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Utilizzo di contapassi nel contesto di un programma educativo intensivo in pazienti diabetici di tipo 2

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Academic year: 2021

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C. Tubili, L. Morviducci, M.R. Nardone, N. Altieri, A. Clementi

UOS di Diabetologia con DH, Polo Ospedaliero Interaziendale Trapianti (POIT), Az. Osp. “S. Camillo - Forlanini” di Roma

Corrispondenza: dott. Claudio Tubili, UOS di

Diabetologia con DH, Polo Ospedaliero Interaziendale Trapianti (POIT), Az. Osp. “S. Camillo - Forlanini”, piazza Forlanini 1, 00151 Roma

e-mail: ctubili@scamilloforlanini.rm.it G It Diabetol Metab 2011;31:125-130 Pervenuto in Redazione il 21-12-2010 Accettato per la pubblicazione il 22-07-2011

Parole chiave: sindrome metabolica, dieta, attività fisica, educazione terapeutica, pedometri

Key words: metabolic syndrome, diet, physical activity, therapeutic education, pedometers

Lavoro originale

Utilizzo di contapassi nel contesto di un programma educativo intensivo in pazienti diabetici di tipo 2

RIASSUNTO

In pazienti diabetici di tipo 2 l’intervento sullo stile di vita attra- verso un approccio educazionale intensivo che comprende interventi mirati dietetico-comportamentali è in grado di miglio- rare significativamente il compenso metabolico e di ridurre il rischio cardiovascolare. L’utilizzo di contapassi può essere utile nell’aumentare, obiettivandola, l’efficacia di interventi di questo tipo.

È stata valutata in pazienti diabetici di tipo 2 con sindrome meta- bolica (SM) l’efficacia di un programma educativo intensivo basato su: prescrizione e counseling dietetico; terapia compor- tamentale; uso di contapassi nel controllo della malattia diabeti- ca e dei fattori di rischio cardiovascolari associati (contestualiz- zati nella SM).

Quaranta pazienti diabetici di tipo 2 sono stati randomizzati in due gruppi: 20 pazienti trattati con approccio intensivo e 20 con approccio standard (controllo).

I dati d’ingresso (T0) non rilevano differenze significative tra i due gruppi di pazienti. Nel gruppo in terapia intensiva è risultata sta- tisticamente significativa la variazione di BMI (p < 0,05), circon- ferenza vita (p = 0,01), glicemia (p < 0,05), HbA1c(p = 0,01). Per i valori di trigliceridi, colesterolo LDL, colesterolo HDL non si è rilevata alcuna variazione significativa, pur in presenza di una tendenza al miglioramento. Il 17% dei pazienti del gruppo segui- to intensivamente a T1 non è più inquadrabile nei criteri diagno- stici della SM (ATP III e IDF). L’uso di strumenti semplici come i contapassi consente di ottenere dati oggettivi sulla prescrizione dell’attività fisica, di monitorare l’adesione a programmi semi- strutturati e di stimolare la partecipazione attiva e consapevole dei pazienti.

SUMMARY

Use of pedometers in an intensive educational programme in patients with type 2 diabetes

In patients with type 2 diabetes, change of lifestyle achieved through an intensive educational approach, including targeted adjustments to dietetic behaviors, can significantly improve metabolic compensation and reduce cardiovascular risk. The

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use of pedometer can be useful to increase the effectiveness of such a change.

The effectiveness of an intensive educational program based on:

dietary prescription and counseling, behavioral therapy, use of pedometers, control of diabetes and associated cardiovascular risk factors (in the context of SM) has been assessed in patients with type 2 diabetes with metabolic syndrome (SM).

Forty patients with type 2 diabetes were randomized into two groups: 20 patients treated with intensive approach and 20 with a standard approach (control).

The input data (T0) did not show significant differences between the two groups of patients.

The intensive therapy group has shown a statistically significant change in BMI (p < 0.05), waist circumference (p = 0.01), glu- cose (p < 0.05), HbA1c(p = 0.01). In terms of triglycerides, LDL cholesterol, HDL cholesterol no significant change, despite an improving trend, has been revealed.

