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1. La pernice rossa

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Academic year: 2021

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1. La pernice rossa

Regno: Animalia Phylum: Chordata Subphylum: Vertebrata Classe: Aves Ordine: Galliformi Famiglia: Fasianidi Sottofamiglia: Perdicinae Genere: Alectoris Specie: A.rufa

1.1 Inquadramento sistematico e distribuzione

Animale stanziale a corologia europea, di questa specie sono state descritte 5 sottospecie:

Alectoris rufa rufa Alectoris rufa hispanica Alectoris rufa intercedens Alectoris rufa australis Alectoris rufa corsa

Di queste, solo le prime tre sono accettate e riconosciute.

La sottospecie nominale (Alectoris rufa rufa) ad oggi è diffusa, oltre che in Italia, in Corsica e Francia centro-meridionale, nonché nella parte meridionale dell’Inghilterra e nelle isole Baleari per introduzione.

Nella parte centro-meridionale e orientale della Spagna troviamo la sottospecie A. rufa intercedens, mentre nella penisola iberica nord-occidentale estende il proprio areale A. rufa hispanica.

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Quest’ultima si differenzia dalla precedente per le tonalità più scure e colorate, il dorso tendente al grigio e il becco massiccio.

In Italia la pernice rossa è presente su entrambi i versanti dell’Appennino Settentrionale, dal Piemonte all’Emilia Romagna, in Toscana sopravvivono piccole popolazioni sull’Appenino Tosco Emiliano, sulle colline litoranee del livornese e nell’Isola d’Elba (Casanova, 1993). Piccoli nuclei sono presenti anche in Umbria, Lazio e sulle isole Capraia e Pianosa.

Figura 1.1. Distribuzione della pernice rossa (Alectoris rufa rufa): areale europeo (da www.ittiofauna.org)

Le sottospecie hispanica e intercedens sono state importate in Italia dalla Spagna a scopo di ripopolamento con il conseguente inquinamento genetico della forma autoctona, contaminazione che è stata resa ancora più intensa negli allevamenti, dove spesso è stata praticata un’ibridazione con la Coturnice orientale (Alectoris chukar) originaria del medio oriente.

Queste ibridazioni sono state compiute con lo scopo di aumentare il tasso di deposizione e ridurre la “selvaticità” degli animali che erano mantenuti in gabbia; tuttavia, se tale ibridazione può risultare positiva in allevamento, poiché porta a un miglioramento delle performance riproduttive, in ambiente selvatico causa invece una diminuzione del tasso di sopravvivenza e di adattamento degli animali all’ambiente naturale.

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A oggi è molto difficile trovare allevamenti dove non si riscontrino tracce di questa ibridazione; da uno studio genetico effettuato su un gruppo di pernici rosse reintrodotte sull’Isola di Pianosa all’inizio degli anni novanta, è emersa, infatti, la presenza di linee genetiche riconducibili sia ad A. rufa sia ad A. chukar.

In questo particolare caso, date anche le caratteristiche ambientali dell’area, le popolazioni reintrodotte sono state in grado di riprodursi allo stato selvatico (Bagliacca et al., 2008). Questo spiega come un certo tasso d’ibridazione non riesca a compromettere la capacità di sopravvivenza della specie nell’ambiente selvatico.

Si ritiene tuttavia che queste operazioni di ibridazione con soggetti alloctoni, unite all’impiego di animali allevati in cattività, possano considerarsi le principali cause del mancato successo dei progetti di reintroduzione della pernice rossa.

A oggi, le pernici presenti allo stato libero in alcune zone della Toscana (derivate da animali allevati in cattività) non sono state ancora in grado di ricostituire delle popolazioni autosufficienti; esse sono ancora isolate e numericamente insufficienti a preservarle dal rischio di estinzione (Ferretti et al., 2007).

Negli ultimi anni il rilascio di animali allevati è diventato una pratica molto comune, compiuta con l’obiettivo di ristabilire le popolazioni selvatiche e riuscire a sopportare la sempre più intensa pressione venatoria (Baratti et al., 2005).

