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I Crastan a Pontedera

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Academic year: 2021

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I Crastan a Pontedera

La famiglia Crastan ha lasciato un segno non soltanto nella Pontedera industriale e commerciale, che si identifica con i grandi e piccoli stabilimenti dalle ciminiere fumanti e il viavai di camion e camioncini carichi di merce.

C’è un’altra Pontedera, quella che oggi prende il sopravvento e che fa brillare le strade di vetrine e bar all’aperto, statue e edifici sempre più spesso riportati alla vecchia bellezza, ed anche in questa parte della città i Crastan si sono resi protagonisti.

Come già accennato, la famiglia svizzera, agli inizi del ‘900, era ormai entrata a far parte della elite cittadina, formata da industriali, commercianti e liberi professionisti. Per completare l’opera di integrazione le era ormai necessaria soltanto un’abitazione nel centro città, presso Piazza Martiri della Libertà, luogo privilegiato dalla ricca borghesia, dove i palazzi signorili non si facevano mancare.

Per questo motivo dopo la seconda guerra, i fratelli Luzio e Manlio ricostruirono un palazzo, che delimita ancora oggi il lato sud della piazza, completamente distrutto dai bombardamenti.

L’edificio, anche se innalzato nella metà del ‘900, mantiene caratteristiche architettoniche tipiche del secolo precedente, che contraddistinguono la maggior parte delle costruzioni che si affacciano sulla stessa piazza.

Il motivo di maggior orgoglio della nuova dimora Crastan è senza dubbio il giardino, riparato da alti muri che lo nascondono ai passanti. La ricchezza di piante e arredi fissi si aggiungono al già vario prospetto della facciata occidentale, movimentato da loggiati, terrazze

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coperte da pergole e rampe che collegano il parco all’appartamento dei signori, posto al secondo piano1.

Fig. 124, 125- Facciata del palazzo Crastan in Piazza Martiri della Libertà, e il giardino interno. Nonostante la particolare bellezza di questo palazzo, la più famosa costruzione pontederese appartenuta alla famiglia Crastan è, senza dubbio, l’attuale biblioteca comunale.

Fig. 126- La villa Crastan.

La villa è stata costruita, nel 1928, in corrispondenza del giardino dell’adiacente Palazzo Morini, disegnato, nel 1885, dal rinomato

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architetto pontederese Luigi Bellincioni2. Il progetto della nuova costruzione è stato elaborato personalmente da Manlio Crastan, appassionato di architettura, con l’aiuto del geometra A. Arrighi.

Lo stile, neorinascimentale, è definito dalla scalinata d’ingresso a doppia rampa e dalla loggia tripartita, dentro cui si trova una piccola edicola. Al centro del giardino, ordinato da percorsi e aiuole, si trova una fontana, in cui nuotano, ancora oggi, numerosi pesci. Al culmine dell’asse che unisce la scalinata alla fontana, attraverso un vialetto, si trova una grotta artificiale, che sorregge un terrazzino coperto da un pergolato, a cui si arriva

tramite due scalette

simmetriche che si

arrampicano nella vegetazione. A differenza del palazzo, alla villa si accede da una strada secondaria, via della Stazione Vecchia, che si dirama dalla piazza principale, ma l’accoglienza è data da un maestoso cancello in ferro battuto, appartenuto a Palazzo Morini, e anch’esso disegnato da Luigi Bellincioni, su cui sono state aggiunte le iniziali “MC”.

2

E. Agonigi, Luigi Bellincioni. (1842-1929) Ingegnere e Architetto del “Nuovo Stile”, CLD s.r.l.-Fornacette (Pi), 2001. Pag. 68.

Fig. 127, 128- Disegno di L. Bellincioni per il cancello di palazzo Morini e modifica del fregio fatta eseguire

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Il linguaggio architettonico è totalmente e severamente legato al XIX sec., ma gli impianti interni sono disegnati facendo riferimento ai più moderni modelli americani: un esempio che vale per tutti è l’installazione del telefono in tutte le stanze, perfino nelle toilettes. Manlio aveva pensato a tutti i comforts, facendo costruire, sul retro della villa, un campo da tennis, dotato di spogliatoi e illuminato elettricamente, affiancato da un piccolo giardino di gusto romantico. Il campo e l’abitazione erano separati da un edificio più piccolo che ospitava l’autorimessa e l’appartamento dell’autista3.

