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Capitolo III

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Academic year: 2021

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(1)

Capitolo III

SISTEMI CHIUSI: L’INSIEME CANONICO

III.1. Sistemi in contatto con un termostato

Spesso i sistemi fisici che si considerano in termodinamica non sono isolati ma sono in contatto termico con un altro sistema a temperatura fissata. In questo caso l’energia del sistema A che si considera non ` e fissata, ma ` e fissata la sua temperatura T , eguale a quella dell’altro sistema B, che funge dunque da termostato. Inoltre, poich` e il recipiente del sottosistema A non ` e in comunicazione col termostato, il sottosistema A non pu` o scambiare materia, cio` e atomi, con il termostato: diremo pertanto che A costituisce un sistema chiuso. Affinch` e la temperatura T del termostato non varii apprezzabilmente quando esso scambia energia – sotto forma di calore – con il sistema A considerato, occorre che la capacit` a termica del termostato sia molto pi` u grande della capacit` a termica del sistema A. Per soddisfare a questa condizione, baster` a supporre che il termostato sia composto di un certo numero N B di sottosistemi identici e far tendere N B all’infinito. Si pu` o dimostrare che il risultato finale ` e indipendente dalle caratteristiche dei sottosistemi che compongono il termostato. La dimostrazione si basa sul teorema del limite centrale di Laplace [ Pierre Simon de Laplace (Beaumont-en-Auge 28.3.1749 – Parigi 5.3.1827) Teoria analitica della probabilit´ a (1812) ] e viene riportata nelle Appendici A e B. Potremo comunque per semplicit` a, ma senza perdere generalit´ a, supporre dapprima che il termostato sia costituito da un gas ideale composto di N B molecole.

Per calcolare il valor medio di una grandezza f (z A ) relativa al sottosistema A, baster` a

(2)

sostituire nelle formule (6.4) e (6.5) del Cap.II l’espressione

ω B (E, N B , V B ) =

√ 2πm  3N

B

Γ (3/2N B ) V B N

B

E −1+3N

B

/2 , (1.1) che deriva dalla formula (5.5) che abbiamo ricavato nel capitolo precedente per un gas ideale. Semplificando fattori costanti che compaiono sia a numeratore che a denominatore, si ottiene dunque

hf i = R dz A f (z A )[ E − H A (z A ) ] −1+3N

B

/2 R dz 0 A [ E − H A (z 0 A ) ] −1+3N

B

/2

= R dz A f (z A )[ 1 − H A (z A )/E ] −1+3N

B

/2 R dz 0 A [ 1 − H A (z 0 A )/E ] −1+3N

B

/2 .

(1.2)

Occorrer` a ora far tendere all’infinito sia N B che l’energia totale E in modo che E

N B = 3

2 kT + O  N A

N B



. (1.3)

Nel limite che stiamo considerando si pu` o infatti trascurare l’energia del sistema A in confronto all’energia del termostato che ` e data dalla formula (1.3). Si ha dunque

N

B

lim →∞



1 − 2H A (z A ) 3N B kT

 −1+3N

B

/2

= exp{−βH A (z A )} (1.4)

dove, seguendo la consuetudine, si ` e posto

β ≡ 1

kT . (1.5)

Sostituendo nella (1.2) si ha (eliminando l’indice A)

hf i = R dz f (z) exp{−βH(z)}

R dz 0 exp{−βH(z 0 )} . (1.6)

Questa formula permette di calcolare direttamente il valor medio di una grandezza f

riguardante un sistema in equilibrio termico con un termostato a temperatura T .

(3)

L’espressione (1.6) si pu` o considerare come una media eseguita rispetto ad un parti- colare insieme statistico, tale che i punti rappresentativi sono distribuiti su tutto lo spazio delle fasi con densit` a proporzionale a exp{−βH}. Un insieme statistico di questo tipo ` e chiamato canonico e l’espressione (1.6) ` e detta media canonica.

Vogliamo ora controllare per esercizio che la media canonica (1.6) sia in accordo con il teorema di equipartizione della energia cinetica che abbiamo dimostrato nel Cap.II.

Applicato al sistema isolato che comprende anche il termostato, questo teorema ci dice che il valor medio del contributo all’energia cinetica di un grado di libert` a del sistema ` e eguale al valor medio del contributo di un grado di libert` a del termostato e cio` e a (1/2)kT . Dobbiamo dunque calcolare l’espressione

 p i ∂H

∂p i



= R dz p i (∂H/∂p i )e −βH

R dz e −βH . (1.7)

Osserviamo che integrando per parti si ha Z +∞

−∞

dp i p i

∂H

∂p i

e −βH = −kT Z +∞

−∞

dp i p i

∂p i

e −βH =

− kT e −βH p i

+∞

−∞ + kT Z +∞

−∞

dp i e −βH =

kT Z +∞

−∞

dp i e −βH .

(1.8)

Integrando rispetto alle altre variabili e sostituendo nella (1.7) si ha il risultato atteso:

 p i

∂H

∂p i



= kT , (1.9)

in accordo con il teorema di equipartizione.

(4)

III.2. Pressione ed energia media nell’insieme canonico.

Nella situazione descritta nel paragrafo precedente l’energia non ha un valore fissato.

Dovremo dunque calcolare il suo valor medio per mezzo della formula (1.6):

U ≡ hHi = R dz He −βH R dz e −βH

= − 1 Z

∂Z

∂β = − ∂

∂β ln Z ,

(2.1)

dove si ` e posto

Z = Z(β, N ; α) ≡ c N

Z

V

d 3 r 1 . . . Z

V

d 3 r N

Z

d 3 p 1 . . . Z

d 3 p N exp{−βH(r, p; α)} .

(2.2)

Questa espressione ` e chiamata funzione di partizione canonica ed ` e molto utile nei calcoli.

Il coefficiente c N che dipende solo da N , si pu` o fissare in modo arbitrario e sparisce nella espressione (2.1). Per fare in modo che la funzione di partizione risulti adimensionale, ` e necessario che c N abbia le dimensioni di (erg s) −3N .

Possiamo anche calcolare il valor medio di H 2

H 2 = 1 Z

Z

dz H 2 e −βH = 1 Z

2 Z

∂β 2 (2.3)

e dunque calcolare il quadrato della fluttuazione quadratica media, o scarto quadratico medio, dell’energia del sistema chiuso

(H − hHi) 2 = H 2 − hHi 2 = 1

Z

2 Z

∂β 2 −  1 Z

∂Z

∂β

 2

= ∂ 2 ln Z

∂β 2 = kT 2 ∂U

∂T .

(2.4)

Il valor medio della forza esterna generalizzata connessa ad un parametro α j , ` e data da



− ∂H

∂α j



= − 1 Z

Z

dz ∂H

∂α j e −βH = kT ∂

∂α j ln Z . (2.5)

(5)

Inoltre, se il parametro esterno ` e il volume V si avr` a la seguente espressione per la pressione p = ∂

∂V [kT ln Z] . (2.6)

Si vede che il calcolo di molte medie canoniche si pu` o ricondurre al calcolo della funzione di partizione Z. Se la hamiltoniana ha la forma (2.1) del Cap.I, le integrazioni sui momenti nella formula (2.2) si possono eseguire immediatamente. Infatti si ha

Z +∞

−∞

dp j exp (

−β p 2 j 2m

)

= √

2πmkT

e dunque, eseguendo in questo modo le integrazioni su tutti i 3N momenti canonici, abbi- amo

Z(β, N, V ; α) = c N

√

2πmkT  3N Z

V

dr 1 . . . Z

V

dr N exp{−βΦ(r 1 . . . , r N ) − βΨ(r 1 . . . , r N ; α)} .

