A. ADEMOLLO
CARNEVALE DI ROMA
DOCUMENTI INEDITI (1499-1520)
FIRENZE
C.
ADEMOLLO
E C. EDITORI!
i
ALESSANDRO
VI,GIULIO
IIe LEONE X
NEL
CARNEVALE DI ROMA
A. ADEMOLLO
E L NEL
CARNEVALE DI ROMA
DOCUMENTI INEDITI (1499-1520)
FIRENZE
C.
ADEMOLLO
E C. EDITORIISS6
ircnze Tip. Edit. C. Ademolloe C.
Via de’Servi 2 bis
PREFAZIONE
In una benevola recensione
delmio Car-
nevale diRoma
neisecoliXVII
eXVIII (i)
l’egregioAchille Neri scriveva: — « Per
via d’una copiosa
raccolta di documenti
e
di memorie sincrone, noi siamo
ricondotti
ad
assistere ai divertimenti carnevaleschi che
si facevano
in Roma nel seicento
e nel
settecento: ma sebbene
l’autore abbia vo-
luto stabilire questi confini al suo lavoro,
tuttavìa vi troviamo
altresì importanti
e pe-
regrini accenni
al secolo XVI;
infatti nel
(i)
Roma, Somma
ruga, 1883.8 Prefazione
primo
capitolo gli èconvenuto muovere un
po’ più dall’alto,
toccando persino
laseconda metà
delquattrocento.
»(i)
È vero
-ma ne
toccaisolamente quel tanto strettamente necessario per
significare l’origine delCarnevale romano
nelCorso,
cioènel luogo ove doveva
svolgersi, inprogresso
ditempo, con
eccessi pei qualicomminarono
gastighioggi
incredibili, iBandi
del1550,
del1556,
del1560
equello
sistino del28 gennaio 1586 che diventò
lamagna
chartacarnevalesca.
Del carnevale romano
nelmedio evo
e nelrinascimento,
e dellesue usanze,
preci-pue
fra le quali le feste diTestaccio,
diPiazza Navona,
e diPiazza
S. Pietro, nulla dissi,tranne
ilpoco che riguardava
lecorse
dei bipedi; e nullapotevo
dire,perchè mi mancavano documenti contemporanei.
(1) Archivio storico italiano,
N°
135 della Colle- zione, p. 416.Prefazione 9
L’abate
Cancellieri lasciò,come
ènoto,
fra le
molte sue opere
inedite,due
grossivolumi
inquarto
ripieni diappunti
e dischede riguardanti
ilCarnevale
diRoma.
Ma
l’egregioconte Moroni, che ha
studiatolungamente quel materiale,
ci assicurache
il
medio evo
vi èappena accennato
eche
pelperiodo
delrisorgimento
si trattaper
lo più di notizie giàpubblicate da
altrio
diesagerate
digressioni,(i)
Dunque
delCarnevale romano
nella pri-ma metà
delsecolo decimosesto
si saben poco, ed
io,per mancanza
dimateriale
effi-cace
aporre
inluce
particolariimportanti
enuovi, ebbi
a lasciareda
partequel tempo
nella
ricordata pubblicazione. Ma
ilmio
li-bruccio, per quanto incompleto, ed
anzi per-chè incompleto, mi ha
fruttatouna
bella fortuna. Ilsignor Cesare Foucard, che
(i)
Nuovo
Catalogo delle opere del Cancellieri—
Roma,
1881.IO Prefazione
dopo avere ben meritato
dell’ Italia politicacon
azioni patriottichenote
a tutti,può vantare oggi largo
creditoverso
1* Italia scientifica pelsuo
svariatissimocontributo
agli studi storici,avendo scoperto
nell’Ar- chivio
diModena, ad esso
affidato, alcunidocumenti con ragguagli su cose carneva-
lescheromane
del1499, 1508, 1518
e1519, ha voluto comunicarli
ame ond’
io potessigiovarmene
inuna seconda edizione
delmio
lavoro.Se non
che, laseconda edizione
diun
librovtirato a più migliaia d’esemplari, e di-
vulgato per amore o per
forzacon
tutte le artied
imezzi sommarughiani, non essendo molto
probabile,ho creduto miglior
partitopubblicare
subito idocumenti
favoritimi dal sig.Foucard, con
l’aggiunta diun
altromolto
curioso, delquale
dirò frapoco,
ri-guardante
ilCarnevale
del 1513.Queste
la
ragione
e l’origine dellapresente
pubbli- cazioncella.Prefazione 1 1
I
documenti provenienti dall’Archivio
diModena consistono
in relazioni allaCorte
estense, deisuoi
oratorio
ministria Roma
Mattia
delCanale, Feltrino de Manfredi, Sebastiano Pinzoni, Lodovico Domizi da Fabriano, Beltrando
Costabili,Alfonso Pao-
luccied
altri, econtengono ragguagli
suf- ficientiper rappresentare
ilcomplesso
delle festecarnevalesche romane
neiprimi ven-
t’
anni
delcinquecento. Senza entrare qui
nei particolari,che sarebbe
superfluo,mi
ristringo
ad enumerarne
ipunti più
rile- vanti,come nel 1499
lamascherata
delTrionfo
diVespasiano
inpiazza Navona
e la festa diTestaccio
algrido unanime
diRoma, Roma, nel 1508
lemascherate
diCardinali
inTestaccio ed
altrove, nel1518
il
gioco
delleova
sulla piazza di S. Pietro, enel 1519
ilgioco
dellecanne
nello stessoluogo.
Nei documenti
del1508
e del1519
leg-geranno con
piacere li eruditi notizieche
12 Prefazione
possono
dirsinuove riguardo
adue
illustrimatrimoni, quello cioè
diMarc’ Antonio Co- lonna con Lucrezia Gara
dellaRovere
ni-pote
diGiulio
II e l’altro diAlberto Pio con
CeciliaOrsini parente
diLeone X.
