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CAPITOLO 1: Generalità botaniche

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Academic year: 2021

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1.1 La famiglia delle Rubiaceae

Le Rubiaceae sono una vasta e svariatissima famiglia comprendente circa 400 generi e 5000 specie. Sono rappresentate soprattutto da piante erbacee talora annuali, altre volte a radice perenne ma soprattutto hanno portamento di alberi o di arbusti, talvolta hanno aspetto lianoso. Si tratta di piante a vasta distribuzione geografica che comprende tutti i paesi della Terra e pressochè tutti i climi: esse si estendono dall’Equatore al Capo Horn e coprono tutto il territorio, nell’Emisfero boreale, che dall’Equatore perviene sino alle regioni artiche. Le Rubiaceae sono in particolar modo abbondanti fra i due tropici, dove si incontrano, quasi esclusivamente, le forme arborescenti; nella flora europea esse sono invece ad aspetto erbaceo o suffruticoso (Fig. 1.1) (Motta, 1960).

Fig. 1.1 Distribuzione Rubiaceae

Fusti: hanno una caratteristica sezione quadrangolare e sono spesso ricoperti da uncini che consentono alle specie volubili di aggrapparsi agli arbusti circostanti.

Foglie: semplici, lineari, decussate, intere o raramente dentate, opposte o verticillate, anche se si tratta di “apparente verticillosi” determinata dalle stipole fogliari, il cui notevole sviluppo in alcuni generi le porta a rassomigliare moltissimo alle foglie che in tal caso, appaiono disposte in pseudoverticilli (Fig. 1.2) (Galium L., Rubia Lam.).

Fiori: in infiorescenza (grappoli o cime, spesso addensate in capolini) o solitari. I fiori sono pentameri o tetrameri, più di rado polimeri, monoclini raramente diclini, actinomorfi o assai di rado zigomorfi; possiedono un calice rudimentale, generalmente ridotto, con 4-5 lobi; la corolla è ordinarimente tubulosa e gamopetala, ipocrateriforme, imbutiforme o in alcuni casi rotata (Galium L.), con 4-5 lobi. Gli stami sono generalmente in numero uguale ai lobi della corolla e ad essi alternati, direttamente inseriti sul tubo corollino. L’ovario, comunemente infero, raramente semiinfero o supero, consta di 2 o talora di 1 a molti carpelli saldati, ciascuno contenente da 1 a molti ovuli; lo stilo è unico, a sommità divisa in rami stimmatici il cui numero corrisponde a quello dei carpelli, fusiforme o capitata. Di regola, la formula fiorale è:

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* K (5-4), [C (5-4), A 5-4], G (2)

Frutti: capsulari, bacciformi o drupacei; i semi che esso contiene sono alcune volte alati, ma usualmente provvisti di un endosperma copioso e carnoso.

Le Rubiaceae sono piante ad impollinazione prevalentemente entomofila; altre peculiarità di questi vegetali consistono nella mancanza di apparati ghiandolari e di peli secretori ma nella presenza di peli con diversa conformazione e di cellule contenenti cristalli aghiformi (rafidi) o un materiale sabbioso concretato in ossalato di calcio, anche nel legno secondario.

Molte specie forniscono prodotti alimentari e medicinali; alla famiglia delle Rubiaceae appartengono infatti alcuni generi di grandissima importanza economica, primi fra tutti