(2.7)

Nell’eseguire l’integrale sulle coordinate r i baster` a fare variare queste ultime all’interno del recipiente, perch` e non appena una particella si avvicina alle pareti, il potenziale Ψ tende all’infinito e l’esponenziale che compare sotto il segno di integrale si annulla.

Nel caso di un gas ideale il potenziale all’interno del recipiente ` e trascurabile e dunque si avr` a

Z = c N V N (2πmkT ) 3N/2 . (2.8)

Sostituendo nella (2.1) e nella (2.4) si ottiene U = hHi = 3

2 N kT , (2.9)

4U = ph(H − hHi) 2 i = kT r 3

2 N . (2.10)

Si vede che se N ` e grande la fluttuazione quadratica media dell’energia risulta molto pi` u piccola del suo valor medio, cio` e l’energia ` e una variabile normale. Sostituendo la (2.8) nella (2.6) si ottiene, come ci si aspetta,

p = N

V kT . (2.11)

(6)

Il calcolo della funzione di partizione nel caso di un gas reale verr` a trattato brevemente

pi` u avanti.

(7)

III.3. Richiami di termodinamica classica.

Riassumiamo brevemente i principali concetti della termodinamica classica.

a) Stato di un sistema termodinamico. Lo stato di un sistema termodinamico ` e definito dal valore di alcune grandezze determinabili con misure macroscopiche, quali il volume, la massa, la pressione etc.

b) Equilibrio termodinamico. I sistemi macroscopici tendono all’equilibrio termodinamico in cui le variabili macroscopiche restano costanti nel tempo, a parte fluttuazioni molto piccole o, se apprezzabili, molto rare.

c) Primo principio. Partiamo dal concetto di trasformazione adiabatica, che supponiamo noto. Il primo principio si pu` o esprimere dicendo che nelle trasformazioni adiabatiche il lavoro eseguito dal sistema dipende solo dallo stato iniziale e dallo stato finale. Ne segue che possiamo definire una funzione di stato U detta energia interna tale che, chiamato δL il lavoro eseguito in una trasformazione infinitesima, si abbia

dU = −δL . (3.1)

Nei casi pi` u semplici si ha

δL = pdV . (3.2)

In generale occorrer` a introdurre pi` u parametri α 1 , α 2 , . . . , α r e si avr` a

δL =

r

X

j=1

F j dα j . (3.3)

dove F 1 , . . . , F r sono forze esterne generalizzate. Se si tratta di trasformazioni re-

versibili, tali cio` e che il sistema resti sempre molto vicino all’equilibrio termodinamico,

nella (3.2) e nella (3.3) le grandezze p ed F i saranno quelle relative ad uno stato di

(8)

equilibrio. Se la trasformazione non ` e adiabatica, potremo definire la quantit` a di calore δQ assorbita dal sistema per mezzo della formula

δQ ≡ δL + dU . (3.4)

d) Il concetto di temperatura. Quando si portano a contatto due sistemi, ognuno dei quali

`

e in equilibrio termodinamico, si stabilisce un equilibrio termodinamico del sistema complessivo ed in questo processo si ha un passaggio di calore da un sistema all’altro.

Si pu` o associare ad ogni sistema in equilibrio termodinamico un numero reale τ che chiameremo temperatura empirica in modo che, quando due sistemi vengono portati a contatto, il calore passi sempre dal sistema a temperatura maggiore a quello a temperatura minore.

e) Il secondo principio per le trasformazioni reversibili. Si pu` o trovare una funzione crescente T (τ ) della temperatura empirica τ in modo tale che, per trasformazioni reversibili, l’integrale

Z B A

δQ

T (3.5)

dipenda solo dallo stato iniziale A e dallo stato finale B. La grandezza T ` e la tem- peratura assoluta. Segue che si pu` o definire una funzione di stato S, l’entropia, con la propriet` a

dS = δQ

T . (3.6)

Come l’energia interna, l’entropia ` e definita a meno di una costante additiva.

f) Secondo principio per le trasformazioni irreversibili. Per trasformazioni irreversibili, si ha

S(B) − S(A) >

Z B A

δQ

T . (3.7)

(9)

Dalle formule precedenti si ottiene

dU = −pdV + T dS , (3.8)

dS = dU T + p

T dV (3.9)

e dunque

1

T =  ∂S

∂U



V

, (3.10)

p = T  ∂S

∂V



U

= (∂S/∂V ) U

(∂S/∂U ) V . (3.11)

E utile definire la nuova funzione `

F ≡ U − T S (3.12)

detta energia libera (di Helmoltz). Differenziando si ottiene

dF = −pdV − SdT (3.13)

e dunque

p = −  ∂F

∂V



T

, (3.14)

S = −  ∂F

∂T



V

, (3.15)

U = F − T  ∂F

∂T



V

. (3.16)

L’ estensione al caso in cui siano presenti forze generalizzate ` e immediata.

(10)

III.4. La base statistica dei principi della termodinamica.

Abbiamo gi` a discusso nei capitoli precedenti la tendenza all’equilibrio termodinamico ed il concetto di temperatura. Il primo principio esprime la conservazione dell’energia e, pertanto, si pu` o identificare l’energia interna U con il valor medio dell’energia hHi. Per ri- cavare il secondo principio, consideriamo un sistema in equilibrio termico con un termostato e facciamo variare sia la temperatura del termostato sia i parametri α = (α 1 , . . . , α r ). Sup- poniamo che questa variazione sia molto lenta in modo che possa continuamente ristabilirsi l’equilibrio termodinamico, il che corrisponde a considerare una trasformazione reversibile.

Dalle equazioni (3.3) e (2.5) si vede che il lavoro ` e dato da δL = kT

r

X

j=1

∂ ln Z

∂α j

j , (4.1)

mentre dalla (2.1) si vede che l’energia interna ` e U = − ∂ ln Z

∂β , (4.2)

da cui segue

dU = − ∂ 2 ln Z

∂β 2 dβ −

r

X

i=1

2 ln Z

∂β∂α i dα i . (4.2)

Potremo pertanto scrivere dU + δL

T =

k

r

X

i=1

∂ ln Z

∂α i

dα i − kβ ∂ 2 ln Z

∂β 2 dβ − kβ

r

X

i=1

2 ln Z

∂β∂α i

dα i =

k

r

X

i=1

∂α i



ln Z − β ∂ ln Z

∂β

 dα i +

k ∂

∂β



ln Z − β ∂ ln Z

∂β

 dβ .

(4.3)

Si ottiene dunque la formula (3.6), che esprime il secondo principio, a patto di porre S c (β, N ; α) = k



ln Z − β ∂ ln Z

∂β



+ costante . (4.4)

(11)

Questa formula permette di calcolare l’entropia. Si vede che modificando la costante c N che compare nella definizione (2.2) di Z non si fa altro che modificare la costante dell’entropia.