11primo
èpassato
nella storiacon una data erronea, poiché
nelle iMemorie
coloni!esi delCoppi
sitrova
registrato nel1506, ed
ilGregorovius, facendo suo
l’errore delCoppi,
all’alleanza diGiulio
II coiColonna,
se-condo
lui contratta nel luglio1506,
attri-buisce una portata che
certo no.iebbe,
poi-ché avvenne
soltantoun anno
emezzo più
tardi, cioè al principio del1508. Quanto
al
secondo, corre
nella storiaper
lomeno un equivoco. L’
illustre istoriografo diRoma
nel
medio evo
diceche Alberto Pio (1) aveva sposato
CeciliaGonzaga,
laquale
in-vece
sichiamava Camilla,
e delmatri-
(1) Alberto Pio, signore di Carpi,personaggio no- tissimo nella storia, figlio di Lionello e di Caterina
Prefazione 13
monio con
la figliuola delCardinale Fran-
ciottoOrsini
(1),che
fu lavera
Cecilia en-(sorella di Pico della Mirandola) nato nel 1475,
morto
a Parigi nel 1531, sposò:a) 1498, Camilla Gonzaga. (Di questa alleanza
non
èmenzione
nel Litta alla famiglia Gonzaga).b) 1518, Cecilia di Franciotto Orsini (poi Car- dinal); dalla quale ebbe:
1) Margherita sposa nel 1560 a
Giangerolamo
Acquaviva di Napoli, duca d’Atri;2) Caterina,
amata
dall’Alamanni, sposa di Bonifazio Gaetani diRoma,
duca di Sermoneta.(1) FranciottoOrsini, figlio di
Orso
(dettoOrgan- ano) conte di S. Valentino, e di Costanza Savelli ; nipote di Lorenzo il Magnifico;morto
il io gen- naio 1534, di 61 anno.Da
Violante di Pierfrancesco Orsini ebbe:1) Cecilia, sposa di Alberto Pio, sig. diCarpi;
2) Ottavio, clic continuò la famiglia; 3) 4) Costanzo ed Orso, morti giovani;
5) Clarice, sposa di Giancorrado Orsini.
11 cardinale Franciotto ebbe pure un figlio natu- rale, di
nome
Annibale, che fu Canonico diS. Pie- tro in Vaticano.14 Prefazione
trata nella
casa
dei signori diCarpi, non
fa
menzione per
nulla.Dei documenti
estensiqui
pubblicatipo-
tràvantaggiarsi anche
la storia del teatro aRoma,
tuttabuio pesto nei primordi; onde un raggio
di luce, siapur tenue,
èproprio
il
ben venuto. Nel Carnevale
del1499, senza contare un Bruto
curridue
teste inmano
-
quadro
plastico, forse -abbiamo
la recita dellaMusiellaria
diPlauto
incasa
delCar-
dinalColonna;
quello del1508
cireca
doeComedie
recitate nel palazzo"deiSS. Apostoli (Colonna);
il1518 Commedie
nelPalazzo
delCardinale
diMantova
euna
farsa detta tuttada
se dallo Strascino,che era Nic- colò Campani
senese, ilmaestro
dellagrande Imperia
cortigianaromana, autore
di capi- toli, dicommedie
rusticali, e delcelebreLa- mento
sulmal
francese.(1)
(1) Vedi: Le rime di Niccolò
Campani
detto lo Strascino da Siena, raccolte c illustrate da CurzioPrefazione 15
Nel Carnevale 1519,
poi, leCommedie abbondano
e sihanno
il titolo el’autore
della principale - equal
titolo equale au-
tore! - i Suppositi dimesser Lodovico Ariosto, con
le prospettive dipinteda Raf-
faeled’Urbino.
Dai
ricordi teatrali deiquattro anni
ci- tati sipuò pertanto facilmente arguire che
vifurono rappresentazioni
diCommedie
ogni anno a Roma nel primo quarto
delcinquecento,
cioè fino ache non venne
lagrande
jattura delsacco con
tutte lesue con- seguenze. E
sea qualche studioso
fossedato
diraccogliere
inproposito materiale
storico efficaceper una narrazione ordinata
emetodica,
sivedrebbe che
i fasti del tea- tro aRoma,
nelrinascimento, vanno
allaMazzi: Siena, Gati, 1878; e la Congrega dei Rozzi dello stesso autore: Firenze,
Le
Monnier, 1882. Il celebre Lamento è intitolato:Lamento
di quel tribu- tato di Strascino sopra et mate incognito che tratta della patienza e dell’impatienza.i6 Prefazione
pari se
non vincono anche
quelli del teatro aMantova
nella stessaepoca,
posti di re-cente
in lucecon
tantacopia
didocumenti
e di dottrina dall’ illustreprofessore Ales- sandro D’Ancona, (i)
E passo
aldocumento romano.
Il
Carnevale
del1513,
l’ultimo diGiu-
lio II
che morì
il20 febbraio
cioèundici
giornidopo
il dì delleCeneri (9 febbraio)
fusenza dubbio
Di
poema
degnissimo e di storia.Ed ebbe
infatti ilsuo
istoriografo inGio- vanni Jacopo Penni, medico
fiorentino abi- tante aRoma,
ilquale
però, disgraziata-mente per
lui eper
noi,invece
di scrivere lasua
storia inprosa
piùo meno semplice,
come
feceper
altrecose
sue, s’impennò
a(1) Il teatro mantovano nel secolo
XVI.
Giornale storico della letteratura. Fase. 13*14, 16-17 e 18.Verrà col fase. 19 la fine e sarà dipoi pubblicato in volume. Speriamo che la critica italiana sappia ap- prezzarlo
come
merita.Prefazione 17
volerla dettare in versi
ed anzi
inottava rima
- versi erime per modo
di dire.Ma
nonostante
tutte lemagagne che
sipossono rimproverare
alPoemetto
del Pentii,anche tenuto conto
deltempo
in cui fu scritto,non sarebbe
lecitonegare l’importanza, come
materiale
storico, diquesta narrazione poe- ticamente
spropositata,che
è forse ilpiù antico documento
astampa
dellecose carnevalesche romane. Lo stampato non
sitrova
più,ma niun dubbio che
sia real-mente venuto
fuori aRoma nel 1514. La
lezione
che
ioreco
ècopia
fedeledell’esem-
plaremanoscritto
inserito nellasua opera sopraricordata da Francesco
Cancellieri, ilquale non
diceda
chi l’abbiaavuto, nè
seabbia
egli stessoveduto
lastampa. A mal- grado
di ciò, equantunque l’esemplar© non
sia di
mano
del Cancellieri, visono
indizibastevoli
aprovare che
è la trascrizione diuno stampato.
