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CAPITOLO 3 CONCLUSIONI

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 3

CONCLUSIONI

Da quanto emerso nei capitoli precedenti, il mercato dei prodotti biologici non solo è in continua crescita, ma offre anche nuovi sbocchi di mercato a comparti agricoli non necessariamente legati alla produzione alimentare. Tra questi è compreso sicuramente quello florovivaistico, un settore particolarmente sensibile, nel nostro Paese, alla situazione economica vigente ed alla concorrenza estera.

Tra le possibili soluzioni alla crisi che sta vivendo ormai da anni il settore florovivaistico, possiamo annoverare sicuramente l’innovazione di processo e di prodotto, in particolare la ricerca di un prodotto rivolto ad una nuova schiera di consumatori attenti alle condizioni ambientali e sociali. Da qui nasce l’idea del florovivaismo biologico, in cui si fondono insieme la necessità di ridurre l’impatto ambientale, innovando le tecniche, e di introdurre sul mercato un prodotto che rappresenti non tanto una novità nel senso stretto del termine, ma che abbia un taglio diverso ed un valore aggiunto apprezzabile dal consumatore.

Sicuramente le difficoltà di affermazione per questa tipologia produttiva sono molte, sia per le consolidate abitudini dei florovivaisti stessi, sia per motivi tecnico-economici, sia, infine, perché si tratta di un mercato nuovo di cui non si conosce la reale risposta. Tuttavia si tratta pur sempre di un’idea positiva, soprattutto dal punto di vista dell’impatto ambientale e che, quindi, merita sicuramente l’attenzione di operatori e consumatori.

Introdurre nuove tecniche, ed in particolare quelle relative all’agricoltura biologica, all’interno del settore florovivaistico comporta diverse problematiche. E’ necessario premettere che questo settore è caratterizzato da un’ampia gamma di produzioni spesso molto diverse tra loro, dal fiore reciso, allevato a terra o in fuorisuolo, alle piante da vaso fiorito di “piccole” dimensioni, come gerbera o ciclamino, da piantine da bordura, come la viola del pensiero, a piante da interno e/o da esterno, come ficus e fotinia, e dalle dimensioni molto variabili. Ognuna di queste diverse tipologie di prodotto riguarda migliaia di specie e varietà diverse ed è caratterizzata dall’applicazione di tecniche colturali in alcuni casi anche molto diverse tra loro. Tutto ciò evidenzia come l’introduzione di tecniche generalizzabili per la produzione di piante ornamentali

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biologiche possa risultare davvero complicato. Innanzi tutto occorre fare riferimento al tipo di coltura che si vuole considerare ed alle sue caratteristiche biologiche ed agronomiche, per poi andare ad applicare, adattandoli, i disciplinari di agricoltura biologica a tale tipologia produttiva. L’introduzione di nuove tecniche, però, non può prescindere da un certo grado di conoscenza e di sperimentazione; difatti l’agricoltura biologica non può essere improvvisata, ma richiede impegno sia da parte dei produttori sia da parte degli addetti alla ricerca, enti pubblici, come le università o il C.R.A. o anche aziende private del settore. È proprio con tale intento che è nato il primo progetto italiano di ricerca sul florovivaismo biologico, il Progetto Probiorn, all’interno del quale diverse linee di ricerca hanno cercato di affrontare le diverse problematiche.

Le prove sperimentali condotte nell’ambito di questa tesi hanno rivolto la loro attenzione alla produzione di piante da vaso fiorito, in particolare gerbera e calendula, nell’intento di individuare substrati idonei e tecniche di fertilizzazione e di lotta biologica ai fitoparassiti efficienti.

Nel capitolo due sono state ampiamente descritte tutte le tecniche utilizzate e riportati i risultati ottenuti, dai quali è emerso come la produzione di piante biologiche non sempre riesca a determinare dei risultati positivi.

Se nella prova su gerbera si è cercato di individuare, con successo, un substrato che risultasse idoneo alla coltivazione di piante da vaso fiorito, nella prova su calendula è emerso chiaramente l’importanza dell’epoca in cui viene effettuato il ciclo produttivo. In questa specie, infatti, nel periodo primaverile-estivo, la produzione biologica non è riuscita ad equiparare quella convenzionale, mentre nel periodo invernale la produzione biologica ha fornito risultati sicuramente promettenti.

In quest’ultima prova, l’obiettivo principale è stato quello di individuare un sistema di concimazione fosfatica biologica a pronto effetto. Dai risultati ottenuti nelle due coltivazioni è emerso chiaramente come tale tentativo non abbia condotto a risultati positivi. Difatti, durante la coltura invernale, due delle tesi biologiche, quella in cui sono state abbinate fosforite naturale e micorrize e quella in cui si è utilizzato un fertilizzante ternario (Prodigy), hanno dato una produzione buona, del tutto comparabile a quella del testimone a conduzione convenzionale. Ai fini dell’obiettivo della prova, però, andando a valutare la percentuale di fosforo assorbito dalla pianta, questa è risultata nettamente inferiore nelle tesi biologiche rispetto al testimone, fenomeno che peraltro si è ripetuto nella coltura primaverile. In quest’ultima, inoltre, la produzione biologica è risultata nettamente inferiore a quella convenzionale sia dal lato produttivo che qualitativo.