Fig. 129- L’autorimessa e casa dell’autista, oggi “Biblioteca dei Ragazzi”.

Se in fabbrica era professata la sobrietà e l’austerità lo stesso non si poteva dire per le mura domestiche.

Manlio, grande appassionato anche di arte, amava circondarsi di cose belle, rare e preziose, basti pensare che, come pavimento per la grotta del giardino, aveva fatto usare un antico mosaico romano4.

L’opera fu acquistata tra il 1930 e il 1932, e raffigurava una scena marina, in cui erano ben distinguibili molte razze di pesci

3

F. Bracaloni,Il paesaggio a Pontedera, Pacini Editore- Pisa, 2000. Pag. 68.

4

E. J. Sheperd,“Villa Crastan: la storia del mosaico”, in F. Bracaloni, “Il paesaggio a

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commestibili, con, relegata in un angolo, una piccola imbarcazione in balia delle onde. La decorazione musiva, ritrovata casualmente nel 1842 nei pressi di Populonia (LI), faceva parte dell’edificio più fastoso dell’acropoli romana, risalente al I sec. a.C., e fu uno dei primi reperti trovati nella zona, che ne decretò la ricchezza del sottosuolo. Il mosaico, una volta staccato dal suo alloggiamento originario, passò nelle mani di diversi proprietari e subì numerosi trasferimenti, nell’ultimo dei quali fu completamente distrutto e poi fatto restaurare da Crastan. Il restauro, abbastanza ben fatto, presentava imperfezioni e incertezze soltanto nei punti in cui il disegno era già lacunoso al momento del ritrovamento.

Fig. 130- Il mosaico romano.

Alla morte di Crastan, alla fine del 1965, il mosaico, ormai considerato di grande interesse artistico e storico, entrò nel mercato internazionale d’arte, come tutte le altre proprietà. Il Ministero per i

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Beni e le Attività Culturali è riuscito ad accaparrarselo soltanto nel 1995, ma ancora oggi non ha trovato una sistemazione adeguata.

I discendenti di Manlio e Luzio, Gianfranco e Niccolo, non abitando a Pontedera, decisero di cedere le due proprietà.

Il palazzo è stato venduto alla famiglia Pandolfi, mentre la villa è stata donata al comune di Pontedera, che vi ha collocato la biblioteca comunale, sfruttando l’edificio dell’autorimessa come biblioteca dedicata ai più piccoli e sostituendo l’appartamento dell’autista con uffici. Il campo da tennis, smantellato, ha lasciato posto al cinema all’aperto, attivo ogni anno nella bella stagione. Il giardino privato, ormai diventato pubblico, ospita, con le sue panchine, numerosi pontederesi, ma non solo, dediti allo studio o al relax.

Si tratta di un ottimo esempio di riutilizzo di una costruzione che, per la sua importanza storica e culturale, non può essere demolita. L’uso che ne viene fatto, gradito molto anche dai discendenti Crastan, gli dà un nuovo ruolo, utile e apprezzato.

I Crastan hanno voluto, in qualche modo, ricambiare l’ospitalità ricevuta dalla città, che molto tempo fa accolse e dette nuove possibilità a questa famiglia venuta da lontano.

C’è un’altra piccola notizia, ma di grande valore, che ci fa capire quanto, ormai, la famiglia Crastan si senta parte di questo paese. Nel 1969, quando a Pontedera fu costruito il monumento in onore ai caduti per la patria e alle vittime civili della seconda guerra mondiale, tutta la cittadinanza contribuì con piccole e grandi offerte, la ditta Crastan

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compare nella lista, con una donazione di ben 20.000 lire5, nonostante la Svizzera fosse rimasta neutrale per tutta la durata del conflitto.

Fig. 131- L’inaugurazione del monumento ai caduti. (1 giugno 1969)

5

Comitato promotore pro erigendo Monumento (a cura di),“Il Monumento ai Caduti e Vittime

Figura

Fig. 126- La villa Crastan.
Fig. 129- L’autorimessa e casa dell’autista, oggi “Biblioteca dei Ragazzi”.
Fig. 130- Il mosaico romano.
Fig. 131- L’inaugurazione del monumento ai caduti. (1 giugno 1969)

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