Ho
già dettoche
imiei documenti non
1
i8 Prefetto ne
vanno più
in là del1520. Per
il tratto suc- cessivo del secolo,quando Roma
riavutasialquanto
dallabatosta
e ringarzullitaper reiezione
diun Papa romano che
fuPaolo
III(Farnese) ritornò
aisuoi
ludicarnevale-
schi,abbondano Documenti stampati
e ri-stampati. Viene per primo Y Ordine
deliaFesta
à’Agone
e diTestalo
nel1536, stam- pato
in foglio volante,recentemente
ripro-dotto
dal Forcella.(1) E
si seguitacon
l’
Ordine
delle feste celebrate inRoma per Car-
nevale nellaPiana
d’Agone
e di S. Pietrocon
la dichiaratione et significato delliCarri
e delli altri progressi et inventioni nel
1539
e dipoi colVero
progresso dellaFesta
d'Agone
et di Testaccio celebrata dalli S.
Romani
nelGiovedì
etLunedi
diCarnevale dell'anno
MDXLV come potevano fare
gli antichiRo- mani
col vero significato delli carri trionfali,
(1) Feste in
Roma
nei Pontificato di Paolo III.—
Roma,
Artigianelli, 1885.Prejaxjone J
9
descrizioni
pubblicate
nei dettianni
e ri-stampate anche queste
dal Forcella.E
deltempo
diPio IV abbiamo
laDescrizione
de la giostra fattadal Conte Annibale Alta Emps
etda
altriSignori
et cavalieri inRoma
nel
Teatro
di Belvedere ilCarnevale
deVanno
•MDLXV. (i)
I lettorisanno che
ilTeatro
di Belvedereera
inVaticano. Fra
le curiosità diquesto
librettomi limito
a citaredue Epigrammi
latini diNiccolò Franco che cantano
così:AD ROM AM
Nicolaus Francus
Si terror tibi
Roma
fuit ferus Annibai olim, Anxiàq; interdum cura, dolórq; grauis, Annibai exhilarat te nunc nouus iste, rependensLcetitia antiqui
damna
cruenta mali.Grata per hastatos celebrat spectacula lusus, Ducit et armatis
agmina
iuncta globis.Pompa
ubi uersicolor sagulo, galeàq; cornanti, Et cursu accinctis plurima fulget equis,(i) In
Roma,
perAnton
Baldoimpressor camerale.Il Marchese Ferrajoli possiede un esemplaredi questo rarissimo Opuscolo.
20 Prefazione
Clara datur facies qua Christi laetus in hostes Sceptra regat;
magno
tradita sceptra Tio.Mine his auspiciis uictrix celeberrima regnes, Sit’q; iterum capiti prisca corona tuo.
idem de Annibale Altaense Dum
belloRomana
diu clarissima pubesOcia agit, nullo concita ad
arma
Duce, Annibai in faciem Mauortis uersus, inermem,Excitat, et qualis
Strymone
uisus, ait.Hac
hasta, hac galea sanguis meus, ire per hostes Aduersos, ense hoc conuenit, hoc clvpeo.Et sic quadratimi struere et sic
agmen ouatum
Sic pedes incedat, sic eat acer eques.
Spumi
fero sic calcar equo prò tempore,uerum Hac
laxanda, atque hac lora tenendamanu.
Non
igiturmirum,
siMars nunc
ludit in armis Tarn charus nostroMars
nouus iste Iovi. (i)(i) Eccone la traduzione:
A ROMA
Niccolò Franco
Se, o
Roma, un
dì il fiero Annibaie ti recò ter- rore ed angoscia e, talvolta, affanno e grave dolore, ora questonuovo
Annibaie ti rallegracompensando
colla gioia i sanguinosi danni delle antiche piaghe.
Egli dà feste gradite con giostre e
comanda
un esercito ordinato in schiere armate.Dove
risplendePrefazione 21
\
Povero Franco! Chi
gliavrebbe clero
nel1565, a
luifamigliare
epoeta
dellacorte
diPio IV, che un
altroPio, quinto
un
numeroso
corteggio di vario colore per le vesti e pei chiomati elmi e pei cavalli pronti alla corsa, si dàuna
chiara rappresentazione, nella quale egli porta lietamente contro i nemicileinsegne di Cristo, consegnategli dal gran Pio.Di qui regnerai (o
Roma)
vincendo con gloria sotto tali auspicii e sul tuo capo sarà dinuovo
po- sataP
antica corona.LO
STESSOINTORNO AD ANNIBALE AlTEMPS
Mentre la gioventùRomana,
famosa, per molto tempo, inguerra, sta in ozio,non
spinta allearmi da alcun capitano, Annibaie, preso 1’aspetto di Marte, eccitaTinerme (gioventù) e, quasi visitato da Stri-mone,
dice: Bisogna andare contro i nemici che cistanno di fronte, con questa asta, con questo elmo, conquesta spada econ questo scudo che sono quasi
mio
sangue,eformarecosìun
quadrato o una(schiera) ovale.La
fanteria si avanzi così e cosìcammini
la ardita cavalleria; così (si dia) lo sprone, a
tempo
opportuno, allo spumeggiantecavallo,ma
ora si al- lenti ed ora si rattenga, collamano,
la briglia.Non
vi èdunque
da maravigliarsi se ora Marte scherza colle armi, essendo questonuovo
Marte tanto caro al nostro Giove.22 Prefa\ione
di
numero,
trascorsiappena quattro
anni, loavrebbe
fattomorire impiccato
!Basta questo
fatto,che
sipuò
dire inau-gurazione
del Pontificato Ghislieri,per
far capii ecome cominciasse per Roma un’ èra
anti-carnevalesca la
quale perdurò per
il ri-manente
delsecolo decimoscsto. La
festacantata
dalFranco credo
sia l’ultimo degli spettacoli pubblici inVaticano; nò
sene
videro
altri nei quali ilPontefice
e lasua
corteprendessero
parteper
cosi dire offi- ciale alCarnevale
diRoma come
nel pe-riodo precedente.
I.
ALESSANDRO
VI E LEMASCHERE
FESTE DI PIAZZA
NAVONA
E DI TESTACCIONEL
1499.Dissi nella
mia
pubblicazione sul Carnevale diRoma
nei secoliXVII
e XVIII,come
Paolo II peril primo portasse i palii nella Via Lata, che da tale spettacolo prese il
nome
di Corso,ove nel 1467, secondo registra PaolodelloMastrodiarista contem- poraneo, oltre lopallio delli Judei il 2 febbraio dal- Varco di Santo Laurenzio in Lucina fino aSan Marco
,
nel giorno successivo fu corso lo pallio delli Garzoni dalla piazza di S. Marcello alla stessa
meta
c nel 6 di febbrajo lo pallio delli vecchi.