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Evidentemente le condizioni ambientali invernali, inducendo un ciclo produttivo più lungo rispetto a quello primaverile, permettono un miglior assorbimento degli elementi nutritivi che devono subire un processo di mineralizzazione. Tuttavia, anche se nella prova non si è riusciti a risolvere, come auspicato, il problema della concimazione fosfatica, resta il fatto che una produzione biologica di piante da vaso fiorito, se condotta nel periodo invernale, può dare buoni risultati.

Un altro aspetto interessante è quello relativo al controllo dei fitoparassiti.

Nella prova su calendula infatti è stato previsto un confronto tra metodo biologico e metodo convenzionale. In realtà durante la coltura invernale non è stato necessario alcun tipo di trattamento per l’assenza di fitoparassiti. Nel caso invece della prova primaverile, sono stati effettuati dei trattamenti biologici che sono stati in grado, alla pari di quelli convenzionali, di controllare in modo efficace i parassiti presenti. Questo dato è tanto più interessante se si considera che il settore florovivaistico è particolarmente sensibile ai fitoparassiti data la necessità di ottenere un prodotto perfetto. Tuttavia la relativa facilità con cui si è riusciti a contenere i fitoparassiti deve essere valutata in relazione alla specie scelta, alle condizioni climatiche riscontrate ed all’ambiente circostante alla serra in cui si è svolta la prova. La serra è circondata da altre colture, sia di serra sia in pien’aria, che vengono normalmente trattate contro i fitoparassiti, tant’è che la loro presenza ne risulta assai ridotta in tutta la zona circostante. La possibilità di utilizzare tecniche poco impattanti, sia sull’ambiente sia sulla salute degli operatori, può risultare molto interessante per i produttori, visto anche il continuo contatto con le sostanze tossiche a cui spesso questi sono costretti. Peraltro la coltivazione di alcune specie ornamentali, come ad esempio nel settore dei fiori recisi, richiede spesso una lavorazione continua che non permette agli addetti di rispettare i tempi di sicurezza e li costringe a maneggiare materiale trattato da poco tempo e sulla cui superficie è ancora presente la sostanza tossica. Nonostante tutte le precauzioni che possano essere adottate, quindi, la possibilità di ridurre l’uso di tali sostanze può portare ad un beneficio non trascurabile che va oltre i costi di produzione; inoltre, anche se l’aspetto salutistico, per i prodotti ornamentali, ha un minor impatto sul consumatore, le nuove tendenze di mercato sembrerebbero incoraggiare la possibilità del florovivaismo biologico.

È anche per cercare di sensibilizzare produttori e consumatori sul tema del florovivaismo biologico che il Progetto Probiorn, non limitandosi esclusivamente all’attività di ricerca, si è preoccupato di esporre i vari risultati ottenuti in mostre del

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settore florovivaistico e del settore del biologico (fig. 64) ed ha permesso la pubblicazione di diversi articoli su riviste tecniche e scientifiche1. Anche i risultati ottenuti nelle prove su gerbera e calendula sono stati esposti al pubblico in modo da dimostrare che la produzione biologica, semplicemente facendo mostra di se stessa, può rappresentare una realtà. Molto interessanti e incoraggianti si sono poi dimostrati anche i risultati ottenuti dagli altri partner del Progetto sull’albero di Natale, sulle specie officinali, sul geranio o sul ciclamino.

Fig. 64 In alto a sinistra stand del C.R.A.-Istituto Sperimentale per la Floricoltura di Pescia presso la 27° Biennale del Fiore e delle Piante di Pescia; insieme con tutti i prodotti delle diverse linee di ricerca dell’Istituto, sono state esposte anche le gerbere biologiche. In alto a destra, stand espositivo del Progetto Probiorn presso la mostra Agribios 2005 tenuta nei locali del COMICENT di Pescia (PT). In basso a sinistra calendule biologiche esposte al Fioritec 2005 di Sanremo. In basso a destra, invece, le calendule biologiche esposte presso la vetrina espositiva del COMICENT di Pescia.

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In particolare le riviste che si stanno impegnando a divulgare notizie e novità relative al Progetto, sono Flortecnica, Clamer informa ed Italus Hortus.

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Certamente la strada da percorrere per arrivare ad un’affermazione del florovivaismo biologico vero e proprio è ancora lunga. I presupposti comunque esistono, non solo per il crescente interesse del mercato, ma anche per la volontà da parte dei produttori stessi di riuscire a ridurre l’impatto ambientale. Agricoltura biologica di fatto non significa ridurre i costi abbattendo quelli energetici e quelli relativi a fertilizzanti e/o fitofarmaci, piuttosto significa introdurre tutta una serie di tecniche innovative, che richiedono un certo know-how e che non sono necessariamente meno costose, ma che possono portare all’ottenimento di un prodotto più “ecocompatibile” che possa riscuotere per questo l’interesse dei consumatori.

Figura

Fig. 64  In alto a sinistra stand del C.R.A.-Istituto Sperimentale per la Floricoltura  di Pescia presso la 27° Biennale del Fiore e delle Piante di Pescia; insieme con tutti  i prodotti delle diverse linee di ricerca dell’Istituto, sono state esposte anch

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