17% of patients treated intensively at T1 can no longer be assessed on the basis of the diagnostic criteria of SM (ATP III and IDF). The use of simple tools such as pedometer allows for obtaining objective data, provided that physical activity is pre- scribed, as well as for monitoring the compliance with the semi- structured programs and for stimulating active and conscious participation of the patients.

Introduzione

L’intervento sullo stile di vita riduce la progressione verso il diabete di tipo 2 in popolazioni a rischio1-3, migliora il com- penso metabolico e il profilo di rischio cardiovascolare, e riduce gli eventi cardiovascolari nel diabete conclamato4. Anche la sola attività fisica quotidiana leggera determina riduzione del peso corporeo, il controllo dei fattori di rischio cardiovascolare e una migliore gestione del diabete con risul- tati duraturi nel tempo2.

Quest’attività fisica non strutturata quotidiana, pur se di intensità lieve-moderata, comporta un significativo aumento della spesa energetica giornaliera (NEAT, non exercise acti- vity thermogenesis) e contribuisce al controllo del peso5; la suddetta attività fisica lieve-moderata è una misura efficace nella gestione del diabete di tipo 2 e dei fattori di rischio car- diovascolare (A1, A3), ed è più efficace dell’attività vigorosa6. Nella pratica clinica esistono notevoli difficoltà nella prescri- zione e nel monitoraggio degli interventi volti a promuovere uno stile di vita “attivo”.

In letteratura il monitoraggio dell’attività fisica è in genere basato sul self report: ampi studi di popolazione7condotti con diari che riportano il tempo passato nelle varie attività, rimangono limitati dalla loro intrinseca soggettività. Per studi di intervento è necessaria una misurazione oggettiva, per comprendere meglio i meccanismi fisiologici e i pattern com- portamentali, al fine di costruire raccomandazioni realistiche (attualmente si consigliano 30′ al giorno di attività fisica moderata per il mantenimento del peso e 60 min per la per- dita)8-10.

Per migliorare il controllo metabolico è consigliata un’attività di tipo aerobico di 150 minuti complessivi a settimana, da

svolgere in 3 o 4 sedute, e di moderata intensità; per la pre- venzione delle malattie cardiovascolari una tale tipologia di attività va praticata per 4 ore a settimana, mentre per il calo ponderale sono necessarie 7 ore a settimana2,11.

Un’attività fisica aerobica di intensità compresa tra 10 e 20 MET/ora/settimana, che corrisponde alle suddette tipologie, consente di ottenere un miglioramento dei valori dell’emo- globina glicata (HbA1c), della pressione arteriosa (PA), del colesterolo totale, LDL e dei trigliceridi con un incremento delle HDL, la riduzione del rischio coronarico a 10 anni e la riduzione della spesa sanitaria4.

Pedometri e accelerometri sono utili per ottenere dati ogget- tivi in studi da campo senza gli errori di sovrastima dovuti al ricordo (specie negli obesi)12.

Nello studio è stato utilizzato un accelerometro uniassiale per 7 giorni. È stata riscontrata una correlazione positiva fra sedentarietà e fattori di rischio (circonferenza vita e trigliceri- di) più forte di quella negativa fra attività intensa e gli stessi fattori13. Le implicazioni in termini di salute pubblica sono che la sostituzione delle attività sedentarie con quelle leggere può avere conseguenze favorevoli in termine di prevenzione.

Fornire semplicemente un pedometro non migliora l’attitudine a camminare, non comporta benefici metabolici e di fitness, e dato che le persone che più hanno bisogno di esercizio fisico sono in definitiva quelle meno complianti, l’utilizzo di questi semplici strumenti è utile nell’aumentare, obiettivandola, l’efficacia di interventi di educazione terapeutica14.