Se Paolo II che abitava il Palazzo di S. Marco, oggi di Venezia, volle i palii del CarnevalenellaVia
24 Alessandro VI, Giulio
II
e LeoneX
Lata,completando la festa anche connobilissimi con- viti papali imbanditi al Senato ed al popolo sulla piazza onde al palazzo accedevasi,Alessandro
VI
che abitava il Vaticano e Castel S. Angelo, per goderai lospettacolo senzascomodo
designòpalestra diversa, e alle corse de’ ragazzi, de’giovani,de’vecchie degli ebrei furonopunto discappata il Palazzodellavecchia Cancelleria presso Santa Lucia della Chiavica, oggi SforzaCesarini, emetà
la Piazza di S. Pietro.Le
corse del Carnevale 1499, che finì col 12 feb- braio,sitrovano menzionate anche nelcelebre Diaiio del Burcardo,ma
nei laconici ricordi del rigido cro- nista si cercherebbero invano i particolari registrati dai ministri estensi aRoma
nelle relazioni, delle quali pubblico g’i squarci più curiosi:1499, 3 Gennaio. «
Le
feste va in castello (ilPapa) ad stare supra una logieta scoperta, incluso in una
Camareta
c'rcundata da zelosiepervederelemascare passare pel ponte. »
(Dispaccio di Mattia del Canale)
22 detto. « Queste maschare passano
cum
gran- dissima fredura.«
E
1Papa
etMadona
Lucretiaponno
starequanto vogliono in castello per farse vedere, che ale finenon
li passa senon
qualche zuradio disgraziato. »(Dispaccio di Feltrino de’Manfredi)
nel Carnevale di
Roma
2/2 Febbraio. «
Ogni
di de questa septimana pro-xima
comintiandodimane
(r) se correnodiversi Palli et questi SignoriRomani
fano di gran triunphi e feste, emal
va per chinon
ha dinari. »(Dispaccio di Sebastiano Dindoni)
io detto. « Questo Carnevale se
sum
factepoche cose da piacere.Vero
è che ne la festa consuetade agone (PiazzaNavona)
si è facto cl triumpho de Vespasiano et Tito assai positivamente: tuttavolta fu assai belvederecinquanta copiede Cittadiniromanituti vestiti alanticha
cum
bellicavali et bene adobati qualiaccompagnavano
el triumpho. »«
La
festa similiter de testazo (Testaccio) preter opinionemomnium,
siè facta senzascandaloe questo è proceduto per due cause: la prima perchè gli Spagnoli quel giornonon
se sonomancho
reserati che sogliano fare li,Judei el Venerdì sancto, la se- cunda perche questi conseivaturi et primati romani, inante che se conducessino in testazo se redussino prima in capitolio etli messero ordine che, a pena de laforcha, nullo dovesse gridare altronome
che:Roma, Roma,
ettutti li rioni furono mescolatiet con- fusi insiemeTimo cum
l’altro inmodo
chemai
fo(i) Penultimo sabato di Carnevale,
26 Alessandro VI, Giulio II e Leone
X
gridato ni
Or
o Orso, niColunna
Colunna; nimai
fo chiamato el
nome
de rione alcuno,ma
solumRoma Roma. De
li tre pretiiautem
che sesonocorsi elRev.mo
San Severino (i) ne ha hauti dui, cioè elprimoet l’ultimo. El terzosimiliter haveria hauto, sei cavallonon
fosse stato traversato nel corso, et cascato el regazo. » (2)«
Le
maschare se sono prohibite, a pena de la forcha, e questo perchè ogni giorno siamazavano
de multa brigala: li driti, li roversi, li fendenti, limontanti, le schiavone e le punte false
andavano
involta, a chi la testa in
mano,
a chi lamano
in terra, a chi la spalla pendeva, a chi era trunchata lagamba,
chi era getato in fiume, inmodo
che là terra seria un giorno minata. »« El Card.
Colunna
feceuno
desinare nel quale intraveneroAscanio(3), S. Severino, Cesarino, Far- nese, Medici et Borgia. El primoacto che se fece fo(1) Il Cardinale Federigo Sanssverino figliodi Roberto Mala- testa.
(2) Erano corsecol fantino, comeoggidicesi, e1’usodei fantini durò peri paliianchenel tempo successivoe per lomeno finoal 1670. L’Agentegenovese Ferdinando Raggi scrive indata 27 feb- braio 1669: « Data la mossaalli barberi si sonoincontrati conle carrozze dell’Ambasciatore di Venezia. Uno èmorto, due si son rottele gambe. Un raga^o pure che cavalcava un barbero stamo- rendo. » Edeccoa 170 anni di distanza il rugalo comenel 1499.
(3) Sforza.
nel Carnevale di
Fo
no. 27pocha cosa, fo solamente:
Uno
Brutocum
dueteste inmano, mostrando
essere disposto a laliberatione de la patria.Da
poi fo recitatacum
diversi acti et habiti la Muslellaria de Plauto. »(Dispaccio di Feltrino de’Manfredi).
Recapitoliamo,che ne vale la pena. -
Le
maschere cominciano fino dai primi di gennaio e ilPapa
(Alessandro VI) va in Castel Sant’Angelo per ve- derle passare pel ponte.Ma
ilPapa
e Lucrezia, tutt’ora moglie del principe di Bisceglie destinato a prossimo eccidio, stanno inutilmente in Castello per farse vedere. Più tardi, la gente ingannata emal
disposta delle diverse fazioni che dividevano lacittà profitta della maschera per dare addossoagli avver- sari maneschi e rissosi, ed accadono i bei fatti la-
mentati nel riportato dispaccio, onde il Papa, che prima desiderava le maschere, ò costretto a proi- birle sotto pena della forca.'
Le
curiosità storiche cheabbondano
nel docu- mento,non hanno
bisogno di esser postein rilievo.Ricordiamo soltanto che in quel
tempo
Cesare Bor- gia era in Francia per il suo matrimonio; Ales- sandroVI
civettava con LuigiXII
e perciògli Spa- gnuoli intempo
di feste carnevalesche si tenevano28 Alessandro VI, Giulio II e Leone
X
chiusi in casa
come
gli ebrei in ghettoil giornodel venerdì santo.Qualche erudito nella storia delle armi saprà forse cosa precisamente fossero i driti, i roversi, i
fendenti, i montanti, le scbiavone e lepuntefalse, gra- ziosa suppellettile delle maschere
romane
nel 1499.IL
MATRIMONIO
DIUNA NIPOTE
DI GIULIO IIFESTA DI TESTACCIO E
MASCHERATE
DI CARDINALINEL
1508.Il Carnevale del 1508 fa allegro e lungo.