Coffea da cui si ricava il caffè (Coffea arabica L., C. liberica Hiern, C. stenophylla G.Don)

dove il principio attivo è l’alcaloide caffeina che caratterizza i semi, nei quali è contenuto in differenti quantità a seconda della specie (Fig. 1.3). Di notevole rilevanza in ambito medico è il genere Cinchona, coltivato soprattutto nell'Asia tropicale; ai suoi alberi, (Cinchona pubescens Vahl., C. calisaya Wedd., C. officinalis L. ecc.) si deve l’estrazione dalle corrispettive cortecce, di diversi alcaloidi quali la chinina, la cinconina, la chinidina, la cinconidina, usati contro la malaria. Una terza specie di largo impiego nell’industria farmaceutica è Cephaelis ipecacuanha (Brot.) A.Rich., essa è usata come emetico e, in piccole dosi, come espettorante; ne è nota anche l’azione chemioterapica nella dissenteria amebica ed i principi attivi in essa contenuti sono diversi alcaloidi quali la emetina, la cefelina, la psicotrina, la emetamina. Come pianta ornamentale è apprezzata la gardenia, Gardenia jasminoides J.Ellis, originaria della Cina, mentre in Europa è in via di abbandono l'uso del caglio (Galium verum L.) per cagliare il latte, e altrettanto è già avvenuto per la robbia (Rubia tinctoria L.), di cui un tempo si utilizzava in tintoria la radice, contenente un pigmento rosso (Treccani, 1956; Motta, 1960).

Oltre agli alcaloidi, altri metaboliti secondari caratteristici delle Rubiaceae comprendono composti fenolici quali antrachinoni, flavonoidi e terpenoidici quali iridoidi e triterpeni.

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Fig. 1.2 Pseudoverticilli in Galium album Mill. Fig. 1.3 Coffea arabica L.

. 1.2 Il genere Arcytophyllum

Il genere Arcytophyllum comprende 15 specie distribuite soprattutto nelle montagne della Costa Rica e di Panama e nella cordigliera delle Ande dal Venezuela, attraverso la Colombia, l’Ecuador e il Perù fino alla Bolivia (Fig. 1.4).

L’Ecuador è il paese che presenta la maggiore biodiversità, con 10 specie distribuite tra i 2500 e i 4000 metri sul livello del mare; 3 sono suffrutici e tendono a formare aggregati simili a “tappeti“ (Fig. 1.5) e 7 sono arbusti: A. capitatum (Benth.) K.Schum., A. ciliolatum Standl., A. ericoides (Willd. ex Roem. & Schult.) Standl., A. rivetii Danguy & Cherm., A.

setosum (Ruiz & Pav.) Schltdl., A. thymifolium (Ruiz & Pav.) Standl., A. vernicosum Standl

(Fig. 1.6) (Mena, 1990).

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Fig. 1.5 Aggregati simili a “tappeti” nel genere Arcytophyllum

Fig. 1.6 Arcytophyllum vernicosum Standl.

In Ecuador questo genere cresce nei páramos, ecosistemi di montagna andini ubicati da altitudini di approssimativamente 2900 m s.l.m., al di sopra della linea degli alberi, fino alla linea di neve perenne, approssimativamente a 5000 m s.l.m.; i páramos si ritrovano dalla Colombia fino al nord del Perù ma esistono anche piccole estensioni in Costa Rica e Panama (Fig. 1.7). L’elevata altitudine a latitudini tropicali produce un clima “speciale” che può riassumersi in "inverno tutte le notti ed estate tutti i giorni"; tali condizioni climatiche impongono pressioni selettive molto forti sulle piante che devono resistere a grandi variazioni diurne di temperatura e umidità e che presentano quindi una serie di adattamenti che permettono loro di sopravvivere in un ambiente abbastanza ostile. Il genere Arcytophyllum si ritrova in prossimità di affioramenti rocciosi, nelle zone umide e molto umide dei páramos, in Fig. 1.8 è raffigurato Arcytophyllum lavarum K.Schum (Sklenárˇ et al., 2007).

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Fig. 1.7 Páramo in Ecuador

Fig. 1.8 Arcytophyllum lavarum K.Schum.

Arcytophyllum è un genere strettamente imparentato con il genere Hedyotis, essi

appartengono alla medesima tribù, Spermacoceae e condividono numerosi caratteri (Bremer et al., 2000).