Dalle formule precedenti si ottiene la seguente semplice formula per l’eneria libera

F ≡ −kT ln Z . (4.5)

Nota l’energia libera in funzione di α j e di T , le formule (3.14) e (3.15) permettono di trovare tutte le altre grandezze termodinamiche.

Vale la pena di osservare che, se poniamo W ≡ − ln Z = βF , risulta

W ≡ ˙ ∂W

∂β = U , β ˙ W − W = k −1 S c ,

vale a dire, l’entropia canonica ´ e la trasformata di Legendre del potenziale W . Nel caso di un gas ideale, dalla (2.8) si ha

F = −kT



ln c N + 3

2 N ln(2πmkT ) + N ln V



. (4.6)

Da questa formula si ricava la solita espressione per la pressione e la seguente espressione per l’entropia:

S(N, T, V ) = k ln c N + 3

2 N k + 3

2 N k ln(2πmkT ) + N k ln V

= N k ln h

V (kT ) 3/2 i

+ k ln c N + N s 0 .

(4.7)

dove

s 0 ≡ 3

2 k{1 + ln[2πm]} . (4.8)

Vale la pena osservare, a questo proposito, che la dipendenza da N della costante c N non

pu` o essere del tutto arbitraria al fine di evitare inconsistenze. Consideriamo infatti due

quantit` a A e B di gas ideale, costituite da N A ed N B atomi rispettivamente, che si trovano

racchiusi in due recipienti separati di volumi V A e V B alla stessa temperatura di equilibrio

(12)

T . Calcoliamo la differenza di entropia nel passare ad un sistema complessivo A + B, in cui mettiamo in comunicazione i recipienti in modo che V = V A + V B ed N = N A + N B . Poich` e la temperatura di equilibrio T ` e sempre la stessa, dalla (4.7) si ricava

4S ≡ S A+B − S A − S B

= kN A ln V V A

+ N B ln V V B

+ k ln c N c N

A

c N

B

≥ 0 ,

(4.9)

supponendo, per semplicit` a, che la massa m di tutti gli atomi sia la stessa. Quando le pressioni dei gas p A e p B sono diverse, il risultato (4.9) per la miscela sarebbe accettabile (cio` e 4S > 0) se c N ≥ c N

A

c N

B

. Ma se p A = p B arriveremmo ad un paradosso in quanto S A+B > S A + S B , mentre la differenza di entropia dovuta alla miscela dovrebbe essere in questo caso ovviamente nulla: ` e questo il celebre paradosso di Gibbs. Per risolverlo, Josiah Willard Gibbs [ New Haven, Connecticut (U.S.A.) 11.02.1839 - ivi 28.04.1903 ] osserv` o che se si pone

c N = 1

N !h 3N , (4.10)

dove h ` e una quantit` a indipendente da N ed avente le dimensioni di una azione, la formula per l’entropia, per N molto grande, diviene

S(N, T, V ) ≈ N k ln[v(

kT ) 3 ] + N ˆ s 0 , (4.11) in cui

v = V

N , s ˆ 0 ≡ 3 2 k  5

3 + ln 2πm h



. (4.12)

In questo modo, la variazione di entropia dovuta alla miscela ` e data correttamente dalla (4.9) e in particolare, nel caso in cui p A = p B , si avr` a coerentemente 4S = 0 in quanto

v = V A

N A

= V B

N B

= V A + V B

N A + N B

, (4.13)

che garantisce l’additivit` a dell’entropia. Si vedr` a poi come la formula (4.11) apparir` a in

modo naturale come limite classico dalla corrispondente formula della meccanica statistica

quantistica, in cui h coincide con il quanto d’azione, cio` e la costante di Planck.

(13)

III.5. L’entropia nell’insieme canonico.

Abbiamo visto dalla uguaglianza (4.4) come definire la funzione di stato entropia nell’ambito dell’insieme canonico. Risulta istruttivo mostrare come l’entropia canonica cos`ı definita coincida, per sistemi macroscopici costituiti da un enorme numero di atomi, con la funzione di stato ottenuta nella (7.23) del Cap.II a partire dalla distribuzione micro- canonica. In questo senso apparir` a evidente come le funzioni di stato termodinamiche, per un sistema macroscopico all’equilibrio termico, siano univocamente determinate qualunque sia l’insieme rappresentativo impiegato per calcolarle (purch` e compatibile), a partire dalla dinamica microscopica del sistema meccanico in oggetto.

Nell’ambito dell’insieme canonico, la funzione di stato pi` u direttamente calcolabile risulta essere l’energia libera di Helmoltz in quanto

Z N (β; α) ≡ exp {−βF N (β; α)} . (5.1)

Tenuto conto delle formule (1.11) e (2.6) del Cap.I e della definizione (7.17) del Cap.II, otteniamo

Z N (β; α) = c N Z

dz exp{−βH N (z; α)} = c N

Z ∞ 0

dE e −βE Z

S

E

dS

|∇H N | = c N

Z ∞ 0

dE ω(E, N ; α)e −βE = Z ∞

0

dE

∆E exp{−βE + k −1 σ(E, N ; α)} ,

(5.2)

avendo posto il minimo della funzione di Hamilton H N uguale a zero e scegliendo, come

naturale, c N = C N . Poich` e il sistema macroscopico che consideriamo sta in equilibrio ter-

mico con un termostato di capacit` a termica molto pi` u grande, il valore medio all’equilibrio

termico di H N , che ` e una variabile normale, sar` a praticamente costante; posto dunque

(14)

hH N i = U , dal teorema di Taylor avremo con 0 < η < 1 σ(E, N ; α) =

σ(U, N ; α) + (E − U )  ∂σ

∂E



(E = U ) + (E − U ) 2 2

 ∂ 2 σ

∂E 2



(E = η U ) .

(5.3)

All’equilibrio termico, dalle equazioni (7.18) e (7.22) del Cap.II si deduce

 ∂σ

∂E



(E = U ) ≡ 1 θ = 1

T . (5.4)

Pertanto potremo scrivere

exp {−βF N (β; α)} = exp {β(T σ − U )}

× Z ∞

0

dE

∆E exp  (E − U ) 2 2k

 ∂ 2 σ

∂E 2



(E = η U )

 .

(5.5)

D’altro canto, all’equilibrio termodinamico valgono le relazioni

− ∂

∂E

 ∂σ

∂E



(E = η U ) = − ∂

∂E θ −1 (E = η U )

= θ −2 ∂θ

∂E (E = η U ) ≈ 1 C V T 2 ,

(5.6)

dove C V ` e la capacit´ a termica a volume costante, le due ultime relazioni essendo vere per sistemi macroscopici.

Tenendo conto che C V ` e una variabile normale, e dunque sar` a praticamente costante all’equilibrio termodinamico, potremo scrivere in definitiva

Z N (β; α) ≡ exp {−βF N (β; α)}

≈ exp {β(T σ − U )} × Z +∞

−∞

dx exp



− x 2 (∆E) 2 2kC V T 2



= p

2πkC V T 2 /∆E 

exp {β(T σ − U )} .

(5.7)

Prendendo il logaritmo naturale della (5.7) abbiamo

− βF N (β; α) ≡ β(U − T S c )

≈ β(U − T σ) + 1

2 ln 2πk C V T 2 (∆E) 2 .