Le ma-
schere e le mascherate cominciarono col giorno di S. Antonio (17 gennaio) e durarono fino alle Ce- neri (8 marzo).Causa precipua di tanta baldoria, le nozze diLu- crezia
Gara Rovere
figliadiLuchina sorella delPapa,la quale, stando al Litta,
non
avrebbe avuto fem-mine
nè dal primo marito Franciotti, nè dalGara, mentre invece n’ebbe più d'una,come
rilevasi dal seguente passo di un dispaccio di LodovicoDomizi
da Fabriano Oratore EstenseaRoma,
in assenza di Monsignor Beltrando Costabili, edAgente
del Cardi- nal Ippolito d’Este:Alessandro VI, Giulio li e Leone
X
1507, 23
Novembre.
« Nostro Signore
Domenicha
matina fè pasto a sua figliola (1), alle sue nipote sorelle de San Piero in Vincoli (2) et alla Signora Perf’etessa. » (3)Lo
sposo di LucreziaGara
era Marc’Antonio Co- lonna, dal quale presenome
l’attuale Palazzo ai SS.Apostoli regalatoglida Giulio IIinsieme alfeudo di Frascati,come
presente di nozze. Nel 26 dicem- bre 1507 il Domizi scrive:« Questi Signori Colonnesi fanno gran prepara- menti per le nozze del Signor
Marcio
Antonio Co- lonna, qualemena
donna, domenica proxima, la so- rella de San Pietro in Vincola; se faran trepasti et doeComedie
et questo in Sancto Apostolo, dove scranno multi Cardinali. »(1) Felice, figliuola naturale di Giulio II, sposata nel 24 mag- gio 1506 a Giovanni Orsini, capodella famiglia Orsinidi Brac- ciano. Secondo il Litta, il Papa avrebbe avuto altre duefigliuole naturali, di nomeGiulia eClarice, moglieforse laseconda diAn- giolodi Cristoforo delBufalo.
(2)Galeotto, figlio anch’essodi Luchinusorella delPapa e del lucchese Franciotto suo primo marito. Creato Cardinaledi S.Pie- tro in Vincoli, chiesa titolare della famiglia della Rovere, nel 29 novembre 1503, eVice-Cancelliere nel 1505, fu uomo magnifico, mecenate d’artisti ed’eruditi, grand’amico del Cardinalde’Medici, futuro Leone X. Erail favoritodei Romani; morìuniversalmente compianto neldi 11 settembre diquest’anno 1508.
(3) EleonoraGonzaga,figliadelMarcheseFrancescodiMantova, sposatanel 2marzo1505 Francesco Maria RoverePrefettodi Roma
a 13 anni.
nel Carnevale di
Roma
Peccato die
non
si sappia nulla delle doe Comi- die!Ma vediamo
la cerimonia:1508, 3 Gennaio. «
La
nipote de Nostro Signoreandò
hieria marito congranipompa
: andava inmezo
de lo ambaciatore francese et spagnolo in una chi- nca bianch1 guarnita d’oro, et la sposa haveauna
veste alla francesederaso bi.inchotucta tagliata coni brochatosocio;intesta et al collo portava demulte zoe. Questi signori Cardinali Zovenihanno
adiman- dato de granaa NostroSignore posserefar mascare durantequeste nozze, et così è stacontento: la prohi- bitione è facta sino a Sancto Antonio. »Per giunta al Cardinal Franciotto, brillano nel Carnevale del 1508 altri tre Cardinali illustri, cioè Federigo Sansevcrino, che già
vedemmo
nel Carne- vale del 1499, Luigi d’Aragona
nipote delRe
Fer- dinando I, Francesco Guglielmo de’baroni di Cler-mont
Castelnau e Lodève, nipote del Card. Giorgio d’Amboise per parte di sorella, vescovo prima di Narbona, poi diAuch
edi Agde,eFrancesco AlidosiVescovo
di Pavia, che appena tre anni più tardi doveva cadere assassinato da Francesco Maria dellaRovere
allora ventenne.Nel 20 gennaio BeltrandoCostabili scrive da
Roma
:« Ilcardinale
d’Auch me
ha adimandato se io scripsi a V. Rever.ma S. la li volesse fare quellaelymosina de le maschare.Ge ho
risposto: che sì, et ehenon
dubito le sono in via. Questi Signorihanno
comin-Alessandro VI, Giulio II e Leone
X
ciatoadandare inmascara.»
E
nel 25, Lodovico da Fabriano aggiunge cheilCardinale d’Aragonaandava quasi del continuo in maschera con altri Cardinal'i quali fin qui non spendeno troppo in abiti novi.
Nel 13 febbraio l’oratore estenseaveva consegnato
al Cardinale d’Auch le maschere venute daFerrara, che furono assai gradice, indicandole lepiu belle che siano quest’anno vistein Roma. Piùtardine vennero anche per il Vescovo d’Orvieto, che le ebbe caris- sime.
Il Carnevaleerasi riscaldatofin da un
mese
primadell’ultima settimana.
2 Febbraio. « Mascare se fanno assai et ogie el signor Cardinal de
Aragona
con certi altri ho visto uscire coni belli corsieri, con abiti de cozoni (?) et bardele senza staffema
guarniti li cavalli de vellutiil che
non me
parso conveniente a simile habito.E
per chiudere, ecco la festa di Testaccio:9 Marzo. « In la festa de testaze per questi Si- gnori Cardinali furonofacte alcunelivrere monsignor d’Aus conun
compagno
vestiva certi saioni dedama-
scobiancho con lamanicha
dricta de brochato: dipo havea sei altri vestiti de tafetà biancho, con lama-
nicha zalla. S. Piero in Vincola etAragona
anda- vano vestiti allamamalucha
con doi paggie li por- tava una targhi et una ginecta per uno: Paviacon capucci dedamasco
torchino, fodratid’erocon saioni d’oro et cremosino. San Severino con certo habitonel Carnevale di
Roma
33longho, insachato suso de
panno
verde etberectino:tucti questi seguitavano li tori, et così per loro ne furono morti o
nove
o diece, quali erano strachi, inmodo non
fevano quasi difesa, essendo stati stra- tiati octo zorni avanti de continuo. »« E1 palio doro have el barbaro del Signor Mar- chese de
Mantoa
: l’altro de cavalli turchi, havemonsignor
Cornaro; quello de le cavalle have pureil Signor Marchese. »
Pel contesto del Dispaccio sembra fuori di dubbio che i costumi descritti fossero indossati,
non
sola-mente
dai cortei dei Cardinali,ma
dai Cardinali stessi, onde il Carnevaleromano può
scrivere anco questa neisuoifasti,di aver veduto cioè mascherate di Cardinali perfino vestiti allamammàluccal
3
» III.