1.2.1 Usi tradizionali e medicinali del genere Arcytophyllum

L’uso delle piante medicinali è da sempre parte del patrimonio umano. Nel corso dei secoli, ogni popolazione ha sviluppato proprie conoscenze nel riconoscere, raccogliere e usare le piante per curare malattie; questa situazione si ritrova ancora in comunità culturalmente e geograficamente isolate, dove è difficile se non impossibile trovare medici che praticano la medicina “ufficiale”, e in quei paesi economicamente emergenti, dove ci sono poche strutture mediche e sociali.

In queste aree, il trattamento delle malattie si basa essenzialmente, e talvolta esclusivamente, su farmaci che hanno un’origine naturale, costituiti in larga maggioranza da droghe vegetali. Nei secoli passati, ma ancora oggi in alcune culture, la prassi di utilizzare piante in medicina ha assunto una caratteristica "sacra": essa è segretamente conservata e trasmessa da sacerdoti e altre figure religiose che combinano le loro

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conoscenze botaniche, fitoterapiche e tossicologiche con elementi religiosi e rituali basati su magia, superstizioni e credenze ancestrali.

Nelle comunità rurali delle Ande, l'erborista o "Curandero" è una persona informata circa ogni guarigione e che assume quindi un ruolo primario. Esso è considerato un prete, una figura intermedia tra il nostro mondo e quello delle forze spirituali; al tempo stesso è anche un terapista e un esperto di tutte le piante con proprietà curative, di piante psicotrope (utilizzate per risvegliare spiriti religiosi o per ottenere uno stato alterato della mente) e infine di piante nocive. C'è un contatto quotidiano tra il sacerdote e il mondo vegetale, da cui esso ricava la maggior parte dei suoi rimedi e di conseguenza, il suo potere sul resto della comunità (De Feo, 2003).

In queste comunità quindi le persone combinano l’uso delle piante medicinali e la medicina moderna a seconda del tipo di malattia, delle loro credenze e della loro situazione economica; la maggior parte ricorre soprattutto alla medicina popolare per il trattamento di molte malattie perchè è ancora diffusa la convinzione che le piante medicinali siano sicure in quanto utilizzate fin dall'antichità. Tuttavia l'uso per anni (o secoli) non è una garanzia di sicurezza e non è corretto pensare che "naturale" sia più sicuro dell’impiego di un prodotto di sintesi (Guffantte Serrano, 2013).

Esistono pochi riferimenti in letteratura riguardanti gli usi tradizionali e medicinali del genere Arcytophyllum. Uno studio condotto in Perù nel 2010 volto a classificare e registrare gli usi tradizionali delle piante medicinali utilizzate dalla popolazione locale, riporta l’uso di piante del genere Arcytophyllum per disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale; la droga, costituita dalle parti aeree, è infatti somministrata per via orale sottoforma di infusi o decotti, per il trattamento di coliche e indigestioni (Monigatti

et al., 2013).

La specie Arcytophyllum nitidum (Kunth) Schltdl. è comunemente chiamata “trencilla de plata”o “trencilla de la senorita”; un infuso di questa pianta noto come “hierba de la estrella” è utilizzato nella medicina tradizionale del Perù settentrionale per effettuare lavaggi degli occhi in caso di infezioni microbiche e problemi della vista (De Feo et al., 1992) (Fig. 1.9).

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1.3 La specie Arcytophyllum thymifolium 1.3.1 Inquadramento tassonomico  Dominio: Eukaryota  Regno: Plantae  Sottoregno: Tracheobionta  Supedivisione: Spermatophyta  Divisione: Magnoliophyta  Classe: Magnoliopsida  Sottoclasse: Asteridae  Ordine: Rubiales  Famiglia: Rubiaceae  Sottofamiglia: Rubioideae  Tribù: Spermacoceae

 Genere: Arcytophyllum Willd. ex Schult. & Schult.f.

 Sinonimi dele genere: Anotis D.C., Ereicoctis (DC.) Kuntze, Mallostoma H. Karst.