(5.8)

(15)

Di conseguenza i valori numerici di S c e σ, che sono grandezze estensive, coincidono O(ln N ) nel limite di N molto grande. Poich` e T ` e fissato, bisogner` a intendere S c e σ come funzioni di U, α per poterle confrontare.

Dopo avere trattato gli aspetti di carattere generale, applicheremo nel seguito le for- mule fin qui ricavate a sistemi fisici concreti: cos`ı facendo avremo modo di apprezzare come l’utilizzo dell’insieme canonico sia di fatto estremamente conveniente per calcolare le funzioni di stato termodinamiche e determinare le propriet` a dei sistemi macroscopici all’equilibrio termico.

Bibliografia

1. A.I. Khinchin (1949): Mathematical Foundations of Statistical Mechanics, Dover, New York.

2. G.E. Uhlenbeck, G.W. Ford (1963): Lectures in Statistical Mechanics, American Mathematical Society, Providence.

3. P. Caldirola, R. Cirelli, G.M. Prosperi (1982): Introduzione alla Fisica Teorica, UTET, Torino.

4. K. Huang (1987): Statistical Mechanics, Wyley, New York.

5. G. Gallavotti (1995): Meccanica Statistica, Quaderni CNR, Firenze.

(16)

PROBLEMI

Problema III.1. Un recipiente sferico di raggio R contiene un gas perfetto composto da N molecole puntiformi di massa m e peso mg. Trovare il calore specifico e l’ entropia a volume costante del sistema in funzione della temperatura.

Soluzione

La Hamiltoniana del sistema ha la forma H =

N

X

i=1

 p 2 i

2m − mgz i



. (1)

Data la simmetria del problema, ` e opportuno usare coordinate polari x = r sin ϑ cos ϕ ,

y = r sin ϑ sin ϕ , z = r cos ϑ ,

(2)

pertanto, la funzione di partizione Z N si scriver` a Z = C N

Z

d 3N p d 3N q exp (−βH) = C N (2mπkT ) 3N/2

×

"

Z 2π 0

dϕ Z R

0

dr r 2 Z π

0

dϑ sin ϑ exp (βmgr cos ϑ)

# N

= C N (2mπkT ) 3N/2



3V sinh x x 2



1 − tanh x x

 N

;

(3)

dove x ≡ mgR/kT . Osserviamo che, nel limite g → 0, l’equazione (3) si riduce alla funzione di partizione per un gas ideale

Z = C N

 √

2πmkT

 3

V

 N

. (4)

Nota la funzione di partizione Z N , equazione (3), possiamo determinare l’energia media U ≡ hHi = − ∂

∂β ln Z N

= N kT  3

2 − x 2 sinh x x cosh x − sinh x

 (5)

(17)

che, nel limite g → 0, si riduce a U = (3/2)N kT . Derivando l’equazione (5) rispetto alla temperatura T otteniamo l’espressione del calore specifico a volume costante

C V =  ∂U

∂T



N,V

= kβ 22

∂β 2 ln Z N

= N k  3

2 + x 2 x cosh x + sinh x

x cosh x − sinh x − x 4 sinh 2 x (x cosh x − sinh x) 2

 (6)

che, di nuovo, nel limite g → 0, d´ a l’ espressione del calore specifico a volume costante per un gas perfetto C V = (3/2)N k.

L’ entropia del sistema a volume costante ` e

S = −  ∂F

∂T



V

= k



ln Z N − U kT



(7)

dove F = −kT ln Z N ` e l’energia libera.

Problema III.2. Un recipiente cilindrico di raggio R ed altezza h contiene un cilindro conduttore di raggio r, altezza h, carica elettrica Q ed asse coincidente con quello del recipiente. Il recipiente contiene un gas di N particelle puntiformi di massa m e carica elettrica q. Si supponga h >> R, in modo da poter trascurare la componente del campo elettrico vicino alle basi del cilindro e, trascurando la repulsione elettrostatica tra le par- ticelle stesse, si calcoli l’energia media del sistema se esso ` e in equilibrio termico con un termostato a temperatura T .

Soluzione

Risolviamo il problema nel caso di una sola particella in quanto, per il sistema con-

siderato, non vi ` e interazione mutua fra le molecole. L’ energia media dei 3N gradi di

libert` a si ottiene moltiplicando per N il valore medio dell’ energia media associata ad ogni

singolo grado di libert` a. Essendo h >> R possiamo assumere che il campo elettrico E sia

(18)

perpendicolare alle pareti del recipiente; pertanto, facendo uso del teorema di Gauss, in coordinate cilindriche x = (ρ, ϕ, z), il suo valore ` e

|E(ρ)| = 2Q

hρ (ρ ≥ r) (1)

da cui otteniamo l’espressione del potenziale elettrostatico

V (ρ) = Z ρ

r

E(y)dy = 2Q h ln ρ

r . (2)

La Hamiltoniana, per una sola particella, avr` a la forma

H i = p 2 i

2m + q 2Q h ln ρ i

r (i = 1, . . . , N ) (3)

e quindi la funzione di partizione, per singola particella, sar` a

Z i = Z

d 3 p i d 3 x i exp



−β  p 2 i

2m + q 2Q h ln ρ i

r



=  2mπ β

 3/2 Z R r

2πhρ ii exp  2βQq h ln r

ρ i



=  2mπ β

 3/2

πh 2 r 2 h − βqQ

"

 R r

 2(h−βqQ)/h

− 1

# .

(4)

Dall’equazione (4) otteniamo che l’energia media per la i-esima particella ` e

hH i i = − ∂

∂β ln Z i ≡ u

= 3

2β − qQ

h − βqQ − 2qQ h

(R/r) 2(h−βqQ)/h ln(R/r) (R/r) 2(h−βqQ)/h − 1

(5)

mentre quella delle N particelle, come gi` a detto, sar` a U = N u.

Problema III.3. Un sistema ` e composto da N punti P 1 , ..., P N tutti di massa m vin-

colati a muoversi senza attrito su di un segmento di lunghezza L. Ogni punto interagisce

con il successivo per mezzo una forza elastica di costante K ed anche i punti P 1 e P N

(19)

interagiscono tra di loro nello stesso modo. Pertanto, se indichiamo con x 1 , x 2 , ..., x N gli spostamenti dei punti dalle loro posizioni di equilibrio, l’ energia potenziale ` e data da

V = K

2 (x 2 − x 1 ) 2 + (x 3 − x 2 ) 2 + · · ·

+(x N − x N −1 ) 2 + (x 1 − x N ) 2  = Kx T · A x ,

dove x ´ e il vettore colonna le cui componenti sono le coordinate x 1 , x 2 , . . . , x N mentre KA

´ e la matrice del potenziale. Si richiede di:

(i) scrivere esplicitamente la matrice A e trovare i suoi autovalori e autovettori (sugger- imento: provare se esistono autovettori del tipo X n = e iαn con α scelto opportuna- mente);

(ii) determinare le frequenze principali e i modi normali del sistema;

(iii) determinare l’energia media del sistema in equilibrio termico con un termostato a temperatura T .

Soluzione

(i) Dato il potenziale

V = K

2 (x 2 − x 1 ) 2 + (x 3 − x 2 ) 2 + · · ·

. . . + (x N − x N −1 ) 2 + (x 1 − x N ) 2  = Kx T · Ax ,

(1)

`

e immediato ottenere la forma della matrice A

A =

1 −1/2 0 0 . . . . −1/2

−1/2 1 −1/2 0 0 . . . 0

0 −1/2 1 −1/2 0 . . . 0

. . . . . . . . .