/
APOTEOSI
DEL
PONTIFICATO DI GIULIO IINEL CARNEVALE DEL
I5I3.Sul principio del 1513 il gran Pontefice Giulio II ripensando le passate imprese e meditandone delle
nuove
lampeggianti nella sua famosa risposta al CardinalGrimani
circa il giogo spagnuolo suNa-
poli, volle intanto che
Roma
avesseun
Carnevale magnifico e che in una processione carnevalesca sfi- lasse davanti al popoloromano
la storia del suo pontificato.—
Si direbbe che egli ambisse un’apo- teosi in vita.E
l’ebbe,ma
in articulo mortis, poichémentre
ferveva la festa di PiazzaNavona
nel Gio- vedì grasso 3 febbrajo, GiulioII,ammalato
di febbie dai primi del mese, sentiva il suo fine approssimarsi e si preparava a morire da par sua ordinando al cerimoniere Paride de Grassi in qualmodo
volevagli fossero fatti i funerali.
Alessandro VI, Giulio II e Leone
X
36
È
meravigliosocome
anche in questo si vede latempra di quell’uomo straordinario.
—
Per un altroPapa
nelle condizioni in cui trovavasi Giulio II sisarebbero ordinate preghiere nelle chiese e proibiti gli spettacoli nelle piazze. Giulio II invece vuoleche
il Carnevale abbia il suosfogo, ela sua apoteosi chesi
svolge per le strade di
Roma
pare locompensidella morte che si avvicina.Ho
giàdettocome
delCarnevale 1513abbiamo
una descrizione in ottava rima scritta da Jo.Ja.Penni 0De
Pennis, che io qui riproduco secondo la lezione deH’esemplare manoscritto posseduto dal Cancellieri.Sarebbe stato facile medicare alcuni versi troppo lunghi o troppo corti e rabberciare alcune rime al-
quanto dubbie,
ma non ho
voluto farlo, per attenermi rigorosamente ah’esemplare, che deve considerarsi trascritto da una stampa e perciò presumersi esatto e conforme al dettato del Penni.Niun
dubbio che ilbuon
medico fiorentino avrebbe fatto molto meglio a scrivere in prosa la sua descrizione delCarnevale 1513,come
in prosa scrisse l’altro suo opuscolo del quale parla nella Lettera dedicatoria a Piero Bini, qui appresso riprodotta.Di questo opuscolo ho visto due esemplari a stampa
— uno
alla Corsiniana incompleto; altro perfetto nella Biblioteca dell’egregio bibliofilo Mar- chese Ferrajoli.— Eccone
il titolo, che è in testa della facciata retro della copertina figurata conl’im-nel Carnevale di
Roma
37magine
delPapa Leone X
a cavallo,sèguitodiCar- dinali ecc.:« Cronicha delle Magnifiche et honorate
Pompe
fatte in
Roma
per la Creatione et Incoronatone diPapa Leone
X, Pont. Opt.Max.
»Io
ho
scorso quésto opuscolo e posso dire che è scritto alquanto pedantescamente conparole latineg- giami,ma
con sufficiente chiarezza e proprietà.La
dedica però a
Mad.
a Contessina Medica, cioè la so- rella delPapa
maritataal Ridolfi, èun
veromodellodi stile pedantesco e polifilico.
Prendiamo dunque com’
è la descrizione del Car- nevale 1513 lasciataci dal Penni, e, per meglio porne in rilievo l’importanzacome
materiale storico, pas- siamola rapidamente in rassegna.— Daremo
cosìai carnevalanti del 1886 ilprogramma
diun carnevaleromano
di quasi quattro secoliaddietro. Ilconfronto coiprogrammi
correntinon
sarà inutile.30
Gennaio
(i° Sabato di Carnevale)—
Cacce di tori in ogni strada e inomni
Foro, cioè inCam-
pidoglio, in Piazza Giudea, inBanchi,inVia Florida.
—
Corse dei bipedi.2 Febbrajo
—
Piove, e la pioggia guasta la corsa de’Vecchi.3 detto
—
Cacce di tori e bufali.—
Riunione in Campidoglio e di là a Piazza Navona.—
Ordine della processione:38 Alessandro VI, Giulio II e Leone
X
—
FantidelBargello (credofosseSebastianoBranca de’ Telini,cheha lasciato un Diario del suotempo).—
Manescalchi a cavallo; Antonio Paparoni e Giambatista Imperiati. (1)— Gobbo
(?) Capitano del Campidoglio.—
Paggi dei Conservatori.—
Ragazzi o Paggi de’Caporioni, Cancellieri e Maniscalchi.—
Altri di Gian Giorgio Cesarmi.—
Altri del Senatore.—
Staffieri de’Caporioni e di Stefano Carbone, Conservatore.—
Staffieri dei due Manescalchi a piedi, Paolo Castellani e Paolo Muti.—
Caporioni e il Conservatore a piedi.—
Colonnelli dei Rioni.—
Tabernari armati.—
Carro trionfale;—
Romagna.—
Pellicciari.—
Carro trionfale;—
Italia liberata.—
Vignaroli.—
Ortolani.—
Carro trionfale;—
Bologna.—
Sutori.—
Carro trionfale;—
Reggio.—
Barilari.(1) Forse ‘Paparonie Imperiali.
nel Carnevale di
Roma
39—
Carro trionfale;— Parma.
—
Albergatori.—
Carro trionfale;—
Piacenza.—
Vasellari.—
Carro delPo
e del Tevere.—
Calzolari.—
Carro di Genova e di Savona.—
Pastori.—
Carro di Odiano.—
Barbitonsori.—
Carro di S.Ambrogio.