L’obiettivo del presente studio è quello di valutare in pazien- ti diabetici di tipo 2 con sindrome metabolica (SM) l’efficacia di un programma educativo intensivo basato su: 1) prescri- zione e counseling dietetico; 2) terapia comportamentale;

3) uso di pedometri nel controllo:

– della malattia diabetica;

– dei fattori di rischio cardiovascolari associati (contestua- lizzati nella SM).

Materiale e metodi

Sono stati individuati in tre mesi 40 pazienti diabetici di tipo 2 con le seguenti caratteristiche:

1. diabete mellito di tipo 2 da meno di 8 anni;

2. età compresa tra i 45 e i 70 anni;

3. trattati con dieta (12) e/o metformina “(28);

4. esenti da ipertensione e malattia cardiovascolare;

5. assenza di complicanze microvascolari;

6. in grado di poter effettuare in sicurezza un esercizio fisi- co di base (sulla base dei criteri ADA).

I pazienti sono stati randomizzati in due gruppi: 20 pazienti trattati con terapia intensiva e 20 considerati di controllo sot- toposti a terapia standard.

I primi sono stati avviati a un programma di counseling indi- viduale gestito dal team diabetologico focalizzato su educa- zione terapeutica e motivazione all’attività fisica.

La metodologia utilizzata ha l’obiettivo di rendere i pazienti parte integrante della gestione della malattia stimolando la consapevolezza che il diabete non è una malattia invalidan-

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te, ma al contrario è gestibile nell’ambito delle problematiche quotidiane.

Dopo un’anamnesi alimentare secondo il modello del recall delle 24 ore, è stato consegnato a ogni paziente un conta- passi da utilizzare per 7 giorni (Oregon Scientific); al momen- to della consegna il contapassi è stato settato sulle caratte- ristiche fisiche del paziente quali il peso e la lunghezza media del passo. Nel set-up si è tenuto conto della sensibilità dello strumento al movimento e per avere dati vicino alla realtà, per difetto, si è scelto di impostarlo su bassa sensibilità.

I pazienti sono stati invitati a indossarlo continuativamente dalla mattina alla sera e a registrare a fine giornata:

– passi effettuati;

– chilometri percorsi;

– dispendio energetico stimato.

Durante questi primi 7 giorni è stato raccomandato di svolge- re le normali attività quotidiane (movimento standard), da con- frontare con i dati ottenuti dopo l’intervento educazionale.

Dopo un mese è stata concordata la prima visita di control- loed è stata effettuata dal dietista una serie di 3 sedute di terapia educazionale individuale con cadenza quindicinale sulle tematiche alimentari e su quelle inerenti l’attività fisica.

Sono state fornite delle nozioni di base sulla differenza tra i vari alimenti, la loro funzione e valore calorico, il corretto uso dei carboidrati e la differenza tra semplici e complessi, il con- cetto di indice glicemico; l’importanza del frazionamento dei pasti e il contenuto glucidico dei principali alimenti; la diffe- renza tra i grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi e il loro effetto sul sistema cardiovascolare.

Sono state mostrate le immagini delle porzioni corrisponden- ti a quelle della dieta attraverso l’atlante informatico del soft- ware “Metadieta” (Me.te.da.) con dimostrazioni pratiche su pesata di alimenti reali crudi e cotti, per aumentare le abilità di autogestione del soggetto.

Dopo la valutazione del movimento spontaneo abituale (indi- cativo della NEAT, non exercise activity thermogenesis), è stata sottolineata la necessità di un incremento di questa al fine di facilitare la riduzione del peso corporeo, ridurre la resi- stenza all’insulina, controllare la glicemia e prevenire le com- plicanze cardiovascolari. Sono state concordate alcune pic- cole modifiche delle abitudini giornaliere, i tempi e i modi per svolgere un’attività fisica di tipo aerobico per almeno mezzo- ra al giorno (passeggiata a passo veloce evitando l’uso del- l’ascensore o preferendo una camminata alla macchina). In accordo con lo studio di Di Loreto, ai pazienti è stato posto l’obiettivo, considerato ottimale, di incrementare gradual- mente la propria attività fino a raggiungere almeno 6400 passi, corrispondenti a circa 80 minuti di camminata veloce4. I pazienti del gruppo in terapia intensiva sono stati rivalutati dopo 20-30 giorni al fine di verificare eventuali difficoltà e rin- forzare la motivazione. Dopo tre mesi si sono tenuti gli ultimi due incontri; durante il primo è stato riconsegnato il conta- passi, reimpostato secondo le modalità sopra descritte, per valutare le variazioni dell’attività motoria, ricordato ai pazien- ti di compilare nuovamente il diario dei passi e fornite ulterio- ri delucidazioni sullo strumento.