. . . . . . . . .

. . . . . . . . .

. . . . . . . . −1/2

−1/2 . . . . . . −1/2 1

(2)

(20)

e per risolvere l’equazione agli autovalori AX = λX cerchiamo autovettori del tipo

X =

 e e 2iα

. . . e N iα

(3)

Otteniamo le seguenti relazioni

e + e −iα = 2(1 − λ) e + e iα(N −1) = 2(1 − λ) e −iα + e −iα(N −1) = 2(1 − λ)

(4)

cio` e

e iN α = e −iN α = 1 , cos α = 1 − λ .

(5)

Dalle equazioni (5) otteniamo

α n = 2nπ

N , n = 0, 1, . . . , N − 1 λ n = 1 − cos  2nπ

N

 .

(6)

Gli autovettori X n corrispondenti agli autovalori λ n sono

X n = 1

√ N

exp{2πin/N } exp{4πin/N }

. . . exp{2πin}

n = 0, 1, . . . , N − 1 . (7)

Si noti che n = 0 corrisponde all’autovalore nullo.

(ii) n pu` o anche essere scelto nell’insieme {0, ±1, ...., ±(N − 1)/2} se N ` e dispari e nell’

insieme {0, ±1, ...., ±(N − 2)/2, N/2} se N ` e pari. Nel primo caso gli autovettori,

(21)

reali, sono

v 0 = 1

√ N

 1

. . . 1

. . . v n = r 2

N

cos α n

cos 2α n . . cos N α n

 ,

v −n = r 2

N

sin α n

sin 2α n

. . sin N α n

;

(8)

mentre nel secondo

v 0 = 1

√ N

 1

. . . . 1

. . . v n = r 2

N

cos α n

cos 2α n . . . cos N α n

 ,

v −n = r 2

N

sin α n sin 2α n

. . . sin N α n

, v N/2 = 1

√ N

−1 1

−1 . . 1

 .

(9)

Servendoci dei vettori v possiamo costruire la matrice ortogonale Ω che diagonalizza il potenziale

Υ = ΩAΩ T con ΩΩ T = 1 . (10)

Se ora definiamo Y = Ωx avremo

x T Ax = Y T ΩAΩ T Y = Y T ΥY (11)

e la forma quadratica diverr` a diagonale

V = K X

n

λ n Y n 2 . (12)

Osserviamo che il termine n = 0 non d` a, ovviamente, alcun contributo mentre gli altri

autovalori hanno degenerazione 2 tranne l’autovalore λ N/2 nel caso di N pari.

(22)

La Hamiltoniana del sistema ` e

H =

N

X

i=1

p 2 i

2m + V (x 1 , ..., x N )

= P 0 2 2mN +

N −1

X

i=1

 P i 2

2m + Kλ i Y i 2



(13)

dove, il primo termine descrive il moto libero del baricentro ed il secondo N − 1 oscillatori armonici disaccoppiati di frequenze

ν i = 1 2π

r 2Kλ i

m . (14)

iii) La funzione di partizione classica ` e data da

Z = 1 h N

Z N Y

i=1

dp i dx i exp (−βH)

= 1 h N

Z

dP 0 dY 0 exp



− βP 0 2 2mN



×

Z N −1 Y

i=1

dP i dY i exp



−β  P i 2

2m + Kλ i Y i 2



= L √ N h N

r 2πm β

 N N −1 Y

i=1

r π

Kβλ i

(15)

dove L ` e la lunghezza (grande) dello spazio a disposizione del sistema. Nota la funzione di partizione, equazione (15), possiamo determinare l’energia media del sistema

U ≡ hHi = − ∂

∂β ln Z = 1

2 kT (2N − 1) . (16)

Problema III.4. Un sistema unidimensionale ` e composto da N punti di massa m vin- colati all’asse x e soggetti al potenziale

V (x 1 , . . . , x N ) = v(x 1 ) + v(x 2 − x 1 ) + . . . + v(x N − x N −1 ) − f x N

(23)

dove il termine f x N rappresenta una forza costante f applicata all’ultimo punto. Il sistema

` e in equilibrio termico con un termostato a temperatura T . Si calcoli:

i) la sua capacit` a termica;

ii) la lunghezza media hx N i;

iii) il coefficiente di dilatazione termica hx N i −1 (∂ hx N i /∂T );

iv) il modulo di elasticit` a (1/ hx N i) (∂ hx N i /∂f );

supponendo che la funzione v(x) sia data da

v(x) = +∞ per x < a (vincolo unilaterale) v(x) = b(x − a) per x > a .

Soluzione

i) Il potenziale V (x 1 , ...., x N ) pu` o essere riscritto nella forma

V (ξ) =

N

X

i=1

[v(ξ i ) − f ξ i ] (1)

dove ξ i ≡ x i − x i−1 , x 0 ≡ 0. Pertanto, la Hamiltoniana del sistema ` e

H =

N

X

i=1

 p 2 i

2m + v(ξ i ) − f ξ i



(2)

da cui la funzione di partizione per b > f , sar` a

Z = 1

N !h N

N

Y

i=1

Z

dp ii exp



−β  p 2 i

2m + v(ξ i ) − f ξ i



= 1

N !h N

 2mπ β

 N/2 N Y

i=1

Z ∞ a

i exp {−β [b(ξ i − a) − f ξ i ]}

= 1

N !h N

r 2mπ β

e βaf β(b − f )

 N

(3)

e quindi l’energia media U avr` a l’espressione

U ≡ hHi = − ∂

∂β ln Z = N  3

2 kT − af



. (4)

(24)

Dall’equazione (4) otteniamo che la capacit` a termica C del sistema ` e

C ≡ mC V = m ∂U

∂T = 3

2 mN k . (5)

ii) Facendo uso dell’equazione (3) possiamo determinare la lunghezza media

hx N i =

R dp 1 dξ 1 . . . R

dp N dξ N P N

i=1 ξ i exp {−βΨ N (p, ξ)}

R dp 1 dξ 1 . . . R

dp N dξ N exp {−βΨ N (p, ξ)}

= kT ∂

∂f ln Z = N



a + kT b − f

 ,

(6)

dove abbiamo posto

Ψ N (p, ξ) ≡

N

X

i=1

(p 2 i /2m) + v(ξ i ) − f ξ i

 .

iii)-iv) Dall’equazione (7) ` e immediato ricavare il coefficiente di dilatazione termica ed il modulo di elasticit` a che risultano rispettivamente essere:

1 hx N i

∂ hx N i

∂T = k

a(b − f ) + kT 1

hx N i

∂ hx N i

∂f = kT

(b − f )[a(b − f ) + kT ] .

(7)

Problema III.5. In un cilindro verticale la cui base ha area σ scorre senza attrito un pistone di massa M e di peso M g. All’ esterno del cilindro c’` e il vuoto, mentre all’

interno ` e contenuto un gas ideale composto da N molecole di massa m. Il sistema ` e posto in contatto termico con un termostatato a temperatura T . Si chiede di :

i) calcolare, con i metodi della termodinamica classica, l’altezza z del pistone all’

equilibrio (definita in modo che il volume racchiuso dal cilindro sia σz) ; ii) calcolare il valor medio hzi;

iii) calcolare la dispersione di z attorno al valore medio, cio` e ph(z − hzi) 2 i = q

hz 2 i − hzi 2 .