—
Carpentari.—
Carro con Obelisco a Giulio IL—
Vaccinari.—
Carro d’Apollo.—
Ferrai.—
Carro d’Aron.—
Cavallari.—
Carro dell’Idra vinta daun
Angiolo.—
Macellari.—
Carro del Concilio lnteranense.—
Soldati de’Mercatanti.—
Carro trionfale della Lega.—
Giocatori dei tredici Rioni, otto per ciascuno.—
Servitori del Popoloromano
e del Senatore.—
I due Manescalchi forestieri.—
Capitano di Giustizia.40
AlessandroVI
Giulio li e LeoneX
—
SindicidelPopolo, Francesco Laurenti eGiam-
batista Bellini.
— Due
Giocatori con asta ed anella.—
IlGonfaloniere Cesarinicolgrande stendardoinmezzo
ai Cancellieri Pietro Matuzzie MarioMeliini.—
Il Senatore inmezzo
a due Conservatori.Venerdì
—
Pranzo dei Caporioni ai loroCone-
stabili.
—
Corsa degli asini inCampo
di Fiore.Sabato
—
Caccia dei tori in Campidoglio.Domenica
—
Festa di Testaccio—
Caccia di tori e di porci—
Corsa di barberi, vinta da Giovanni Sassatelli—
Corsa di giannetti, vinta dall’Arcive- scovo di Nicosia—
Corsa delle cavalle, vinta dal Cardinal di Mantova.Lunedì
—
Corsa de’vecchi e cacce di tori.Martedì
—
Corsa di bufale.—
Gozzoviglia generale— Gran consumo
divino Razzese, Greco, Vernaccia e Córso.Mercoledì delle Ceneri
—
Passeggiata a Santa Sa- bina—
una baldoria sacro-profana che più tardi fuimitataaPariginellafamosadescente delaCourtille.Per l’intelligenza completa del poemetto, che fu stampato soltanto nel 1514, e finisce con unsaluto al
nuovo Papa
Leone, previoun
lamento per lamorte di Giulio II, rimando chi ne abbia bisogno ai cap. 2, 3, 4, 5 e 6, voi. 8°,della Storia di
Roma
nel Carnevale di
Roma
4inelMedio
Evo
dell’illustreGregorovius, e recosenz’al- tro il testo genuinamente trascritto:Magnifica et sumptuosa Festa factadalli S. R. per el Carnovale
M.
D. XIII.Novamente composta per Io. la (Stemmadel Papa
)
(3 g‘glie S palle)
. dePennis
(Stemma De ‘Pennis )
(3 fiori inunvaso) 3 Superet subter g
£ Superel subter P
Maestro Giovanni Iacopo Penni
Med.
Fiorentino al suo CarissimoAmicho
Piero di Francescho Bini Mercatante S.Humanissimo
Piero.Lo anno
passatoM.
D. XIIIanno
ultimo di Julio II Po. Mas. LiRomani, come
per usanza hanno, celebrorono per Carnovale
una
bella, et honorata festa,
chome
sai; la qualeamme
fu ditanta satisfatione, cheio proposi inoctavarima farne storia, et dare al futuro seculo
memoria
di quella. Et in tale proposito stando la ochasione,chesai,
me
occupo et lamano,
etlo ingegnio. Successe dipoila mortedel Pontifìce, etlacreationediLeon X
Pon.
Max
et la sua solenne Coronatione, la quale anchora tantomi
piacque,che io fui forzato pigliare la penna, et cosi improsane feci la Cronica, laquale impressa in publico, a chi ne volse pigliare, la di- spensai. Questi trattenimentimi
feciono la pre- sente Storia tener addietro.Ora
perchè el presente42 Alessandro VI, Giulio lie Leone
X
Carnovale minaccia a molta più favorita Festa, che lo
anno
passato, et acciochè se ne possa fare para- gone, laho
composta, et in versorimmo
messa, acciò publicamente dalliboni ingegni sia gustata. Et perchè,chome
al giovine virtuosoet costumato, atte la dirizzo, acciochè quella per lo tuo cognosciuto ingegno acreschaet dilaude, et di honore. Stia (sic) sano; et mantienmi nella grazia tua,chome
insino al presentemi
hai mantenuto.Sarrebbe arido e secco de Elicona E1 sacrosanto fonte caballino.
Se talor
quando
allamente
risuonaLa Musa
afflata dal calor divino,Non
si isvegliasse la Lira Alceona Per attaccarsi al dolce Apollo al crino Delle cose preterite la gloriaDel re di in la
non
ne farà memoria.Però prosumptuoso la
mia
penna Faccio vergare con lo atramento il foglio, Dapoich’el Carnovale veggomi
accenna A’ Ludi antichi già del Campidoglio, Benché qui il senso e la ragion contenna,Che
Funo mi
dice dell’altro ionon
voglio, Perchè i romanihanno
sublimi ingegniAl
descriver dime
assai più degni.Sicché alquanto al descrivere
mi
perito,Ma
canterò con rima poco valida,nel Carnevale di
Roma
43Anco
se alcuno neltempo
preteritoNon
avesse descritto, e ora con calida Voluntà acquistar volesse merito, Vuo’,che laMusa mia
rimanga squalida,E
quello acquisti ulivo, e il plettro di auro,E
la corona del virente Lauro.Clio, che già
mi
ha favorito tanto, In questa il tuo favor tutto si impetra, Acciò diletti a ciascheduno il canto,E
fa, che Apollo ben tocchi la cetra,Che
certo con lo ajuto suomi
vantoNon
far già questa storia all’altre tetra, Anzi forse difama
ha immortale,Benché
la festa sia del Carnovale.Nel
tredici dapoi mille e cinquecento, Nell’ultimoanno
di Julio secundo, Essendo el Furor Gallico già spento,La Cisma
della Chiesa gita al fondo,• Ponevasi requie al timore al tormento, Mostravasi ciascun lieto e giocondo;
Onde
per questo inRoma
si significa Per Carnovale una Festa magnifica.In questo
tempo
elromano
Senatore Erauno
illustre Cavaliere e Conte,Non
so, se degni già di tanto honore, Porta suafama
scritta in su la fronte.Partenopejo di patria era Doctore,
Nominato
dall’uno
1’altro Orizonte,Alessandro VI, Giulio li e Leone
X
41
Julio Scorciati (i), che per
arme
sua pone Sopra una spada la Pelle d’uno Leone.Jeronimo Venzon, Stefan Carbone,
E
Mario Particappa, buoni Patrizi, Eran Conservatori, degne persone, Di bontà pieni, e privati di vizi;Questi
mundorno
a’lor Caporioni, Acciocché e Cieli eAcque
fosser propizi,A
dir la voglia del Sancto Pastore,Che
preparassi far Festa maggiore.La Camera
apostolica ordinava Palii e Triomphi con degni ornamenti;E
così’1tempo
lieto si aspettava;Ognun
cerca assettare i suoi strumenti;Chi le caccie de’Tori preparava, Par, che ogni
uomo
alquanto si risenti,Chi assetta spade, lancioni, chi corazze, Per provarsi con Tori su per le Piazze.