Nel secondo incontro, dopo una settimana, sono stati riesa- minati il diario, il profilo antropometrico e di laboratorio, ed è

avvenuto un ultimo colloquio con il dietista durante il quale è stato nuovamente utilizzato il metodo del recall delle 24 ore per valutare se le indicazioni alimentari erano state attuate.

Il gruppo di controllo è stato trattato secondo un modello convenzionale basato su prescrizione dietetica e controllo trimestrale.

Alla prima visita (T0) e dopo 6 mesi (T1) sono stati rilevati peso, statura, BMI, pressione arteriosa, glicemia a digiuno, HbA1c, trigliceridi, colesterolo totale, HDL, colesterolo LDL ottenuto applicando la formula di Friedewald15.

L’analisi dei dati è stata eseguita mediante il t test per dati appaiati e per dati indipendenti.

Risultati

I dati d’ingresso (T0) non rilevano differenze significative tra i due gruppi di pazienti (Tab. 1).

A T1 tutti i parametri studiati sono migliorati rispetto a T0, in misura maggiore nel gruppo in terapia intensiva rispetto a quello di controllo (Tabb. 2 e 3). La circonferenza vita si è

Tabella 1 Caratteristiche del gruppo in terapia in - tensiva (A) e del gruppo di controllo (B) all’inizio dello studio.

Variabili Gruppo A Gruppo B T p

Peso (kg) 84,4 ± 16,4 86,0 ± 16,7 0,307 0,760 BMI 29,3 ± 4,1 30,2 ± 4,7 0,691 0,494 Circonferenza

vita 103,9 ± 10,3 103,9 ± 11,8 0,014 0,989 Glucosio 139,9 ± 30,5 134,4 ± 30,8 0,567 0,574 Trigliceridi 176,9 ± 94,8 171,0 ± 101,4 0,190 0,850 Colesterolo

LDL 126,7 ± 45,2 127,9 ± 39,9 0,080 0,937 Colesterolo

HDL 42,8 ± 10,0 41,8 ± 7,4 0,375 0,710 HbA

1c

8,8 ± 1,3 8,4 ± 1,4 0,848 0,402

Tabella 2 Differenze (gruppo in terapia intensiva) tra l’inizio e la fine dello studio.

Variabili T0 T1(6 mesi) p

Peso (kg) 86,4 ± 16,7 79,6 ± 16,5 ns

BMI 29,5 ± 4,4 27,1 ± 4,7 0,050

Circonferenza

vita 104,5 ± 10,8 93,6 ± 12,3 0,010 Glicemia 142,5 ± 32,1 129,0 ± 20,8 0,050 Trigliceridi 176,1 ± 102,0 173,9 ± 103,4 ns Colesterolo 209,43 ± 45,2 199,1 ± 43,9 ns

HDL 42,4 ± 10,2 46,2 ± 14,2 ns

HbA

1c

8,4 ± 1,2 7,5 ± 1,2 0,010

Step 5576,7 ± 2549,1 8207,6 ± 2549,1 0,002

km 2,2 ± 1,0 3,2 ± 0,8 0,002

kcal 195,7 ± 90,0 286,1 ± 115,4 0,015

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ridotta in misura statisticamente significativa rispetto al grup- po di controllo (93,6 ± 12,3 vs 102,2 ± 10,2 cm; p < 0,04), con un miglioramento medio del 9,4%.