(25)

Soluzione

i) Consideriamo l’altezza z del pistone all’equilibrio termico come un parametro es- terno: se lo facciamo variare in maniera molto lenta ed uniforme, dal primo principio della termodinamica per una trasformazione isoterma reversibile, otteniamo la condizione di equilibrio

pdV = pσdz = M gdz = −dL . (1)

Dobbiamo pertanto ricavare l’equazione di stato per un gas ideale tenendo conto del peso delle molecole mg. La funzione di partizione sar` a data da

Z N (T, σ, z) = σ N

N !h 3N (2πmkT ) 3N/2

N

Y

j=1

Z z 0

dz j exp n

− mg kT z j o

= σ N

N !h 3N (2πmkT ) 3N/2  2kT mg

 N

× exp n

−N z mg 2kT

o

sinh N  z mg

2kT

 .

(2)

Dalla espressione della funzione di partizione canonica segue immediatamente l’equazione di stato: abbiamo infatti

p = N kT σ

∂z ln (1 − exp{−βmgz})

= N kT σ

βmg

exp{βmgz} − 1 = N σ

mg

exp{βmgz} − 1 .

(3)

Dalla condizione di equilibrio (1) si ricava allora

M g = pσ = N mg

exp{−βmgz} − 1 , da cui si ha la quota media del pistone

z = kT mg ln 

1 + N m M



. (4)

ii) Se includiamo il pistone nel sistema in esame, la Hamiltoniana diviene

H =

N

X

i=1

 p 2 i

2m + mgz i

 + P z 2

2M + M gz ; (5)

(26)

le coordinate z i delle molecole varieranno tra 0 e z, mentre supporremo che la quota del pistone possa variare fra 0 e ∞. Di conseguenza la funzione di partizione del sistema complessivo diviene, ponendo α ≡ M g,

Z N (T, σ, α) = σ N

N !h 3N +1 (2πmkT ) 3N/2

2πM kT

× Z ∞

0

dz exp{−βαz}

N

Y

j=1

Z z 0

dz j exp n

− mg kT z j

o

= σ N

N !h 3N +1 (2πmkT ) 3N/2

2πM kT  2kT mg

 N

× Z ∞

0

dz exp{−βz(α + mgN/2)} sinh N  mgz 2kT

 .

(6)

Dalla formula Z ∞

0

dz exp{−µz} sinh ν bz = 1 2 ν+1 b B

 µ 2b − ν

2 , ν + 1

 , Re b > 0 , Re ν > −1 , Re µ > Re bν ,

B(x, y) ≡ Γ(x)Γ(y) Γ(x + y) ,

(7)

si ricava

Z N (T, σ, α) = σ N

h 3N +1 (2πmkT ) 3N/2

2πM kT  kT mg

 N +1

× Γ(α/mg)

Γ[(α/mg) + N + 1] .

(8)

Possiamo quindi scrivere

hzi = −kT ∂

∂α ln Z N (T, σ, α) = − kT mg

∂x ln

 Γ(x)

Γ(x + N + 1)



= kT

mg (ψ(x + N + 1) − ψ(x)) ,

(9)

in cui abbiamo posto x ≡ (α/mg), mentre

ψ(x) ≡ d ln Γ(x)

dx .

(27)

Dalla relazione funzionale

ψ(x + N + 1) = ψ(x) +

N

X

j=0

1 x + j , si ottiene subito la quota media del pistone

hzi = kT mg

N

X

j=0

1

(M/m) + j . (10)

iii) La dispersione della quota del cilindro all’equilibrio termico pu` o essere rapidamente ottenuta attraverso le relazioni

(4z) 2 ≡ z 2

− hzi 2 = −kT ∂ hzi

∂α

= −  kT mg

 2

d dx

N

X

j=0

1

x + j =  kT mg

 2 N

X

j=0

 1 x + j

 2

.

(11)

Di conseguenza le fluttuazioni risultano

4z hzi =

q P N

i=0 (x + i) −2 P N

j=0 (x + j) −1 ; (12)

poich` e x = (M/m) ` e un numero molto grande, avremo in buona sostanza 4z

hzi ∼ 1

√ N , (13)

che dimostra come la quota del pistone rappresenti una variabile normale.

(28)

ESERCIZI

Esercizio III.1. Un gas perfetto composto di N particelle di massa m ` e con- tenuto in due recipienti comunicanti di volume rispettivamente V 0 e V 00 . Le particelle sono sottoposte ad una forza esterna il cui potenziale assume il valore costante V 0 nel primo recipiente e V 00 nel secondo recipiente. Il sistema ` e in equilibrio termico con un termostato a temperatura T . Si calcoli il valor medio della pressione sulle pareti dei due recipienti.

Esercizio III.2. Un cilindro verticale ha base di area σ ed altezza h. In esso ` e contenuto un gas ideale composto da N molecole monoatomiche di massa m in equilibrio termico con un termostato a temperatura (assoluta) T e soggetto ad un campo gravi- tazionale uniforme di intensit` a g. Calcolare la funzione di partizione, l’energia (totale) media, la capacit` a termica e l’energia libera. Determinare, infine, il lavoro che si deve compiere per comprimere il gas a temperatura costante muovendo la base superiore del cilindro di un tratto d verso il basso (il moto avviene tanto lentamente da poter considerare la trasformazione perfettamente reversibile).

Esercizio III.3. Un punto materiale di massa m ` e vincolato a muoversi su di una retta ed ` e sottoposto ad una forza elastica. Pertanto, esso costituisce un oscillatore ar- monico unidimensionale di periodo τ = 2π/ω. Se l’oscillatore ` e in equilibrio termico con un termostato a temperatura T , si calcolino i valori medi delle grandezze |q|, q 2 , |p|, p 2 dove con q si ` e indicata la distanza del punto dalla posizione di equilibrio mentre p = m ˙ q.

Esercizio III.4. Un pendolo di torsione ` e formato da un’ asta orizzontale omogenea

di lunghezza 2a e di massa m libera di ruotare attorno ad un asse verticale passante per

il suo centro. L’ asta ` e sospesa ad un filo di massa trascurabile che esercita su di essa

(29)

delle forze elastiche di richiamo di momento proporzionale all’angolo di rotazione φ. Il periodo delle oscillazioni che compie l’asta ruotando attorno all’asse verticale ` e τ = 2π/ω.

Se il pendolo di torsione si trova in un ambiente a temperatura T , si calcoli l’ampiezza quadratica media delle oscillazioni da esso compiute a causa dell’agitazione termica (si calcoli cio` e il valor medio di ˙ φ 2 ).

Esercizio III.5. Un recipiente di volume V contiene un gas ideale monoatomico composto di N molecole di massa m. Il sistema ` e posto in contatto termico con un termostato a temperatura T . La temperatura T ` e tale che l’energia media delle molecole sia molto pi` u grande della loro energia di riposo E riposo = mc 2 , cos`i da poter applicare l’approssimazione

H = E = p

m 2 c 4 + p 2 c 2 ≈ |p|c .

Si chiede di determinare l’energia libera del gas, l’equazione di stato ed il calore specifico a volume costante.

