la mattina alcuni ospiti accedono ai locali destinati ai soli volontari della Croce Verde, al fine di prendere il caffé dalla macchinetta automatica, si crea un certo disagio avvertito soprattutto dai volontari. Quello dei rapporti tra i volontari e le persone senza fissa dimora è un equilibrio molto particolare e di certo non mancano le incomprensioni da entrambe le parti. Gli ospiti vedono limitate le loro possibilità di movimento: non hanno un ambiente comune dove stare durante il giorno e spesso è capitato che prolungassero la loro presenza seduti nei locali dei

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volontari senza la minima accortezza di chiedere di poter restare; questo non contribuisce a costruire buoni rapporti di convivenza.

La questura e le forze dell’ordine sono intervenute molte volte, soprattutto quando giungono persone sotto l’abuso dell’alcol o di altre sostanze e che fanno emergere conflitti e liti all’interno del dormitorio: “fare entrare una persona in quello stato in una camerata non è il caso”, riferisce Daniela Borella.

Per quanto riguarda le condizioni di salute, tra gli ospiti non ci sono malati psichiatrici, mentre qualcuno viene inviato dal SerT: vi è infatti un certo collegamento indiretto con le assistenti sociali. Alcuni ospiti hanno qualche problema di salute e vertono in una situazione umanamente penosa, propria dell’abbandono: il mese scorso si è verificato addirittura un decesso all’interno del dormitorio e non è stato un caso isolato.

Si è verificata anche la situazione di un italiano, già appoggiato da un centro diurno alla Misericordia di Capannori, che ha il morbo di Parkinson e si sta aggravando in modo molto evidente.

3.6

I

L BANCO ALIMENTARE

A Lucca è attivo il banco alimentare, rivolto soprattutto alle famiglie, ed è gestito sempre dal Gruppo Volontari Accoglienza Immigrati. Negli ultimi mesi, il banco alimentare si è integrato con un progetto che si chiama “Pani e pesci”, che consiste nel procedere in una raccolta nei supermercati degli alimenti che stanno per scadere. Questi vengono poi distribuiti negli altri centri d’ascolto e nelle parrocchie della zona di Lucca e si provvede, infine, a consegnarli alle famiglie bisognose del territorio.

Nel solito stabile che accoglie il dormitorio, il GVAI ha costituito il banco alimentare e una volta a settimana provvede a dare una spesa alle famiglie che lo richiedono. Tali famiglie vengono valutate secondo un calcolo che prende come parametri il reddito, il numero dei membri del nucleo familiare, quanto la famiglia paga di affitto.

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Oltre a questa raccolta nei supermercati, il banco alimentare attinge dal banco alimentare della Toscana che si trova a Firenze: a chi ha aderito all’Associazione Banco Alimentare vengono spediti degli alimenti a lunga conservazione.

Attualmente si rivolgono al banco alimentare cinquanta famiglie a settimana: le famiglie italiane vengono selezionate dalla Caritas diocesana e quelle immigrate vengono valutate dal GVAI. C’è una leggera prevalenza di famiglie immigrate, però sono tante anche quelle italiane.

3.7

L

A DISTRIBUZIONE DI VESTIARIO

La distribuzione di vestiario viene effettuata una volta a settimana in tre punti: uno si trova in via Brunero Paoli, dove, vicino al banco alimentare, c’è una stanza adibita a questa specifica attività e una signora volontaria provvede alla distribuzione; le altre distribuzioni avvengono nelle parrocchie di S. Marco e di S. Maria Bianca Forisportam. In queste ultime, le persone devono essere munite di appositi cartellini che vengono consegnati dal Centro d’Ascolto GVAI. Di questo servizio usufruiscono soprattutto le persone senza fissa dimora.

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