In particolare, a T1 i valori di circonferenza vita ritornavano nella norma nel gruppo in terapia intensiva nel 78,5% degli uomini e nel 75% nelle donne, mentre nel gruppo in terapia convenzionale nel 17% negli uomini e nel 25% delle donne.

Nel gruppo in terapia intensiva tra T0 e T1 è risultata statisti- camente significativa (Tab. 2) la variazione di BMI (95% dell’in- tervallo di confidenza, p < 0,05), della circonferenza vita (99%

dell’intervallo di confidenza, p = 0,01), della glicemia (95% del- l’intervallo di confidenza, p < 0,05), dell’emoglobina glicata (99% dell’intervallo di confidenza, p = 0,01). Per i valori di tri- gliceridi, colesterolo LDL, colesterolo HDL non si è rilevata alcuna variazione significativa, pur in presenza di una tenden- za al miglioramento (2,7% per i trigliceridi, 6,0% per il coleste- rolo LDL, 7,3% per il colesterolo HDL). Tutte le altre variabili mostrano differenze non significative tra i due gruppi (Tab. 4).

Le medie dei valori ottenuti consentono di rilevare un netto miglioramento del gruppo in terapia intensiva rispetto a quello di controllo per tutti i parametri considerati, con una riduzione del peso del 6,1%, del BMI del 9,3%, dei trigliceridi del 7,6%

e del colesterolo LDL del 7,0%, con un aumento del coleste- rolo HDL del 10%. Differenze meno rilevanti si sono ottenute invece per i valori del glucosio plasmatico preprandiale: 0,9%

e dell’emoglobina glicata: 5% (Tab. 5, Figg. 1 e 2).

Nel gruppo di controllo non si osserva fra T0 e T1 alcuna significatività statistica, anche se alcuni parametri sono migliorati (Tab. 3).

L’efficacia dell’intervento sulle modifiche dello stile di vita è confermata nel gruppo in terapia intensiva dai dati del con- tapassi: 8207,6 ± 2549,1 a T1 vs 5576,7 ± 2549,1 di T0 (99% dell’intervallo di confidenza, p = 0,002), con incremen- to dei km percorsi (99% dell’intervallo di confidenza, p = 0,002) e delle kcal consumate (95% dell’intervallo di con- fidenza, p = 0,015).

I pazienti che svolgevano un’attività ≥ 6400 passi al giorno sono aumentati dal 25% al 65% al termine dello studio, e quelli che hanno avuto una perdita di peso ≥ 5% sono il 70%

nel gruppo in terapia intensiva vs il 23,5% nel gruppo tratta- to con modello convenzionale.

– il 53% dei pazienti nel gruppo in terapia intensiva rag- giunge un valore di emoglobina glicata < 7% vs il 23,5%

dei pazienti del gruppo di controllo;

il 58,8% dei pazienti nel gruppo in terapia intensiva vs il 47% del gruppo in terapia convenzionale presenta valori di trigliceridi < 150 mg/dl;

il 43,7% dei pazienti nel gruppo in terapia intensiva vs solo il 18,7% nel gruppo in terapia convenzionale riesce a ottenere valori di colesterolo LDL < 100 mg/dl;

– i pazienti che presentano valori > 40 mg/dl di colestero- lo HDL sono il 76,4% nel gruppo in terapia intensiva vs il 58,8% nel gruppo di controllo.

In entrambi i gruppi la percentuale di pazienti che raggiunge i limiti raccomandati per la glicemia a digiuno è sovrapponi- bile e pari al 47% del totale.

Infine nei pazienti del gruppo in terapia intensiva a T1 il 17%

non rientrava più nei criteri diagnostici della SM (ATP III e IDF).

Discussione

Le modifiche dello stile di vita rappresentano uno strumento fondamentale di prevenzione e terapia del diabete, e i nostri risultati sono in accordo con la letteratura sull’argomen- to2,3,16.

Il coinvolgimento e la collaborazione attiva dei pazienti sono Tabella 3 Differenze (gruppo di controllo) tra l’inizio

e la fine dello studio.