Esercizio III.6. Un recipiente cilindrico verticale ha base di area σ ed altezza in- finita. In esso ` e contenuto un gas ideale composto da N molecole di massa m e di peso mg. Si consideri nulla l’ energia potenziale di una molecola che giace sulla base inferiore del recipiente. Il sistema ` e in equilibrio termico con un termostato a temperatura T . Si calcolino:

i) la funzione di partizione;

ii) l’ energia media;

iii) l’ energia libera;

iv) l’entropia;

v) la capacit` a termica del sistema.

(30)

Esercizio III.7. Un punto materiale di massa m e di peso mg ` e vincolato a muoversi senza attrito su di una superficie sferica di raggio a. Si chiede di scrivere, in coordinate polari sferiche (r, ϕ, ϑ), la funzione di Lagrange, la funzione di Hamilton e le equazioni del moto eliminando la coordinata ciclica. Assumendo che il sistema sia in contatto termico con un termostato a temperatura T , calcolare il valor medio di p 2 ϕ , di p 2 ϑ e dell’ energia potenziale.

Esercizio III.8. In un recipiente molto grande sono contenute due particelle pun- tiformi di massa m soggette al vincolo formato dalle pareti del recipiente ed inoltre al vincolo |r 1 − r 2 | ≤ a (come se fossero legate tra loro da un filo inestensibile di lunghezza a). La prima particella ` e sottoposta ad una forza F e la seconda particella ad una forza

−F (ad esempio particelle di carica opposta in un campo elettrico costante). Il sistema ` e in equilibrio termico con un termostato a temperatura T . Trovare il calore specifico del sistema a volume costante.

Esercizio III.9. Un gas ideale ` e composto da N molecole di massa m soggette alla forza peso mg. Esso ` e contenuto in un cilindro di base σ ed altezza h ed ` e in equilibrio termico con un termostato a temperatura T . Si calcoli la pressione esercitata su ognuna delle due basi del cilindro.

Esercizio III.10. Un sistema ` e composto da due punti materiali di massa m liberi di muoversi sull’asse x e soggetti ad un potenziale della forma

V (x 1 , x 2 ) = 1

2 ax 2 1 + ax 2 2 + b(x 1 − x 2 ) 2  .

Si calcoli il valor medio dell’energia quando il sistema ` e in equilibrio termico con un ter-

mostato a temperatura T .

(31)

Appendice A. Probabilit´ a e formule asintotiche.

Vogliamo qui esporre sinteticamente la definizioni e i teoremi della teoria della prob- abilit´ a che stanno alla base delle formule asintotiche rilevanti per la Meccanica Statistica dei sistemi macroscopici all’equilibrio termodinamico. L’esposizione seguir´ a la falsariga che si trova nella monografia dovuta a A. I. Khinchin (1949) Mathematical Foundations of Statistical Mechanics (Dover, New York) in cui il lettore interessato potr´ a anche trovare tutte le dimostrazioni dei teoremi sotto enunciati.

Consideriamo un sistema macroscopico isolato G con n gradi di libert´ a, energia to- tale E ≥ 0 e in presenza di parametri esterni α ≡ (α 1 , . . . , α r ). Nello spazio delle fasi Γ 2n il punto rappresentativo, o immagine, del sistema G ha coordinate canoniche z = (z 1 , . . . , z 2n ) ≡ (q 1 , . . . , q n ; p 1 , . . . , p n ) e costituisce una variabile aleatoria multidimen- sionale, o vettore di probabilit´ a z.

Indicheremo con p(S) la probabilit´ a che l’immagine del sistema macroscopico isolato G cada all’interno di un certo sottoinsieme S ⊆ S E sulla superficie ad energia costante.

Assumiamo per ipotesi che essa sia data da

p(S) = 1

ω(E, n; α) Z

S

|∇H n (z; α)| , (A1)

dove

ω(E, n; α) = Z

S

E

|∇H n (z; α)| = ∂

∂E Z

Γ

2n

dz ϑ [ E − H n (z; α) ] (A2)

si chiama la funzione di struttura del sistema macroscopico isolato G con energia E e corrisponde alla misura invariante della superficie ad energia costante S E .

Supponiamo che il sistema macroscopico isolato G sia costituito da s sottosistemi

macroscopici chiusi debolmente interagenti G a , a = 1, 2, . . . , s , con funzioni di struttura

(32)

ω a (E a , n a ; α a ) dove n a ed α a sono rispettivamente i gradi di libert´ a e i paramentri esterni dell’a-esimo sotto-sistema chiuso, in modo tale che

s

X

a=1

n a = n . (A3)

Vale allora la seguente legge di composizione delle funzioni di struttura

ω(E, n; α) =

s

Y

a=1

Z E 0

dE a ω a (E a , n a ; α a ) δ E −

s

X

b=1

E b

!

. (A4)

Osserviamo che l’unica ipotesi che si fa sulla natura dei sottosistemi chiusi ´ e che siano in debole contatto termico, cio´ e che l’energia di interazione fra i sottosistemi sia trascurabile rispetto alle energie dei sottosistemi medesimi. Non si fa invece alcuna ipotesi n´ e sulla distribuzione degli n gradi di libert´ a fra i sottosistemi, n´ e sulla dipendenza dei sottosistemi dai parametri esterni.

Per ogni β ≥ 0, definiamo funzione generatrice del sistema macroscopico isolato G

Z(β, n; α) ≡ Z ∞

0

dE e −βE ω(E, n; α) , (A5)

come la trasformata di Laplace della funzione di struttura del sistema macroscopico isolato G. La funzione generatrice gode delle seguenti propriet´ a fondamentali.

(i) Z(β, n; α) ´ e una funzione positiva e monotona decrescente di β;

(ii) Z(β, n; α) → ∞ per β → 0;

(iii) per ogni β ≥ 0, la funzione generatrice Z(β, n; α) possiede derivate di qualunque ordine e per k ∈ N risulta

k

∂β k Z(β, n; α) = (−1) k Z ∞

0

dE E k e −βE ω(E, n; α) ; (A6)

(iv) la derivata logaritmica seconda della funzione generatrice Z(β, n; α) ´ e sempre positiva

per ogni β ≥ 0;

(33)

(v) l’equazione

− ∂

∂β ln Z(β, n; α) = U (A7)

possiede una e una sola soluzione positiva β per qualunque β ≥ 0;

(vi) la funzione generatrice di un sistema macroscopico G, costituito da s sottosistemi macroscopici G a , a = 1, 2, . . . , s in debole contatto termico tra loro, risulta data dal prodotto delle funzioni generatrici dei sottosistemi

Z(β, n; α) =

s

Y

a=1

Z a (β, n a ; α a ) .

Definiamo la famiglia di funzioni densit´ a di probabilit´ a, dipendente da un parametro β ≥ 0 arbitrario, associata al sistema macroscopico isolato G:

ϕ β (E; n, α) ≡ ϑ(E) e −βE ω(E, n; α)

Z(β, n; α) , β ≥ 0 . (A8)

Invertendo otteniamo

ω(E, n; α) = Z(β, n; α) e βE ϕ β (E; n, α) . (A9)

Vale allora il seguente Teorema: per ogni U ≥ 0, si pu´ o sempre trovare nella famiglia di funzioni densit´ a di probabilit´ a associata al sistema macroscopico isolato G una ed una sola funzione della famiglia tale che il corrispondente valore medio della Hamiltoniana sia uguale a U .