(i) Giuliode’Scordati dellaCastelluccia nella diocesidiCapaccio, ma Nobiledel Seggiodi Montagna diNapoli, che era stato Sena- tore anche nel 1499. 11Crescimbeni, 33, prima lochiama Giulio de Mazzuti, e poiGiulio Sonino, formandonedue diversi soggetti.
Inquesti duemodilo chiamali Verdettini, 101-102,soggiugnendo:
0furono due Senatori, ovverocesi diversamentedetti. Ondegiusta- mente vien ripreso dal Vitale, il quale, I. U. 488 e494, ne dà scelte notizie.
(Nota delCancellieri).
rei Carnevale di
Roma
45Del
mese
diGennaro
a trenta giorniLa
Festa incominciò, e mostrò Apollo1 raggi suoi sì fulgenti e adorni,
Che
’1 Tiber per veder scoperse il collo,E
pargli quasi il suotempo
ritorni.Vede
fiorire in lui qualche rampollo, Sentia in ogni Strada, etomni Foro
In caccia il bicornuto bravo Toro.In Campidoglio tre Tori si
ammazza, E
in Piazza Judeauno
fu terribile,Ch’era uscito d’
una
fiera razza, Però che fece il dì cosa incredibile,Che uomo non
trovò in su quella Piazza,Che
di assaltarlo gli fusse possibile, Sicché ne uscì incolume la bestia,Ma
in Banchi sarà poi la sua molestia.Corsesi poi el Palio de Judei;
Fu
dipanno
rosato Bolognese;Questi passorno con loro trofei,
Adorni bene pur alle lor spese,
E fumo
tanti, che dirnon
saprei,Armati
tutti, chi spade e palvese, Chi corsaletti, ronchi, spiedi e lance,Che non
parevano uomini da ciance.Haveno
i corridor vestiti bianchi, Cucito attorno Ulivo con Orpello Ch’ erano di lunghezza insino ai fianchi; Ciascuno in capoun
bizzarro cappello,Alessandro VJ, Giulio IIe Leone
X
46
Esser pareva a lor gagliardi e franchi,
Che
nc li porti tutti Farfarello;Con
un Ulivo grande badialeAndorno
tutti al Palazzo Papale.Alla cloaca di Santa Lucia
Fu
dato ilcampo
e tirata la corda;Quando
fu il tempo, della tuba uscia E1 suon, che par che ciascheduno assorda:Non
bisognò nè sapon, nè licia,A
fargli correr con la voglia ingorda;E
chi prima, e chi poi, el piede scosse,Tanto
chenon
fu il dì buone le mosse.Cruciossi Salomon, Jacobe, Isache, Elia, Moisè, ed Alfagore.
E
Aron, che sudate avea le lache, Sabbatuccio e la Bocca di Nasore.Le
forze di Vitalnon
eran strache Perchè fu il primo, e Paltro dì ricore Cogli altriinsieme,e prima ancorfuil giorno,E
così il Palio i Judci guadagnorno.E
di verdeDamasco;
e ’1 dì sovrano Si corsono i zittelli il Pallio loro;Ebbon
le mosse al Castello AdrianoChe
fu per certoun
Corso assai decoro,E
guadagnollo un Putto Italiano Ch’ebbe dal correr suo degno ristoro, Ch’era ragazzo di Ser Paolo Biondo,Giovili gentil eh’un altro tal
no
è almondo.
nel Carnevale di T{qma 47
E1 primo di del
mese
di Febraro Si corsoli tutti e giovani gagliardi,Che
furon più assai, eh’un
centinaro;Destri saltavan,
come
Leopardi,Nè
fu lemosse
de’Judei divaro,Ma non fumo
nel correr tanto tardi, Fur ben le mosse, secondo eh’ io stimo,E
che si dette il palio a chi fu primo.Nè
pare onesto, oblivione si dia DelToro
che scampò, che tornò in caccia In questo dì nella Florida via (i),E
molta gente il combatte, e minaccia;Quivi purgata fu sua gagliardia
Da
Giovin fieri, che seguiron sua traccia;Ferito intro d’
un
piè elToro
rugge, E1 Popol con le spade lo distrugge.Attal che per il suo mesto rnugire Jove, che la sua forma have già presa,
Quando
gli usòEuropa
rapire, Par si dolesse di questa contesa, FeceJunone
turbare e discoprire Acheloo ricordandogli 1’offesa,Che
li fece del corno el forte Alcide, Talché di piova l’altro dì conquide.Di Febraro era el suo secondo giorno;
La
pioggia guastò el corso a’Vecchierelli.(i) Così chiamavasialloraStrada Giulia.
(iV.d. C.)
48 Alessandro VI, Giulio II e Leone
X
Venere e gli altri Dei furon d’intorno
A
Jovc, e tutti supplicaron quelli,Che
Taltro dì, eh’era el suo dì adorno, Dovesse fare lieti iroman
belli:Jove alla prece gli Dei fè contenti,
E
Junon fè spazzar l’aria da’ venti.Senza una nube
Febo
Dafne mira, Pargli veder tuttavia in alloro, Vulcano la rete alla sua stanza aggira, Per Marte svergognar nel Concistoro, Acheloo spesse volte sospira,Che
gli par tuttavia tornare in Toro, Sentesi Tamburini, trombette e zufoli,Che
liuominiminacciar chiTori,chi Bufoli.Armossi in
Roma
il Dio molti pedoni, Chi trova usbergo, corazza e chi falde, Chi cimier, braccialetti e chi pennoni, Fassi livrea ogniuom
per aver laude, Chimonta
sopra bardati ronzoni;Era le voglie a ciascun di pari calde,
Ogni
casa che abbia arteun uomo
armato Al Campidoglio simanda
onorato.Dapoichè fu ciaschedun ragunato