Variabili T0 T1 (6 mesi) p

Peso (kg) 85,9 ± 12,8 84,0 ± 14,4 ns

BMI 29,7 ± 3,2 29,6 ± 3,7 ns

Circonferenza

vita 105,4 ± 9,7 102,2 ± 10,2 ns Glucosio 139,9 ± 28,1 130,2 ± 19,8 ns Trigliceridi 165,1 ± 89,0 186,2 ± 95,3 ns Colesterolo

totale 199,34 ± 41,4 194,3 ± 36,4 ns

HDL 39,9 ± 6,8 42,3 ± 7,5 ns

HbA

1c

8,3 ± 2,7 7,9 ± 1,1 0,010

Tabella 4 Caratteristiche del gruppo in terapia in - tensiva (A) e del gruppo di controllo (B) al termine dello studio.

Variabili Gruppo A Gruppo B T p

Peso (kg) 79,6 ± 16,5 84,0 ± 14,4 0,818 0,420 BMI 27,1 ± 4,7 29,6 ± 3,7 1,694 0,100 Circonferenza

vita 93,6 ± 12,3 102,2 ± 10,2 2,199 0,035 Glucosio 129,0 ± 20,8 130,2 ± 19,8 0,186 0,854 Trigliceridi 173,9 ± 103,4 186,2 ± 95,3 0,362 0,720 Colesterolo

LDL 119,1 ± 43,9 134,3 ± 36,4 1,061 0,293 Colesterolo

HDL 46,2 ± 14,2 42,3 ± 7,5 0,995 0,327 HbA

1c

7,5 ± 1,2 7,9 ± 1,1 0,956 0,346

Tabella 5 Miglioramento% medio del gruppo di terapia intensiva rispetto al gruppo di controllo.

Intensiva Controllo %

Peso (kg) 79,64 84 6,1

BMI 27,19 29,69 9,3

Circonferenza vita 93,64 102,23 9,4

Glucosio 129 130,29 0,9

Triglicerdi 173,94 186,29 7,6

Colesterolo LDL 119,19 127,84 6,8

Colesterolo HDL 46,23 42,35 –10

HbA

1c

7,51 7,9 5

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condizione necessaria per l’efficacia dell’intervento5,16,17. È stato utilizzato lo strumento della “terapia educazionale indi- viduale” basata su incontri ravvicinati con un intervallo di circa 20-30 giorni, al fine di valutare le difficoltà pratiche, sostene- re psicologicamente il paziente e aiutarlo con proposte con- crete sulle scelte alimentari e sull’aumento dell’attività fisica. Il contapassi in questo contesto è stato proposto come uno strumento semplice da usare e di immediata comprensione, potendo definire un obiettivo preciso e misurabile.

Anche se la promozione di programmi strutturati di esercizio fisico costituisce un messaggio irrinunciabile di salute pubbli- ca, l’aumento dell’attività leggera quotidiana non strutturata è più efficace dei programmi di esercizi strutturati nella per- dita di peso e nel mantenimento dei risultati a lungo termine18 e diminuisce il rischio cardiometabolico.

L’uso di semplici strumenti come i contapassi consente di ottenere dati oggettivi sulla prescrizione dell’attività fisica e di monitorare l’adesione, senza gli errori di sovrastima del recall19. Nella rassegna sistematica di Bravata20 emergono alcuni limiti degli studi sui contapassi, quali la breve durata di utilizzo, i pochi dati a lungo termine, la disomogeneità dei partecipanti; inoltre negli studi di intervento vengono usati altri metodi contemporaneamente ai pedometri (diari, coun- selling, target). L’efficacia del contapassi da solo, al di fuori di programmi educazionali, utilizzato in cieco senza che i sog- getti possano vedere il numero degli step, è controversa.