Anche per la famiglia di funzioni densit´ a di probabilit´ a associata al sistema macro- scopico isolato G, per ogni β ≥ 0 vale la legge di composizione

ϕ β (E, n; α) =

s

Y

a=1

Z E 0

dE a ϕ (a) β (E a , n a ; α a ) δ E −

s

X

b=1

E b

!

, (A10)

(34)

dove sono state introdotte le famiglie di funzioni densit´ a di probabilit´ a associate ai sotto- sistemi chiusi macroscopici G 1 , G 2 , . . . , G s in debole contatto termico, vale a dire

ϕ (a) β (E a ; n a , α a ) ≡ ω (a) (E a , n a ; α a )

Z a (β, n a ; α a ) ϑ(E a ) e −βE

a

, a = 1, 2, . . . , s , β ≥ 0 .

(A11)

Veniamo ora all’enunciato del risultato fondamentale della teoria della probabilit´ a.

Teorema del limite centrale di Laplace: supponiamo che n  1 e sia β la radice semplice dell’equazione

− ∂

∂β ln Z(β, n; α) = U . (A12)

Allora, ponendo

U a (β, n a ; α a ) ≡ −

 ∂

∂β ln Z a (β, n a ; α a )



β=β

∆U a (β, n a ; α a ) ≡

 ∂ 2

∂β 2 ln Z a (β, n a ; α a )



β=β

(A13)

in modo tale che

U =

s

X

a=1

U a (β, n a ; α a ) ,

∆U =

s

X

a=1

∆U a (β, n a ; α a )

(A14)

vale la seguente formula asintotica

ϕ(E, n; α) n→∞ ∼ (2π∆U ) −1/2 exp



− (E − U ) 2 2∆U



+  O  n −3/2 (1 + |E − U |) 

per |E − U | ≤ 2 ln 2 n;

O n −1 

altrove ,

(A15)

e quindi

ω(E, n; α) n→∞ ∼ Z(β, n; α) e βU



(2π∆U ) −1/2 exp



− (E − U ) 2 2∆U



+  O  n −3/2 (1 + |E − U |) 

per |E − U | ≤ 2 ln 2 n;

O n −1 

altrove .



(A16)

(35)

In particolare, quando E = U , ricaviamo la fondamentale stima asintotica per la misura invariante della superficie ad energia costante U

ω(U, n; α) n→∞ ∼ Z(β, n; α) e βU h

(2π∆U ) −1/2 + O 

n −3/2  i

= Z(β, n; α) e βU (2π∆U ) −1/2  1 + O n −1  .

(A17)

(36)

Appendice B. Insieme canonico.

Consideriamo il caso di due sottosistemi chiusi macroscopici, in debole contatto ter- mico, con n 1 ed n 2 gradi di libert´ a e siano H a (z a ; α a ) , a = 1, 2 le rispettive funzioni di Hamilton. Se f 1 (z 1 ; α 1 ) ´ e una funzione di fase relativa al sotto-sistema 1, il suo valore medio risulta

hf 1 i = Z

Γ

1

dz 1 f 1 (z 1 ; α 1 ) ω 2 [ U − H 1 (z 1 ; α 1 ), n 2 ; α 2 ]

ω(U, n; α) , (B1)

dove U rappresenta l’energia totale del sistema complessivo che si suppone isolato. Assumi- amo che n 1  n 2 : dalle formule asintotiche sopra ricavate, potremo ottenere un’espressione approssimata per questo integrale e stimare il corrispondente errore. A questo scopo, in- dicando come al solito con β la radice semplice unica dell’equazione

− ∂

∂β ln Z(β, n; α) = U (B2)

e ponendo come di regola

U 1 ≡ −

 ∂

∂β ln Z 1 (β, n 1 ; α 1 )



β=β

, (B3)

conviene dividere lo spazio delle fasi Γ 1 in due parti complementari: Γ 0 1 sar´ a l’insieme dei punti dello spazio Γ 1 in cui |H 1 (z 1 ; α 1 ) − U 1 | ≤ 2 ln 2 n, mentre Γ 00 1 sar´ a l’insieme di tutti gli altri punti di Γ 1 . Poniamo poi

f 1 0 ≡ Z

Γ

01

dz 1 f 1 (z 1 ; α 1 ) ω 2 [ U − H 1 (z 1 ; α 1 ), n 2 ; α 2 ]

ω(U, n; α) . (B4)

f 1 00 ≡ Z

Γ

001

dz 1 f 1 (z 1 ; α 1 ) ω 2 [ U − H 1 (z 1 ; α 1 ), n 2 ; α 2 ]

ω(U, n; α) . (B5)

cosicch´ e

hf 1 i = f 1 0 + f 1 00 . (B6)

(37)

Al fine di garantire la convergenza degli integrali in oggetto, dovremo assumere che, per grandi valori della funzione Hamiltoniana H 1 (z 1 ; α 1 ), il valore assoluto della funzione di fase f 1 (z 1 ; α 1 ) cresca non pi´ u rapidamente di un’opportuna potenza reale positiva λ della Hamiltoniana, cio´ e:

|f 1 (z 1 ; α 1 )| = O n

[ H 1 (z 1 ; α 1 ) ] λ o

[ H 1 (z 1 ; α 1 ) → ∞ ] . (B7)

Cominciamo dalla valutazione della quantit´ a f 1 00 ,

abbiamo che nel sottospazio Γ 00 1 vale la formula asintotica ω 2 (U − H 1 , n 2 ; α 2 ) n

2

→∞

Z 2 (β, n 2 ; α 2 ) exp β [ U − H 1 (z 1 ; α 1 ) ]

×

"

(2π∆U 2 ) −1/2 exp (

− [ U 1 − H 1 (z 1 ; α 1 ) ] 2 2∆U 2

)

+ O  1 n 2

 #

≤ 2Z 2 (β, n 2 ; α 2 ) exp β [ U − H 1 (z 1 ; α 1 ) ] (2π∆U 2 ) −1/2 .

(B8)

D’altra parte, la formula asintotica per la misura invariante della superficie ad energia costante U recita

ω(U, n; α) n

2

→∞ Z 1 (β, n 1 ; α 1 ) Z 2 (β, n 2 ; α 2 ) e βU (2π) −1/2

× (∆U 1 + ∆U 2 ) −1/2  1 + O n −1  

≥ 1

2 Z(β, n; α) e βU (2π) −1/2 (∆U 1 + ∆U 2 ) −1/2 ,

(B9)

da cui si ricava subito che

|f 1 00 | n

2

→∞

Z

Γ

001

dz 1 |f 1 (z 1 ; α 1 )| exp −βH 1 (z 1 ; α 1 )

Z 1 (β, n 1 ; α 1 ) + O  ∆U 1 n 2



≤ C

Z 1 (β, n 1 ; α 1 ) Z ∞

2 ln

2

n

dE 1 E 1 λ ω 1 (E 1 , n 1 ; α 1 ) e −βE

1

,

(B10)

dove C ´ e un’opportuna costante positiva. D’altronde, poich´ e l’ultimo integrale tende a zero per n → ∞, otteniamo finalmente per n molto grande

|f 1 00 | ≤ exp −β ln 2 n n→∞

≤ O  1 n



. (B11)

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