Pseudorachicallis Post & Kuntze, Pseudorhachicallis Hook. f.

 Specie: Arcytophyllum thymifolium (Ruiz & Pav.) Standl.

 Sinonimi della specie: Anotis juniperifolia (Ruiz & Pav.) DC., Anotis laricifolia (Cav.) DC., Anotis thymifolia (Ruiz & Pav.) DC., Arcytophyllum juniperifolium (Ruiz & Pav.) Standl., Arcytophyllum laricifolium (Cav.) W.H.Lewis., Arcytophyllum weberbaueri K.Krause, Ereicoctis hyssopifolia Kuntze, Ereicoctis juniperifolia (Ruiz & Pav.) Kuntze, Ereicoctis laricifolia (Cav.) Kuntze, Ereicoctis thymifolia (Ruiz & Pav.) Kuntze, Hedyotis coarctata Willd. ex Roem. & Schult., Hedyotis hyssopifolia Cav.,

Hedyotis juniperifolia Ruiz & Pav., Hedyotis laricifolia Cav., Hedyotis thujoides

Willd. ex Roem. & Schult., Hedyotis thymifolia Ruiz & Pav., Mallostoma

hyssopifolium (Cav.) Benth. & Hook.f., Mallostoma juniperifolium (Ruiz & Pav.)

Benth. & Hook.f. ex B.D.Jacks., Mallostoma laricifolium (Cav.) Benth. & Hook.f. ex B.D.Jacks, Mallostoma thymifolium (Ruiz & Pav.) Benth. & Hook.f. ex B.D.Jacks.  Nomi comuni: Chisag, Morlán blanco, Quizac, Tillín

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Fig. 1.10 Arcytophyllum thymifolium (Ruiz & Pav.) Standl.

1.3.2 Descrizione botanica

Arcytophyllum thymifolium (Ruiz & Pav.) Standl. (Fig. 1.10) è un arbusto o un suffrutice,

eretto o prostrato, alto fino a circa 45 cm che appare come muschio tendendo a formare “tappeti“.

Foglie: piccole, opposte, lanceolate, sessili o asessili, coriacee, le nervature secondarie sono incospicue. Sono presenti stipole persistenti che si fondono a formare un involucro, esse sono triangolari o scudiformi, semplici o con proiezioni digitiformi, glabre o con papille pustuliformi.

Fiori: infiorescenza terminale che può essere costituita da un fiore solitario, da una cima umbelliforme o da un dicasio composto. I fiori sono tetrameri o pentameri, il ricettacolo è ovoidale con disco carnoso.

Calice: lobato, con denti intercalicinosi persistenti.

Corolla: infundibuliforme o ipocrateriforme, bianca o rosata, il tubo della corolla è glabro.

Androceo: antere dorsofisse.

Gineceo: il pistillo è costituito da un ovario biloculare con pochi ovuli in placente unite al setto e da uno stilo sottile che congiunge l’ovario con uno stigma bifido.

Frutto: capsula con deiscenza setticida coronata da sepali e denti intercalicinosi (Mena, 1990).

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Fig. 1.11 Infiorescenza di Arcytophyllum thymifolium (Ruiz & Pav.) Standl.

1.3.3 Diffusione ed habitat

Arcytophyllum thymifolium (Ruiz & Pav.) Standl. è una pianta nativa del Sud America, la

sua distribuzione va dalla Colombia, all’Ecuador fino al Perù (Fig. 1.12). Prospera in un clima tropicale, con precipitazioni medie annue che vanno da 1.000 a 1.200 mm.

Fig. 1.12 Distribuzione geografica di Arcytophyllum thymifolium (Ruiz & Pav.) Standl.

1.3.4 Usi tradizionali

In merito agli usi tradizionali di A. thymifolium (Ruiz & Pav.) Standl. non sono stati ritrovati riferimenti in letteratura.

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