Il costante declino delle popolazioni selvatiche di pernice rossa appare legato anche alle modificazioni degli agroecosistemi che interessano gran parte dei loro habitat naturali: l’abbandono delle campagne ha trasformato i pascoli in zone arbustive con erbe alte, caratteristiche ambientali del tutto inospitali per la specie.

1.2 Morfologia e dimorfismo sessuale

La Pernice rossa raggiunge un peso da adulta tra i 350 e i 500 grammi (Bagliacca et al., 2008), è lunga dai 29 ai 33 cm con apertura alare di 50-55 cm, presenta una corporatura massiccia, sopracciglio bianco, becco tozzo ed arcuato di colore rossastro, zampe rosse, coda corta con 14 timoniere.

Le ali sono corte e arrotondate, caratteristiche che rendono la pernice un animale “pedinatore” : in caso di pericolo, il comportamento difensivo è quello di correre cercando di distanziare il proprio inseguitore fino a raggiungere una sommità da cui

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involarsi nella direzione opposta al predatore. Solo in casi d’imminente pericolo spicca subito il volo.

Foto 1.1. Pernice rossa (da planetbirds.blogspot.com)

Un carattere distintivo di A.rufa, che la differenzia dalle altre specie, è la presenza di un collare di colore nero che si sfrangia verso il petto con una serie di macchie nere che spiccano sul bianco.

Il piumaggio delle parti superiori è bruno-oliva, mentre quello delle parti inferiori e color cenere, il ventre è giallastro e presenta delle barrature color ruggine sui fianchi (Casanova, 1993).

Le piume copritrici dei fianchi sono grigie alla base con barratura crema, nera e castana verso l’apice; la presenza di un’unica barra nera permette di differenziare A.rufa da A.greaca e chukar, che invece ne hanno due.

La Pernice non mostra uno spiccato dimorfismo sessuale, tuttavia alcune caratteristiche ci permettono di riconoscere i due sessi: il maschio è di norma più massiccio della femmina, ha un portamento più eretto, presenta una testa più grande ed è provvisto dello sperone metatarsale composto di due tubercoli. Lo sperone è solitamente assente nella femmina, ma talvolta è presente nelle femmine più vecchie, di dimensioni più piccole e su una sola zampa.

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Durante il periodo riproduttivo è inoltre possibile osservare nel maschio la presenza della papilla copulatrice, presente nel centro della cloaca.

1.3 Habitat

Animale tipico delle steppe temperate, in Italia frequenta ambienti di collina e montagna compresi tra i 200-300 e gli 800-900 m di altitudine, con presenza di coltivazioni erbacee e arbustive (vigneti e oliveti) alternate ad aree cespugliose, prati e prati pascolo, dove potersi rifugiare.

Il terreno deve essere asciutto, luminoso e con rocce affioranti. Sulle isole è presente anche al livello del mare, in zone con macchia bassa.

Una delle caratteristiche principali, oltre all'uso elevato d’insetticidi chimici e alla presenza di monocolture estese, che rendono un ambiente sfavorevole allo sviluppo della pernice rossa, è l'elevata presenza di predatori come corvidi e rapaci, che hanno una forte pressione predatoria sia sulle uova che sui pulcini; mentre volpi e mustelidi colpiscono solitamente le femmine durante la cova e gli adulti (Cramps e Simmons, 1980). Ambienti sfavorevoli sono considerati anche le zone con gatti e cani vaganti (appunti Prof. Bagliacca).

1.4 Alimentazione

L’alimentazione della pernice rossa è prevalentemente vegetale e vede come essenze predominanti i cereali ed altre piante erbacee sia spontanee che coltivate; in particolare: semi e parti verdi di frumento, orzo, avena, erba medica e graminacee (da www.sterna.it).

In primavera si alimenta anche con insetti, ragni, cavallette ed invertebrati di piccole dimensioni (Casanova, 1993).

