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6. HR GIGER E L’ATTUALIZZAZIONE DEL GROTTESCO ARCIMBOLDESCO

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Academic year: 2021

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6. HR GIGER E L’ATTUALIZZAZIONE DEL GROTTESCO ARCIMBOLDESCO

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6.1 Breve biografia

Hans Ruedi Giger nasce il 5 febbraio del 1940 a Chur (Svizzera)1. Dopo gli anni dedicati all’istruzione nel 1962 realizza i suoi primi disegni a china, i cosiddetti Atomkinder (bambini atomici), inoltre realizza espressivi dipinti appartenenti alla corrente pittorica informale, utilizzando colori a colla, un grande pennello e una paletta di gomma dura.

La sua prima mostra è datata 1962 e si tiene a Basilea, presso la Galleria Stürchler, ottenendo un grande successo che permise la pubblicazione di alcuni suoi disegni su riviste underground. Nel 1967 Giger conosce lo scrittore Sergius Golowin e il produttore cinematografico FM Murer e partecipa a un concorso per cineasti, realizzando un documentario sui propri dipinti. Nel 1968 lo stesso Murer gli commissiona dei modellini per un progetto di un cortometraggio di circa trenta minuti: Swissmade. Questa fu la prima esperienza di Giger con la creazione di mostruose creature extraterrestri.

Nel 1969 l’amico H.H. Kuntz pubblica e distribuisce in tutto il mondo i primi poster di Giger. Nello stesso anno il gallerista Bruno Bischofsberger pubblica il primo catalogo dell’artista: Biomechanoids 69. Sempre nello stesso anno l’artista svizzero fa la sua prima e unica escursione nel mondo del teatro, creando i costumi per lo spettacolo di Edward Bond Early

Morning.

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Per le fonti biografiche Cfr. AA.VV, www HR Giger.com, Taschen GmbH,

Hohenzollernring, Koln 1996. AA.VV., HR GIiger ARh+, Benedikt Taschen Verlag GmbH, Hohenzollernring, Koln 2007.

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Nel 1972 l’associazione artistica di Kassel espone l’intera opera di Giger, l’artista si dedica a diverse serie di lavori, i cosiddetti «paesaggi cutanei» e gli environments psichedelici con l’aerografo.

Il 1976 è un anno davvero importante per Giger, poiché gli viene chiesto di collaborare alla realizzazione del film di Alexander Jodorowsky,

Dune, che però non riuscirà a trovare i finanziamenti per decollare2. L’anno successivo invece gli viene chiesto di collaborare alla realizzazione del film fantascientifico Alien. Lo stesso anno è la volta del volume Giger’s

Necronomicon che contribuisce a conferire all’artista svizzero una

maggiore popolarità.

Un anno dopo una copia arriva nelle mani del regista Ridley Scott della 20th Century Fox, la casa di produzione interessata alla produzione del film

Alien, l’arte dello svizzero colpisce nel segno e Giger è definitivamente

scelto come creatore del mondo alieno. Nel 1980 i disegni e i dipinti del film sono in mostra a Zurigo e a Losanna, inoltre Giger riceve la nomination all’Oscar, premio che gli viene assegnato il 14 aprile nella categoria «Best Achievements for Visual Effects».

Nei cinque anni che seguono, l’artista è impegnato in vari progetti tra arte e cinema (in particolare quello dell’orrore) e nel 1985 su incarico della MGM crea diverse scene per il film Poltergeist II che l’anno dopo esce in tutto il mondo. Tuttavia mentre negli Stati Uniti il film si rivela un vero successo, in Europa scompare presto dagli schermi e Giger rimane molto insoddisfatto della realizzazione visiva delle sue visionarie idee. Il 1989 vede un cambiamento stilistico nelle opere di Giger, che decide di vivacizzare la struttura dei quadri a colori, con una sorta di lavorazione a

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rilievo. Iniziano anche le trattative per Alien III e per altri progetti di Ridley Scott.

Gli anni ’90 si rivelano davvero molto produttivi e intensi per l’artista svizzero, che a cinquant’anni suonati continua a produrre e a creare mostri e incubi allo stesso tempo affascinanti e orripilanti. Tra i progetti ai quali lavora: il fil di Scott, The Train (accantonato però subito dopo), preparativi per diverse mostre (Chur, Berlino, Nyon) e collaborazioni a documentari per la televisione giapponese e francese. L’artista lavoro anche a un suo personale progetti cinematografico: The Mistery of San Gottardo e a un libro a fumetti in cui il biomeccanoide di Giger riveste il ruolo di protagonista. Altre personali, sempre di maggior successo si tengono un po’ in tutto il mondo e nel 1992 viene inaugurato il Giger Bar a Chur (il secondo, dopo quello di Tokio, realizzato nel 1988). Nel 1996 viene organizzata la più importante retrospettiva dell’arte di Giger in Italia, presso il Palazzo Bagatti Valsecchi di Milano, titolo della mostra: Visioni di fine

millennio.