Bjørgaas MR et al.14 hanno studiato l’effetto dell’utilizzo di pedometri sull’incremento dell’attività fisica (walking) e sui con- seguenti positivi effetti metabolici in 70 pazienti diabetici di tipo 2: il numero dei drop out è stato alto (31,4%), il numero degli step effettuati nel gruppo di studio non è variato nei 6 mesi di

osservazione e non sono state osservate differenze nelle varia- zioni di peso corporeo, HbA1c, FBG (fasting blood glucose), tri- gliceridi, pressione arteriosa diastolica e HDL, tanto che gli autori concludono che fornire un pedometro non migliora l’attitudine a camminare, non comporta benefici metabolici e di fitness, e che le persone che più hanno bisogno di eserci- zio sono in definitiva quelle meno complianti. Secondo i nostri risultati i contapassi si inseriscono utilmente nell’ambito di un programma educazionale intensivo, con beneficio sui parame- tri antropometrici e laboratoristici di rischio cardiovascolare.

Anche se negli ultimi anni sono usciti sul mercato device integrati da software con memoria e analizzatori di intensità, la maggior parte degli studi sono stati condotti con strumen- ti che non fornivano questi dati. Il merito dei contapassi è soprattutto quello di rinforzare con un feedback in tempo reale, la consapevolezza della capacità di muoversi, la moti- vazione, l’autocontrollo e, in definitiva, sono capaci di aumentare il volume complessivo dell’attività fisica.

La maggior parte dei pazienti ha mostrato piena collabora- zione, e solo due hanno abbandonato lo studio. I pazienti che hanno aderito al programma di intervento sullo stile di vita hanno avuto risultati complessivamente migliori rispetto al gruppo di controllo. Il BMI, l’emoglobina glicata e la glice- mia a digiuno si sono ridotti significativamente; la diminuzio- ne della circonferenza vita statisticamente significativa nel gruppo di intervento a T1 è indicativa di riduzione del grasso viscerale, dell’insulino-resistenza e del rischio cardiovascola- re21e nel 17% dei pazienti non erano più soddisfatti i criteri diagnostici della sindrome metabolica sia secondo l’ATP III che l’IDF. Si è anche ottenuto un miglioramento, anche se non statisticamente significativo, dei fattori di rischio cardio- Figura 1 Miglioramento % medio del gruppo di terapia

intensiva rispetto al gruppo di controllo per i parametri antro- pometrici 2ª fase.

Figura 2 Miglioramento % medio del gruppo di terapia intensiva rispetto al gruppo di controllo per i valori ematici 2ª fase.

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vascolari come i trigliceridi, il colesterolo LDL e il colesterolo HDL22.

La variazione positiva dell’emoglobina glicata nel gruppo di controllo è da riferire verosimilmente ai migliori valori glicemi- ci nella fase postprandiale ottenuti grazie a una maggiore adesione alla terapia dietetica (in assenza di variazioni farma- cologiche).

La differenza di trattamento tra i due gruppi consisteva nel diverso modello di approccio da parte del team diabetologi- co e del dietista, in particolare, in quanto ai due gruppi erano offerte le stesse possibilità di accesso, di consulenza medi- ca, di informazioni sul corretto stile di vita e sui vantaggi del- l’esercizio fisico. Questo, anche se rilevato in un breve perio- do di osservazione, è un indicatore utile a dimostrare quan- to abbia inciso l’attività specifica svolta dal dietista, educato- re nel cambiamento dello stile di vita dei pazienti. Numerose osservazioni suggeriscono la necessità di periodici retraining educazionali sull’autogestione della malattia diabetica o stile di vita2.

L’alta percentuale di adesione dei pazienti (70%), dimostra la concreta possibilità di applicazione di queste metodiche educazionali e la partecipazione attiva e consapevole dei pazienti.

L’intervento educativo del dietista deve comprendere il com- mento dei report di attività fisica e le istruzioni al suo incre- mento graduale: tale tipo di conoscenza deve far parte del bagaglio culturale di tutti i membri del team diabetologico. In conclusione, l’uso di strumenti semplici come i contapassi consente di ottenere dati oggettivi sulla prescrizione dell’atti- vità fisica e di monitorarne l’adesione ponendo obiettivi indi- viduali realistici.

Conflitto di interessi

Nessuno.

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