Rispetto ad altri fasianidi come il fagiano e la starna, la pernice rossa presenta una dieta meno specializzata e più “rustica”, infatti, è in grado di utilizzare le fasce marginali delle coltivazioni, la vegetazione pioniera e le associazioni vegetali tipiche dei suoli poveri. Nella ricerca del cibo la Pernice rossa è meno “razzolatrice” della starna, utilizza maggiormente il becco rispetto alle zampe e di conseguenza occupa una nicchia trofica

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parzialmente diversa, diminuendo così la competizione trofica tra le due razze (Spanò, 2010).

L’alimentazione dei pulcini nelle prime 2-3 settimane di vita è in gran parte di origine animale poiché il fabbisogno proteico è abbastanza elevato; essi si cibano soprattutto di ninfe di Emitteri, di Imenotteri, Coleotteri e Afidi. Fin dai primi giorni questa dieta è comunque accompagnata a un’alimentazione di tipo vegetale, dovuta a una precoce attitudine del ventriglio a triturare i semi. Ciò può considerarsi molto vantaggioso per il successo riproduttivo della specie, soprattutto nelle zone dove viene fatto uso di insetticidi e pesticidi, che influenzano in maniera estremamente negativa la presenza di insetti e causerebbero un’elevata mortalità dei pulcini.

1.5 Ciclo biologico

Timida e sospettosa, la pernice rossa conduce una vita gregaria, ma si isola durante il periodo riproduttivo. Da fine estate a metà inverno si ha la formazione delle brigate composte da una o più coppie, i loro piccoli e dai soggetti “vedovi” e adulti che non si sono ancora riprodotti, per un totale di circa 12- 13 individui.

Gli animali si uniscono tra di loro per aiutarsi nella ricerca del cibo e nella difesa dai predatori. Le brigate difendono il loro territorio in modo labile e la territorialità è poco definita tanto che si può assistere anche alla sovrapposizione spaziale di più brigate, soprattutto se le risorse alimentari sono scarse.

Nel mese di febbraio i gruppi si disgregano si ha la formazione delle coppie, i maschi diventano territoriali e difendono il luogo scelto per la nidificazione; poi sono raggiunti dalle femmine e si ha la formazione delle coppie.

La pernice rossa è un animale monogamo e la coppia può restare unita anche per tutta la vita.

Il nido è costruito utilizzando materiale vegetale ed è sistemato in una depressione del terreno ai margini del bosco o in zone cespugliose, ospita dalle otto alle sedici uova che sono covate dalla femmina per 23-24 giorni, mentre il maschio vigila sul territorio. L’incubazione ha inizio con la deposizione dell’ultimo uovo e ciò determina una schiusa sincrona.

In condizioni naturali la stagione riproduttiva dura dalle quattordici alle sedici settimane ed è concentrata in primavera (Mourão et al., 2010).

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Un tipico atteggiamento anti-predatorio attuato dalla specie è di deporre le così dette “uova di sondaggio”, le quali vengono deposte in ordine sparso nelle vicinanze del nido e servono per verificare l’eventuale presenza di predatori.

Un’altra caratteristica di questa specie è la capacità di portare a termine una doppia deposizione parallela: la femmina cioè depone le uova in due nidi diversi, uno dei quali è covato dal maschio; il successo riproduttivo di questo comportamento non sembra però avere risultati migliori della deposizione singola, soprattutto nelle zone con molti predatori, che possono saccheggiare un nido mentre la femmina sta deponendo nell’ altro (Casanova, 1993).

I pulcini nascono da fine maggio ad agosto e rimangono nelle vicinanze del nido, dove sono accuditi sia dal maschio sia dalla femmina e sono in grado di spiccare i primi voli a circa due settimane di vita.

La famiglia rimane unita fino a che i pulcini hanno sessanta giorni, dopodiché due o più nidiate tendono a unirsi tra di loro.

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