Anche gli anni 2000 sono per Giger assolutamente produttivi e ricchissimi di progetti, tra cui un nuovo catalogo Taschen: HR Giger ARh+, una collaborazione con il produttore di chitarre Ibanez, per una collezione:

HR Giger Signature Guitars nel 2005, e una grande mostra presso la

Kunsthaus di Vienna nel 2006. L’artista è tutt’oggi attivo nei più svariati campi artistici: allestimento e disegno di sceneggiature e modellini cinematografici, pittura, scultura, tattoo art, creazione di mobili in stile

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Un’immagine dell’artista a Poiana nel 1969, mentre lavora ad un costume per Swissmade

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Il visionario artista svizzero con la sua creatura più celebre: Alien

6.2. Il biomeccanoide: esempio di grottesco contemporaneo

Come abbiamo potuto costatare dalla biografia appena tracciata, Giger è uno degli artisti più poliedrici al momento esistenti. I suoi campi d’azione sono svariati, e vanno dal cinema al teatro fino all’arte meno convenzionale come quella relativa al disegno di tatuaggi e copertine musicali. Ciò che però desta meraviglia è il suo immaginario a dir poco visionario: corpi esili ma bellissimi fusi con macchine orribili e spietate, che ne determinano il funzionamento, esseri macrocefali a metà tra l’umano e l’alieno, paesaggi costituiti da esseri umani ed esseri umani dalle membra meccaniche. Il creatore d’incubi svizzero sembra proprio essere la personificazione del grottesco, di quella ricerca di meraviglioso, bizzarro, irregolare e deforme, ben conosciuto anche dal nostro artista manierista Arcimboldo attraverso

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Leonardo. Certo, le modalità operative, gli strumenti utilizzati e i soggetti sono estremamente diversi l’uno dall’altro, e anche la sensibilità che contraddistingue i due artisti non può essere la stessa. Qual è allora il tratto comune, il comune denominatore? Da che cosa è costituita la cosiddetta «vibrazione del grottesco» che sembra gettare un ponte tra l’arte dello svizzero e quella arcimboldesca?

A parer mio ciò che accomuna le due forme d’arte è proprio la tematica del corpo umano grottesco3, ovvero costituito da più elementi di natura diversa (se in Arcimboldo il profilo umano poteva essere costituito da frutta, verdura, pesci o animali, in Giger esso nasce come assemblaggio di parti anatomiche naturali e meccaniche). Il corpo umano, sia in Arcimboldo che in Giger, rimane comunque visibile, l’osservatore sa di trovarsi di fronte a volti umani, ma allo stesso tempo si trova ad osservare anche nature morte, composte di volta in volta da animali, utensili legati al dominio del fuoco o addirittura pezzi di carne arrostiti.

Allo stesso modo Giger crea umanoidi e alieni dalle sembianze umane4, ma dagli organi vitali meccanici ben in vista, la macchina, che in Arcimboldo era solo un dettaglio anatomico lavorato ad arte per acquisire forma umana, ma rimanere anche fine a se stessa, in Giger diviene parte

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Alcuni contributi interessanti sui legami tra la moderna fantascienza e le tematiche care al grottesco e al gotico: Cfr. M. L. VEROLA, Alien, ovvero il nostro futuro gotico, http://www.Alien.it. A.QUÉMA, The Gothic and the Fantastic in the Age of Digital

Reproduction, in «ESC 30.4» Dicembre 2004.

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I biomeccanoidi, una creazione di Giger, macchine organiche composte da organi o membra umane, e oggetti (in genere meccanici, come armi o anche utensili di uso comune. Per un approfondimento della temarica vedi AA.VV, HR Giger ARh+, Taschen, Hohenzollernring, Koln, 1991.

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integrante dell’anatomia androide. Senza la macchina, i biomeccanoidi non possono vivere.

Ciò che contraddistingue i due metodi creativi è che mentre in Arcimboldo gli elementi che andavano a costituire l’anatomia della testa grottesca erano giustapposti ma non arrivavano mai a fondersi (pur costituendo un insieme coerente), in Giger metallo e carne sono indissolubilmente fusi. La fusione di natura e meccanica nell’artista svizzero avviene anche a livello paesaggistico. Altra creazione assolutamente originale, infatti, è il cosiddetto «paesaggio biomeccanico», sfondo aberrante poiché costituito da membra umane meccanizzate e ridotte a sterile materia inerte.

L’idea alla base della creazione artistica è, a parer mio, riuscita a unire o almeno ad avvicinare ciò che i secoli avevano diviso in modo apparentemente netto. I due mondi così estremamente diversi del grottesco manierista esemplificato dalle teste composte di Arcimboldo, e quello del grottesco cyberpunk contemporaneo, illustrato dai biomeccanoidi di Giger ruotano attorno a principi molto simili, uno fra tutti: lo sfruttamento di forme non umane per delineare profili e sagome umane o …post-umane.

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HR Giger, New York City XX una città cerca un assassino (particolare), 1981, colore acrilico e china su carta, 140x200 cm.

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